PARAGRAFO 10

LE DICHIARAZIONI
DI GIOACCHINO PENNINO

Ulteriori conferme dei rapporti tra l'imputato e Cosa Nostra verranno poi dalle dichiarazioni di Gioacchino PENNINO.
Il PENNINO ha iniziato a collaborare con quest'Ufficio il 30 agosto 1994.
Mediante l'esame di Gioacchino PENNINO, affermato professionista palermitano, medico con varie specializzazioni, militante politico dapprima nella corrente di Vito CIANCIMINO e poi in altre correnti democristiane e uomo d'onore della famiglia di BRANCACCIO, il Pubblico Ministero si propone di dimostrare in questo dibattimento la natura, le modalità e i processi di evoluzione dei rapporti tra Cosa Nostra e il mondo politico ricostruendo il quadro impressionante del potere di controllo pressochè globale esercitato dall'organizzazione mafiosa sul mondo politico palermitano anche nelle sue proiezioni nazionali.
Un mondo a sovranità limitata.
E ciò nel senso che anche ai più importanti esponenti dei partiti, o delle correnti dei partiti, veniva riconosciuto uno spazio di autonoma determinazione ed iniziativa soltanto nei settori attinenti alle strategie e tattiche nazionali che non coinvolgevano gli interessi dell'organizzazione mafiosa.
Laddove, invece, erano comunque in gioco questi interessi - in tutti i settori politici, istituzionali e subistituzionali (Comuni, Province, Regione, Enti ed aziende pubbliche, aziende di credito, etc.) - l'autentica ed unica sovranità era quella di Cosa Nostra, che contribuiva a gestire e a determinare organigrammi, scelte ed equilibri.
Questa tragica realtà verrà in particolare evidenza, allorchè si ricopercorreranno il vissuto personale del PENNINO e le sue personali conoscenze su uno dei più grandi protagonisti di questa pluridecennale egemonia: Salvo LIMA, a partire dal periodo in cui egli faceva parte, insieme a Giovanni GIOIA ed a Vito CIANCIMINO, della corrente fanfaniana, cioè di quella corrente che a Palermo aveva rappresentato tout court il potere, almeno fino al 1968, anno in cui LIMA aveva fondato in Sicilia la corrente andreottiana.
In particolare, il Pubblico Ministero, nel ricostruire la natura e la ramificazione dei rapporti esistenti negli anni `50 e `60 tra uomini di Cosa Nostra e la borghesia professionale e politica di Palermo nel segno di una ordinaria convivenza, si propone di dimostrare:

Il Pubblico Ministero si propone altresì di provare:

Il Pubblico Ministero si propone altresì di dimostrare, mediante l'esame del PENNINO, dei testi di riscontro e di documenti che saranno indicati, il completo controllo delle attività politiche svolte nel territorio da parte di Cosa Nostra, e così ad esempio,il controllo della gestione delle iscrizioni al partito, delle deleghe per le votazioni congressuali, della scelta dei candidati.

In proposito, il Pubblico Ministero si propone di provare:

Tale metodo veniva poi avallato dalla c.d. commissione di garanzia, nella quale erano rappresentati, direttamente o tramite loro fiduciari, tutti i capicorrente.
All'interno di questo sistema di gestione del partito, la c.d. base degli iscritti - quella che avrebbe dovuto teoricamente costituire la legittimazione democratica del partito - era non solo prevalentemente fittizia, ma anche e soprattutto l'espressione di investimenti finanziari certamente non leciti, e il frutto di accordi occulti tra le correnti.
Nello specifico palermitano, dominato da Cosa Nostra, uno di questi accordi occulti, estremamente inquietante, era intervenuto tra Vito CIANCIMINO e Salvo LIMA.
Su questa particolare circostanza - che per il suo significato ai fini delle indagini sui reali rapporti tra CIANCIMINO, LIMA e ANDREOTTI verrà approfondita più oltre, il Pubblico Ministero si propone di dimostrare:

In ordine ai rapporti tra LIMA, i cugini SALVO, il sen. ANDREOTTI e Vito CIANCIMINO, il Pubblico Ministero, tramite l'esame del PENNINO e di testi di riscontro, si propone di dimostrare:

Al riguardo il Pubblico Ministero si propone di dimostrare che nel 1968 si verifica un evento che determina un mutamento radicale sia nell'assetto dei rapporti tra Cosa Nostra e correnti politiche della D.C., sia negli equilibri di potere della D.C. siciliana, sia - infine - negli equilibri di potere tra le correnti nazionali della D.C.
Salvo LIMA, il candidato allora privilegiato di Cosa Nostra, rompe con il fanfaniano Giovanni GIOIA, e diviene il capocorrente di ANDREOTTI in Sicilia.
Per converso, la corrente di ANDREOTTI, da semplice corrente laziale, si trasforma col nuovo apporto siciliano in un gruppo di potere sempre più rilevante per gli equilibri nazionali del partito.
Con riferimento a questo snodo fondamentale, il Pubblico Ministero si propone di dimostrare, mediante l'esame del PENNINO e di testi di riscontro:

Un altro evento personalmente vissuto dal PENNINO nel 1980 Ë stato quello dell'adesione di CIANCIMINO alla corrente di ANDREOTTI.

Al riguardo il Pubblico Ministero si propone di dimostrare:

E' in tale nuovo contesto di rapporti tra Cosa Nostra ed i suoi referenti politici che si spiega quanto accade - due anni dopo - al Congresso regionale della D.C. di Agrigento.
I cianciminiani - ufficialmente emarginati - votarono in realtà per ANDREOTTI.
Come si dimostrerà al di sotto degli apparenti contrasti tra LIMA e CIANCIMINO, i Corleonesi impongono un accordo sotterraneo tra i due gruppi e si legano ad ANDREOTTI, subentrando definitivamente in quel rapporto con questi che prima era stato gestito dai perdenti BONTADE e BADALAMENTI.

Mediante l'esame del PENNINO, del collaboratore di giustizia Giovanni DRAGO, dei testi indicati ai n 189-199 dela lista depositata e di documenti che saranno indicati, il Pubblico Ministero si propone di dimostrare ulteriormente che in occasione delle elezioni politiche nazionali del 1987 il vertice di Cosa Nostra adottò la linea di penalizzare la D.C. e di sostenere il P.S.I.; linea determinata - per un verso - dall'esigenza di lanciare un pesante avvertimento ai propri referenti che, in seno alla Democrazia Cristiana, non si impegnavano a sufficienza contro il maxi-processo, e - per altro verso - dall'aspettativa che tale impegno venisse svolto dal P.S.I..
Al riguardo il P.M. si propone di provare:

IL Pubblico ministero si propone altresì di fornire acquisiretramite l'esame del PENNINO, il quale ha avuto rapporti personali di conoscenza e di frequentazione con i cugini Antonino ed Ignazio Salvo, ulteriori elementi di prova circa:

A proposito dei regali effettuati ai coniugi SANGIORGI-SALVO in occasione delle loro nozze, è poi emersa un'altra significativa circostanza.
Mediante l'esame del noto fotografo palermitano Nicolò SCAFIDI si dimostrerà che questi svolse il servizio fotografico, comprensivo di ripresa cinematografica, delle nozze SANGIORGI-SALVO, e fotografò nella circostanza anche i regali di nozze.
Tuttavia, custodì i negativi soltanto per alcuni mesi perchè - su richiesta di Nino SALVO - li consegnò a lui, compresi i provini e facendoseli pagare.
Il regalo di ANDREOTTI, però, non è stato trovato.

Mediante l'esame del PENNINO si chiarirà il motivo di tale mancato ritrovamento, si proverà infatti:


(1) Brancaccio.