Pag. 615 AUDIZIONE DEL PROCURATORE DISTRETTUALE ANTIMAFIA DI MESSINA E DI ALCUNI SOSTITUTI PROCURATORI DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA DI MESSINA PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE indi DEL VICEPRESIDENTE CARLO D'AMATO INDICE pag. Audizione del procuratore distrettuale antimafia di Messina e di alcuni sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia di Messina: Violante Luciano, Presidente ................. 617, 621, 622 623, 624, 628, 629, 630, 631, 632, 633 D'Amato Carlo, Presidente .................... 622, 623, 624 625, 626, 628, 629 Bargone Antonio ........................................ 627 Buttitta Antonino ...................................... 627 Frasca Salvatore ....................................... 633 Gambino Giuseppe, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Mes- sina .............................................. 625, 632 Grasso Gaetano .................................... 623, 624 Langher Franco, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina ............ 622 Pag. 616 Lembo Giovanni, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina ............ 629 Matteoli Altero ................................... 623, 625 Ricciuti Romeo ......................................... 623 Rossi Luigi .................................. 622, 623, 624 Tripodi Girolamo .................................. 626, 627 Zumbo Antonio, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina ........................ 617, 621, 626 627, 628, 629, 630, 631, 633 Per fatto personale: Violante Luciano, Presidente ...................... 633, 634 D'Amelio Saverio ....................................... 634 Ricciuti Romeo .................................... 633, 634 Rossi Luigi ....................................... 633, 634 Pag. 617 La seduta comincia alle 14,15. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione del procuratore distrettuale antimafia di Messina e di alcuni sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia di Messina: PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore distrettuale antimafia di Messina e di alcuni sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia di Messina. Ringrazio i magistrati qui presenti e do subito la parola al dottor Zumbo, procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Ho predisposto una brevissima relazione sulla criminalità messinese, riprendendo l'intervento da me svolto, nella mia qualità di sostituto procuratore generale, nella riunione del Consiglio superiore della magistratura promossa dal Capo dello Stato il 12 novembre 1990, alla quale partecipò anche un rappresentante di questa Commissione. Nel contesto della relazione è stata inserita, come richiesto, una breve parte sui rapporti tra delinquenza organizzata e potere politico. Come ho riferito nella precedente relazione, la provincia, e soprattutto la città di Messina, è stata sempre ritenuta, per consolidata tradizione, tra le più pacifiche per la mitezza delle sue genti e per la gentilezza dei costumi. Emblematico in tal senso appare il dato statistico, invero singolare, che nel discorso per l'anno giudiziario 1964 ebbe a citare il procuratore generale del tempo, Pietro Rossi, il quale così si espresse: "Dal punto di vista quantitativo è da fare anzitutto una confortante constatazione e cioè che nell'anno in considerazione nessun omicidio volontario è stato consumato nel territorio di questo distretto giudiziario". PRESIDENTE. Altri tempi! ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Del tutto ignoto era poi il fenomeno della criminalità organizzata, che pure prosperava nelle confinanti provincie di Palermo e Catania e nella vicinissima Reggio Calabria. Era questa una realtà ampiamente positiva che avrebbe comunque meritato di essere tenuta sotto controllo, non essendo ignota neppure allora la capacità di proliferazione e di contaminazione che è propria di tale tipo di criminalità, così che non era e non è immaginabile che una zona confinante con altra affetta dal morbo mafioso potesse rimanere a lungo indenne. Purtroppo di ciò non si tenne debito conto e si preferì credere alle astratte teorie degli esperti di mafia, che ritenevano la Sicilia orientale, e in particolare le provincie di Messina e di Siracusa, non assoggettabile a tale tipo di criminalità per ragioni storiche, etniche, ambientali e sociologiche. Venne così imperdonabilmente abbassata la guardia, al punto di non percepire tempestivamente i primi inequivocabili segnali che denunziavano l'inquietante e minacciosa presenza in Messina della criminalità organizzata. La sgradevole e pericolosa realtà, anche se tardivamente, si impose comunque all'attenzione della magistratura e delle forze dell'ordine, ma solo con la celebrazione Pag. 618 dei grandi processi contro la criminalità organizzata venne finalmente recepita da una cittadinanza sconvolta ed impaurita. Resta da aggiungere che, nonostante i ritardi e l'inadeguatezza dell'apparato di prevenzione e di repressione, non sono mancate negli ultimi anni risposte pronte ed efficaci da parte della magistratura e delle forze dell'ordine alla grande criminalità organizzata sempre più diffusa, audace e insolente. Ne fanno fede i numerosissimi processi conclusisi con significative condanne e talvolta, purtroppo, anche con numerose assoluzioni, a carico delle associazioni criminose che operano soprattutto a Messina e nel territorio di Barcellona. A tale proposito, oltre ad alcuni procedimenti minori, a due grossi ed importanti procedimenti per droga (D'Arrigo Marcello più 75 e Morena Giuseppe più 30), si sono celebrati: il cosiddetto processo dei 69 (Costa Gaetano); un altro processo (Cavò Domenico), poi riunito al primo in grado di appello e definito con sentenza della corte d'assise d'appello in data 28 novembre 1985; il cosiddetto maxiprocesso (Antonuccio Aldo più 234), definito con sentenza della corte d'appello in data 23 aprile 1990 (ed in cui compare per la prima volta un importante pentito, Insolito Giuseppe). Sul punto ho qui a disposizione alcuni appunti e ritagli di giornale da cui risultano più specificatamente l'iter processuale e le condanne riportate in primo e secondo grado. Voglio comunque fare presente che in primo grado, per il solo clan Costa (il maxiprocesso riguardava quattro associazioni criminose), si era ritenuta la sussistenza dell'articolo 416-bis, ridimensionato poi in appello. Ultimamente, in data 26 giugno 1991, si è concluso in corte d'assise d'appello il gravissimo processo a carico di Chiofalo Giuseppe più 7 (associazione a delinquere barcellonese) con la condanna all'ergastolo dei tre principali imputati. Anche qui in primo grado si è ritenuta la sussistenza dell'articolo 416-bis, trasformato in 416 in grado d'appello. La sentenza è definitiva. Infine, va ricorado il famoso processo delle associazioni mafiose di Capo d'Orlando (che tanta eco ha avuto nella stampa) a carico dei clan Bontempo Scavo e Galati Rando, celebrato in primo grado davanti al tribunale di Patti ed in secondo grado in corte d'appello. Qui, per la prima volta nel distretto, sia in primo grado sia in secondo grado, si è ritenuta la sussistenza dell'articolo 416-bis. Il processo non è definitivo in quanto pende ricorso per cassazione. In merito a questo, volevo aggiungere che la direzione distrettuale antimafia di Messina ha proceduto per associazione a delinquere di stampo mafioso nei confronti di otto persone, quattro delle quali già condannate nel processo di cui parliamo, chiedendo la custodia cautelare in carcere, però rigettata dal GIP. E' stato proposto appello, che proprio ieri avrebbe dovuto essere svolto, ma il processo è stato rimandato alla metà di gennaio. Una realtà siffatta, del resto, rappresenta la significativa manifestazione di un potere criminale che si realizza soprattutto mediante un traffico di droga sempre più esteso ed intenso, un taglieggiamento ossessivo e generalizzato ai danni di operatori economici che in grande maggioranza preferiscono soggiacere alle richieste estorsive piuttosto che affidarsi alla protezione delle forze dell'ordine, e mediante innumerevoli episodi di cosiddetta microcriminalità, di cui fanno le spese i soggetti più deboli e indifesi. A questo punto occorre pur chiedersi come deve essere reimpostata la lotta al crimine organizzato, da tutti peraltro dichiarata indilazionabile priorità del paese. Mi pare opportuno ricordare intanto che un alto commissario per la lotta alla mafia, il prefetto De Francesco, ebbe ad esprimere, nei primi anni ottanta, l'opinione che la mafia non avrebbe potuto essere vinta prima del 2000. Sul punto è il caso di ricordare infatti che il crimine, quale che sia la sua tipologia, è vecchio come l'umanità e non è mai stato definitivamente Pag. 619 sconfitto dalla civiltà o da ciò che noi riteniamo essere tale. Sperare quindi di estirpare per sempre dall'attuale società postindustriale il crimine organizzato va considerato allo stato un po' troppo ottimistico. Non è concepibile infatti che tutte le organizzazioni criminose operanti nel nostro paese possano essere debellate e, ammesso che ciò sia possibile, che non se ne riformino poi delle altre. Lo stesso ministro guardasigilli, del resto, ha recentemente espresso tale concetto, affermando che "la mafia non è un'emergenza, è un elemento stabile della vita nazionale, con la quale dovremo convivere per parecchio tempo". Bisogna, quindi, con maggiore rispetto per la realtà, che lo Stato si prefigga l'obiettivo, questo sì raggiungibile e alla sua portata, di vincere numerose battaglie, in maniera che il fenomeno criminale possa finalmente essere ridotto nei suoi limiti fisiologici e tali comunque da non mettere in pericolo la civile convivenza. Questo traguardo, però, presuppone, oltre ad un'impegnativa opera di rinnovamento culturale, sociale, ed economico del nostro popolo, la presenza dello Stato attiva e palpabile, la sua volontà di impegnare nella lotta enormi risorse finanziarie (è risaputo che le guerre sono costose) e umane, e soprattutto una ritrovata unità di intenti tra potere politico, magistratura e le altre forze sane della nazione. Ma oltre a pensare ad una seria e prolungata azione di contrasto nei confronti della criminalità organizzata nel distretto di questa corte, è essenziale che lo Stato, e per esso le forze dell'ordine, si riappropri del territorio urbano (ma anche di quello di alcuni grossi centri della provincia) da tempo abbandonato alla mercé di scippatori, rapinatori, estortori e spacciatori di droga (furti, rapine, estorsioni e spaccio di droga sono in costante e sensibile aumento), oltre che della criminalità organizzata. Una volta drasticamente ridimensionato il fenomeno della criminalità comune (che poi costituisce il serbatoio della manovalanza, al quale sistematicamente attingono le varie associazioni criminali) si raggiungeranno certo più impegnativi obiettivi. In riferimento alla criminalità organizzata è da dire che la sua attività si articola in tre direttrici principali. Innanzitutto, il traffico di droga. Inizialmente, tale traffico non era ammesso ma tollerato, nel senso che i clan non trattavano la droga direttamente ma si consentiva che i consociati potessero trattarla a livello individuale, anche se risulta (almeno nel messinese) che una parte dei proventi veniva versata nella cosiddetta bacinella (una sorta di cassa comune). Poi, dati soprattutto gli ingenti guadagni che consentiva e la diffusione quasi capillare, il traffico si è esercitato direttamente. E questo è avvenuto anche a Messina. Il secondo filone è quello delle estorsioni ed è appena il caso di dire che anche a Messina è esercitato a tappeto. A tale proposito va puntualizzato che i dati statistici sono del tutto ingannevoli: a Messina e provincia risultano denunciate pochissime estorsioni o tentate estorsioni (poche decine) ma ciò è indice solo della paura e della reticenza. Il terzo filone, più specializzato e sofisticato, riguarda il mondo degli appalti, dove però le organizzazioni criminali messinesi hanno una minore incidenza. Non nel senso che negli appalti tutto sia regolare; le irregolarità riguardano soprattutto gli accordi, i rapporti tra ente concedente e concessionario, in quanto nella concessione degli appalti non sono state riscontrate intromissioni di delinquenza organizzata. Va precisato che questa non è una visione riduttiva del fenomeno, in quanto si riferisce solo a quello che è stato concretamente accertato, a ciò che è emerso dalle indagini espletate. Per quanto riguarda le caratteristiche della criminalità nel distretto, nel messinese non è rilevabile una struttura mafiosa quale sembra emergere dalle relazioni dei colleghi di Palermo, Catania e Caltanissetta. Non esiste cioè una struttura Pag. 620 criminale di tipo verticistico, idonea quindi ad assicurare anche in certi periodi la pacifica gestione del territorio. Esistono invece sodalizi criminosi di tipo mafioso che si contendono la spartizione del territorio prevalentemente al fine di assicurarsi la gestione delle estorsioni e dello spaccio di droga. Trattasi di raggruppamenti la cui composizione non è stabile, presentando la particolarità, tipica di questo centro, di continue trasmigrazioni dei componenti da un clan all'altro, anche a causa di contrasti di scarso rilievo. Ciò rende più difficoltosi l'individuazione degli associati e la determinazione dei vari sodalizi, nonché lo svolgimento delle indagini ogni qualvolta si verificano gravi fatti di sangue per la difficoltà di inquadrare vittime ed esecutori del reato nell'uno o nell'altro clan. Tutto questo rende gravemente pericolosa la situazione locale proprio per le ritorsioni che conseguono ai tradimenti. L'unico elemento malavitoso che si è già affermato, anche per i suoi collegamenti con la mafia palermitana e catanese (Santapaola) e per i suoi concreti inserimenti nel tessuto economico-sociale (usura, droga, estorsioni, riciclaggio eccetera), è Luigi Sparacio. A tale proposito segnalo che da una informativa pervenutaci in questi giorni dalla direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta risulta, per dichiarazione del pentito Spatola, che lo Sparacio sarebbe il rappresentante messinese della cosiddetta commissione regionale. E questo segnala, purtroppo, un certo salto di qualità che starebbe avvenendo nel distretto dato appunto questo collegamento quanto meno regionale. Nei confronti di Sparacio, alcuni giorni fa è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere per estorsione ed usura (lo stesso è però latitante); sono stati arrestati la suocera e due dei suoi più stretti collaboratori. Dalle indagini è anche emerso che egli ha rilevanti interessi economici a Latina. E' opportuno precisare che nel distretto emergono due tipi di criminalità diversi quanto a natura. La mafia, tra virgolette, messinese è certamente più rozza e meno borghese di quella palermitana, ma non per questo meno brutale e pronta a colpire in modo cruento laddove si tratta di riparare ad uno sgarbo ricevuto od occorre affermare o riaffermare un prestigio messo in discussione. A questo proposito, i numeri sono più eloquenti di qualsiasi altra cosa: dal 1986 in poi si registra questo crescendo impressionante in tema di omicidi volontari: 8, 16, 23, 26, 40, 35, 45 e, sinora per il 1992, 43 più i due di ieri mattina. La mafia barcellonese è di natura affaristica. In questa zona si è inizialmente avuta una estorsione di piccolo cabotaggio, ma poi la situazione è precipitata. All'inizio degli anni ottanta vi è stato un grosso movimento di ricchezza gravitante intorno a molte opere pubbliche, appalti legati specialmente al raddoppio della linea ferroviaria Messina-Palermo, per somme nell'ordine di diverse centinaia di miliardi. Questo fatto ha generato due conseguenze che si sommano negli effetti dannosi: la prima è che questo movimento ha finito per costituire un polo di attrazione per organizzazioni criminali di altre province, che applicavano metodi mafiosi già collaudati altrove; contemporaneamente la malavita locale, che fino a quel momento aveva seguito una tradizione di malaffare diremo artigianale, stimolata dalla sfida e nell'intento di difendere l'esclusività di sfruttamento del proprio territorio, ha reagito alzando il tiro, resa più esperta e violenta dal confronto di rivalità con la concorrenza dei forestieri. Di qui una catena di efferati omicidi e con una escalation che non si spiegherebbe nello spazio di pochi anni se non fosse conseguenza della posizione geografica di Messina. Posta al crocevia di provincia ad alto tasso di criminalità, come Reggio Calabria, Palermo e Catania, si può dire in un certo senso che Messina, nei primi tempi, si è limitata ad offrire il suo territorio come zona di transito ai traffici illeciti altrui, anche se con qualche coinvolgimento locale e con l'elargizione Pag. 621 di sporadiche complicità. Poi, ha fatto un salto di qualità e quindi si sono creati nuclei di insediamento di vera e propria criminalità organizzata, suddivisa in faide interne o cosche rivali, che alla fine ha instaurato uno scenario dominato dalla violenza e dalla intimidazione diffusa. Per quanto riguarda, infine, i collegamenti tra criminalità organizzata e potere politico, è emersa qualche cosa, anche se non di rilevante entità. Si è preferito non inserirla nella relazione per motivi di opportunità. Ve ne do comunque un accenno orale. PRESIDENTE. Se lo ritiene, procuratore, possiamo procedere in seduta segreta. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Mi limiterò ad una esposizione omettendo qualche nome. PRESIDENTE. Il problema non è quello di omettere un nome. Proseguiamo in seduta segreta così ci dirà quanto deve comunicarci. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. In merito alla funzionalità della direzione distrettuale antimafia di Messina, ci rimettiamo alla nota datata 9 novembre 1992, già inviata a codesta Commissione. Comunque, tra gli atti che ritengo la Commissione vorrà acquisire vi è anche una copia di questo. Faccio presente inoltre che attualmente questo ufficio sta sentendo tre pentiti e si prevede di conseguire risultati veramente ottimali, sempre con riguardo alla criminalità organizzata nel messinese. Desidero aggiungere, per quanto riguarda le misure di prevenzione, che questo ufficio si è attivato al massimo, come risulta dagli allegati che esibisco alla Commissione. Risulta che attualmente 116 persone sono più o meno sottoposte a misure di prevenzione. Risulta inoltre (da un documento della cancelleria che esibisco) che dal giugno 1991 (praticamente la data del mio accesso alla carica di procuratore della Repubblica) fino al 15 dicembre di quest'anno, nell'ambito del numero generale delle misure di prevenzione, sono stati avviati direttamente dal pubblico ministero diciannove procedimenti per misure di prevenzione. Risulta inoltre, da altro certificato, che sono stati disposti accertamenti bancari, postali e patrimoniali nei confronti di due appartenenti al clan Trischitta, composto da sette persone, e al clan Trovato, composto da sei persone. Anche queste misure di prevenzione sono comunque in corso; mi pare anzi che per la metà di gennaio sia fissata l'udienza relativa ad una di esse. Vorrei aggiungere un'ultima cosa che l'ufficio ritiene di fare presente, anche se probabilmente non rientra nella competenza di questa Commissione. Mi riferisco alla insufficienza del personale della procura della Repubblica di Messina. Attualmente, la procura dovrebbe avere in organico un procuratore della Repubblica, un aggiunto e dieci sostituti, ma in realtà l'aggiunto manca e su dieci sostituti ne sono presenti sei. Tale numero è destinato, a brevissimo termine, ad essere ulteriormente ridotto perché il collega Lembo è stato proposto presso la procura nazionale antimafia ed il collega Gambino presso la procura della Repubblica di Patti. Non so, fra qualche mese, quale sarà il rendimento della procura della Repubblica di Messina, soprattutto ai fini della delinquenza organizzata: con l'organico ridotto a sei sostituti su dieci e senza il procuratore aggiunto probabilmente Pag. 622 si incontreranno difficoltà anche a svolgere il lavoro di routine. Se la Commissione intende porre talune domande siamo a disposizione. PRESIDENTE. I sostituti procuratori presenti intendono aggiungere qualcosa? FRANCO LANGHER, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina. Chiedo di poter fare alcune comunicazioni in seduta segreta. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, procediamo in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostro lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. LUIGI ROSSI. Ho ascoltato con molto interesse la relazione ed ho notato che ad un certo momento il relatore ha espresso meraviglia perché la provincia di Messina è risultata inquinata dalla mafia in maniera rapida. Questo lo dico perché all'epoca in cui ero giornalista quella di Messina (come anche il resto della Sicilia orientale) era definita "provincia babba", ossia non inquinata dalla mafia. Mi domando: come mai il fenomeno di inquinamento è sfuggito alle autorità? Eppure nella relazione si parla di appalti per i quali bisognava spendere parecchie centinaia di miliardi che, oltretutto, non sono stati realizzati. Inoltre ho letto alcune sentenze che, sotto certi punti di vista, mi hanno impressionato: in una, particolarmente, un giudice sosteneva che purtroppo ci dovremo abituare a convivere con la mafia, il che non è una situazione piacevole. Anche lei ha fatto presente che purtroppo il fenomeno esiste ed è molto difficile estirparlo in poco tempo. PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rossi, non credo sia sia stato un magistrato ad esprimere tale giudizio, ma un ministro. LUIGI ROSSI. L'ho letto in una sentenza. CARLO D'AMATO. Forse De Francesco. PRESIDENTE. De Francesco si è riferito al 2000, facendo una previsione ottimistica. LUIGI ROSSI. Su un giornale era stata riportata una sentenza nell'ambito della quale un giudice affermava, dopo aver comminato la pena, che purtroppo ci si deve abituare a convivere con la mafia (Interruzione del deputato Ricciuti). A me non interessa. Constato che purtroppo stiamo convivendo con la mafia in certe zone! Poiché ci si è riferiti alla scarsità dell'organico, vorrei chiedere se la stessa magistratura e il Consiglio superiore della magistratura - ma lo domanderemo al ministro guardasigilli - non debbano rendersi conto che la carenza provoca i danni da lei giustamente evidenziati. Ai tre punti ricordati, ossia il traffico di droga, le estorsioni e gli appalti, mi permetterei di aggiungere anche il fenomeno dell'usura e dell'intervento della mafia - attraverso questa - nelle piccole e medie imprese. Recentemente mi sono recato in Sicilia ed ho tratto la sensazione, parlando con alcune persone, che la mafia si serve del denaro sporco per inserirsi nelle piccole e medie industrie, impadronendosene. Quanto poi ai numerosi anonimi, alcuni amici siciliani mi hanno confessato che sono obbligati all'anonimato (ripeto quanto ho sentito) per la semplice ragione che non si sentono adeguatamente protetti. Queste persone dicono che se dovessero sottoscrivere con nome e cognome specifiche dichiarazioni nei confronti di Tizio o di Caio, correrebbero grossi rischi per la loro incolumità. Pag. 623 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO D'AMATO LUIGI ROSSI. La questione degli anonimi credo interessi moltissimo i nostri ospiti, tant'è che stanno svolgendo indagini approfondite. Desidererei che le carenze e le giustissime lamentele della magistratura del sud, impegnata nelle zone a rischio, fossero sottolineate direttamente da voi al Consiglio superiore della magistratura, ottenendo dei risultati. I magistrati sono inamovibili, secondo il dettato costituzionale, ma abbiamo avuto la sensazione che parecchi magistrati destinati al sud e nelle zone a rischio, dopo un determinato periodo di tempo chiedono il trasferimento. E quelli che rimangono diventano degli eroi, anzi sono degli eroi! Questa è la ragione - ne parleremo al ministro guardasigilli più tardi - in base alla quale si rende assolutamente necessario che la magistratura si faccia parte diligente per impedire l'esistenza di tali carenze, specialmente nelle zone a rischio. ALTERO MATTEOLI. Presidente, dovrei porre alcune questioni su argomenti emersi durante la seduta segreta. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ROMEO RICCIUTI. L'audizione di diversi collaboratori della giustizia e di alcuni importanti magistrati ha portato la Commissione a discutere (se non ad accertare in via definitiva) che i riferimenti politici della mafia sono attualmente orientati verso formazioni di recente acquisizione alla vita politica nazionale. Vorrei sapere se qualcosa a questo proposito risulti anche ai nostri ospiti. In secondo luogo, è risultato in modo quasi incontrovertibile che un importante traffico di armi da guerra porta come conseguenza che queste siano stivate in Sicilia; secondo le rivelazioni dei collaboratori della giustizia, dovrebbero servire ad un movimento autonomistico siciliano. Risulta, altresì, che tale movimento non sarebbe di per se stesso separato da analogo movimento che si starebbe preparando nell'Italia del nord. Poiché una tale circostanza è stata messa in luce da più persone, vorrei sapere se presso la procura di Messina risulti qualcosa al riguardo. GAETANO GRASSO. Desidero porre ai nostri ospiti numerose questioni e lo farò molto sinteticamente. Esiste purtroppo nella città di Messina una preoccupante (a mio giudizio) sottovalutazione del fenomeno mafioso, nel senso che ancora oggi, e ad un livello molto diffuso, si tende a parlare di malavita, di criminalità più o meno organizzata e viene scarsamente posto l'accento sulle caratteristiche mafiose. Non è un caso che l'unica sentenza che in appello confermi il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale sia di appena qualche mese fa. Come si può spiegare questo abbassamento di imputazione in grado d'appello? A Messina esiste una diffusissima attività estorsiva. Vorrei sapere quale sia il livello di collaborazione degli operatori economici e segnatamente se le associazioni di categoria locali nell'ambito della città abbiano assunto iniziative precise o abbiano dimostrato concretamente forme di collaborazione. Chiedo di porre alcune questioni in sede riservata. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, procediamo in seduta segreta. Dispongo Pag. 624 la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostro lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. GAETANO GRASSO. Nella provincia di Messina nel corso degli ultimi anni si è registrata una sempre maggiore presenza di grandi imprese catanesi, se non vado errato, anche per i lavori di raddoppio della linea ferroviaria tra Messina e Palermo oltre che nella stessa città di Messina. Che tipo di intreccio si è venuto determinando tra queste importanti imprese catanesi (di cui i pentiti ci hanno ampiamente parlato e su cui esistono indagini presso la procura di Catania), alcune imprese locali che operano nel settore dell'edilizia e l'attività criminale presente nella città di Messina? Vorrei ora rivolgere ai nostri ospiti alcune domande sulla provincia di Messina. Si sono celebrati due processi per associazione mafiosa ed estorsione presso Capo d'Orlando e Sant'Agata di Militello. E' singolare che, a fronte dei significativi risultati conseguiti in tali comuni, si registri invece un grande ritardo (non ho notizie precise ma mi risulta che nulla si sia fatto) per quanto riguarda la realtà del comune di Brolo, dove vi è una significativa presenza di presunti mafiosi. Indagando su questo comune sono stati riscontrati fatti rilevanti dal punto di vista giudiziario? Guarda caso Brolo è uno dei comuni dove vi è una delle maggiori concentrazioni delle imprese che in Sicilia operano nel settore dell'edilizia. Un'altra domanda specifica riguarda il comune di Piraino, la cui amministrazione è stata sciolta per mafia nella prima tornata di provvedimenti di questo genere adottati nell'ormai lontana estate del 1991 e nel quale si andrà a votare tra alcuni mesi. Vorrei sapere che tipo di indagini sia stato condotto per accertare il sospetto di penetrazione mafiosa in questo comune; se siano stati accertati rapporti tra criminalità mafiosa, amministratori pubblici e mondo degli appalti e se sia stato eseguito un monitoraggio sulle aggiudicazioni degli appalti negli ultimi cinque anni. Inoltre, abbiamo certezza che a Mistretta vi sono uomini d'onore, così come ha detto qualche pentito. Vorrei sapere se possa esserci fornita qualche notizia in più circa fenomeni di affiliazione a Cosa nostra, ad esempio per quanto riguarda Tortorici, Sant'Agata di Militello e Barcellona Pozzo di Gotto. Da ultimo, vorrei sapere qualcosa in merito alle indagini relative alla truffa ai danni della CEE soprattutto nel campo della zootecnia e se esistano e siano stati individuati collegamenti con alcune famiglie mafiose che operano in provincia di Messina, che tra l'altro vantano antiche tradizioni zootecniche. LUIGI ROSSI. Desidero fare una precisazione per fatto personale. PRESIDENTE. Potrà farla al termine della seduta. LUIGI ROSSI. Purché il collega al quale intendo rivolgermi non si allontani. PRESIDENTE. Evidentemente, intende riferirsi all'onorevole Ricciuti. CARLO D'AMATO. Innanzitutto, desidero ringraziare il procuratore distrettuale della Repubblica di Messina ed i suoi collaboratori per il contributo offerto ai lavori della Commissione. Ciò premesso, dico subito che gradirei una loro valutazione sulla qualità del fenomeno mafioso a Messina, (che è stato spiegato in termini abbastanza analitici) rispetto a quanto ci ha dichiarato il pentito Messina. Quest'ultimo ha detto che il problema della mafia nella città di Messina risulta più collegato alla 'ndrangheta del calabrese che ad una mafia di origine siciliana e messinese in particolare. In merito a tale dichiarazione in particolare e a quelle dei pentiti in generale, sono dell'avviso che sia utile Pag. 625 acquisirle purché siano sempre approfondite e verificate. Da questo punto di vista - premesso che esprimo un'opinione personale -, ritengo che necessitino di un vostro riscontro anche le dichiarazioni espresse da taluni colleghi rispetto a ciò che è stato detto da alcuni pentiti (mi riferisco a Spatola, in particolare). Basandomi sulle mie capacità di valutazione, devo dire che la procura di Messina opera con la dovuta necessità di salvaguardare i risultati delle indagini, al tempo stesso utilizzando al massimo sia il pentitismo sia una riservatezza che, a mio parere, è foriera di ottimi risultati. Ritengo, infatti, che i pentiti debbono essere protagonisti attivi, senza però causare quei momenti di grande confusione che, molto spesso, siamo chiamati a chiarire. Stando alle dichiarazioni di Messina, sembra che in Sicilia la 'ndrangheta sia presente soprattutto a Messina. Vi è un territorio concesso a tale organizzazione, e ciò dimostra, secondo il teorema di questo pentito, che la mafia è un fenomeno nazionale, non soltanto siciliano. Si tratta di una valutazione che posso anche condividere ma ritengo che andrebbe approfondita in modo più specifico. La seconda considerazione è relativa a Spatola (non so se lo abbiate già ascoltato o se stiate per farlo). Spatola viene ritenuto di non grande affidabilità, tanto è vero che vi sono sentenze di alcuni magistrati - in particolare di Borsellino e di Falcone - che oltre a dichiarare l'infondatezza dei fatti da lui denunciati hanno addirittura chiesto l'archiviazione delle iniziative attivate dalla magistratura sulla base di tali denunce. Non intendo certo muovere critiche al vostro operato, perché credo che il vostro mestiere lo svolgiate bene e fino in fondo ma ritengo che quanto ho adesso ricordato possa essere utile per valutare il personaggio Spatola. L'altra considerazione che voglio svolgere è relativa al funzionamento della pubblica amministrazione. Poiché nell'analisi delle attività mafiose è stato fatto un riferimento agli appalti, chiedo se da parte della procura della Repubblica sia stato compiuto un monitoraggio dei meccanismi di affidamento dei medesimi. Nel caso in cui essi siano stati utilizzati da parte delle organizzazioni mafiose, vorrei sapere in particolare a quale tipo di appalti si siano indirizzati e se, per esempio, sia stato privilegiato il meccanismo della concessione, il quale, in base ai fatti prevalenti, sembra essere quello che nasconde meglio e più degli altri accordi che possono anche sottintendere il coinvolgimento diretto o indiretto sia delle attività mafiose nell'indicazione delle ditte sia della pubblica amministrazione. Credo che quest'ultima puntualizzazione sia importante, perché ci occupiamo non solo dei rapporti tra mafia e politica ma anche dei modi d'essere e del funzionamento della pubblica amministrazione. In particolare, ci occupiamo anche dell'attività di alcuni organi di controllo, a proposito dei quali, probabilmente, se svolgessero fino in fondo la propria funzione, ritengo che, anziché verificare tanti fenomeni ed aspetti di ordine penale, potremmo sanare molte questioni nel campo amministrativo. Per esempio, vorrei sapere come a Messina funzioni il CORECO e se sia stata compiuta una valutazione delle attività che hanno riguardato le unità sanitarie locali per quanto riguarda sia le piccole amministrazioni comunali sia i grandi comuni. Credo si tratti di uno di quegli aspetti su cui una valutazione sia non dico necessaria ma utile... ALTERO MATTEOLI. Ma è da dieci giorni che il CORECO ... CARLO D'AMATO. Io mi riferisco al CORECO principale. Forse che i CORECO sono stati istituiti adesso? GIUSEPPE GAMBINO, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina. C'è la commissione provinciale di controllo! CARLO D'AMATO. Va bene, in Sicilia c'è la commissione provinciale di controllo. Pag. 626 Evidentemente, mi riferivo alle regioni a statuto ordinario. GIROLAMO TRIPODI. Il procuratore distrettuale della Repubblica di Messina ci ha riferito, in modo particolare, su un aspetto a proposito del quale avevamo già acquisito altre informazioni, cioè quello relativo all'intreccio, nella provincia di Messina, della malavita organizzata con la 'ndrangheta calabrese. Recentemente, abbiamo anche appreso che a Messina vi è un'organizzazione, affiliata sì a Cosa nostra ma soprattutto alla 'ndrangheta reggina, la quale controllerebbe il territorio di tale provincia. Non sappiamo se ciò sia vero o meno, per cui gradiremmo qualche delucidazione da parte sua, signor procuratore. Ritengo, comunque, che qualcosa di vero esista: lei stesso lo ha affermato quando ha detto che precedentemente vi erano rapporti con Reggio Calabria (quindi con la provincia di Reggio Calabria). Sempre in merito a questo punto, vorrei sapere se vi siano stati procedimenti nei confronti di esponenti calabresi della delinquenza organizzata che hanno operato a Messina. Concordo con lei quando sostiene che in questa città la situazione sia più grave di quella che abbiamo indicato o registrato, perché la crescita del numero degli omicidi, delle attività estorsive, nonché la presenza delle organizzazioni mafiose nel sistema degli appalti a Messina e in provincia evidenziano come tale territorio sia ormai investito in modo impetuoso dalle organizzazioni criminali. Dunque, Messina non è più né la provincia "babba" né quella estranea o neutra ai fenomeni mafiosi. Rispetto ai problemi che ho adesso evidenziato vorrei quindi sapere come la procura distrettuale di Messina stia operando per vedere in che modo sia possibile arrestare questo processo di rapida crescita dell'organizzazione criminale sul territorio. PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO D'AMATO GIROLAMO TRIPODI. La seconda domanda che voglio rivolgerle, signor procuratore, è relativa a quanto lei ha detto a proposito dei rapporti con i giudici e degli eventuali intrecci tra giudici e massoneria. Poiché, al riguardo, ha chiesto che venisse tolta la seduta pubblica per citare qualche caso, vorrei rivolgerle qualche domanda chiedendo anch'io che si passi in seduta segreta. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. GIROLAMO TRIPODI. Desidero poi rivolgere un'altra domanda su un aspetto di cui abbiamo spesso sentito parlare negli anni passati. Gli uffici giudiziari di Messina si sono occupati della celebrazione o ricelebrazione di alcuni processi di mafia a seguito di sentenze annullate da parte della Cassazione... ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Di Reggio? GIROLAMO TRIPODI. Processi di mafia siciliani o di altro tipo. Credo che qualcuno riguardasse anche Reggio Calabria. Poiché non mi sembra che questi processi siano andati bene... ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Il processo Morena è andato benissimo! GIROLAMO TRIPODI. Non tutti sono andati bene, per cui gradirei qualche informazione in merito a tali processi. Pag. 627 Vorrei anche acquisire ulteriori chiarimenti in merito alla vicenda del sottosegretario di Stato Madaudo ... ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. So che sta procedendo la procura di Catania, perché credo che per Madaudo la sede principale sia quella di Santa Venerina. GIROLAMO TRIPODI. Non di Messina? ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Abita a Messina. GIROLAMO TRIPODI. Per quanto riguarda questa vicenda, quindi, non so se sia o meno competente la sua procura. L'ultima domanda che voglio rivolgere è relativa al funzionamento della procura distrettuale istituita di recente. Vorrei conoscere i contributi concreti di efficienza e di incisività che si stanno registrando a seguito dell'istituzione di tale procura distrettuale. ANTONIO BARGONE. Rivolgo due brevi domande relative alla relazione del procuratore Zumbo. In tale relazione è detto testualmente: ¦P'In riferimento alla criminalità organizzata è da dire che la sua attività si articola in tre direttrici principali. Il terzo filone, più specializzato e sofisticato, riguarda il mondo degli appalti. Qui le organizzazioni criminali messinesi hanno una minore incidenza, non nel senso che negli appalti tutto sia regolare ma sostanzialmente non sono state riscontrate intromissioni di delinquenza organizzata¦P'. Non mi è chiaro questo punto della relazione: perché si parla di filone della criminalità organizzata se poi si nega l'intromissione di tale criminalità? E in che senso si tratta di un filone della criminalità organizzata? Su questo punto, gli altri colleghi hanno rivolto domande relative ai meccanismi degli appalti, al modo in cui vengono aggiudicati. Invece, io voglio chiederle - anche per chiarire la relazione, altrimenti risulterebbe contraddittoria - se vi sia davvero un terzo filone - che per la criminalità organizzata è quello degli appalti -, in che termini incida sul rapporto con la pubblica amministrazione e con le istituzioni e come contribuisca a creare quell'intreccio che - ripeto -, nella relazione non risulta. La successiva domanda che pongo riguarda l'economia criminale. Vorrei sapere se da parte della procura vi siano iniziative dirette alle misure di prevenzione patrimoniale e agli accertamenti e, nell'ipotesi in cui ciò sia avvenuto, in che termini, in che misura e se abbiano anche portato a sequestri e confische. Vorrei sapere inoltre se questa attività abbia portato ad individuare rilevanti centri di potere economico-mafioso, nel senso che in qualche modo hanno condizionato il tessuto economico e imprenditoriale della realtà messinese, tenuto conto che questo, almeno per una valutazione che la Commissione antimafia ha fatto anche nella passata legislatura, rappresenta uno degli elementi più devastanti che introduce il meccanismo mafioso. ANTONINO BUTTITTA. Dopo aver letto attentamente la relazione, vorrei innanzitutto complimentarmi con il procuratore distrettuale della repubblica di Messina e con tutta la struttura, non solo per la serietà dell'impegno ma anche per lo stile. Mi riferisco all'uso corretto della lingua italiana, che si sta disperdendo nel nostro paese, come avviene per tante altre cose. Proprio in omaggio a questo positivo aspetto letterario, i colleghi e il signor procuratore mi consentiranno un riferimento letterario o quasi. Esiste un ordine religioso nella chiesa cattolica, anzi un sottordine rispetto a quello dei gesuiti, vale a dire l'ordine dei bollandisti o bollandiani, che ha assunto il compito di riesaminare criticamente e filologicamente le passio, cioè le storie dei diversi santi, pubblicando alla fine del lavoro relativo a ciascuno dei santi gli acta bollandiana, famosi per chi si occupi Pag. 628 di storia delle religioni, degli ordini religiosi e della santità. In tali acta bollandiana, a proposito di tre santi siciliani, cioè Alfio, Filadelfo e Cirino, quei cauti padri scrivono puramente e semplicemente: "Si venerano in Sicilia, terra famosa per favole". Ho fatto questo riferimento, perché il fatto che quella di Messina sia una provincia "babba" è una delle tante favole che si raccontano sulla Sicilia. Ha fatto bene il collega Tano Grasso a ricordare come quella Mastratina sia una zona storica e tradizionale della mafia siciliana. Non lo è ovviamente solo tale zona , ma lo sono altre aree dei Nebrodi, ad esempio quelle del comune di Tortorici. Ritengo che le favole siano utili quando si raccontano ai bambini, ma finiscano con l'essere dannose in altre circostanze. Ritengo ancora che questa favola, che si continua a raccontare sulla provincia di Messina, abbia rappresentato uno dei principali ostacoli all'analisi e alla lotta seria al fenomeno mafioso, così come si è radicato, articolato ed espresso nella stessa provincia. Credo quindi che sia venuto il tempo - d'altra parte il lavoro che sta portando avanti la procura lo sta dimostrando nella prassi concreta - di cominciare, liberandosi dalle favole, ad affrontare i problemi gravi della mafia messinese e in termini altrettanto decisi, come avviene in questo momento in altre province. Poiché non mi piacciono i mostri, ma amo molto la verità, e poiché ritorna ancora una volta il nome di un parlamentare molto importante, se non altro per il fatto che fa parte del Governo, vorrei permettermi di sollecitare la presidenza di inserire il nome di questo parlamentare fra quelli di coloro i quali dovranno essere ascoltati da questa Commissione, per accertare la verità. PRESIDENTE. Ritengo che a questo punto il procuratore distrettuale della repubblica di Messina possa cominciare a rispondere alle domande poste dai membri della Commissione, integrando la sua esposizione con il contributo dei suoi collaboratori. Se lo riterrà, potrà richiedere che la seduta diventi segreta per rispondere ad alcune domande. PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Cercherò di rispondere alle numerosissime domande che sono state poste, senza avere la pretesa di essere esauriente. PRESIDENTE. Se vuole rispondere per iscritto e con maggiore calma ad alcune domande, può limitarsi in questo momento a dare una risposta sintetica. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Forse è più opportuno che ora mi limiti a risposte sintetiche: la Commissione potrebbe anche inviarmi per iscritto altre domande più specifiche. PRESIDENTE. Sì, potremmo formularle per iscritto e inviarle per mezzo del fax. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Debbo premettere che risponderò soprattutto in base a quanto è emerso dagli atti processuali. Le mie risposte, quindi, saranno inevitabilmente relative, perché non posso avere naturalmente la pretesa di rispondere rispetto a questioni che non mi sono state portate a conoscenza o che risultino genericamente da notizie di stampa o da affermazioni più o meno controllate. Cercherò di limitarmi a quello che è il risultato degli atti processuali, di cui sono a conoscenza. Secondo l'onorevole Rossi, io avrei affermato che inizialmente l'inquinamento mafioso sarebbe sfuggito alle autorità. Faccio presente che questa è sostanzialmente un'affermazione piuttosto Pag. 629 generica. Tra l'altro, ho riferito che la fase iniziale potrà essere sfuggita alle autorità, ma che già dal 1980-1981 a Messina sono stati iniziati, e si sono conclusi, processi di criminalità organizzata. Per quanto riguarda la domanda se le carenze dell'organico siano state fatte presenti in altre sedi più competenti, mi sembra che la risposta sia pacifica. Certamente tali carenze sono state fatte presenti, anzi ho affermato che probabilmente queste mie lagnanze avrebbero potuto trovare in questa sede solo un riscontro di comprensione e non di effettiva soluzione. PRESIDENTE. Incontreremo tra poco il ministro di grazia e giustizia. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della repubblica di Messina. Si è parlato poi dell'esposto presentato dal partito comunista italiano nel maggio 1990 e si è chiesto di sapere quali fossero i partiti che venivano indicati in tale esposto. Come ho già riferito, e se non ricordo male, i quattro partiti a cui si accennava, senza però puntualizzare nomi e riferire circostanze precise, erano la DC, il PSI, il PLI e il PRI. Mi pare che non si parlasse del PSDI. PRESIDENTE. Mi sembra che tale esposto non abbia avuto alcun seguito. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Non ha avuto una conclusione positiva. CARLO D'AMATO. La seduta è pubblica e il procuratore distrettuale deve precisare questa circostanza, altrimenti rimane la domanda e non la risposta. PRESIDENTE. Il signor procuratore ha detto prima che gli accertamenti hanno dato esito negativo. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Sostanzialmente gli stessi denunzianti non hanno precisato né un nome né una circostanza specifica. Si trattava di un esposto di alcuni candidati del partito comunista diretto sostanzialmente, più che all'autorità giudiziaria, al prefetto o al questore, per chiedere che venissero esperiti dei controlli. GIOVANNI LEMBO, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina. L'esposto verteva sulla libera manifestazione del voto. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Ripeto, i denunzianti non hanno puntualizzato né un nome né una circostanza, quindi l'esito è stato negativo. Per quanto riguarda l'episodio Sparacio, mi pare che nella nostra relazione, sia pure sinteticamente, vi fosse una risposta. La voce circa il finanziamento Sparacio è dell'11 dicembre, come puntualizzava il collega Langher. Saranno esperiti tutti gli accertamenti per puntualizzare se questo finanziamento sia avvenuto, ad opera di chi e a chi appartenga la competenza giudiziaria sulla questione. PRESIDENTE. Questo deputato regionale è di Trapani? Si tratta di un assessore regionale? ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della repubblica di Messina. Mi pare che due consiglieri regionali abbiano lo stesso cognome. PRESIDENTE. Ritengo che sia opportuno passare in seduta riservata. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattavazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta.) PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Pag. 630 ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. In merito all'accenno al procedimento riguardante la massoneria, faccio presente che il mio ufficio ha ritenuto opportuno iscrivere al registro degli atti non reato le segnalazioni che ci sono pervenute dalla procura generale di Reggio Calabria e, allegate al procedimento, le missive del procuratore della Repubblica di Palmi il quale riferisce che, non appena avrà esaminato gli atti... PRESIDENTE. Invierà i documenti. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Infatti. Quindi, attualmente il procedimento è solo a questo punto: alcune lettere e la risposta alle altre lettere. Un altro commissario ha fatto riferimento a nuovi referenti della mafia, a partiti che sembrerebbero essere i nuovi referenti della mafia. PRESIDENTE. Ricordo che siamo in seduta pubblica. Il procuratore Zumbo, qualora lo ritenga, può chiedere che i nostri lavori si svolgano in sede riservata. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Volevo solo dire che non so quali fossero i vecchi referenti della mafia; posso dire che per quanto riguarda il distretto di Messina l'unico accenno è quella lettera anonima della quale ho parlato, in cui venivano indicati quattro partiti, sia pure - lo ripeto - genericamente e senza riferimento ad episodi specifici. Per quanto concerne poi l'accenno ad un preteso traffico di armi, sostanzialmente debbo dire che nel distretto di Messina non sono emersi elementi relativi a traffici di armi. Posso forse fare riferimento ad un episodio di diversi anni fa, il sequestro della nave Viking. Ricordo che allora ero sostituto procuratore e che sono stato direttamente io ad istruire questo procedimento che tra l'altro si è concluso con un proscioglimento. Rammento addirittura di aver presentato ricorso per Cassazione, ricorso che però non è stato accolto. L'episodio della nave Viking è il seguente: la Guardia di finanza fermò, mi sembra nei pressi di Stromboli, una vecchia nave battente - credo - bandiera greca, con un equipaggio raccogliticcio, su cui si trovavano molte armi, soprattutto parti e proiettili di cannoni che si è sospettato venissero portate ad alcuni paesi in lotta nel Medio Oriente. La difesa degli imputati ha cercato di dimostrare che la fornitura era invece regolare ed era addirittura indirizzata agli Stati Uniti d'America. In sostanza posso dire che il proscioglimento è avvenuto perché il giudice istruttore ha ritenuto che si trattasse soltanto di un passaggio nelle acque territoriali italiane e che le armi non fossero destinate al nostro paese. L'onorevole Grasso, il quale ha posto forse il maggior numero di domande - certo perché è della zona - ha parlato di sottovalutazione del fenomeno mafioso ed afferma che forse, rispetto a diversi fatti delinquenziali, l'accenno mafioso è stato scarsamente posto. Non ho la pretesa, per la verità, di dire se sia effettivamente così. Allo stato debbo rispondere che, stando agli atti processuali, i fatti emersi non possono essere sopravvalutati. Probabilmente, i fatti hanno effettivamente una loro rilevanza che va al di là della vicenda materiale che si è verificata ma, stando alle indagini giudiziarie, non sono autorizzato a dire che vadano oltre quanto concretamente accertato. Ho già accennato nella mia relazione che l'attività estorsiva a Messina e provincia è diffusissima e che i dati statistici sono del tutto irreali. Ricordo di aver detto anni fa - ho portato una documentazione statistica specifica - di fronte alla stessa Commissione davanti alla quale siedo oggi, nel corso di una riunione tenutasi in prefettura, che i dati statistici sono nell'ordine delle decine di estorsioni e tentate estorsioni e che ciò deriva soltanto dall'assoluta mancanza di collaborazione da parte delle stesse persone offese le quali, naturalmente per paura, Pag. 631 non intendono collaborare, ma preferiscono tacere e pagare piuttosto che cercare di ribellarsi. In merito alle estorsioni posso dire che a Messina non vi è stato un fenomeno specifico di associazione quale l'ACIO di Capo d'Orlando. Posso però aggiungere che la procura distrettuale di Messina si è posta il problema ed ha addirittura convocato - credo sei mesi fa - associazioni degli industriali e dei commercianti e di questa riunione vi è traccia in un "verbalino", sia pure annotato, dell'attività della DBA e che i rappresentanti delle associazioni degli industriali e dei commercianti hanno promesso il loro interessamento, soprattutto allo scopo di sensibilizzare i singoli commercianti. Per quanto riguarda i rapporti tra mafia od associazioni delinquenziali e pubblica amministrazione ho riferito che giudizialmente sono stati scarsi i rapporti di collegamento che si sono verificati a Messina. E' emerso indubbiamente, essendovi stati moltissimi processi e numerose inchieste, che un qualche inquinamento nella pubblica amministrazione esiste, ma ciò riguarda un rapporto più diretto tra la pubblica amministrazione che ha affidato l'appalto e la ditta che tale appalto ha ricevuto. Non vi sono prove giuridiche, giudiziali, di una pressione mafiosa sulle pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda i consigli comunali o i rapporti di Piraino e Brolo non posso dire nulla di specifico. Faccio presente che Piraino e Brolo rientrano nel territorio della procura della Repubblica di Patti e non di Messina e Patti sul punto non ha trasmesso alcuna informativa alla procura distrettuale di Messina. Chiedo di passare alla seduta segreta, perché devo rispondere a quesiti formulati in tale sede. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Per quanto concerne i procedimenti celebrati a Messina a carico della delinquenza organizzata messinese, posso dire che nella nostra città si è celebrato un importantissimo processo, cui ho accennato anche nella mia relazione: Morena Giuseppe più 30. Si tratta della delinquenza organizzata che si occupa di spaccio internazionale di droga. Posso aggiungere che all'epoca ero sostituto procuratore generale, che in appello sono stato il pubblico ministero di udienza e che il procedimento avveniva a seguito dell'annullamento della Corte di cassazione per una carenza di motivazione sul dolo dell'associazione per delinquere. La corte d'appello di Messina ha sostanzialmente confermato le pene che erano state inflitte dalla corte d'assise d'appello di Reggio Calabria. Passando all'attività della procura distrettuale, ho presentato pochi punti di riferimento su quello che la procura ha fatto e su quello che forse non ha fatto, data la carenza d'organico. Al riguardo, ho accennato anche alla distribuzione del lavoro ed agli incarichi. Con riferimento alle misure di prevenzione ed ai sequestri, cui si è riferito l'onorevole Bargone, ho presentato, insieme con la mia relazione, una memoria relativa all'attività della procura della Repubblica nella specifica materia. Le misure di prevenzione attualmente in corso sono 116. Ho documentato pure che dal giugno 1991 - cioè sostanzialmente da quando sono alla direzione del mio ufficio - fino al 14 dicembre di quest'anno sono state avviate autonomamente diciannove misure di prevenzione e che sono pendenti due sequestri patrimoniali (mi sembra che uno riguardi addirittura un miliardo nei confronti di un clan di sette persone). Ritengo di avere sostanzialmente risposto, sia pure nei limiti delle mie Pag. 632 capacità, alle domande che mi sono state rivolte. Il mio ufficio rimane a disposizione per ulteriori e più specifici quesiti. PRESIDENTE. Grazie, dottor Zumbo. GIUSEPPE GAMBINO, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina. Vorrei integrare le risposte del procuratore Zumbo con riferimento ad alcune delle richieste di chiarimento formulate dai membri della Commissione. Mi sembra in primo luogo importante, non per una difesa del mio ufficio, ma per una esigenza di obiettività, che sia fatta chiarezza su questo: la procura di Messina non ha mai sottovalutato il fenomeno mafioso. Dico ciò con riferimento alle osservazioni dell'onorevole Grasso; indubbiamente, però, bisogna svolgere un discorso sull'analisi della situazione odierna e di quella in prospettiva. In base a quanto detto dal procuratore, avete saputo che a Messina non esiste un'organizzazione fortemente centralizzata e che vi sono invece molteplici organizzazioni disgregate: è una sorta di criminalità urbana con le caratteristiche che dirò, per non sottovalutare il fenomeno mafioso. Un notevole numero di aderenti alla criminalità di Messina vive oggi con l'estorsione generalizzata e con il piccolo spaccio: in base alla nostra analisi, infatti, Messina è un terminale dello spaccio, non una zona centrale come Palermo. Anche se cominciano ad esservi segnali diversi, come il caso di Sparacio ed il procedimento per usura citato, la realtà che ho descritto ha impedito finora l'accumulazione di capitali finanziari tali da far sì che colui che ne fosse in possesso si potesse proporre come imprenditore. Con riferimento, quindi, a quello che voi oggi volete sapere, cioè ai rapporti politica-affari-mafia, dobbiamo specificare che, quando ci riferiamo alla mafia, intendiamo l'apparato militare mafioso. Certo, la valutazione in prospettiva è estremamente allarmante, perché un personaggio come Sparacio comincia già a manifestare vocazioni imprenditoriali. Tenete presente, fra l'altro, che quando non ero ancora alla procura (potevo seguire semplicemente sulla stampa), si è tentata a Messina un'operazione analoga a quella effettuata attraverso l'usura (in quel caso, direttamente con l'estorsione) nei confronti di un imprenditore commerciale, che è oggi un rappresentante nazionale di una grande associazione di commercianti, il quale ha denunciato il fatto. Si tentò di entrare in società con lui ma tale tentativo fu denunciato e stroncato. Credo si trattasse degli anni 1984-1985. La situazione è dunque questa. Se poi a Messina, nonostante vi sia un rappresentante nazionale di una categoria, non si sia organizzata una associazione degna del massimo rispetto e della massima stima come può essere l'ACIO di Capo d'Orlando, tale fatto non può essere addebitato alla magistratura. La situazione è allarmante perché esiste un piano per il risanamento di Messina che prevede una spesa (tra spese dirette e indotto) dell'ordine di mille miliardi; 500 o 600 miliardi costituiscono, comunque, il finanziamento per il risanamento della città. Tenete anche presente il raddoppio ferroviario, che sta arrivando ai limiti della provincia, al confine con quella di Palermo, e il completamento dell'autostrada Messina-Palermo, che prima o poi dovrà essere affrontato; mancano ancora 40 chilometri per i quali (essendo necessari molti tunnel e viadotti) è previsto un costo di 40 miliardi a chilometro con una spesa, negli anni, di 1.600 miliardi. Ciò probabilmente favorirebbe oggi... PRESIDENTE. La spesa è già stata stanziata? GIUSEPPE GAMBINO, Sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Messina. La spesa regionale per il risanamento è già finanziata ma se non si opererà entro un certo numero di mesi si perderà il finanziamento. Non intendo sottovalutare il fenomeno, ritenendo anzi che inizino a manifestarsi segnali preoccupanti per il futuro. Del Pag. 633 resto, a Messina non è mai stata individuata nel corso di alcuna inchiesta, neanche velatamente, la figura di un mafioso imprenditore. Tutto ciò ha comportato che la gestione della cosa pubblica, che può anche essere criminale (ma si tratta di un altro discorso ed esistono inchieste in tal senso), non ha nulla a che vedere con un rapporto che riguarda i due lati del triangolo, vale a dire politica ed imprenditoria. Per quanto riguarda alcune domande poste dall'onorevole Grasso, chiedo di rispondere in seduta segreta. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Ho il dovere e il piacere di ringraziare i magistrati della procura distrettuale di Messina che ci hanno fornito un quadro esauriente e persino (devo dirlo perché dobbiamo essere trasparenti) più interessante di quello che potessimo pensare in ordine alla situazione di quella città. SALVATORE FRASCA. C'è un magistrato che parla con chiarezza! PRESIDENTE. Vi sono magistrati che parlano con chiarezza e con puntualità sulla base di una documentazione. Questo costituisce per noi un elemento positivo perché avere magistrati di questa qualità in una zona così difficile rappresenta un sollievo per tutti. ANTONIO ZUMBO, Procuratore distrettuale della Repubblica di Messina. Ci siamo limitati a riferire oggettivamente i fatti che risultavano giudizialmente. PRESIDENTE. Vi ringrazio ancora. Per fatto personale. PRESIDENTE. L'onorevole Rossi ha chiesto di parlare per fatto personale. LUIGI ROSSI. Sono spiacente del fatto che il collega al quale devo indirizzare una domanda esplicita non sia presente. PRESIDENTE. Possiamo chiedere all'onorevole Ricciuti di rientrare. L'intervento per fatto personale, in ogni caso, non esige né dialogo né la presenza dell'interessato. (Il deputato Ricciuti rientra in aula). LUIGI ROSSI. Ho sentito fare da questo collega tale affermazione: "Ci risulta che vi siano in Sicilia ammassi di armi per un movimento autonomista e secessionista siciliano che sarebbe collegato ad analoga iniziativa al nord". In molti ambienti avversari della lega nord... ROMEO RICCIUTI. Non intendo essere chiamato in causa da parte di colleghi i quali, prendendo la parola, parlano con la presidenza. LUIGI ROSSI. Sto parlando con il presidente, non con lei. PRESIDENTE. Pensavo, onorevole Ricciuti, che potesse essere interessato a quello che l'onorevole Rossi intende dire. ROMEO RICCIUTI. Non intendo - lo ripeto - essere chiamato in causa da una persona che non ho neanche nominato. PRESIDENTE. Lei non è chiamato in causa. L'onorevole Rossi sta fornendo la sua opinione in ordine alle sue dichiarazioni. Mi sembrava utile che lei fosse presente; se lo ritiene può restare, ma è naturalmente libero anche di uscire. ROMEO RICCIUTI. No, intendo restare. PRESIDENTE. Per questo mi sono permesso di farla chiamare. Pag. 634 LUIGI ROSSI. Come stavo dicendo, in molti ambienti avversari della lega nord (che io rappresento) e nei mass media ad essi collegati questa notizia ignobile e diffamatoria è stata esplicitamente collegata alle attività della lega nord. Chiedo esplicitamente, tramite il presidente... SAVERIO D'AMELIO. Sono i nuovi referenti... LUIGI ROSSI. Siamo i nuovi referenti, siamo quello che siamo, siamo deputati come voi. PRESIDENTE. Non raccolga, onorevole Rossi e voi, colleghi, non seminate! La prego, onorevole Rossi, continui. LUIGI ROSSI. La prego, signor presidente, di chiedere se l'onorevole deputato ha inteso, nella sua dichiarazione, in modo diretto o indiretto riferirsi a tali voci diffamatorie sulla lega nord oppure esclude ciò nel modo più drastico e definitivo. La prego di chiedere una risposta esplicita a tale quesito, con un "sì" o con un "no", che dovrà restare a verbale. PRESIDENTE. Questa è la Commissione parlamentare di inchiesta sulla mafia e non sui singoli deputati. Non intendo rispondere su tale questione. La domanda è stata fatta; se i colleghi intendono replicare potranno farlo in altra sede. ROMEO RICCIUTI. Sono stato chiamato inopinatamente in causa! PRESIDENTE. Dichiaro chiusa questa seduta. La seduta con all'ordine del giorno l'audizione del ministro di grazia e giustizia avrà inizio alle 16,45. La seduta termina alle 16,40.