PARAGRAFO 7
LE DICHIARAZIONI
DI MARIO SANTO DI MATTEO
Altri elementi a sostegno dell'accusa risulteranno dalle dichiarazioni del
collaborante Mario Santo DI MATTEO, il quale - esponendo quanto a sua
conoscenza sull'omicidio dell'on. Salvo LIMA - riferirà anche
circostanze riguardanti il sen. ANDREOTTI e i tentativi di aggiustamento
del max-processo.
Con riferimento alla motivazione dell'omicidio LIMA, attraverso la
testimonianza del DI MATTEO l'Accusa dimostrerà la connessione di
questo delitto con la strategia adottata da Cosa Nostra nei confronti del mondo
politico durante lo svolgimento del maxi-processo.
Risulterà infatti che:
- la causale dell'omicidio LIMA si collega all'esito del maxi-processo,
negativo, come è noto, per Cosa Nostra;
- in presenza del DI MATTEO, più volte Antonino GIOE' e Giovanni
BRUSCA, ed una volta anche Leoluca BAGARELLA, discussero di tale argomento sia
prima che dopo l'omicidio, indicando senza equivoci nella decisione della Corte
di Cassazione il motivo della morte di LIMA;
- subito dopo la sentenza "la macchina si è messa in moto";
- in quelle occasioni, BRUSCA, BAGARELLA e GIOE' discutevano anche del
perchè l'on. LIMA non avesse potuto o voluto influire sull'esito del
processo, e la risposta che essi si davano era che era stato il capo-corrente
del parlamentare, e cioè il sen. ANDREOTTI, che non glielo aveva
consentito, dato che ormai lo stesso sen. ANDREOTTI aveva assunto delle
posizioni chiaramente contrarie a Cosa Nostra sia con l'emanazione di leggi,
sia con altri provvedimenti;
- gli uomini politici in rapporti con Cosa Nostra erano i già
citati Salvo LIMA e Ignazio SALVO, nonchè Vito CIANCIMINO; quest'ultimo
era l'uomo che teneva le fila degli affari di Cosa Nostra a Palermo, e che
rispondeva direttamente a Salvatore RIINA.
Attraverso questa testimonianza, si dimostrerà dunque che:
- l'omicidio LIMA era stato soltanto l'inizio di una strategia di
attacco, provocata dalla rottura del "patto di scambio"
già convenuto tra Cosa Nostra e taluni politici, con particolare
riferimento all' "aggiustamento" del maxi-processo;
- dopo l'esito negativo del maxi, bisognava eliminare quei politici
(LIMA ed Ignazio SALVO) che non erano riusciti a procurare a Cosa Nostra un
risultato positivo, e poco importava che ciò fosse avvenuto
perchè essi non avevano voluto, o perchè essi non avevano
potuto;
- l'on. LIMA e Ignazio SALVO, invero, non avevano potuto fare niente
perchè l'on. ANDREOTTI aveva ormai cambiato politica in senso
sfavorevole a Cosa Nostra;
- dopo l'esito negativo del maxi-processo, e dopo l'omicidio LIMA,
BAGARELLA aveva deciso di uccidere anche Ignazio SALVO, proprio perchè
anche lui era uno dei "politici" legati a Cosa Nostra che non era
riuscito ad "aggiustare" il maxi-processo.
Attraverso la testimonianza del DI MATTEO, l'Accusa fornirà quindi
ulteriori particolari sulla strategia seguita da Cosa Nostra al fine di
condizionare l'esito del maxi-processo, e sulle sue ripercussioni nei
rapporti con il mondo politico, evidenziando che:
- effettivamente, nel 1987, gli uomini d'onore ricevettero dall'organizzazione
l'ordine di votare il partito socialista, ed in particolare l'on. MARTELLI;
- in proposito, fu spiegato che bisognava dare un segnale alla Democrazia
Cristiana, che non si era impegnata per un esito favorevole del
maxi-processo, che era allora in corso di trattazione;
- per quanto riguarda l'andamento del maxi-processo, da parte di Cosa
Nostra venne accettato senza particolare sorpresa, né desiderio di
reazione, l'andamento della fase istruttoria, così come era avvenuto in
tanti altri casi;
- non ci fu una particolare attività di Cosa Nostra sull'andamento
del processo durante le fasi di primo grado e di appello, anche se è da
ritenere probabile che vi sia stata un'opera di avvicinamento dei
giudici popolari, così come è normale per qualsiasi processo
importante;
- l'esito del primo grado fu, per la verità, più pesante
del previsto per Cosa Nostra, ma comunque la convinzione generale era che il
problema sarebbe stato risolto dalla Cassazione; e ciò anche grazie
al fatto che il maxi-processo sarebbe stato presieduto, nella fase di
Cassazione, dal dott. Corrado CARNEVALE;
- infatti in Cosa Nostra il dott. CARNEVALE era considerato una persona
"agganciata";
- la sentenza definitiva della Cassazione fu un'assoluta sorpresa per Cosa
Nostra, i cui esponenti "si sentirono franare il terreno sotto i
piedi";
- per questo motivo Leoluca BAGARELLA e Giovanni BRUSCA cominciarono subito
dopo la detta sentenza a dire che bisognava uccidere l'on. LIMA ed Ignazio
SALVO, e cioè i politici che non avevano assicurato l'esito positivo del
processo.