Pag. 197 SEGUITO DELL'AUDIZIONE DEI DIRIGENTI E DEI FUNZIONARI DEL SERVIZIO CENTRALE OPERATIVO (SCO) DELLA POLIZIA DI STATO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Seguito dell'audizione dei dirigenti e dei funzionari del Servizio centrale operativo (SCO) della Polizia di Stato: Violante Luciano, Presidente ...................... 199, 200 202, 204, 207, 209, 210, 211, 212, 213, 214 Borghezio Mario ................................... 201, 202 Cabras Paolo ........................................... 205 Cirillo Francesco, Direttore della III divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ............................. 203, 204, 212 Folena Pietro ..................................... 207, 210 Manganelli Antonio, Direttore della I divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ............................. 200, 203, 205 206, 207, 211, 212, 213 Pansa Alessandro, Direttore della II divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ................... 200, 201, 202, 203, 204 205, 206, 207, 208, 209, 210, 211, 212, 214 Postal Giorgio ......................................... 213 Rapisarda Santi ........................................ 209 Serra Achille, Direttore del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ......... 199, 200 201, 203, 205, 211 Taradash Marco .......................... 200, 206, 207, 208 Tripodi Girolamo ....................................... 213 Pag. 198 Pag. 199 La seduta comincia alle 18,15. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Seguito dell'audizione dei dirigenti e dei funzionari del Servizio centrale operativo (SCO) della Polizia di Stato. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione dei dirigenti e dei funzionari del Servizio centrale operativo (SCO) della Polizia di Stato. Ricordo che nel corso del precedente incontro, svoltosi il 22 ottobre scorso, erano stati posti dai membri della Commissione alcuni quesiti, cui verrà oggi data risposta. Se qualche collega intende porre ulteriori domande potrà farlo, anche in considerazione del fatto che in quell'occasione i senatori hanno dovuto assentarsi per partecipare alla votazione della questione di fiducia. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Poiché dai commissari intervenuti nel primo incontro sono state poste varie domande, risponderò personalmente ad alcune di esse, lasciando ai colleghi il compito di trattare altre questioni. L'onorevole Rossi ha chiesto se siano in corso altre indagini a carico di politici. Vorrei sapere se abbia posto la domanda in relazione alla vicenda Lima o più in generale. PRESIDENTE. Credo che intendesse in linea generale. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Il nostro ufficio è al corrente del fatto che a carico di uomini politici sono in corso altre indagini, ovviamente coperte da segreto istruttorio; le domande potranno pertanto essere rivolte alla magistratura competente. PRESIDENTE. Ci farà eventualmente sapere a quale magistratura dovremo rivolgerci. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Certamente. E' stato anche chiesto se nel caso Lima siano coinvolti magistrati. Non lo so perché, come è stato sottolineato all'inizio dell'audizione, il Servizio centrale operativo ha una visione non generale di tutto ciò che accade in Italia, ma limitata alle indagini di cui si occupa, direttamente o per delega. In merito alla maggiore o minore credibilità dei pentiti, devo dire che tale credibilità esisteva anche in passato; basta fare gli esempi di Buscetta, di Mannoia, di Calderone e così via. Attualmente rilevo (ma si tratta di un mio pensiero) che una notevole attenzione viene rivolta a verificare quanto essi affermano, cosa che in passato non sempre è avvenuta. A mio avviso, lo ripeto, l'attenzione è maggiore nei confronti non dei pentiti, ma di quanto essi dichiarano. PRESIDENTE. Vi è forse anche una maggiore professionalità da parte degli inquirenti, giudiziari e non, nell'affrontare questo tema. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Credo di sì, trattandosi di una professionalità legata anche all'esperienza. Inoltre, come mi suggerisce Pag. 200 il dottor Manganelli, si riscontra una maggiore convergenza nelle dichiarazioni dei pentiti. MARCO TARADASH. Cosa significa? ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Significa che, aumentando il numero delle persone che collaborano, registriamo una convergenza di dichiarazioni che provengono da fonti che non hanno contatti tra loro; tali dichiarazioni assumono indubbiamente maggiore credibilità, proprio per la pluralità delle fonti da cui provengono. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Il dottor Pansa risponderà ai quesiti sul riciclaggio. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Per quanto riguarda la possibilità di ampliare le norme che perseguono il riciclaggio, esiste innanzitutto un problema: gli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale prevedono come origine della ricchezza che poi viene riciclata o reinvestita quattro tipi di reato: il traffico di stupefacenti, l'estorsione aggravata, la rapina aggravata e i sequestri di persona a scopo di estorsione. Tale previsione è estremamente limitativa perché non prevede reati come il traffico delle armi od altri con tipologie molto più ampie. Comporta inoltre un tipo di limitazione che consente a chiunque ricicli di poter giustificare tutta l'attività che svolge riferendosi a reati diversi da quelli indicati; dicendo, per esempio, che pensava si trattasse di sfruttamento della prostituzione o di truffa. Qualsiasi definizione tassativa comporta la creazione di limiti nella punibilità dell'attività di riciclaggio intesa come attività-tipo di colui che nasconde l'origine del denaro di provenienza illecita. In termini di controlli, abbiamo verificato che lo sbarramento delle operazioni sui contanti è efficace perché la criminalità trova difficoltà ad immettere denaro contante nel circuito finanziario. Dove è possibile farlo è perché non esiste forma di controllo, se non generale. Una banca dati a livello nazionale o, come speranza, a livello europeo, costituisce dunque un elemento indispensabile e necessario sia in sede giudiziaria sia, soprattutto, in sede di controllo preventivo. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. L'onorevole Tripodi ha chiesto se esista un coordinamento tra ROS, GICO e SCO o, in caso di sovrapposizione, quale potrebbe essere il rimedio. Come è noto, il coordinamento ha come punto di riferimento il magistrato. Dirigo da un anno il Servizio centrale operativo e non mi è mai accaduto di incorrere in sovrapposizioni; mi è capitato, invece, di collaborare con il ROS, per l'indagine svolta dal giudice Borsellino in Sicilia e per quella del giudice Cordova a Palmi. Più raramente abbiamo lavorato con il GICO. Al di là del coordinamento giudiziario, è indiscutibile che, nella pratica, è importante anche parlarsi. Siamo quasi quotidianamente in contatto con il generale Subranni, comandante del ROS; direi tuttavia una cosa inesatta se affermassi che le indagini su un certo super latitante vengono svolte insieme: ci scambiamo opinioni ed idee sull'attività che stiamo svolgendo. Il ROS sta indagando su Riina e lo stesso fa lo SCO. E' importante che Subranni sappia che noi stiamo indagando su Riina (si tratta, naturalmente, di un esempio), come è giusto che io sappia che il ROS sta facendo altrettanto. A tale proposito abbiamo trovato una magistratura molto attenta ogni volta che si è trattato di lavorare insieme. PRESIDENTE. Da quanto tempo si svolgono indagini specifiche su Riina? ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Da sei-sette mesi. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Naturalmente per quello che riguarda il Servizio centrale operativo. Pag. 201 ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. E' stata posta una domanda sull'esistenza di specialisti per le indagini patrimoniali: l'onorevole Tripodi aveva avuto notizia di un corso di qualificazione in tale materia. Parlando dell'ufficio che mi compete rispondo che da tempo vi sono specialisti, anche di buon livello; il dottor Pansa è uno specialista in materia patrimoniale ed altrettanto può dirsi per il personale che lavora con lui, addestrato ormai da anni a svolgere questo tipo di attività. Il corso cui forse si riferiva l'onorevole Tripodi è un supercorso (per una volta, chiamiamolo così) al quale sono ammessi non più di 8-9 elementi che diverranno, effettivamente, professionisti ad altissimo livello e che potranno "distribuire" quanto appreso in tutto il paese. Al quesito se l'azione debba essere condotta solo contro Cosa nostra o anche contro altre organizzazioni, rispondo che senz'altro va sferrato un attacco a fondo a tutte le organizzazioni, soprattutto a quelle di stampo mafioso e, segnatamente, alla camorra e alla 'ndrangheta. In Calabria, in particolare, abbiamo lavorato nel corso di quest'anno, come ho già sottolineato, d'intesa con il ROS e con il procuratore Cordova. A Reggio Calabria si stanno ottenendo successi assolutamente insperati e altrettanto accade nel napoletano. Non c'è ombra di dubbio che il problema non è rappresentato solo da Cosa nostra. All'onorevole Borghezio risponderà il collega Pansa. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. La prima domanda era volta a sapere se sarebbe utile effettuare corsi di formazione per investigatori nel settore del riciclaggio a Londra e a New York: sarebbe utilissimo, come lo sarebbe farli anche in altre parti del mondo. Il nostro personale, comunque, è formato e conosce i sistemi bancari internazionali ed i sistemi finanziari. Alcuni hanno maturato esperienza investigativa anche approfondendo i loro studi in alcuni paesi esteri. In generale seguiamo, quantomeno, la normativa internazionale per tenerci aggiornati e poter operare. Nel momento in cui dobbiamo affrontare un problema (avendo ormai capito che non è sufficiente affrontare l'emergenza ma bisogna affrontare strategicamente gli obiettivi principali) la tecnica che principalmente usiamo è quella di organizzarci: se dobbiamo indagare su un settore che non conosciamo, ci fermiamo a studiare ed a organizzare, anche servendoci di strutture esterne alla nostra amministrazione, in Italia e all'estero (per esempio, per alcune analisi di bilancio abbiamo seguito corsi presso la Arthur Andersen), per poi svolgere le indagini. Non si registra, così, alcuna omissione o ritardo nell'attività investigativa; cerchiamo di apprendere prima per poi operare. Sempre l'onorevole Borghezio ha chiesto se risulti che alcune banche siano privilegiate nelle operazioni di usura legate al gioco d'azzardo nei casinò e se tra queste vi siano banche popolari. Il settore dell'usura presenta un campo di attività estremamente ampio, per cui le operazioni finanziarie che coprono attività di usura coinvolgono diverse banche, anche con riferimento ai casinò. Ma non ci risulta che vi siano banche specializzate a favorire o meno operazioni di questo genere, né dalle indagini svolte dal nostro ufficio risultano coinvolte banche popolari. L'onorevole Borghezio ha chiesto anche se la mafia disponga di tecnici per operazioni nei paradisi fiscali. Certamente ne dispone. MARIO BORGHEZIO. Per quanto riguarda le banche popolari, la mia domanda era diversa. Ho chiesto se risultava che ci fossero anche banche popolari coinvolte nelle operazioni compiute da terzi che svolgono attività di usura legate ai casinò, non dalle banche, il che è improprio. Chiedevo se ci fossero banche popolari predilette da questi operatori. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Dalle indagini Pag. 202 svolte dal mio ufficio ciò non è emerso ma può darsi che sia emerso in indagini condotte da altri. I tecnici per le operazioni nei paradisi fiscali purtroppo esistono. Il caso più eclatante - che abbiamo anche citato nella precedente seduta - era quello di un operatore finanziario di Milano che, per conto dei clan siciliani (in particolare per la famiglia Madonia di Resuttana), operava all'estero: il paradiso fiscale da lui prediletto era l'isola di Guernsey, nel canale della Manica (uno dei maggiori paradisi fiscali, anche se sono più note altre isole). L'onorevole Borghezio ha chiesto poi se fossero effettuati controlli nelle banche non solo sui conti correnti ma anche sui bonifici: quando svolgiamo indagini, oggetto di esse è tutta l'attività e tutti i rapporti intrattenuti con le banche da soggetti e da società, quindi non solo i conti correnti ma anche i bonifici e qualsiasi altro tipo di rapporto. L'onorevole Borghezio ha domandato, inoltre, se non vi sia la necessità di un coordinamento specifico fra organismi di polizia e di vigilanza. Esiste già una commissione della Banca d'Italia, della quale fa parte anche un funzionario del dipartimento di pubblica sicurezza, sia per lo studio della fenomenologia sia per l'indicazione e la predisposizione di strumenti perché, qualora sia necessario, la Banca d'Italia possa ovviare a fenomeni di questo genere. Per quanto concerne il nostro ufficio, abbiamo un rapporto costante con gli uffici ispettivi sia dell'Ufficio italiano cambi sia della Banca d'Italia; soprattutto, chiediamo costantemente consulenze alla Banca d'Italia. Per quanto riguarda le norme sulle operazioni sospette, l'onorevole Borghezio chiedeva se giudicassimo assurda questa normativa e quali fossero i benefici delle segnalazioni fino ad oggi pervenute. La normativa non è assurda e si ispira a raccomandazioni della CEE. Analoghe norme, inoltre, esistono in moltissimi paesi in cui operiamo. Sino ad oggi, però, la qualità delle segnalazioni fatte dalle banche è del tutto scadente, sia perché gli impiegati non vogliono farsi carico di queste incombenze sia perché probabilmente manca una preparazione adeguata. Chiunque conosca il sistema bancario si rende conto che queste segnalazioni potrebbero essere efficacissime. Chiunque di noi volesse cambiare un assegno presso uno sportello dove non è conosciuto andrebbe incontro ad un rifiuto; l'assegno viene cambiato solo dove si è conosciuti dal cassiere. Dunque, il cassiere dovrebbe semplicemente segnalare i propri dubbi sulla persona che si presenta allo sportello; basterebbe questo. Se il cassiere a me non cambia l'assegno, poi effettua operazioni per altre persone. In generale, può capire (o non capire) cosa succede. Quanto meno, il riciclatore che volesse effettuare un'operazione di riciclaggio "a banca inconsapevole" dovrebbe adoperare tecniche più sofisticate, quindi gli renderemmo la vita più difficile. MARIO BORGHEZIO. A questo riguardo non ritenete che assicurare in maniera più rigorosa l'anonimato ai funzionari di banca favorirebbe un aumento del numero e una migliore qualità delle segnalazioni? ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Certamente noi vorremmo l'anonimato, la collaborazione ed un'esimente per coloro che cooperano effettuando operazioni di riciclaggio. PRESIDENTE. Come lei sa, dottor Pansa, in alcuni casi non è possibile l'anonimato, per esempio nei piccoli sportelli bancari dove l'impiegato è comunque conosciuto. L'anonimato quindi non risolve tutti i problemi. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Sui piccoli sportelli non si svolgono mai grosse operazioni, perché gli organi di vigilanza possono individuare più facilmente un improvviso incremento di attività. Il controllo parte Pag. 203 dall'ufficio ispettivo della banca stessa, non c'è neanche bisogno dell'organo di controllo della Banca d'Italia. Il problema è che se volessimo usare una banca per intrufolarci nei sistemi di riciclaggio i dipendenti commetterebbero dei reati e non possono farlo. Vorremmo per costoro l'anonimato e l'esimente quando compiono operazioni illecite per ordine dell'autorità giudiziaria. L'onorevole Borghezio chiedeva se stessimo indagando sul riciclaggio negli appalti autostradali, in particolare quelli del Frèjus. Sono cose distinte: truffe, corruzioni e altre attività intorno agli appalti non sostanziano il reato di riciclaggio. Non ci occupiamo di questo tipo di reati e non abbiamo alcuna attività per quanto riguarda le opere sul Frèjus; se lo fanno altri organismi, non lo sappiamo. L'onorevole Borghezio ha anche chiesto se riceviamo rapporti dalla CONSOB. Non li riceviamo, anche se la CONSOB conferisce le sue informazioni ad altri organismi ai quali attingiamo. Comunque, anche la CONSOB è un'organismo al quale ricorriamo spesso per consulenza o per raccogliere informazioni. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Sui rapporti tra criminalità organizzata e stranieri, risponderà il collega Manganelli. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. L'onorevole Borghezio chiedeva se esistessero connessioni tra la criminalità organizzata e gli stranieri. Per quanto riguarda il nostro ufficio, non ne abbiamo trovate di significative, nel senso che non abbiamo riscontrato rapporti organici di stranieri all'interno di organizzazioni criminose di cui ci siamo occupati. Certo, in via di principio, balza agli occhi di tutti la circostanza che la criminalità organizzata tendenzialmente "pesca" nelle aree in cui maggiore è il degrado ed è noto che molto spesso queste aree sono anche quelle dell'immigrazione. Però, casi significativi non ne abbiamo registrati. L'onorevole Scalia chiedeva qualche precisazione sull'efficacia penetrativa del SISDE, cioè circa la capacità del SISDE di fornire informazioni, sviluppate di volta in volta dalla polizia giudiziaria e dalla magistratura. Rilevo che in generale non si riesce a dare una valutazione all'efficacia di penetrazione di un'informazione. Il SISDE ci fornisce quotidianamente informazioni, che vengono tutte sviluppate. Esse passano al vaglio della polizia giudiziaria, che mette in piedi un'attività investigativa; e quando tale attività produce momenti che devono avere una valenza processuale, le informazioni vengono trasmesse all'autorità giudiziaria. Tali informazioni riguardano a volte personaggi e a volte fatti. In alcuni casi, da esse vengono fuori buone indagini, con sviluppi anche processualmente validi; altre volte, tali sviluppi non emergono, o perché la notizia non è di quelle buone o perché non è stata sviluppata in modo conveniente. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. L'onorevole Scalia ha chiesto se esista una sezione che si interessi dei danni ambientali e comunque se vengono effettuate valutazioni sul collegamento tra la criminalità organizzata, il riciclaggio e la distruzione dell'ambiente. Il mio ufficio non si occupa istituzionalmente di questo tema, tuttavia esso fa parte della direzione centrale della polizia criminale la quale persegue tutte le forme di criminalità, quindi anche quelle che riguardano danni al patrimonio ambientale. Svolgendo le nostre indagini, abbiamo più volte verificato, soprattutto nella fase del reinvestimento di capitali, operazioni compiute da gruppi criminali quanto meno nel settore dell'abusivismo edilizio. In quel caso interveniamo ma non vi è una connessione strategica tra l'attività della criminalità organizzata e coloro che, in generale, danneggiano l'ambiente. FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione dello SCO. Risponderò in merito alle modalità e all'efficacia del coordinamento in materia di stupefacenti. Le modalità sono dettate dalla legge che Pag. 204 ha istituito il Servizio centrale antidroga e successivamente la Direzione centrale del servizio antidroga. In base alla normativa in vigore, tutto quanto avviene in materia di stupefacenti deve essere riferito in via preventiva alla Direzione centrale del servizio antidroga, che dispone delle attività successive. Questo probabilmente è l'unico organismo interforze di coordinamento che effettivamente funziona oggi in Italia. Tutte le attività svolte sono riportate alla Direzione centrale, sia per un ordine legislativo sia per un motivo pratico: essa eroga le somme destinate agli acquisti simulati e quant'altro serve per l'attività investigativa. Il buon coordinamento dà anche i buoni risultati se è vero, come è vero, che l'attività antidroga in Italia ha avuto un grande sviluppo negli ultimi tempi. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Le prossime due risposte alle domande poste dal senatore Brutti dovrebbero essere fornite in seduta segreta. PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. E' stato chiesto se sia vero che a Palmi è stata emessa una comunicazione giudiziaria contro Licio Gelli. L'indagine non è seguita da noi per cui non ne sono informato, anche se gli sviluppi della vicenda in questi giorni sono così evidenti che sembra si possa dare una risposta positiva. E' stato domandato anche se la mafia investa in attività alberghiere. Alcune indagini da noi svolte hanno confermato questa ipotesi: in particolare, un'operazione condotta nel 1990 e riguardante i casinò francesi ha dimostrato che vi era un progetto di investimento su vasta scala per la costruzione o l'acquisto di complessi alberghieri. Sono poi state chieste informazioni sui rapporti tra Sicilcassa ed attività economica della mafia. Dalle indagini che abbiamo svolto non si è delineato un collegamento di tipo generale; credo che in alcuni processi siano emerse operazioni svolte da mafiosi presso la Sicilcassa ma non conosco l'esito di questi processi e comunque non mi risulta vi sia una connessione diretta. Poichè nei confronti di tale istituto sono in corso attività di tipo ispettivo, quella potrebbe essere la sede per capire se effettivamente vi siano le connessioni di cui si parla. A proposito dell'applicazione della nuova legge sull'usura, devo dire che il periodo di applicazione è troppo breve perché possano essere fatte valutazioni di carattere generale. Noi confidiamo molto su questa normativa, che potrebbe favorirci nell'attività investigativa contro la criminalità organizzata. FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione dello SCO. L'onorevole Matteoli ha chiesto se esista una relazione tra il commercio delle scarpe e quello della droga. Da quanto risulta a noi e soprattutto alla direzione centrale dei servizi antidroga, non esiste una relazione di tipo generale. Tra il 1991 ed il 1992 è stata effettuata una ventina di sequestri di sostanze stupefacenti "sulle scarpe", ma penso che l'onorevole Matteoli si riferisse ad un fenomeno più generale e cioè alla possibilità che l'attività calzaturiera nasconda un traffico di stupefacenti. Né a noi né all'antidroga questo risulta. PRESIDENTE. Mi pare che una partita di sedie nascondesse della droga. FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione dello SCO. E' stata trovata anche nel marmo. Pag. 205 ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. La difficoltà maggiore che incontriamo è quella di non poter consultare un archivio elettronico unico a livello nazionale, attraverso il quale raccogliere informazioni. La raccolta di informazioni per gli accertamenti presuppone un lavoro lunghissimo da parte nostra, ma anche da parte delle banche, tant'è vero che a volte creiamo disservizi negli istituti di credito, quando avanziamo molte richieste riguardanti un numero indefinito di persone. PAOLO CABRAS. Le banche si sono opposte all'istituzione dell'archivio, ed ora pagano il prezzo della loro opposizione. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Non si sono opposte soltanto loro: due anni fa ho partecipato ad un convegno nel corso del quale prima il comandante generale della Guardia di finanza e poi io stesso abbiamo sostenuto con vigore questa esigenza, ma siamo stati contestati da tutti, anche dalla Banca d'Italia. E' stato poi chiesto se sia possibile effettuare un controllo su cittadini che nell'arco di una giornata svolgono più operazioni bancarie. Ciò è possibile, ed in generale avviene, se le operazioni riguardano un'unica banca; ma se il cittadino usa sportelli di banche diverse non ce ne accorgeremo mai, proprio perché non vi è la possibilità di accentrare questo tipo di informazione. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. I rapporti del nostro ufficio con i servizi segreti sono di carattere istituzionale. Vi sono contatti quotidiani, in particolare con il SISDE: ricordo l'operazione Green ice, condotta con la collaborazione del Servizio, così come altre attività svolte nell'arco di quest'anno. Il SISDE ci aiuta sotto il profilo economico, dell'informazione e del personale. Ci è stato chiesto perché non indaghiamo su Gelli e se ciò sia dovuto a pressioni esterne. Premetto - e sono certo che nessuno potrà smentirmi - che, non solo nell'ultimo anno ma nei ventitrè anni di attività nei quali ho diretto uffici di primo piano nell'ambito della polizia giudiziaria, non ho mai ricevuto pressioni di alcun genere, né le avrei tollerate o le tollererei in alcun modo. Non indaghiamo su Gelli non solo perché molti lo fanno, ma anche perché la nostra attività ed il nostro servizio sono mirati e, in questo periodo, siamo molto impegnati. Se però qualcuno può darci lo spunto per l'avvio di un'ulteriore indagine, l'ufficio è a completa disposizione. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. L'onorevole Imposimato ha domandato se Cosa nostra si interessi del procedimento di approvazione delle leggi. Posso dire che essa è estremamente attenta a tutto, tant'è che processualmente, in più occasioni, è emerso e sta emergendo che tenta di condizionare le competizioni elettorali attraverso il controllo del voto. Evidentemente ciò significa che Cosa nostra proietta il suo interesse al di là dei semplici schemi della delittuosità intesa in senso tradizionale. Non abbiamo cognizione di vicende specifiche di interesse di Cosa nostra nel campo dell'iter di una norma, però ritengo che la risposta alla domanda possa essere positiva. Sempre l'onorevole Imposimato ha chiesto se sia confermato che il vertice di Cosa nostra, quindi la "commissione", risponde di tutti i delitti importanti. Non abbiamo motivo di ritenere che le regole di Cosa nostra siano state modificate negli ultimi anni, dunque la "commissione" risponde dei delitti più eccellenti. Naturalmente parlo un po' per schemi di conoscenza della criminalità organizzata (la responsabilità nel senso del codice penale è di carattere personale), però bisogna stare attenti a non schematizzare troppo, perché le regole esistono ma questo è un momento storico in cui lo stesso vertice di Cosa nostra tende a disattenderle, almeno in parte. Pag. 206 L'onorevole Imposimato ha domandato poi se vi sia una correlazione tra eversione nera e Cosa nostra e se eventuali contatti ci risultino attuali. Sicuramente, esaminando la storia di questi ultimi anni dell'organizzazione mafiosa chiamata Cosa nostra, troviamo una serie di correlazioni con l'eversione nera: mi riferisco al delitto Mattarella, alla strage del treno rapido 904 del dicembre 1983 e, ancora prima, agli accertati contatti con esponenti della banda della Magliana, tra i quali Danilo Abbruciati, tenuti per conto di Cosa nostra da Calò e ad altri personaggi di spicco. Attualmente non abbiamo segnali di simili collegamenti, che tuttavia sono agli atti processuali e quindi ancora oggi sotto la nostra attenzione. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. L'onorevole Imposimato ha chiesto se, come l'operazione Green ice ha coinvolto vari paesi, per meglio affrontare realtà del genere non sia auspicabile una polizia europea e quali siano le difficoltà incontrate da polizia e magistratura nei rapporti internazionali. Sicuramente una rete informativa di polizia a livello europeo è auspicabile e credo che il gruppo Trevi si stia muovendo in questa direzione. Le difficoltà che emergono - riguardanti non solo noi ma anche la magistratura - essenzialmente concernono le leggi penali ed anche quelle non penali. Nelle prime si riscontrano diversità notevoli tra il nostro ordinamento e quello di altri paesi, per cui abbiamo difficoltà di applicazione. Vi sono paesi in cui non esiste il reato di associazione per delinquere; nel nostro sistema, invece, è contemplato addirittura il reato di associazione mafiosa. Possono sorgere quindi grandissime difficoltà in questo settore. Anche nella legislazione non penale (mi riferisco in particolare al settore del riciclaggio) ci imbattiamo in normative di paesi stranieri nelle quali, per esempio, le informazioni finanziarie o bancarie vengono conservate solo per un anno. Conseguentemente, arrivando con un anno di ritardo non è possibile trovarne. Sarebbe necessario, pertanto, sancire alcune regole in sede internazionale, o almeno a livello di Comunità economica europea, al fine di applicarle dovunque. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. L'onorevole Taradash chiedeva maggiori informazioni sulla cosiddetta "stidda". Quest'ultima, come dice la parola stessa (che in dialetto siciliano significa stella), è una costellazione di gruppi criminali mafiosi. Di "stiddari", ossia "stellari", ci ha parlato un dissociato della mafia per la prima volta nel 1987, affermando che questa "stella" ha avuto origine in provincia di Agrigento, in un paesino chiamato Favara, e rappresenta l'aggregazione di delinquenti comuni attorno ad un affiliato dell'organizzazione Cosa nostra fuoriuscito da quest'ultima. Questa banda criminale nasce, quindi, come gruppo che pensa e si comporta analogamente ai gruppi che fanno capo a Cosa nostra, senza tuttavia riconoscersi in tale organizzazione, pur avendo il suo embrione in un "uomo d'onore" di Cosa nostra da questa fuoriuscito. Successivamente, questi gruppi criminali, che in precedenza venivano scarsamente tollerati dal potere di Cosa nostra, si sono andati diffondendo anche nelle altre province della Sicilia, fino ad apparire oggi come un fenomeno molto serio. Se non siamo ancora di fronte ad un'organizzazione articolata, gerarchizzata e verticistica come Cosa nostra, ci troviamo comunque dinanzi ad un fenomeno imponente, rappresentato dalla somma di diversi gruppi criminali sicuramente riconducibili ad una fattispecie giuridica precisa, ossia all'associazione di tipo mafioso. Sospetto fortemente, ma dal punto di vista processuale non è ancora emerso, che questi gruppi tendano ad organizzarsi come una struttura speculare rispetto a Cosa nostra. MARCO TARADASH. Esiste una divisione del lavoro, nel senso che questi gruppi si occupano di determinate attività e non di altre, oppure no? Pag. 207 ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Esiste certamente un contrasto netto che ci fa comprendere le ragioni di una serie di morti violente che stanno avvenendo ultimamente in Sicilia. Quando apprendiamo di omicidi che giornalisticamente vengono etichettati come effetti di faide tra diverse cosche, si tratta prevalentemente di conflitti sul territorio che si verificano tra "famiglie" di Cosa nostra e gruppi contrapposti della "stidda" che cominciano ad essere presenti in varie aree geografiche. Prossimamente vi sarà una nostra riflessione, basata su emergenze processuali, in ordine alla reale ed effettiva portata che questo fenomeno ha oggi. PIETRO FOLENA. Oltre che in quella di Agrigento, in quali altre province si presenta il fenomeno? ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Il fenomeno esiste certamente nelle province di Caltanissetta, Enna, Catania e Palermo. Ciò emerge dai dati processuali. Ritengo, comunque, che la "stidda" si vada organizzando laddove opera Cosa nostra, con una presenza speculare ed una contrapposizione frontale rispetto a quest'ultima. Vedremo quindi ciò che accadrà. MARCO TARADASH. Questi gruppi operano nel settore della droga, degli appalti e delle altre attività di Cosa nostra oppure soltanto in determinati rami? ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Questi gruppi criminali sono impegnati sicuramente nel campo delle estorsioni e della droga. Si tratta di vere e proprie bande, che esercitano attività illecite e quindi fanno un po' di tutto. Per quanto riguarda la loro portata, non mi risulta che abbiano raggiunto un livello di aristocrazia nell'ambito delinquenziale interessandosi anche di appalti. E' invece oggetto di interesse da parte degli "stiddari" tutto ciò che è connesso alla tipologia tradizionale della criminalità. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. In tema di riciclaggio, l'onorevole Taradash chiedeva se sia opportuno porre un limite di valore alle operazioni da controllare, al fine di rendere il lavoro meno dispersivo. Nell'ambito dei controlli, esistono in Italia determinati limiti (10 milioni, 20 milioni e così via) che tuttavia valgono soltanto per l'attività preventiva, mentre per quella giudiziaria il limite è irrilevante. Si chiedeva, in sostanza (se ho compreso bene la domanda), se ipotizziamo il reato di riciclaggio soltanto per una determinata somma. Personalmente, ritengo che il riciclaggio possa riguardare qualsiasi somma. Il limite di 10 o 20 milioni riguarda l'attività preventiva; tuttavia, nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un'attività di riciclaggio prevista dall'articolo 648-bis del codice penale, essa rappresenta comunque un reato. Spesso anzi abbiamo difficoltà a dimostrarne l'esistenza con riferimento alle grandi somme, ma vi riusciamo per quelle piccole. Probabilmente, in tema di controlli si dovrebbero introdurre regole e limiti più precisi perché il controllo, se indiscriminato, crea grandissimi problemi. Alla domanda dell'onorevole Taradash circa il fatto che Green ice sia un'operazione ripetibile ritengo di dover dare una risposta segreta. PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Pag. 208 ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Mi si chiedeva, inoltre, se la Nigeria, come riporta il Financial Times, sia un'area nella quale si ricicla denaro: nelle indagini che ho svolto non mi è mai accaduto di individuare la Nigeria come luogo di riciclaggio. MARCO TARADASH. Quella zona è interessata dal traffico di droga per l'Italia? ALESSANDRO PANSA, Direttore della II Divisione dello SCO. Certamente. Molti paesi africani sono interessati alle attività di traffico internazionale di stupefacenti, come zone di transito e di smistamento. Non sono in grado di fornire un quadro preciso, ma anche in ordine al traffico di cocaina abbiamo ricevuto informazioni secondo cui le navi che trasportano questo stupefacente sbarcherebbero in Africa perché si avvantaggiano del fatto che, attraverso lo stretto di Gibilterra, possono facilmente trasportare la droga in Spagna, abituale piattaforma per i trafficanti colombiani, e di lì irradiarla in tutta l'Europa. Anche la Nigeria, quindi, è interessata da questa attività. Si è chiesto, inoltre, se i BOT raccolgano denaro sporco. Al riguardo, non mi sento di dare una risposta, anche perché ogni volta che abbiamo trovato titoli di Stato non siamo mai riusciti a dimostrare che erano stati acquistati con denaro sporco. Quello che invece ci interessa è la capacità di operare una distinzione indispensabile tra denaro sporco e denaro caldo: non è possibile infatti perseguire quest'ultimo nello stesso modo in cui si persegue il denaro sporco. Spiegherò brevemente che cosa significhi, nel mio settore di attività, questa differenziazione. Nel mercato mondiale, e quindi anche in quello nazionale, esiste una massa di denaro (è molto più facile individuarla nel mercato mondiale) che è frutto di operazioni che se rientrassero nella bilancia dei pagamenti di tutti i paesi del mondo darebbero un saldo pari a zero, mentre producono un saldo attivo di gran lunga superiore. Si tratta di un'enorme massa di denaro frutto di decine di attività, che vanno dalla semplice volontà di nascondere la propria ricchezza (senza quindi violare alcuna norma) all'evasione fiscale ad altre ancora. In questa massa vi è una parte più o meno rilevante rappresentata da denaro sporco, ossia proveniente da attività illegali perseguite a livello internazionale da tutti i paesi. Le operazioni finalizzate a nascondere il denaro quando viene inserito nel circuito finanziario sono le più varie e sono uguali sia per il denaro sporco sia per quello caldo. Non riusciamo, infatti, se non in casi rarissimi, a dimostrarne giudiziariamente la differenza. In sostanza, se intendiamo svolgere un'attività di controllo verificando, per esempio, con quale denaro vengano acquistati i BOT, possiamo (avendone la capacità) stabilire se essi provengono da quella notevole massa di denaro. Tuttavia, non riusciremo mai ad appurare se lo stesso denaro provenga da operazioni rientranti nelle fattispecie previste dalla normativa. Di questo sono assolutamente convinto. Sarebbe necessaria allora una trasparenza generale di tutte le operazioni, attraverso la quale potremmo "radiografare" il denaro caldo, distinguendo quest'ultimo da quello sporco. Mi si chiedeva poi se i controlli, divenendo in futuro più importanti ed efficaci, possano favorire la corruzione dei controllori nonché se ci stiamo attrezzando al riguardo. Si tratta certamente di una preoccupazione più che legittima, poiché quando si controllano operazioni caratterizzate da cifre con moltissimi zeri, la corruzione diventa possibile. Non ci riteniamo immuni da questo pericolo, anche se la nostra struttura gerarchica è tale per cui difficilmente nelle singole attività è coinvolta una sola persona; generalmente, infatti, vengono interessate più persone, a diversi gradi e livelli. Tutto ciò anche perché, nell'ambito della corruzione, non sempre è agevole Pag. 209 mettersi d'accordo in molti. Questa misura ci rende tranquilli, anche perché in generale nella nostra amministrazione i casi di corruzione sono abbastanza rari. L'onorevole Riggio ha chiesto se il mercato dei consumatori e la collaborazione tra gli enti di servizio e di consumo possa aiutare le forze dell'ordine nel contrastare il fenomeno del riciclaggio. Certamente, questo tipo di collaborazione sarebbe utile, anche perché raccogliendo informazioni valide possiamo disporre di una maggiore potenzialità offensiva. I fenomeni che possono essere individuati da questo tipo di organizzazioni rischiano di incorrere nell'equivoco, al quale ho già fatto riferimento, rappresentato dalla differenza fra il denaro caldo e quello sporco mentre noi possiamo muoverci agevolmente solo se riusciamo a dimostrare che il denaro proviene da delitti specifici. Quando invece ci vengono segnalate semplici sperequazioni tra una movimentazione ragionevole ed una non ragionevole, ci troviamo spesso di fronte a fenomeni di vario genere, non sempre riconducibili alle fattispecie previste dalla legge penale. Mi si chiedeva, inoltre, quali siano i settori in cui si effettuano reinvestimenti, in quali aree geografiche questi ultimi si verifichino e se i ribassi d'asta, che sostanziano una forma di concorrenza sleale, siano spesso opera non soltanto della mafia. Per quanto riguarda la mia esperienza, la maggior parte dei reinvestimenti avvengono nel settore immobiliare ed in quello commerciale, soprattutto da parte delle organizzazioni criminali italiane. Anche nel campo agricolo e nell'imprenditoria in generale vi è un notevole impegno di somme di provenienza illecita, così come nei settori dell'edilizia e dell'autotrasporto. Le aree di reinvestimento, oltre a quelle italiane di origine delle singole organizzazioni criminose, si modificano molto rapidamente. Qualche anno fa vi erano alcune aree localizzate, mentre oggi sono completamente diverse. Questo è dovuto essenzialmente non tanto alle possibilità economiche che offre quell'area ma alle possibilità pratiche per le singole organizzazioni di operare in quel territorio: prediligono in generale le zone in cui hanno a chi appoggiarsi, hanno delle proiezioni proprie. Per quanto riguarda il fenomeno dei ribassi alle gare d'asta, devo dire che tale pratica è abbastanza in disuso da parte della mafia, che è entrata nel settore degli appalti per trarne guadagni e quindi non ha bisogno di operare ribassi d'asta esorbitanti ed antieconomici per aggiudicarsi gli appalti, in quanto ne controlla la distribuzione in determinate aree. SANTI RAPISARDA. I ribassi d'asta negli appalti pubblici ora avvengono anche tramite correttivo, che rappresenta un mezzo per controllare le varie attività illecite e di solito va dal 7 al 10 per cento; poi si procede alla media delle offerte. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Se facciamo riferimento ad alcune inchieste giudiziarie, che possono essere prese come esempio, si può constatare che la mafia non ha bisogno di ricorrere ai ribassi d'asta perché prima ancora che si aprano le famose buste organizza la cosiddetta combine. PRESIDENTE. A volte prima che l'appalto venga indetto. SANTI RAPISARDA. Con l'asta pubblica le offerte possono essere fatte fino a 24 ore prima dell'inizio della gara, al contrario di quanto avviene nella licitazione privata, nella quale prima vengono le offerte, gli inviti eccetera. Nell'asta pubblica, in virtù del correttivo ed in presenza di offerte che possono essere fatte fino a 24 ore prima dell'inizio della gara, è molto difficile effettuare i controlli. PRESIDENTE. Se ho ben compreso il dottor Pansa vuol dire che nel momento in cui le imprese si mettono d'accordo (cosa legittima, purtroppo), evidentemente Pag. 210 tutti questi meccanismi saltano. Il problema è vedere quali sono i soggetti che intervengono come elementi di regolazione. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Spesso il mediatore che mette d'accordo le varie imprese è il mafioso. In Italia la normativa vigente prevede addirittura la possibilità di operare consulenza amministrativa e tecnica per costituire, ad esempio, i consorzi agrari. Mentre in alcune parti del territorio italiano si tratta di semplici società di servizi, in altre questa attività viene svolta da mafiosi. PIETRO FOLENA. Quando parlava di alcune inchieste in corso si riferiva anche all'inchiesta che è sui giornali in questi giorni? ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Il caso Siino. PRESIDENTE. Il caso Siino primo o il caso Siino secondo? ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Il primo è emblematico. Le ordinanze di custodia cautelare descrivono il sistema delle combine in maniera esemplare, da manuale. PIETRO FOLENA. Il servizio ha collaborato anche a questa seconda parte? ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. No. Non abbiamo svolto questo tipo di indagini che sono state svolte dai colleghi dell'Arma. Tuttavia le indagini importanti, anche se non sono svolte dal nostro servizio, sono ugualmente oggetto di studio da parte nostra. E' stato chiesto inoltre se poniamo attenzione sui commercialisti e sulle società finanziarie, particolarmente a Milano e a Palermo. Per quanto riguarda le indagini svolte dal mio ufficio, posso dire che abbiamo indagato e indaghiamo anche su commercialisti e società finanziarie e spesso è capitato che alcune di queste operassero a Milano e a Palermo. Ma non è soltanto questo il settore sul quale operiamo. E' stato chiesto se i supporti dati dai settori della pubblica amministrazione diversi dalla Polizia o dagli organi di Polizia siano congrui e di qualità e se vi sia collegamento con gli altri corpi. Per quanto concerne i collegamenti con i supporti amministrativi, bisogna guardare caso per caso, perché in genere esistono strutture che operano a livello locale (disgiunte da una correlazione o da una struttura centralizzata) nei confronti delle quali non abbiamo grossissima fiducia: spesso non vengono neppure consultate. In generale, quando esistono strutture centralizzate, queste sono in grado di avere una panoramica più ampia che può essere utile per i nostri uffici. Il nostro collegamento con i corpi specializzati tipo ROS e GICO è costante ed è abbastanza agevole, perché abbiamo esperienze comuni di attività investigativa. Come si suol dire, quelli che vengono dalla strada poi si capiscono e noi ci capiamo con molta facilità. L'interscambio di informazioni avviene senza grosse difficoltà tutte le volte che ci troviamo a svolgere la stessa indagine. L'onorevole Grasso ha chiesto se il riciclaggio avviene in aree privilegiate e quali sono le aree a rischio. Credo di aver già risposto alla prima parte della domanda, perché potenzialmente tutte le aree sono a rischio, in quanto la forza del denaro può corrompere qualsiasi area. Tuttavia è abbastanza tradizionale che le organizzazioni criminali, oltre ad operare nelle aree di origine, operino laddove hanno basi e proprie proiezioni. Per tradizione, quando Cosa nostra ha avuto interessi particolari in località lontane dalla Sicilia vi ha costituito delle cellule che vanno dall'entità più minimale della propria struttura organizzativa, come la famiglia, fino a veri e propri mandamenti. E' stato chiesto inoltre se sia stata verificata la presenza di finanziarie che utilizzano denaro sporco. Più di una società finanziaria ha utilizzato denaro Pag. 211 sporco, alcune di queste sono state individuate ed i responsabili portati in giudizio, mentre altre probabilmente sfuggono alla nostra pressante attività. La recente normativa che consente il censimento di queste società è per noi di grande vantaggio. Si chiedeva ancora se vi siano persone che si trasferiscono dal sud al nord per investire denaro sporco. Non sono tanto le persone a spostarsi per andare ad investire danaro sporco; sono i soldi che vengono spostati laddove vi sono quei famosi collegamenti di cui dicevo prima. Il mafioso siciliano non va in Costa Azzurra perché ha letto sui giornali, ad esempio, che lì è possibile effettuare investimenti, ma perché evidentemente in quella zona ha delle persone alle quali appoggiarsi; se queste persone hanno delle "entrature" nel settore dei casinò, gli investimenti saranno effettuati in questo campo: se invece le hanno nel settore alberghiero, gli investimenti saranno effettuati evidentemente nel settore alberghiero. PRESIDENTE. Desidero segnalare alla vostra attenzione un fenomeno recentemente verificatosi a Courmayeur, dove una famiglia ha acquistato in contanti a prezzi enormemente superiori a quelli di mercato (14 milioni a metro quadro) numerosi alloggi ed una serie di attività commerciali, quali pizzerie eccetera. Pare che nessuno stia effettuando indagini. Si tratta di un caso quasi classico. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Una cosa simile l'abbiamo verificata a Cortina. PRESIDENTE. Forse sono gli stessi soggetti che ... apprezzano la montagna. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Non so se qualcuno stia svolgendo indagini. Comunque ci muoveremo anche in questo senso. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. L'onorevole Grasso ha chiesto se l'articolo 416-bis, del codice penale, concernente il reato di associazione di tipo mafioso, abbia trovato applicazione negli ultimi tempi, oltre che in Sicilia, soltanto a Milano e non in altre aree geografiche. Premesso che con la norma riguardante il reato di associazione di tipo mafioso si intende punire una particolare modalità comportamentale nel campo dell'illecito (quindi l'articolo 416-bis non riguarda soltanto la 'ndrangheta o Cosa nostra), cioè chi opera come un mafioso e quindi con intimidazioni, con l'omertà e con pressioni verso la controparte, devo dire che vi sono frequentissime applicazioni dell'articolo 416-bis non soltanto a Milano ma in tutto il territorio nazionale. Sempre l'onorevole Grasso ha chiesto se risulti l'esistenza di una "commissione" della Sicilia orientale. Francamente è la prima volta che ne sento parlare. Evidentemente ci si riferisce a qualche esercitazione giornalistica di questi ultimi tempi, che ha prospettato l'esistenza di comitati, nell'ambito dell'organizzazione Cosa nostra, che si occupano in posizione verticistica di certe aree geografiche. Non ritengo che esista una "commissione" che si interessi della Sicilia orientale e comunque processualmente non è mai emerso nulla di simile. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. Il senatore Florino, il quale ha ricordato che nel 1991 furono scarcerati 41 mila detenuti e che i beneficiari si macchiarono poi di 24 mila reati, ha chiesto se la nuova normativa abbia cambiato la situazione e se occorrano altri correttivi. In alcuni anni precedenti al 1991 si sono verificati momenti di grande difficoltà, in quanto si è corso il rischio di provocare effetti devastanti sul personale delle forze di polizia; ma per fortuna quel momento difficile è stato superato. In quegli anni si assisteva continuamente all'uscita dal carcere di persone che vi erano entrate da pochissimo tempo. Come dicevo, quel momento difficile è stato superato anche grazie alla nuova normativa. Poiché sono auspicabili norme ispirate Pag. 212 alla certezza della pena, ritengo che ci sia necessità di nuove normative che proseguano la strada già intrapresa. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Il senatore Florino ha chiesto se l'operazione Green ice non fosse inefficace in relazione alla possibilità per le organizzazioni criminali di reinvestire il denaro sia in aziende proprie sia nel settore delle finanziarie. Non c'è dubbio che Green ice aveva l'obiettivo di contrastare essenzialmente il riciclaggio, non il reinvestimento e soprattutto la movimentazione del denaro con l'estero. Il reinvestimento nelle aziende proprie e nelle società finanziarie è contrastato con altre attività investigative che abbiano come obiettivo questo tipo di metodologia criminale. FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione dello SCO. Il senatore Florino ha anche chiesto se gli extracomunitari presenti nell'area casertana siano o meno gestiti dalla camorra. Le indagini svolte da noi e dai colleghi dell'Arma hanno dimostrato che occasionalmente extracomunitari vengono utilizzati come manovalanza dalle organizzazioni criminali. Molte delle prostitute presenti sul litorale domizio sono gestite o comunque hanno protezione da parte di delinquenti locali. Parlare di una gestione complessiva degli extracomunitari da parte della camorra è però sicuramente inopportuno, almeno al momento. PRESIDENTE. Intende dire sbagliato? FRANCESCO CIRILLO, Direttore della III divisione dello SCO. Sì, probabilmente è sbagliato. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Il presidente ha chiesto quali siano, oltre i cosiddetti paradisi fiscali, le aree geografiche che facilitano il riciclaggio. Al riguardo vorrei avere la possibilità di fornire una risposta segreta, non perché vi sia segreto istruttorio, ma per evitare ripercussioni diplomatiche. PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ALESSANDRO PANSA, Direttore della II divisione dello SCO. Il presidente mi ha chiesto se esista uno studio sulle tecniche del riciclaggio. In effetti esistono numerosissimi studi, elaborati dalla Guardia di finanza, dalla Polizia di Stato e dall'Arma dei carabinieri. Al riguardo devo dire che la nostra struttura si avvale essenzialmente di professionisti, per cui, più che ricorrere ad un manuale sulle tecniche del riciclaggio, analizziamo caso per caso, al fine di affinare di volta in volta una metodologia diversa: le tecniche criminali nel settore del riciclaggio sono in continua evoluzione, ci troviamo sempre di fronte a nuove metodologie, per cui una loro codificazione è senz'altro molto difficile. Alla domanda se a nostro giudizio Gelli ricicli denaro per conto dei corleonesi, onestamente non posso fornire risposta: posso solo dire che al riguardo non sono state condotte indagini. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Il presidente Violante ci ha chiesto se sapessimo per quale motivo a Reggio Calabria nel 1991 si sono registrati numerosi omicidi, mentre nei primi dieci mesi di quest'anno il loro numero è fortemente diminuito. PRESIDENTE. Non me ne sono certo lamentato, volevo solo capirne la ragione! Pag. 213 ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. In particolare, mi sembra che il presidente voglia sapere se ciò possa dipendere dall'avvenuta instaurazione di una sorta di pax mafiosa; infine gli ha chiesto se avvertiamo la presenza dei corleonesi nell'economia della regione Calabria. Quella della pax mafiosa è l'ipotesi di lavoro privilegiata sulla quale stiamo lavorando. In effetti, gli omicidi commessi nel 1991 si ascrivono ad una faida tra gruppi contrapposti: da un lato, gli Imerti ed i Condello, dall'altra i Tegano, i De Stefano ed i Libri. Ora questa brusca riduzione degli omicidi ci induce a pensare che siano stati raggiunti degli equilibri. Su questo aspetto della criminalità calabrese stiamo lavorando, di concerto con le forze di polizia territoriali. La seconda domanda del presidente Violante fa riferimento alla possibilità che i corleonesi dicano la loro anche nell'economia della regione Calabria. PRESIDENTE. Vorrei riferirmi in particolar modo alla città di Reggio. ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Credo che in questa fase dell'attività investigativa che stiamo svolgendo si stiano aprendo nuovi scenari, non soltanto sulla possibile ingerenza dei corleonesi nell'economia di Reggio Calabria o della Calabria in genere, ma anche sull'ingerenza di Cosa nostra in Calabria. Probabilmente i rapporti di alleanza tra Cosa nostra e la 'ndrangheta si sono cementati in questi ultimi anni. Chiedo che i lavori si svolgano in seduta segreta. PRESIDENTE. Sta bene. Da questo momento i nostri lavori continuano in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. GIROLAMO TRIPODI. Il dottor Manganelli ha detto che ci sono anche "trapianti" di calabresi in alcune zone del paese ed ha citato la Lombardia, il Piemonte, il Lazio e la Toscana. Ci sono però altre due regioni nelle quali ritengo che ci sia una presenza di questo tipo e sono l'Emilia Romagna (per quanto riguarda Modena e Reggio Emilia nonché la zona delle ceramiche, con particolare riguardo a Sassuolo) e la Liguria, per quanto riguarda le zone costiere comprese tra Ventimiglia, Imperia e Savona. Che cosa sapete al riguardo? ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Qualcosa sappiamo, e d'altronde non è un caso che proprio in Liguria venga trovato, dopo anni di latitanza, Paolo Martino. Ho fatto riferimento solo ad alcune regioni perché abbiamo elementi processuali per dire che in esse Cosa nostra ha costituito vere e proprie formazioni. Le mie considerazioni erano limitate all'organizzazione Cosa nostra perché di quella si parlava nella domanda formulata dal presidente Violante. E' certo comunque che la zona di Modena e molte altre subiscono una penetrazione di malavita calabrese, ma direi anche napoletana e palermitana. A proposito della criminalità organizzata calabrese, abbiamo segnalazioni e attività in corso in aree geografiche diverse dalla Calabria, dove comunque non esprimono una potenzialità offensiva maggiore che in Calabria. GIORGIO POSTAL. Che cosa mi può dire riguardo ai gruppi delinquenziali cinesi, con particolare riferimento al traffico di droga? ANTONIO MANGANELLI, Direttore della I divisione dello SCO. Ripeto ancora una volta quanto ho rilevato in premessa: dal nostro osservatorio abbiamo una visione solo delle attività investigative di cui ci occupiamo direttamente e posso affermare che non abbiamo ancora avviato, né d'iniziativa né su delega del Pag. 214 l'autorità giudiziaria, alcun tipo di lavoro sulla criminalità cinese. Poiché però tutti sappiamo che la triade cinese dalla terra di origine si è progressivamente espansa in tutto il mondo e poiché alcune presenze sono state già accertate in qualche paese europeo, si tratta di un fenomeno da considerare con la massima attenzione. ACHILLE SERRA, Direttore dello SCO della Polizia di Stato. In ogni caso, anche se in qualche città italiana si può parlare di avamposti, non si registra certo una presenza in massa dei cinesi. C'è insomma da stare attenti, ma va precisato che il fenomeno non è diffuso. PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi qui presenti e soprattutto i funzionari del Servizio centrale operativo che in queste due sedute ci hanno fornito - lo sottolineavo poc'anzi insieme con i vicepresidenti Cabras e D'Amato - un quadro di eccellenza qualitativa. Si comprende da dove vengono i risultati positivi che sono stati ottenuti. La seduta termina alle 19,45.