PARAGRAFO 5
LE DICHIARAZIONI
DI TOMMASO BUSCETTA
Per la ricostruzione del quadro complessivo dei rapporti mafia-politica sarà chiamato a testimoniare Tommaso BUSCETTA, attraverso il quale il P.M. si propone di dimostrare i seguenti temi di prova:
- rapporti dei cugini Antonino ed Ignazio SALVO con Giulio ANDREOTTI ed altri soggetti a lui collegati;
- rapporti dei cugini Antonino ed Ignazio SALVO con Claudio VITALONE;
- circostanze generali sull’omicidio di Carmine PECORELLI;
- circostanze attinenti il coinvolgimento di Cosa Nostra e di Giulio ANDREOTTI nel sequestro dell’on. Aldo MORO;
- interferenze di Cosa Nostra e di ANDREOTTI in procedimenti giudiziari;
- incontri di ANDREOTTI con esponenti di Cosa Nostra, e in particolare con Gaetano BADALAMENTI;
- interferenze di Cosa Nostra nelle consultazioni elettorali;
- corrente andreottiana in Sicilia.
In particolare, attraverso il BUSCETTA, l’Accusa si propone di dimostrare - oltre all’origine dei rapporti tra Cosa Nostra e pezzi del mondo politico - che:
- negli anni ‘60, Cosa Nostra a Palermo sosteneva elettoralmente - in prevalenza - la Democrazia Cristiana, in quanto ritenuta il partito capace di opporsi più efficacemente alla minaccia comunista;
- non vi erano indicazioni vincolanti per un determinato candidato, ma che ciascun uomo d'onore aveva facoltà di sostenere elettoralmente un candidato di sua scelta, purchè nell'ambito dei partiti indicati;
- naturalmente, ricevevano maggiori consensi i candidati che erano essi stessi uomini d'onore, come il monarchico Giuseppe GUTTADAURO (rappresentante della famiglia di Corso Calatafimi), i democristiani Giuseppe TRAPANI (consigliere della sua famiglia), Antonino SORCI (della famiglia di Villagrazia di Palermo, omonimo del cugino detto "Ninu u riccu") e Giuseppe CERAMI (poi divenuto senatore e "combinato" nella famiglia di Santa Maria di Gesù);
- i cennati democristiani, in quel periodo, erano assessori o consiglieri del Comune di Palermo, mentre sindaco era Salvo LIMA ed assessore all'edilizia Vito CIANCIMINO;
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- naturalmente, vi erano uomini d'onore - anche se in una proporzione minore - pure nel· negli anni ‘60, Cosa Nostra a Palermo sosteneva elettoralmente - in prevalenza - la Democrazia Cristiana, in quanto ritenuta il partito capace di opporsi più efficacemente alla minaccia comunista;
- non vi erano indicazioni vincolanti per un determinato candidato, ma che ciascun uomo d'onore aveva facoltà di sostenere elettoralmente un candidato di sua scelta, purchè nell'ambito dei partiti indicati;
- naturalmente, ricevevano maggiori consensi i candidati che erano essi stessi uomini d'onore, come il monarchico Giuseppe GUTTADAURO (rappresentante della famiglia di Corso Calatafimi), i democristiani Giuseppe TRAPANI (consigliere della sua famiglia), Antonino SORCI (della famiglia di Villagrazia di Palermo, omonimo del cugino detto "Ninu u riccu") e Giuseppe CERAMI (poi divenuto senatore e “combinato” nella famiglia di Santa Maria di Gesù);
- i cennati democristiani, in quel periodo, erano assessori o consiglieri del Comune di Palermo, mentre sindaco era Salvo LIMA ed assessore all'edilizia Vito CIANCIMINO;
- naturalmente, vi erano uomini d'onore - anche se in una proporzione minore - pure nell'Assemblea regionale siciliana;
- allora Salvo LIMA era il candidato della famiglia dei fratelli Salvatore ed Angelo LA BARBERA (Palermo centro), alla quale apparteneva il padre del parlamentare, Vincenzo, mentre altro candidato della stessa famiglia era il deputato nazionale Giovanni GIOIA;
- i rapporti tra BUSCETTA e LIMA erano così cordiali che, nel 1961 o 1962, dovendo il LIMA recarsi negli U.S.A. quale componente di una delegazione del Comune di Palermo, BUSCETTA gli fece una lettera di presentazione per Joe BONANNO e Charles GAMBINO;
- per questa presentazione LIMA, al ritorno dal viaggio, ebbe a ringraziarlo in una sua villa di Mondello;
- in un'altra occasione BUSCETTA prese contatti con LIMA; e fu quando BUSCETTA e Salvatore LA BARBERA ottennero - con l’intervento di LIMA - una "variante di destinazione" nel piano regolatore per un'area in via Brigata Verona dapprima prevista come verde agricolo e, poi, tramutata in zona edificabile;
- in una successiva occasione, il LIMA rese un altro favore illecito, permettendo l'elevazione di due piani in una costruzione di via Cirrincione, cui BUSCETTA era interessato insieme al costruttore Giuseppe ANNALORO;
- nel 1972 l’on. LIMA era divenuto "il candidato" dei cugini Antonino ed Ignazio SALVO;
- i cugini SALVO, a loro volta, erano grandissimi amici di Stefano BONTATE e Gaetano BADALAMENTI e non avevano difficoltà a far pervenire al parlamentare le loro richieste, per il tramite dei SALVO;
- nell'estate del 1980, vi fu un incontro personale a Roma con il LIMA, in un albergo di via Veneto, su richiesta dello stesso uomo politico e per il tramite di Nino SALVO;
- Nino SALVO avanzò la richiesta proprio nella casa di Pippo CALO', ove si trattenne a pranzare, insieme a BUSCETTA, a CALO' ed alla moglie di quest'ultimo;
- nel corso di quest'incontro, l’on. LIMA parlò di affari politici concernenti Palermo, esponendo che Vito CIANCIMINO continuava ad essere un problema spinoso;
- Nino SALVO rappresentò che il vero problema era costituito dai "Corleonesi", i quali gestivano in maniera assoluta il CIANCIMINO per tutte le questioni politiche e per gli affari;
- il SALVO, inoltre, in sintonia con BONTATE, RICCOBONO, INZERILLO e Gigino PIZZUTO, sollecitò BUSCETTA ad accettare un posto in Commissione che lo stesso CALO' aveva già offerto, in sua sostituzione;
- il motivo della proposta mirava a far sì che BUSCETTA potesse così contenere l'invadenza dei Corleonesi e ricomporre, quindi, un equilibrio accettabile per tutti;
- Nino SALVO, in particolare, si aspettava da ciò di moderare i Corleonesi e le pretese del CIANCIMINO nell'ambito della Democrazia Cristiana, così agevolando la posizione di LIMA nel partito.
Si passerà, quindi, a provare - sempre attraverso BUSCETTA - i rapporti con i "referenti romani" dell’on. LIMA, esplicitando i seguenti temi:
- che Salvo LIMA era effettivamente l'uomo politico a cui principalmente Cosa Nostra si rivolgeva per le questioni di interesse dell'organizzazione, che dovevano trovare una soluzione a Roma;
- che il "referente politico nazionale", cui Salvo LIMA si rivolgeva per le questioni di interesse di Cosa Nostra che dovevano trovare una soluzione a Roma, era Giulio ANDREOTTI;
- che il LIMA non era l'unico tramite tra i più importanti esponenti di Cosa Nostra e l'on. ANDREOTTI;
- che Gaetano BADALAMENTI stesso si era personalmente incontrato a Roma con Giulio ANDREOTTI, accompagnato da Filippo RIMI ed uno dei cugini SALVO.
Il livello del rapporto esistente tra Cosa Nostra e questo pezzo del mondo politico, anche con riferimento alla persona dell'onorevole ANDREOTTI costituirà un altro specifico tema di indagine dibattimentale, finalizzata a provare attraverso il BUSCETTA :
- che, con riguardo all’omicidio DALLA CHIESA, il BUSCETTA nel 1979 ebbe l’incarico - su mandato del BONTATE - di contattare qualche esponente delle Brigate Rosse, per verificare se queste erano disponibili a rivendicare l’omicidio del Gen. DALLA CHIESA, in caso di uccisione di quest’ultimo;
- che all’uopo fu avvicinato il brigatista Lauro AZZOLINI;
- che l’AZZOLINI declinò l’offerta;
- che il BONTATE, nel 1980, manifestò il sospetto che DALLA CHIESA volesse diventare capo dello Stato italiano con "un'azione di forza";
- che l'omicidio PECORELLI era stato deciso da BONTATE e da BADALAMENTI, su richiesta dei cugini SALVO;
- che analoga versione di questo omicidio fu data da Gaetano BADALAMENTI;
- che si era trattato di un delitto politico richiesto ai SALVO dall'on. ANDREOTTI;
- che PECORELLI stava appurando intrighi politici collegati al sequestro MORO;
- che ANDREOTTI era preoccupato che potessero trapelare segreti inerenti al sequestro dell'on. MORO, che anche il DALLA CHIESA conosceva;
- che i SALVO avevano con ANDREOTTI un rapporto addirittura più intenso di quello dello stesso on. LIMA;
- che i SALVO chiamavano confidenzialmente Giulio ANDREOTTI "lo zio";
- che PECORELLI e DALLA CHIESA erano a conoscenza di segreti sul sequestro MORO, così infastidendo l'on. ANDREOTTI.
Su questi temi verrà chiamata a testimoniare una fonte probatoria di grande autorevolezza: Richard MARTIN, già stretto collaboratore di Giovanni FALCONE nella sua qualità di magistrato della Procura Federale del Distretto Meridionale di Manhattan (New York City), poi Rappresentante Speciale dell' U.S. General Attorney, ed infine Special Assistant U.S. Attorney presso la Procura Federale del Distretto Meridionale di New York, per contribuire alle indagini sulla strage di Capaci.
Attraverso l’avv. MARTIN il P.M. si propone di provare i seguenti temi:
- che, già nel corso di un colloquio svoltosi nel 1985 negli USA, Tommaso BUSCETTA
- aveva indicato che c'era un "livello politico" dei rapporti di Cosa Nostra;
- che l’incontro con il BUSCETTA avvenne durante la preparazione della sua testimonianza nel processo "pizza connection";
- che al colloquio assistette soltanto l'Agente Speciale D.E.A. Anthony PETRUCCI, il quale si è sempre occupato della protezione negli USA del BUSCETTA;
- che, secondo la legislazione statunitense, BUSCETTA non poteva sottrarsi a nessuna domanda di esso Procuratore Federale;
- che, avendo ben compreso la spiegazione di esso MARTIN sull’obbligo di dire la verità nel processo "pizza connection", BUSCETTA rappresentò subito che ciò avrebbe comportato un problema difficilissimo da affrontare in quel periodo storico, non soltanto in Italia ma anche negli U.S.A., aggiungendo che se comunque gli fosse stata posta quella domanda, egli avrebbe detto la verità, facendo il nome di ANDREOTTI;
- che del colloquio avuto con BUSCETTA esso MARTIN aveva avvertito gli altri magistrati della Procura federale che si occupavano del processo "pizza connection", cioè Louis FREEH (attuale Direttore del F.B.I.), Robert STEWART (adesso in pensione, e fino a poco tempo fa capo della Sezione Anticrimine organizzato della Procura Federale del New Jersey) e Robert BUCKNAM (attuale capo ufficio presso il F.B.I.);
- che, nel 1992, dopo la strage di Capaci, essendo egli stato nominato "Special Assistant U.S. Attorney" presso la Procura Federale del Distretto Meridionale di New York per contribuire alle indagini sul piano internazionale, BUSCETTA gli comunicò che era pronto a "parlare di tutto".