PARAGRAFO 1
LE DICHIARAZIONI
DI LEONARDO MESSINA
Nell'ambito della sua collaborazione con questo Ufficio - concernente in particolare l'omicidio dell'on. Salvo LIMA, ed i rapporti tra Cosa Nostra ed esponenti del mondo politico nel settore degli appalti - il collaborante Leonardo MESSINA é stato il primo a riferire notizie di rilevante interesse riguardanti direttamente anche il sen. Giulio ANDREOTTI.
In questo dibattimento, il MESSINA potrà riferire circostanze di
interesse processuale sui seguenti temi di prova:
- rapporti tra Cosa Nostra, Michele SINDONA, Giulio ANDREOTTI, Licio GELLI e massoneria deviata;
- interferenze di Cosa Nostra e di ANDREOTTI in procedimenti giudiziari, ed in particolare nel maxi-processo;
- interferenze di Cosa Nostra nelle consultazioni elettorali;
- la corrente andreottiana in Sicilia.
In particolare - per quanto riguarda le interferenze di Cosa Nostra e di ANDREOTTI nel maxi-processo - attraverso le duchiarazioni del MESSINA l'Accusa si propone di dimostrare che:
- inizialmente il maxi-processo non aveva destato particolari preoccupazioni in Cosa Nostra, poiché "se le cose fossero andate male, sarebbe intervenuta la Cassazione ad annullare tutto e, al massimo, sarebbero rimaste le pene più modeste";
- tutte le assicurazioni provenienti da altri importanti uomini d'onore concordavano nel senso che il processo sarebbe stato assegnato alla fine alla Prima Sezione penale della Cassazione, e quindi al presidente CARNEVALE, il quale - per Cosa Nostra - "costituiva una garanzia e non certo soltanto per le sue idee giuridiche, ma perché si diceva che era manovrabile";
- quando, invece, si seppe che il processo sarebbe stato assegnato ad altro Presidente, si diffuse in Cosa Nostra un palpabile disorientamento, poichè - contrariamente alle aspettative - i capi dell'organizzazione non erano riusciti a garantire il "buon esito" del processo;
- ciò costituiva un affronto e, contemporaneamente, una grave preoccupazione, per cui, quando effettivamente il processo andò male, una reazione divenne - per Cosa Nostra - assolutamente necessaria al fine di "dare coraggio" agli uomini d'onore e di riaffermare la forza dell'organizzazione;
- tale reazione non poteva non riguardare anche i politici, i quali non avevano più garantito il "buon esito" del processo, ed anzi "avevano tollerato che CARNEVALE venisse messo da parte";
- "era diffuso un ben preciso malcontento nei confronti, soprattutto, dell'ala andreottiana della Democrazia Cristiana e del gruppo craxiano del Partito Socialista, ai quali si rimproverava di essersi fatti prevaricare dalle altre correnti, formate generalmente da personaggi emergenti e più giovani, compreso fra questi ultimi il ministro della Giustizia MARTELLI".
Per quanto riguarda in particolare l'on. LIMA, il MESSINA riferirà di aver saputo - per il tramite di altri uomini d'onore, tra cui l'avv. Raffaele BEVILACQUA (esponente nisseno della corrente andreottiana) - che l'uomo politico non era uomo d'onore anche se "molto vicino ad uomini di Cosa Nostra per i quali aveva costituito il tramite presso l'on. ANDREOTTI per le necessità della mafia siciliana".
Egli quindi potrà precisare che:
- il riferimento all'on. ANDREOTTI era stato formulato nell'ambito di sue conversazioni con altri uomini d'onore in occasioni diverse;
- in particolare, in due circostanze gli era stato detto che "l'on. LIMA era il contatto con l'on. ANDREOTTI per le cose che interessavano Cosa Nostra, e specialmente per gli "interessamenti" concernenti processi giudiziari a carico di esponenti dell'organizzazione";
- in una prima occasione queste notizie gli furono date da vari uomini d'onore - tra cui VARA Ciro (della famiglia di Vallelunga, poi ucciso), TERMINIO Cataldo (della famiglia di San Cataldo), FERRARO Salvatore (della famiglia di Caltanissetta) e VACCARO Domenico - i quali tutti affermarono che l'on. Salvo LIMA era, appunto, il tramite per l'on. ANDREOTTI e gli dissero che la loro "sicurezza sulla Cassazione erano Salvo LIMA ed ANDREOTTI";
- ciò avvenne nel corso di una conversazione che si era svolta nella casa di esso MESSINA, avente per oggetto la distribuzione delle somme - provenienti da appalti - effettuata in favore delle varie famiglie di Cosa Nostra dalla "provincia", distribuzione di cui era appunto incaricato FERRARO Salvatore, ambasciatore di "Piddu" MADONIA ("rappresentante provinciale") in questo settore;
- dopo che si discusse di questo argomento, i presenti iniziarono a commentare l'andamento del maxi-processo, in cui era interessato - sia pure marginalmente - VARA Ciro, e spiegarono ad esso MESSINA che "non c'erano problemi";
- infatti, vi erano precise garanzie che il processo in Cassazione si sarebbe risolto in una "cazzata", e tali garanzie provenivano dall'on. LIMA, dall'on. ANDREOTTI e dal Presidente della Cassazione CARNEVALE, con il quale "era stato tutto sistemato";
- la seconda occasione va collocata nella giornata successiva, in cui esso MESSINA ebbe a recarsi a Bagheria da "Piddu" MADONIA (a quel tempo latitante) per riferirgli il contenuto della riunione e per narrargli compiutamente anche i commenti sulle "garanzie" fornite da LIMA, ANDREOTTI e CARNEVALE per l'esito del maxi-processo, ricevendo dal MADONIA conferma che "in effetti, non c'erano problemi".