Pagina 683 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI INDICE Pag. Comunicazioni del presidente: Parenti Tiziana, Presidente ........... 685, 686, 689, 697 698, 699, 700, 702, 703, 704, 705 706, 707, 708, 709, 710, 711, 712 Arlacchi Giuseppe ............................... 702, 704 Bargone Antonio ............................ 686, 687, 699 702, 704, 707, 708 Bertucci Maurizio .......................... 685, 686, 706 Bertoni Raffaele ........................... 685, 686, 687 690, 699, 703, 706 Bonsanti Alessandra .................................. 706 Brutti Massimo .................................. 702, 711 Campus Gianvittorio .................................. 696 Caselli Flavio .................................. 696, 705 Del Prete Antonio .................................... 689 Di Bella Saverio ..................................... 698 Florino Michele ...................................... 705 Garra Giacomo ................................... 688, 693 Giurickovic Pietro ................................... 695 Imposito Ferdinando .................................. 690 Mancino Nicola ........................ 689, 690, 691, 712 Manconi Luigi ........................................ 697 Mattarella Sergio .................................... 709 Meduri Renato .............................. 704, 710, 711 Peruzzotti Luigi ..................................... 695 Scopelliti Francesca ....................... 696, 706, 710 Scozzari Giuseppe .......................... 691, 692, 703 705, 708, 709 Serena Antonio ............................. 693, 694, 698 Simeone Alberto ...................................... 699 Stajano Corrado ...................................... 711 Tanzilli Flavio ................................. 694, 695 Tripodi Girolamo ........................... 706, 707, 710 Vendola Nichi ......................... 692, 700, 708, 709 Pagina 684 Pagina 685 La seduta comincia alle 19,45. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Comunicazioni del presidente. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del presidente. La settimana scorsa, l'ufficio di presidenza ha deciso, su richiesta dei rappresentanti dei gruppi di opposizione, che la Commissione si convocasse per procedere ad una valutazione degli ultimi eventi, quindi ad una discussione sul momento attuale attraversato dalla Commissione stessa e sulle prospettive per il futuro, nonché per trattare tutti gli altri aspetti che già conosciamo, cioè le dichiarazioni apparse sulla stampa, le autosospensioni, ed infine il tema, anch'esso affrontato in ufficio di presidenza, della missione in Sicilia, già programmata per lunedì e martedì di questa settimana. Do pertanto la parola a chi ha richiesto la riunione della Commissione. MAURIZIO BERTUCCI. Intervengo brevemente sull'ordine dei lavori. Questa sera abbiamo appreso dall'ANSA di un documento che sarebbe stato sottoscritto da alcuni parlamentari della maggioranza, cioè dei gruppi di forza Italia, del CCD e di alleanza nazionale-MSI: devo precisare che l'adesione a tale documento è semplicemente a titolo personale e non investe assolutamente i gruppi, almeno per quanto riguarda quello di forza Italia; faccio tale dichiarazione anche a nome del presidente del gruppo della Camera, Vittorio Dotti. L'intenzione dei deputati che hanno sottoscritto il documento in questione era soltanto quella di esprimere la propria affettuosa solidarietà ed il proprio apprezzamento al presidente Parenti per il lavoro che sta svolgendo in condizioni di obiettiva difficoltà. Nel merito, né il presidente Dotti né io condividiamo assolutamente la seconda parte del documento, che non leggo perché credo non spetti alla Commissione antimafia bensì ad altre istituzioni affrontare certe questioni. Quindi, noi ci limitiamo a condividere questo documento soltanto nella parte che esprime solidarietà al presidente. RAFFAELE BERTONI. Noi non conosciamo il testo del documento. PRESIDENTE. Non lo conosco neanche io. MAURIZIO BERTUCCI. Non ho il testo del documento ma soltanto la notizia ANSA - appunto in data odierna, ore 14,56 - di cui, se volete, posso darvi lettura: ""Intendiamo manifestare all'onorevole Parenti l'appoggio e la massima considerazione per la sua opera": si chiude così l'attestato di solidarietà sottoscritto da settanta deputati della maggioranza, con esclusione di rappresentanti della lega, rivolto al presidente della Commissione parlamentare antimafia Tiziana Parenti. I firmatari del documento intendono esprimere la massima solidarietà nei confronti dell'onorevole Parenti per le accuse rivoltele in maniera impropria e scorretta, in Pagina 686 linea con quei concetti demagogici e strumentali portati spesso dalle forze di opposizione. I deputati di forza Italia, del CCD e di alleanza nazionale - continua l'ANSA - riconoscono che, come sempre è accaduto, chi si avvicina agli interessi delle cooperative rosse e o del PDS si scontra con una serie di accordi e intese trasversali che coinvolgono poteri dello Stato. Queste intese rappresentano, più ancora di quanto non sia rappresentato da quanto emerso fino ad oggi dalle indagini condotte dalla magistratura sui fatti di Tangentopoli, un serio pericolo per la democrazia nel nostro paese; combatterle significa mantenere la civiltà e la democrazia per il bene di tutti i cittadini". RAFFAELE BERTONI. Adesso ho capito a che cosa si associa e a cosa no. MAURIZIO BERTUCCI. Pensavo che foste a conoscenza del testo. Se volete mi ripeto, ma credo di essere stato molto chiaro. PRESIDENTE. Basta una volta. ANTONIO BARGONE. Presidente, abbiamo avanzato la richiesta di convocazione perché si è creato all'interno della Commissione un clima di tensione che, in qualche modo, ne compromette la funzionalità; clima di tensione che si aggiunge ad una serie di problemi che sono stati di volta in volta sottolineati e sottoposti all'attenzione del presidente e sui quali c'è bisogno di una riflessione. Faccio riferimento soprattutto a tre questioni. La prima - che ritengo la più importante - è quella che ha provocato l'autosospensione dell'onorevole Ayala e del vicepresidente della Commissione, onorevole Arlacchi: si tratta dell'affermazione fatta dal presidente relativamente ad un presunto comportamento ambiguo, o addirittura di collusione, dell'onorevole Ayala con ambienti mafiosi. Mi pare che questo sia un fatto estremamente grave per una serie di ragioni. Intanto, se è già di per sé grave che il presidente della Commissione antimafia rivolga un'accusa di questa natura ad un membro della Commissione - perché se quanto affermato fosse vero dovrebbe sottoporre la questione ai Presidenti delle Camere e fare in modo che quel parlamentare non faccia parte della Commissione -, nel caso specifico la cosa assume un rilievo maggiore, perché si tratta dell'onorevole Ayala, cioè del pubblico ministero nel maxiprocesso, di un magistrato che si è distinto su questo fronte, si è impegnato, si è esposto ed è anche sottoposto a tutela da parte dello Stato, proprio perché è un soggetto - come si dice - a rischio. E' un magistrato che ha compiuto fino in fondo, con rigore e determinazione, il proprio dovere, in una situazione in cui questo significa rischiare la vita. Quell'affermazione, molto grave nei confronti di un parlamentare e di un magistrato della statura dell'onorevole Ayala, ha dato peraltro la stura - e questo aggiunge un altro aspetto negativo alla vicenda - ad un linciaggio nei suoi confronti condotto sulle pagine di alcuni giornali, linciaggio che preoccupa per le conseguenze che può determinare. E' chiaro che rispetto alle critiche che le sono state rivolte, non può esserci da parte del presidente una risposta di questo tipo. Il presidente deve avere maggiore responsabilità e più equilibrio di quanto ne debba avere un singolo componenente della Commissione; deve dare un contributo decisivo perché la Commissione stessa possa svolgere la sua attività nella massima serenità e quindi deve astenersi da affermazioni come quelle che ha fatto, soprattutto quando si tratta di accuse così gravi nei confronti di un parlamentare. La prima questione è dunque questa: ritengo che sia necessario che la vicenda venga chiarita e che si dia atto all'onorevole Ayala di un comportamento irreprensibile per quanto riguarda la lotta alla mafia, anzi del fatto che su questo fronte si è distinto particolarmente e non vi è, al riguardo, alcuna obiezione da muovergli. Credo, presidente, che lo si debba fare con molta chiarezza, senza riserve e senza ambiguità. Pagina 687 RAFFAELE BERTONI. Lo deve fare il presidente. ANTONIO BARGONE. Il presidente deve chiarire la questione nel senso che ho detto, per uscire da questa grave situazione che, tra l'altro, ha provocato un clima di tensione gravissimo. L'altra questione che volevo sottoporre all'attenzione dei colleghi riguarda la visita in Sicilia. A prescindere da aspetti quali l'organizzazione o la natura del viaggio, che non voglio affrontare questa sera, si pone il problema di alcune affermazioni che sono state fatte, sempre dal presidente, in un'intervista resa ad un settimanale - e poi riprese in altre circostanze - circa le motivazioni di questo viaggio in Sicilia. Il presidente ha detto che il viaggio sarebbe stato organizzato per verificare il grado di infiltrazione mafiosa in alcune amministrazioni comunali, tra le quali quelle di Corleone e San Giuseppe Iato. E' noto - ce ne siamo occupati anche noi come Commissione antimafia - che i sindaci di quei comuni sono stati oggetto di attentati da parte della mafia, vivono in un clima di intimidazione da parte di ambienti mafiosi ed è quindi necessario - ecco il motivo per cui era stato proposto questo viaggio - esprimere solidarietà nei loro confronti, nonché verificare il grado di tutela che lo Stato sta ponendo in essere riguardo ad amministratori che hanno rotto una vecchia consuetudine di collusione tra amministrazione ed ambienti mafiosi, restituendo agibilità democratica ai comuni da loro amministrati. Questo è particolarmente importante, come abbiamo sottolineato anche in seno all'ufficio di presidenza, perché riteniamo che i messaggi inviati soprattutto in Sicilia debbano essere chiari, non possano essere ambigui, anzi non debbano offrire una sponda agli ambienti mafiosi. Si è creata una situazione di malessere e di disagio che deve essere superata. Abbiamo già chiesto in ufficio di presidenza che il presidente facesse una dichiarazione chiara, ma ciò non è avvenuto. Fra l'altro aggiungo che l'intervista con le dichiarazioni relative a quei comuni è accompagnata da altre dichiarazioni di parte alle quali il presidente della Commissione antimafia dovrebbe sottrarsi. L'altra questione è relativa alla conferenza stampa da lei annunciata per giovedì scorso, poi annullata e fissata per domani. Non se ne conosce l'oggetto ed è chiaro che ciò pone in una situazione di disagio i commissari: siamo costretti a discutere senza sapere quale sia l'oggetto della conferenza stampa e quali le argomentazioni e le affermazioni del presidente. Credo che non si possa lavorare con questa spada di Damocle e che debba esserci un rapporto chiaro e trasparente tra il presidente e i membri della Commissione, anche perché se il presidente convoca una conferenza stampa nella sua qualità di presidente della Commissione antimafia è chiaro che tutta la Commissione deve essere messa a conoscenza dell'oggetto della conferenza stessa, a meno che il presidente non agisca come libero cittadino (questo mi pare del tutto improbabile). Signor presidente, chiediamo che lei compia un passo decisivo, che faccia cioè dichiarazioni inequivoche, in primo luogo sulla questione relativa all'onorevole Ayala e poi sulle altre due questioni che ho indicato. Riteniamo che questo sia un passo ineliminabile per restituire un minimo di serenità alla Commissione, che peraltro agisce in un contesto - lo dico ora molto sinteticamente perché ne abbiamo già discusso - di disagio e malessere oggettivi. Sottolineo che viviamo in una fase storica particolare: dopo l'arresto di Riina occorre un approfondimento degli sviluppi del fenomeno mafioso, vi è bisogno di capire il significato degli omicidi avvenuti a Palermo: inoltre, significativi episodi fanno intendere, ad esempio, che la camorra sta riprendendo quota in Campania. In sostanza, è necessario che questa Commissione svolga la sua attività con incisività, che non resti chiusa nel palazzo e che sia attenta a questi fenomeni. Intendo dire non che debba prevenirli ma che, quanto meno, debba interpretarli tempestivamente per offrire il proprio contributo non soltanto sul piano delle proposte legislative Pagina 688 ma anche su quello dell'intervento diretto, per offrire una sponda a quella larga parte del paese che vuole fare questa battaglia fino in fondo. Abbiamo l'obiettivo del funzionamento della Commissione, non vogliamo porre questioni in termini strumentali; non lo abbiamo mai fatto. Respingiamo con sdegno quel documento sottoscritto da chi probabilmente voleva fare in modo che la discussione degenerasse in rissa; non vogliamo che ciò accada, vogliamo che la discussione rimanga sui binari del confronto di merito sulle questioni che riguardano la Commissione antimafia. Non vogliamo trascendere, non ne abbiamo alcun interesse. Vogliamo che la Commissione funzioni, quindi vogliamo, ad esempio, che sia chiarita subito la questione dello staff, che siano chiarite le questioni relative al programma della Commissione. Voglio concludere con un riferimento alla conferenza mondiale dell'ONU sulla criminalità organizzata. Credo che la Commissione soffra in questo momento di una crisi di credibilità, una crisi grave e preoccupante per tutti, e non solo per il presidente. Questa Commissione deve poter essere un punto di riferimento nella lotta alla mafia, e deve esserlo compiendo uno sforzo e superando ogni strumentalità nei propri atteggiamenti, ma anche cercando di superare di slancio la fase di stallo nella quale si è fermata a lungo: basti pensare che ancora non è definito lo staff della Commissione (ma di questo parleremo dopo). Torno a riferirmi alla conferenza mondiale dell'ONU, che si è conclusa con un documento che, in larga parte, riprende le conclusioni della Commissione antimafia dell'XI legislatura. Se avessimo discusso e approfondito le questioni che sono oggetto della nostra inchiesta, probabilmente avremmo dato un contributo per evitare che quel documento fosse fermo a quelle conclusioni, un contributo originale della Commissione del paese in cui la mafia ha un radicamento maggiore e più diffuso. Invece, siamo scomparsi dalla Conferenza mondiale dell'ONU, e questo è un fatto estremamente negativo. Credo che in questa fase abbia giocato tutta una serie di circostanze; comunque, dobbiamo fare in modo che ciò non accada più. Vi è bisogno che questa Commissione acquisti l'autorevolezza necessaria per rappresentare un punto di riferimento per chiunque voglia portare avanti la lotta alla mafia ed essere uno strumento incisivo dal punto di vista politico-istituzionale affinché questa battaglia non sia delegata soltanto alla magistratura e alle forze dell'ordine. Noi svolgiamo un ruolo diverso che dobbiamo giocare fino in fondo, in maniera originale e approfondita, senza sovrapporci alla magistratura e alle forze dell'ordine. Queste considerazioni sono il frutto di una riunione del gruppo progressista che ha pensato di riferire in Commissione in questi termini, con questi contenuti e con questi toni proprio perché intende sottolineare l'esigenza che la Commissione funzioni. Non vogliamo che essa si riduca ad essere una Commissione nella quale maggioranza e opposizione si contrappongono rispetto ad obiettivi divergenti. Ci sforzeremo il più possibile, fino a quando l'agibilità della Commissione ce lo consentirà, affinché ci si muova con obiettivi convergenti, senza contrapposizioni di carattere strumentale, cercando anche di sorvolare su documenti come quello di oggi che va in una direzione opposta e che ha l'intento di provocarci. Signor presidente, per quanto ci riguarda, fermi restando il disagio ed il malessere presenti nella Commissione, che devono essere superati, tenuto conto della funzionalità ancora da conquistare, crediamo che per superare questa fase vi sia bisogno di affrontare e risolvere le questioni relative all'onorevole Ayala, ai comuni siciliani e alla conferenza stampa. Aspettiamo da lei un passo che ci faccia intendere che questa fase può essere superata positivamente. GIACOMO GARRA. Intervengo brevemente sull'ordine dei lavori. Non mi sorprende che l'intervento del collega Bargone sia durato quindici minuti, perché esso aveva una funzione Pagina 689 molto importante per l'avvio dei lavori, quella cioè di manifestare le valutazioni complessive del gruppo progressista. Non voglio, quindi, essere minimamente critico nei confronti dell'ampiezza dell'intervento dell'onorevole Bargone, però chiedo se sia possibile, in seno alla Commissione, darci un modulo di lavoro in base al quale gli interventi non abbiano una durata superiore ai cinque minuti; diversamente, con il protrarsi dei nostri lavori, diventa inevitabile che il dibattito finisca con l'essere non producente e dispersivo. Può accadere, ad esempio, che all'inizio della seduta vi siano determinati commissari, mentre al termine vi siano persone fisiche ben diverse. E' possibile, senza imposizioni, darci una regola di comportamento? PRESIDENTE. Prenderemo in considerazione il suo suggerimento. ANTONIO DEL PRETE. In parte mi ha anticipato il collega Garra che ha espresso un desiderio che credo sia di tutti, anche ai fini dell'economia e della funzionalità dell'attività della Commissione. Con molta serenità debbo dire che l'esposizione del collega Bargone merita attenzione, perché se l'intento di tutti è quello di farsi portatori di questi valori e delle necessità operative della Commissione, non possiamo non essere tutti d'accordo quando si parla di impegno, di solidarietà, di tutelare il buon nome di tutti i componenti la Commissione antimafia e di darle la dignità e l'attenzione che merita. Se intendiamo essere il pungolo, i portatori di una progettualità, allora siamo perfettamente d'accordo. Sono uno dei sottoscrittori dell'attestato di solidarietà al presidente e non vorrei suscitare vespai dicendo che se si intende chiarire la questione - perché ciascuno ha subito dei vulnus, ciascuno si è sentito toccato nella propria dignità - se questo è lo scopo, la ratio dell'incontro di questa sera, in termini civili, di serenità e soprattutto di convergenza sulle necessità che ho esposto, siamo qui ad ascoltarvi per trovare quella progettualità e farci portavoce di quella proposizione. NICOLA MANCINO. Signor presidente, sono intervenuto a questa riunione in parte per un dovere di presenza, essendo membro della Commissione, ma soprattutto perché ritengo che il clima di tensione che si è creato abbia bisogno di librare un po' più alto dell'altezza già considerevole di questo quinto piano. Questo vale un po' per tutti, perché o ritroviamo - io direi troviamo - un impegno comune, con riflessioni che possono essere anche varie e articolate, non necessariamente convergenti, e la Commissione realizza uno degli obiettivi per cui è stata istituita o, altrimenti, se non si riesce a creare questo clima, commettiamo due errori, uno esterno ed uno interno, istituzionale. Quello esterno è la sensazione che si verrebbe a registrare di una inidoneità della Commissione a incidere profondamente sul versante molto delicato della criminalità organizzata (che non è soltanto la mafia, ma anche la 'ndrangheta, la camorra, la Sacra corona unita, è in sostanza la criminalità organizzata di tipo finanziario). Credo che dovremmo smettere il clima di guerriglia che ho registrato. Questo clima di guerriglia si può eliminare tenendo conto che ciascuno di noi in Parlamento cessa d'essere quello che è stato prima d'essere eletto e svolge la funzione corrispondente allo status di parlamentare. Dico questo in senso benevolo, nei confronti di chiunque. Il secondo errore è quello relativo ad una litigiosità che, a mio avviso, non produce effetti positivi. Confesso di aver avvertito disagio sia leggendo le interviste - mi riferisco sostanzialmente ad entrambe le interviste - sia registrando poi le inevitabili reazioni da parte di tutti. Personalmente, non ho reso dichiarazioni, e non avendolo fatto credo di essere fra coloro che possono essere autorizzati a formulare inviti. L'onorevole Bargone questa sera ha puntualizzato posizioni che non possono essere interpretate in senso provocatorio, poiché credo che siano dialoganti. Ciascuno, naturalmente, utilizza gli aggettivi e i sostantivi che preferisce, anche se contro la natura personale, ma aver sollevato un problema che affida soprattutto a lei nella Pagina 690 qualità di presidente la rimozione di difficoltà anche psicologiche oltre che funzionali, significa che esiste la buona volontà di riprendere il lavoro. Se bisogna riprenderlo, non mi soffermo adesso su dichiarazioni esterne che sono tutte interne: quando un parlamentare colpisce con dichiarazioni la moralità, l'intelligenza o l'impegno di un altro collega, è all'interno che si risolvono questi problemi. E credo che riportandoli all'interno dell'ufficio di presidenza, ma convocando anche l'onorevole Ayala, si possano risolvere, perché è giusto che sia così. RAFFAELE BERTONI. Non viene l'onorevole Ayala! NICOLA MANCINO. Se non viene non è un problema mio. Non sono difensore di Ayala, ne sono un estimatore , per il suo passato, per il suo impegno parlamentare; ho un buon rapporto con l'onorevole Ayala. Però, se l'ufficio di presidenza, anche senza la presenza del presidente, agisce da filtro per reciproche considerazioni, attestazioni di stima, credo che possiamo trovare una soluzione. Non sono un penalista, ma so che nelle ingiurie ci sono le compensazioni. FERDINANDO IMPOSIMATO. Le reciprocità! NICOLA MANCINO. A questo risultato dobbiamo arrivare, altrimenti lo spirito dell'intervento dell'onorevole Bargone verrebbe meno. Bargone sostanzialmente chiede una maggiore considerazione del ruolo svolto da ciascuno dei componenti di questa Commissione e, nel caso specifico, una considerazione nei confronti dell'onorevole Ayala e - mi permetto di dire, per estensione - anche una considerazione dell'onorevole Ayala nei confronti del presidente della Commissione. In questo senso, dico che la compensazione può produrre un risultato. Si può evitare di rilasciare dichiarazioni all'esterno? Presidente, sono uno di coloro che hanno subìto qualche sua dichiarazione in campagna elettorale. Come vede sono di un'estrema superiorità anche rispetto alle vicende di carattere interpersonale e faccio parte di questa Commissione con lo scopo di fornire un contributo (se mi è dato di fornirlo, perché dipende dalla mia capacità, dalle mie risorse, dalla mia sensibilità). Però, se all'esterno continuiamo con interviste, dichiarazioni, attestati di non stima, questa Commissione perde di credibilità, mentre ha bisogno di recuperare una compatibilità funzionale fra i suoi componenti (perché si tratta di compatibilità funzionale). Allora, l'autosospensione di Ayala deve essere rimossa. Sapevo che avrebbero potuto esserci anche altre autosospensioni; però bisogna dare atto al gruppo progressisti-federativo di essere venuto in questa sede con spirito di collaborazione e con l'intento di riprendere una riflessione al proprio interno. Allora, se è vero che la solidarietà può essere sempre espressa, togliamo di mezzo certe cose, non acquisiamole, perché fanno parte di quella raccolta di dichiarazioni attraverso le agenzie di stampa che non aiutano a risolvere il problema. Che cosa c'entrano le inchieste della magistratura? Ne possiamo sempre parlare ma in maniera appropriata se è funzionale al lavoro di questa Commissione. Allora, mi rivolgo a lei, presidente, perché molto dipende da lei. L'onorevole Bargone chiede delle cose che non sono condizioni ma suggerimenti per superare la difficoltà. Per quanto riguarda la visita in Sicilia, ricordo che durante la mia presenza al Viminale abbiamo avuto contatti con quegli amministratori. Si tratta di amministrazioni rinnovate dopo un periodo di sofferte gestioni straordinarie, che peraltro non hanno risolto tutti i problemi, di infrastrutture, di risorse, di finanziamenti. Il Parlamento ha approvato una legge che consente alle amministrazioni immediatamente succedute a una gestione straordinaria di avere gli aiuti necessari per superare le difficoltà che non sono state causa secondaria di condizionamenti di tipo mafioso. Ora, portare la solidarietà della Commissione a me sembra anche giusto. Però, le infiltrazioni in quei comuni bisogna verificarle dal punto di vista della Pagina 691 burocrazia, della struttura amministrativa. Ho incontrato questi amministratori in provincia di Palermo e in provincia di Catania. Nella passata legislatura abbiamo risolto anche il problema della presenza della burocrazia, che è un problema serio. E' possibile collocare, in posizione di comando, soprattutto ai vertici della ragioneria, dell'ufficio tecnico (quindi, dell'urbanistica), anche come segretario comunale, un funzionario di status superiore. Recarsi sul posto per dare una prova di solidarietà ad amministratori intimiditi, minacciati, mi sembra giusto. Per quanto riguarda la conferenza stampa, non condivido che dobbiamo sapere preventivamente ciò che lei dirà: siamo in un sistema di libertà e lei può dire ciò che crede. Però, credo che questa conferenza stampa potrebbe essere una buona occasione per alleggerire questa atmosfera pesante e per ricominciare a lavorare. Poi, l'ufficio di presidenza può fare il resto. Non appartengo alla categoria dei magistrati, ma molte volte un magistrato... GIUSEPPE SCOZZARI. Non è grave! NICOLA MANCINO. Non è grave, non mi sento un minus habens. Molte volte i magistrati quando litigano, litigano aspramente. Evitare di litigare sarebbe anche un ulteriore premessa per rimuovere questa difficoltà. Rivolgo l'invito soprattutto a lei, presidente, perché dipende molto da lei, dalla sua disponibilità. Questo non vuole significare niente rispetto alle sue prerogative, alle sue funzioni, che mi sento di rispettare. Però, quando si oltrepassano certi confini, bisogna pure rientrarvi e lo si fa anche con le buone maniere, pronunciando una parola persuasiva nei confronti di tutti. Qui dobbiamo lavorare tutti assieme, senza distinzione tra maggioranza e opposizione. Questa dovrebbe essere una Commissione istituzionale, non dico neutra, perché è impossibile, ma almeno che neutralizzi le distanze fra i gruppi politici per un lavoro in comune a favore di un'attività che ci viene richiesta da parte del Parlamento. NICHI VENDOLA. Credo che siamo tutti impegnati ad indagare le ragioni della crisi che la Commissione parlamentare antimafia attualmente attraversa. Il gruppo di rifondazione comunista condivide la scelta dell'argomentazione pacata; ma l'argomentazione pacata non deve significare un eccesso di "diplomatismo" sulle ragioni della crisi della quale stiamo tutti discutendo, altrimenti penso che il galateo possa sostituire la politica, con effetti poco soddisfacenti, come spesso accade. La crisi che si è aperta non appartiene - questa è la mia opinione - semplicemente alla fisiologia del dibattito politico, dell'asprezza del dibattito politico tra le forze qui rappresentate, ma è di tipo istituzionale. Noi abbiamo segnalato - come dire - la rottura di un ruolo che era esattamente quello cui alludeva, credo, il senatore Mancino. Tutti noi militiamo per l'idea che la Commissione parlamentare antimafia possa realizzare un livello superiore a tutte le parzialità, peculiarità ed appartenenze politiche, un livello, appunto, istituzionale, ossia dell'antimafia intesa come una risposta di un livello dello Stato. Ma il punto di crisi si è determinato esattamente qui. Non intendo ragionare sugli elementi di turbamento derivanti anche da polemiche esterne ai temi di pertinenza della Commissione parlamentare antimafia che sono sorte, si sono sviluppate e si svilupperanno anche nelle aule giudiziarie. Non vi è alcun dubbio che il circolo vizioso che si determina quando il presidente di una Commissione autorevole come questa deve esercitare il suo potere su giudici che probabilmente indagano sul medesimo presidente crea qualche turbamento e qualche problema di opportunità. Ma al di là di questo, gli ultimi due episodi, quelli che hanno sollevato tanto clamore presso l'opinione pubblica e sulla stampa, non rimandano - se devo essere molto sincero - all'antica teoria della rissa: spesso accade che nove persone ne aggrediscano una decima e che questa situazione venga Pagina 692 descritta come rissa... Non mi pare che vi sia stata una rissa permanente nella Commissione parlamentare antimafia; in particolare, siamo di fronte a vicende che riguardano il collega Ayala e la polemica sui sindaci, su quei sindaci - stiamo parlando di loro - che hanno subito, ancora - credo - in queste ore, intimidazioni e violenze... GIUSEPPE SCOZZARI. Centoventi attentati. NICHI VENDOLA. ...da parte delle organizzazioni di Cosa nostra e che, indipendentemente dalla buona volontà o dalla buona fede di un presidente o di chicchessia, corrono il rischio, terribile in Sicilia, di una fatale delegittimazione nel momento in cui non sono inequivoche le espressioni usate nei loro confronti sulle motivazioni che spingono la Commissione parlamentare antimafia a recarsi proprio lì, in Sicilia. In sede di ufficio di presidenza ho avuto modo di spiegare che un sindaco il quale subisce un attentato o una violenza può ricevere molti attestati di solidarietà nelle ventiquattro ore successive all'attentato o alla violenza, ma è possibile che egli vada incontro ad una terribile solitudine dopo le ventiquattro ore, per così dire, della calda emozione. Così è, per esempio, per il sindaco di Corleone e per tanti sindaci che stanno conoscendo una solitudine terribile. Se a quest'ultima si dovesse minimamente sommare un atteggiamento equivoco da parte delle istituzioni, faremmo un'opera, che è già stata portata avanti troppe volte, di colpevole latitanza e di compromissione nel trasformare persone coraggiose in possibili bersagli delle organizzazioni criminali. Questo è un fatto che esula dalla buona o cattiva fede di chi ha pronunciato certe dichiarazioni; sto parlando, infatti, degli effetti reali che esse producono. Con riferimento a queste dichiarazioni insieme alla vicenda dell'onorevole Ayala, non vorrei minimamente entrare nella dinamica della polemica né soffermarmi sui motivi che l'hanno originata, su come essa si è prodotta e si è sviluppata. Però fate la "tara" a questo problema, decontestualizzate l'ansia conoscitiva rispetto alla dinamica della polemica: stiamo parlando - lo sottolineo - dell'onorevole Ayala; ero ancora un bambino (penso di non dovermi minimamente smentire ora che sono adulto) quando avevo il mito di Ayala. Perciò l'idea che si possa non dico trascendere in una qualunque polemica in un momento particolarmente acceso del dibattito politico, ma che all'interno della Commissione antimafia possa legittimarsi, da parte del suo presidente, un attacco persino nei confronti dell'onorabilità, della storia e della vita intera dell'onorevole Ayala, è un atto che in qualche modo mi rende difficilissima l'idea di poter militare nella medesima Commissione parlamentare. Spero che sia chiaro quanto ho detto all'inizio e voglio ribadirlo: sono dalla parte di chi intende cercare una soluzione alla crisi della Commissione parlamentare antimafia, ma sto intervenendo in questo modo perché credo che la soluzione si possa cercare se si rendono visibili, analizzandole fino in fondo, le cause di questa crisi; se invece le occultiamo cercando di compiere soltanto uno sforzo volontaristico, ritengo che tra una settimana ci ritroveremo di fronte agli stessi problemi e ad una crisi ancor più avvitata su se stessa. Il turbamento viene da lontano, ossia dall'inizio della vicenda di questa Commissione. Cari amici e colleghi della maggioranza, se vi fosse un atteggiamento faziosamente pregiudiziale da parte, per esempio, del sottoscritto e della forza politica che rappresento, per quale motivo questa polemica dovrebbe concentrarsi soltanto qui e soltanto nei confronti di questo presidente? Per quale motivo non dovremmo condurre una battaglia di pari livore, per esempio, all'interno della Commissione giustizia della Camera? Oppure, per quale motivo non dovremmo condurla all'interno di altre Commissioni? Vorrei usare questo argomento per sottolineare che non vi è faziosità pregiudiziale. Anche se molto meno di tanti altri autorevoli colleghi, credo di sapere cosa Pagina 693 significhi la battaglia antimafia; pertanto so che è un danno per tutti coloro che conducono la lotta contro la mafia il fatto che la Commissione parlamentare antimafia venga delegittimata, bloccata e incancrenita dentro mille polemiche. La battaglia che qui si sta combattendo registra innanzitutto una sconfitta, indipendentemente da quale sarà la sorte del presidente, dei componenti della Commissione, di noi tutti: mi riferisco al fatto che la lotta alla mafia ha fatto seri passi indietro a causa del clima e del degrado che abbiamo registrato in questa sede. Credo allora che oggi la serenità e la lucidità per restituire alla Commissione parlamentare antimafia il suo ruolo e la sua integrità, fatta anche dell'onorabilità di tutti i suoi membri, appartengano alla sfera degli atti politici e non a quella degli atti di buona volontà, e la responsabilità principale degli atti politici, come risulta evidente a tutti, è oggi nelle mani del presidente della nostra Commissione. ANTONIO SERENA. Ritengo che fin dall'inizio questa Commissione sia vissuta in mezzo alle polemiche, ma a questo punto penso che si dovrebbe dare atto al movimento di cui faccio parte di aver fatto politica senza essere sceso nelle polemiche, soprattutto nelle polemiche personali. Dateci quindi atto di una certa maturità, pur essendo stati noi presenti in qualsiasi momento del dibattito e dello scontro politico. Si tratta ora, a mio avviso, di capirci, perché a fronte di questa nostra maturità abbiamo registrato altrui incomprensioni. Consentitemi allora - sarò brevissimo - di ricollegarmi ad alcune tappe che hanno visto il nostro movimento presente all'interno o nelle immediate vicinanze della Commissione antimafia. Riteniamo di aver portato il nostro contributo di maturità quando, ancora prima che la Commissione antimafia si fosse costituita, avevamo fatto il nome di un altro collega, che attualmente siede nei banchi della vicepresidenza, quale presidente della Commissione antimafia. Si tratta di una persona nei confronti della quale abbiamo il massimo rispetto e fin da allora abbiamo fatto presente che quella non era probabilmente la solita scelta politica basata sulle lottizzazioni, in quanto sposava una scelta etica: infatti, se è vero quanto abbiamo affermato in questa sede, ossia che il problema della mafia deve interessarci tutti a prescindere dalle nostre collocazioni politiche, non vedo motivi per cui uno schieramento politico come il nostro, che si basa su principi cardine come il federalismo e il liberismo, possa avere alcun problema (sollevato ad arte da alcuni speculatori politici) circa la nomina di una persona che .si colloca fuori dallo schieramento governativo in quanto considerata non dico più competente di altre persone, ma comunque giudicata, dal nostro punto di vista, competente. Quella nostra scelta, che facemmo prima ancora che la Commissione antimafia venisse convocata, fu interpretata anche in seguito... GIACOMO GARRA. E' una scelta che compete ai Presidenti delle Camere, non alla Commissione. ANTONIO SERENA. Sì, ma possiamo esprimere in qualsiasi momento il nostro punto di vista. Non si era ancora arrivati alla scelta. Quella nostra decisione - dicevo - venne interpretata come un tentativo di rottura della maggioranza, mentre la stessa stima che ho nei confronti (ora ne faccio il nome) del collega Arlacchi l'ho data in altre sedi anche all'onorevole Parenti. Vi era quindi già il tentativo di creare delle polemiche. Siamo poi passati alla nostra richiesta di attivare una sezione staccata (entro nel merito dei lavori della Commissione) che esaminasse il problema della mafia del nord, che non è stato scoperto dalla lega nord, ma che rappresenta un problema, una verifica, un punto di arrivo cui sono giunte le precedenti Commissioni antimafia, le quali hanno registrato il nascere di un particolare fenomeno mafioso che in questo determinato momento storico attacca con una particolare virulenza il Pagina 694 nord. Mi sembra ridicolo pensare che in altro momento, in quanto rappresentanti della lega nord, avessimo potuto dire che non ci si dovesse occupare della Sicilia in quanto si doveva pensare solo al nord. Sarebbe veramente ridicolo. Ricordo che questo nostro tentativo fu boicottato in tutti i modi (diciamolo chiaramente). FLAVIO TANZILLI. Era il regolamento che non lo prevedeva. ANTONIO SERENA. Il nostro tentativo fu boicottato in tutti i modi, in quanto l'aspetto relativo al regolamento avrebbe potuto essere affrontato in altro modo, per esempio presentando un apposito decreto-legge e insediando una commissione. Abbiamo allora chiesto al presidente della Commissione come avremmo dovuto fare per procedere in tal senso. Tra l'altro, abbiamo denunciato fin dall'inizio una certa esperienza. L'obiettivo era quello di aprire un ufficio distaccato della Commissione antimafia, non ci interessava in che modo; anzi, ci eravamo affidati al presidente perché ci consigliasse la strada da seguire: quello che volevamo raggiungere era infatti non il mezzo ma l'obiettivo. Effettivamente, però, abbiamo incontrato alcuni ostacoli, cosicché abbiamo risolto il problema in proprio, ma - si badi bene - con una certa maturità, non dicendo che al nord nasceva un comitato in antitesi alla Commissione antimafia di Roma, bensì affermando che avremmo raccolto il materiale e i risultati del nostro lavoro per sottoporli al vaglio della Commissione antimafia di Roma. Non vi era quindi l'intenzione, di cui ci avevano accusato, di voler creare una spaccatura o di togliere potere alla Commissione antimafia; e non vi era neppure il tentativo, come è stato ventilato da qualcuno, di creare spaccature tra nord e sud, se è vero, com'è vero, che alla carica di presidente, di coordinatore di tale gruppo di lavoro è stato designato un meridionale, un siciliano. Vedete, quindi, come a volte ci si può trovare distanti se ci si allontana dalla buona fede per seguire a tutti i costi determinati schieramenti politici. Abbiamo chiesto di offrire il nostro contributo, ma siamo rimasti inascoltati, considerato che sull'argomento non vi è stato un esauriente dibattito. Senza nulla togliere alle scelte del presidente (che, a mio parere, come tale deve svolgere le sue funzioni), avevamo sottolineato l'opportunità di procedere non tanto ad audizioni, che si sono rivelate quasi sempre inutili, quanto all'esame di determinate schede, a proposito delle quali ci è stato detto che ci sarebbero state fornite dalla DIA e dalla Criminalpool. Constatando le curve ascendenti e discendenti del fenomeno mafioso, avevamo detto di chiedere, in seguito, a chi si fosse deciso di ascoltare, il perché del verificarsi di certi fenomeni e del loro manifestarsi, in un determinato momento, con maggiore o minore virulenza. Abbiamo comunque accettato la scelta di altri. Però, ritenevamo e riteniamo che, effettivamente, certe polemiche siano nate anche in seguito a determinate chiusure da parte della Commissione. Ribadisco che il nostro ruolo è stato costruttivo e vogliamo che lo sia anche oggi. Stasera abbiamo ascoltato dichiarazioni riportate da agenzie di stampa. Non crediamo che il problema dell'antimafia abbia a che fare con quello di Mani pulite, né crediamo che i fatti personali dell'onorevole Ayala abbiano molto a che fare con l'antimafia. Vi invitiamo, pertanto, a ritornare a quel clima di serenità che, a mio parere, è ancora possibile ricostruire. E' inutile piangere sul latte versato e sulle audizioni che, a nostro avviso, non sono servite a nulla. Ciò che a me interessa sono le scelte di metodo e in relazione ad esse credo che debba essere trovata la convergenza più ampia possibile. Non esistono schieramenti governativi o antigovernativi, quali quelli che si sono fronteggiati soprattutto in questo periodo. Onorevole Arlacchi, ricorderà che una volta le dissi che non avrei mai affidato la presidenza di una Commissione economica ad un parlamentare del PDS, perché le sue scelte ideologiche e di mercato sono diverse dalle mie, ma aggiunsi anche che Pagina 695 non avrei avuto alcuna esitazione ad affidare a lei un incarico quale studioso di mafia. Ritengo, quindi, che all'interno della nostra Commissione debba trionfare un principio del genere. Invito il presidente, qualora intenda tener conto di questo mio sollecito, a discutere finalmente sul metodo che intendiamo seguire da ora in avanti, considerato che ormai le audizioni sono terminate. LUIGI PERUZZOTTI. Ritengo che la non operatività di questa Commissione giovi solo ed esclusivamente a coloro che dovremmo combattere (uso il condizionale perché dal momento in cui questa Commissione è stata istituita ad oggi non si è fatto nulla). Sinceramente, questa sera non mi sembra opportuno crocifiggere la presidente Parenti, in quanto non la ritengo responsabile della situazione che è venuta a crearsi. Credo, invece, che i protagonismi di alcuni componenti della Commissione andrebbero lasciati fuori dalla porta e che tutti dovremmo forse cospargerci il capo di cenere e lavorare umilmente per il bene del paese. Sono altresì convinto che se tutti noi, indipendentemente dalle diverse ideologie politiche e dalle tessere che abbiamo in tasca, cominciassimo a lavorare seriamente, ad avanzare proposte concrete e soprattutto - mi ci metto anch'io - a frequentare più assiduamente questa Commissione, forse potremmo offrire al paese qualcosa di più concreto dell'indegno spettacolo che stiamo dando - mi ci metto anch'io - anche con la complicità di quei giornalisti che, pur di vendere qualche copia in più del loro giornale, pur di prendere qualche lira in più per i loro articoli, scrivono cose che sinceramente lasciano perplessi. Siccome anch'io ho il diritto di parlare, dico che preferirei che lasciassimo fuori dalla porta la professione che svolgevamo prima e il titolo di studio che abbiamo acquisito. Vorrei che tutti lavorassimo umilmente e che in questa Commissione dimenticassimo di essere giornalisti, giudici, protagonisti o star della politica. Tutti siamo qui per il bene del paese - perlomeno lo si presume - e per combattere un problema che, ormai, nel nostro paese sta prendendo piede sempre più: la criminalità organizzata - chiamatela mafia, 'ndrangheta, camorra o come volete - sta rialzando la testa, si sta riorganizzando e non è escluso che prima di Natale ci riservi qualche sorpresa. FLAVIO TANZILLI. Credo che l'obiettivo della Commissione antimafia di lottare contro il fenomeno mafioso e tutte le altre organizzazioni criminali sia comune a tutti i membri della Commissione stessa. Ci tengo a precisare che al raggiungimento di tale obiettivo non mira soltanto una parte della Commissione antimafia. Per quanto attiene alle polemiche, ritengo che non sia il caso di entrare nel merito delle stesse, perché le aumenteremmo ancor di più. Però, la mia opinione è che questa Commissione non sia un palcoscenico che ognuno può permettersi di calcare a seconda della professione che svolge al di fuori delle mura del palazzo, tanto meno quando si è qui e non al Maurizio Costanzo Show. Ciò significa che ognuno di noi deve avere bene in mente gli obiettivi da perseguire, evitando qualsiasi forma di protagonismo. Su questo punto, quindi, concordo con il collega Peruzzotti. Che questa Commissione abbia avuto dei problemi e che si sia fermata davanti a degli ostacoli è un dato di fatto, ma poiché a me non sembra che siano insormontabili, credo spetti ad ognuno di noi ricominciare da capo, riqualificando il proprio lavoro con una presenza più assidua e soprattutto - come sottolineava prima il senatore Mancino - senza tener conto degli scontri di carattere politico. PIETRO GIURICKOVIC. L'intervento cui mi trovo più vicino, rispetto a tutti quelli che ho ascoltato stasera, è, per vari motivi, quello del collega Vendola. Anzitutto, per l'amicizia e la stima che nutro nei confronti dell'onorevole Ayala (ed è secondario il fatto che egli faccia parte del mio stesso movimento). Ma sono soprattutto Pagina 696 altri i punti su cui mi trovo d'accordo con il collega Vendola. Il primo è relativo alla grandissima rilevanza che assume la solidarietà da esprimere ai sindaci della Sicilia, assai ben sottolineata da Vendola in tutta la sua gravità e importanza. Aggiungo che concordo anche sull'opportunità di non nasconderci dietro il mitico dito: se, come temo, esistono non solo problemi caratteriali e personali, ma sostanziali, essi devono essere risolti, non occultati nella bambagia. Pur plaudendo alla mitezza delle osservazioni di Bargone e di altri colleghi, non credo che la soluzione di tutto ciò possa essere trovata in un semplice "volemose bene". All'inizio, quando partecipai alle prime riunioni di questa Commissione, ero un po' infastidito - e non lo nascosi - dall'atteggiamento, che a me sembrava un po' troppo rigido, di una parte dei parlamentari progressisti, cioè dei miei colleghi d'opposizione. Però, di fronte agli eventi succedutisi negli ultimi tempi, credo, se questo comportamento rigido fosse vero, che si tratterebbe solo di minime marachelle di fronte agli eventi più recenti. Vorrei che il chiarimento ci fosse e che da tutte le parti avvenisse a mente sgombra da pregiudizi e fatti caratteriali o personali, perché il nostro compito fondamentale è quello di dare la sensazione al paese e, soprattutto, alla criminalità organizzata, che qui intendiamo combattere la mafia, anziché fare il contrario. GIANVITTORIO CAMPUS. Credo che questa Commissione, come tutte quelle in cui lavoriamo, possa, perché questo è un dato di fatto, distinguere due momenti, uno strettamente politico e l'altro istituzionale, cioè specifico della Commissione stessa. In entrambi i momenti è innegabile che possa estrinsecarsi una certa litigiosità tra le componenti politiche della Commissione, per cui credo che il problema sia quello di riuscire a differenziare tale livello di litigiosità. Non voglio essere provocatorio, né intendo alimentare ulteriori polemiche, ma solo sottolineare un dato di fatto: questa maggioranza si trova d'avanti a uno sbarramento tanto più forte e serrato quanto più radicato è il concetto opposto ad essa nelle differenti sedi istituzionali o anche negli usi e nelle consuetudini di consessi come questa Commissione. Ricordo un mio scontro personale - se così posso definirlo - con l'onorevole Ayala, proprio durante una delle prime sedute della Commissione antimafia: una discussione tra me e lui si concluse proprio sulla necessità di un armistizio politico sui temi specifici, senza che questo significasse rinunzie reciproche da parte dei rispettivi schieramenti, come avviene, invece, quando la politica diviene il fulcro centrale del discorso. Certo, non si può essere neutrali perché siamo un consesso politico, però dobbiamo dividere i due momenti che ho sopra sottolineato. L'invito di tutti quelli che hanno parlato finora è stato alla ragione, ma ritengo che toni troppo drammatici non rendano giusta l'ottica o la chiave di lettura della situazione. La faziosità è sempre molto vicina alla passione politica e tra sede e sede muta la risonanza delle azioni e delle parole. Nell'intervento del senatore Serena, per esempio, si è lamentato che il gruppo di lavoro incaricato di studiare il fenomeno della mafia del nord sia coordinato da un meridionale ... FRANCESCA SCOPELLITI. No, ha detto che è motivo di orgoglio. GIANVITTORIO CAMPUS. Appunto. Penso che volesse sottolineare un momento politico ... FLAVIO CASELLI. Non si è spiegato bene. GIANVITTORIO CAMPUS. Diciamo che è stata rimarcata una differenza territoriale tra nord e sud, non certo per orgoglio o razzismo, ma solo per motivi politici. FRANCESCA SCOPELLITI. Come fatto positivo! GIANVITTORIO CAMPUS. Sì, come fatto positivo, ma è stata portata ad esempio Pagina 697 una differenza tra nord e sud, in un momento in cui, invece, si parla di un problema che dovrebbe investire tutta la nazione. E questo è comunque un elemento politico. Credo che anche questa Commissione sia condizionata alla politica, però essa deve essere messa in sordina in certi momenti istituzionali. Non voglio farmi illusioni, perché so che tra noi molti non sono amici, né posso pretendere che ognuno di noi sia simpatico all'altro. Tuttavia, l'impegno che abbiamo assunto ci obbliga, per usare un termine chirurgico, a scotomizzare, cioè a dividere, nell'ambito della nostra funzione, il momento tecnico, che va svolto nella massima disponibilità e collaborazione, dal momento politico che, non possiamo sottacerlo, si ripresenterà e che comunque va sempre tenuto entro le righe, né sopra né sotto, perché anch'esso, se rimarrà nei limiti, potrà essere costruttivo per il lavoro che siamo chiamati a svolgere. LUIGI MANCONI. Quanto ha detto il senatore Campus mi sollecita ad intervenire. Sono profondamente convinto che lo scontro tra il presidente ed il commissario Ayala non sia stato un ordinario, banale e fisiologico confronto fra opzioni diverse e nemmeno mi è sembrato un ordinario, banale o fisiologico scontro politico: si è trattato di un atto di messa in mora nei confronti di un componente questa Commissione, di una dichiarazione di delegittimazione, ancor prima che politica direi morale, nei confronti di un commissario. Nelle parole del presidente sia io sia altri abbiamo letto un'affermazione netta ed inequivocabile, che tradurrei come segue senza paura di essere smentito, se le parole hanno un senso: Ayala non è abilitato a criticarmi perché non è al di sopra di ogni sospetto. Se questa è l'interpretazione di quelle parole, riportate da un'agenzia in maniera non smentita né rettificata, in questa vicenda - ripeto - non vi è stato un ordinario, banale e fisiologico confronto fra opzioni diverse e nemmeno un ordinario, banale e fisiologico momento di lotta politica condotto con il linguaggio, le regole, la passione e la durezza propri della politica: c'è stata una dichiarata, intenzionale ed aperta delegittimazione di un commissario. Possiamo operare - lo abbiamo dichiarato tutti - per superare questa rottura, ma non possiamo affermare che tale rottura non vi sia stata; non possiamo banalizzare la portata e la radicalità di questo scontro, ma soltanto chiedere in primo luogo al presidente, in quanto titolare della responsabilità di questo atto di rottura e della responsabilità politico-istituzionale di questa Commissione, di lavorare in quel senso, a patto però che sia chiaro il motivo del contendere, l'oggetto della crisi che, fino a prova contraria, sta nell'inequivocabile dichiarazione del presidente. PRESIDENTE. Ringrazio coloro i quali sono intervenuti, anche se in realtà avrei preferito che il chiarimento fosse più ampio, ovverossia che avesse investito anche il lavoro della Commissione. Non credo infatti che la frizione in questa Commissione sia nata esattamente con la messa in mora che mi è stata attribuita, secondo la sua personale interpretazione, dal senatore Manconi nei confronti dell'onorevole Ayala. Si tratta di una questione che ancora mi chiedo - sarò lenta a capire, mi dovete scusare - se non sia effettivamente di carattere politico; se lo fosse, ciò non mi scandalizzerebbe affatto, anche se avrei preferito che il confronto fosse avvenuto ed avvenisse anche questa sera su contenuti precisi che non siano stati approvati dalla Commissione. In realtà il discorso - chiedo scusa, ma l'intervento del senatore Serena rende necessario ricostruire la storia - è precedente alla costituzione della Commissione, sfortunatamente per me, in quanto soltanto stasera ho appreso che le preferenze, certamente legittime, per carità, sarebbero state diverse. A volte evito di leggere i giornali, o quanto meno non li leggo tutti (è un'abitudine che avevo già da prima), perché talvolta questa lettura diventa angosciante (ed obiettivamente in questo periodo non mi ha angosciato meno che in altri). Pagina 698 Ho fatto in modo che questa Commissione lavorasse nel senso della continuità con la precedente; ero stata rimproverata di voler prendere le ferie, ma in realtà non ho preso ferie e sono venuta qui per studiare tutti i verbali della precedente Commissione. Le audizioni, che possono anche essere considerate inutili - posso anche accettare questo rimprovero, obiettivamente un po' tardivo - erano state concepite nel senso della continuità con la precedente Commissione, che ha svolto le nostre medesime audizioni. Spiego brevemente perché ho pensato di ripeterle: perché non tutti gli attuali membri di questa Commissione ne facevano parte anche nella precedente legislatura, quindi perché non tutti avevano un quadro esaustivo della situazione. Ho pertanto pensato che fosse giusto ripercorrere questo cammino. E' vero che mi sono opposta - ma credo di averlo fatto legittimamente, nell'ambito dei miei poteri - al fatto che la Commissione si spaccasse in un comitato della mafia del nord e in uno della mafia del sud. E questo non perché io ce l'abbia con una parte politica o perché vada dietro a fantasie strane, ma perché è necessario che vi sia una unitarietà, non solo di lotta, ma anche di tensione ideale per non depauperare la Commissione da membri che vadano al nord e da altri che vadano al sud. Ciò ha fatto sì che i rappresentanti della lega in questa Commissione siano mancati fin quasi a stasera: di ciò mi dolgo ampiamente perché il mio intento - che non sono riuscita a manifestarvi pienamente - è di rendere tutti parimenti in grado di contribuire a questa Commissione. Non ho inteso e non intendo farne una Commissione del presidente: attraverso la creazione dei gruppi di lavoro e l'affidamento a ciascuno del coordinamento del proprio gruppo il mio intento era (e, finché resterò presidente, sarà ancora) di far sì che ciascuno avesse una propria autonomia, che fosse propositivo e non soltanto ricettivo di ciò che dice il presidente, ma che al contrario avesse un ambito proprio da proporre e su cui lavorare. Come ho già detto, tutto questo purtroppo ha creato le prime tensioni: anche allora non realizzai bene - dovete scusare la mia lentezza di intelligenza - fino a che punto esse fossero di sostanza, di merito o di carattere politico. Tale situazione - ed ancora me ne dolgo - ha portato alla creazione di un comitato per la mafia del nord (permettetemi di rammaricarmene dal punto di vista personale, oltre che come presidente), cosa che un giornale riportò in modo stravolto, facendola apparire come un'inaugurazione ufficiale presieduta dall'onorevole Arlacchi. Mi dispiacqui di questo non perché non fossi stata avvertita o invitata, il che sarebbe stato assolutamente ininfluente, ma perché ritenni che non si dovessero sparpagliare le nostre forze, dovendo al contrario far confluire ogni cosa in questa Commissione. Tant'è che avevo cercato di ricucire questo momento, che avevo capito poteva essere di ulteriore sfilacciamento, creando un gruppo di lavoro per la criminalità tradizionale e non tradizionale del centro-nord, con temi analoghi a quelli degli altri gruppi, ed affidandolo proprio al senatore Serena per responsabilizzarlo e riconoscere la validità delle sue intenzioni. Tuttavia, devo rilevare che tale gruppo - e me ne dispiaccio - non si è mai riunito, se non la prima volta, perché da me convocato. SAVERIO DI BELLA. Siamo venuti diverse volte, ma non siamo mai riusciti a riunirci. PRESIDENTE. Certamente, perché, se manca il coordinatore da me nominato, il gruppo non si può riunire. ANTONIO SERENA. Questo non è vero! PRESIDENTE. Non l'ho interrotta e quindi la prego di non interrompere me. Dicevo che certamente questa situazione ha creato un primo problema. Un ulteriore problema è stato creato poi con l'audizione del Presidente del Consiglio: possiamo ritenerla più o meno utile - si tratta di interpretazioni personali - ma Pagina 699 non credo si possa fare a meno di ascoltare il Presidente del Consiglio, ovviamente al pari degli altri ministri, sul programma del Governo rispetto alla lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata. Immediatamente dopo la terza audizione del Presidente del Consiglio - sottolineo il dato delle tre audizioni per dimostrare come sia stato dato il massimo spazio a tutti per esporre argomentazioni politiche, rivolgere domande o dare indicazioni - ... ANTONIO BARGONE. Stiamo ancora aspettando le risposte alle domande poste nel corso della terza audizione! PRESIDENTE. Le solleciterò senz'altro; d'altra parte, come sapete, i problemi di Governo sono abbastanza gravi. ANTONIO BARGONE. Quell'audizione rischia di diluirsi in due mesi! PRESIDENTE. Onorevole Bargone, non sono responsabile degli atti altrui; posso essere responsabile dei miei, ma non posso rispondere dei ritardi del Presidente del Consiglio (Commenti). ALBERTO SIMEONE. Presidente, non consenta le interruzioni! PRESIDENTE. Stavo cercando di ripercorrere insieme a voi, essendosi il discorso dilatato, i momenti di difficoltà. Ho letto numerosissime agenzie, fondate o non fondate non sto qui a dirlo, che non sono state leggere nei toni né facili da superare: è infatti necessario per ciascuno avere un ruolo e un'immagine e certamente la delegittimazione, così come veniva rappresentata da certe agenzie di stampa, sicuramente non si prospettava facile da recuperare né all'interno né all'esterno di questa Commissione. Ho sperato che fosse superato anche quel momento e siamo andati avanti, ma poi è intervenuto il periodo di bilancio, che certamente ha reso tutto più difficile. Siamo arrivati, in seno al gruppo di lavoro su mafia, politica, massoneria deviata e altri poteri occulti analoghi, a stabilire di effettuare una missione in Sicilia; ho poi individuato, d'accordo con l'ufficio di presidenza, i quattro comuni da visitare. Consentitemi pertanto di dire che l'interpretazione delle mie parole è stata veramente al di sopra delle righe: come ho affermato in una trasmissione televisiva in cui era presente anche l'onorevole Caselli, con il quale il discorso è stato più ampio, non ho inteso affatto criminalizzare alcun sindaco, né del PDS né di altro partito, né ho voluto evitare di manifestare solidarietà e preoccupazione per la drammatica situazione in cui vivono certi sindaci della Sicilia. Oltre a questo - mi rifaccio al rilievo che avevo formulato nella precedente riunione dell'ufficio di presidenza - va considerata la preoccupazione, emersa dalle lettere dei sindaci e da incontri personali che ho avuto, a proposito del blocco della burocrazia. Di qui, la parola "inchiesta" da me usata, riferita non al sindaco ma all'impossibilità manifestata da molti sindaci (anche nel corso di riunioni pubbliche, ad alcune delle quali era presente l'onorevole Scozzari) di governare le loro città in presenza di un clima interno talvolta difficile. E' da questa situazione - ripeto - che è venuto fuori il mio riferimento all'"inchiesta". Attribuire a questa parola la volontà non di esprimere solidarietà ma, piuttosto, di mettere in difficoltà i sindaci - che in difficoltà già sono - significa aver dato un'interpretazione in mala fede o, quanto meno, libera. Non potete certo sostenere che fosse quella la mia intenzione, così come ho avuto modo di chiarire in ufficio di presidenza ed in altra occasione pubblica, alla presenza degli onorevoli Scozzari e Caselli. Sapete che spesso i giornali virgolettano ciò che fa loro comodo, dando una certa interpretazione e senza rendersi conto - non voglio parlare di malafede da parte di alcuno - che il discorso, in questo modo, diventa minimale, per ragioni di spazio e di sensibilità. RAFFAELE BERTONI. Presidente, la seduta è pubblica? PRESIDENTE. Sì, certo. Se ancora non ho fornito una precisazione, ciò è accaduto non perché non abbia Pagina 700 voluto fornirla. In realtà, non volevo che il sopralluogo in Sicilia previsto per le giornate di lunedì e martedì prossimi, già rinviato una volta, fosse rinviato ulteriormente. Pertanto, mi sono riservata di emettere un comunicato molto chiaro nella giornata di domani, qualora la situazione non cambi nel frattempo. In sostanza, mi sono riservata di rendere alcune comunicazioni nel contesto di un progetto approvato dall'ufficio di presidenza in una situazione di certezza sulla data del sopralluogo che, nell'ipotesi in cui fosse ulteriormente prorogata, ci renderebbe davvero completamente non credibili. Vi pregherei di non interpretare sempre le parole - non dico le mie ma, in generale, quelle degli altri - con un'accentuazione di questo tipo. Credo che mi si possa attribuire incapacità e, sotto questo profilo, posso anche accettare la critica, ma non penso si possa sostenere che io non abbia interesse, così come tutti voi, a che questa sia una Commissione che effettivamente serva alla popolazione ed alle istituzioni come strumento di lotta alla mafia. Mi auguro che mi vogliate attribuire almeno questa intenzione! Quanto all'incapacità, si tratta di un dato personale: ne posso prendere atto in base alle opinioni di ciascuno (che non sempre, tra l'altro, occorre tenere presenti, così come s'impara con le esperienze della vita). Decideremo al termine della seduta sul da farsi ma, in ogni caso, ho aspettato questo momento per emettere un comunicato. Questo era dato per implicito, è stato detto più volte in pubblico; su questo punto, pertanto, credo che non mi possano essere riferite interpretazioni veramente malevole. Le interpretazioni malevole sono pesanti per tutti, non solo per alcuni. Il mio intento è che il buon nome della Commissione e di tutti i commissari sia assolutamente salvaguardato. Posso aver commesso una superficialità nell'essermi espressa in un certo modo. Inviterei comunque il senatore Manconi a non andare oltre un certo limite, dal momento che io non ho inteso mettere in mora nessuno; si è trattato, piuttosto, di un profondo rammarico - ve lo assicuro - perché una mia vicenda che non c'entra nulla con la Commissione (una vicenda, per la precisione, che è giudiziaria più che personale), che io non ho mai voluto avesse alcuna commistione con la Commissione stessa, che io - come ho detto più volte - vorrei lasciarmi alle spalle, dal momento che ha già avuto per me un peso ed un costo notevolissimi sotto tutti i punti di vista (ai quali non è il caso di riferirsi perché si tratta di cose che non si dicono a nessuno) ... Non sempre si è protagonisti perché lo si vuole: talvolta lo si è perché fa comodo agli altri, anche in negativo. La stampa ha il grande potere di creare eroi positivi e negativi, indipendentemente dalla loro volontà. Quando ci si viene a trovare in questa situazione a prescindere dalla propria volontà, le smentite non servono a nulla: molto di più vale il silenzio. L'onorevole Vendola ha sostenuto che io sono indagata e che quindi dovrei avere delle difficoltà. NICHI VENDOLA. Non è una mia opinione! PRESIDENTE. Onorevole Vendola, ho fatto il magistrato per quattordici anni; non voglio essere presuntuosa, ma non mi sento in difficoltà di fronte a nessuno e per nessuno motivo voglio che questo aspetto venga posto in discussione. Ciascuno ha la propria dignità che va tutelata. Assumo l'impegno di esimermi da qualsiasi dichiarazione, ad eccezione, ovviamente, di quelle strettamente personali che non riguardino la Commissione. Assumo inoltre l'impegno di considerare non solo l'onorevole Ayala, ma tutti noi al di sopra di ogni sospetto. Così desidero che sia, dal momento che non ho mai pensato che noi dovessimo fare processi a qualcuno o sollevare sospetti. Sono certissima di trovarmi qui tra persone più che oneste, lontane da ogni sospetto e sospettabilità. Del resto, si tratta di una considerazione necessaria perché, diversamente, la Commissione non potrebbe avere credibilità e perderebbe la sua funzione, la cui tutela rappresenta per me l'unico impegno. Pagina 701 Voi potete pensarla anche diversamente, ma io non soffro di manie di protagonismo e vi assicuro che posso anche lasciare questa sedia, senza alcuna difficoltà e senza avere alcun rimpianto, nel momento in cui mi accorgessi che, attraverso la mia persona - per motivi politici, personali o di altra natura - la Commissione non funzionasse. Ho assunto questo impegno perché la Commissione funzioni, non perché non funzioni. Ho assunto questo impegno perché nessuno possa dire che la Commissione non funziona perché la presiede Tiziana Parenti (vi prego, d'ora in poi, di indicarmi nelle vostre espressioni per nome e cognome, dal momento che il soprannome col quale vengo individuata mi angoscia). La stampa fa anche questo: una persona si può trovare deformata persino nel nome e nel cognome! E' certo che un altro chiarimento di questo tipo - vi prego di ascoltarmi - non ci sarà. Io valuterò in questo periodo se effettivamente questa Commissione sia luogo di risse, talvolta di profilo molto basso, di scontri politico-ideologici che non attengano ai contenuti (diversamente, mi farebbe piacere, dal momento che ci deve essere dialettica interna e non omogeneità). Mi riferisco non al funzionamento in generale della Commissione, ma all'esigenza che quest'ultima abbia un peso politico ed istituzionale (più istituzionale che politico). Se ciò non avvenisse, non dovreste essere voi a chiedere le mie dimissioni, ma sarei io ad andarmene. Ciò per il rispetto che ho per le istituzioni, rispetto che mi viene dal fatto di aver svolto un lavoro nell'assolvimento del quale tale aspetto ha rappresentato l'unica cosa che mi ha guidata. Certe cose che si dicono, al di là della Commissione e della nostra situazione contingente, mi angosciano: il momento politico è certamente difficile e quello istituzionale lo è ancora di più. Chi lo ha vissuto modestamente anche dall'interno, sa a ragion veduta quanto questa realtà sia particolarmente difficile e delicata. Non ci sarà quindi una seconda volta, perché sarebbe completamente inutile, sterile, negativa, nociva. Non voglio essere lo strumento attraverso il quale questa Commissione non viene fatta funzionare. Il mio intento, la mia volontà indiscutibile - sottolineo questo aspetto - è soltanto di dedicarmi a questo lavoro. Se ciò non basterà, per incapacità mia, per motivi politici, ideologici o per tutta una serie di motivi, non avrò alcun problema ad alzarmi da questa sedia e ad andarmene. Se qualcuno saprà far funzionare la Commissione meglio di me, sarò ben felice. Una cosa, tuttavia, deve essere chiara: la lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata in generale va affrontata con limpidezza di idee, con la mente sgombra da pregiudizi, con la volontà di capire costantemente e sempre dove si è e dove si sta andando, con il massimo rispetto delle istituzioni, della democrazia e dello Stato di diritto. Diversamente - chiunque ne fosse il presidente - questa Commissione fungerebbe talvolta come una sorta di rimorchio rispetto alla magistratura, che ha le sue logiche che non necessariamente debbono appartenere ad una Commissione politica parlamentare, o come mezzo di intralcio, comunque non con quella libertà mentale di esaminare i problemi sotto tutti gli aspetti, senza pregiudizi politici ed ideologici, così come in questo momento è necessario. In questo momento non abbiamo bisogno di dividere la Commissione al nord, al sud ed al centro, né abbiamo bisogno di movimenti politici di diverso tipo, di sospetti verso persone, movimenti e partiti: c'è bisogno piuttosto che almeno in questa sede, tra i 51 componenti della Commissione, ci si ritrovi numerosi - come è questa sera e come, purtroppo, non è sempre stato - per esprimere la volontà di non essere divisi su scontri personali che debbono assolutamente essere censurati - anche per quanto mi riguarda, ovviamente - perché bloccano il nostro lavoro. Non so se sono riuscita a fornire un chiarimento esaustivo e sufficiente. Una cosa è certa: mi dispiace, onorevole Bargone, che mi vengano attribuiti comportamenti sleali. Pagina 702 ANTONIO BARGONE. Non ho parlato di slealtà! PRESIDENTE. Forse non ci conosciamo, ma la limpidezza e la chiarezza mi avrebbero portato a dire queste stesse cose nella conferenza stampa. Non ho sete di potere, non mi interessa affatto: ognuno è utile nella misura in cui riesce ad esserlo per gli altri. Se ciò non accade, diventa probabilmente nocivo, per circostanze anche e soprattutto non volute. Non so se questo incontro sia riuscito a darci chiarezza, ma penso che almeno abbia stimolato un momento di riflessione tra di noi. Avremmo tutti - io per prima, non mi tiro indietro rispetto alle mie responsabilità - potuto evitare questa situazione. Certamente si trattava di un momento che si preparava da tempo; certamente per il futuro, nel ribadire l'impegno al maggior silenzio possibile ed al maggior contenimento delle parole (impegno che spesso non serve, perché le parole possono anche essere trasformate), mi auguro che la riflessione serva a far sì che questa Commissione abbia non solo un'immagine, ma anche una sostanza che chiedo a tutti voi di confortare. Si deve lavorare tutti insieme, le proposte devono essere di tutti, il lavoro deve essere comune e ciascuno ha lo spazio, il luogo ed il tempo per dare tutto il suo contributo ed averne tutto il merito. Questa è la mia intenzione, diversamente non pongo condizioni a nessuno ma solo a me stessa, e non è una condizione, ma veramente un impegno. Vi ringrazio. (Applausi dei parlamentari dei gruppi di forza Italia, lega nord, alleanza nazionale-MSI e del centro cristiano democratico). GIUSEPPE ARLACCHI. Chiedo formalmente di intervenire sulle dichiarazioni del presidente. PRESIDENTE. Dopo un momento di riflessione potremo riprendere la discussione con maggiore serenità. MASSIMO BRUTTI. Chiedo ai colleghi un minimo di attenzione, anche per dare un segno che non consideriamo la seduta conclusa. Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole del presidente, esse rivelano l'intenzione di rispondere alle questioni che aveva puntualmente posto il collega Bargone all'inizio della seduta. Vorrei anche dire al presidente che credo si possa essere tutti d'accordo sul fatto che sia utile che ciascuno di noi (e ciascun gruppo) rifletta attentamente sulle sue parole, poiché ho avuto l'impressione che, soprattutto in alcuni passaggi, ella presumesse da noi un'attenzione a ciascuna parola che pronunziava. Proprio per valutarle seriamente e per tenere conto dei commenti, dello spirito e dell'atteggiamento che da parte di ciascuno accompagnerà nelle prossime ore le parole pronunciate dal presidente, chiedo che si aggiorni la discussione. Chiedo anche, ma mi pare che già i colleghi si stessero pronunciando in questo senso e che la stessa presidente di questo parlasse, che le forme della partecipazione ed anche i contenuti di una visita delicata come quella che la Commissione si accinge a compiere in un momento difficilissimo per la provincia di Palermo vengano attentamente concordati dall'ufficio di presidenza, anche tenendo conto delle proposte che possono venire dagli altri componenti della Commissione. Il presidente, infatti, avrà sicuramente chiaro che in una situazione come quella della provincia di Palermo ogni gesto, ogni parola, ogni manifestazione all'esterno di conflitti può avere un effetto negativo. Dobbiamo quindi porre il massimo impegno nei prossimi giorni nell'andare in Sicilia e portare un messaggio di unità e di impegno nella lotta contro la mafia. E' vitale, perché poi noi torniamo qui e continuiamo a condurre la nostra vita quotidiana nelle aule del Parlamento, ma loro rimangono lì, esposti allo scontro quotidiano. Facciamo quindi uno sforzo per rendere seria questa prima uscita pubblica della Commissione antimafia. ANTONIO BARGONE. Sulla richiesta di aggiornamento non ci sono problemi, vero? Pagina 703 PRESIDENTE. Non c'è nessun problema. La discussione non è chiusa, ho invitato ad un momento di riflessione. RAFFAELE BERTONI. Ho apprezzato molto il pathos che il presidente ha messo nel suo intervento e ho apprezzato certamente, come credo di aver detto in altre occasioni, anche il suo impegno di buona fede, di mettercela tutta nel compito che le è stato affidato, un compito particolarmente importante, certamente più di quello di ogni altro componente della Commissione. Credo però che non si possa chiudere la seduta con le dichiarazioni del presidente proprio per come sono state rese, anche per la sincerità che le ha caratterizzate. PRESIDENTE. Io sono sempre sincera. RAFFAELE BERTONI. Non è da tutti essere così sinceri in un'assemblea come questa, nella quale vi sono anche persone non così disponibili all'accettazione di questa sincerità. Hai parlato con molta sincerità e di questo ti va dato atto, però, proprio per questo, ci obblighi ad essere a nostra volta sinceri, anche a costo di fare uno sforzo su noi stessi. E' perciò indispensabile che, prima di assumere qualsiasi iniziativa, la Commissione rinvii la discussione ad un'altra seduta. PRESIDENTE. Questo significherebbe la paralisi. La missione in Sicilia è stata deliberata dall'ufficio di presidenza. RAFFAELE BERTONI. Allora mi costringi ad entrare nel merito di una questione che non intendevo porre adesso. Concludendo i lavori della prima ed unica seduta del gruppo di lavoro su mafia e politica (anche se sei tu a presiederlo, non è certo colpa tua se non si è riunito altre volte), sintetizzasti nel modo seguente i risultati della riunione: "organizzazione di prossime visite nei comuni a rischio partendo dalla Sicilia". Io, che presi parte a quella riunione ed invitai il gruppo di lavoro a compiere questa visita in Sicilia, credevo - e mi desti ragione dopo l'incontro con il procuratore Caselli - che sarebbero stati decisi in quella sede il modo, le ragioni e le forme di questa visita in Sicilia. Improvvisamente oggi apprendo che l'ufficio di presidenza ha già deciso. Questo mi stupisce e mi amareggia, perché - lo ripeto - ero convinto che la decisione sarebbe stata assunta in sede di gruppo di lavoro e poi l'ufficio di presidenza ne avrebbe preso atto, definendo soltanto l'attuazione di quello che era stato deciso dall'organismo ritenuto competente a farlo. Pertanto, ritengo che la visita in Sicilia, senza una continuazione ed una conclusione del discorso aperto stasera, certamente dopo gli interventi di Bargone, di Vendola, ma soprattutto dopo la tua risposta, non sarebbe possibile e potrebbe creare degli equivoci. Adesso non dico nient'altro, altrimenti anticiperei quello che dovrò dire in un'altra occasione. Certamente le risposte richieste non sono state date. Tu sei stata molto sincera, ma non puoi prendertela con i giornalisti; io ho parlato molte volte con la stampa e mai una volta mi sono sentito tradito, solo negli ultimi tempi mi vedo censurato, nemmeno le agenzie riportano tutto quello che dico. Comunque, se poi volete farla lo stesso, fatela, io non vi prenderò parte. PRESIDENTE. Così si genera un'altra volta una grave incomprensione. GIUSEPPE SCOZZARI. O decidiamo l'aggiornamento, o parliamo adesso. PRESIDENTE. L'aggiornamento non esclude che si cominci a lavorare. Continueremo la discussione nel modo più ampio possibile, vi ricordo però che l'ufficio di presidenza aveva assunto le sue decisioni dopo aver interpellato ciascun gruppo parlamentare per una prima ed una seconda volta. Non vedo adesso quale sia il motivo per cui dobbiamo bloccare il nostro lavoro. Mi sembrava che almeno questo problema fosse superato. Torniamo però all'oggetto della discussione. Definiremo poi i tempi dell'aggiornamento. Pagina 704 RENATO MEDURI. Sulla richiesta di aggiornamento si devono esprimere tutti. GIUSEPPE ARLACCHI. Volevo associarmi alla richiesta avanzata da diversi commissari di un aggiornamento di questa discussione e motivarla con il fatto che non si sono risolti i problemi. Ho avvertito anzi una tendenza a liquidare l'intero dibattito in un modo un po' troppo sbrigativo da parte di coloro che sono andati via ed anche di coloro che sono rimasti. La discussione va proseguita perché i temi del contrasto che si è verificato nelle scorse settimane non sono stati affatto chiariti. Secondo me, andare al fondo di queste cose serve a tutti, perché una situazione di equivoco e di confusione non giova ad alcuno. A mio avviso, la risposta del presidente ai rilievi e alle diverse opinioni che qui sono state espresse è apprezzabile sul piano della sincerità degli accenti, ma non lo è sul piano dei diversi contenuti per il fatto che non chiarisce i due o tre temi importanti di cui si è discusso, né chiarisce la questione - che è quella più importante - del lavoro della Commissione. Sul perché si è continuato a ricreare questo equivoco, questo conflitto e questo scontro (il collega Mancino l'ha chiamata "guerriglia") non vi è stata una vera riflessione. Il presidente, nella sua risposta, ha soltanto accennato ad un problema di comprensione. Ciò si è verificato diverse volte; si è verificato con il caso Ayala, tutt'altro che risolto. In proposito il collega Mancino aveva avanzato una proposta. Alle proposte non si sfugge; ad esse si risponde "sì" o "no"; si possono trovare altre soluzioni e avanzare altre proposte. Alla fine, il caso Ayala deve ritenersi liquidato? Allora, o il presidente ritira quelle affermazioni molto gravi che ha fatto... (Commenti). La proposta del collega Mancino era quella di discutere nell'ufficio di presidenza, con o senza Ayala. Sto facendo un discorso di metodo. ANTONIO BARGONE. Sul metodo sono d'accordo. GIUSEPPE ARLACCHI. Non ha importanza se tu sei d'accordo o meno. C'è una proposta; è un problema che va affrontato, o lo si risolve oppure non lo si risolve. Ciò che voglio dire è che bisogna evitare di uscire da qui senza avere un'idea di che cosa si è fatto e deciso. Il caso Ayala rimane in sospeso; se non siamo d'accordo, possiamo trovare una soluzione diversa. PRESIDENTE. Mi è sembrato di aver parlato molto chiaramente. GIUSEPPE ARLACCHI. Sul caso Ayala c'è un contrasto tra dichiarazioni fatte da Ayala e dichiarazioni fatte dal presidente, che ho ritenuto assai gravi. Su questo punto non è possibile glissare. Per questo motivo ho detto che la questione va aggiornata. Diversamente si continuerà con questa serie di equivoci che riguardano Ayala, il metodo di lavoro, il modo di interpretare le posizioni dei commissari al di fuori di quest'aula. Si tratta di una questione che deve essere affrontata. I giornali possono distorcere e manipolare tutto, ma se lo fanno ciò vale per tutti e non soltanto per alcuni. Per esempio, io sono stato chiamato in causa per aver partecipato ad un manifestazione della lega a Verona. La lega mi aveva invitato ad intervenire ad una manifestazione politica. Ho partecipato a tale manifestazione, poi sul giornale ho letto: Arlacchi, presidente del comitato... A tale giornale ho inviato una lettera. In ogni caso, se noi decidiamo che le cose che accadono fuori o le deformazioni e le fesserie che vengono scritte su quanto diciamo e facciamo non contano qui dentro, allora non debbono contare per tutti. Se non chiariamo il metodo di lavoro, se non chiariamo le questioni che hanno portato la Commissione ad impantanarsi in questo conflitto, la prossima settimana, magari durante il sopralluogo in Sicilia o nel corso di qualsiasi altra attività che intraprenderemo, ci troveremo esattamente di fronte allo stesso problema. Per questi motivi, in conclusione, sono favorevole a proseguire un dibattito al fine di arrivare ad un chiarimento che sia serio e soddisfacente. Diversamente, usciremmo Pagina 705 da qui esattamente come siamo entrati (Commenti). PRESIDENTE. Come già avevo detto in precedenza, possiamo aggiornarci. Ciò detto, propongo che adesso si riunisca per qualche minuto l'ufficio di presidenza. Per questo mi appello alla responsabilità di ciascuno perché sia possibile iniziare a lavorare. Credo che questa sia la cosa migliore. MICHELE FLORINO. Mi si consenta di dissentire sulla richiesta di aggiornamento avanzata dal senatore Brutti per diversi motivi. Anzitutto perché agli interventi dei colleghi ha fatto seguito la replica del presidente, al termine della quale molti dei commissari qui presenti, ritenendo esaurita la discussione, si sono allontanati dall'aula. Ai colleghi presenti vorrei ricordare la prassi consolidata nel tempo. Nella passata legislatura, se ben ricordo, l'opposizione non aveva un rapporto così ostico nei confronti del presidente Violante, anche perché dinanzi a noi c'era il drammatico problema della criminalità organizzata. Ritenemmo allora di rinfoderare le armi, quelle armi che voi normalmente sfoderate per una semplice tensione politica. Con la replica del presidente, terminava ogni discussione. Volete intervenire sulla replica del presidente? Dovete spiegarci il motivo, visto che il regolamento è stato sempre applicato con efficacia, soprattutto con riferimento alla direzione dei nostri lavori. Chiederò comunque che la richiesta avanzata venga posta ai voti, non subito però, ma allorquando saranno presenti tutti i commissari, visto che molti sono andati via dopo che lei ha dichiarato chiusa, con la sua replica, la discussione sull'argomento. In conclusione, proprio per quanto lei ha detto, ossia di non lasciarsi trascinare in una tensione politica, in un discorso che non ha niente a che vedere con la criminalità, la richiesta di aggiornare la discussione in oggetto ad una riunione successiva comporterebbe l'impossibilità da parte della Commissione a continuare la propria attività; in altri termini, ogni suo intervento verrebbe vanificato. Di fatto, i commissari dell'opposizione - e non i membri di questa Commissione - le farebbero pesare le parole che lei ha detto al termine del suo intervento e cioè che la Commissione, non potendo proseguire i propri lavori, vedrebbe il suo presidente pronto a dimettersi. Non gioco di fioretto, ma poiché la volontà dei signori progressisti è quella di farla dimettere; fanno politica... (Commenti). Questa è la mia personale valutazione! PRESIDENTE. Stiamo parlando sull'ordine dei lavori. MICHELE FLORINO. Poiché la volontà è quella di farla dimettere, la prego, presidente, ove mai lei intendesse aggiornare i nostri lavori, di convocare la Commissione per porre in votazione una eventuale replica... PRESIDENTE. Ma l'aggiornamento della riunione comporterebbe certamente un diverso ordine del giorno. MICHELE FLORINO. Poiché molti commissari sono andati via, non ritengo che la richiesta avanzata dal senatore Brutti possa essere accolta. GIUSEPPE SCOZZARI. La riunione non era chiusa. PRESIDENTE. Si era effettivamente creato questo equivoco. Ma io vorrei tornare un attimo sull'ordine dei lavori. Era stato proposto di parlare della missione in quattro comuni della Sicilia, missione che avevamo già stabilito per ben due volte di fare. Ed è su questo che dovremmo parlare. Quanto all'aggiornamento, esso è stato dato per scontato e ne prendo atto. FLAVIO CASELLI. Ricordo che la missione era già stata fissata. Non dimentichiamo che noi siamo la Commissione antimafia, cerchiamo quindi di dimenticare queste beghe interne. Le valutazioni politiche Pagina 706 saranno fatte nelle opportune sedi. Dobbiamo lavorare anche perché c'è gente che aspetta, indipendentemente dal fatto che il presidente e il collega Ayala litighino per loro motivi, un segno politico, un aiuto. Dobbiamo mantenere questo ordine dei lavori, rispettare la missione già fissata, con riferimento alla quale assicuro fin d'ora la mia adesione. PRESIDENTE. La ringrazio. MAURIZIO BERTUCCI. Questa sera vi è stata una serenità negli interventi, che non vorrei adesso fosse rovinata. Non mi pare proprio che ora sia il caso di continuare a fare delle repliche al suo intervento. Vorrei invece proporre di aggiornare i lavori della Commissione alle 12 di domani. Anch'io sono dell'avviso che il viaggio in Sicilia debba essere fatto; siamo stati tra coloro che hanno ritenuto opportuno di rinviarlo proprio per consentire non solo ad una parte ma a tutta la Commissione di parteciparvi. ALESSANDRA BONSANTI. Questa è una novità! PRESIDENTE. Non è una novità. MAURIZIO BERTUCCI. Non è una novità, perché era stato detto in ufficio di presidenza. Io stesso l'avevo detto. ALESSANDRA BONSANTI. Si era detto che vi sarebbe andato l'ufficio di presidenza. MAURIZIO BERTUCCI. Mi sono espresso male, non intendevo dire l'intera Commissione, ma i rappresentanti di tutti i gruppi della Commissione. In ogni modo, per dare un ordine ai nostri lavori, propongo che la riunione venga aggiornata a domani, a mezzogiorno. GIROLAMO TRIPODI. A mezzogiorno non è possibile. MAURIZIO BERTUCCI. Possiamo allora riunirci nella mattinata di domani. PRESIDENTE. Su che cosa dovremmo aggiornarci? MAURIZIO BERTUCCI. Domani dovremmo decidere sul viaggio in Sicilia e sulle sue modalità. PRESIDENTE. Il viaggio è già stato deciso; dobbiamo stabilire soltanto le modalità. MAURIZIO BERTUCCI. Sempre con riferimento all'ordine dei lavori ritengo poi che lei, presidente, abbia risposto in maniera precisa e puntuale alle tre domande formulate dall'onorevole Bargone. Ritengo altresì che domani debba partecipare ai nostri lavori anche l'onorevole Ayala. ANTONIO BARGONE. Non si può fare un aggiornamento alla settimana prossima? MAURIZIO BERTUCCI. Non possiamo farlo la prossima settimana perché per lunedì è previsto il viaggio, che non può essere ulteriormente rinviato. PRESIDENTE. In sintesi, qual è la sua proposta, onorevole Bertucci? MAURIZIO BERTUCCI. In sintesi, dobbiamo decidere le modalità del viaggio in Sicilia e l'aggiornamento della riunione odierna. Lascio a lei decidere la data di tale aggiornamento. Personalmente ritengo che lunedì il viaggio in Sicilia debba essere fatto, ed entro domani dovremmo decidere sulle sue modalità. FRANCESCA SCOPELLITI. Presidente, più che su l'ordine dei lavori debbo intervenire nuovamente sulla richiesta di aggiornamento, in quanto trattasi di questione strettamente correlata all'ordine dei lavori. Il prossimo impegno è quello del viaggio in Sicilia, già previsto per lunedì prossimo, quindi a breve scadenza. A mio avviso, non si può affrontare questo viaggio senza che vi sia una serenità d'animo da parte di tutti i commissari. Quindi, la richiesta di aggiornamento avanzata da alcuni colleghi potrebbe servire a questo Pagina 707 fine. Su di esso si potrebbe anche concordare se però vi fosse il tempo sufficiente. Un collega proponeva di rivederci domani a mezzogiorno. Voglio ricordare che domani l'aula e le Commissioni del Senato saranno impegnate nell'esame della legge finanziaria, non sarà quindi possibile per i senatori partecipare ai lavori di questa Commissione. Personalmente mi dispiacerebbe di non poter essere presente a questa seconda fase. Lo dico per una mia responsabilità politica e perché probabilmente soffro di presenzialismo. Sono tuttavia convinta che non perderei nulla di importante, perché comunque la discussione è stata portata avanti questa sera e vi è stata la replica del presidente. A mio avviso, le cose che andavano dette sono state dette. Probabilmente c'è una fase di labor limae da portare avanti, ma questa può benissimo svolgersi in ufficio di presidenza, senza necessità di riconvocare la Commissione, anche perché i lavori assembleari, laddove si vanno a chiarire polemiche e controversie, rappresentano il rovescio della medaglia, non sempre positivo; ognuno, infatti, interviene con i suoi umori, la sua cultura, i suoi convincimenti, che non servono mai a smussare gli angoli ma, anzi, molte volte li creano. In conclusione, a mio avviso, più che di un aggiornamento si può parlare di una convocazione dell'ufficio di presidenza per un ulteriore definitivo chiarimento, per poi organizzare lunedì il viaggio in Sicilia. PRESIDENTE. Convochiamo, dunque, per domani mattina alle 9 l'ufficio di presidenza. GIROLAMO TRIPODI. Domani mattina alle 9 noi siamo impegnati con i lavori di Commissione. ANTONIO BARGONE. Presidente, io sono d'accordo con la prima parte dell'intervento della senatrice Scopelliti, nel senso che il viaggio in Sicilia è strettamente legato al chiarimento al quale volevamo procedere con questa discussione. Però un aggiornamento è necessario non nell'ufficio di presidenza, poiché vi sono questioni di rilievo politico-istituzionale che questo non può dirimere, ma riguarda la Commissione e, in particolare, la riflessione - di cui ha parlato il senatore Brutti nella sua richiesta di aggiornamento - sulle conclusioni del presidente, tenuto conto che la questione relativa all'onorevole Ayala non è affatto stata chiarita, almeno a mio avviso. Tale questione non è personale, ma attiene al rapporto tra il presidente della Commissione ed i componenti della stessa e, in particolar modo, al clima che si può creare proprio in Sicilia, dove l'onorevole Ayala ha agito come magistrato. Quindi, è chiaro che dobbiamo sgombrare il campo da ogni equivoco: non possiamo presentarci in Sicilia con l'autosospensione dell'onorevole Ayala. L'abbiamo già detto, presidente, e non lo ripeto per creare un'ulteriore difficoltà; anzi, noi ci siamo mossi proprio per superare questa difficoltà. Chiedo, dunque, a tutti di compiere un ulteriore sforzo: un aggiornamento deve esserci ma, se fosse possibile, questo dovrebbe avvenire domani; un rinvio alla prossima settimana motivato con l'impegno del Senato ad esaminare la legge finanziaria non ha ragione d'essere perché tale esame continuerà anche nella prossima settimana e non possiamo rinviare di venti giorni. Mi rivolgo a tutti, compresi i colleghi del mio gruppo: questo aggiornamento deve essere fatto subito perché il chiarimento non può tardare ancora, in quanto la Commissione deve trovare un suo modo di procedere e di attivarsi. Questo supererebbe anche le polemiche sul viaggio in Sicilia, non tanto sul modo in cui farlo - che può davvero essere definito dall'ufficio di presidenza - bensì sul clima in cui deve svolgersi, per ritrovare un'atmosfera di tranquillità. Dunque, presidente, vi è la necessità di trovare il modo di concludere questa nostra riflessione, cosa che con il suo intervento non è avvenuta. Dico questo non per mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma perché noi avevamo posto delle questioni alle quali il presidente ha risposto: ora dobbiamo riflettere su tale risposta e comprendere quali possano esserne le Pagina 708 conseguenze, se sia sufficiente o no. Se questo si può fare... (Commenti del senatore Meduri). PRESIDENTE. Quando le cose si trascinano troppo, diventano più avvelenate. Sarebbe meglio interrompere. ANTONIO BARGONE. Se questo si può fare nelle prossime ore sarebbe meglio, ma non in ufficio di presidenza. PRESIDENTE. Proponevo questo in modo molto più svelto. Credo sia stata saggia la senatrice Scopelliti: senza turbare il lavoro di nessuno, domani mattina alle 8 o alle 8,30 potremmo riunire l'ufficio di presidenza per un chiarimento che sia poi sufficientemente riportato alla Commissione. GIUSEPPE SCOZZARI. Convochiamo la Commissione domani notte, ma convochiamola domani. PRESIDENTE. Ritengo di aver chiarito sufficientemente il mio pensiero. Mi sembra di essere stata molto chiara e non mi pare che ci sia bisogno di cose formali, in pubblico. Credo di aver chiarito sufficientemente il mio pensiero, lo ripeto. D'altra parte, faccio rilevare che io avevo già compiuto un tentativo con l'onorevole Ayala proprio per cercare di sbloccare la questione del viaggio in Sicilia, quindi non è la prima volta che lo faccio. Questa che ho indicato in ampi termini è la seconda, già l'avevo fatto telefonicamente e ciò all'ufficio di presidenza è noto, avendolo io comunicato. Credo quindi che sia possibile affrontare il problema ad un livello più ristretto, ove sia rimasta qualche questione ancora non chiarita, ma riprendere una discussione che si trascini ancora così a lungo probabilmente non giova alla Commissione. NICHI VENDOLA. L'ufficio di presidenza non ha la titolarità per fare questa discussione. PRESIDENTE. Devo dirvi, allora, che ritengo di aver espresso chiaramente il mio pensiero, per cui non vedo cos'altro si possa fare (Commenti). Prego i colleghi che intendono prendere la parola di essere sintetici e di concludere, perché non è l'ora né il clima. NICHI VENDOLA. Io credo che l'ufficio di presidenza non abbia la titolarità per procedere a quella discussione per un semplice motivo: non abbiamo celebrato un rito per cui c'è - diciamo così - la sequenza degli argomenti portati avanti da coloro che all'interno della Commissione fanno riferimento ai gruppi politici di maggioranza e di opposizione, cui fa seguito l'intervento del presidente. L'intervento del presidente, comunque lo si voglia giudicare, rappresenta un fatto politico, che merita il giudizio politico dei gruppi e non quello del segretario o del vicepresidente della Commissione. Il suo intervento conclusivo, presidente, proprio per il rilievo che ha... (Commenti). Non si può parlare in queste condizioni, siamo tutti stanchi. PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare l'onorevole Vendola. NICHI VENDOLA. Il suo intervento conclusivo è un fatto rilevante, presidente. E' un fatto talmente rilevante da costituire oggetto di un pensiero che dobbiamo esprimere, ma che non posso esprimere io in quanto segretario della Commissione antimafia o Arlacchi in quanto vicepresidente, perché non avrebbe senso: lo dobbiamo esprimere in quanto gruppi politici, nella sede naturale. Devo decidere o no che la Commissione parlamentare antimafia esiste per il gruppo di rifondazione comunista, nonostante gli incidenti che sono accaduti, e che bisogna fare uno sforzo per rilanciarla? Ma devo deciderlo in quanto rifondazione comunista. Non è che stiamo cercando una composizione psicologica... PRESIDENTE. Resti all'ordine del giorno, onorevole Vendola. Non voglio interromperla ma, obiettivamente, il suo discorso sta andando al di là dell'ordine dei lavori. Pagina 709 NICHI VENDOLA. Non la intendo. GIUSEPPE SCOZZARI. Nell'ufficio di presidenza allargato sono presenti tutti i rappresentanti politici. NICHI VENDOLA. Ma non è possibile! Siamo impazziti? PRESIDENTE. Onorevole Vendola, non c'è bisogno che si alzi. NICHI VENDOLA. Non riuscivo a vederla. Questa è una vicenda che chiama in causa l'esistenza o meno della Commissione parlamentare antimafia. E' una crisi esistenziale di questa Commissione. Tale problema qui ha trovato la sua rappresentazione, qui ha trovato il suo svolgimento, qui deve trovare il suo esito naturale. PRESIDENTE. Questa non è una seduta psicanalitica però, onorevole Vendola. Qui dobbiamo parlare di contenuti. Io ho parlato di una riflessione sui contenuti che ci siamo dati e che ci vogliamo dare. Ritengo il mio discorso esaustivo per i problemi che ci siamo posti, lo ritengo... NICHI VENDOLA. Lei. Ma io come lo ritengo? Io devo decidere se voglio venire o meno. PRESIDENTE. Questo del viaggio a Palermo è un altro discorso. Allora, in sede di ufficio di presidenza, di cui lei fa parte e che ha stabilito il viaggio, parliamo del viaggio a Palermo. La riflessione poi sarà sui contenuti che intenderemo darci e su questo sicuramente si aggiornerà tutta la Commissione. NICHI VENDOLA. Volevo dire, presidente, che i toni di sincera autocritica che lei ha manifestato nelle sue conclusioni non possono trovare alla prima occasione una smentita così clamorosa. Abbia pazienza, presidente! PRESIDENTE. Io ho anche l'obbligo della conduzione dei lavori e del rispetto dell'ordine del giorno, che è un obbligo ed un diritto. Quindi, la prego, questo almeno lo rispetti. NICHI VENDOLA. Non capisco dove manco di rispetto nei suoi... PRESIDENTE. Parlo non di me ma del rispetto dell'ordine del giorno e dei diritti che sono previsti. NICHI VENDOLA. L'ordine del giorno è che tutti noi abbiamo perduto diverse ore a fare una discussione che ha un significato politico e che deve mirare in una certa direzione, d'accordo? Il rito psicanalitico diventa quello per cui nessuno sa che cosa sia esattamente accaduto. Allora, l'aggiornamento deve riguardare la Commissione parlamentare antimafia, non ci può essere nessun abbrivio rispetto al soggetto. PRESIDENTE. Non ci sarà nessun abbrivio. NICHI VENDOLA. L'aggiornamento non può consistere nel sospendere questa discussione, continuare il lavoro della Commissione e poi riprendere la discussione. La Commissione parlamentare antimafia finché non avrà concluso questo percorso non può andare da nessuna parte. PRESIDENTE. No. Onorevole Vendola, mi dispiace in questo caso contraddirla, ma le riflessioni saranno sui contenuti di questa Commissione con preciso ordine del giorno. Per quanto riguarda il viaggio in Sicilia, l'ufficio di presidenza l'ha deciso già due volte e quindi non c'è alcun motivo valido per paralizzare i nostri lavori. SERGIO MATTARELLA. Vorrei pregarla di considerare che, in questo momento, siamo come su un crinale, con il rischio di scivolare indietro sullo sforzo fatto oppure con la possibilità di scavalcarlo. Allora, forse, un po' di pazienza e qualche sforzo in più per scavalcarlo non sono da escludere. In apertura di seduta, l'onorevole Bargone ha offerto - così mi è sembrato - Pagina 710 una possibilità di superamento dello stallo della Commissione. La sua risposta, presidente, mi è parso sia stata oltre che sincera, come molti hanno dato atto, anche significativa sul piano degli interrogativi che erano stati posti e, dunque, meritevole di una riflessione complessiva. Lei ha annunciato che domani non farà la conferenza stampa; ha annunciato un comunicato per quanto riguarda il senso della visita in Sicilia; ha parlato del decoro dei componenti della Commissione: forse, su questo piano potrebbe essere utile essere disposti a fare qualche altra cosa e tale risultato, probabilmente, potrebbe essere conseguito nelle prossime ore. Allora, se me lo consente, suggerirei di procedere domani mattina, anche presto, alla riunione dell'ufficio di presidenza, perché ciò costituisca un contributo e, comunque, di convocare per domani sera la Commissione. Potrebbe trattarsi di una seduta breve, sollecita, spedita; come abbiamo fatto questa sera potremmo fare anche domani e ciò non turberebbe il lavoro delle Assemblee. Non si toglierebbe, così, al complesso della Commissione il titolo ed anche l'aspettativa di riflettere sulla sua replica, che è stata ascoltata con attenzione e rispetto da tutti e che può darsi meriti qualche riflessione che potrebbe essere positiva. L'ufficio di presidenza di domani mattina potrebbe contribuire a migliorare l'atmosfera, qualche ulteriore iniziativa potrebbe essere assunta nelle prossime ore e domani sera potrebbe essere possibile trarre conseguenze positive da tutta questa vicenda. Vi prego comunque di considerare che il viaggio a Palermo fissato per lunedì e martedì è bene mantenerlo in queste date. Insieme con Bargone e Vendola ho insistito, in seno all'ufficio di presidenza, nel chiederne il rinvio; ma ora credo che un ulteriore rinvio sarebbe un segno di grande peso negativo. La gente non sa cosa avviene qui dentro, o comunque lo sa in maniera attutita, non lo percepisce appieno; però, se per la seconda volta rinviassimo il viaggio, tranne nel caso in cui crollasse la Commissione ovvero si registrasse che non può lavorare, ciò avrebbe un effetto negativo che dovremmo evitare. PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo sulla sua richiesta, però ho già un impegno per domani pomeriggio. FRANCESCA SCOPELLITI. Potremmo convocare la Commissione fra le 13,30 e le 14,30, tenendo conto degli impegni delle Camere. PRESIDENTE. Nel corso dell'ufficio di presidenza fisseremo la data e l'ora della convocazione della Commissione. RENATO MEDURI. Signor presidente, desidero premettere - col permesso del mio amico e corregionale Cesare Marini - che faccio politica da tantissimi anni, per cui in questa sede non mi sento rappresentante né di maggioranza né di opposizione; mi sento invece, insieme a tutti i 51 commissari, un rappresentante di una minoranza che ha deciso di fare seriamente la lotta alla criminalità. Mi auguro che ognuno di noi sia qui in questa veste, perché guai se ci sentissimo rappresentanti di maggioranza o di opposizione. Siamo una minoranza dal punto di vista politico, ma non da quello della gente - tanta - che non vive in comune con la criminalità. Penso che, se per un attimo riflettessimo su questo, non vi sarebbe bisogno di riunioni ufficializzate su quella che è stata una replica. Intendo dire che in tutte le assemblee che si rispettano i presidenti aprono i lavori, gli altri discutono e i presidenti concludono, altrimenti si innesca un meccanismo infernale per il quale domani, nel corso della nuova riunione, rifletteremo a voce alta, il presidente trarrà le conclusioni e ci dovremo riaggiornare per riflettere sulle nuove conclusioni del presidente. GIROLAMO TRIPODI. Il presidente ha fatto solo la conclusione e non l'introduzione. RENATO MEDURI. L'ufficio di presidenza domani potrà risolvere tutte le questioni; potrebbe essere presente anche l'onorevole Pagina 711 Ayala. In quella occasione potrebbero chiarirsi le posizioni, altrimenti rischiamo di tenere un'altra riunione nella quale probabilmente - in quella sì - diventeremo maggioranza e opposizione e ci dovremo confrontare. Non credo sia il caso, perché ritengo che i toni usati questa sera dal presidente nella sua replica siano stati di grande rispetto per ognuno di noi come persone e come soggetti politici e commissari. Dobbiamo sapere se vogliamo veramente impegnarci o se di questa Commissione dobbiamo fare uno strumento politico nel quale confrontarci manu militari come maggioranza e opposizione. Credo che ciò non sarebbe produttivo per alcuno di noi. Ritengo che il sorriso del collega Brutti sia solo distensivo e non abbia altri significati. PRESIDENTE. Sicuramente è distensivo. RENATO MEDURI. Propongo quindi di non aggiornare la Commissione. CORRADO STAJANO. Signor presidente, vorrei dire semplicemente che anche io apprezzo il suo accento di sincerità, ma lei ha parlato anche di limpidezza di idee: ho apprezzato anche questo concetto, ma vorrei che lei capisse che qui vi sono molte persone che vogliono parlare perché non sono state chiarite le ragioni di un grave conflitto che ci inquieta da più di un mese. Allora, non occorre dare per scontata questa soluzione; lei dà per scontato che tutto sia stato chiarito, ma molte persone vogliono parlare ed è la Commissione che è sovrana e si deve esprimere. Lei è stata sincera ed anche noi abbiamo questa necessità di sincerità, allora è nella Commissione e non nell'ufficio di presidenza che devono essere fatte queste riflessioni. Non possiamo lasciare ombre oscure, per cui dobbiamo rovesciare la situazione, nel senso che l'ufficio di presidenza deve convocarsi dopo la riunione della Commissione. Potremmo, per esempio, non venire in Sicilia, potremmo prendere la decisione di dimetterci da questa Commissione (parlo per me, naturalmente). Propongo, quindi, di convocare la Commissione, dopo ciò l'ufficio di presidenza trarrà le conclusioni. MASSIMO BRUTTI. Non voglio entrare nel merito proprio perché ho proposto l'aggiornamento, voglio solo dire che nella replica del presidente individuo una gerarchia di questioni. Per cercare di risolvere i problemi, dobbiamo tener presente che ve ne sono alcuni più rilevanti ed altri meno e che li dobbiamo affrontare uno per uno. Tra questi problemi ne individuo tre sollevati con urgenza dal collega Bargone: se conquistassimo un accordo su di essi, avremmo compiuto un rilevante passo avanti e potremmo andare a Palermo con una maggiore serenità. Credo che rappresenterebbe una prova di sicurezza e di forza da parte del presidente accettare l'idea di un aggiornamento che coinvolga l'intera Commissione. Perché lasciarne fuori una parte? E' più facile ottenere il consenso ed arrivare ad una conclusione comune se facciamo una discussione più ampia. Non credo ci si debba impuntare su questo; lasciatemi supporre che chi si impunta lo fa anche perché ricerca lo scontro, che noi non vogliamo. PRESIDENTE. Io ricerco solo che si lavori, questa è la mia maggior premura. MASSIMO BRUTTI. Infatti, non attribuisco a lei la volontà di impuntarsi. Le chiedo di fare il possibile perché si arrivi alla scadenza già fissata del viaggio a Palermo; alcuni colleghi che conoscono la realtà palermitana hanno detto che non si può rinviare ed io li prendo in parola: se me lo dice Mattarella, ci credo. PRESIDENTE. Se glielo dico io, no. MASSIMO BRUTTI. Che c'entra, riconosco ad alcuni colleghi il fatto di vivere lì, avere un rapporto con quelle zone ed essere portavoce di una necessità. Cerchiamo insieme, entro la giornata di domani, di determinare le condizioni affinché si possa attuare quanto avevamo già deciso, altrimenti tutto diventa più Pagina 712 difficile. Invito a questa convergenza in primo luogo il presidente e poi gli altri colleghi. NICOLA MANCINO. A me è sembrato che lei convenisse sulla proposta Mattarella, il quale suggerisce un aggiornamento ad ora da stabilirsi, anche se credo che convocare l'ufficio di presidenza sia un suo potere e non possa essere oggetto di una nostra discussione o risoluzione. Bisogna anche vedere chi sia disponibile nella giornata di domani, perché vi sono problemi di presenza per deputati e senatori. Non vi è dubbio, comunque, che occorra aggiornare la seduta; l'ufficio di presidenza stabilirà l'ora ed eventualmente il giorno. Un'altra questione è relativa al viaggio in Sicilia. Tutti siamo d'accordo su questo punto ed io auspico di giungere attraverso mezzi persuasivi ad un chiarimento politico, perché è giusto che a questo viaggio possa partecipare in posizione collaborativa l'onorevole Ayala. Quindi, nell'ufficio di presidenza e nel dibattito in Commissione potremo risolvere questo problema. Con riferimento alla questione affacciata dall'onorevole Arlacchi, devo dire che vi sono problemi che possono essere discussi anche non immediatamente. Ciò attiene al lavoro che dovremo svolgere e che sarà deciso dall'ufficio di presidenza. Se siamo d'accordo su questi punti, non credo che dobbiamo aprire la discussione, perché la convocazione spetta al presidente, la sollecitazione dei commissari è stata accolta, per cui si tratta solo di stabilire l'ora della convocazione. PRESIDENTE. La seduta è terminata. E' convocato immediatamente l'ufficio di presidenza. La seduta termina alle 22,25.