Pagina 277 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI INDICE Pag. Audizione del generale Gaetano Marino, direttore del SISDE, e del generale Sergio Siracusa, direttore del SISMI: Parenti Tiziana, Presidente ..................... 279, 289 293, 295, 301, 307 Arlacchi Giuseppe .......................... 291, 295, 300 301, 305, 306 Ayala Giuseppe ................... 293, 294, 298, 299, 305 Bertoni Raffaele ..................................... 290 Bonsanti Alessandra ............................. 292, 296 301, 304, 305 Campus Gianvittorio ................... 294, 295, 306, 307 Del Prete Antonio ............................... 294, 307 Florino Michele ............................ 293, 297, 306 Imposimato Ferdinando ................. 291, 297, 298, 299 Marino Gaetano, Direttore del SISDE .................. 279 294, 295, 296, 297, 298, 299, 300 301, 302, 303, 304, 305, 306, 307 Ramponi Luigi .............................. 294, 298, 299 Scozzari Giuseppe ............................... 289, 295 Siracusa Sergio, Direttore del SISMI ............ 286, 295 296, 297, 298, 300, 302, 303, 304, 305, 306 Stajano Corrado ................................. 302, 303 Vendola Nichi ........................................ 292 Pagina 278 Pagina 279 La seduta comincia alle 17,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione del generale Gaetano Marino, direttore del SISDE, e del generale Sergio Siracusa, direttore del SISMI. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale Gaetano Marino, direttore del SISDE, e del generale Sergio Siracusa, direttore del SISMI, che abbiamo deciso di ascoltare congiuntamente sul tema relativo al ruolo dei servizi nella lotta alla criminalità organizzata ed ai risultati finora conseguiti. Do senz'altro la parola ai nostri ospiti. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Signor presidente, onorevoli componenti la Commissione, vorrei anzitutto esprimere il mio più sincero e deferente augurio di buon lavoro per il particolare e gravoso compito che vi vede impegnati su un tema molto delicato e vitale per il paese e per la comunità nazionale. La mia esposizione consisterà in una premessa, nella quale delineerò un breve excursus sulla vita e sull'attività del servizio, e nella trattazione dei seguenti temi: la grande criminalità come fenomeno eversivo; l'inquinamento criminale dell'economia; la difesa del comparto economico-finanziario; le potenzialità destabilizzanti della disinformazione; l'azione di contrasto del SISDE. Svolgerò, infine, alcune considerazioni finali. L'attuale sistema dei servizi di informazione e sicurezza italiani è regolato dalla legge 24 ottobre 1977, n. 801, che, per la prima volta, ha sottratto l'apparato di intelligence alla competenza esclusiva dello stato maggiore della difesa (ex SIFAR) e del ministro della difesa (SID). Creando due organismi informativi regolati con legge (l'uno, il SISDE, per la tutela della sicurezza democratica, e l'altro, il SISMI, per la tutela della sicurezza militare), il Parlamento ha inoltre inteso riordinare sostanzialmente una materia precedentemente regolata da fonti normative secondarie (mi riferisco al decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1965, n. 1477, e alle successive circolari applicative). La creazione di una struttura binaria - coordinata a livello centrale da un organismo, il CESIS, espressione della responsabilità politica generale di conduzione dei servizi attribuita al Presidente del Consiglio dei ministri -, ha allineato il sistema di intelligence nazionale a quello delle più avanzate democrazie occidentali, che dispongono di un modulo operativo basato su due articolazioni, una prevalentemente di difesa, l'altra dal carattere eminentemente offensivo, coincidenti rispettivamente con il servizio di sicurezza (interno) ed il servizio informazioni (esterno). Tuttavia, a differenza di quanto si può constatare negli altri paesi, la legge n. 801 non ha previsto una separazione delle competenze per ragioni territoriali (esterno ed interno), bensì per materia, creando una situazione che a volte è causa di confusioni operative e di sovrapposizioni. Nell'ambito della riforma, il SISDE si presenta come ente del tutto nuovo. Esso è posto alle dipendenze del ministro dell'interno, e presenta una prevalente caratterizzazione civile, oltre che un ambito di azione quanto mai vasto: la difesa dello Stato democratico e delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento contro Pagina 280 chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione. Si tratta di un ambito che, peraltro, può ricomprendersi in un concetto generale di tutela della sicurezza interna. In tale ottica, il servizio si è interessato - sia sul piano operativo sia sotto il profilo analitico - di contrasto al terrorismo, di eversione, di attività disinformative e di turbativa nonché di controllo delle forme di degenerazione criminale. Il ruolo del SISDE nella lotta antimafia ha trovato sanzione nella legge 30 dicembre 1991, n. 410, istitutiva della Direzione investigativa antimafia, il cui articolo 2 dispone che "i servizi sono chiamati esplicitamente a contribuire all'azione di contrasto della delinquenza mafiosa". In particolare, al SISDE è stato attribuito il compito di svolgere, per l'area interna, "attività informativa e di sicurezza da ogni pericolo o eversione dei gruppi criminali organizzati che minacciano le istituzioni e lo sviluppo della civile convivenza". Si tratta, a ben vedere, di competenze già espletate dal servizio sulla base della legge istitutiva del 1977, che attribuiva al SISDE tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa dello Stato democratico "(...) contro chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione". Appare chiaro dal disposto legislativo come il ruolo che il SISDE è chiamato a svolgere sul fronte antimafia trovi giustificazione nella natura prettamente informativa e preventiva del suo operato. Una sottolineatura indispensabile, questa, perché consente una significativa demarcazione di competenze con l'attività degli altri organi dello Stato impiegati sul medesimo settore, in primo luogo con le forze di polizia. L'impegno di ogni organismo di intelligence, infatti, si esplica nella raccolta, elaborazione e valutazione di dati e notizie di interesse ai fini della sicurezza nazionale, non acquisibili se non attraverso un'attività "coperta" di penetrazione informativa. In definitiva, più un servizio sa e riesce a comprendere, più è valida la sua funzione a difesa dello Stato. A tale riguardo, il legislatore ha ritenuto opportuno non attribuire al personale dei servizi la qualifica di ufficiali o agenti di polizia giudiziaria, con l'intento di consentire una maggiore libertà di azione nell'attività di ricerca ed acquisizione informativa. Una scelta, questa, che - a diciassette anni dalla promulgazione della legge n. 801 - sembra meritare una riflessione critica allo scopo di individuare moderni strumenti - alla stregua di quelli già previsti dalla legge penale per i corpi di polizia - che consentano una più efficace attività di intelligence. La funzione del SISDE, in definitiva, trova la sua centralità nella capacità di informare gli altri organi dello Stato e l'autorità di Governo perché l'azione decisionale ed operativa risulti la più mirata ed efficace possibile. In particolare, contro la criminalità organizzata il servizio deve poter supportare l'operato delle forze di polizia con un contributo informativo capace di analizzare i fenomeni, individuare le minacce, indirizzare l'azione repressiva, fornire valutazioni e proiezioni in grado di seguire e prevenire l'evoluzione delle dinamiche criminali: si tratta della stessa funzione svolta in tempo di guerra dai servizi informazioni degli eserciti in lotta, il cui operato fu essenziale per la riuscita di molte operazioni belliche. Superata la fase del terrorismo brigatista, nonostante permangano problemi di ordine eversivo nazionale ed internazionale per la sicurezza interna, non vi è dubbio che una delle nuove emergenze è rappresentata dalla criminalità organizzata. Le Brigate rosse e le altre organizzazioni eversive vedevano nello Stato il nemico da abbattere. Anche la criminalità di stampo mafioso, pur non proponendosi di sostituirsi allo Stato, si comporta di fatto allo stesso modo, quando agisce come vero e proprio contropotere, con proprie leggi, un proprio esercito, prospettive e strategie diverse e contrastanti con quelle stabilite dalle istituzioni democratiche. In alcune regioni del Mezzogiorno d'Italia la criminalità organizzata si pone obiettivi di controllo del territorio e dei comparti economico-finanziari, quando non addirittura - e questo è ancora più grave - della coscienza della gente, con ciò Pagina 281 realizzando un pericolo eversivo per lo Stato che va ben al di là di una ordinaria patologia sociale. Ci riferiamo ovviamente alle strutture criminali comunemente definite mafiose, il cui comportamento ha assunto nel tempo connotati così precisi da indurre il legislatore ad introdurre precetti normativi idonei a delinearne i contorni e quindi a consentirne la punibilità. E' principalmente a queste strutture che si rivolge l'attenzione del servizio, pur non omettendo di indirizzare lo sguardo ad altre forme delinquenziali che, sia pure di minore dimensione, possono rivelarsi in grado di rappresentare un pericolo sociale di particolare gravità. Si pensi, per esempio, al fenomeno dell'usura o alla cosiddetta mafia del Brenta. Chiarisco che nel caso della cosiddetta mafia del Brenta si parla impropriamente di mafia. Tale definizione, in effetti, è stata coniata dagli organi di stampa per un gruppo criminale composto da pericolosi elementi della malavita veneta, il cui capo, Felice Maniero, si è reso responsabile della clamorosa evasione del giugno scorso. Il termine "mafia" - come ho detto - è qui usato impropriamente, ma la pericolosità di questa organizzazione non è indubbiamente seconda a quella di altre. In tutto il mondo industrializzato la criminalità organizzata è cresciuta in maniera esponenziale rispetto alla crescita della società. Il livello di istruzione è generalmente salito, i mezzi di comunicazione raggiungono ogni luogo del pianeta, la tecnologia digitale ha reso disponibile in tempo reale una grande massa di dati ed informazioni. Tutti elementi che, se adoperati per fini illegali, possono procurare danni incalcolabili alla società civile. E' una situazione che ricorda gli scienziati di Los Alamos impegnati negli esperimenti di utilizzo dell'energia nucleare, animati certo da spirito scientifico, ma i cui risultati, se mal utilizzati, potrebbero portare alla distruzione dell'umanità. Contro la criminalità degli anni novanta, quindi, gli Stati devono poter combattere avendo ben presente che si tratta di un fenomeno non più controllabile soltanto con l'azione repressiva, sufficiente sino a qualche decennio fa. All'epoca si poteva distinguere molto più facilmente fra sociale ed antisociale: il criminale rappresentava la parte malata di un organismo sano ed era quindi individuabile e curabile. Oggi la società è diventata di fatto interclassista, almeno nei suoi aspetti esteriori, dove buono e cattivo convivono l'uno all'insaputa dell'altro. Senza un supporto informativo mirato, ogni intervento dello Stato a difesa della collettività rischierebbe di non colpire l'obiettivo giusto. Non solo: le attività criminali, quando erano collocate ai margini della società, potevano esplicare la loro azione delinquenziale con danni sociali proporzionati al loro grado di offesa, generalmente rozzo e di limitato dimensioni, tant'è che sino agli anni sessanta la rapina era considerata uno dei reati più gravi ed i giornali uscivano con edizioni straordinarie per riferire episodi che, oggi, vengono confinati in poche righe di cronaca. Nella società contemporanea gli interessi criminali seguono lo sviluppo della società, crescono con essa. E' di pochi giorni la notizia del furto, avvenuto in Germania, di ingente materiale radioattivo, che si sospetta possa servire per traffici criminali gestiti dalla mafia russa. Continuano a pervenire riscontri informativi circa il coinvolgimento delle grandi organizzazioni criminali dell'area del Mediterraneo nell'introduzione clandestina di immigrati. Esempi, questi, di come il livello dei reati, enormemente cresciuto, rappresenti un pericolo di proporzioni e dalle conseguenze ben più gravi che in passato. E' indispensabile, quindi, conoscere per tempo le strategie criminali, prima che possano esplicare il loro potenziale destabilizzante. Per la società civile, nell'attuale momento storico, una delle forme più rischiose di illegalità è costituita certamente dalla penetrazione della criminalità organizzata nell'economia e nei mercati finanziari. Negli ultimi decenni le più importanti articolazioni criminali, da bande delinquenziali collocate ai margini della società si sono trasformate in vere e proprie holding, inserite nei circuiti finanziari ed Pagina 282 imprenditoriali di molte realtà economiche e capaci di condizionare il mercato con la loro disponibilità di risorse. Se si pensa, d'altronde, come la lotta condotta dagli Stati contro i grandi traffici (droga, armi, valuta sporca, materiale strategico, eccetera) non riesca ad incidere che marginalmente sulla loro operatività, ben si comprende perché esista in questo momento nel nostro paese una enorme circolazione monetaria di provenienza illecita in grado di stravolgere le dinamiche della corretta concorrenza e del libero mercato, costituendo una possibile causa di gravi squilibri di ordine socio-economico. Dico per inciso - si tratta di un dato noto ma voglio ricordarlo - che, secondo dati ISTAT riferiti al 1993, l'attività economica illegale fattura ogni anno nel nostro paese circa 30 mila miliardi di lire, utilizzando 150 mila persone nei più disparati settori. Fino ad ora le strategie dei sodalizi criminali erano generalmente limitate ad ambiti locali, scontando le difficoltà di ordine culturale e di mentalità dei loro capi. I circuiti telematici e i moderni sistemi di comunicazione hanno, però, facilitato gli scambi di dati ed informazioni, azzerando distanze geografiche e culturali. Ai grandi gruppi criminali è stata, quindi, offerta la possibilità di allargare il raggio d'azione anche al di fuori dei territori d'elezione. Ciò significa che zone fino ad ora toccate solo in parte dal fenomeno dell'illegalità potranno, in un prossimo futuro, subire il contagio in misura tale da condizionare negativamente le singole realtà sociali. Si pensi, ad esempio, alle regioni del centro-nord del paese, segnate dalla presenza di una forte cultura imprenditoriale di medio livello, che si trovano, nell'attuale momento storico, ad affrontare un impegno produttivo di enorme portata. Se dovesse continuare l'inquinamento dei circuiti finanziari legali con l'immissione di ingenti capitali di provenienza illecita, il settore potrebbe finire col cedere, creando, da un lato, le premesse per una ulteriore espansione degli interessi criminali, ed introducendo, dall'altro, quelle pericolose commistioni tra lecito ed illecito che rappresentano la vera valenza eversiva del fenomeno. E' appena il caso di ricordare come in Sicilia o in Calabria i maggiori ostacoli a controllare e reprimere i vasti settori dell'illegalità siano derivati proprio dalla difficoltà di individuare gli esatti confini tra sociale ed antisociale, fra interesse lecito ed interesse criminale. Ora che con fatica si è iniziato a separare, in quelle regioni, le parti sane da quelle malate della società, non si può correre il rischio che un simile stravolgimento interessi zone che non solo sono state sempre finora marginalmente interessate dal fenomeno criminale, ma hanno rappresentato e rappresentano anche le fonti di maggiore ricchezza lecita del paese. E' per questo motivo che il SISDE, come servizio di sicurezza interno, ha attivato le proprie articolazioni operative in direzione della criminalità economica e, più in generale, verso ogni manovra o iniziativa che per dimensioni e finalità potrebbe rappresentare un potenziale pericolo per le istituzioni. Sul punto si sta predisponendo, inoltre, un ripensamento dell'attività di intelligence, anche mediante l'individuazione di criteri idonei a garantire lo Stato dai nuovi pericolo di aggressione. A tal fine, per quanto riguarda le problematiche di ordine economico, è stata evidenziata la necessità di una interazione con gli organismi istituzionali preposti alla vigilanza del settore, nonché con i ministeri competenti. Ovviamente, la difesa e la penetrazione avranno luogo in modi atipici, curando di evitare sovrapposizioni con gli organismi del settore e osservando le specifiche direttive di raccordo formulate dalla Presidenza del Consiglio in tema di rapporti con il servizio parallelo e in funzione dei contatti con i suddetti enti istituzionali. La sicurezza dello Stato, oggi, non riguarda soltanto la difesa e l'integrità del territorio o degli interessi nazionali, ma anche il mantenimento dei modelli sociali che regolano la vita della collettività. Il tenore di vita della popolazione rappresenta uno dei principali sensori per stabilire la solidità di una nazione e, conseguentemente, Pagina 283 il suo potere contrattuale nei confronti dei partner internazionali. Ne consegue che la difesa del benessere economico e sociale rientra a pieno titolo nelle azioni finalizzate alla tutela degli interessi primari dello Stato. Non si può tuttavia non considerare come il livello della minaccia risulti ogni giorno più articolato e complesso, nascondendosi il più delle volte dietro iniziative dalle apparenze, oltre che lecite, anche del tutto prive di elementi di pericolo. Gli ambiti sono dei più vari, a cominciare dalla tutela dei prodotti ad alta tecnologia, che rappresentano fonte di ricchezza nazionale e motivo di interesse da parte di gruppi e soggetti non sempre in sintonia con l'interesse pubblico. Eguale discorso può farsi per la difesa dai tentativi, palesi o meno, di turbativa finanziaria o di contrasto alle linee di politica economica stabilite dall'esecutivo. Pensiamo, ad esempio, ai recenti episodi che hanno interessato i mercati con l'artefatta diffusione di voci capaci di indebolire la divisa nazionale. I mutamenti in atto nell'economia stanno inoltre determinando modifiche sensibili nel ruolo dello Stato, che tende a ritirarsi da molti campi nei quali ritiene la sua presenza non più essenziale, valorizzando la libertà e l'autonomia dell'impresa privata. Ne consegue che, a breve, settori importanti dell'economia nazionale (energia, telecomunicazioni, trasporti, credito) potranno essere gestiti da privati. Risulterà quindi essenziale poter disporre di un aggiornato quadro informativo che consenta di conoscere per tempo e prevenire la presenza di entità economiche le cui finalità potrebbero essere non in linea con gli interessi generali, o addirittura coincidere con quelle di gruppi criminali o dalla dubbia fedeltà alle istituzioni. Si tratta, a ben vedere, di competenze che non possono interessare gli organi di polizia giudiziaria, mancando del tutto non solo l'elemento-reato, ma anche la situazione di pericolo. E' questo, quindi, un precipuo campo di azione degli organismi di intelligence, che devono poter fornire in ogni momento all'autorità di Governo informazioni attendibili sulle dinamiche economiche e sui flussi finanziari quando ritengono che determinate iniziative o situazioni siano potenzialmente in grado di costituire un elemento di destabilizzazione. Come accennato, i nuovi tempi che stiamo vivendo, la fine di un mondo legato agli schemi e alle scansioni della guerra fredda, hanno ridisegnato le caratteristiche di tutela del corpo sociale. L'azione di intelligence non può trascurare il fatto che il mezzo multimediale è oggi in grado di influenzare o, addirittura, condizionare i comportamenti di massa, servendo alle finalità più diverse, anche a valenza destabilizzante. Il settore economico, come detto, costituisce esempio emblematico, ove si consideri l'efficacia propositiva delle campagne di stampa che nel mondo moderno mirano ad indurre innovativi standard di consumo o nuovi modelli comportamentali e culturali. E' un settore, questo, che vede oggi attive diverse lobby imprenditoriali straniere che, in modo del tutto lecito, ma sicuramente condizionante, operano sui mercati internazionali più affluenti (si veda, ad esempio, l'attivismo dei cartelli giapponesi). Questo concetto - trasposto dall'economia a forme di aggressione perpetrate da gruppi criminali in grado di disporre di un livello di sofisticazione davvero preoccupante - apre scenari che difficilmente possono essere controllati tramite la sola attività di polizia giudiziaria. Un'opera condizionante svolta attraverso i mass media agirebbe, infatti, in una zona neutra, ai confini tra lecito ed illecito, ad alta capacità penetrativa, differenziandosi dallo strumento terroristico in quanto rispetto ad esso sarebbe più sofisticata, infida e penetrante. Lo stesso discorso, riportato al tema della criminalità mafiosa, può trovare esemplificazione nei tentativi di limitare la portata dell'articolo 41-bis. Finora la mafia ha manifestato il suo timore per l'efficacia di questo importante strumento giuridico in forme violente e spettacolari ma in futuro esse potrebbero assumere aspetti Pagina 284 più subdoli, proprio ricorrendo alla manipolazione dell'immaginario collettivo. Dall'altro lato, non si possono neppure escludere strumentalizzazioni di iniziative intese, in perfetta buona fede, ad una diversa riconsiderazione giuridica del problema. Il discorso, come si vede, è in fondo speculare a quello relativo all'affidabilità dei pentiti ed alle modalità di controllo o di filtro dei loro contributi. Anche in questo caso il dibattito, in astratto asettico, presenta, oggettivamente ed al di là della buona fede dei singoli, degli spazi di manovra che non possono risultare indifferenti alla mafia. Non a caso strategie sistematiche di discredito dei pentiti, o addirittura tentativi di infiltrazione di falsi pentiti, appartengono ormai alle varianti di risposta che la criminalità adotta per fermare la pressione dello Stato. Per questo motivo il servizio sta approfondendo il suo impegno nel settore dell'analisi delle fonti aperte, nello studio cioè del flusso dei messaggi che attraverso il circuito multimediale possono raggiungere l'opinione pubblica anche allo scopo di disinformarla o di alterarne la percezione degli eventi. In questo quadro il servizio, pur dovendosi confrontare con notevolissime difficoltà a carattere tecnico-organizzativo, ha adottato e sta adottando una serie di iniziative per conseguire un più efficiente livello funzionale dei suoi apparati, nonché il miglioramento della professionalità del personale. A livello centrale è stata già costituita la Divisione eversione criminale, articolata in due settori, criminalità organizzata e criminalità economica, con compiti di osservazione, studio e coordinamento dell'azione di contrasto nei confronti dell'universo mafioso e delle sue manifestazioni. In sede periferica occorre rinforzare ulteriormente - sono in corso iniziative in questo senso - le strutture dei centri, specie dell'Italia meridionale, attraverso un'accurata selezione del personale professionalmente più incline all'adempimento dei nuovi compiti. E' un salto di qualità che dobbiamo effettuare: passare da compiti di polizia giudiziaria a compiti di diversa natura, strategici, nel settore economico-finanziario. Al riguardo, tuttavia, sono già state costituite agenzie al precipuo scopo di estendere il più possibile, in ambiti territoriali di per sé molto vasti, l'attività di ricerca informativa. Per quanto concerne il problema della qualificazione professionale del personale impiegato, sono stati e saranno organizzati corsi di aggiornamento su argomenti di specifico interesse e con docenti di adeguato spessore professionale. Il servizio ha già avviato alcune iniziative in tale direzione, con tavole rotonde e stage a livello universitario, da ultimo a Bologna e alla Bocconi; continueremo peraltro a sfruttare ogni occasione offerta dagli istituti universitari per qualificare il personale ed allargare le nostre competenze specifiche. Sul piano della funzionalità operativa, si cerca di arricchire la rete informativa, curando in particolare i soggetti più vicini agli ambienti d'interesse in un rapporto di collaborazione continuativa. Il fenomeno criminale è stato poi seguito nel suo espandersi anche in dimensione transnazionale. A tal proposito sono stati intensificati i rapporti di collaborazione con i servizi di paesi amici (Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, eccetera) attraverso meeting su questioni di fondo nonché mediante gli scambi immediati di notizie di urgente attuazione operativa. L'impegno informativo posto in essere nel triennio in argomento ha consentito il raggiungimento di promettenti risultati sul fronte dell'azione antimafia. Passando ad alcuni dati, mi sembra interessante citare talune operazioni portate a termine nell'ultimo triennio con l'apporto concreto, a volte determinante, del servizio: l'apporto informativo che fra il 1992 e il 1993 ha permesso l'individuazione di un vasto sodalizio facente capo alle famiglie dei Cursoti, dei Madonia e dei Corleonesi, con base operativa nel noto autoparco milanese di via Salomone; l'azione di intelligence che nel 1993 ha consentito il sequestro a Palermo di beni patrimoniali, quote azionarie e conti correnti riconducibili a società di comodo appartenenti ai boss Riina e Provenzano; la collaborazione con la DEA statunitense nell'operazione Green Pagina 285 ice, che ha consentito di sgominare una banda internazionale di trafficanti di droga; la disarticolazione, nell'agosto 1994, di un sodalizio criminale internazionale dedito al traffico degli stupefacenti, composto da elementi della malavita pugliese, romana e di Santo Domingo; il ritrovamento nel settembre scorso di 23 candelotti di nitroglicerina, polvere da sparo e detonatori, detenuti illegalmente da personaggi sospettati di contatti con la grande criminalità. Anche nei settori della droga e della cattura dei latitanti l'impegno non è stato minore: i riferimenti numerici sono compendiati nella scheda allegata alla documentazione che ho consegnato alla Commissione. Per esigenze di brevità, non li citerò a meno che siano di specifico interesse. Potrò comunque rispondere ad eventuali domande in proposito. Di rilievo appare inoltre la considerazione mostrata dalla magistratura nei confronti dell'apparato tecnico-scientifico del servizio. Sono, difatti, sempre più numerose le richieste di supporto per il controllo di persone, di ambienti, di automezzi, e per la conduzione di operazioni che, proprio grazie all'intervento tecnico del SISDE, addivengono a felice conclusione. Questo, in estrema sintesi, il contributo del SISDE nella lotta alla criminalità organizzata. Si tratta di un impegno complesso ed articolato, considerato che, non per la prima volta, l'approccio alle tematiche della fenomenologia criminale viene affrontato su basi squisitamente conoscitive e preventive. Rispetto alla nuova emergenza, il servizio ha dovuto adattare la sua struttura ed adeguare la stessa mentalità dei quadri dirigenti, la maggior parte dei quali proviene dalle forze di polizia ed è quindi in possesso di un particolare bagaglio professionale e culturale. Alla luce delle recenti esperienze, peraltro coronate da significativi successi, non si può tuttavia non sottolineare come l'intelligence nazionale, quantomeno per quanto riguarda la lotta alla macrocriminalità ed al terrorismo, si trovi ancora in una fase di ricerca di modelli operativi adeguati alla portata della minaccia. Si è ricordato all'inizio come, allorquando fu deciso normativamente che al personale dei servizi non fosse riconosciuta la qualifica di agenti o ufficiali di polizia giudiziaria, gli organismi abbiano acquisito una maggiore libertà di azione nella ricerca informativa, perdendo però, nel contempo, un chiaro quadro di garanzie funzionali, indispensabili per muoversi con la sicurezza di non violare la legge. Il problema nasce dal fatto che l'attività di intelligence, pur indirizzandosi verso obiettivi diversi da quelli delle forze di polizia - ma con percorsi molto simili nel perseguimento delle comuni finalità di sicurezza - non gode però dell'ombrello giuridico offerto a queste ultime dalle norme del codice di procedura penale. A maggior ragione, poi, qualora si consideri che l'azione di intelligence è rivolta non solo a fatti necessariamente o apertamente illegali, ma anche all'acquisizione di notizie utili alla tutela della sicurezza dello Stato ed alla più efficace formulazione del processo decisionale dell'esecutivo, in un contesto operativo che si sviluppa in zone grigie tra il lecito e l'illecito, o anche in contesti di piena legittimità (come ad esempio nel campo economico-finanziario). Occorre perfezionare, in tal senso, l'attuale normativa in modo che, come in altri paesi del mondo occidentale, l'attività di intelligence- cioè l'azione basata sulla esigenza di conoscere in ogni settore di contingente e potenziale interesse, ai fini sia della sicurezza dello Stato sia del supporto alle capacità propositive e decisionali dell'esecutivo e dei suoi apparati di difesa - venga adeguatamente riconosciuta e garantita. Servizi di sicurezza di paesi amici, infatti, dispongono da tempo di strumenti normativi in grado di garantire loro la necessaria autonomia ed agilità in un contesto di sicurezza giuridica. Al riguardo va osservato che proprio recentemente l'Intelligence service britannico è stato disciplinato da una nuova legge sui servizi; ricordo inoltre che sia i servizi inglesi sia quelli statunitensi possono contare su una legislazione ad hoc per le operazioni di Pagina 286 intelligence. Si tratta di una sicurezza, è bene sottolineare, che non riguarda soltanto l'azione dei servizi, ma che è rivolta anche e principalmente alla difesa della comunità da qualsiasi comportamento dei servizi stessi che non rientri in un quadro di legalità. L'integrazione della legge n. 801 del 1977 con norme che migliorino la capacità di penetrazione dei servizi - contestualmente ad un proporzionale incremento dell'opera di controllo a livello istituzionale e parlamentare - aumenterebbe sensibilmente il grado di affidabilità e di adesione agli indirizzi di politica di sicurezza stabiliti dall'esecutivo. L'adozione di più incisivi interventi nell'attività di controllo, d'altronde, rappresenta, per i servizi stessi, la garanzia che il loro operato risulti sempre in sintonia con gli obiettivi stabiliti a livello politico-parlamentare e si svolga nel pieno rispetto delle regole democratiche, un aspetto quest'ultimo sul quale è bene non si nutrano dubbi o incertezze di alcun genere. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Signor presidente, desidero innanzitutto ringraziare i membri della Commissione per la possibilità che mi viene offerta di illustrare l'attività del SISMI in generale ed in particolare con riferimento all'argomento di maggiore interesse in questa sede, quello della criminalità organizzata. Farò un brevissimo accenno agli sviluppi storici del servizio per passare poi ad illustrare i suoi compiti istituzionali e la sua attività nel campo della criminalità organizzata, facendo anche riferimento ai risultati raggiunti. Nel 1863 nasce il primo organo informativo dell'esercito italiano, denominato Servizio I. Tale ufficio si trasforma in un ufficio intelligence del corpo di stato maggiore ed affronta in tale veste il primo conflitto mondiale. L'inizio del secondo conflitto vede una graduale ristrutturazione dell'organo intelligence, che si articola in tre branche, una per ciascuna forza armata. Dopo l'8 settembre 1943, il servizio riassume la denominazione di SIM (Servizio di informazioni militari), che ben presto si trasforma in ufficio informazioni dello stato maggiore generale. Nel 1949 vengono costituiti il SIFAR e i tre SIOS di forza armata. Nel 1966 il SIFAR si trasforma in SID ed infine il SID viene sciolto e sostituito dal SISMI nel 1977. I compiti del SISMI discendono dalla legge n. 801 del 1977, che attribuisce al servizio tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa sul piano militare dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione. Il SISMI svolge, oltre ai fini suddetti, anche i compiti di controspionaggio. Inoltre, la legge n. 410 del 1991 ha sancito che spetta al SISDE e al SISMI - rispettivamente, per l'area interna e quella esterna - di svolgere attività informative e di sicurezza da ogni pericolo o forma di eversione di gruppi criminali organizzati che minaccino le istituzioni e lo sviluppo della civile convivenza. Oltre a tali compiti, il SISMI è tributario nei confronti delle autorità di Governo del supporto informativo necessario ai fini del processo decisionale, attraverso aggiornamenti su paesi, situazioni ed eventi di rilievo per gli interessi nazionali. Il SISMI, infine, costituisce il maggior supporto informativo della difesa e, sulla base del disposto dell'articolo 5 della legge n. 801, svolge attività di coordinamento nei riguardi dei SIOS di forza armata, i quali hanno compiti esclusivamente di carattere tecnico-militare e di polizia militare limitatamente alla singola forza armata. Al momento attuale, la struttura del SISMI ha una forza effettiva che è di circa il 23 per cento al di sotto degli organici stabiliti. Il succitato decadimento delle risorse nell'ambito del servizio è coinciso con i profondi mutamenti susseguenti al crollo dell'ex Unione Sovietica, che hanno sì ridotto la minaccia militare proveniente dall'est europeo ma l'hanno sostituita con rischi diffusi generati dall'esplosione di una vasta conflittualità di origine religiosa, etnica, economica e sociale, precedentemente soffocata dalla logica della contrapposizione dei blocchi. Non sembra superfluo Pagina 287 ripetere quanto più volte affermato e cioè che da quando è scoppiata la pace rischi di diversa e pericolosa natura si aggiungono a quelli tradizionali militari - di terrorismo di varia natura, di sovversione, in campo economico - e attentano alla pace stessa o quanto meno alla stabilità regionale. La caratteristica fondamentale di tali rischi è che essi sono imprevedibili e subdoli. Quali sono questi rischi? La proliferazione delle armi di distruzione di massa, i traffici illeciti, l'espansione del fenomeno mafioso, l'emigrazione di massa, lo spionaggio e la penetrazione in campo economico. Tali rischi attentano alla sicurezza dello Stato ed impegnano in prima linea i servizi di sicurezza, che fondamentalmente effettuano azioni di prevenzione. Inoltre, si è manifestato un incremento di attività per il SISMI in altri settori operativi del servizio, quali quelli connessi con la sicurezza militare relativa all'impegno delle forze armate fuori area. In particolare, ricordo che tale esigenza ha riguardato un oneroso supporto intelligence quale quadro di sicurezza ai contingenti delle forze armate impegnati in Somalia, in Mozambico, nel Golfo Persico, eccetera. Vengo ora alla legge n. 410. Essa ha conferito al SISMI ulteriori compiti, precedentemente non previsti, di contrasto alla criminalità organizzata e in particolare - come detto - quello di svolgere all'estero attività informative e di sicurezza da ogni pericolo o forma di eversione. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1991 stabilisce in particolare che i servizi forniscano, per quanto di rispettiva competenza, notizie sulla individuazione, sulle connotazioni strutturali, sugli obiettivi, sulle modalità operative, sulle articolazioni e i collegamenti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, nonché su ogni altra forma di manifestazione riconducibile a tali organizzazioni. Le informazioni trasmesse dai servizi di informazione e sicurezza costituiscono, di norma, solo indizi, che necessitano di riscontri e conferme da parte della polizia giudiziaria prima di essere utilizzate ai fini di giustizia. Con lo stesso decreto veniva previsto un adeguamento degli organici delle strutture dei servizi, al fine di far fronte ai compiti aggiuntivi. In realtà, non solo la dotazione organica di personale del SISMI non ha ricevuto alcun incremento ma un esito consistente di personale effettivo verificatosi nel 1993 ha portato - come dicevo - la situazione a livelli organici ben più ridotti rispetto a quanto previsto. Vediamo adesso i campi di attività del SISMI nel contrasto alla criminalità organizzata. Il SISMI è un organismo di informazioni a spiccata vocazione verso l'estero, pienamente coinvolto in questa lotta di marcata caratterizzazione internazionale. Si tratta di un problema che richiede una risposta globale, tenendo anche presente che la criminalità organizzata e in particolare i traffici di droga sono stati veicolo di crisi internazionale, causa di instabilità nazionali e - al minimo - principali fonti di finanziamento per formazioni terroristiche. Anche in questo campo il SISMI svolge attività esclusivamente di intelligence. E' stato un argomento già toccato dal direttore del SISDE ma sul quale mi piace ritornare. Per "investigazione" si intende l'azione condotta dalle forze di polizia allo scopo di accertare e ricercare le prove di un reato. L'intelligence è invece l'attività tipica svolta dai servizi di informazione per la raccolta, l'analisi, l'elaborazione di notizie, al fine di produrre informazioni di interesse. In sostanza, l'investigazione è la ricerca di fatti e di prove per capire un evento già accaduto; l'intelligence costituisce la ricerca e l'analisi di informazioni per una loro prevedibile utilizzazione nel futuro. Quindi, la polizia giudiziaria investiga sul fatto accaduto in se stesso per ricercarne gli autori, le responsabilità, eccetera. Il SISMI prende spunto dal fatto che costituisce l'informazione per analizzare e collegare il fatto stesso al fenomeno nel suo complesso. L'attenzione del servizio, nella lotta alla criminalità organizzata, è rivolta in generale allo studio e all'analisi delle linee di tendenza del fenomeno, dei flussi di penetrazione in campo internazionale, dello Pagina 288 sviluppo di attività illecite compiute dalle organizzazioni criminali, nonché all'individuazione delle matrici della criminalità e dei collegamenti con la criminalità organizzata nazionale; tutto questo sul piano internazionale e per i connessi riflessi sulla nostra situazione. L'attenzione è stata perciò indirizzata sia nei confronti dei paesi dell'Europa dell'est e della Comunità degli Stati indipendenti (che sono da considerare la nuova frontiera del crimine organizzato mondiale), sia verso i cosiddetti paradisi giuridici e fiscali, sia nei confronti di quei paesi che sono al centro delle rotte internazionali della droga e che offrono le migliori opportunità per il riciclaggio. La collaborazione fra il SISMI e il SISDE nel campo della criminalità organizzata come in altri settori può essere giudicata soddisfacente. Non si nascondono problemi nati dall'impossibilità di osservare strettamente la norma che assegna al SISMI l'area esterna e al SISDE quella interna e che crea una certa fascia di contrapposizione nelle due attività. Tuttavia, va considerato che è preferibile avere un limitato margine di sovrapposizione da dirimere con il coordinamento piuttosto che, a fronte della pericolosità del fenomeno della criminalità organizzata, regalare a organizzazioni criminali degli spazi vuoti in cui inserirsi. L'impegno è notevole anche in questo settore ed uno sforzo così prolungato e di così elevato profilo non può essere esercitato con piena efficacia nelle attuali condizioni, pena il decadimento di risultati. E' necessario pertanto che si pongano allo studio provvedimenti che tendano ad un incremento delle risorse, specialmente in fatto di riapertura del reclutamento del personale. L'addestramento del personale è curato da elementi scelti tra quelli già in possesso di spiccate attitudini e specifiche e concrete esperienze operative. Esso proviene nella sua totalità dalle forze di polizia. E' stato un addestramento intenso, mirato, ed i cui risultati sono stati molto positivi. Gli aspetti principali previsti dal programma hanno riguardato il quadro complessivo della minaccia, e le possibili evoluzioni e interconnessioni sia nell'ambito nazionale sia in quello internazionale. Si è fatto anche largo ricorso a collaboratori esterni di provata competenza. Particolare cura è stata posta nel costruire la mentalità di intelligence in operatori che, per pregresse attività professionali, erano orientati verso una specifica attività investigativa. Ricordo in proposito quanto già precedentemente indicato circa le differenze fra i concetti di intelligence e di investigazione. Nel contrasto alla criminalità organizzata il SISMI si avvale di una struttura caratterizzata da un'organizzazione centrale di analisi e da un organismo di ricerca basato sulla rete dei centri polifunzionali costituiti in Italia e all'estero. Tali centri, in quanto polifunzionali, esercitano sia le funzioni tradizionali previste dalla legge n. 801 sia quelle rivolte al contrasto alla criminalità organizzata. In campo nazionale, in ottemperanza al dispositivo di legge, la collaborazione è ottima non solo con il SISDE ma anche con gli organi di polizia. Tengo a sottolineare che non potrebbe essere altrimenti, sia perché istituzionalmente il SISMI effettua solo attività di intelligence sia perché esso si occupa prevalentemente di attività criminose originate al di fuori del territorio nazionale. Ritengo opportuno sottolineare ancora che è sempre più frequente la collaborazione richiesta dall'autorità giudiziaria e sempre fornita dal servizio. Per quanto riguarda la collaborazione all'estero, di estrema importanza ed insostituibile valore, va sottolineato che il SISMI è in ottimi rapporti con moltissimi servizi stranieri, oltre che nei settori del controspionaggio, del terrorismo internazionale, del contrasto ai traffici di armi e alla proliferazione nucleare ora anche in quelli della collaborazione nell'area della criminalità organizzata. Vediamo ora alcuni dei più significativi tra i risultati ottenuti. Con il dispositivo sopra delineato, il SISMI ha già raggiunto risultati informativi di buon livello, in taluni casi confortati da positivi riscontri in sede investigativa nazionale ed estera. In Pagina 289 particolare, esemplificando, hanno avuto riscontri concreti elementi informativi indicanti: penetrazioni di organizzazioni criminali endogene - cioè italiane - nei paesi dell'est europeo, quali la Repubblica ceca, la Romania, la Repubblica slovacca; localizzazione all'estero di personaggi facenti parte di sodalizi criminali, anche latitanti, impegnati in attività economico-finanziarie funzionali al riciclaggio di capitali; presenza di connazionali nell'area latino-americana in contatto con società finanziarie e di navigazione utilizzate da narcotrafficanti di quei paesi con la duplice finalità di effettuare trasferimenti di droga nonché operazioni di riciclaggio. Un indice di valutazione dell'attività del SISMI nella lotta contro la criminalità organizzata può essere il numero delle informative inviate a tutt'oggi ad enti e amministrazioni incaricati dello sviluppo operativo, vale a dire gli organi di polizia giudiziaria. Fino al settembre del 1994 le informative inviate sono complessivamente 690. Sebbene non contengano elementi di prova ma solo indizi - come indicato dall'articolo 6 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del novembre 1991 -, esse rappresentano un quadro informativo particolarmente utile per la polizia giudiziaria. Le informative, per grandi linee, riguardano: narcotraffico, altri traffici illeciti, attentati e minacce, armi ed esplosivi, associazioni criminali e riciclaggio. Per quanto attiene a quest'ultima tematica, l'impegno del servizio nel contrasto informativo del fenomeno è andato via via crescendo nel tempo, atteso l'effetto destabilizzante e distorsivo che il fenomeno stesso può avere nei sistemi economici nazionali ed internazionali. Oltre al supporto informativo, come ho già avuto modo di asserire, gli organi di polizia hanno richiesto ed ottenuto, con l'autorizzazione della magistratura, il supporto tecnico del SISMI, che è valso a portare a termine operazioni che hanno avuto grande risonanza nell'opinione pubblica nazionale ed internazionale. In particolare, tale supporto ha consentito l'arresto di 116 malavitosi, alcuni dei quali elementi di spicco della mafia siciliana (tra cui ricordo quello recente di Tinnirello ed Ercolano) e della camorra campana. Ha permesso, altresì, di sventare un traffico internazionale di materiale militare, di recuperare sofisticati apparati per uso bellico e di arrestare tre persone coinvolte nell'illecita attività. Ha reso possibile l'individuazione di un'organizzazione dedita allo spaccio di carta moneta estera ed italiana contraffatta, la denuncia di diverse persone per truffa internazionale e il sequestro di 2,6 miliardi di banconote false nel giugno di quest'anno, e la denuncia di altre persone nonché il sequestro di 350 milioni di banconote estere false, anche questo nel giugno di quest'anno. Ed è di ieri la notizia, riportata dall'ANSA e da tutti gli organi di stampa, della conclusione, con il recupero di 800 milioni di dollari in carte valori degli Stati Uniti, di un'operazione annunciata dalla magistratura torinese ed avviata per esplicita informazione del SISMI. In conclusione, il SISMI è relativamente giovane nello specifico settore della lotta alla criminalità organizzata; ma tengo a sottolineare che tale compito non è considerato dal servizio stesso di livello ancillare o subordinato. Attenzione ed impegno costante vengono dedicati a questo fenomeno che, per diverse ragioni, costituisce una piaga nazionale ed internazionale. Desidero infine attirare l'attenzione sul fatto che il SISMI opera soprattutto in attività di prevenzione, quindi evita la pubblicità allo scopo di non vanificare operazioni in atto o allo studio. In buona sostanza, desidero affermare che i dipendenti del SISMI operano silenziosamente, con impegno e professionalità, al servizio e nell'interesse delle istituzioni. PRESIDENTE. Ringrazio il generale Marino ed il generale Siracusa per le loro relazioni e do la parola ai colleghi che desiderino intervenire. GIUSEPPE SCOZZARI. Ringrazio il presidente e saluto il generale Marino ed il generale Siracusa. Devo dare un giudizio Pagina 290 non positivo sulle relazioni perché mi sono sembrate burocratiche, per usare un termine molto tenue. Infatti, nulla è stato detto sulle reali strategie, più o meno terroristiche, delle organizzazioni mafiose e camorristiche e su quello che realmente sta avvenendo nel nostro paese. In questi giorni, dopo le audizioni del ministro dell'interno e del capo della polizia, bisogna rilevare che estremamente inquietante è stata la dichiarazione riguardo ad una possibile ripresa della strategia del terrore da parte delle organizzazioni mafiose. A questo proposito, dunque, desidero avere informazioni, naturalmente quelle che possiamo conoscere, e sapere se esista una vera ripresa della strategia del terrore da parte delle organizzazioni mafiose. In secondo luogo, vorrei tornare sul quesito che era stato posto dallo stesso Falcone dopo la vicenda dell'Addaura, vicenda che ha certamente rappresentato uno dei momenti più tristi della storia della Repubblica italiana. Si è parlato di falso attentato, tutti siamo convinti - e ne era convinto lo stesso Falcone - che si sia trattato di un falso e non di un fallito attentato. Falcone pose un quesito molto preciso riguardo al fatto che ad organizzare questo falso attentato fossero state delle menti raffinate. In questa direzione come si sono mossi i servizi segreti? Abbiamo notizie più precise su quali siano le menti raffinate di cui parlava il giudice Falcone? Altro quesito: risulta da notizie di stampa, e di altra fonte, che esiste una differenziazione all'interno del SISMI e del SISDE, come se esistessero due SISMI e due SISDE; per quanto riguarda il SISMI, peraltro, ne esisterebbe uno filoamericano ed uno filoisraeliano. Cosa possono dirci al riguardo il generale Marino ed il generale Siracusa? Si è parlato anche di usura. Purtroppo oggi registriamo una battuta d'arresto nell'esame del relativo provvedimento di legge (in Commissione giustizia le cose sono andate decisamente male) ma, di fronte a questo gravissimo e terribile problema che sta mettendo in ginocchio l'Italia, domando in che termini si stia adoperando il SISDE, quanto meno per creare le condizioni di conoscibilità di un'eventuale mappa delle società finanziarie, più o meno vere o più o meno false. L'ultima domanda riguarda la massoneria. Cosa stanno facendo i servizi segreti in merito? Sono state scoperte numerose logge, coperte e scoperte, mentre il personaggio di punta della peggiore massoneria italiana, Licio Gelli, vive tranquillamente a villa Wanda. In che termini i servizi segreti controllano l'attività di uno dei personaggi più pericolosi per la stabilità della democrazia nel nostro paese ed in che termini si stanno adoperando per definire una mappa della massoneria deviata e per combatterla? RAFFAELE BERTONI. Rivolgo la mia domanda al generale Siracusa. In occasione dei recenti lavori eseguiti a Napoli per la conferenza del G7, come il generale sa, sono stati commessi appalti a varie ditte, tra le quali la società per azioni Angiolini-Bortolotti, la quale ha realizzato, tra l'altro, opera di restauro nella zona adiacente villa Rosbery che, come è noto, è la residenza napoletana del Capo dello Stato. Recentemente, il procuratore della Repubblica di Napoli ha arrestato come camorrista Antonino Apreda, amministratore di questa società, ed il prefetto di Napoli Improta, che aveva affidato, per sorteggio, questo appalto ad Apreda, interrogato dal procuratore della Repubblica ha detto che ciò era avvenuto a seguito della delibera di una commissione della quale facevano parte organismi di polizia, che nessuno aveva detto nulla al riguardo e, per di più (a questo si riferisce la domanda), che Apreda risultava fornito della cosiddetta autorizzazione NOS (nullaosta segretezza). Tale autorizzazione, che è di particolare rilievo, secondo il prefetto Improta sarebbe stata concessa dal SISMI. Domando: è stata concessa dal SISMI? Il SISMI da cosa deriva la competenza a concedere autorizzazioni del genere? Come mai tale autorizzazione è stata concessa ad una ditta risultata camorrista. E da quale persona nell'ambito del SISMI Pagina 291 è stata concessa, ammesso che sia stato il SISMI a concederla? Chiedo, poi, se il generale Siracusa possa darci qualche informazione sull'esistenza del fantomatico ufficio UCSI, che avrebbe o si arrogherebbe competenze in questa materia. FERDINANDO IMPOSIMATO. Ringrazio il generale Marino ed il generale Siracusa per le relazioni. Vorrei subito chiedere al generale Marino, il quale ha trattato diversi argomenti che riguardano il problema dell'infiltrazione della mafia nell'ambito dei pentiti, qualche chiarimento sul problema delle strategie di discredito dei pentiti, sul problema della penetrazione della mafia nell'economia e su altri ancora, nonché di soffermarsi in particolare sul problema relativo alla gestione dei fondi dei servizi segreti. La legge n. 801 del 1977 - che lei ha citato, generale Marino - secondo noi dovrebbe essere modificata in diversi punti, ma soprattutto per la parte che riguarda le spese riservate perché, a differenza di quanto accade negli ordinamenti che disciplinano i servizi segreti di diversi paesi del mondo, per una parte di tali spese non esiste alcun obbligo di rendiconto. Quanto è accaduto negli ultimi anni - e di cui lei non può che essere soltanto testimone per averne avuto notizia dalla stampa - è noto a tutti, ma il problema è che il rischio di un uso non corretto di questi fondi permanga. Le domando, dunque, se lei non ritenga che questa legge - a parte altri punti che riguardano il potere di nomina, l'eventuale controllo da parte del comitato di controllo dei servizi sulla scelta dei capi dei servizi ed altri ancora, rispetto ai quali abbiamo presentato una proposta di legge - debba essere modificata anche nel senso di prevedere un obbligo di rendiconto delle spese riservate almeno successivo, così come è previsto ad esempio negli ordinamenti americano ed inglese. Un'altra domanda che desidero rivolgerle riguarda in particolare i pentiti. Lei ha parlato di una strategia, che certamente esiste, di discredito dei pentiti e di infiltrazione dei pentiti. Su questo punto sarebbe opportuno che fossero forniti dati più concreti e, se possibile, indicati alcuni episodi; le chiedo inoltre di dare una valutazione dell'importanza che fino a questo momento hanno avuto le collaborazioni dei pentiti per quanto riguarda l'individuazione dei responsabili di gravi fatti delittuosi. Lei ha parlato anche di importanti operazioni, come ad esempio quella dell'autoparco milanese; le domando allora se in queste operazioni, per le quali il SISDE avrebbe avuto meriti particolari, vi siano state collaborazioni da parte di pentiti. Una terza domanda riguarda il ruolo che viene rivestito da alcuni esponenti dei servizi. Nel corso dell'ultima legislatura, in sede di Commissione antimafia abbiamo sentito alcuni collaboratori della giustizia - cito per tutti Leonardo Messina - parlare di rapporti che essi avevano prima della conversione, prima di passare alla collaborazione, con esponenti dei servizi e, addirittura, della possibilità che alcuni pericolosi latitanti che partecipavano a dei summit potessero essere arrestati per le informazioni che alcuni mafiosi avevano dato ad agenti dei servizi segreti. A proposito di queste notizie - che affiorano in istruttorie varie, ultima delle quali quella che riguarda la banda della Magliana - va preliminarmente rilevato che è vero che gli agenti dei servizi non possono essere soggetti a regole rigorose, altrimenti non potrebbero svolgere il loro mestiere, anche se a volte c'è il problema che alcuni di questi passino, purtroppo, dall'altra parte, come del resto può succedere per i magistrati, per i carabinieri e per chiunque altro. Le chiedo se nell'opera di rinnovamento dei servizi una particolare attenzione sia dedicata proprio alla liberazione dei servizi da soggetti che possono essere stati individuati come collusi con le organizzazioni criminali. GIUSEPPE ARLACCHI. Si è realizzata di recente di vasta operazione di rinnovamento del personale dei servizi di sicurezza. Vorrei sapere qual è il numero dei soggetti avvicendati o allontanati dal servizio e quanti di essi facevano parte Pagina 292 dell'organizzazione fin dai tempi precedenti la riforma del 1977. La seconda domanda riguarda il direttore del SISDE. Vorrei sapere se è stata avviata un'inchiesta sul caso Citanna, il responsabile del centro periferico di Genova del SISDE, coinvolto nella vicenda della bomba rinvenuta sul treno in partenza da Napoli ed inoltre, se l'inchiesta è stata avviata, a quali conclusioni è giunta. NICHI VENDOLA. Capisco che la natura medesima dei servizi segreti favorisca il fiorire di letture di tipo dietrologico e, a volte, rappresentazioni che possono apparire fumettistiche. Non vi è dubbio, però, che ormai vi è una letteratura scientifica abbastanza ampia sui servizi segreti che dimostra come, dalle ultime vicende risalendo indietro fino a quelle storiche, si siano verificati più volte fenomeni di corruzione. Mi rendo conto che l'argomento può apparire sgradevole, ma è una questione che ha turbato profondamente l'opinione pubblica e tutti noi. Voi avete fornito un quadro descrittivo di quelli che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere gli orientamenti dei servizi di intelligence, ma l'esperienza dei servizi segreti del passato, per esempio durante la guerra fredda, testimonia un uso di parte di questo strumento sia nella lotta interna fra i poteri dello Stato sia nei confronti di alcune parti politiche. Penso, per esempio, alle schedature alla FIAT ai tempi del SIFAR. Inoltre, tutte le vicende da voi citate relativamente ai fenomeni eversivi, dalle Brigate rosse alla organizzazione mafiosa, propongono il tema di una presenza non limpida, anzi a volte inquinata, dei servizi segreti: dall'affare Moro, con tutte le ombre e i dubbi ancora aperti, fino al falso attentato dell'Addaura e alla strage di Capaci. Non ne traggo in questa sede un giudizio su come porzioni dei servizi segreti possano essere state strumento non di contrasto ma di supporto dell'azione eversiva nella vicenda italiana; sicuramente, però abbiamo assistito a fenomeni forti di deviazione dei servizi segreti dai loro compiti istituzionali e a fenomeni di corruzione e di inquinamento. Che garanzie vi sono, al di là di un atto di fede, che oggi si stia procedendo ad una reale, profonda bonifica, che consenta ai servizi di intelligence di tornare a svolgere il loro compito istituzionale? La domanda che nasce dal senso comune della gente, cioè, non è da chi mi difende il servizio segreto, ma chi mi difende dal servizio segreto. Le vicende raccontate dai giornali o di cui si sono occupate le inchieste giudiziarie negli ultimi anni, infatti, aprono il cuore non alla speranza ma all'angoscia. Qual è il vostro livello di allarme rispetto alla situazione che avete ereditato, caratterizzata da luci ed ombre, e qual è l'opera concreta di bonifica che vi proponete rispetto a questi rischi? ALESSANDRA BONSANTI. Purtroppo, per chi ha cominciato a fare il giornalista nel 1969, sarebbe facile porre una domanda sulle deviazioni; però domande di questo tenore vi sono già state poste in maniera così insistente che non vorrei pensaste che da parte nostra vi è un'assoluta sfiducia nei confronti dei servizi, perché così non è. Vorrei però chiedervi come, a vostro parere, sia possibile vigilare per evitare che si ripetano le deviazioni del passato. Più in particolare vorrei sapere se siano consentiti all'interno del servizio giuramenti diversi oltre a quello prestato nei confronti delle istituzioni. Vorrei inoltre sapere quanti funzionari sono rimasti di quelli che erano in servizio prima del 1981, cioè prima della scoperta della loggia P2. Passando ad altro argomento, quali informazioni avete sulla Falange armata, alla quale si dice appartengano personaggi legati ai servizi? E più in particolare, cosa potete dirci sulla inchiesta Mannucci Benincasa sul centro di controspionaggio fiorentino? Pongo infine una domanda derivante da un'osservazione che ho sentito relativamente ad una possibile campagna di disinformazione, che potrebbe colpire profondamente l'immaginario collettivo, a proposito di aspetti molto importanti della lotta Pagina 293 alla mafia. Vorrei un esempio concreto di fenomeni di questo tipo. MICHELE FLORINO. La prima domanda riguarda il generale Siracusa. Vorrei conoscere le attuali zone di espansione delle associazioni mafiose italiane all'estero. Le chiedo altresì se siate in grado di segnalare il livello di presenza e di infiltrazione di mafiosi italiani nei paesi dell'est e se questi rappresentino oggi una nuova zona di insediamento dei traffici criminali. L'altra domanda è rivolta ad entrambi i generali. La malavita è cresciuta con il paese e convive con esso. Credete che gli illeciti arricchimenti e guadagni delle attività commerciali ed imprenditoriali siano gestite dalla sola criminalità o che ci sia una criminalità d'élite, composta da persone insospettabili che controllano gran parte di questi mezzi finanziari che, lo ripeto, a mio modesto parere non possono derivare dalla sola attività criminale? GIUSEPPE AYALA. Rivolgo le mie domande senza distinguere tra i due interlocutori. Il generale Marino ha fatto riferimento alla necessità di un adeguamento normativo, ed è questa la parte della sua relazione che più mi interessa, anche perché attiene più direttamente ai compiti istituzionali della Commissione antimafia che, come è noto, consistono anche nella verifica dell'idoneità dell'apparato normativo oltre che nel suggerimento delle modifiche necessarie, naturalmente con la collaborazione di chi si occupa della lotta alla mafia sul piano operativo. Non intendo affermare che lei sia stato evasivo; vorrei però pregarla di fornirci indicazioni più precise relativamente alla necessità di un miglioramento normativo con riferimento all'attività di intelligence. Le perdono poi con piacere il ricorso all'espressione "nuova emergenza", perché mi rendo conto che con ciò lei non intende affermare che la criminalità organizzata sia un'emergenza del paese - poiché se così fosse, trattandosi di una questione più vecchia dello Stato italiano, non avremmo capito nulla -, ma vuole riferirsi alla legge n. 410 del 1991 ed ai maggiori compiti da essa attribuiti al suo servizio. In questo quadro, alla luce dell'esperienza che lei, seppure in breve tempo, mostra di aver maturato, le chiedo di fornirci indicazioni più precise in modo che la Commissione possa muoversi nella direzione da lei suggerita. Sul piano generale vorrei conoscere la vostra opinione su una mia vecchia idea in tema di controllo del territorio, più esattamente in relazione a tutto quello che attiene ad un miglioramento della qualità del controllo del territorio, dalla cattura dei latitanti alle estorsioni. Quest'ultimo fenomeno, infatti, assume dimensioni rilevanti poiché lo Stato non è in condizioni di garantire, come dovrebbe, la sicurezza dell'attività commerciale e professionale e viene quindi sostituito dal mafioso: la vittima dell'estorsione, quindi, paga il suo potenziale carnefice per impedire che diventi carnefice effettivo. Si tratta di una questione estremamente complessa, a mio giudizio non meno centrale del traffico di stupefacenti o di armi. Senza voler assolutamente polemizzare con l'invio dell'esercito in Sicilia, che tutto sommato non ha rappresentato un'esperienza negativa, vorrei ricordare che tutti coloro che si sono occupati di questi problemi hanno sempre sostenuto che la strada giusta per migliorare la qualità del controllo del territorio è l'attività di intelligence. Forse questi aspetti riguardano meno l'attività istituzionale del SISMI, che guarda soprattutto oltre confine; vorrei però sapere dal generale Marino se nelle strategie del SISDE è previsto un potenziamento ed un affinamento di questa attività che, lo ripeto, ritengo decisiva per migliorare la qualità della risposta dello Stato. PRESIDENTE. Visto che tutti ormai si interessano della criminalità organizzata, come si pone il servizio rispetto alle altre forze di polizia? Quale spazio e quali referenti in particolare ha nelle altre forze di polizia? E quali sono, in sottofondo, i rapporti con l'autorità giudiziaria? Il sistema di intelligence, in Sicilia come nelle altre regioni a rischio, è concretamente Pagina 294 possibile considerata la struttura chiusa della mafia, della 'ndrangheta e così via, oppure è la raccolta di notizie già raccolte da altri? GIANVITTORIO CAMPUS. Abbiamo ascoltato accenni alla cosiddetta azione eversiva e alle deviazioni dei servizi. Credo che nessuno, nemmeno voi, possa negare l'esistenza di tali fenomeni, che però sono dovuti alla corruzione e all'inefficienza insita nei servizi, quindi non dei servizi. Questo è un dato che la cronaca ormai ci ha offerto. Voi stessi, come nuovi dirigenti di una struttura che avete ereditato da un vecchio regime, parlate di costruire nel nuovo e nel meglio. Riprendendo quindi quanto opportunamente ha detto il collega Ayala sull'adeguamento normativo, vi rivolgo l'invito a liberarvi del vecchio cacciando via i padroni degli armadi al cui interno possano esservi scheletri, ma soprattutto ad indicarci i mezzi che possiamo offrirvi - visto che temporaneamente formiamo il corpo legislativo del paese - per migliorare la qualità e l'efficienza dell'azione di intelligence verso la criminalità sia economica, che avete ben rimarcato, sia politica, che rappresenta ugualmente, purtroppo, un'emergenza che adesso può finalmente venire a galla. Credo sia stata la criminalità politica, o meglio la criminalità collusa con la politica, la causa dei freni finora esistiti nella lotta contro la criminalità organizzata. ANTONIO DEL PRETE. Sono state poste tante interessantissime domande, per cui avevo pensato di non formularne nessuna; però, mentre i colleghi parlavano mi è sorta una curiosità. Chiedo quindi se la collaborazione della magistratura sia piena o se in qualche caso si siano verificati disservizi o disfunzioni per possibili contrasti o incomprensioni. GIUSEPPE AYALA. Speriamo di no. LUIGI RAMPONI. Come è stato ricordato, vi è disponibilità nei confronti della magistratura. Personalmente, ricordo richieste della magistratura, nonché disponibilità offerte al magistrato per determinati tipi di attività. Se la magistratura interviene, lo fa perché ha avuto segnalazioni di notitia criminis: in questo caso, interviene la polizia giudiziaria. Però, nel corso di determinate attività, la magistratura può benissimo aver bisogno di controllare determinate operazioni della polizia giudiziaria, per le quali può essere anche necessario l'aiuto di certe strutture dei servizi. D'altra parte, sono sempre stato molto tranquillo nel fare ciò che la magistratura mi ha chiesto. Sono intervenuto perché mi è parso di aver colto qualche sorpresa sul rapporto magistratura-servizi. Questo esiste; inoltre, date certe capacità tecniche del servizio, si fornisce questo tipo di supporto. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Inizio col rispondere all'onorevole Scozzari, al quale dico subito che non mi è dispiaciuta l'abbondanza delle sue domande. Esiste una ripresa del terrorismo mafioso? Credo che in materia si sia detto molto in termini di analisi: se ci fossero risultanze concrete le diremmo qui ma le avremmo già comunicate all'autorità giudiziaria. Più volte ho fatto cenno alla necessità per i servizi di conoscere, elaborare, analizzare. In questa fase, noi abbiamo analizzato e lo stesso hanno fatto coloro che ci hanno preceduto. Sono pertanto qui a riferire a seguito di analisi. Adesso, la mafia si trova in una posizione di stallo che comporta due vie di scelta: attaccare e delegittimare lo Stato con azioni violente oppure ritirarsi, "calare le brache" (scusate il termine). Tecnicamente diciamo che adesso questa mentalità non è nella mafia, considerati gli impegni che ha nei vari settori, soprattutto in quelli del riciclaggio e della penetrazione economico-finanziaria. In termini di previsione, quindi, abbiamo fondati motivi per ritenere che effettivamente si possano avere nuove manifestazioni, ma non sono frutto di notizie. Noi svolgiamo intelligence, nel senso che a coloro che debbono operare diciamo: attenzione, tiriamo giù dei fumogeni, come Pagina 295 fanno gli aerei quando atterrano per vedere la direzione del vento. Non facciamo altro che questo. Spero di aver risposto alla prima domanda. Esistono menti raffinate dietro al fallito attentato a Falcone? Mi piacerebbe tanto rispondere, ma lei sa meglio di me, onorevole Scozzari, che al riguardo vi è un processo in corso, al termine del quale è indubbio che si apriranno squarci di luce in relazione alle decisioni dell'autorità giudicante. Quindi, mi consenta, non è che io non voglia rispondere: il fatto è che, sinceramente e onestamente, mi mancano gli elementi per farlo, ma anche se li avessi, chiedo venia, ma non potrei farlo ... GIUSEPPE ARLACCHI. Scusi, ma il processo non è sull'attentato dell'Addaura ... GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Beh, mi pare che sia stata tirata in ballo anche la posizione di Contrada... GIUSEPPE ARLACCHI. Non c'e relazione. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Chiedo scusa se sto facendo confusione... GIUSEPPE ARLACCHI. Ha istituito lei volontariamente una relazione... GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non volontariamente, onorevole Arlacchi, non mi attribuisca una volontà che in questo momento non c'è! (Si ride). PRESIDENTE. L'onorevole Scozzari potrebbe ripetere la domanda per consentirle di spiegarsi meglio. GIUSEPPE SCOZZARI. Il quesito Falcone era che dietro il falso attentato - quindi non il fallito attentato - dell'Addaura vi fossero delle menti raffinatissime, per usare il termine testuale. In tale direzione il SISDE ritengo avesse il compito istituzionale di capire, di indagare, di verificare sia le condizioni di quel momento storico sia quali potevano essere le menti raffinate presenti anche all'interno di alcuni organi istituzionali, che tutto facevano tranne che svolgere correttamente il compito loro affidato. PRESIDENTE. Adesso la domanda è chiara. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Adesso è chiara, però mi consenta di dirle che mi trova impreparato ... GIANVITTORIO CAMPUS. Erano messe al servizio o no? Questa era la domanda... (Si ride - Commenti del deputato Ayala). GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. In questo caso, chiedo... ricorro alla riserva! GIUSEPPE SCOZZARI. Al servizio no, però ... GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Penso di aver capito... Non siamo molto intelligenti, ma cerchiamo di esserlo! Comunque, se mi consente, mi riservo di dare una risposta al riguardo. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Onorevole Scozzari, la sua terza domanda era: è vero che nel SISMI esistono un'anima filoamericana ed un'anima filoisraeliana? Desidero respingere questa etichetta, perché non esiste un SISMI filoamericano, né un SISMI filoisraeliano. Lavoriamo con gli americani e con gli israeliani, ma non per gli americani e per gli israeliani. Certo, sono i servizi più efficienti ed è chiaro che ci vogliamo... inserire in questi sistemi, perché dobbiamo ricordarci che i servizi vivono in una rete di collegamento internazionale essenziale per fornire i nostri prodotti a tutti i clienti che hanno bisogno di intelligence. Tali prodotti vengono dalla nostra ricerca diretta e dallo scambio con i servizi con cui siamo collegati. E' chiaro che sono i servizi più efficienti ad offrirci il prodotto migliore. In questa "comitiva" anche noi cerchiamo di fare del nostro meglio, e devo dire che ci difendiamo abbastanza bene. Altrimenti, non ci sarebbero gli scambi, come Pagina 296 può confermare il senatore Ramponi, mio illustre predecessore. Ripeto, non esistono un'anima filoamericana e un'anima filoisraeliana. Il SISMI lavora per le istituzioni ed è pienamente inserito in questa rete di servizi collegati. ALESSANDRA BONSANTI. Cerco di interpretare la domanda del collega: a suo avviso, è possibile che i servizi collegati americani abbiano in qualche modo consentito o aiutato la manipolazione di alcuni pentiti, che avrebbero parlato contro un uomo politico italiano, cioè contro Andreotti? Questo circola molto ... SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. E' una domanda alla quale non è possibile rispondere. Credo che non potrebbe mai avere una risposta, neanche se la chiedesse al capo della CIA, perché non gliela darebbe. Si tratta di attività che non sono certo materie di scambio o di informazione. Comunque, posso dirle che come SISMI non ne sono in possesso. Non ho assolutamente la possibilità di darle una risposta in questo senso. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'onorevole Scozzari ha anche parlato di mappatura dell'usura e della massoneria. Si tratta di due aspetti completamente diversi. Credo di essermi soffermato in maniera sufficiente - anche se non quanto avrei voluto - sull'impegno del mio servizio nella lotta alla criminalità economica. Volutamente (per esigenze di tempo), non mi sono soffermato su tutti gli aspetti della lotta alla criminalità organizzata. Ho fatto cenno all'aspetto ultimo, quello più pericoloso, della penetrazione nei grandi mercati, nonché alle turbative della divisa italiana, eccetera. Ma sul terreno della lotta all'usura, mi sembra che la mobilitazione in atto sia tale che il SISDE non possa restarvi estraneo. Ritengo, anzi, che esso offra grossi apporti alle forze di polizia. Per rispondere alla domanda del presidente, devo dire che i servizi si pongono in termini di collaborazione assoluta, di sostegno di notizie informative. Consentitemi di soffermarmi su un dato di procedura: quando dalla periferia le notizie arrivano al centro raggiungono il tavolo del direttore; per cui, in tale momento rivendico la mia responsabilità nel settore operativo; risponderò anche a chi mi chiedeva in che modo è possibile prevenire per il futuro ciò che è successo in passato. Dicevo che nel settore operativo, per quanto riguarda il mio servizio, le notizie giungono tutte sul mio tavolo, per cui sono io a decidere come, quando e a chi fornirle. In relazione al tipo di notizia si sceglie poi il partner: se si tratta di notizie di natura economica, rispetto alle quali operano normalmente le Fiamme gialle, le passiamo alla Guardia di finanza, oppure, sulla base dei diversi settori, alla polizia o ai carabinieri. Nel campo dell'usura ci comportiamo nella stessa maniera: la mappatura esiste e collaboriamo con la Guardia di finanza, che indubbiamente nel settore opera con maggiore competenza e con maggiori possibilità di penetrazione. In ordine alla massoneria, mi pare che l'essenza della domanda fosse la seguente: chi controlla i massoni? Noi svolgiamo un'attività informativa, non di sicurezza o di controllo. Mi pare che anche da notizie divulgate sulla stampa sia emerso che davanti alla villa di Gelli, ad Arezzo, si svolgesse una certa attività di controllo su persone, annotando chi entrava e chi usciva. Certo, questo non lo facciamo noi, perché istituzionalmente non siamo tenuti a fare un controllo di questo tipo: guai se facessimo una cosa del genere! Se svolgessimo questo tipo di attività, sareste proprio voi, in questo momento - anche se potrebbe far comodo sapere certe cose -, a richiamarci ai nostri compiti istituzionali. Indubbiamente, però, se l'attività della massoneria dovesse assumere connotati di pericolo per la sicurezza nazionale e per le istituzioni democratiche, credetemi non rimarremmo inermi e impassibili. E' questo uno degli obiettivi che perseguiamo. Mi pare che oggi vi siano massonerie palesi e massonerie meno palesi; ma su questo ci regoliamo, lasciate a noi la possibilità di giudicare nell'ambito della nostra capacità operativa. Ricordate che il nostro compito Pagina 297 è quello di garantire la sicurezza interna del paese. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Il senatore Bertoni ha posto un quesito specifico riguardante l'appalto alla ditta Angiolini-Bortolotti che ha operato nell'ambito del G7 effettuando taluni lavori anche nei pressi della residenza napoletana del Capo dello Stato. Il prefetto Improta ha dichiarato - e su questo è stata data ampia risonanza sulla stampa - che il SISMI ha rilasciato il nullaosta di segretezza a quella ditta. Desidero chiarire che il SISMI non rilascia nullaosta di segretezza a chicchessia perché non è l'organo istituzionale deputato allo scopo. Tale organo è l'autorità nazionale di sicurezza, che promana dal Presidente del Consiglio dei ministri, cioè in questo momento il prefetto Pierantoni, segretario generale del CESIS, che si avvale di un ufficio centrale di sicurezza. Il SISMI, quindi, non c'entra. MICHELE FLORINO. Allora il prefetto di Napoli ha dichiarato il falso! E' importante questo aspetto. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Direi che forse era male informato, ma c'è una spiegazione e desidero darla perché un professionista come il prefetto Improta non può prendere un abbaglio. L'equivoco deriva dal fatto che negli anni scorsi l'autorità nazionale di sicurezza delegata dal Presidente del Consiglio dei ministri era rappresentata, anziché dal segretario generale del CESIS, dal direttore del SISMI dell'epoca, da cui dipendeva l'ufficio centrale di sicurezza (è il fenomeno piuttosto diffuso del "doppio cappello"). Il SISMI - ripeto - non c'entra nulla. In questo senso ho anche fatto fare una rettifica perché il SISMI è stato coinvolto in una questione nella quale non c'entrava assolutamente nulla e della notizia è stata data ampia diffusione sulla stampa (come, ahimé, succede frequentemente). Per chiarezza posso dire che la ditta era stata autorizzata con NOS preventivo per partecipare alla gara e che il suo nuovo titolare, Antonino Apreda, non aveva ricevuto il NOS. Dico questo per completezza di informazione, ribadendo però che il SISMI in questa questione non c'entra nulla. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Desidero rispondere alla prima delle domande rivolte dal senatore Imposimato. Mi pare di aver capito - la domanda era piuttosto serrata - che egli si riferisse alla pericolosità della penetrazione della mafia nell'ambito dei pentiti. In materia di pentiti possiamo dire molto circa l'attività di intelligence, ma poco o quasi nulla in termini gestionali perché, come si sa, i pentiti non vengono neppure avvicinati dagli operatori di intelligence, ufficialmente. Secondo le prassi esistenti - che attualmente formano oggetto di progetti di revisione, di dialettica - non gestiamo i pentiti. Analiticamente, come attività di intelligence ci risulta, ma non è una novità, che nella strategia della mafia rientrano anche il progetto della disinformazione ma soprattutto l'inquinamento del mondo dei pentiti. Non so quanto lei, senatore Imposimato, si aspettasse dalla mia risposta, se ritiene mi può sollecitare ulteriori informazioni... FERDINANDO IMPOSIMATO. Le chiedo se ci siano stati casi concreti. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Casi concreti non ci sono stati, ma, come lei mi insegna, il caso concreto lo rileva chi gestisce il pentito, chi ha la sensibilità di avvertire, di capire (illustri magistrati hanno ormai acquisito una grande maestria in questo senso) quando il pentito è al limite del vero o del falso o quando mette il bastone tra le ruote. Non svolgiamo questa attività; certo, in tema di intelligence abbiamo lanciato un avvertimento che è per certi versi a conferma di quanto tutti affermano, compreso il mondo della magistratura (sono stati lanciati allarmi in materia). Un altro argomento di grande attualità concerne le spese riservate. Indubbiamente fino ad ora queste si sono sottratte Pagina 298 ad ogni rendicontazione e in realtà, teoricamente, ancora si sottraggono a tale principio. In pratica, a seguito di una recente direttiva, non si sottraggono più e le spiego il perché: mentre prima la rendicontazione delle spese riservate (al riguardo il generale Siracusa potrà aggiungere ulteriori informazioni) doveva essere distrutta con i passaggi di consegna dei direttori o comunque entro il 31 dicembre, adesso vige una direttiva in base alla quale la rendicontazione viene conservata in busta chiusa, controfirmata dal direttore del servizio, per dieci anni. Diciamo, quindi, che per ora si è già raggiunto un obiettivo... FERDINANDO IMPOSIMATO. Non per legge! GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non per legge. Lei, senatore Imposimato, mi chiedeva un parere tecnico, da addetto ai lavori; personalmente sarei favorevole alla procedura seguita in altri paesi che hanno affrontato ed hanno avuto analoghi dispiaceri, anche se meno pubblicizzati, i quali hanno previsto una scadenza. Riterrei infatti opportuno lasciare un periodo di tempo per consentire un raffreddamento di interessi: verificare come sono stati spesi i soldi a distanza di cinque, sei o dieci anni è cosa ben diversa dal verificarlo nell'imminenza perché vi potrebbe essere un interesse a sapere non tanto come viene speso il denaro pubblico, il che è legittimo e doveroso da parte degli organi di controllo, quanto in tasca a chi è andato, e soprattutto se esso sia stato impiegato per fini istituzionali ed operativi. Il mio parere è dunque favorevole ad un controllo, diluito però nel tempo, facendo riferimento, cioè, a quello che può essere l'excursus di un interesse sia di indagine sia operativo, di polizia giudiziaria, sia di altra natura. Lasciamo, quindi, che il tempo consenta un raffreddamento di interessi. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Vorrei fare una puntualizzazione. Concordo, intanto, con quanto affermato dal generale Marino. Le spese riservate nell'ambito di servizi sono connaturate alla natura dei servizi stessi perché se fossero tutte comprese nel bilancio ordinario, quindi verificabili, non potrebbero essere svolte delazioni e pagate fonti che naturalmente verrebbero immediatamente rese prive di efficacia: vi sarebbe, cioè, il crollo dell'attività di intelligence dei servizi. FERDINANDO IMPOSIMATO. Ma negli altri paesi il controllo successivo è possibile. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Successivo sì, concordo. Vorrei poi ricordare che gran parte dei capitoli riservati, di cui ogni tanto si sottolinea la grande valenza rispetto al bilancio ordinario, subisce le sorti di rendicontazione aperta, mentre solamente una quota, che nel SISMI ho stabilito intorno al 15-20 per cento, rimane effettivamente in busta sigillata per dieci anni. Non è vero, quindi, che tutti i capitoli riservati non sono controllati; la grandissima parte, direi l'80 per cento, è controllata dagli organi ispettivi, come se fosse un capitolo ordinario, mentre una parte deve rimanere segreta, pena il decadimento dell'attività. La documentazione relativa a questa parte - ripeto - rimane conservata per dieci anni affinché successivamente possa essere sottoposta a verifica. LUIGI RAMPONI. Per maggiore chiarezza, vorrei fare un'ulteriore puntualizzazione: quando si parla di rendicontazione o di riservatezza, si fa riferimento, secondo quanto stabilisce la legge, alla rendicontazione alla Corte dei conti. Non è che le risorse del SISMI e del SISDE non avessero e non abbiano controllori, semplicemente non sono sottoposte a controllo da parte della Corte dei conti. Inoltre, la distruzione è un fatto vero. Mi pare che nel SISDE la distruzione avveniva ogni tre mesi e nel SISMI invece a fine anno o con il cambio del direttore, e sempre sotto il controllo del ministro controllore. GIUSEPPE AYALA. Chi controllava il controllore? Pagina 299 LUIGI RAMPONI. No, a questo punto si potrebbe dire chi controlla la Corte dei conti! Ma, attenzione, non si deve avere l'impressione che questi fondi - non essendo tra quelli sottoposti a rendicontazione alla Corte dei conti - non fossero sottoposti a controllo da parte di altri organi. Il direttore del servizio, quindi, non era e non è il responsabile ultimo dell'impiego delle risorse, perché sopra di lui vi sono ulteriori controlli. In secondo luogo, non ho mai capito perché non si dovesse mantenere la conservazione, tanto è vero che in materia ho proposto l'approvazione di un'apposita legge. I dati delle operazioni svolte sono conservati negli archivi; pertanto sappiamo che determinati soldi servono per determinate operazioni, generali o anche specifiche... GIUSEPPE AYALA. Finocchiaro la pensava diversamente, e Broccoletti... LUIGI RAMPONI. Non mi parlare di Broccoletti il quale, tra l'altro, viene dipinto come un agente mentre era un amministratore! Parliamo invece delle responsabilità di chi fa le operazioni: se poi non c'è il controllo, osservo che anche la donna di servizio può imbrogliare sulla spesa, ma questo non vuol dire che non vi siano il diritto e la responsabilità di controllare. GIUSEPPE AYALA. Qui si tratta di decine di miliardi. LUIGI RAMPONI. Nel momento in cui si conserva negli archivi tutto ciò che riguarda un'operazione segreta (naturalmente la magistratura può sempre effettuare controlli), non vedo quale problema ci sia ad avere, assieme ai dati dell'operazione, anche quelli relativi a ciò che è servito per l'operazione medesima. Per il resto, si tratta di attività più o meno di routine che consistono nel dare una certa disponibilità a chi deve svolgere un'attività informativa, sempre documentata. Attenzione, però, perché non si deve mai sapere chi siano i destinatari: anche nelle buste tenute per un anno non c'era scritto che ad una certa persona erano stati dati 10 milioni perché dicesse qualcosa. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'ultima domanda del senatore Imposimato riguarda il ruolo rivestito da alcuni rappresentanti del servizio per quanto attiene ai collaboratori: le sono grato di questa domanda, perché troppo spesso sulla stampa si parla di agenti dei servizi in maniera impropria. FERDINANDO IMPOSIMATO. Di collaboratori esterni. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Mi consenta di chiarire questo aspetto. Anche in casi molto gravi si è attribuita la veste di agente 007 a persone che con i servizi molte volte non avevano nulla a che vedere, che erano dei mistificatori della peggior specie. Se un rapporto avevano con i servizi era di informazione; forse è il caso di precisare in questa sede che gli informatori dei servizi non sono certamente gente perbene, ma il più delle volte gente che guazza nella melma e che si presta ad una certa attività di informazione proprio per quello che può servire a leggere, analizzare e capire certi fenomeni. Non deve quindi scandalizzare se un soggetto è legato ai servizi da un rapporto di collaborazione, che di collaborazione poi non è, perché il collaboratore è ben altra cosa, molto più rispettabile a livello concettuale; l'informatore è un delatore di cui i servizi si servono per acquisire notizie. Direi quindi che, al di là dei fatti ancora all'esame della magistratura, di agenti del mio servizio che hanno deviato... è tutto da dimostrare. Lasciamo il dubbio all'esame della magistratura. FERDINANDO IMPOSIMATO. La ringrazio. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'onorevole Arlacchi mi ha chiesto quanti appartenenti al servizio siano stati allontanati di recente e se ci siano ancora "soci fondatori". Le rispondo in termini numerici perché penso che questo dato sia molto significativo: nell'ultimo anno sono Pagina 300 stati allontanati dal servizio oltre 250 elementi e recentemente hanno lasciato il servizio - non dico sono stati allontanati - sei funzionari. Quando si parla di "soci fondatori" si fa riferimento, in termini buoni e con tutto il rispetto loro dovuto, a coloro i quali hanno dato vita al servizio - mi si consenta di spezzare una lancia - tanto vituperato per le recenti vicende, che tuttavia è composto da onesti lavoratori, che ho trovato depressi, i quali hanno soltanto bisogno di trovare una motivazione. Mi creda, avrei motivo di nascondermi dietro uno sfascio completo, ma non è così. Non so chi di loro abbia fatto riferimento ad un atto di fede: certo, in questo momento chiedo un atto di fede perché il servizio non si sta riorganizzando, ma sta studiando come darsi una nuova struttura. Pertanto in una prossima occasione sarò in condizione di dare notizie relative ad un nuovo organigramma della direzione, finalizzato a rendere la struttura più aderente alle esigenze di intelligence. Sicuramente posso dire che ai fini del controllo (e con questo spero di rispondere anche ad un'altra domanda) mi sono riservato personalmente - ed in questo momento affermo tutta la mia responsabilità - il settore operativo, il settore amministrativo e quello del personale, che penso siano i settori intorno ai quali un servizio ruoti e debba ruotare. GIUSEPPE ARLACCHI. In pratica lei sta dicendo che il servizio è rimasto sostanzialmente come prima, perché sei funzionari su un organico... GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Ho fatto riferimento agli ultimi tempi; potrò fornirle dati precisi, non ci sono problemi, essendo dati pubblici. GIUSEPPE ARLACCHI. Sì, desidero avere dati più precisi per poter misurare la credibilità e la profondità di questo rinnovamento ed avvicendamento. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Non ci sono problemi. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Alla fine dell'anno scorso ed agli inizi di quest'anno il servizio ha registrato un certo rinnovamento, nel senso che si sono allontanate circa 300 unità per i motivi più vari, e si trattava di persone anche di una certa anzianità. C'è quindi un rinnovamento obiettivo del servizio. Per quel che riguarda i "residui" - chiamiamoli così - ho qui dati precisi, che mi ero portato immaginando una domanda di questo tenore: attualmente, dei tempi del SIFAR (che, come ho ricordato all'inizio, vanno dal 1949 al 1966), sono rimaste in tutto tre persone, le quali all'epoca portavano, per così dire, i pantaloni corti, e quindi avevano incarichi talmente secondari da non poter certamente essere accusati di esser residuati di allora. Per quel che riguarda i "residui" del SID, sono il 13 per cento, anch'essi a quei tempi impegnati in attività marginali e molti con incarichi di supporto logistico; il numero stesso tradisce la loro effettiva importanza. Posso affermare, se questo può essere motivo di tranquillità, che il SISMI è totalmente rinnovato; abbiamo introdotto negli ultimi tempi nuova linfa traendola dall'università, quindi da laureati, e ciò costituirà il trend anche per il futuro, unitamente ai tecnici, che non possono che essere tratti dalle forze armate (per esempio gli esperti di comunicazioni ed i tecnici elettronici con specializzazioni particolari). Il servizio è quindi rinnovato e per me funziona. Non ho un'esperienza del servizio di soli due mesi, ma anche precedente, in qualità di capo del secondo reparto: già allora avevo tratto questa conclusione di alta professionalità e dedizione che mi permetto di riconfermare. Anche con i "residui" del 3 per cento del SIFAR e del 13 per cento del SID. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Onorevole Arlacchi, mi riservo di fornire questi dati non per difetto di intelligence, ma perché non immaginavo di ricevere questa domanda, che mi sarei atteso più in sede di Comitato di controllo sui servizi. Si tratta comunque di dati che le fornirò con grande piacere. Pagina 301 Per quanto riguarda l'inchiesta Citanna non posso che rispondere che il tutto è ancora all'esame della magistratura; non è un paravento dietro al quale mi nascondo in questo momento, lei lo sa perfettamente. Citanna è ancora sub iudice della magistratura, per cui qualsiasi cosa io venga a dire qui... GIUSEPPE ARLACCHI. Mi riferivo all'inchiesta interna. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. L'inchiesta interna è stata aperta, ma non va avanti perché, come lei mi insegna, se è in corso un'inchiesta della magistratura andrebbe inevitabilmente ad incidere sull'inchiesta dell'autorità giudiziaria. Ciò sarebbe quanto mai inopportuno, perché la nostra attività potrebbe anche essere presa come attività di... Abbiamo invece lasciato lo scenario, poiché ritengo, come direttore, che in questo momento il servizio si debba astenere; dopo le decisioni dell'autorità giudiziaria l'inchiesta proseguirà. Inizialmente sono stati compiuti accertamenti, ma allo stato attuale non è stato più fatto niente da quando l'autorità giudiziaria ha preso in mano la questione. GIUSEPPE ARLACCHI. Un servizio di sicurezza, come qualunque amministrazione dello Stato ed anche privata che funzioni, deve disporre innanzitutto di propri strumenti di accertamento sull'operato dei propri dipendenti. D'accordo, quindi, sul fatto che l'inchiesta della magistratura accerterà le responsabilità penali, ma esistono anche responsabilità professionali, di corretta conduzione di certe operazioni, che un servizio deve assolutamente saper monitorare e giudicare, altrimenti bisogna essere un po' preoccupati. GIUSEPPE AYALA. Citanna è ancora al suo posto? GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. No, no. Non per spirito di polemica, ma desidero precisare una cosa, non tanto come direttore del servizio, ma come funzionario con quaranta anni di servizio alle spalle: in ogni amministrazione questo si fa, onorevole Arlacchi, quando gli accertamenti non vanno a collidere con quelli dell'attività giudiziaria. Vale un principio ben preciso: non creare un qualsiasi precedente che possa essere invocato sia dalla parte lesa sia dall'altra parte come esimente o aggravante. Parlo per l'esperienza specifica che ho maturato nell'Arma dei carabinieri, dove ci siamo sempre regolati in questa maniera: l'individuo ovviamente non continua a fare il mestiere che faceva, e non ci sono sbavature di quelle che nell'Arma si chiamano responsabilità autonome. Posso dire che nel caso Citanna non ci sono responsabilità autonome e tutte, in un modo o nell'altro, sono connesse col fatto, che rimane quello che è. Non possiamo dire se si sia comportato bene o male sotto il profilo operativo, perché questo incide sulla responsabilità; non possiamo dire se abbia fatto bene o male a prendere un impegno con l'informatore - stiamo facendo delle ipotesi, nessun caso specifico, anche se vi possono essere dei riferimenti -, dando maggiore o minore valenza all'informatore stesso, perché questo potrebbe incidere sulla credibilità come operatore dei servizi. Questo verrà dopo, quando l'autorità giudiziaria avrà fatto chiarezza. Oggi come oggi, nell'inchiesta interna, non sono state ravvisate responsabilità autonome: autonome, non responsabilità in generale, perché di queste ultime ce ne sono, e sono tantissime, ma in qualche maniera vanno tutte a collidere con responsabilità di carattere penale, o comunque sono un aspetto del comportamento di rilevanza penale. L'onorevole Vendola mi ha fatto una domanda sulla corruzione: se si riferiva al mio servizio, sono tutti episodi all'esame dell'autorità giudiziaria. Mi dispiace che l'onorevole Vendola non sia presente. PRESIDENTE. Si è dovuto allontanare. ALESSANDRA BONSANTI. La depressione esistente all'interno dei servizi, alla quale lei ha fatto riferimento prima e che riteniamo un fatto molto negativo che speriamo Pagina 302 venga superato al più presto, può derivare anche dalla coscienza di aver lavorato insieme a persone che tradivano? GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Le sono grato per questa domanda, perché lei ha colto nel segno. Non parlerei comunque di depressione ma di demotivazione: certo, l'ho detto e lo confermo, è stata un'impressione immediata, ma con grande convinzione le dico che si tratta di personale che si aspettava di ritrovare una leadership- termine che dice tutto e niente - che li rimettesse in moto. Indubbiamente hanno patito - diciamo così - per le vicende che hanno portato il servizio sulla bocca di tutti. L'immagine del servizio in questo momento non è certo delle migliori. Non è mia intenzione svolgere una difesa d'ufficio dei miei dipendenti, ma non posso fare a meno di considerare come vi siano state conseguenze che non tutti hanno meritato di subire. Come giustamente è stato sottolineato, si tratta di operatori che accusano una gestione che ha distrutto tutto quello che era stato costruito in termini di operosità, di impegno e di sacrificio. Fatte le dovute eccezioni (che, come ho già avuto modo di dire in particolari sedi, saranno perseguite dal sottoscritto con un rigore addirittura superiore, se possibile, a quello della magistratura) ritengo - non lo dico per atto di fede - che, oggi come oggi, l'ambiente sia stato sufficientemente (dico sufficientemente perché l'assoluto non esiste)... Credo nell'attività e nell'azione di riorganizzazione del servizio. L'aspetto che continua a creare un certo disagio è rappresentato dalla tendenza ad accomunare la vecchia gestione del servizio con la nuova. Pur proponendomi di avere il numero minore di rapporti possibile con la stampa, pregherei - per quanto possibile - di parlare di "nuovo SISDE", con riferimento non alla coincidenza del processo di rinnovamento con l'acquisizione della direzione da parte mia, ma ad un nuovo modo di vedere e di concepire la gestione del servizio stesso, al di là della mia persona. Credo che in questa direzione ci si muoverà anche dopo di me, mi auguro in maniera ancora migliore. Sotto questo profilo, le do ragione perché ha colto nel segno. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. L'onorevole Vendola ha parlato di presenza inquinata nei servizi ed ha fatto riferimento alle garanzie che gli stessi offrono sotto il profilo della fedeltà alle istituzioni. Facendo eco a quanto ha testé detto il generale Marino, vorrei sottolineare che il SISMI soffre di un accomunamento con il vecchio SISDE, che sicuramente non gli porta lustro (ciò, ovviamente, fatta salva la nuova riorganizzazione). Mi trovo continuamente citato come direttore di servizi deviati e truffaldini: si tratta di un'annotazione che certamente non può rinsaldare gli animi e conferire slancio ed entusiasmo ai componenti del servizio, i quali sono professionisti di prima qualità. La fedeltà dei servizi alle istituzioni è garantita dalla scelta degli uomini, dai controlli, dalle verifiche, dall'entusiasmo e dalla gratificazione che derivano dalla coscienza di svolgere un lavoro veramente importante. Oggi sento di poter dire che il servizio offre queste garanzie. Naturalmente - si tratta di un dato fisiologico - in qualsiasi organismo vi può essere qualcuno che commette degli errori, di limitata portata, ma ciò non può compromettere l'immagine di un servizio che vuole davvero servire le istituzioni. CORRADO STAJANO. Considero oltremodo interessante l'ultima fase della discussione, nonostante la stessa abbia assunto le caratteristiche di una discussione psicologica sulla condizione umana. Del resto, è giusto svolgere anche questo tipo di considerazioni ove si tenga presente che esse riguardano uomini impegnati in posizioni molto delicate che operano - o dovrebbero operare - a tutela della Repubblica. Vorrei dire ad entrambi i responsabili dei servizi che noi siamo coscienti del fatto che essi rappresentano il nuovo (mi vengono in mente i giornali che, dopo il 1945, fecero apparire sulle rispettive testate la parola "nuovo"). Tuttavia, signori generali, credo che voi non possiate minimizzare Pagina 303 il termine "deviazione". Generale Marino, ho notato che lei è stato assai controllato per tutta la seduta ma si è emozionato - anzi, se posso dirlo, arrabbiato, quasi inalberato sottilmente - quando ha dovuto pronunciare la parola "deviazione". Poiché voi rappresentate il nuovo, viene da chiedersi se per caso i deviati siano gli onesti, ove si consideri tutto quello che è accaduto nell'ambito dei servizi segreti dal 1969, da piazza Fontana ad oggi. Naturalmente, il generale Marino ha richiamato in modo ineccepibile le inchieste della magistratura attualmente in corso. Ci viene però il sospetto di essere qui per nulla, perché anche noi potremmo aspettare l'esito delle inchieste e, a quel punto, chiedervi ulteriori delucidazioni. Lei ha usato una bella espressione quando ha parlato, se non ricordo male, di "conquista di fede". GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Esatto. CORRADO STAJANO. Guardi, però, che la "conquista di fede" deve riguardare anche l'opinione pubblica! GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Concordo pienamente con tutti i punti da lei trattati, in particolare con uno di essi. Dobbiamo parlare di inchieste in corso perché, purtroppo, non possiamo rispondere in altra maniera. Con la speranza che i processi abbiano uno svolgimento rapido e sempre che io rimanga ad occupare l'attuale incarico, sarò ben felice di discutere a posteriori di aspetti eventualmente non chiariti dalla magistratura. E' in quel momento che si può fare davvero chiarezza, perché non è detto che in sede operativa rilevi solo ciò che abbia una rilevanza sotto il profilo penale. Con questo, credo di averle fornito una risposta. L'onorevole Bonsanti ha posto una serie di domande ad alcune delle quali penso di aver già replicato. In particolare, è stato posto il problema di come si vigili per evitare che certe cose non si verifichino più. Ho già fatto riferimento a quelle che sono le mie responsabilità ed ho illustrato la precedente articolazione del servizio. In una prospettiva che, sia pure futuristica, considero comunque immediata, sottoporrò all'approvazione del ministro dell'interno il testo di una nuova articolazione della direzione che comporterà una mia responsabilità diretta nei settori operativo, amministrativo (quello che - ahimè! - ha più degli altri esposto il servizio) e del personale, un settore anch'esso molto delicato visto che tra gli addebiti - non parliamo di accuse - mossi al servizio vi è stato anche quello di aver posto in essere una politica clientelare nel campo delle assunzioni. Anche di questo settore prenderò in mano il timone e me ne assumerò la responsabilità. Per quanto riguarda la possibilità che siano stati prestati altri giuramenti, rispondo in termini assolutamente negativi. Dico questo con grande convinzione, a meno che non vi sia qualcuno che vada nei sotterranei dell'Excelsior a prestare giuramenti di altro genere per i quali, ovviamente, non può che renderne conto l'eventuale protagonista, non certo io, sia di fronte alla magistratura sia, probabilmente, di fronte a qualcun altro più importante di me. Posso dire che due giuramenti sicuramente non ci sono. Mi pare un fatto nuovo... Mi piacerebbe saperne di più sui motivi per i quali è nata questa domanda. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Mi associo al generale Marino nel rassicurare l'onorevole Bonsanti: non esistono altre forme di giuramento oppure diversi protocolli o procedure che possano richiamare fatti di questo genere. Oltre tutto, il SISMI è composto in buona parte da personale di estrazione militare che non conosce altri giuramenti se non quello di fedeltà alla Repubblica prestato all'epoca dell'assunzione nelle forze armate. Sotto questo profilo, pertanto, l'onorevole Bonsanti può stare tranquilla. Ho già risposto per quanto riguarda il numero di funzionari il cui rapporto con il servizio risale ad antica data. Quanto alla Falange armata, al momento attuale la magistratura ha reperito Pagina 304 il signor Scalone Carmelo. Non abbiamo altre evidenze: le telefonate continuano, ma noi non disponiamo di elementi che possano andare ad aggiungersi a quelli acquisiti dall'inchiesta giudiziaria. Come SISMI, non ci risulta alcunché. Infine, per quanto riguarda Mannucci Benincasa, il suo nome è legato ai processi per i fatti di Bologna condotti dal pubblico ministero Mancuso. Egli è inquisito per falsa testimonianza ed era capo centro a Firenze. Tempo fa è stato sostituito ed ora la cosa va avanti ... Ferma restando l'esigenza di procedere alle inchieste finalizzate a venire a capo di eventi tanto tragici per la nostra Repubblica, vorrei che si parlasse anche di un SISMI successivo a quegli eventi, di un servizio cioè che ha avuto vita nuova dopo la gestione del generale Santovito e che da quel momento in poi ha conseguito ulteriori traguardi, rinnovandosi. ALESSANDRA BONSANTI. Se non sbaglio, Mannucci Benincasa è rimasto capo del centro di controspionaggio fino al 1991, per ben vent'anni. Ritenete che una situazione del genere sia possibile e normale? SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. A mio avviso, si tratta di una situazione non normale, dal momento che considero necessario un avvicendamento ed un rinnovamento dei quadri che conferisca un nuovo slancio. Io provengo dalle forze armate, laddove non si permane nello stesso incarico per più di due-tre anni. Tale forma di avvicendamento ha una giustificazione fisiologica: il nuovo arrivato pagherà - per così dire - una "gavetta" giacché dovrà impratichirsi, ma nel contempo apporterà nuove idee e slancio rinnovato; in particolare, egli non subirà condizionamenti dall'ambiente locale che nel caso specifico, come tutti sappiamo, sono stati molto forti. Le posso garantire che il rinnovamento dei centri in tutta Italia è stato consistente ed ha consentito l'immissione di nuova linfa mediante l'impiego di elementi più giovani. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. All'onorevole Ayala, a proposito dell'apparato normativo, dico subito che ho sollecitato una serie di innovazioni soprattutto sotto il profilo della copertura legislativa relativa alla nostra attività. Quanto ai casi particolari, ne citerò soltanto uno. Nella mia relazione ho chiarito che noi operiamo nel campo del lecito anche se molte volte ci portiamo ai limiti del lecito e dell'illecito. Tutto ciò - attenzione! - per acquisire informazioni istituzionali. Non voglio ripetermi, ma deve essere chiaro che quando parliamo di acquisizione nel lecito e nell'illecito la finalità è sempre la stessa, escludendo pertanto operazioni che non siano istituzionali ed istituzionalizzate. Lei sa perfettamente che in quel settore non possiamo operare e che dobbiamo chiedere l'apporto della polizia giudiziaria. Non possiamo rivolgerci al magistrato direttamente. Per quanto riguarda, ad esempio, le intercettazioni (è un termine che spaventa ma che in realtà individua uno strumento che consente alla polizia giudiziaria comune di svolgere le migliori operazioni), se siamo noi a ricorrervi si parla di intrusioni nella vita privata mentre invece se vi ricorre la polizia giudiziaria si tratta di uno strumento valido sotto il profilo operativo. Molte volte incontriamo difficoltà in questo tipo di operazioni. In sostanza, il problema è questo: o si dà fiducia all'operatore del servizio oppure è meglio sciogliere quest'ultimo. Se si dà fiducia all'operatore dei servizi, occorre comunque dotarlo di strumenti. E ho parlato solo di un aspetto. Quanto alla nuova emergenza, ho voluto sottolineare l'individuazione di un nuovo fronte nella criminalità economica. E' questa quella che - con un termine forse inesatto - rappresenta appunto la nuova emergenza. Per quanto riguarda il controllo del territorio, concordo con le sue considerazioni, onorevole Ayala. Siamo impegnati, a fianco alle forze dell'ordine, nell'acquisizione di notizie, proprio per cercare di coprire i varchi che poi vengono utilizzati dalla criminalità organizzata. Mi dispiace di dover sorvolare su alcuni aspetti, anche Pagina 305 perché preferirei parlare in termini concreti, ma non credo che l'ora sia la più opportuna. Per quanto riguarda l'aggiornamento della professionalità, vi sono programmi ambiziosi. Il collega Siracusa ha già parlato di acquisizioni nel mondo dei tecnici, ed io parlo di acquisizioni in un mondo altamente qualificato: occorre attingere non tra gli operatori esecutivi (chiedo scusa se il termine può sembrare riduttivo), dal momento che puntiamo ai cervelli. Oggi, infatti, l'attività di intelligence viene svolta - lo ribadisco - attraverso l'acquisizione e l'elaborazione dei dati, per cui la relativa analisi deve essere condotta da gente che comprenda i fenomeni, che sappia vedere oltre. Noi lavoriamo molto a monte dell'attività repressiva. Quanto ai mass media fonti aperte, si tratta di un argomento che ho citato e che mi appassiona; purtroppo però non posso trattarlo né posso dire che tornerò a tal fine. Qualcuno mi chiedeva di citare un caso. Ne cito uno che ha scarsa attinenza, ma siamo partiti da questo. Il mio servizio ha elaborato uno studio molto interessante al riguardo (e do atto a coloro che hanno operato nel settore), ma mi ha colpito un fatto: ad un certo punto si è cominciato a parlare di dieta mediterranea, che tutti abbiamo cominciato a seguire abbandonando qualsiasi altra dieta; in realtà dietro vi era un grosso battage di pilotaggio dell'opinione pubblica verso un certo modo di alimentarsi anche in vista dell'incentivazione di un certo mercato. Se avessi saputo che questo argomento avrebbe destato tanto interesse, gli avrei forse dedicato maggiore spazio. GIUSEPPE AYALA. Di questo argomento potremmo parlare a lungo, perché il discorso non riguarda soltanto l'alimentazione. ALESSANDRA BONSANTI. Per quanto riguarda la criminalità organizzata... GIUSEPPE ARLACCHI. Probabilmente c'è anche chi è interessato alle diete...(Si ride). GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. E' stata una grossa operazione. Posso dire che dall'esame delle fonti aperte si nota che si parla ogni giorno attraverso la stampa: sappiamo quali messaggi ha mandato Riina, sappiamo come parlano i mafiosi e come certi messaggi partono dai pentiti. Vengo sollecitato giustamente, perché l'audizione sta andando avanti dal momento che evidentemente risulta interessante. Spero però che mi si dia la possibilità di ritornare su questo argomento, che va conosciuto ed approfondito. Gli studiosi del settore lo conoscono bene, ma anche in questa sede si possono approfondire alcuni aspetti. Il senatore Florino ha chiesto se gli illeciti arricchimenti siano gestiti da criminali o se vi sia un terzo livello. Rispondo in modo molto secco: noi operiamo per comprendere questo aspetto; se l'avessimo già capito e fossi in condizione di risponderle, potremmo già chiudere un certo settore della nostra attività. Le rispondo quindi che adesso non lo sappiamo, ma le dico anche che lavoreremo per capire se dietro vi sia un terzo livello, perché è questo, se esiste, ad essere altamente inquinante. Ognuno ha le sue opinioni, ma noi non possiamo averne, dal momento che dobbiamo avere dei riscontri, ossia acquisire dati, elaborarli e analizzarli. Dobbiamo infatti dare a chi ne ha bisogno dati convincenti. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Il senatore Florino ha posto un'altra domanda, relativa ad infiltrazioni mafiose verso i paesi dell'est. Posso confermare che tali infiltrazioni esistono, in particolare verso la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Romania. Si tratta di un fenomeno di collegamento tra mafie che evidentemente sfrutta l'assenza molto consistente di un quadro normativo e legislativo in Russia, che conosciamo molto bene. Si assiste peraltro ad un fenomeno di inversione di tendenza: la mafia russa si è irrobustita dopo un'apprendistato molto cospicuo ed efficace e si registra la presenza di boss mafiosi russi Pagina 306 anche in Ungheria e in Romania (si stanno avvicinando, man mano, verso il sud). GIUSEPPE ARLACCHI. Generale, vorrei chiederle se il suo servizio abbia elaborato una mappa della presenza dei gruppi criminali italiani nei paesi dell'est e nell'ex Unione Sovietica. MICHELE FLORINO. Questa era l'ultima parte della mia domanda. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Non sono in grado di rispondere ora nel dettaglio, ma le farò avere una risposta più particolareggiata, che riguardi l'inserimento di gruppi mafiosi italiani verso l'estero secondo quanto risulta dai nostri dati. GIUSEPPE ARLACCHI. Questo è uno dei temi importanti di cui la Commissione dovrà occuparsi. Finora brancoliamo abbastanza nel buio, perché riceviamo le notizie più strane: sui giornali si legge che alcuni mafiosi calabresi hanno acquistato buona parte della città di Mosca. Vorremmo capire quale sia la consistenza di queste fonti. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Noi formiamo sempre un quadro di intelligence, quindi di previsioni e di processi deduttivi e induttivi, ma non abbiamo il conforto delle investigazioni e dei riscontri di prova (questo va sempre tenuto presente). Le farò comunque pervenire il quadro di intelligence che lei mi ha richiesto. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Lei, signor presidente, ha chiesto come si pongano i servizi rispetto alle altre forze di polizia: posso rispondere che si pongono magnificamente bene, in termini di completa e totale collaborazione. Come ho già avuto modo di dire, acquisiamo le notizie e le trasmettiamo alle forze dell'ordine, che poi le sviluppano e portano a termine le operazioni. Quanto ai rapporti con l'autorità giudiziaria, non vi è alcun problema. Per quanto riguarda, in particolare, i supporti tecnici, siamo subissati da richieste, proprio perché (ritengo di poter parlare anche a nome del collega Siracusa) disponiamo di personale tecnico di primissimo ordine, che ha risolto e risolve gravissimi problemi all'autorità giudiziaria ed alle forze che svolgono attività di polizia giudiziaria. SERGIO SIRACUSA, Direttore del SISMI. Mi associo a quanto affermato dal collega e sottolineo che i rapporti con la magistratura sono molto migliori di quanto si potrebbe immaginare o desumere da ciò che appare sulla stampa. La nostra collaborazione è piena: ho ricevuto e ricevo lettere di apprezzamento da parte di magistrati per la totale disponibilità in fatto di intelligence e di documentazione. Per quanto riguarda il supporto tecnico, condivido pienamente quanto affermava il collega: noi abbiamo (forse il SISMI, per anzianità di servizio, in misura maggiore) una capacità di supporto tecnico che è quella alla quale si riferiscono le segnalazioni di stampa quando si parla di cattura di esponenti della malavita; ciò significa che il nostro servizio vi ha partecipato, naturalmente su richiesta della magistratura (perché altrimenti non ci muoviamo), con un'efficacia che è stata fonte di grandissima soddisfazione per tutti. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Devo ora rispondere alla domanda dell'onorevole Campus circa le deviazioni dei servizi. GIANVITTORIO CAMPUS. Dicevo che sentiamo parlare anche troppo di deviazioni; mi riferivo comunque alle deviazioni non "dei" ma "dentro" i servizi. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Ha ragione, lei ha parlato di deviazioni dentro i servizi ed ha fatto bene a precisarlo; sono stato io ad esprimermi in modo impreciso, ma avevo annotato correttamente la sua affermazione. Lei ha detto: via i padroni dagli armadi! Pagina 307 GIANVITTORIO CAMPUS. Mi riferivo ai padroni degli scheletri. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. I padroni degli armadi che contengono gli scheletri. GIANVITTORIO CAMPUS. Ha già risposto. GAETANO MARINO, Direttore del SISDE. Circa il modo in cui la Commissione può operare per agevolare l'attività di intelligence, ho già risposto. Mi pare che all'onorevole Del Prete sia già stata data ampiamente risposta circa la questione se agiamo in piena collaborazione con la magistratura. Al riguardo, non vi sono problemi di alcun genere. ANTONIO DEL PRETE. La ringrazio e ne esco rasserenato. PRESIDENTE. Possiamo considerare conclusa l'audizione e ringraziare il generale Marino e il generale Siracusa. Le loro relazioni saranno naturalmente acquisite agli atti della Commissione. La Commissione è convocata per domani alle ore 17 con all'ordine del giorno le proposte di modifica al regolamento interno provvisorio. Al termine della seduta è convocato l'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi. La seduta termina alle 20,20.