2 - DOTT. VINCENZA MASSA GIUDICE
2 - DOTT. SALVATORE BARRESI GIUDICE
DOTT. G. NATOLI PUBBL. MINISTERO
DOTT. R. SCARPINATO PUBBL. MINISTERO
* R O M A *
AVV. SBACCHI: SBACCHI e COPPI!
PRESIDENTE: SBACCHI e COPPI va bene, e allora difeso di fiducia dagli Avvocati Franco COPPI, e Gioacchino SBACCHI. Prima di iniziare con l'audizione del collaboratore, il Tribunale desidera interpellare l'imputato. Il Tribunale desidera sapere se lei consente all'esame richiesto dai Pubblici Ministeri.
ANDREOTTI G. : sissignore.
PRESIDENTE: si accomodi. Poi ovviamente sul problema dell'esame se ci sono delle questioni, le risolveremo in altra sede. E allora possiamo cominciare. E allora si accomodi. Il difensore di PENNINO c'è?
AVV. GERACI: è presente Presidente, Avvocato Geraci.
SEGRETARIO: Geraci come?
AVV. GERACI: Geraci Mario.
PRESIDENTE: va bene. E allora data la complessità del procedimento, si conferisce l'incarico al qui presente PIZZO Natale, per procedere alla registrazione ed alla trascrizione. Il PIZZO declina le proprie generalità.
PIZZO N.: PIZZO Natale nato a MARSALA il 03/01/'49, domiciliato presso Aule Bunker di Rebibbia.
PRESIDENTE: dichiara di... fedelmente adempio all'incarico affidato ai fini di far conoscere...
PIZZO N.: sì, dichiaro di adempiere all'incarico nel proprio ufficio.
PRESIDENTE: sì, va bene, d'accordo. E allora il Presidente dispone che il verbale sia redatto in forma riassuntiva. Si accomodi PENNINO.
ESAME DELL'IMP. R.C. PENNINO GIOACCHINO.-
PRESIDENTE: senza riprendere il collaborante. Si accomodi. Dia le generalità.
PENNINO G.: sì, PENNINO GIOACCHINO...
PRESIDENTE: più forte, più forte.
PENNINO G.: PENNINO GIOACCHINO...
PRESIDENTE: sentite o non sentite? Si deve avvicinare al microfono.
PENNINO G.: Signor Presidente, vede se mi si avvicina troppo, mi rimbomba la mia voce, siccome...
PRESIDENTE: sì, questo...
PENNINO G.: ...io soffro di poacusia, non riesco più a... rimango...
PRESIDENTE: e allora le da fastidio, e allora lo allontani però lei deve usare un timbro di voce più alto, in modo da consentire a tutti di ascoltare. PENNINO G.: cercherò. PENNINO GIOACCHINO nato il...
PRESIDENTE: ci siamo o non ci siamo?
AVVOCATO: sì, adesso si sente Presidente.
PENNINO G.: PENNINO GIOACCHINO nato l'1 marzo del 1938 a PALERMO.
PRESIDENTE: senta, PENNINO lei nella sua qualità di imputato di reato connesso, ha facoltà di non rispondere alle domande, lei intende rispondere oppure no?
PENNINO G.: Signor Presidente, io intendo rispondere...
PRESIDENTE: intende rispondere.
PENNINO G.: ...però mi sia consentito di dire...
PRESIDENTE: aspetti, lei è assistito dal suo difensore qua presente...
PENNINO G.: avvocato...
PRESIDENTE: ...Avvocato Geraci.
PENNINO G.: Presidente, che mi sia consentito...
PRESIDENTE: dica.
PENNINO G.: ...di illustrare le mie condizioni di salute che sono state molto precarie, e io nonostante il parere contrario dei miei sanitari, ho voluto rispondere all'invito di Codesta Corte, che mi ha citato come teste. Purtroppo non sono in condizioni di salute felice. Quindi ho avuto dei collassi fra l'altro per cui sono sotto terapia intensiva, endovenosa, intramuscolare per cui le chiedo scusa, ma qualora avessi bisogno di qualche pausa, per...
PRESIDENTE: va be'.
PENNINO G.: ...per il momento, perché sono in uno stato soppo...
PRESIDENTE: se lei avrà bisogno di qualche pausa, la dirà e noi consentiremo alla pausa.
PENNINO G.: la ringrazio tanto.
PRESIDENTE: e allora i Pubblici Ministeri possono iniziare l'esame.
P.M. SCARP.: Dottor PENNINO, che attività professionale svolgeva?
PENNINO G.: ho svolto l'attività di Medico Chirurgo specialista.
P.M. SCARP.: vuole esporre il suo curriculum professionale?
PENNINO G.: sì, mi sono laureato all'età di 23 anni, sono iscritto all'ordine dei medici, subito dopo, quasi immediatamente sono stato preso presso l'Ospedale Civico BENE FRATELLI PALERMO come assistente, nel 1963, ho aperto un mio laboratorio di analisi nei locali di VIA ROMA, e mantenni questa attività fino al 1993, epoca in cui ho lasciato la mia attività professionale. E mi sono specializzato in radiologia e radioterapia, in Igiene Medicina Preventiva, Igiene ad orientamento di laboratorio e in Igiene ad orientamento di sanità pubblica. Nel 1965, per concorso sono entrato presso l'ex INAM, (Istituto Nazionale Assicurazioni e Malattie) dove sono rimasto fino al 1978. In quel contesto ho sviluppato la mia carriera da prima come responsabile del poliambulatorio specialistico, poi come capo reparto della medicina generica per PALERMO e provincia e successivamente come dirigente sanitario ed Ispettore sanitario provinciale. In quel contesto ho anche svolto attività politica e attività sindacale in qualità di segretario provinciale e segretario regionale della CISL. In oltre ero consulente tecnico del patronato INAS, un padronato di estrazione cislina. Tra l'altro ho edito parecchie pubblicazioni scientifiche, sono stato perito del Tribunale in contenziosi del lavoro, ho conseguito parecchi aggiornamenti e attestati per l'inerente alla mia professione quali quelli in esperto a malattie sociali e del lavoro, in endocrinologia ginecologica, sono stato anche medico di fiducia dell'ex ESA o ancora ESA, (Ente di Sviluppo Agricolo). Questa professione e soprattutto la professione analista l'ho svolto in PALERMO fino al... come ho detto fino al 1993.
P.M. SCARP.: lei ha fatto parte di "COSA NOSTRA"?
PENNINO G.: sì.
P.M. SCARP.: come e quando sono iniziati i suoi rapporti con il mondo mafioso?
PENNINO G.: be' i rapporti con il mondo mafioso sono iniziati con la mia nascita, in quanto io ho avuto due genitori che appartenevano a due culture diverse, quella materna era inserita nella società civile, e che chiaramente mi ha indirizzato verso il mondo civile, verso la chiesa, verso lo studio, verso la professione, io, mia nonna era ostetrica, mia madre era una pianista, anche se non esercitava, ed era casalinga e anche un soprano; eh, io ho beneficiato di queste due culture, tant'è che ho frequentato da giovane i mondi cattolici soprattutto quello dei gesuiti e desideravo appunto quando ero giovane, poter affrontare la vita del missionario in MADAGASCAR, avevo una vocazione per fare il gesuita, poi purtroppo disattesa. Mentre la cultura paterna, l'educazione, l'ambiente, che io frequentavo hanno inciso sulla mia vita in maniera determinante. Infatti fin da bambino insieme a mio padre io frequentavo alcuni posti che... in cui mi resi conto del mondo in cui vivevo. Fra l'altro mio nonno, così come mi riferito successivamente, il padre di mio padre che portava il mio nome, appunto di GIOACCHINO era stato il rappresentante della "famiglia" di BRANCACCIO.
P.M. SCARP.: della "famiglia" mafiosa?
PENNINO G.: della "famiglia" mafiosa di BRANCACCIO. Io non l'ho conosciuto, mi si descriveva come una persona di bassa statura, statura fisica e il... e a lui subentrò il genero, FELICE DI CACCAMO che io conoscevo come "FIFI'" in quanto era mio zio. Allo stesso DI CACCAMO subentrò PENNINO GIOACCHINO figlio del nonno e mio zio, il quale rappresenta la figura più carismatica nel contesto di "COSA NOSTRA" e la nostra "famiglia". Era una persona molto, molto estroversa, che si presentava benissimo, che frequentava i maggiori salotti di PALERMO dell'epoca, l'alta borghesia, la media borghesia, la nobiltà, i circoli che allora andavano più di moda, e che tutti chiamavano con rispetto Commentatore, perché vi sembra che fosse Commentatore della Repubblica. Difatti il soprannome, chiamiamolo soprannome le persone più vicine invece di dirgli GIOACCHINO, "ZIO GIOACCHINO", lo chiamavano COMMENDATORE, così come TOMMASO BUSCETTA e così come tanti altri. Ora lo stesso oltre ad essere bene inserito in questo mondo, era anche ben inserito nella vita politica dell'epoca. E allora riprendendo la mia vita fin da ragazzo, io mi accompagnavo a mio padre e frequentavo il circolo, e il tiro a volo, che nella sua estrinsecazione pluri quarantennale, ha avuto dei punti, dei campi cioè dei punti di riferimento differenti, da quello dei PORRAZZI, e mi rammento che a quell'epoca era frequentata anche da MICHELE GRECO e da CASTELLANA, GIUSEPPE CASTELLANA, quest'ultimo poi cominciò a divagare la sua frequentazione mentre il GRECO la mantenne fino agli ultimi periodi, e da tanti altri. Successivamente si trasferì il tiro a volo nei locali del... siti a ROMAGNOLO, alla taverna del tiro che era stata creata dai famosi FLORIO, tant'è che prendeva taverna del tiro dei FLORIO, successivamente nei pressi della VIA LIBERTA' al dopo lavoro ferroviario, in ultimo all'ADDAURA a MONDELLO, dove prese il nome di "TASCA" proprio per rispetto al... per rispetto al defunto CONTE LUCIO TASCA. Ora in questo contesto, io ebbi a conoscere e prendere visione di numerosi personaggi che gravitavano intorno a mio zio. E soprattutto quando io ero studente in medicina, e cominciai a frequentare, perché ne divenni socio, il CIRCOLO DELLA STAMPA che allora aveva i suoi locali nel teatro MASSIMO, a PIAZZA VERDI. Entrai come socio, ebbi occasione di rincontrare e di vedere le frequentazioni che mio zio aveva. Potei notare le assidue frequentazioni di BUSCETTA, dei fratelli LA BARBERA ANGELO e SALVATORE, dei fratelli MANCINO ROSARIO ed ENZO, di un paio di GRECO che non so se fossero parenti fra di loro, di un certo GIACINTO MAZZARA che veniva soprannominato "IL MARCHESE", un certo GIOACCHINO TESTA, un certo ENZO SAVOCA soprannominato "'U SIDDIATO", e un certo PIETRO CONTI. Tutti questi personaggi di cui poi successivamente, dopo il mio inserimento in "COSA NOSTRA" io ebbi la certezza che fossero, che fossero aderenti a "COSA NOSTRA", e potei rilevare insieme ad altri, le caratteristiche particolari che li distinguevano. Fra l'altro giocavano cifre ingenti allo chamaine defaire e alla ruolette. Fra l'altro rammento fra i miei ricordi, rammento un certo D'AVENIA, NINO D'AVENIA, che proveniva dalla provincia di MESSINA, che era un agiato commerciante, molto amico di mio zio, un certo "CAPITANO" DI CARLO oriunto di CORLEONE, un certo...
P.M. SCARP.: capitano per modo di dire?
PENNINO G.: come?
P.M. SCARP.: per modo di dire capitano?
PENNINO G.: lo soprannominavano "CAPITANO".
P.M. SCARP.: ecco.
PENNINO G.: era proprio... quando gli dicevano... come a mio zio gli dicevano "COMMENDATORE", al DI CARLO dicevano "CAPITANO". Poi se fosse stato capitano o meno...
P.M. SCARP.: il nome di questo signore?
PENNINO G.: no, non lo rammento, soltanto il cognome rammento, DI CARLO. E' una persona molto ricca, e allora giocava grosse cifre, rammento anche fra l'altro il principe GIANFRANCO ALLIATA, e lo rammento per una serie di motivi, prima perché era un assiduo frequentatore dei circoli e soprattutto dato che l'ho potuto verificare, gli piaceva giocare al CIRCOLO DELLA STAMPA e poi perché era legato d'amicizia a mio zio, tant'è che mio zio ricoprì il grado di CONTE MASSONE nella loggia particolare del PRINCIPE ALLIATA che aveva sede a ROMA, come potei io constatare in un documento in cui rilevai questa sua appartenenza alle loggie, d'altronde anche io ho fatto parte di loggie massoniche. Ora tutte queste persone insieme ad altri, un certo VITRANO, ed altri che in atto non rammento, giocavano, si proponevano all'esterno con un tono arrogante, disponevano di cifre considerevoli, godevano di grande rispetto, per cui io fin da allora avevo avuto la percezione che si trattasse di un mondo criminale e di un certo tipo. Continuando nelle frequentazioni di questo mondo, poi successivamente io mi ebbi a laureare. A laureare e a cercare tutto quello che era possibile per aiutarmi nella mia professione. Ho avuto degli aiuti, e da politici e anche da... da alcune persone che poi seppi che erano aderenti a "COSA NOSTRA", come mio cugino, GIOACCHINO DI CACCAMO, della "famiglia" di BRANCACCIO che mi aiutò per... facendomi ottenere una convenzione nella mi attività professionale, il defunto ABATE GIUSEPPE, che era a capo della "famiglia" di ROCCELLA, un rappresentante della "famiglia", che mi fece ottenere una convenzione specialistica negli anni '70, di DI CACCAMO CONCETTO, per la coltivatori diretti, e così via. Sempre riferendomi all'iter della mia vita in "COSA NOSTRA", e all'iter che ha condotto alla mia affiliazione, debbo dire, citare alcuni esempi che risalgono ai primi anni '70. Esattamente una volta mentre io ero ancora funzionario all'INAM in VIA GIACOMO CUSMANO, mi ebbi a trovare una persona che conoscevo da ragazzo, perché il padre aveva una proprietà vicino alla Stazione dove io abitavo, che mi condusse una persona, che mi indicò come fratello di GAETANO BADALAMENTI, mi chiesero una cortesia, facile da eseguire, di cui non rammento i particolari, e io gliela feci con facilità. Successivamente lo stesso mi disse che c'era un amico che desiderava conoscermi. E mi portò, senza preannunciarmi chi fosse il nome, chi fosse la persona, in... presso la clinica PAVONE, dove io fui presentato a GAETANO BADALAMENTI. Mi rammento in quella occasione che lo stesso era degente e vi erano due Carabinieri che ne presi... ne presidiavano la degenza. Io entrai, entrai, il TANINO BADALAMENTI, e fui presentato come il nipote di GIOACCHINO PENNINO e il cugino di FRANCESCO BARBACCIA. Il BADALAMENTI mi disse che aveva dei disturbi e mi voleva riconoscere per l'aiuto dato al fratello, durò pochi minuti il mio ingresso, anzi i Carabinieri volevano sapere chi io fossi, e gli fu detto che ero un medico specialista, ero andato là per una consulenza. Io rimasi un po' perplesso della situazione, e l'accompagnatore mi disse: "sai il TANINO aveva il piacere di conoscerti". Prece...
P.M. SCARP.: chi era l'accompagnatore?
PENNINO G.: era..., l'accompagnatore era un mio coassociato, che ho saputo poi, e che... non so se sia coperto dal segreto istruttorio, si chiamava VASILE, LEO VASILE, LEONARDO VASILE.
PRESIDENTE: va be', prego.
PENNINO G.: allo stesso, LEONARDO VASILE non so se è un periodo precedente o subito dopo, mi aveva accompagnato dall'Avvocato SEMINARA, che all'epoca era il difensore di mio zio, ed esattamente in VIA ROSOLINO PILO, sulla destra, sulla destra, siccome mi presentò l'Avvocato SEMINARA e mi invitò, se io ero disposto a partecipare all'onorario a favore di mio zio, che non rammento se all'epoca fosse latitante o addirittura era carcerato. Io se non rammento male emisi un assegno di 400 (quattrocento) mila lire. Successivamente, sono stato oggetto, mentre abitavo in una villetta a ROMAGNOLO di proprietà lasciatami da mia madre, ad lettere anonime di estorsione. Anzi, in precedenza mi erano stati trafugati dalla mia villetta, due pastori tedeschi. Poi mi cominciarono arrivare delle lettere estortive in cui si mi chiedevano 100 (cento) milioni, oppure...
PRESIDENTE: in che periodo siamo? In che periodo siamo?
PENNINO G.: siamo fine '74, inizi '75, fine '74 inizi del '75. E io ero preoccupato, non sapevo se rivolgermi agli organi di polizia oppure agli amici, optai per questa soluzione. E questa è stata... talvolta più negativa della mia vita, tant'è che mi rivolsi a mio cugino GIOACCHINO DI CACCAMO perché allora i rapporti con mio zio non erano dei più iliaci, e lo stesso mi condusse da GIUSEPPE DI MAGGIO. Era mio cliente...
PRESIDENTE: GIUSEPPE?
PENNINO G.: DI MAGGIO, che era mio cliente, lui e qualche familiare, così come le sorelle, il fratello e poi diventarono clienti anche i suoi, la moglie, i suoi figli. E profferendo le difficoltà che avevo ottenuto io con la prima lettera ano... lo stesso mi disse che ci davamo del tu perché fra l'altro era proprietario di un lotto di terreno vicino a quello mio, in CONTRADA BAGNASCO, sempre a BRANCACCIO, portale che senz'altro vediamo quello che c'è da fare. E io ricevetti cinque lettere che portai allo stesso, le prendeva e mi assicurava che non sarebbe accaduto nulla.
P.M. SCARP.: queste lettere minatorie...
PRESIDENTE: ma questo GIUSEPPE DI MAGGIO chi era?
PENNINO G.: poi seppi che era il rappresentante protempore della "famiglia" di BRANCACCIO. E allora in quel periodo successivamente credo intorno al maggio-giugno, pur non di meno, quando vi furono le elezioni comunali, furono indette le elezioni comunali, mio cugino di DI CACCAMO volle sapere, volle sapere da me quali canditati io appoggiassi, e gli ebbi a dire che mi ero indirizzato verso un mio vecchio amico, frequentatore al tiro volo, un certo SALVATORE BRONTE, e verso....
PRESIDENTE: no, lo ripeta che non ho capito.
PENNINO G.: nei confronti di un mio amico, un certo SALVATORE BRONTE.
P.M. SCARP.: BRONTE.
PENNINO G.: BRONTE che frequentava il tiro a volo con me da tempo, e nei confronti di due miei colleghi, dell'INAM, il Dottor CURATOLO, e il Dottor GALLO, che all'epoca era direttore dell'INAM. Lo stesso mi ebbe a dire che andava bene, andava bene la partecipazione sua e dei suoi amici alle elezioni di BRONTE non si poteva allargare per gli altri due. Tant'è che mi preannunziò una riunione, che poi fu tenuta in un locale, allora all'epoca, tenuto in locazione da me, esattamente in VIA ROMA al quinto piano, e mi disse di invitare il BRONTE. Venne con una quarantina di persone, che poi successivamente dopo la mia affiliazione, per quelli, per quelli che... di cui mi sono rammentato, ebbi a riconoscere che erano aderenti a "COSA NOSTRA", mi rammento all'epoca che vennero un certo CASELLA, un certo "PARRINELLO" era il soprannome, i fratelli MAFARA, un certo RIZZUTO, per quello che mi è dato ricordare. Allora dopo questo episodio vollero i volantini per fare la campagna elettorale, io invitai il BRONTE...
PRESIDENTE: ecco quale campagna elettorale? Di quale anno?
PENNINO G.: del 1975.
PRESIDENTE: per che cosa? Per quale elezione?
PENNINO G.: per le comunali per le elezioni amministrative comunali. Successivamente io cominciai a frequentare, continuai a frequentare e grato dell'ausilio che mi avevano dato per le lettere estorsive, e grato di questo appoggio elettorale, la casa del DI MAGGIO.
PRESIDENTE: e BRONTE è stato eletto?
PENNINO G.: sì, tutti e tre furono eletti.
PRESIDENTE: cioè?
PENNINO G.: tanto BRONTE, quanto il GALLO, quanto CURATOLO, anche per il mio apporto, il BRONTE chiaramente ebbe un numero di suffragi superiori agli altri due, perché c'era stato... c'era stato l'interessamento anche di quella "famiglia" mafiosa, quindi il BRONTE ebbe un numero di suffragi considerevoli, addirittura intorno alle diecimila preferenze. Gli altri furono eletti, con un suffragio inferiore, non rammento l'entità, ma dell'ordine settemila, seimila preferenze.
P.M. SCARP.: questi signori nell'ambito di quale partito?
PENNINO G.: sempre nella Democrazia Cristiana. Ora successivamente io cominciai a frequentare anche perché divenne mio cliente anche la moglie, e i figli del DI MAGGIO, la casa del DI MAGGIO e avevo modo di osservare la frequentazione di numerose persone chiaramente che poi seppi gravitare nell'ambito criminale. Nel 1900... un periodo che io localizzo alla fine del 1977, all'incirca, ricevetti di sera, verso le 20:30, una telefonata dal predetto DI MAGGIO, in cui mi invitava se potevo andare con urgenza a casa sua, perché a suo dire la moglie stava male. Io mi recai colà perché lui abitava nella borgata di BRANCACCIO in VIA SAN CIRO, e trovai il DI MAGGIO ad aspettarmi dinnanzi l'uscio di casa. Non era quello effettiva che... in effettiva richiesta la mia prestazione professionale, bensì un'altra, tant'è che salito sulla mia macchina, ci avvicinammo, andammo nelle vicinanze, in una traversa al CONTE FEDERICO. In uno slargo rammento benissimo con cui... è una casa in cui si saliva con una scala addirittura di ferro, dove trovai GRAVIANO, il vecchio GRAVIANO, che aveva una ferita, una ferita, aveva avuto l'asportazione traumatica di uno dei due arti, non rammento quale fosse, che a me da medico...
P.M. SCARP.: i due?
PENNINO G.: uno dei due arti, non rammento quale...
P.M. SCARP.: gambe?
PENNINO G.: arti, proprio il piede, praticamente.
P.M. SCARP.: il piede.
PENNINO G.: ho parlato appunto di arto, per questo motivo, arto inferiore, e io mi trovai confuso perché non ero chirurgo, affrontai le prime cure, ho messo il laccio emostatico, disinfettai, notai chiaramente che era una ferita da scoppio, da sparo, perché c'erano ancora i residui della polvere, e dissi che c'era necessità di un chirurgo, per cui invitai, telefonai al mio collega, ed amico frequentatore anche egli del tiro a volo, conoscente dal DI MAGGIO, lo chiamai a casa, dissi che si trattava di un infortunio grave, e lui mi disse di portarlo subito alla Clinica MACCHIARELLA di PALERMO, dove lo stesso all'epoca lavorava come chirurgo. Salimmo sulla mia macchina io e il DI MAGGIO, l'altro fu accompagnato da un suo uomo, da... perché che fra l'altro portava una ferita recente alla testa, di recente, e medicata in maniera ...
P.M. SCARP.: chi è questo l'altro uomo?
PENNINO G.: io non sapevo chi fosse, nel contezzo dei discorsi mi fu detto che era un dipendente dell'AMIA, AMIA, cioè dell'Azienda che produce.... dell'Azienda che si occupa dello smaltimento dei rifiuti a PALERMO, non credo se allora si chiamasse AMIA o VASELLI non lo so dire. Rammento che aveva questa ferita medicata con dello zucchero in maniera artigianale. Pur non di meno, ci recammo in clinica, verso la clinica MACCHIARELLA, dove trovammo là il mio amico, esponendo il caso lui approntò le cure, e il DI MAGGIO mi invitò ad andare via, e andai via con lui. Successivamente ho saputo dallo stesso chirurgo, dallo stesso medico, che subito dopo i parenti lo portarono via. Ebbi a rivedere dopo qualche mese, lo stesso GRAVIANO...
P.M. SCARP.: ricorda il nome di battesimo di questo GRAVIANO?
PENNINO G.: mi sembra MICHELE, GRAVIANO MICHELE, se non rammento male. GRAVIANO MICHELE, il quale lo rividi...
PRESIDENTE: questo MICHELE GRAVIANO sarebbe il padre dei fratelli GRAVIANO?
PENNINO G.: sì, esattamente il padre dei tre fratelli GRAVIANO, il quale fra l'altro io lo conoscevo da prima perché lo vedevo sempre frequentare la casa del DI MAGGIO, e per le sue caratteristiche fisiche che erano quelle di un bracciante agricolo ero convinto che fosse un suo dipendente, in quanto il DI MAGGIO annesso alla sua casa, alla sua casa, alla sua villetta aveva un bel lotto di terreno coltivabile ad ortaggi ed agrumeto, quindi ero convinto che fosse un suo bracciante agricolo un suo collaboratore nella coltivazione del fondo. E dopo qualche mese lo rivide appunto nella casa del DI MAGGIO che portava una protesi, dopo quell'episodio e dopo altri episodi, mi scusi debbo ritornare indietro in quanto io mi ero prestato su richiesta... non rammento con precisione di chi mi sia stata formulata, se da mio cugino FRANCESCO BARBACCIA o propria da quella persona che mi ebbe accompagnare dal BADALAMENTI e poi dall'avvocato di mio zio, una richiesta di una sostanza che potesse simulare se versata nelle urine la tubercolosi renale. Io mi adoperai in tal senso e feci avere...
PRESIDENTE: da chi la ebbe questa richiesta?
PENNINO G.: ebbi la richiesta, non so i motivi, non so i motivi penso che potesse...
PRESIDENTE: da chi, da chi?
PENNINO G.: ma gliel'ho detto, non rammento se fosse stata dal Dottor FRANCESCO BARBACCIA o da questo LEO VASILE che mi aveva precedentemente... non rammento dire una bugia se rammentassi con esattezza chi... ma uno di loro due. Mi si disse che serviva questa test... e io mi feci portare da un mio tecnico, da un tecnico che lavorava con me ed era fra l'altro dipendente dello OSPEDALE INGRASSIA che allora era un tubercolosario, si occupava dei ricoveri per crisi, per T.B.C. dei bacilli in sospensione fisiologica che versati nell'urina simulano perfettamente la tubercolosi renale. Io non rammento all'epoca se mi fosse stato detto che serviva per lo stesso BADALAMENTI, per il "PACCARE'" o per BUSCETTA, io presumo che si trattasse per BUSCETTA e per una per una persona che era ricoverata, ma del fatto non so... ricoverata! Che era carcerata, ma del fatto non sono sicuro, daltronde non era un problema farlo reperire al carcere, perché fra l'altro BARBACCIA è stato sempre il medico del carcere, è stato specialista a TORINO e sempre medico di fiducia del carcere. Anche questo episodio...
PRESIDENTE: in che anno siamo?
PENNINO G.: sempre in quelli anni.
PRESIDENTE: cioè?
PENNINO G.: primo lustro del '70.
PRESIDENTE: entro il '75?
PENNINO G.: sì entro il '75, primo lustro, preciso non posso essere, sicuramente quest'episodio seguì quello di BADALAMENTI, sicuramente ha seguito quello dell'incontro di BADALAMENTI, siamo sempre...
PRESIDENTE: ed è prima della ferita di GRAVIANO?
PENNINO G.: sì prima, almeno due tre anni delle ferita di GRAVIANO.
PRESIDENTE: sì.
PENNINO G.: dopo quell'episodio proprio VASILE e proprio GIUSEPPE DI MAGGIO mi ebbero a dire che siccome io avevo partecipato a quell'episodio era necessario una mia affiliazione formale in "COSA NOSTRA", quel termine "COSA NOSTRA"...
PRESIDENTE: quale episodio si riferisce dei...
PENNINO G.: a quello di GRAVIANO.
PRESIDENTE: quello di GRAVIANO.
PENNINO G.: a quello del GRAVIANO. E quindi fui invitato un giorno e mi venne a prendere lo stesso VASILE, e mi condusse in uno appartamento... PRESIDENTE: Pubblico Ministero può..., non l'aveva chiesto Lei, questo..., va bene, prego.
PENNINO G.: mi ha chiesto, io credo di aver capito questo.
PRESIDENTE: va bene, va bene.
PENNINO G.: dal mondo... io ho cercato di essere...
P.M. SCARP.: sì, vada avanti, vada avanti Dottore non c'è problema.
PENNINO G.: mi perdoni se ho sbagliato. Allora fui portato in uno appartamento sito un piano alto, in VIA LEONARDO DA VINCI prima di arrivare alla rotonda della CIRCONVALLAZIONE, in una casa di GIUSEPPE SAVOCA là insieme alla presenza dei due, del SAVOCA e di un certo DI PERI che chiamavano "PERINO" forse era il diminutivo di DI PERI, e mio cugino GINO DI CACCAMO.
PRESIDENTE: e suo cugino?
PENNINO G.: GINO DI CACCAMO, GIOACCHINO DI CACCAMO detto "GINO", senza alcun giuramento, senza niente mi fu detto: "tu devi essere, tu ti devi.., tu sei considerato da questo momento appartenete a "COSA NOSTRA", perché ti sei comportato da uomo d'onore, per la tua tradizione familiare fai parte di "COSA NOSTRA"", fra l'altro ebbe a dire sempre il DI MAGGIO ha raccomandato agli altri che di questa mia affiliazione formale secondo me, non se ne dovesse parlare in giro stante la mia professione e anche l'attività politica e il mondo in cui ero inserito, e si doveva tenere assolutamente o perlopiù riservata non parlarne in giro. Contestualmente mi fu detto che loro facevano parte alla "famiglia" di BRANCACCIO, questa "famiglia" aveva un capo mandamento che si chiamava MICHELE GRECO, spiegarono che il mandamento aggregava alcune "famiglia". Successivamente fui condotto dal DI MAGGIO a CROCE VERDE GIARDINA a casa di MICHELE GRECO che io conoscevo da quand'ero bambino, perché frequentavo il tiro a volo e fra l'altro ci davamo del tu con MICHELE GRECO quando io cominciai ad essere professionista, il quale... al quale mi presentò in maniera formale, gli disse che aveva dato disposizione che la mia affiliazione fossene tenuta riservata chiedendo il suo assenso, il GREGO gli ebbe a dire: "trattandosi di GINO, hai fatto benissimo, c'è ne sono caro GINO altri combinati come te, però non bisogna seguire l'esempio tassativo dei corleonesi che non presentano a nessuno i loro affiliati", mi fu spiegato in quel contesto che la "famiglia" di BRANCACCIO insieme ad altre tre "famiglie" che faceva parte del mandamento, del mandamento di cui il capo mandamento era appunto MICHELE GRECO, e precisamente le "famiglie" di ROCCELLA, SETTECANNOLI , allora mi fu detto di SETTECANNOLI poi a proposito di questa "famiglia" ho saputo che prese il nome CORSO DEI MILLE, di BRANCACCIO e di CIACULLI, fra l'altro CIACULLI accorpava le borgate di CONTE FEDERICO e CROCE VERDE GIARDINI, quella di SETTECANNOLI accorpava anche ROMAGNOLO accorpavacredo il IMMOCOLATELLA SPERONE, oppureil MOCALATELLA SPERONE era con ROCCELLA, questo con precisione non lo rammento, quelli della SCAFFA eh... le borgate della SCAFFA e appunto di SETTECANNOLI o TORRELUNGA, mentre quelli di ROCCELLA si estendeva verso lo SPERONE e verso la BANDITA, la cosiddetta BANDITA e altre borgate di PALERMO. E questa è stata la mia affiliazione formale, poi devo aggiungere che invece tenermi riservato così come io pensavo, invece fui presentato a numerosi uomini d'onore, soprattutto... a quasi tutti quelli della "famiglia" di BRANCACCIO, e in genere queste presentazioni si verificavano o a casa del DI MAGGIO perché fra l'altro lui mi disse che dipendevo da lui che era a sua disposizione, cioè come se mi volessero tenere fuori dagli organigrammi e dalle riunioni che loro facevano con gli altri affiliati, tant'é che io non ho partecipato mai ad alcune riunioni di "COSA NOSTRA", se non una volta ad un convivio dopo che fu nominato rappresentante della "famiglia" PINO SAVOCA. Cioè così come le dicevo Signor Presidente, successivamente, invece venni presentato ad alcuni uomini d'onore, a quelli della "famiglia" in quella sede e anche alla sede del tiro a volo in cui c'era MICHELE GRECO che mi ebbe a presentare qualcuno. Altre volte qualcuno chiedeva il permesso al mio rappresentante per fare le presentazioni, così come in qualche occasione anche a MICHELE GRECO, andavano loro per dire: "posso presentare il Dottore PENNINO a quelli?" eh, mi informò... eh, qualche volta sono stato presentato in maniera anomala, ne racconto soltanto un episodio che mi è rimasto impresso nella memoria. Mentre camminavo in VIA ROMA vicino al mio studio e vedo incontrare un mio vecchio compagno di scuola, un certo BARRESI, un certo BARRECA, PEPPINO BARRECA, GIUSEPPE BARRECA che io chiamavo PEPPINO, il quale era con una..., camminava con una persona che io non avevo visto mai prima, che mi presentò come Signor FARINELLA e me lo indicò, e me lo indicò come suo capo dicendomi: "siamo tutti una cosa", mi rimase perplesso, tant'è che successivamente ne parlai col mio rappresentante, dice: "non dare peso alla cosa, non ha importanza", in quell'occasione lo stesso BARRECA mi disse, lui era fra l'altro oriunto delle MADONIA, mi disse...
PRESIDENTE: lui era?
PENNINO G.: oriunto delle MADONIE PEPPINO BARRECA fra l'altro poi il FARINELLA frequentò il mio studio per degli accertamenti e quindi le sue caratteristiche somatiche mi sono rimaste impresse, perché avendolo visto una volta potevo anche non ricordarmi più, ho avuto queste... e questa è stata l'unica presentazione anomala. Poi...
P.M. SCARP.: ricorda il nome di battesimo di questo FARINELLA?
PENNINO G.: mi pare GIUSEPPE, mi pare non sono sicuro di questo, mi pare che tutti e due si chiamassero GIUSEPPE, ma non sono sicuro.
PRESIDENTE: tutti e due chi?
PENNINO G.: il BARRECA e il...
PRESIDENTE: il BARRECA e FARINELLA.
PENNINO G.: successivamente, difatti ho avuto alcune presentazioni fatte in maniera particolare, ne rammento tre in particolare uno me la fece il LOMBARDO SEBASTIANO che era un coassociato di BRANCACCIO quando mi presentò GIOVANNI DRAGO, un'altra me la fece il GIOVANNI TERESI soprannominato "IL PACCHIONE" che mi presentò un suo congiunto e un'altro un certo PINUZZO MARSALA, GIUSEPPE...
PRESIDENTE: PINUZZO?
PENNINO G.: MARSALA.
PRESIDENTE: MARSALA.
PENNINO G.: nella "famiglia" di SANTA MARIA DI GESU' che mi presentò un'altra persona, in questo caso io ebbi a mostrare il mio dissenso in quanto in un incontro precedente con PINO GRECO detto "SCARPA"... "'SCARPUZZEDDA" di un certo GRECO, egli mi ebbe a dire, a parlare "se vuole Dottore, ti faccio il dottore continua a fare il medico", e mi sembrava che mi avesse affrancato dalla mia posizione di uomo d'onore, e in quell'epoca io gli ebbi a domandare "ma se mi presentano delle persone, come mi devo comportare?", lui mi disse: "guardi, dica piacere, faccia finta di non avere capito il contenuto della presentazione e poi ai presentatori a parte faccia... esprime il suo dissenso dicendo che nessuno li ha autorizzato a fare questa presentazione", ed io così mi comportai tranne che al LOMBARDO, al MARSALA e al TERESI ebbi a dire: "ma non lo sapete che non mi dovete presentare nessuno" il mio dissenso, così questi nel futuro si comportarono in maniera.... non mi presentarono più nessuno. Questo lo rammento con particolare dovizia di particolari, poi...
PRESIDENTE: ci sono domande da...
PENNINO G.: questo quanto è il mio ingresso nel mondo criminale.
PRESIDENTE: prego.
P.M. SCARP.: Dottore lei ha svolto attività politica?
PENNINO G.: sì, io ho svolto attività politica è come attivista è come componente degli organi decisionali del Partito della Democrazia.
P.M. SCARP.: vuole esporre l'itinerario di questa attività politica anche quello della sua famiglia d'origine nel tempo?
PENNINO G.: sì sì, mi stavo soltanto dopo questa premessa parlando della mia attività politica anche da giovane, io da giovane insieme alla mia famiglia votavamo per il partito Liberare Italiano, in quanto uno dei miei congiunti che il Signor MARIO LA ROCCA era consigliere comunale ed assessore per il Partito Liberale, anzi fu assessore ai lavori pubblici nei primi anni '50 per il Partito Liberale, lo stesso abitava in...
PRESIDENTE: sa precisare in quale Giunta di...
PENNINO G.: no, questo no perché per la mia giovane età io le posso dire soltanto che avevo 15, 14, 16 anni, siccome abitavamo al quinto piano, nello stesso stabile ci frequentavamo, io mi recavo spesso nella loro abitazione in quanto ero amico del figlio che poi diventò ingegnere, GAETANO avevo dei rapporti frequenti ma non... attivamente a quell'epoca non posso riferire con esattezza, dopo..., eh, lo stesso poi ebbe a sapere che era organico in "COSA NOSTRA", nella "famiglia" di BRANCACCIO, lo venne a sapere appunto da GIOACCHINO DI CACCAMO coassociato e mio cugino. Dopo quella parentesi d'interesse e di familiarità nel Partito Liberale, la mia famiglia dal 1956 cominciò a votare per la Democrazia Cristiana, in quanto un mio cugino acquisito il Dottor FRANCESCO BARBACCIA, acquisito in quanto aveva sposato la figlia di una sorella di mio padre fu candidato alle elezione comunali su invito di mio zio GIOACCHINO PENNINO e di SALVO LIMA. Fu candidato alla Democrazia Cristiana alle elezioni comunali del 1956, risultando primo eletto. Appunto in quell'occasione io cominciai avere rapporti con l'ambiente della Democrazia Cristiana, fu in quell'occasione che ebbi a conoscere anche LIMA, fu in quell'occasione che ebbi anche a conoscere mi rammento, BRANDALEONE, FERDINANDO BRANDALEONE e noi ci operammo tutti per le elezioni di mio cugino che fu il primo eletto, successivamente lo stesso cugino nel '58 fu candidato alle elezioni nazionali e venne eletto, mentre dal '63 non risultò eletto però poi subentrò ad un parlamentare che decedette, e credo che fosse l'Onorevole ALDISIO, e quindi cominciai non ad essere attivista diretto, ma a occuparmi della Democrazia Cristiana. Questi rapporti e questa gravitazione nel mondo della Democrazia Cristina aumentarono soprattutto alla fine degli anni '50, quando... mentre io frequentavo il tiro a volo avevo una amicizia particolare con... allora avvocato e poi SENATORE GIUSEPPE CERAMI. Lo stesso era socio del CIRCOLO DELLA STAMPA e questo fatto era risaputo anche dagli altri frequentatori, quindi dal BUSCETTA, da... da mio zio GIOACCHINO, per cui un giorno fui invitato a casa dell'Onorevole SALVO LIMA che allora abitava in un palazzo costruito dal Banco di Sicilia, che era sito tra la VIA LAZIO e il VERDE TERRASI, il VERDE TERRASI esattamente dovrebbe essere o la continuazione del VIALE PIEMONTE o l'inizio del VIALE CAMPANIA pur non di meno il tratto compreso fra il... fra il... la fine del VIALE PIEMONTE che da in VIA LAZIO e l'inizio... e l'altro tratto di strada che conduce in VIA CAMPANIA. In quell'occasione io fui invitato per il rapporto di amicizia, anche se c'era una differenza di età fra me e PIPPO CERAMI, fui invitato a casa del predetto dove c'erano...
P.M. SCARP.: predetto?
PENNINO G.: LIMA, dove c'erano mio zio GIOACCHINO e TOMMASO BUSCETTA, l'oggetto di quell'invito era politico. Si desiderava che il CERAMI non entrasse in giunta, perché CERAMI non faceva parte del grosso correntone cui aderiva la maggior parte degli operatori della DC di allora il correntone di FANFANIANO, faceva parte del gruppo FASINO del gruppo FASINO, e allora si voleva convincere il CERAMI e poi tramite il CERAMI anche ERNESTO DI FRESCO a non entrare in giunta, se non rammento male, invece gli stessi entrarono nella Giunta, quindi era per motivi politici questa riunione. Successivamente FERDINANDO BRANDALEONE che con... PRESIDENTE: la Giunta da chi era presieduta?
PENNINO G.: no, questo non lo so, non le saprei dire, io presumo...
PRESIDENTE: però in che anni siamo?
PENNINO G.: siamo sempre fine anni '50, vicino al '60. Io non rammento se fosse presieduto allo stesso LIMA perché LIMA era subentrato ad un Sindaco che era deceduto se non rammento male, però mi allaccio proprio a questo mio dire, perché FERDINANDO BRANDALEONE che aveva nei confronti di mio zio e lo stesso LIMA, dei rapporti di affinità sul piano politico e sul piano personale insieme a MASINO BUSCETTA e i fratelli LA BARBERA, FERDINANDO BRANDALEONE mi ebbe a invitare negli anni... proprio nel '60 a frequentare una sezione della DC che allora aveva i locali fra la VIA ROSOLINO PILO e la VIA RUGGERO VIIdeg., questa sezione fungeva da comitato elettorale per il LIMA che si riproponeva nella veste di Sindaco alle elezione che si erano indette nel... che erano state indette nel '60, e là io ebbi modo di conoscere e frequentare numerosi personaggi che poi ebbero delle affermazione dalla Democrazia Cristiana, fra questi mi ha dato ricordare MURATORE GIACOMINO che poi fu consigliere regionale eh..., era assessore regionale rammento agli enti locali, il SENATORE RIGGIO, NINO RIGGIO che fu..., era intimo amico mio, fu prima Presidente della provincia e poi Senatore, il defunto MICHELE REINA che fu Presidente della provincia e poi Segretario Provinciale della DC, e PAOLINO BEVILACQUA che era medico e mio collega, che fu Sindaco di PALERMO e Senatore, mi rammento di MATTA e così tanti altri, del fratelli di BRANDALEONE che mi sempre si chiamasse GIUSEPPE e che fu candidato a quelle elezione, fu eletto e poi disgraziatamente si suicidò, in quel contesto non..., invece non ebbi mai l'occasione d'incontrare l'Onorevole GIOIA in quell'epoca. In quell'epoca fui invitato a un paio di riunioni che si svolgevano nelle borgate di PALERMO, proprio su invito di FERDINANDO BRANDALEONE, FERDINANDO BRANDALEONE e difatti mi rammento che fui invitato alla ROCCA, la ROCCA è una borgata alla periferia di PALERMO prima di arrivare a MONREALE dove c'era una sezione della DC, io la potei notare per quello che mi ha dato rammentare che arrivarono numerose macchina di di "CODAZZO", al seguito di LIMA e di FERDINANDO BRANDALEONE con cui io parlavo di norma, e fra gli altri c'erano i fratelli MANCINO, i fratelli LA BARBERA, mio zio, TOMMASO BUSCETTA, rammento che in loco c'erano due persone che gravitavano nell'ambiente del CIRCOLO DELLA STAMPA, un certo GIOACCHINO TESTA e un certo RIZZO. Anzi a proposito del RIZZO debbo dire che era gestore di un bar che era proprio a PIAZZA ROCCA si trovava.
P.M. SCARP.: PIAZZA?
PENNINO G.: PIAZZA ROCCA del CORSO CALATAFIMI in fondo, e in quell'occasione alla LOCALE sezione queste persone che avevano un modo di proporsi all'esterno particolare, rammento che SARO MANCINO aveva un grosso sigaro avana, te lo mostrava con esibizionismo e con proposizione arrogante all'esterno...
PRESIDENTE: questo MANCINO chi era?
PENNINO G.: ROSARIO MANCINO era un amico di mio zio, un amico di BRANDALEONE e un amico di LIMA, col fratello molto vicino per rapporti di affinità agli stessi, nessuno mi ha mai detto che fosse uomo d'onore.
PRESIDENTE: e l'altro come si chiamava?... L'altro fratello?
PENNINO G.: ENZO, VINCENZO. Poi c'era un terzo fratello dei MANCINO che frequentava invece il tiro a volo.
PRESIDENTE: quindi questi MANCINO erano uomini d'onore o no?
PENNINO G.: a me non è stato mai partecipato da nessuno che fossero uomini d'onore e non posso dire, anche se presumo che lo potessero essere dato le loro frequentazione e dato il modo di comportarsi. Mentre i fratelli LA BARBERA ANGELO e SALVATORE io ho saputo successivamente che erano uomini d'onore, così come FERDINANDO BRANDALEONE, anche se faceva politica era uomo d'onore, così come TOMMASO BUSCETTA così come anche il... il TESTA GIOACCHINO, del RIZZO non so dire se fosse uomo d'onore o meno, tutta questa gente...
P.M. SCARP.: e il Dottore FRANCESCO BARBACCIA?
PENNINO G.: era uomo d'onore nella "famiglia" di BADALAMENTI. Nella sezione questa gente, mentre LIMA parlava, mentre veniva presentato agli altri, praticamente gli accompagnavano al predetto ed esibivano la loro presenza la esibivano in maniera manifesta con proposizione precisa, erano conosciuti sicuramente da molti locali era questo scomportamento di questo gruppo. Successivamente fui anche invitato ad una riunione che si svolse a CROCE VERDE GIARDINI a casa del defunto PIDDU GRECO, GRECO PIDDU è... dovrebbe essere il... il diminuitivo di GIUSEPPE, ma di questo non sono sicuro, era il padre di MICHELE e SALVATORE GRECO che se non rammento male aveva... era soprannominato il "TENENTE", se non rammento male, mi sembra di avere sentito PIDDU 'U TENENTE però di questo è un ricordo vago, Presidente vago. In quella casa oltre questo predetto "CODAZZO" mi rammento che c'erano anche presenti un certo GRECO "ALTISSIMO"...
PRESIDENTE: predetto "CODAZZO" che significa, che c'erano le stesse persone che erano in quella riunione alla ROCCA?
PENNINO G.: esattamente, eccetto... il "CODAZZO" di quelli che arrivarono e al seguito di SALVO LIMAdi FERDINANDO BRANDALEONEnon il RIZZO ed il GIOACCHINO TESTA che aspettavano localmente, era sempre questa compagnia che si.... e insieme a questi rammento che c'era anche un certo ARTURO VITRANO che era frequentato pure del CIRCOLO DELLA STAMPA, mi rammento perché era un giovane alto, aitante e possente e uno dei GRECO esattamente il COLA lungo che era anch'esso aitante e che lo chiamavano COLA GRECO, alto e aitante di questo rammento. Ho avuto sentore che ci sono state numerose riunioni di questo tipo in altre borgate e luoghi della città, ma io non ho presenziato, quindi non posso dire altro in merito. Successivamente alle elezioni comunali seguirono le elezioni provinciali.
PRESIDENTE: siamo sempre?
PENNINO G.: 1960, queste elezioni provinciali si svolgevano con il sistema del secondo grado, votavano tutti i consiglieri comunali del comune di PALERMO e della provincia con un coefficiente differenziato, coefficiente di voti rappresentati e differenti a secondo l'importanza del comune così che quello di PALERMO avevano una valenza di gran lunga, superiore e rispetto a quelli della provincia. In quel contesto...
PRESIDENTE: avevano un pacchetto di voti maggiore?
PENNINO G.: no, le dico...
PRESIDENTE: vuole spiegare meglio?
PENNINO G.: ecco, mi perdoni, a PALERMO allora non rammento se fossero stati eletti 60 consiglieri comunali, perché poi il numero fu portato ad 80, i votanti erano un gran numero nella città di PALERMO.
PRESIDENTE: sì.
PENNINO G.: per cui il consigliere comunale era espressione di un numero considerevoli di voti per essere eletto, mentre nel paese di SANTA CRISTINA a GELA dove votano 300 persone, bastavano 20 voti per potere eleggere un consigliere comunale. Il voto di un consigliere comunale di PALERMO godeva di una rappresentanza che un parametro veniva estratto, con un parametro dettato dalle norme vigenti allora, per cui il voto rappresentava 50 volte, 100 volte quello di un consigliere comunale che proveniva da un paese piccolo come quello di SANTA CRISTINA a Ge.... Mentre con due voti ad esempio di due consiglieri comunali di PALERMO si riusciva ad eleggere un consigliere provinciale ne occorrevano 20, 15, 30 di consiglieri comunali alla provincia per eleggere un consigliere provinciale, non so se sono stato chiaro, se vuole è questa, chiamavamo di secondo grado perché non partecipava l'uomo della strada...
PRESIDENTE: cioè l'elettorato normale, abbiamo capito, prego.
PENNINO G.: allora in quel contesto vennero a casa mia proprio due appartenenti a quel gruppo il predetto TESTA e un certo GIACINTO MAZZARA di aver parlato quando ho nominato il MARCHE.., a venirmi a proporre a nome di mio zio, di FERDINANDO BRANDALEONE e di LIMA di candidarmi a queste elezioni, io prima perché nel '60 non ancora non ero laureato e quindi non potevo assolutamente dedicarmi a questa attività, anche se è remunerata, anche se poteva rappresentare per un giovane un motivo di compiacimento e di ambizione e poi perché non mi piacevano quei due personaggi che erano portatori di una ambasciata da parte di un mondo che io non accettavo in cuor mio, per cui rifiutai l'offerta, a mio posto vennero canditati dei miei parenti fra cui un'altro medico il Dottor LO VERDE SALVATORE che fu poi eletto consigliere provinciale, venne candidato anche un'altro mio parente GIOVANNI DI GIUSEPPE che poi io seppi essere anche lui uomo d'onore della "famiglia"...
PRESIDENTE: GIUSEPPE GIOVANNI PENNINO?
PENNINO G.: DI GIUSEPPE GIOVANNI figlio di...
PRESIDENTE: ah, DI GIUSEPPE.
PENNINO G.: DI GIUSEPPE, DI GIUSEPPE è il cognome, era figlio di una sorella di mio padre, che poi io ho saputo successivamente essere uomo d'onore perché mi è stato presentato uomo d'onore della "famiglia" di BRANCACCIO, ambedue insieme al fratello di CICCIO BARBACCIA, LUIGI BARBACCIA anch'egli medico furono eletti tutti e tre come consigliere provinciale.
P.M. SCARP.: Dottore lei sa se i rapporti tra LIMA, l'Onorevole LIMA e TOMMASO BUSCETTA proseguirono anche negli anni '80?
PENNINO G.: io lo so indirettamente, lo so indirettamente perché rammento che proprio in quell'epoca ebbi ad incontrare in uno dei bar che ci sono in VIA VENETO, non mi rammento se si chiama DONEY o altro "CAFE DE PARIS" il defunto Senatore GIUSEPPE CERAMI, io mi ero recato in quel presidio perché avevo diritto già alle posizione di ALBERTO ALESSI per incontrarlo, e lo incontrai casualmente mi sedetti al bar con lui, si parlava del più e del meno dei personaggi di origine siciliana che erano suoi amici e che gravitavano intorno a noi uomini d'onore e lui mi ebbe adire in... rammento con precisione, parlò di un certo COSENTINO che aveva un ruolo considerevole alla Camera dei Deputati e mi disse che era vicino al... vicino al... vicino al mondo di "COSA NOSTRA", era disponibile, era disponibile...
PRESIDENTE: chi era questo Signore?
PENNINO G.: a suo dire questo COSENTINO era un grosso funzionario della Camera...
PRESIDENTE: era un funzionario.
PENNINO G.: ...della Camera dei Deputati. Non rammento quale ruolo avesse, funzionario... no, non era un eletto.
PRESIDENTE: sì, sì, abbiamo capito, prego.
PENNINO G.: e, fra l'altro, parlandomi di altri mi ebbe a stranizzarsi di un fatto: come mai SALVO LIMA continuava ad avere rapporti dopo tanto tempo con TOMMASO BUSCETTA, perché a suo dire lui lo avrebbe intravisto, qualche anno prima, no... giusto, no, no, avrebbe intravisto questo... sì, no, l'avrebbe int... sì, sì, no l'aveva intravisto proprio nell'80. Io nell'83 incontrai CERAMI.
PRESIDENTE: quindi lei lo incontrò...
PENNINO G.: nell'83.
PRESIDENTE: ...in Via Veneto...
PENNINO G.: nell'83.
PRESIDENTE: '83.
PENNINO G.: nell'83. Lui mi ebbe a riferire che alcuni anni prima, nell'80 esattamente, aveva incontrato in una hall di un albergo, rammento anche il nome dell'albergo "HOTEL FLORA" e lo rammento perché poi ebbe a acquistare a PALERMO un "HOTEL FLORA" e quindi... ricollego...
PRESIDENTE: "HOTEL FLORA" di ROMA?
PENNINO G.: di ROMA. Nella hall ebbe a incontrare NINO SALVO, SALVO LIMA che si intrattenevano, a suo dire, con TOMMASO BUSCETTA. E si stranizzava, appunto, con... perché coma mai potessero essere dopo tanto tempo, mantenuti dei rapporti fra il LIMA e TOMMASO BUSCETTA, perché lui aveva partecipato a quella riunione della fine degli anni '50 a casa del LIMA con me mio zio GIOACCHINO e CERAMI e si era stranizzato. Non mi fece alcun commento. Anzi non mi disse se... che si era fermato a salutarli, mi disse mi son fatto stranire e non feci nessun... assolutamente nessun apprezzamento, non dissi niente anche se sapevo che il BUSCETTA era molto amico, il BUSCETTA, mi perdoni, giusto il BUSCETTA era amico di NINO SALVO perché me l'aveva detto TONY SANGIORGI che era amico di NINO SALVO.
P.M. SCARP.: Dottore lei ha conosciuto il padre di SALVO LIMA?
PENNINO G.: io non ho conosciuto il padre di... sapevo che si chiamava VINCENZO in quanto mio padre mi ebbe a dire che il predetto, negli anni '30, era il ca... il numero uno, cioè il... il capo... era stato inquisito con mio padre per un'associazione a delinquere e di cui era il capolista, ecco, il capolista. Questo, poi, niente. Ho saputo, casualmente, che forse si era sposato in seconde nozze in quanto... siccome io ero correntista del MONTE DEI PASCHI, mi fu indicato una volta da alcuni dipendenti, quella è la sorellastra di SALVO LIMA. Questo posso dire.
P.M. SCARP.: Dottore a quale corrente apparteneva SALVO LIMA agli inizi degli anni '60?
PENNINO G.: eh, quasi tutti, quasi tutti coloro che facevano epoca... a quell'epoca attività nella Democrazia Cristiana, appartenevano alla corrente dell'On. FANFANI, che aveva come referente siciliano l'On. GIOVANNI GIOIA. Tutti, dico quasi tutti perchè rammento CIANCIMINO, quelli che ho detto poco fa che ho incontrati... che ho incontrato alla sezione alla Via Rosolino Pilo e, appunto, il MATTA, ROSARIO NICOLETTI, MARIO D'ACQUISTO, che erano giovani all'epoca, e tanti altri. Il Sen. AVELLONE e poi... La maggior parte di questi aderivano al correntone che faceva capo al Sen. FANFANI a ROMA.
P.M. SCARP.: ricorda l'episodio che riguardava l'ON. GIOIA? In particolare?
PENNINO G.: ma io l'On. GIOIA...
P.M. SCARP.: sulla ... speculazione? ....(sovrapposizione di voce dal teste).
PENNINO G.: ma io... come ho detto non l'ho incontrato in quell'epoca però, mi ha parlato di questo, credo, se non rammento male GIACINTO MAZZARA e mi disse, facendo il nome di GIOIA pure insieme a quello di LIMA, a quello di TOMMASO BUSCETTA, di mio zio, non rammento se fosse fatto anche quello dei fratelli LA BARBERA, che furono al centro di una speculazione a quell'epoca, che aveva, come oggetto, un terreno che era sito nei pressi della VILLA D'ORLEANS. Al centro di quella operazione c'era pure un... un certo NINO SORCE detto "'U RICCU", il ricco "'U RICCO", che io ho saputo essere uomo d'onore ma che non ho mai conosciuto. L'oggetto di questa speculazione, io non ne so con precisione i contenuti ma, trattandosi di un terreno doveva essere una speculazione edilizia. Mi disse proprio, in particolare, l'interlocutore che me ne parlò, mi disse: ci avevano tanto denaro e di stancavano di contarlo, in contanti. Ecco questo il particolare che rammento. Non so dire altro o in merito perché non mi è stato riferito nè avevo interesse a chiedere.
P.M. SCARP.: Dottore, SALVO LIMA rimase sempre nella corrente fanfaniana?
PENNINO G.: no, SALVO LIMA rimase alla corrente fanfaniana fino al 1968. In quel... proprio nel '68 transitò nella corrente che fa capo all'On. ANDREOTTI e che vi rimase fino alla morte. E rammento che io non facevo parte di questa corrente, in quanto svolgevo l'attività di sindacalista e all'epoca ero vicino... vicino alle posizioni dell'On. SINESIO, On. MUCCIOLI, in parte all'On. NICOLETTI. E trapelò all'esterno vistosamente questa rottura in quanto in quella ricorrenza elettorale SALVO LIMA riportò più voti elettorali del suo capo corrente.
PRESIDENTE: precisi la ricorrente elettorale.
PENNINO G.: 19... le elezioni nazionali.
PRESIDENTE: del?
PENNINO G.: 1968.
PRESIDENTE: '68. Prego.
PENNINO G.: sei otto, forse la mia pronuncia un po' meridionale.
PRESIDENTE: no, no, prego, prego.
PENNINO G.: del '68. In quell'occasione vi fu una palese rottura e, addirittura, il grosso accorpamento che faceva capo all'On. GIOIA ebbe il primo scossone. Si ebbe a dividere in tanti gruppi. Difatti una parte degli aderenti a tale gruppo, insieme all'On. LIMA, confluirono nella corrente che faceva capo a ROMA all'On. ANDREOTTI, altri, rammento per esempio l'On. NICOLETTI, che insieme... che fra l'altro figlio dell'Ing. NICOLETTI, noto esponente alla Democrazia Cristiana, nonché, nonché Ingegnere Capo al Comune di Palermo e che era stato messo in lista nella precedente ricorrenza... ricorrenza per le elezioni regionali è stato eletto insieme a SALVO D'ACQUISTO, a MARIO D'ACQUISTO scusate, in quell'occasione anche il NICOLETTI si distaccò dal correntone, insieme ad AVELLONE, al Sen. AVELLONE, che se non rammento male era, fra l'altro, oriundo di PARTINICO e sviluppava la sua attività nel partinicotace, sopratutto. Ma era, addirittura, figlioccio dell'On. GIOIA. Questi due costituirono la corrente in Sicilia che faceva capo all'On. DONAT CATTIN Anzi, poi, questa corrente si divise in due tronconi: Forze Nuove e Nuove Forze e, mi sembra, che questi due rimasero con For... con Nuove Forze. Mentre il predetto SINESIO con cui avevo... intrattenevo dei rapporti perché era stato colui che mi aveva dato la con... una convenzione specialistica... fatto ottenere una convenzione specialistica nel '64 per la mia attività professionale con la Cassa Marittima Meridionale, rimase al seguito di... al seguito di DONAT CATTIN e negli... alla fine degli anni '80 o inizio '81 poi transitò anche lui nel corrente andreottiana, il SINESIO. Quindi questo è...
P.M. SCARP.: Dottore lei ha detto che, prima di questa frammentazione in correnti, vi era un unico correntone, quello fanfaniano.
PENNINO G.: sì.
P.M. SCARP.: ma prima di questa fase, prima della corrente fanfaniana, quali erano le correnti della D.C. a PALERMO?
PENNINO G.: correnti io non penso che ce ne fossero. O se c'erano non erano di mia conoscenza. Invece, posso dire che, all'epoca, era l'epoca che io posso considerare dei "grossi notabili". Cioè a dire che avevano spazio alle varie elezioni, sopratutto, quelli principali, quali le senatoriali, le nazionali, i grossi notabili. Erammento l'On. RESTIVO, l'On. VOLPE che, fra l'altro, era un associato di "COSA NOSTRA". Rammento... rammento l'On. SCELBA, L'On. ALDISIO. Anzi, a proposito dell'On. SCELBA, rammento che era stato anche Ministro degli Interni. Dopo quell'epoca, si... la Democrazia Cristiana si strutturò in correnti, tant'è che non ebbero più grosso peso questi notabili ma avevano peso le correnti organizzate, che consentivano a coloro che entravano nelle loro fila di potere assumere... di poter essere messi in lista, di avere delle quote di potere. A tal'uopo cito un esempio caratteristico: l'On. SCELBA, che rimase sempre un notabile, l'ultima volta che si ebbe a candidare, si ebbe a candidare se non rammento male alle elezioni europee e, addirittura, con tutto il suo curriculum, tutti i suoi precedenti di grande notabile, non venne, non venne eletto. E allora che abbiamo parlato del MINISTRO RESTIVO...
PRESIDENTE: non ricorda quali erano queste elezioni?
PENNINO G.: presumo quelle del '79, presumo. Presumo ma non sono sicuro di questo. Credo le prime elezioni europee che si siano svolte. Di tant'è che parlando di "COSA NOSTRA" mentre prima, appunto, avevano inserito in questo contesto il CALOGERO VOLPE, un certo TANO DI LEO che era pure organico in "COSA NOSTRA", erano vicino alle posizioni del MINISTRO RESTIVO perché il MINISTRO RESTIVO si ass... era... era amico di un certo MINEO di BAGHERIA, che gli era molto amico e che, addirittura, per fare le cortesie agli altri coassociati dovevano passare attraverso di lui. Successivamente, con il potere delle correnti "COSA NOSTRA" si orientò differentemente. Lasciò i notabili e si... preferì proprio appoggiare delle persone che avessero un ruolo nelle correnti, in quanto determinavano le quote del potere. Determinavano... determinavano le candidature, determinavano le nomine dei vari consigli di amministrazione nelle aziende, in altri istituti di credito e così via. Quindi ci fu anche un orientamento di "COSA NOSTRA".
P.M. SCARP.: può fare una...
PENNINO G.: un adeguamento ed un adeguamento alle nuove realtà di potere. "COSA NOSTRA"... Se vuole posso continuare?
P.M. SCARP.: sì, se può fornire delle esemplificazioni concrete, come interferiva "COSA NOSTRA", se interferiva nella vita delle sezioni o nei congressi provinciali?
PENNINO G.: e io posso dire questo...
P.M. SCARP.: nella gestione delle correnti.
PENNINO G.: "COSA NOSTRA" è sempre andata con il potere. Tant'è che anche quanto io non ero formalmente affiliato, ho potuto notare, perché gravitavo in quegli ambienti che gli stessi... che gli stessi appoggiavano soltanto quei partiti che alle varie epoche erano al potere. Prima PARTITO MONARCHICO e il partito... e la DEMOCRAZIA CRISTIANA, poi la DEMOCRAZIA CRISTIANA, il PARTITO LIBERALE, il PARTITO REPUBBLICANO, il Socialdemocratico. Poi, successivamente, il PARTITO SOCIALISTA, perché nei primi tempi, addirittura, c'era una riluttanza a far votare i gravitanti mnell'ambito di "COSA NOSTRA" contro il PARTITO SOCIALISTA. E questo si andò evolvendo sempre, con un criterio particolare. Con un criterio che...
PRESIDENTE: non contro, in favore del PARTITO SOCIALISTA, c'erano...
PENNINO G.: sì, sì.
PRESIDENTE: c'erano...
PENNINO G.: prima contro poi a favore, quando entrò nell'arco di governo al quadripartito, anche il PARTITO SOCIALISTA ebbe i suoi suffragi. E, indipendentemente dall'azione, citerò... presso le sezioni di cui citerò alcuni particolari, lasciava oltre... lasciava liberi gli adepti, chiamiamoli adepti, coassociati, qualora avessero delle esigenze particolari che si potevano essere discordanti dall'indirizzo del capo famiglia o dal mandamento, di poter votare delle persone a loro amiche che gravitavano in quell'ottica. Tant'è che due consociati alla mia famiglia, il predetto VASILE e LOMBARDO SEBASTIANO detto "IANO", avevano due amici: l'uno ARISTIDE GUNNELLA e l'altro un certo PARRINO che erano tutti e due aderenti al PARTITO REPUBBLICANO ITALIANO. E si adoperavano durante le campagne elettorali a favore di questi loro... loro amici. Tutto questo regime di libertà durò fino al 1987, epoca in cui, con mio grande stupore, ci fu in "dik tat" di "COSA NOSTRA" per votare, almeno, diciamo, nelle zone in cui io operavo, a favore del PARTITO SOCIALISTA. Venne da me il coassociato GIOVANNI DRAGO a parteciparmi che dalle alte sfere, che era a tutti i livelli il... la parola d'ordine di votare per il PARTITO SOCIALISTA, perché a suo dire, c'era un impegno dell'On. MARTELLI e del PARTITO SOCIALISTA a risolvere i problemi di "COSA NOSTRA". Tant'è che mi diffidò perché io gli ebbi a dire che non mi sentivo di votare PARTITO SOCIALISTA perché la mia ideologia, la mia collocazione era democristiana, quindi. E allora mi disse: "guardi, lei faccia quello che crede, però io le posso dire... la sto diffidando a non interessarsi, in quanto c'è l'ordine di scuderia di votare per il PARTITO SOCIALISTA". E precisamente aveva dei fac-simili che portavano una quaterna, in testa l'On. MARTELLI, seguita da un certo FIORINO, da REINA e da ALAGNA. Ebbe anche ad invitarmi ad una riunione che si sarebbe tenuta, se non rammento male, in un locale sito a BRANCACCIO o là vicino in VILLA BAGNASCO, io gli ebbi a dire che non sarei andato. Poi mi fu riferito da un paio di coassociati, rammento un certo LO IACONO e un altro, mi sembra, LOMBARDO, che in effetti c'era stata la riunione e avevano partecipato un centinaio di persone.
PRESIDENTE: il soggetto è sempre DRAGO che le riferì queste cose?
PENNINO G.: no.
PRESIDENTE: no. E chi è?
PENNINO G.: mi ha riferito... mi ha posto l'invito. Dei partecipanti che andarono alla... mi fu riferito da due coassociati, uno lo rammento benissimo, era LO IACONO, credo ANDREA, che era mio cliente, e l'altro mi sembra si rammentare che fosse stato LOMBARDO IANO, che mi disse che avevano partecipato un cento persone, tutti gravitanti nell'ambito di "COSA NOSTRA". Anzi mi fece... che a MARTELLI non c'era voluto andare e che forse c'era andato un certo DI MARTINO che, a loro dire. poteva es... poteva essere il Presidente alla CAMERA DI COMMERCIO, del relato. Io non so altro in merito. Questo fu l'unico caso in cui "COSA NOSTRA" dette delle direttive tassative in tal senso. Tant'è che io avendo paura continuai a fare l'attivista alla DEMOCRAZIA CRISTIANA ma non andai nelle borgate, in quell'occasione. Mi occupai di PUMILIA,di ALESSI, mi occupai di SINESIO, per il mio vecchio debito che, diciamo, d'onore e riconoscenza che avevo nei suoi confronti. Mi occupai ma in città. Ho fatto delle riunioni a VILLA AIROLDI per l'On. PUMILIA, ma non mi sono permesso di inviare nessun coassociato e nessun aderente... e nessun contiguo agli ambienti criminali, bensì persone civili vicini a me, alle posizioni... al mio mondo del lavoro. Dove... dove... quindi l'ho dovuto fare in sordina anche per preoccupazione per la mia incolumità. Successivamente, invece, questo stato di cose non si realizzò più e ritornammo all'antica. Cioè di potere votare purché non si votasse per quegli ambienti che... erano politici per quei partiti che erano contro, ufficialmente e di fatto contro "COSA NOSTRA".
P.M. SCARP.: Dottore può fornire degli esempi concreti di casi in cui esponenti di "COSA NOSTRA" hanno interferito, se hanno interferito, sulla vita delle sezioni della D.C. o sui congressi provinciali della DEMOCRAZIA CRISTIANA?
PENNINO G.: io sì, io per esperienza diretta posso citare, ad esempio TOTO GRECO detto il "SENATORE". Perché io fui nominato nel 1978 Segretario di Sezione di CIACULLI, della Sezione di CIACULLI. E si fece una riunione, la riunione per il congresso... uno dei congressi provinciali, e fu tenuta alla ZAGARELLA nonostante che ufficialmente tale sezione doveva essere in locali siti in una via che si chiamava VIA CASSARO BONANNO, in cui io passando vedevo la targa della Democrazia la... le... l'emblema della DEMOCRAZIA CRISTIANA. Poi ebbi a sapere che, fra l'altro, questo emblema serviva per un circolo ricreativo di persone di fiducia di GRECO TOTO e non era mai stato utilizzato per riunioni di partito. Questa riunione venne fatta, venne tenuta alla FAVARELLA partec...
PRESIDENTE: alla?
PENNINO G.: FAVARELLA.
PRESIDENTE: avevo capito ZAGARELLA.
PENNINO G.: FAVARELLA.
PRESIDENTE: ...avevo capito l'HOTEL ZAGARELLA.
PENNINO G.: mi scusi ma, ma è il sopore per le mie condizioni di malattia, un certo sopore, quindi anche se, certe volte, non ho il linguaggio preciso e perché ho una certa dislalia.
PRESIDENTE: quindi FAVARELLA?
PENNINO G.: FAVARELLA. La tenuta di proprietà dei GRECO. Dove, oltre a me, al GRECO all'ex Segretario di Sezione ROSARIO ZARCONE, un suo amico che non rammento le fattezze somatiche, proprio amico intimo del GRECO, mi sembra che si chiamasse GAMBINO, c'erano altre due persone. Lui decise che delle cinque deleghe...
PRESIDENTE: lui chi?
PENNINO G.: lui, SALVATORE GRECO, decise che delle cinque deleghe che spettavano alla Sezione per il quorum degli iscritti, così come previsto dalle norme statutarie del partito, tre le avocava a sè per la corrente fanfaniana e due li dava a me per la corrente cianciminiana, perché lui faceva parte della corrente fanfaniana da sempre ed era vicino alle posizioni e dell'avv.... del Sen... dell'On. GIOVANNI GIOIA e anche dell'Avvocato LUIGI GIOIA che, successivamente subentrò al fratello nella gestione della corrente. E, sopratutto, era vicino a GIUSEPPE INSALACO. Tant'è che quelle deleghe, disse, servono per INSALACO, per fare bella figura, noi dobbiamo prendere la nostra corrente all...
PRESIDENTE: quale anno era? In quale anno eravamo?
PENNINO G.: non rammento, presumo che sia quello del '79.
PRESIDENTE: quindi congresso provinciale del '79.
PENNINO G.: poteva essere anche quello dell'81, di questo non sono certo.
PRESIDENTE: va bene.
PENNINO G.: Poi perché non rammento neanche se nel '79 ci fu il congresso, io rammentavo allora '79, poteva essere anche quello dell'81. Però, posso assicurare che in quel contesto SALVATORE GRECO venne anche alla ZAGARELLA perché fu da me incontrato...
PRESIDENTE: alla FAVARELLA.
PENNINO G.: alla ZAGARELLA, dove si tenne...
PRESIDENTE: stavolta è ZAGARELLA.
PENNINO G.: sì, dove si tenne il congresso della DEMOCRAZIA CRISTIANA e dove potei notare che aveva rapporti con numerosissimi uomini della DEMOCRAZIA CRISTIANA. Questo...
P.M. SCARP.: Dottore lei ha...
PENNINO G.: poi lei mi diceva...
P.M. SCARP.: prego.
PENNINO G.: ...mi scusi se part-ion... oppure in altre elezioni, questo? Mi ha posto una domanda?
P.M. SCARP.: sì.
PENNINO G.: lei mi disse se c'erano esperienze dirette di interessamento, intenzioni di "COSA NOSTRA" e di altre... mi ha detto qualcos'altro, non ho capito.
P.M. SCARP.: no, la domanda era: se c'erano interferenze di "COSA NOSTRA" nella vita delle sezioni della DEMOCRAZIA CRISTIANA e nello svolgimento dei congressi provinciali della DEMOCRAZIA CRISTIANA e in genere la vita delle correnti e del partito.
PENNINO G.: eh, eh, appunto. Glielo debbo anche aggiungere alcune cose. C'erano anche delle correnti. Addirittura dei... dei personaggi che erano aderenti a "COSA NOSTRA" che addirittura facevano parte del partito, alla segreteria provinciale. All'uopo cito FERDINANDO BRANDALEONE, uomo d'onore, FRANCESCO MINEO dott. FRANCESCO MINEO di BAGHERIA che faceva parte del Comitato Provinciale della DEMOCRAZIA CRISTIANA.
P.M. SCARP.: ho capito. Lei ha conosciuto VITO CIANCIMINO e se sì, quali sono stati i suoi rapporti con lui?
PENNINO G.: io ho conosciuto VITO CIANCIMINO, conoscevo VITO CIANCIMINO di vista, quando lui gravitava nella corrente fanfaniana. L'ho avuto presentato personalmente nel 1970 in occasione che lui era candidato alle elezioni comunali e mi venne presentato da due amici miei. Uno defunto che è il Dottor LO FORTE dinuovo processato anche segretario della Democrazia... provinciale della DEMOCRAZIA CRISTIANA, e un altro, l'Avvocato NATALE MESSINA.
PRESIDENTE: NATALE?
PENNINO G.: NATALE MESSINA. Che, fra l'altro era anch'egli consulente del Patronato INAS di cui io ero consulente. Me lo ebbero a presentare in quell'occasione, perché lui mi aveva voluto conoscere per avere un aiuto elettorale. In quell'occasione io non glielo potei dare perché avevo impegno con i sindacalisti. Però consigliai a SALVATORE BRONTE che mi aveva chiesto lo stesso aiuto e che io non gli potei dare per quel mio impegno, in quanto ero collocato nella corrente... nella corrente, ero vicino ai sindacalisti, ero sindacalista, e invitai lo stesso BRONTE a fornire aiuto al predetto CIANCIMINO. Tant'è che, successivamente, quanto BRONTE si ripresentò alle elezioni comunali del '75 e il CIANCIMINO non fu messo in lista, il CIANCIMINO collaborò in maniera fattiva insieme a me all'elezione del BRONTE che ebbe un buon... un buon successo. Lo stesso BRONTE faceva parte della corrente fanfaniana e poi transitò al seguito di CIANCIMINO nel gruppo autonomo e nelle varie escursioni successive. Quindi io l'ho conosciuto in quell'occasione, però avevo intravisto il suo attivismo nel partito nella corrente fanfaniana. Lo stesso CIANCIMINO non transitò in altre correnti nell'anno 1968, ma rimase al seguito di... dei fanfaniani. Soltanto nel 1975 poiché non fu messo in lista perché allora erano venuti fuori i verbali della COMMISSIONE ANTIMAFIA in cui... che lo compromettevano molto, la DEMOCRAZIA CRISTIANA in quell'occasione ebbe a dire ufficialmente che non si riproponevano coloro che avevano presentato... coloro che avevano avuto tre... avevano... erano stati eletti per tre volte. Ma lo scopo non era quello. Lo scopo era quello di non mettere CIANCIMINO in lista. CIANCIMINO costituì un suo gruppo, contribuì all'elezione di sette candidati comunali e di due consiglieri provinciali.
PRESIDENTE: quindi siamo nel '75?
PENNINO G.: '75, '75. E, successivamente, distaccò le sue posizioni dai fanfaniani, passando in autonomia. Cosicché in quell'epoca noi avevamo, oltre alle correnti che avevano referenti nazionali, quali quelle dell'On. NICOLETTI, quella del... che poi è quella dell'On. LIMA, quella dell'On. FANFANI. Nel frattempo c'erano pure i dorotei, altre correnti piccole che io non rammento con esattezza. C'era questo gruppo autonomo che pur avendo una grossa rappresentanza nel partito locale, parliamo di PALERMO, come iscritti e numerosi e numerosi consiglieri comunali e consiglieri provinciali, aveva una sua collocazione autonoma. Tant'è che non entrò nelle determinazioni degli assessorati in un primo tempo. Poi mi fu riferito, successivamente, ed ebbi cognizione anche all'epoca, non partec... pur facendo parte ancora del loro gruppo, che l'Onorevole... il VITO CIANCIMINO, per entrare nel potere comunale e provinciale, faceva parte del partito in quanto, se non rammento male era dirigente degli Enti Locali, ebbe ad avere un con... un incontro con l'On. ANDREOTTI, presumo a ROMA, perché, successivamente infatti me lo raccontò lo stesso CIANCIMINO, per lui LIMA in quell'epoca non era affidabile, in quanto era stato colui che aveva rovinato tutti perché uscendo dal correntone di FANFANI, aveva frazionato quel gruppo. Di conseguenza non intercorrevano rapporti, erano quasi, quasi in conflittualità. Dopo l'incontro con l'On. ANDREOTTI, che garantì di questo accordo, anche se ancora il CIANCIMINO non aveva aderito alle posizioni dell'On. ANDREOTTI nel gruppo di LIMA, questo si verifica nell'80, ebbe le garanzie romane di poter operare come gruppo autonomo, tant'è che inserì due suoi uomini che, se non rammento male, nell'amministrazione provinciale. E cominciò a entrare nella gestione del potere. Gestione del potere, di concerto con LIMA, di concerto con GIOIA e i suoi rappresentanti, di concerto con NICOLETTI, nel frattempo credo che ci fosse stato il gruppo di PIERSANTI MATTARELLA, e dei dorotei e così via. Perché lui riteneva ANDREOTTI una persona degna, degnissima, di stima e un GRANDE GARANTE. Questo ne posso dare atto perché sono parole esternatemi dal CIANCIMINO, nell'anno successivo.
PRESIDENTE: di un grande?
PENNINO G.: di un grande... di GRANDE STIMA.
PRESIDENTE: e poi aveva aggiunto un'altra...
PENNINO G.: di questo sono sicuro, perché mi sono...
PRESIDENTE: no, no, ha detto di grande stima e poi ha aggiunto un'altra parola che io non ho sentito.
PENNINO G.: GARANTE, UN GRANDE GARANTE, GARANTE.
PRESIDENTE: ah, garante.
PENNINO G.: garante. Garante degli accordi, ecco.
PRESIDENTE: ho capito.
PENNINO G.: Ora, successivamente, io ebbi ad entrare nel gruppo CIANCIMINO perché mi fu offerto dal... dal SALVATORE BRONTE mio amico, di accettare un incarico come Presidente della Cassa di Soccorso e Malattia per i dipendenti dell'A.M.A.T, una cassa di recente istituzione che erogava assistenza specialistica e generica ai dipendenti di quella Cassa. Siccome era venuto meno, era morto il Presidente PICONE, fra l'altro un uomo d'onore, come mi fu riferito successivamente che aderiva al gruppo CIANCIMINO ed era presidente contemporaneamente di questa Cassa e dell'acquedotto di PALERMO, che poi prese, l'azienda dell'acquedotto di PALERMO, che poi prese il nome di A.M.A.P., era venuto meno, mi si offrì questa opportunità, anche perché i componenti del consiglio di amministrazione di quella Cassa erano stati denunziati tutti perché erano degli incompetenti in quel particolare settore tecnico. Io chiaramente accettai l'invito però mi recai da CIANCIMINO per sapere se mi potevo muovere con libertà, quali erano le mie competenze e lo stesso mi ebbe a dire che: erano tutti denunziati, che necessitava un tecnico per riequilibrare, io dissi guardi che, dato che allora ci davamo del lei, poi ci siamo dati del tu, "guardi che io impegni posso soltanto riordinare la cassa e poi andare via", dice: "va be', io ne devo parlare con LIMA perché allo stato attuale funge da presidente il direttore dell'A.M.A.T., un certo <<FIFI' O SISI'>> uomo di LIMA e quindi devo chiedere il suo assenso in merito a questo". Mi riferì successivamente che aveva parlato con LIMA che aveva ricevuto il suo assenso, anzi che era felicissimo del suo riavvicinamento, del mio riavvicinamento alle posizioni del partito, in quanto mi conosceva fin da ragazzo. E si riunì la cassa di, il consiglio di amministrazione alla cassa e mi nominò presidente. Io per sei mesi circa riorganizzai la cassa e poi mi dimisi, dato i miei numerosi impegni e mi subentrò l'Avvocato UMBERTO ALBANESE che era legale della cassa e che io designai come persona qualificatissima per continuare il lavoro da me intercorso. Tra l'altro l'ALBANESE era cognato dell'attuale senatore LA LOGGIA e cognato di ATTILIO RUFFINI e genero di PEPPINO LA LOGGIA. In quel periodo io entrai a far parte del gruppo CIANCIMINO e notai che quel gruppo non è che era...
PRESIDENTE: vediamo l'anno, che anno siamo?
PENNINO G.: 1977.
PRESIDENTE: quindi lei entra nel gruppo CIANCIMINO nel '77 va be'.
PENNINO G.: comincio a frequentare la casa CIANCIMINO perché le riunioni dei consiglieri comunali, provinciali e del consigliere regionale FRANCESCO MAZZARA, dei segretari di sezione e di alcuni componenti del consiglio di amministrazione rammento un certo COMMIGLIANI e DIELI, si tenevano a casa del CIANCIMINO, dove io ero deluso, molto deluso in quanto lungi di parlare di proposte sociali, di proposte politicamente valide, si parlava di, lui dettava delle disposizioni su problemi di potere locale ai vari consiglieri comunali e rappresentanti, ed ero molto deluso. Andando avanti in queste riunioni insieme a me c'erano anche altri professionisti, alcuni medici, alcune persone responsabili che non potevano accettare un'attività politica di tale entità, molto riprovevole. E allora nelle varie riunioni si decise di trovare una collocazione in una corrente che avesse una diramazione nazionale e un garante nazionale. La prima decisione fu quella che una delegazione, che fu scelta dalle persone dei due medici: FRANCESCO PAOLO MAZZARA e FRANCESCO ABATE, che erano l'uno consigliere regionale e l'altro consigliere provinciale, a nome di tutto il gruppo dovevano andare a Roma per avere un colloquio con DONAT CATTIN per vedere se tutto il gruppo poteva e voleva essere inglobato nella corrente di forze nuove e quindi garantito dallo stesso. Vennero a riferire gli stessi che DONAT CATTIN sarebbe stato felice ed era pronto ad inglobare i predetti nella sua corrente purché il CIANCIMINO non ne facesse parte ufficialmente, perché lo riteneva compromesso, in quanto era venuto fuori il suo nome nella prima commissione indagini sui problemi della mafia. Proprio in quel tempo, mentre si doveva fare la riunione per decidere il passaggio dalla posizione autonoma a quella correntizia, io fui chiamato dal mio capo rappresentante in quanto già ero stato, almeno da un tre anni, due anni, tre anni, affiliato a "COSA NOSTRA", esattamente a GIUSEPPE DI MAGGIO. Il quale non faceva politica e mi ebbe a dire: "sai tu avresti niente in contrario se qualora nella riunione che terrete a casa di CIANCIMINO, in cui si dovrà decidere l'adesione ad una corrente di aderire alla corrente di ANDREOTTI? Il fatto mi stranizzò, prima perché il mio rappresentante non si occupava di politica, se non la faceva per quello che richiedevo io.
PRESIDENTE: vuole ripetere? Il suo rappresentante?
PENNINO G.: non faceva politica, in quanto l'aveva fatto soltanto prima che io fossi addirittura combinato per un mio amico, SALVATORE BRONTE e come partecipazione alla mia richiesta e poi avevo visto che non s'interessava di politica, secondo perché non conosceva il CIANCIMINO all'epoca, in quanto e questo l'ho potuto anche verificare successivamente, mi stranizzai, mi disse: "sarà fatta questa proposta, tu che ne pensi?" Io dissi che ero d'accordo in quanto sapevo, ero convinto che anche gli altri componenti del gruppo avrebbero accettato questa proposta. Perché l'interesse loro era: prima quello di avere un referente nazionale, secondo di avere un referente valido e stimato. E siccome nei discorsi intercorsi, poiché il senatore ANDREOTTI era venuto a PALERMO nel '79, aveva partecipato a delle riunioni in ricorrenza delle elezioni europee, il cui candidato era l'onorevole LIMA, ed era andato a, fu invitato alla "ZAGARELLA", io ero stato pure invitato alla "ZAGARELLA" ma non ero potuto andare, discutendo con gli altri, avevano avuto l'impressione, dai colloqui intercorsi dal comizio fatto da ANDREOTTI e per quello che lui rappresentava nel governo, di una persona altamente affidabile e di grande garanzia. Quindi ero certo che anche gli altri, una proposta del genere avrebbero...
PRESIDENTE: ma voi scusi, non ho capito bene, voi non eravate aderenti alla corrente di DONAT CATTIN?
PENNINO G.: no.
PRESIDENTE: ancora non l'avevate deciso?
PENNINO G.: no, bisognava decidere se aderire alla corrente di DONAT CATTIN o ad altre correnti, però la proposta veniva dai due, dal DUO ABATE-MAZZARA perché avevano avuto la disponibilità di DONAT CATTIN e veniva preclusa sola a...
PRESIDENTE: a CIANCIMINO
PENNINO G.: eh, sola a CIANCIMINO la partecipazione ufficiale. Io non mi... faccio presente che il CIANCIMINO allora era dirigente degli locali al partito, quindi in quel caso doveva anche dimettersi e andarsene, farsi l'imprenditore, curare le sue cose. Ah, a questo punto... io anche pensando a questo mi reco alla riunione e rammento... mi sono rammentato anche di un particolare che prima non avevo citato. Proprio in quella occasione mi ebbe a dare un passaggio il CIANCIMINO e mi disse: "guarda, io farò la proposta di aderire alla CORRENTE ANDREOTTI, tu hai niente in contrario?" Io dissi: "io non ho nulla in contrario. Perché sai, nel caso in cui dovessimo aderire alla corrente di DONAT CATTIN io non posso più operare nel partito e non mi sembra giusto, né corretto che io debba essere sempre un capro espiatorio di tutti; mentre nel caso di ANDREOTTI io lo conosco da tanto tempo, io lo conosco perché ho avuto incontro e a suo tempo garantii le mie posizioni nell'amministrazione comunale e provinciale rispetto a LIMA, io posso dire che è una persona seria e che offre maggiori garanzie", dissi: "guarda, a me non interessa, io non ho interesse di fare attivismo nel partito, sono qua voglio collaborare in tutti i sensi, formula la proposta e io sono con te". E lui formulò la proposta e fu accettata da tutti.
PRESIDENTE: Quindi in che anno siamo?
PENNINO G.: inizio 1980.
PRESIDENTE: '80, prego.
PENNINO G.: inizio 1980 e il gruppo di CIANCIMINO transitò con LIMA negli andreottiani, tant'è che alle successive elezioni che si svolsero, comunali e provinciali, si svolsero dopo qualche mese, CIANCIMINO mise nella corrente andreottiana alcuni suoi uomini, se non rammento male, sette nel consiglio comunale e tre nel consiglio provinciale, come andreottiano, come andreottiano. Successivamente verso la fine del 1981 il predetto comunicò in una riunione, che questa volta non si svolse a casa sua ma fu alla villa di MONDELLO che aveva deciso d'interrompere i rapporti con ...
PRESIDENTE: la villa di MONDELLO sempre di CIANCIMINO?
PENNINO G.: sempre di CIANCIMINO. I rapporti con il gruppo andreottiano e anche con LIMA e di ripassare in autonomia. La maggior parte di noi si guardò in maniera strana. Mentre prima aveva fatto finta, mi scusi, di accettare una dichiarazione democratica, un momento poi d'amblé, fece questa dichiarazione. Io per quello che era la mia parte non accettavo di ritornare in una situazione oltremodo opprimente, senza un garante, senza una proposta politica socialmente valida, senza che venissero affrontate le nostre tematiche dal'alcun. Per cui ritornai al GIUSEPPE DI MAGGIO, il quale mi aveva dato quell'indicazione, questa volta lo trovai titubante, quasi riluttante. Mi disse che gli aveva... stata male, non si voleva occupare; capii che nell'ambito dell'organizzazione la sua persona cominciava ad avere...
PRESIDENTE: organizzazione criminale.
PENNINO G.: criminale, cominciava ad avere delle difficoltà. Premetto, che fra l'altro, io avevo accompagnato, mentre ero andreottiano in quell'epoca, dopo l'indicazione che lui mi aveva dato, tanto il DI MAGGIO quanto il MICHELE GRECO, che tutti e due mi avevano dichiarato che non conoscevano il CIANCIMINO proprio a causa del CIANCIMINO. Dove il GRECO ebbe a preannunziare che ABATE, GIUSEPPE ABATE gli doveva indire una riunione di alcuni proprietari di pozzi e dove gli ... a richiedere se era possibile coprire il fiume ORETO sui ponti. Cioè a dire da quel tratto che va dalla VIA ORETO al CORSO DEI MILLE, fino alla VIA MESSINA MARINE. CIANCIMINO a quell'epoca rammento che gli rispose che se n'era fatto uno studio, che c'erano pericoli d'inondazione, per cui era difficile ma che se ne sarebbe occupato. Ecco quindi, né il GRECO, né il DI MAGGIO.
PRESIDENTE: GRECO?
PENNINO G.: MICHELE. Né GRECO, né il DI MAGGIO all'epoca del mio, del nostro passaggio nella corrente andreottiana conoscevano il CIANCIMINO. Perché io poi, successivamente nel corso di quell'anno glieli ebbi a portare a casa, glieli ebbi a presentare. Quindi anche in rapporto alla nuova conoscenza che si era realizzata io andai da DI MAGGIO, e DI MAGGIO praticamente mi aprì le braccia e allora io andai da MICHELE GRECO il quale, onor del vero, mi ascoltò. Dissi che la situazione in cui mi trovavo non mi garbava, che avevo accettato l'indicazione di DI MAGGIO prima di andare alla corrente andreottiana che mi stava bene, però non desideravo fare politica in quella... "Vediamo ti darò una risposta". Tant'è che mi mandò al mio studio un mio coassociato SAVOCA VINCENZO, SAVOCA ENZO DETTO "'U SIDDIATO", il quale mi disse che l'indomani sarebbe venuto a prendere per portarmi in un posto, non mi preannunciò dove. Mi venne a prendere con una macchina di piccola cilindrata e mi porto nel territorio di BAGHERIA. Cerco di essere prolisso, di essere prolisso e non dilungarmi nei particolari.
PRESIDENTE: no sintetico allora vuole dire.
PENNINO G.: ecco, quindi sono andato in un magazzino, sito alla fine del tratto che collega BAGHERIA al..., all'ASPRA e sulla sinistra ebbi ad incontrare una persona che mi fu presentata come PROVENZANO BINO o il "RAGIONIERE". Questa persona a cui io cominciai ad illustrare la mia situazione, m'interruppe in maniera, oserei dire molto sgarbata e arrogante, dicendomi che dovevo stare al mio posto, che non dovevo sobillare gli altri, che la situazione stava bene, quindi che non se ne parlava neanche e di non fomentare alcuna ribellione nel gruppo di CIANCIMINO. Io ero impaurito me ne andai, anzi mi disse che era stato lui che mi aveva fatto una telefonata anonima, che effettivamente mia moglie aveva ricevuto, minacciando che non dovevo andare a un congresso provinciale, minacciando i miei figli, io pensando allora che si trattasse di un mitomane, avevo detto a mia moglie: "stai tranquilla", e in quell'occasione pensai che era stato proprio il CIANCIMINO ad indurre il PROVENZANO a farmi quella telefonata, perché forse si preoccupava che entrassi nel comitato provinciale, ma non è lungi da me questa aspirazione. Ed io, mi scusi l'espressione volgare, da pauroso qual ero, con la coda si dice "in mezzo alle cosce", me ne andai subendo quella situazione. E dovendo subire di stare con CIANCIMINO.
PRESIDENTE: insomma sostanzialmente PROVENZANO che cosa...
PENNINO G.: mi disse che dovevo stare con CIANCIMINO e che non dovevo assolutamente muovermi da quella collocazione. E quindi io per paura, dato lo spessore criminale del PROVENZANO e dato tutto il resto e data la situazione che si era venuta a creare in "COSA NOSTRA", il mio rappresentante aveva paura, era chiaro che il suo comportamento, il suo tentennamento era perché non aveva più una valenza neanche la nostra "famiglia". Il GRECO mi aveva indirizzato tramite un mio coassociato dal PROVENZANO, quindi io dedussi che meglio che me ne stavo tranquillo perché in quel momento non c'è. D'altronde parlava con tale competenza e con tale padronanza di linguaggio il PROVENZANO che...
PRESIDENTE: senta, lei quando parlò col PROVENZANO sapeva chi fosse il PROVENZANO?
PENNINO G.: ne avevo sentito parlare tanto del PROVENZANO, che era un grosso uomo d'onore di CORLEONE.
P.M. SCARP.: Dottore stava dicendo che PROVENZANO parlava con grossa competenza, in che senso con grossa competenza?
PENNINO G.: con molta competenza dei problemi politici che riguardavano la politica eh. Cioè a dire lui non è che parlava di CIANCIMINO soltanto, parlava con professionalità anche delle situazioni di potere che c'erano, degli andreottiani, del gruppo autonomo, del gruppo doroteo, del gruppo dei mattarelliani, ecco una competenza, aveva, sembrava che avesse addirittura un potere decisionale nella politica di... nella politica di PALERMO, io questo, questa sensazione ho avuto, non rammento i particolari perché ero talmente, fra l'altro adombrato, dal trattamento ricevuto e mortificato che non mi sembrava l'ora di andare via. Allora ob-torto o collo subii quella situazione almeno fino al 1983, cioé all'epoca in cui si tenne il congresso regionale ad AGRIGENTO, dove il CIANCIMINO non...
PRESIDENTE: quindi si attuò questo distacco della corrente cianciminiana dal gruppo della corrente dell'Onorevole ANDREOTTI.
PENNINO G.: esattamente nel 1981. E quindi lui continuò a fare la sua politica come gruppo autonomo, come era in precedenza quando si era distaccato dai fanfaniani. La goccia che fece traboccare il vaso è stata proprio il congresso di AGRIGENTO, che determinò l'uccisione diciamo morale del gruppo di CIANCIMINO, in quanto fu completamente emarginato, poiché lo stesso era detentore di un pacchetto di tessere che, considerevole a livello provinciale, ma insufficiente a livello regionale, a determinare il quorum per poter ottenere dei rappresentanti nel comitato regionale, e mi spiego meglio. I regolamenti, lo statuto della DEMOCRAZIA CRISTIANA prevedeva che allorquando non si raggiungesse un quorum del 10% i voti andavano dispersi. Il CIANCIMINO aveva un pacchetto, lo chiamo azionario di tessere, di tessere pari circa al 3% nella rappresentanza regionale e quindi da solo non gli poteva scattare il quorum e automaticamente si perdevano i suoi voti. Lui tentò di accorparsi ad altri ma fu rifiutato, rifiutata, non presenziò si rammenta? Gli ho detto che non presenziò ma si teneva in contatto telefonico con ZANGHI', suo uomo di fiducia. Questo lo potei rilevare perché, non mi rammento se durò due o tre giorni il congresso, perché la domenica, ultimo giorno io andai con l'Avvocato ALBANESE, anzi accettai di essere messo in lista e farmi e farmi non eleggere purché si cadesse con dignità.
PRESIDENTE: siamo nell'83?
PENNINO G.: nell'83, si cadesse con dignità. Perché il CIANCIMINO dopo aver tentato con LIMA e con altri di essere messo in una lista comune, onde poter ottenere quei rappresentanti che scaturivano dal suo pacchetto di tessere, ed essendo stato emarginato, tanto da un gruppone che si era formato, tanto dalla corrente andreottiana, che se non rammento male in quella occasione presentò lista a sé, lista a sé. In quanto gli altri, gli altri, non volendo CIANCIMINO, non vollero formare un listone unico, perché in quel caso si potevano anche camuffare, riciclare uomini che erano di CIANCIMINO, quali potessi essere io, l'Avvocato ALBANESE o altri. Preferirono estinguere le loro posizioni alla corrente andreottiana che presentò la sua lista. Il CIANCIMINO ebbe a presentare la sua lista e noi non fummo eletti perché non raggiungemmo il quorum perché era stata intenzione anche del CIANCIMINO nei discorsi telefonici intercorsi con lo ZANGHI', eventualmente aveva detto di non presentare lista e di fare confluire i suoi voti nella corrente andreottiana. Al che noi, per la nostra dignità non abbiamo accettato questo stato di cose e abbiamo detto presentiamo la lista noi e cadiamo in piedi con dignità, con dignità anche se sappiamo che non abbiamo niente. Mentre per quanto concerne il, la nomina dei delegati al congresso nazionale per cui non necessitava alcun quorum e che si svolgeva subito dopo, contemporaneamente al congresso regionale, vennero eletti tre delegati della corrente di CIANCIMINO, il Dott. PALMIGIANO, il Dott. ZANGHI' e un altro che non rammento chi fosse. Questi tre andarono a votare per volontà di CIANCIMINO, che lo partecipò al gruppo, che diede questo, per la corrente andreottiana. Questo fatto che sembra strano per me non era per niente strano, in quanto in precedenti colloqui CIANCIMINO mi aveva detto che le tessere, le sue tessere, il pacchetto di tessere da lui gestito veniva pagato da LIMA. Anzi mi aveva precisato che nei primi contatti avuti con l'Onorevole ANDREOTTI...
PRESIDENTE: in che senso veniva pagato da LIMA, vuole spiegare meglio?
PENNINO G.: io allora dovrei parlare del sistema ditessere...
PRESIDENTE: no no, in pochissimo.
PENNINO G.: praticamente, gli amici di CIANCIMINO sia reali sia fittizi, per cui lui..., di cui lui si attribuiva nei congressi le tessere, siccome non venivano pagate dagli associati, quando una minimissima parte pagava la tessera, venivano pagate dai leader, del gruppo di CIANCIMINO pagava LIMA, per sua dichiarazione. E stavo dicendo, anzi mi aveva detto...
PRESIDENTE: gliel'aveva detto CIANCIMINO a lei?
PENNINO G.: sì sì sì, ripetutamente. Anzi mi aveva raccontato che questo datava a dopo l'incontro avuto con ANDREOTTI, quando lui era ancora in autonomia per avere, per avere un riconoscimento nel potere, nel potere palermitano, per ritornare ecco dalla conflittualità con LIMA alla concorrenza con LIMA. Mi scusi il termine tecnico è questo. Mi aveva detto che allora alla prima occasione glil'avrebbe pagato un certo imprenditore CALTAGIRONE di Roma. Successivamente invece fu LIMA a pagare le tessere del gruppo CIANCIMINO, e queste tessere erano abbastanza, non rammento il numero ma si trattava di un importo sicuramente superiore ai 50.000.000 (cinquantamilioni). Quindi io che sapevo di questa cosa non mi stranizzavo che il CIANCIMINO potesse dire ai suoi delegati, ai delegati del suo gruppo di andare a votare per ANDREOTTI perché era suo dovere votare per ANDREOTTI. Certamente dal punto di vista politico era qualcosa di, oserei dire di sconcertante, e indubbiamente c'erano dei rapporti sotterranei che intercorrevano fra il CIANCIMINO e il LIMA, ma non erano apparenti, dicono erano sotterranei perché il loro rapporto, anche se lui in un primo tempo non aveva fiducia a LIMA e poi per questa fiducia è stato garante il senatore ANDREOTTI, successivamente erano divenuti non più di conflittualità ma diciamo pure di concorrenza politica. Concorrenza politica che in un certo tempo addirittura di identità politica, quando lui per un certo periodo fece parte integrante degli andreottiani. Quindi per me non era affatto strano, anche poi. Perché in un'occasione il fatto che fu confermato anche dal Dott. GRAFFAGNINI NICOLA, che è una delle persone di fiducia e segretario provinciale del partito per conto dell'Onorevole LIMA. Non so se...
PRESIDENTE: facciamo una sospensione..., oppure se deve concludere non so.
P.M. SCARP.: Presidente siccome c'è, siccome questo episodio dei rapporti con CIANCIMINO potrebbe concludersi nell'arco di 5, 10 minuti, se potesse continuare per altri 5, 10 minuti.
PRESIDENTE: va be', va bene.
P.M. SCARP.: vuole continuare Dottore, quindi che cosa succede dopo il congresso di AGRIGENTO.
PRESIDENTE: stiano comodi per cortesia.
PENNINO G.: mi dica che non sento.
P.M. SCARP.: quindi dopo il congresso di AGRIGENTO cosa succede lei resta nel gruppo di CIANCIMINO, va via.
PENNINO G.: no, io a quel punto ritorno, non potendo ritornare da MICHELE GRECO che mi aveva indirizzato da PROVENZANO, mi rivolgo al mio nuovo capo "famiglia", nuovo rappresentante che è nel 1983 era GIUSEPPE SAVOCA.
P.M. SCARP.: GIUSEPPE?
PENNINO G.: SAVOCA. Lo vado a trovare, quello mi ascoltò due minuti, poi disse: "fammi la cortesia, tu di politica a me non ne devi parlare, non ne voglio sentire neanche l'odore" e mi aprì le mani. Io non sapendo che pesci pigliare, perché se ritornavo da MICHELE GRECO ci sarebbe stato lo stesso iter, ero venuto a conoscenza che PINUCCETTO GRECO, GIUSEPPE GRECO detto "SCARPA", che aveva nei miei confronti una venerazione, per motivi che datavano da tempo, in quanto io gli avevo curato il padre, che era affetto da una gravissima malattia e per cui il mio interessamento aveva comportato il prolungamento della vita di costui almeno per un dieci anni, dodici anni, è affetto dal morbo di LEOBURGER per un'artrite sifilitica e l'avevo indirizzato in AMERICA dal famoso DE BACHEY, che aveva fatto un intervento, gli aveva consentito... aveva una devozione nei miei confronti, in quanto io frequentavo il Bar allora gestito dal padre e lui da ragazzo veniva spesso. Avevo sentito che PINUCCETTO GRECO aveva un ruolo di comando, anche se giovane, nel mandamento di CIACULLI e siccome ero stato anche anche medico della sua famiglia, di suo padre mi recai a cercarlo alla vecchia casa del padre. Trovai un suo congiunto e lo pregai di portarmi da lui. Quello in effetti mi diede appuntamento e mi portò dal predetto.
PRESIDENTE: quindi GRECO "SCARPA" questo si chiama.
PENNINO G.: GRECO "SCARPA". Le tengo a precisare che erano tutti "SCARPA" i GRECO di quel gruppo: il padre, il nonno, era un soprannome, un "giuri" che avevano tutti. A lui lo chiamavano anche "SCARPUZZEDDA".
PRESIDENTE: in che anno siamo?
PENNINO G.: 1983.
PRESIDENTE: '83. Quindi dopo il congresso...
PENNINO G.: subito dopo il congresso, subito dopo il congresso.
PRESIDENTE: congresso quale provinciale o quello nazionale. PENNINO G.: congresso regionale, in cui c'erano contemporaneamente i delegati per il congresso nazionale, quello di AGRIGENTO.
PRESIDENTE: sì, va be', prego.
PENNINO G.: e allora mi accompagnò là in un giardino, lui andò via, appena incontrai il GRECO con un codazzo di un centinaio di persone, in un giardino con due casolari, c'erano un centinaio di persone che dovevano parlare con lui, quindi avevano un'importanza incredibile. Pur non di meno per rispetto che aveva con me li allontanò parlò, io fui coinciso, gli dissi tutto quello che dovevo dirgli, la mia situazione politica, disse: "va bene me ne occupo io, non si preoccupi, le farò avere al più presto una risposta tramite due suoi congiunti o nipoti", erano un paio di gemelli, e così fece. Dopo un po' di tempo mi mandò uno dei gemelli a casa e mi diede appuntamento allo studio del Dott. CINA' ANTONINO, studio e laboratorio di analisi cliniche.
PRESIDENTE: ANTONINO?
PENNINO G.: CINA', laboratorio di analisi cliniche sito in VIA MALASPINA, da me conosciuto perchè mi era interessato tecnicamente per aiutarlo in quell'attività che è la mia attività e che il CINA' mi era stato presentato precedentemente da mio cugino, DI CACCAMO GIOACCHINO come uomo d'onore. Quindi mi recai là di mattina verso le 10:00 e trovai già che c'erano: tanto il CINA', quanto il PROVENZANO, quanto il PINUCCETTO GRECO. Bando ai convenevoli, rientro in argomento il PROVENZANO gli dissi che non volevo continuare in quella collocazione, perché non mi piaceva quell'attività politica, lui mi disse se si poteva ricomporre questa conflittualità, gli dissi, che non c'era conflittualità, ma la mia scelta era una scelta veramente ideologica perché non intendevo continuare in...
PRESIDENTE: continuare?
PENNINO G.: continuare in quella, in quelle dimensioni, in quel... la situazione di autonomia nel partito assieme a CIANCIMINO, io ero in un gruppo autonomo con CIANCIMINO, non mi piaceva. Lo stesso non insistette, mi disse soltanto se avevo indotto qualcuno al gruppo a seguirlo, ho detto che non avevo parlato ancora con nessuno, né... gli promettevo di indurre nessuno...
PRESIDENTE: il soggetto è sempre GRECO?
PENNINO G.: no, il soggetto è...
PRESIDENTE: o PROVENZANO?
PENNINO G.: ...sempre PROVENZANO.
PRESIDENTE: PROVENZANO.
PENNINO G.: PROVENZANO. E dopo disse si può ricomporre, non c'è conflittualità, io non ho niente nei confronti di CIANCIMINO, è una scelta ideologica, lui ha le sue posizioni politiche, le sue idee io ho le mie, non voglio continuare in quella posizione. Mi allargò le braccia, io andai via insieme, insieme al GRECO, il GRECO mi disse: "dottore guardi, lei..." ecco fu in quella occasione che GRECO mi disse: dice "può fare la politica che vuole, non induca nessuno a seguirlo, chi lo vuole lo può fare spontaneamente". "<<Facissi 'u dottore>>, faccia il dottore". Fu quello il momento in cui pensai che mi avessero affrancato da uomo d'onore, e mi riferisco al discorso di anzi detto, che io ebbi esplicitarli come mi dovevo comportare, non di meno, da allora io uscii dal gruppo CIANCIMINO, l'indomani lo andai a trovare, gli partecipai, avevo deciso, di lasciare il suo gruppo, lui mi domandò "<<ma cu'>> hai parlato?" "Con chi hai parlato?" Dissi: "con nessuno". Dice: "ma..." dissi: "guardi io ho deciso in questa maniera, amici più di prima, ti saluto e basta," diventò bianco, capii l'importanza io andai via, alcuni lasciarono il gruppo di CIANCIMINO, alcuni consiglieri comunali, anche il consigliere regionale MAZZARA, segretari di sezione e io mi avvicinai alle posizioni dell'On.le ALBERTO ALESSI. Prima nella corrente della base, che allora aveva come capo DE MITA e poi nella corrente dei dorotei. Poi nella corrente dei dorotei dove continuai a fare politica, e in quel contesto addirittura avevo anche delle possibilità decisionali a livello di partito. Fui eletto in quel contesto anche... nominato delegato, l'eletto delegato per il congresso nazionale all'84, dove sono andato, e poi facevo parte della commissione provinciale comunale, che era un organo previsto dallo statuto, ma praticamente aveva i compiti, avrebbe avuto il comitato comunale qual ora fosse stato eletto a PALERMO, cosa che non si fece mai.
P.M. SCARP.: dottore, poco fa lei in un suo racconto ha citato i gemelli, vuole indicare i nomi di queste persone che ha...
PENNINO G.: i gemelli?
P.M. SCARP.: sì.
PENNINO G.: i gemelli erano due parenti, o parenti del PINUCCETTO GRECO, di cui io conosco solo il nome di uno, un certo FILIPPO, dell'altro non mi rammento...
PRESIDENTE: FILIPPO come?
PENNINO G.: eh, non lo so come si chiama, io non l'ho mai saputo.
P.M. SCARP.: Presidente il Dottor PENNINO per motivi di salute, avrà bisogno di una sospensione verso le 13:00, per cui potremmo proseguire per un'altra mezz'ora e poi sospendere l'Udienza e poi, oppure se ritiene possiamo anche sospendere...
PRESIDENTE: siccome è un'ora, facciamo dieci minuti...
P.M. SCARP.: d'accordo, va bene.
PRESIDENTE: ...va bene? Anche per venire incontro alle richieste degli altri...
PENNINO G.: io le sono immensamente grato, grazie.
PRESIDENTE: dieci minuti esatti però.
(Sospensione).-
PRESIDENTE: si accomodino, prendano posto. I Carabinieri devono cercare di evitare questi assembramenti in aula! Non sono consentiti questi assembramenti. Le interviste si fanno fuori dall'aula. E allora fate accomodare PENNINO. Come hanno proceduto alle interviste quelli della RAI, possono procedere alle interviste per il futuro, anche quelli della FININVEST, ovviamente. I Carabinieri devono impedire che avvenga quello che è avvenuto poc'anzi. Questo è compito dei Carabinieri. Si accomodi. E allora riprendiamo l'esame da parte dei Pubblici Ministeri se ce la facciamo fino all'una e mezza, due meno un quarto, poi faremo una sospensione di un'ora per la colazione e poi riprenderemo. Prego.
P.M. SCARP.: Dottore, lei poc'anzi, ha detto che le tessere del gruppo di CIANCIMINO venivano pagate anche dal LIMA, può spiegare quale importanza avevano queste tessere?
AVV. SBACCHI: Signor Presidente mi oppongo alla domanda.
P.M. SCARP.: perché?
AVV. SBACCHI: no, l'importanza delle tessere, ci deve dire fatti, ritengo.
P.M. SCARP.: allora in base a quei fatti queste tessere acquisivano importanza? E in base a quali fatti questo pagamento ha un significato?
AVV. SBACCHI: Presidente non le interpretazioni, non vogliamo le interpretazioni, ci dica... non credo che siano consentite le interpretazioni del Dottor PENNINO o le ipotesi del dottor PENNINO.
PRESIDENTE: sì, può fare la domanda nei termini a che servivano le tessere, o qualcosa del genere?
AVV. SBACCHI: va bene Presidente, facciamolo correttamente.
P.M. SCARP.: cosa conosce in base alla sua esperienza personale circa il sistema di tesseramento delle correnti?
PENNINO G.: delle?
PRESIDENTE: delle correnti, il sistema di tesseramento delle correnti, che cosa sa?
PENNINO G.: io non conosco, mi scusi, non conosco il tesseramento delle correnti, ma conosco il tesseramento del partito della....
P.M. SCARP.: e va be' non è la stessa cosa.
PENNINO G.: no, perché le tessere rappresentano la base per ogni partito, gli iscritti che offrono la propria adesione, anche con un contributo economico, per una scelta che dovrebbe essere ideologica a quel partito. Quindi la tessera è l'iscrizione della base del partito. Tutti coloro che rappresentano la base, hanno l'iscrizione al partito. Quindi ognuno dovrebbe pagare la sua tessera, invece il sistema che si realizzava, non era questo. Pur costituendo questa la vera base di una piramide, di partito, soltanto pochissimi pagavano la tessera, in genere, in genere, la pagavano i leader dei partiti, cioè a dire coloro che si attribuivano in sede congressuale, la rappresentanza che scaturiva in base al numero delle tessere. Cioè a dire: l'iscrizione di base veniva articolata e poteva essere fatta a tutti i livelli, ma per lo più, si verificava l'iscrizione presso una delle sezioni periferiche del partito, per agevolare l'afflusso degli utenti della zona, così che il partito era articolato in... era articolato in sezioni, precisamente a PALERMO, prima del 1980, prima della formazione dei 25 quartieri, vi era una miriade di sezioni, e in tutte le borgate, e in numerosi centri di PALERMO, successivamente, invece furono ridotte a 25, dopo che i quartieri, le borgate furono accorpate, e vennero fuori 25 quartieri. Quindi l'iscrizione si doveva fare nella sezione periferica del partito, si poteva fare anche al comitato provinciale, presso la segreteria di provincia, si poteva fare anche a livello nazionale, e così doveva essere, presso gli uffici, presso le case, presso il luogo dove era la sezione, ma di fatto le sezioni a PALERMO, la maggior parte erano cartolari, non avevano una sede, altre non venivano aperte, altre servivano per circoli ricreativi come ho detto poco fa, a proposito quella di CIACULLI che l'emblema della DEMOCRAZIA CRISTIANA veniva utilizzato per un circolo ricreativo, e di fatto non c'era nulla di democratico in questo senso, perché la tessera doveva rappresentare la base democratica a cui, come in una piramide, partiva la base fino a arrivare al vertice, ai vari vertici, all'estremo vertice, alla punta. Ma questo non era così, perché ripeto da quando ci fu la divisione in correnti, la forza delle correnti, si esprimeva in base al tesseramento, e a tutte le conseguenze che il tesseramento e tutti... a tutte le conse... che il tesseramento determinava. Così che, se si fosse provveduto ad una iscrizione democratica, a delle elezioni ai vari livelli, cioè degli organi sezionali, degli organi del comitato provinciale, anzi di quello comunale, quello provinciale, di quello regionale, del consiglio nazionale, della dire... la direzione poi è frutto del consiglio, è una estrazione del consiglio, in maniera democratica effettivamente poteva essere considerato il partito libero, accessibile, chiunque avesse avuto i numeri, poteva costituire uno dei vecchi notabili della D.C., ma in effetti il potere delle correnti, che venivano gestite al vertice fra di loro, non consentiva assolutamente una conduzione democratica del partito. Il partito non era che una società di fatto privata, quindi non soggetti neanche a controlli esterni, perché mi insegna la mia esperienza, posso anche sbagliarmi, che alcuni tipi di società sono sotto il controllo della Procura, ma una società di fatto privata non viene controllata da nessuno, e quindi si prestava ad ogni abuso a discapito degli associati e degli aderenti. Tant'è che numerosi di questi iscritti, innanzitutto la maggior parte degli iscritti non pagava la tessera perché la pagavano i leader, e ho detto..
PRESIDENTE: la pagavano?
PENNINO G.: i leader, io ho specificato nella fattispecie che addirittura per il gruppo CIANCIMINO, pagava LIMA, e perché CIANCIMINO non pagava, perché non aveva neanche alcun interesse a proporre qualcuno al suo gruppo alle elezioni nazionali o senatoriali, perché qualora fosse riuscito un componente del suo gruppo ad andare a quei livelli, ne avrebbe offuscato il suo potere, perché lui non poteva essere presentato in quanto era compromesso. Allora doveva necessariamente rivolgere a qualcuno i suoi voti, non potendoli dare al suo gruppo, li dava a LIMA, li dava a LIMA cioè se li faceva pagare da LIMA, così potessero servire anche...
P.M. SCARP.: ma qual era il costo di ogni singola tessera?
PENNINO G.: non rammento con precisione perché poi lievitata nel tempo, ma io penso che nell'ultimo periodo doveva essere intorno alle 20 (venti) mila lire, poi di questo non sono sicuro.
P.M. SCARP.: per anno?
PENNINO G.: per anno, per anno di iscrizione. Per cui essendo una popolazione democratica cristiana fittizia, nel senso che veniva iscritta gente inconsapevolmente anche morti, alcuni amici dei leader o persone di fiducia, non si riusciva a svolgere quell'attività prevista dallo statuto, in quanto niente c'era di reale, e di democratico, le sezioni non accoglievano gli iscritti, si aprivano quando c'erano tante e nelle occorrenze che c'erano delle elezioni per rinnovare gli organi, gli organi provinciali, regionali, etc., quando si dovevano rinnovare gli iscritti precedenti veniva fornito un tabulato e questa reinscrizione si faceva sulla carta, all'insaputa di chi veniva reinscritto così come poteva essere cancellato se non era più gradito ai leader che soprassedevano ai dirigenti della sezione. E così via, era un meccanismo completamente fasullo, su cui si articolava il potere nelle sue determinazioni, dalla base, la base sezionale, fino all'estremo vertice, perché era interessante? Perché ai vari livelli, parlo del livello provinciale, il comitato provinciale aveva, aveva la facoltà di immettere in lista gli aspiranti, e in questo caso, metteva gli aspiranti che erano... che rappresentavano persone di loro fiducia, aveva... dava no gli indirizzi, le nomine anche nelle aziende, né agli Istituti di Credito, in quei Istituti in cui le nomine erano... demandato ad altri, le faccio un esempio molto semplice. Il consiglio comunale viene eletto dal cittadino, e poi deve proporre gli assessorati, ma gli assessorati non è che li esprimevano democraticamente, riunendosi fra di loro, era un fatto cartolare, formale ma di fatto li esprimeva il partito dando le indicazioni per il singolo corrente, il tizio, il caio, nel consiglio d'amministrazione dell'AMAP, dell'AMAT, si deve nominare un Presidente e un consiglio di amministrazione, demandato al consiglio comunale a far questo, ma si decideva nel partito, e secondo le quote di potere, che ognuno aveva attribuite, che cosa a dire, chi aveva la maggioranza relativa, aveva la prima scelta e così via a decrescere, tant'è che quando l'On.le LIMA aveva la maggioranza relativa, sceglieva lui, la prima scelta la faceva lui, e negli anni io rammento, che per l'AMAT che era lenta e più rappresentativa, nominava i GRAFFAGNINI, nominava precedentemente e nomino un certo LIGGIO, dico bene, LIGGIO, poi nominò PURPURA nella prima U.S.L. per importanza la U.S.L. 58, successivamente quando invece, dopo l'85, l'area DE MITA, che accorpò numerose correnti, rappresentò una maggioranza relativa alla prima scelta fu data al MATTARELLA, il quale all'AMAT, diede un nome, se non rammento male, ma mi rammento benissimo per esempio della U.S.L. 58, in cui un uomo di MATTARELLA fu nominato, quindi era un accordo correntizio, è vero che quelli... i rappresentanti del comitato, del comitato..., del consiglio, giusto del comitato di gestione dovevano esprimere il Presidente, ma è pur vero che tutte queste indicazioni venivano dal partito. Ora essendo gestito dalle correnti, era una ripartizione in base alla loro quantità nel pa... quantità nel partito, e quindi venivano rispettati questi accordi, e tutto si svuotava, qualsiasi tipo di elezione non aveva...
PRESIDENTE: senta, la tessera che facoltà dava a chi era il detentore della tessera? Che facoltà dava? Nell'ambito del partito.
PENNINO G.: quella di esprimere un voto per... nell'ambito della sezione per le cariche di sezione, tant'è che nel caso di segretario di sezione, dovevano riunirsi tutti per votarmi a me, non mi votò nessuno, la carta è un verbale, e io fui nominato nuovo eletto anche se nel verbale risulto eletto fui nominato segretario di sezione. Poi fuori del partito, comitato comunale che a PALERMO non è stato mai eletto, perché come l'ebbe a dire, Signor Presidente, io facevo parte della commissione comunale che era l'organo che praticamente surrogava il comitato comunale senza nessuna elezione di base, io con tanti altri rammento ZANGHI', rammento PURPURA, mi rammento mi pare MOMMO GIULIANA, rammento lo stesso GRAFFAGNINI, faceva parte di questa commissione comunale.
P.M. SCARP.: dottore scusi, lei ha parlato di commissione comunale, e comitato com'è, si riferisce a organi interni al partito o esterni?
PENNINO G.: sempre di partito sto parlando.
P.M. SCARP.: ah, organi di partito.
PENNINO G.: perché la tessera non ha niente a che vedere all'esterno del partito, ha una valenza solo nell'ambito... ecco sono due tempi completamente diversi.
PRESIDENTE: senta, la commissione e il comitato sono due organi diversi?
PENNINO G.: la commissione era un artefatto, un artefatto nominato dal comitato provinciale, senza alcun verbale, perché a PALERMO, siccome è previsto nello statuto l'elezione del comitato comunale, questo comitato comunale, non è mai stato eletto nel partito, non si è mai provveduto ad indire le elezioni, in quanto i compiti e gli attributi previsti dallo statuto del comitato comunale, in un primo tempo, erano demandati al comitato provinciale, e poi furono trasferiti a questa commissione comunale, di cui io, in quanto rappresentante dei dorotei facevo parte, quindi una illegalità totale, totale.
P.M. SCARP.: dottore le tessere erano importanti anche per i congressi?
PENNINO G.: che cosa?
P.M. SCARP.: le tessere.
PENNINO G.: certamente, io stavo andando avanti, cioè a dire, era per le elezioni...
AVV. SBACCHI: (...)
PRESIDENTE: la domanda deve essere posta in maniera diversa Avvocato Sbacchi! Cioè dava diritto a partecipare ai congressi? In questo senso.
AVV. SBACCHI: appunto, era suggestiva...
PRESIDENTE: va bene, va bene.
AVV. SBACCHI: d'accordo.
PENNINO G.: allora...
PRESIDENTE: prego...
PENNINO G.: ...la tessera non da diritto a partecipare ai congressi, dà diritto nell'ambito delle sezioni, a nominare quei delegati che poi parteciperanno al congresso. Quindi se queste elezioni fossero state fatte in maniera democratica, democraticamente si sarebbe potuto esprimere da parte dei delegati i loro... ma le deleghe venivano fatte a tavolino, venivano stabilito che una persona di fiducia era delegato e poi andava al congresso a votare per eleggere il comitato provinciale, nel caso del comitato provinciale, sarebbe stato... si sarebbe potuto indire un congresso per il comitato comunale, che mai a PALERMO è stato... pur essendo previsto dallo statuto, mai è stato nominato, poi successivamente i delegati al comitato provinciale, votavano, votavano per i delegati al comitato regionale, ai delegati al congresso regionale che nominava il comitato poi fra di loro. E successivamente invece i delegati provinciali, votavano per i delegati nazionali, se non rammento male, nazionali, e andavano al congresso nazionale, che esprimeva un consiglio nazionale. Quindi erano svuotati di ogni effetto democratico, praticamente decidevano i leader chi dovevano essere le persone di fiducia che andavano a essere nominati i delegati ai vari... e così via.
P.M. SCARP.: dottore quindi in pratica come venivano individuati i delegati?
PENNINO G.: come venivano?
P.M. SCARP.: individuati i delegati?
PENNINO G.: individuati! Fra persone di estrema di fiducia...
P.M. SCARP.: e da chi?
PENNINO G.: ...e di assoluta garanzia.
P.M. SCARP.: ma da chi venivano individuati?
PENNINO G.: dai leader. Il segretario di sezione era espressione di un leader, gli diceva: "queste persone sono amiche..." potevano essere conosciute dirittamente o indirettamente, essere persone di fiducia, dei segretari di sezione e di coloro che rappresentavano per le varie correnti, persone di fiducia nelle sezioni.
P.M. SCARP.: anche l'On.le LIMA era partecipe di questo sistema? Anche lui controllava delle tessere o no?
PENNINO G.: in che senso controllava le tessere?
P.M. SCARP.: cioè gestiva un pacchetto di tessere oppure no?
PENNINO G.: come tutti gli altri, anzi posso dire, nel caso dell'On.le LIMA, che aveva il pacchetto di tessere più cospicuo, anzi, come ho detto, come ho detto, pagava quelle di CIANCIMINO, perché gli interessava fra l'altro che i delegati del CIANCIMINO potessero andare a votare a ROMA per la corrente andreottiana, anche se più ne faceva più parte, e poi l'On.le LIMA era un grande mediatore, rappresentava un punto di riferimento, fino al 1900... 1985 per tutte le correnti, perché in un sistema fittizio, del tutto inesistente di democrazia, anche lui aveva preoccupazione che gli altri gruppi che a sua volta avevano referenti nazionali, lo potessero attaccare, per cui divideva equamente, certo con le debite proporzioni, questi pacchetti di tessere ai vari rappresentanti delle varie correnti, e io posso citare alcuni casi: nel caso per esempio di GRUPPUSCOLI, il rappresentante femminile una certa RINA LA ROCCA, che faceva parte in ultimo della corrente colombea, colombea lei...
P.M. SCARP.: colombea sarebbe...
PENNINO G.: COLOMBO.
P.M. SCARP.: ...l'On.le COLOMBO?
PENNINO G.: COLOMBO, COLOMBO gli dava un piccolo plafone di tessere che costituivano una rappresentanza di voto x), di cui un certo ELIO PALMA che faceva un saltarellone che faceva capo ad altre correnti, fra cui l'ABATE, e altri, e poi... lui gli dava un certo pacchetto di tessere, l'On.le GORGONE che faceva parte dei dorotei...
PRESIDENTE: chi gli dava?
PENNINO G.: l'On.le LIMA.
PRESIDENTE: che vuol dire gli dava?
PENNINO G.: gli consentiva la gestione delle tessere, di un pacchetto di tessere, che poi davano una rappresentanza, che veniva espressa nei congressi, rappresentanza significa un numero di voti congressuali che poi aiutavano nei congressi a nominare i...
PRESIDENTE: mi scusi ritorniamo sull'argomento, gli dava, che significa? Me lo espliciti meglio.
PENNINO G.: lui era un mediatore, qualora...
PRESIDENTE: gli dava degli elenchi? Che cosa faceva?
PENNINO G.: no, no...
PRESIDENTE: ecco...
PENNINO G.: ...consentiva agli stessi di essere depositari di pacchetti di tessere che poi rappresentavano il potere.
PRESIDENTE: sì, sì, ma dico allora gli dava degli elenchi di nomi?
PENNINO G.: la possibilità gli dava di fare questo.
PRESIDENTE: oppure tu rappresenti queste persone? Insomma io...
PENNINO G.: no, gli dava la possibilità di essere un referente delle singole correnti. E quindi loro vedevano un punto di riferimento Presidente era un sistema...
P.M. SCARP.: dottore mi scusi...
PENNINO G.: ...era un sistema fittizio, un sistema...
P.M. SCARP.: dottore...
PENNINO G.: ...un sistema articolato sul niente.
P.M. SCARP.: ...dottore mi scusi...
PENNINO G.: sì, prego.
P.M. SCARP.: ...può spiegare concretamente cosa significa l'On.le LIMA dava la possibilità a queste persone di gestire un pacchetto di tessere? Attraverso quale sistema? Attraverso quale metodo? C'era un colloquio personale, c'era...
PENNINO G.: anche...
P.M. SCARP.: ...riunione intorno al tavolo, come avveniva?
AVV. COPPI: possiamo fermarci qui, perché tanto vale che gli faccia tutte le ipotesi di risposte!
PRESIDENTE: no, gli esempi non molto... non è bene fare molto esempi, uno sarebbe stato...
PENNINO G.: io appunto ho detto... io riprendo, riprendo... riprendo il mio discorso, era un eccezionale mediatore, nel senso che, poiché questa sistema si articolava ad un sistema fittizio antidemocratico, lui onde evitare che avesse conflittualità, opposizioni da parte degli altri componenti delle correnti, garantiva, garantiva, che quelli avessero una rappresentanza proporzionale alla loro espressione, alla loro potenzialità. E quindi gli consentiva, consentiva a loro di poter esprimere nei congressi degli uomini di loro fiducia a tutti i livelli.
P.M. SCARP.: dottore, ma questi livelli calcoli aritmetici come si facevano?
PENNINO G.: eh, ma erano... questi calcoli aritmetici erano schematici, si teneva in considerazione quanti eletti loro avevano alle istituzioni, quante tessere pagava ognuno di loro, e così in base a quello, a quello si facevano i calcoli di divisione. Io Le posso dire che più vicini alla posizione dell'On.le LIMA tutti lo sopportavano, anche, anche quelli che poi confluirono nell'On.le dell'area DE MITA, anche i mattarelliani che lo sopportavano, perché anche loro avevano avuto attribuito un plafone di tessere, tra i suoi amici io posso rammentare chiaramente l'On.le GORGONE, quelli più intimi, l'On.le FASINO che addirittura in tempi passati era stato addirittura...
PRESIDENTE: gli amici di chi? Di chi?
PENNINO G.: di LIMA.
PRESIDENTE: ah, di LIMA.
PENNINO G.: di LIMA pur gravitando in altre correnti, tant'è che lui assicurava questa partecipazione che consentiva loro di esprimere a alcuni canditati di essere presenti nei consigli di amministrazione, e così via. Io poi se devo essere esplicito dovrei parlare un'ora per raccontare i sistemi di elezione.
PRESIDENTE: prego Pubblico Ministero.
P.M. SCARP.: dottore lei ha conosciuto i cugini ANTONINO e IGNAZIO SALVO?
PENNINO G.: sì, ho conosciuto i predetti.
PRESIDENTE: come li ha conosciuti e che rapporti ha avuto con loro?
PENNINO G.: io li ho conosciuti... ne avevo sentito parlare, li avevo intravisti, ma di fatto nel 1980 mi sono stati presentati come uomini d'onore. Un uomo d'onore che frequentava il tiro a volo, mi ebbe a dire che loro avevano piacere di incontrarmi. E chiese il permesso a MICHELE GRECO che era anch'egli un frequentatore, perché io potessi recarmi da loro per la presentazione, siccome era una persona... era un uomo d'onore riservato, si recò da MICHELE GRECO a chiedergli il permesso. Ci recammo negli uffici in VIA ARIOSTO, di SALVO NINO, e colà...
PRESIDENTE: di SALVO LIMA?
PENNINO G.: SALVO NINO, NINO.
PRESIDENTE: ah, SALVO NINO.
PENNINO G.: NINO, dirò NINO SALVO, mi scusi, di NINO SALVO di NINO SALVO e in un ufficio che era posto in un piano basso, secondo, terzo, trovai il predetto, subito dopo viene il cugino IGNAZIO, e fu presentata la... e fui presentato ritualmente facendo presente alla parte del mio accompagnatore la mia posizione molto riservata e che aveva chiesto il permesso a MICHELE GRECO. Vi furono...
P.M. SCARP.: presentato ritualmente che vuol dire?
PRESIDENTE: l'accompagnatore suo chi era? L'accompagnatore suo chi era?
PENNINO G.: DI CATANIA GIUSEPPE.
PRESIDENTE: come?
PENNINO G.: GIUSEPPE DI CATANIA.
P.M. SCARP.: lei ha detto, fummo presentati ritualmente in che senso?
PENNINO G.: come uomini d'onore, come appartenenti a "COSA NOSTRA", loro erano... facevano parte alla "famiglia" di SALEMI, così mi è stato detto, e addirittura che l'IGNAZIO era vice rappresentante di quella "famiglia", o era, o era stato, o era o era stato vice rappresentante di quella "famiglia". Questa è stata l'occasione in cui io li ho conosciuti e li ho avuti presentati ritualmente. Devo continuare?
P.M. SCARP.: sì, sì, che altri rapporti ha avuto con...
PRESIDENTE: DI CATANIA di quale "famiglia" era DI CATANIA?
PENNINO G.: ACQUASANTA.
PRESIDENTE: ACQUASANTA. Prego.
P.M. SCARP.: che altri rapporti ha avuto con loro nel tempo?
PENNINO G.: nel tempo ci sono stati rapporti molto cordiali, in quella riunione la motivazione ufficiale che mi fu data fu quella di aiutare il genero di NINO SALVO che venne subito dopo, quella giornata, siccome aveva aperto un laboratorio di analisi, aveva... necessità di suggerimenti tecnici per aprire dei centri prelievi, lo scopo ufficiale fu questo, per'altro si intavolano già dei rapporti cordialità, siccome gli stessi, noi SALEMI e i parenti di mia moglie erano pure originari di SALEMI, si parlò del mio suocero defunto, di mio cognato, e che loro avevano sentito parlare molto bene, intavolavano i rapporti, in effetti continuarono nel tempo anche tenuto conto che io, in quel periodo già avevo aderito alla corrente di ANDREOTTI, con CIANCIMINO. P.M. SCARP.: lei ha detto il genero di SALVO? Chi era questo genero di SALVO?
PENNINO G.: il dottor GAETANO SANGIORGI detto "TANI", "TANI".
P.M. SCARP.: e GAETANO SANGIORGI era pure un aderente all'organizzazione mafiosa oppure no?
PENNINO G.: ma guardi nel momento che... in quell... in quella ricorrenza dell'80 non era ancora aderente a "COSA NOSTRA", perché l'anno successivo, in una occasione di una mia visita presso gli uffici di NINO SALVO, di NINO SALVO, mi fu presentato ritualmente dicendo che era stato pochissimo tempo prima affiliato alla... anche lui alla "famiglia" di... alla "famiglia" di SALEMI.
P.M. SCARP.: quindi che altri incontri ha avuto con i SALVO, poi?
PENNINO G.: e ne ho avuto numerosi. Cioè mi sono visto ripetutamente gli ho chiesto delle cortesie. Mi fecero entrare, tramite un uomo di fiducia, un a persona da me caldeggiata, all'Esattoria; ho un centro elettronico collegato all'Esattoria. Poi ci siamo visti spesso, anche perché poi io, nel 1984, ebbi anche a transitare nella corrente dorotea. Ho avuto numerosi incontri e loro, tra l'altro i SALVO, mentre io ero andreottiano, erano anche loro andreottiani. Erano amici dell'On. LIMA e gravitavano a PALERMO, dico a PALERMO, nella... poi vi specificherò perché mi limito a PALERMO, nella corrente dell'On. LIMA, che giudicavano affidabilissimo, loro amico, gran persona per bene. Così come l'On. ANDREOTTI avevano grande stima e addirittura un'amicizia del tutto personale che non aveva bisogno dell'intervento mediato di LIMA. E questo me lo ribadirono più di una volta, facendo con questo, chiaramente, atteggiarsi... atteggiarsi ad avere... che il loro prestigio potesse aumentare da queste dichiarazioni, e mi dissero che, qualora avessi avuto bisogno, senz'altro mi potevo di..., dell'On. ANDREOTTI, mi potevo rivolgere a loro. Anche perché pensavano, poiché avevano disistima del CIANCIMINO che potessi, fra me e CIANCIMINO, venire fuori qualche conflittualità e questa... allora in caso di necessità potevo, direttamente, rivolgermi tramite loro al Sen. ANDREOTTI. Lo giudicavano affidabilissimo, una persona di grande, di grande affidamento. Anzi rammento che c'era una divergenza nel porgermi la loro amicizia, di diversità nel porgermi una... la loro amicizia, da parte dei cugini. Perché il NINO parlava di "ZIO GIULIO", "ZIO GIULIO" per dire che era qualcosa di... aveva una certa riverenza, ossequio, come l'interpretazione di "ZIO" viene data normalmente in Sicilia a un senso di rispetto. Mentre l'IGNAZIO parlava di GIULIO, quasi atteggiandosi ad avere rapporti più diretti e più familiari. Poi con i SALVO io ho avuto altri rapporti. Mi rammento di un... di un epis... quando io transitai nella corrente dorotea loro mi chiesero un aiuto. Ah, ecco, vorrei precisare, poco fa ho detto che facevano parte della corrente andreottiana di LIMA a PALERMO perché ho detto PALERMO? Perché nel trapanese loro avevano la loro corrente nei dorotei. E' un fatto anomalo, un fatto strano. Ma non... perché in genere uno aderisce a una corrente e basta. Allora erano imprenditori. Loro avevano... provenivano dal... dal trapanese. IGNAZIO aveva fatto politica direttamente in politica nel partito del... se i ricordi non mi ingannano, colà.. colà facevano parte integrante del gruppo doroteo. Avevano una persona a loro amico come Consigliere Regionale come il Dottor SALVATORE GRILLO, e poi una serie di consiglieri comunali e provinciali e un pacchetto di tessere, chiaramente. Siccome le elezioni regionali di svolgevano a livello provinciale, vorrei spiegare il concetto. Un candidato regionale per la provincia di TRAPANI, per un can... votavano soltanto... soltanto gli abitanti del trapanese e quindi, pure essendo consigliere regionale, riceveva i voti della provincia di TRAPANI. Mentre per le altre elezioni, quelle nazionali votavano alcune provincie. Difatti si parla di circoscrizione occidentale e orientale della Sicilia. La circoscrizione occidentale aggregava quattro provincie: quella di PALERMO, quella di TRAPANI, quella di CALTANISSETTA e quella di AGRIGENTO. In questo caso loro avevano degli amici che loro appoggiavano provenienti... provenienti dalla... provenienti dalla provincia di TRAPANI, e ho potuto osservare, al tempo, che hanno appoggiato un certo LIPARI e un certo CASCIO, anche per CASCIO mi chiesero un mio contributo elettorale che io diedi nell'83. Però, avevano lo spazio e quindi davano le loro preferenze anche all'On. D'ACQUISTO, all'On. AUGELLO che erano i candidati di LIMA. Allorquando c'erano le elezioni comunali e provinciali della provincia di PALERMO, candidati... davano i loro suffragi esclusivamente ai candidati andreottiani, quale è stato l'On. D'ACQUISTO quando si è candidato per il Consiglio Regionale e tanti altri. Ora, quindi, loro erano aderenti alla corrente andreottiana a PALERMO avevano adesione alla corrente dorotea nel trapanese. Con loro ho intrattenuto altri rapporti anche sul piano personale, perché mi invitarono al matrimonio di una figlia che sposò nell'81 con un certo FAVUZZA, mi avevano invitato anche a un panfilo che avevano ma io non sono andato perché non sono amante del mare. Poi con il genero, con SANGIORGI ho avuto sempre rapporti professionali gradevoli e sono anche sul piano personale. Poi, come ho detto, successivamente nell'83, transitai co i dorotei, quindi la loro corrente, praticamente, di TRAPANI ho avuti incontri, incontri allargati, per esempio a IGNAZIO SALVO e al Sen. CERAMI, in un locale dove l'IGNAZIO teneva una specie di... controllo dati, al pian terreno di dove abitava. In quell'occasione rammento che erano le elezioni dell'83, il CERAMI mi ebbe a richiedere tramite me un contributo e lui gli diede 5 (cinque) milioni. Poi, precedentemente, mi avevano chiesto un fatto antipatico, che gli procurassi un veleno. E io gli procurai un veleno. Un veleno. E io gli procurai un veleno. Siccome la prima quantità che ebbi a loro portare era insufficiente per le loro necessità, mi dovetti rivolgere a altre due persone per... per portare la quantità necessaria. Poi i nostri rapporti si sono improntati ad incontri continui, periodici, ecco. Mentre... poi loro furono arrestati e io, soltanto dopo il loro arresto ebbi un incontro con IGNAZIO SALVO al suo domicilio nell'87. Perché mi convocò tramite un nipote, un farmacista il Dottor SIRCHIA GAETANO per esigenze dello stesso farmacista. In quell'occasione fu lo stesso ad accompagnarmi, a casa del... di IGNAZIO SALVO in cui precedentemente io non ero mai stato, e lo stesso mi diede un indirizzo... un indirizzo presso un suo amico e un mio amico dove accompagnare il SIRCHIA che aveva delle necessità, con un altro co... presso un altro associato a "COSA NOSTRA". Successivamente, in ultimo ho avuto...
P.M. SCARP.: mi scusi Dottore, un attimo.
PENNINO G.: sì.
P.M. SCARP.: questa abitazione di IGNAZIO SALVO dove lei si è recato dove si trovava?
PENNINO G.: come?
P.M. SCARP.: questa abitazione di IGNAZIO SALVO dove si è recato, dove si trovava?
PENNINO G.: in fondo alla VIA LIBERTA', dove... c'è lo slargo accanto a quel monumento.
P.M. SCARP.: e in che anno è avvenuto questo incontro?
PENNINO G.: nel 1987, quando era agli arresti domiciliari.
P.M. SCARP.: era agli arresti domiciliari e lei è andato alla casa di IGNAZIO SALVO?
PENNINO G.: sì, sì.
P.M. SCARP.: e non è stato controllato da nessuno?
PENNINO G.: veramente non ho visto nessuno, io.