Pag. 695 AUDIZIONE DEL PREFETTO ANGELO FINOCCHIARO, DIRETTORE DEL SISDE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Audizione del prefetto Angelo Finocchiaro, direttore del SISDE: Violante Luciano, Presidente ...................... 697, 698 700, 702, 705, 706, 707, 708, 709, 713, 714 717, 718, 719, 720, 721, 725, 726, 728, 729 730, 731, 732, 733, 735, 736, 737, 738, 739 740, 742, 743, 744, 745, 746, 747 Acciaro Giancarlo ............................ 727, 738, 739 Ayala Giuseppe Maria ................................... 702 Borghezio Mario ................................... 726, 744 Boso Erminio Enzo ...................................... 724 Brutti Massimo .................................... 706, 710 713, 732, 733, 734, 735 736, 737, 738, 739, 740 Cabras Paolo ...................................... 701, 709 Cappuzzo Umberto ............................. 709, 710, 718 D'Amato Carlo ................................ 728, 729, 745 D'Amelio Saverio ........................ 701, 728, 733, 743 Finocchiaro Angelo, Direttore del SISDE ........... 697, 698 700, 701, 702, 703, 705, 706, 707, 708, 709, 721 731, 732, 733, 734, 735, 736, 737, 738, 739, 740 741, 742, 743, 744, 745, 746 Florino Michele .............................. 719, 745, 746 Frasca Salvatore ............................. 710, 725, 726 730, 735, 736, 741, 742, 743, 747 Galasso Alfredo .............................. 710, 718, 719 720, 721, 726, 729, 738, 740 741, 742, 743, 744, 745, 746 Grasso Gaetano ......................................... 739 Imposimato Ferdinando ............................. 702, 722 Matteoli Altero ............... 701, 702, 707, 716, 717, 725 Riggio Vito ............................. 715, 737, 743, 745 Scotti Vincenzo ........................................ 724 Taradash Marco ..................... 703, 706, 707, 713, 714 Tripodi Girolamo ................... 719, 737, 742, 743, 744 Pag. 696 Pag. 697 La seduta comincia alle 10. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione del prefetto Angelo Finocchiaro, direttore del SISDE. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del prefetto Angelo Finocchiaro, direttore del SISDE. L'audizione si svolgerà in seduta pubblica. Qualora il prefetto Finocchiaro lo ritenesse, si potrà procedere in seduta segreta. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per il momento non lo ritengo necessario. Valuteremo in seguito se sarà opportuno. In premessa, ricordo alla Commissione che sono titolare della direzione del SISDE dalla fine di agosto del 1992, cioè da appena cinque mesi. Ritengo che l'audizione debba prendere le mosse da un'analisi di carattere generale. A tal fine ricordo pure che la competenza dei servizi in tema di criminalità organizzata, per comodità di esposizione, può essere suddivisa in due tempi e che lo spartiacque è rappresentato dalla legge n. 410 del 30 dicembre 1991. Prima di tale data i servizi non avevano competenza istituzionale nei confronti della criminalità e soltanto in momenti particolari, soprattutto allorquando l'attività criminale si è espressa con manifestazioni eclatanti - che ricorderò in seguito in maniera dettagliata - hanno svolto un'attività saltuaria in materia. A partire dalla legge n. 410 la competenza è stata istituzionalizzata. Per il servizio SISDE, dunque, si è posto subito un problema di organizzazione interna. Come è noto le competenze specifiche precedenti riguardavano l'eversione ed il terrorismo ed avevano portato il servizio a darsi una organizzazione incentrata soprattutto nelle zone del nord. In regioni quali la Calabria e la Sicilia, dove i fenomeni dell'eversione e del terrorismo erano assolutamente marginali, i centri dei servizi erano perciò meno forniti rispetto a quelli del nord. Una volta che la legge n. 410 ha istituzionalizzato la competenza dei servizi in tema di criminalità organizzata - le cui basi risiedono principalmente al sud - si è posta per la direzione la necessità direi quasi di capovolgere l'organizzazione del servizio, conferendo ai centri della Sicilia, della Calabria, delle Puglie e della Campania una valenza di gran lunga superiore a quella precedente. La direzione in atto al momento dell'entrata in vigore della legge n. 410 ha provveduto a potenziare i centri del sud, ad inviare uomini sia a Palermo sia a Catania - mentre i centri della Calabria, in un primo momento, sono rimasti nelle stesse condizioni di prima - ed a creare all'interno della direzione della sede centrale un'apposita divisione per la criminalità organizzata. Nel secondo trimestre del 1992 io ho proseguito sulla strada intrapresa dal mio predecessore, procedendo ad un ulteriore potenziamento dei centri del sud - anche della Calabria - ed alla trasformazione dell'agenzia che esisteva a Caltanissetta in un "quasi centro" al fine di renderla davvero operante, visto che la zona era stata per così dire dimenticata, pur essendo molto rilevante nell'ambito del fenomeno della criminalità Pag. 698 organizzata sia per tradizione sia a causa di certi personaggi lì attivi. Ho tentato anche di procedere all'assunzione di altri uomini da assegnare non tanto alla sede centrale quanto ai centri della Calabria, della Campania, della Puglia e della Sicilia. Non a caso ho detto che ho tentato perché le questioni attinenti al personale sono totalmente anelastiche: il nostro organico è completo e per procedere alle assunzioni dobbiamo attendere i pensionamenti. PRESIDENTE. Di quanti uomini disponete? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il ruolo è di 1.500 persone. Era mia intenzione agevolare i collocamenti a riposo, ma è intervenuta la nota disposizione che blocca fino al 31 dicembre 1993 i pensionamenti fuori dei casi dei raggiunti limiti di età, e così non ho potuto usufruire neppure di questa possibilità. In ogni caso, nei limiti dei posti disponibili, è stato assunto un certo numero di persone che sono state utilizzate per potenziare i centri di Palermo, Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Bari. Cosa si è fatto in questo anno ai fini della lotta alla mafia? Non sta a me dire se si è fatto poco o molto: tocca ad altri giudicare perché un mio giudizio sarebbe comunque un atto di presunzione. Posso dire, però, che si è fatto tanto. Consegnerò al presidente, insieme ad una relazione illustrativa sulle varie zone, un estratto riguardante le operazioni compiute dalle forze di polizia e scaturite da input del servizio nell'arco di questo ultimo anno. Ne ricorderò, comunque, qualcuna perché il servizio non si è mai rifiutato di fornire notizie ed informazioni - sia pure minime per ovvie ragioni - di particolare rilevanza. In ogni caso, tutto è stato elaborato e trasferito alle forze di polizia per l'ulteriore prosieguo nell'ambito della competenza della polizia giudiziaria. Nell'estratto che consegnerò al presidente sono riportate operazioni piccole e grandi alcune delle quali - lo ripeto - meritano particolare attenzione ai fini della valutazione dell'attività svolta dal servizio, per verificare se esso abbia effettivamente fatto di tutto per ottenere risultati positivi. Citerò, quindi, soltanto alcuni particolari episodi: la polizia ha sventato il sequestro del figlio dell'imprenditore romano Franconetti, grazie a notizie fornite dal servizio. Sono state arrestate le persone appartenenti ad una organizzazione criminale che aveva programmato la rapina ad un furgone blindato dell'Europol, con il sequestro di fucili, pistole ed esplosivi; sono state sequestrate armi di fabbricazione USA, in particolare 30 fucili, vicino Salerno nel dicembre del 1992. Di grandissima importanza è stata l'operazione condotta tra Firenze e Milano, diretta dal giudice Vigna, nata da nostre informazioni e condotta, per volere dello stesso Vigna, soltanto dal GICO in collaborazione con noi, senza il coinvolgimento di nessun altra forza perché il procuratore voleva che l'operazione restasse il più riservata possibile. Essa ha portato all'arresto del Sinesio e del Fiaccabrino - elemento di particolare spicco - e al sequestro di un ingente quantitativo di materiale, attualmente all'esame della magistratura, che sicuramente consentirà ulteriori sviluppi dell'operazione stessa. A giugno, nell'ambito del traffico di droga, sono stati sequestrati 4 mila chilogrammi di hascisc; a La Spezia 60 chilogrammi di cocaina; a Roma 25 chilogrammi di cocaina il cui sequestro è scaturito da un rapporto sul movimento rivoluzionario curdo che gestiva l'importazione dalla Turchia; a Ponza è stata condotta un'altra operazione che ha portato al sequestro di 3 mila chilogrammi di hascisc. I latitanti arrestati sulla base di nostre informazioni, di grande o piccolo calibro, sono stati 74. Alcuni di essi rivestono sicuramente notevole spessore nell'ambito delle organizzazioni criminali. Penso all'arresto del Libri in Francia che ha richiesto un grande lavorio ed un forte dispendio economico e di energie. Numerosi Pag. 699 sono stati i viaggi in Francia ed intenso il lavoro per seguirlo, in collaborazione con il servizio francese collegato; successivamente, l'operazione è passata nella mani della polizia giudiziaria francese che lo ha arrestato. E' stato arrestato a Roma anche il Cannizzaro, braccio destro del Nitto Santapaola ed imparentato con i Ferrera; a Lecce, Cioffi Antonio; a Perugia, Calderiera Carmelo, anch'egli elemento di spicco del clan dei Cursoti; a Ladispoli, Fonzo Antonio; a Roma, Sansoni Natale affiliato della camorra; a Lecce, Intino Antonio affiliato della Nuova sacra corona unita; a Roma, Pizzata Giovanni. Concludo questa elencazione con l'operazione Green ice nell'ambito della quale forse l'apporto dei servizi non è stato messo nella giusta luce. D'altronde, questa è la nostra sorte: non dobbiamo mai apparire in prima fila, dobbiamo restare nell'ombra; lo facciamo però volentieri. Posso dire, comunque, senza andare troppo in profondità per non svelare particolari che non possono esserlo, che se non vi fosse stata la penetrante e silenziosa azione dei servizi non sarebbero mai state raggiunte le prove per incastrare certi personaggi. L'operazione ha avuto il plauso dell'ambasciata americana, della DEA e della CIA. I servizi collegati di Francia, Spagna, Inghilterra e Belgio ci hanno chiesto di conoscere i meccanismi da noi messi in atto per poter allargare al loro territorio la brillante operazione. Siamo stati perciò in contatto con essi per illustrare i nostri metodi e per cercare di realizzare un qualcosa in comune per l'appunto al fine di allargare l'operazione. Le operazioni che ho menzionato rappresentano soltanto la "crema", sono le più importanti. Il servizio ha ricevuto attestati e lodi da parte del capo della polizia, dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, del ministro dell'interno, del Presidente del Consiglio. Tuttavia, non bastano queste attività, che sono puramente operative. Ricollegandomi ad un passo della relazione del presidente, che ho letto ieri, vorrei ricordare l'armonizzazione della legislazione tra i paesi a qualsiasi titolo implicati nel fenomeno mafioso. Già l'anno scorso, d'intesa con il servizio argentino, era stato organizzato - vi aveva partecipato anche il giudice Falcone, il quale si era complimentato con noi - un contatto tra i rappresentanti della polizia e della magistratura dei due paesi. Il servizio potrebbe essere considerato estraneo a quest'ambito, ma in ogni attività che a qualsiasi titolo possa essere utile per il buon risultato della lotta alla mafia non si è mai tirato indietro. Del resto, non si sarebbe trovato nessun altro disposto a finanziare l'operazione, che implicava costi abbastanza alti. Ci siamo prestati noi, organizzando tutto. Il primo convegno, che si svolse in Argentina ed al quale partecipò Falcone, non aveva portato a risultati completi; era pertanto necessario un secondo passo. Quasi in omaggio alla memoria del magistrato ed anche per completare l'opera, che altrimenti sarebbe rimasta monca, in ottobre abbiamo organizzato a Roma una seconda parte del convegno, al quale abbiamo invitato i magistrati e gli uomini della polizia argentini, sempre d'intesa con il servizio argentino. Il dibattito si è svolto presso il Ministero di grazia e giustizia ed è durato quattro giorni, ed è stato organizzato, ripeto, da noi. Lo dico perché qualcuno potrebbe chiedere cosa abbia fatto il servizio nel campo della lotta alla mafia, non per cercare lodi. Durante questi quattro giorni di discussione, è stata raggiunta un'intesa in prospettiva per l'armonizzazione della legislazione - nei paesi in cui non vi è un articolo come il 416-bis si incontrano gravi problemi, soprattutto per la richiesta di estradizione - e circa l'espatrio dei malviventi che si trovavano in Argentina, in modo da riportarli in patria "su un piatto d'argento". Un primo risultato si è avuto uno o due mesi fa, quando è stato dato il foglio di via a tre italiani che hanno dovuto abbandonare quel paese e, una volta arrivati all'aeroporto di Roma, sono stati arrestati dalle forze di polizia. Non so quanto queste iniziative rientrino strettamente nelle specifiche competenze Pag. 700 del servizio. Ripeto comunque che tutto ciò che possa risultare utile, a qualsiasi titolo, per la lotta alla mafia ha trovato nel servizio piena ed immediata rispondenza. Se questo è quanto a grandi linee abbiamo fatto, ci si può chiedere con quali mezzi e procedure abbiamo operato. La risposta è che abbiamo agito come tutti i servizi di ogni paese. In base ad un principio sancito dalla norma, ai servizi è affidato il compito di condurre, a tutela del paese, un'attività di ricerca informativa non convenzionale. Ciò non significa che tale ricerca sia fuori dalle regole, ma soltanto che non è produttiva in sede processuale: quello che i servizi raccolgono non può essere utilizzato in quella sede e perciò la loro attività deve essere necessariamente coperta, non può svolgersi alla luce del sole. Ecco il motivo per cui il servizio, ogni volta che raccoglie notizie o informazioni, necessariamente li trasferisce alla polizia giudiziaria, in particolare al corpo cui appartiene, secondo una certa competenza. In tal modo la polizia giudiziaria può ulteriormente svilupparli e presentarli al magistrato. Se il presidente mi consente una considerazione, vorrei rilevare che un giudizio sull'attività del passato con il metro di oggi può condurre verso grossi errori. Oggi, infatti, la legislazione premiale è come il miele per le mosche, il formaggio per il topo, è come una calamita che attira chi voglia collaborare o fornire notizie. Oggi, il magistrato o le forze di polizia possono svolgere, almeno nella prima fase, soltanto un ruolo da notaio, per poi riferire, eventualmente cercando i riscontri. Quando la legislazione premiale non esisteva ed i soggetti non avevano alcun interesse a riferire determinate vicende, chi voleva qualche notizia doveva necessariamente andarla a cercare. E dove, se non nell'ambiente nel quale si doveva operare? Ad esempio, se era necessaria una notizia relativa ad una frode bancaria, ci si rivolgeva al settore dei bancari e si cercava in quell'ambito un possibile confidente; se si trattava di scommesse clandestine sul calcio, si cercava nelle squadre qualcuno disposto a parlare. Ma, se si dovevano cercare notizie sulla criminalità, dove cercarle se non in quel mondo? Mi sia consentita una parentesi su quanto è stato detto da Mutolo e da Messina, perché sono cose che hanno lasciato un po' di amaro tra i dipendenti del SISDE. Per quanto riguarda Mutolo, siamo nel periodo della lotta al terrorismo ed uno dei principali settori in cui si cercavano notizie era il circuito carcerario, perché in alcuni casi i terroristi stavano insieme ai criminali comuni. Allora, cercando di sapere come si sarebbe potuto trovare qualcuno all'interno del carcere o fuori che fosse disposto a fornire notizie, si andava in giro, quasi come questuanti. Il Fabri - mi interessa chiarirlo perché sono state fatte illazioni - è un uomo che mai si è interessato di mafia, di criminalità comune. PRESIDENTE. Forse è opportuno ricordare, perché non tutti possono aver seguito la vicenda, che Mutolo è entrato in contatto con un funzionario del SISDE, tale Fabri, in relazione ad un rapporto con un estremista di destra, al quale il Mutolo avrebbe dovuto consegnare un mitra, affinché il terrorista stesso potesse essere preso con l'arma in mano; il mitra non fu consegnato e l'operazione sfumò. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Attraverso un canale dell'ambiente carcerario si seppe che Mutolo avrebbe potuto avere la libertà provvisoria. Allora i funzionari si recarono dal magistrato de l'Aquila (Mutolo era nel carcere di Teramo) perché queste operazioni sono state sempre compiute consultando prima il magistrato; è bene sottolinearlo. Egli disse che, anche per motivi di condotta, questi avrebbe potuto ottenere la libertà provvisoria. Al magistrato fu chiesto soltanto se la libertà provvisoria poteva essere concessa e, in caso affermativo, di averne comunicazione in anticipo in modo tale da poterla "vendere", per conquistare meglio la fiducia di questa persona. Pag. 701 Mutolo ottenne la libertà provvisoria e si incontrò a Roma con due funzionari, più quello che aveva fatto da trait d'union, i quali lo invitarono a pranzo. Gli fu chiesto se fosse disponibile a tentare di far trovare un filo, un qualcosa. Egli si offrì di ammazzare quella persona e di farla trovare nel secchio della spazzatura, ma non era questo che i funzionari volevano: cercavano soltanto notizie per poter svolgere un'attività investigativa. Gli fu suggerito un modo per potersi introdurre in quel mondo, anche attraverso la nomina di un legale che avrebbe potuto avvicinarlo ad altri elementi dell'eversione. Mutolo disse che, per sdebitarsi, voleva offrire un pesce; quelli si guardarono in faccia, sapendo che rifiutare l'offerta di un dono di un siciliano... chiunque abbia un po' di pratica sa che un rifiuto avrebbe significato tagliare alla radice ogni e qualsiasi collaborazione; non accettare il pesce sarebbe stata l'offesa peggiore. SAVERIO D'AMELIO. In che anno siamo? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel 1982. Ritornato una seconda volta da Palermo, gli fu suggerito ancora una volta questo tipo di procedura, attraverso il collegamento con quel legale, per cercare di avvicinare elementi dell'eversione. Il suggerimento era di farsi assegnare il soggiorno a Roma o, al massimo, a Napoli perché a Palermo non avrebbe potuto avere contatti con l'eversione. Non ottenne questo tipo di assegnazione e tornò a Palermo, dove fu arrestato per altri motivi. Tutto è finito così. ALTERO MATTEOLI. Chiese e non ottenne? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non so. Posso essere più preciso. ALTERO MATTEOLI. E' importante sapere se chiese e non ottenne. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. So che aveva scelto l'avvocato. Il particolare se gli sia stata negata l'assegnazione non lo conosco. Credo però che non vi sia stata neppure la decisione perché quando egli si recò a Palermo - continuava a recarvisi perché la famiglia abitava in quella città - fu arrestato; credo perciò che la questione relativa alla possibilità di ottenere o meno il soggiorno non si sia più posta perché si è interrotto il procedimento. Comunque egli aveva anche scelto l'avvocato che gli era stato suggerito proprio per cercare di facilitare questo tipo di operazione. PAOLO CABRAS. Vi furono successivi contatti tra il SISDE e Mutolo? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Mai, finirono in quell'occasione. PAOLO CABRAS. Fu l'unico contatto? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ve ne furono due: una seconda volta lui è tornato con l'aereo... PAOLO CABRAS. Quei due contatti avvennero nel 1982? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel 1982, ma poi venne arrestato, e da quel momento è finito tutto. SAVERIO D'AMELIO. Quindi non fornì alcun elemento utile ai fini della lotta al terrorismo? ANGELO FINOCCHIARO. Direttore del SISDE. Nessun elemento utile, non c'era il tempo. Non so se nel prosieguo sarebbe stato in grado o meno di fornirli. Il problema è stato poi esaminato quando egli venne sottoposto al maxiprocesso: Falcone convocò anche il funzionario per controllare queste affermazioni, ma non emerse alcun elemento che potesse confermare la disponibilità del soggetto. Questo forse era il dato che aveva fatto pensare a Falcone che Mutolo fosse un tipo che se "lavorato" bene avrebbe Pag. 702 anche potuto aprirsi un po'. Il contatto però, era stato troppo breve. Forse, quella convinzione nasce proprio dai contatti che aveva avuto quando era stato agganciato da Fabri. Comunque, la vicenda si è chiusa con l'arresto e non si è più parlato di nulla. FERDINANDO IMPOSIMATO. Vorrei sapere se lei, avendo assunto la carica di direttore del SISDE nell'agosto 1992, riferisca questi fatti perché si è documentato sulla base degli atti, o perché ne è venuto a conoscenza dai precedenti direttori e, in questo caso, da quali; comunque, vorrei conoscere quali siano le sue fonti. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ho interpellato gli interessati, ma ho anche la documentazione. Vi è un rapporto redatto allora, in tempi non sospetti, dal funzionario, dal direttore dell'epoca, il quale diceva... ALTERO MATTEOLI. Esclusivamente dal rapporto redatto all'epoca? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì. ALTERO MATTEOLI. Allora siamo a posto! FERDINANDO IMPOSIMATO. C'è stata un'indagine giudiziaria? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. C'è stata un'indagine giudiziaria. GIUSEPPE MARIA AYALA. E non è emerso nulla? PRESIDENTE. Negli atti del maxiprocesso ci sono pagine dedicate a tale questione. Gli atti sono depositati qui. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per quanto riguarda Messina, ho detto prima che nei confronti della mafia il servizio non era attivato permanentemente, ma in momenti particolari, uno dei quali si è avuto dopo la grave crisi verificatasi a Palermo a seguito dell'uccisione di Cassarà e Montana e dopo i fatti che un po' tutti ricordano e che hanno sempre seguito questi episodi. In quell'occasione il servizio, immagino anche sotto la spinta dell'impegno che l'intero Governo indirizzava sul problema palermitano e su indicazione del capo della polizia e dell'allora direttore del servizio, cercò di attivarsi in modo particolare sempre utilizzando il sistema della ricerca di fonti informative utili alla cattura di latitanti e di altre notizie del genere. Furono transitoriamente inviati, sia a Palermo sia a Catania, alcuni elementi del SISDE - che dopo poco tempo sono ritornati alle loro sedi - per fare perlomeno dei tentativi. Uno di questi inviati, operante nella zona di Caltanissetta alla ricerca di qualcuno che potesse in qualche modo essere contattato e fornire notizie, aveva saputo che a Santa Barbara vi era questo Messina che era ritenuto elemento inserito nell'organizzazione nissena. Furono presi contatti anche in questo caso con la magistratura. Credo che il magistrato fosse una donna, penso la dottoressa Principato (l'onorevole Ayala, che mi sembra in quel periodo fosse a Caltanissetta, mi può aiutare)... GIUSEPPE MARIA AYALA. Penso di sì. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il magistrato era senz'altro una donna, la quale confermò che Messina avrebbe potuto fornire informazioni perché si riteneva che fosse inserito in un'organizzazione notevole. Siccome Messina andò in carcere, fu preso un primo contatto, che non diede grandi risultati, attraverso un intermediario, promettendogli evidentemente dei soldi perché il servizio non poteva promettere premi o benefici di altra natura. Per giunta non si trattava nemmeno di molto denaro perché a quell'epoca - come sempre, nonostante tutte le voci che corrono - i servizi non hanno mai nuotato nell'oro. Comunque Messina non ha ottenuto quei soldi. Pag. 703 Questo contatto attraverso un intermediario non ebbe alcun risultato; poi Messina uscì dal carcere - eravamo già nel 1986 - e da allora il contatto con il funzionario è stato diretto a tentare di ottenere qualche risultato. Non so - non posso dare giudizi - se Messina non abbia voluto o potuto, o vi siano stati altri motivi, ma comunque l'operazione non ha dato alcun esito e nello stesso 1986 il rapporto è stato chiuso e non si sono più visti. Il tentativo si concluse quindi nell'arco di pochi mesi. A questo punto vorrei aggiungere che il tipo di attività che in quel periodo venne svolto dai servizi non ebbe dappertutto esito negativo; come sempre succede, alcune ciambelle riescono col buco ed altre no. MARCO TARADASH. Se non ricordo male, Messina parla anche di un'altra operazione più specifica rispetto ... ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Al capitano del SISDE. MARCO TARADASH. No, ai NAR nel 1989 e successivamente alla vicenda con il capitano del SISDE. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Della questione del capitano del SISDE mi occuperò dopo. Nel 1986 il rapporto con Messina è finito. In quel periodo questo tipo di operazioni, in quello stesso quadro, ha portato a Catania - forse l'onorevole Ayala lo ricorda - all'individuazione ed all'arresto, tramite i servizi collegati francesi, del Calderone, appunto in Francia. Tale arresto nasce dall'input dei servizi, dato questo che forse non è conosciuto. Cito il caso più importante, ma in questo quadro ve ne sono stati altri; l'operazione di Caltanissetta non ha dato grandi risultati ma l'operazione di Catania, relativa a Calderone, (che poi ha aperto lo squarcio che ha consentito al giudice Falcone, al maxiprocesso di compiere quella grande operazione) nasce proprio da un intervento che si inquadra in questo tipo di attività svolta dal SISDE in quel periodo; deriva proprio da un'operazione del SISDE, così come altre. Forse non ricordo tutte le vicende, ma oltre a quella di Calderone ve ne sono state altre. Se si vogliono informazioni più precise, posso fornirle, ma ho citato questo caso perché non è stato sterile: vi sono stati un momento ed un luogo in cui l'operazione non è riuscita - come sempre può succedere - ed altre circostanze in cui questi interventi hanno dato risultati veramente importanti, come appunto nel caso di Calderone. Prima di passare ad un altro argomento, mi corre l'obbligo di accennare anche al caso Contrada, sul quale non vorrei dare l'impressione di sorvolare. Su questa vicenda è stato detto tutto ed il contrario di tutto. Il ministro dell'interno l'ha definita un fatto raccapricciante e non posso che essere d'accordo con lui. Ciò che posso dire io è di aver trovato nel dottor Contrada, nel periodo della mia permanenza al SISDE, oltre ad una professionalità eccezionale (che, d'altra parte, tutti gli riconoscono, anche coloro che l'accusano), sulla quale credo che non vi sia alcun dubbio, un impegno non comune che si tramutava in operazioni di grande importanza, nonché una lealtà ed una correttezza nei confronti delle istituzioni che spingeva e spinge anche oggi tutti coloro che con lui hanno collaborato, come superiori, colleghi o dipendenti, quasi a rifiutarsi di credere che le costruzioni che si fanno siano vere. Questo è quanto intendo dire, perché non voglio apparire uno che, in questo momento, solo perché Contrada è stato arrestato, cerchi di lavarsene le mani o di non considerarlo. Quanto ho detto, di cui mi assumo la responsabilità, è quello che posso affermare per il periodo in cui sono stato al SISDE e lo sostengo molto volentieri. Credo però che al punto in cui siamo l'unica cosa che si possa fare è di passare la parola alla magistratura. Mi auguro - e di ciò sono certo - che la magistratura agisca nel migliore dei modi, con la massima serenità; credo, soprattutto, che ciò sia quanto si augura lo stesso Contrada, ossia che possa emergere Pag. 704 la verità. Al momento in cui siamo credo che ulteriori storie, aperture, polemiche e discussioni non giovino a nessuno, né allo stesso Contrada, né alla magistratura che deve decidere. Appena assunta la direzione del SISDE mi sono posto due obiettivi: il potenziamento dell'attività del servizio sotto il profilo della produttività e agire in maniera tale da sgombrare quanto più possibile il campo da eventuali accuse e critiche che purtroppo nei confronti del servizio sono ricorrenti. Sotto il profilo della produttività debbo dire - anche se non dovrei essere io a farlo - di essere soddisfatto perché posso affermare, anche alla luce dei giudizi formulati da altri, che per questo periodo del 1992 si sono conseguiti risultati tutti di buona qualità. Per quanto riguarda l'altro aspetto, che pongo sullo stesso piano del primo, (bisogna evitare critiche ai servizi e nel contempo lavorare bene e produrre), avevo impartito disposizioni, ancora vigenti, perché non si entrasse in operazioni iniziate o condotte da altri per paura di farsi un domani accusare di essere depistatori. Secondo tale accusa, che ci viene rivolta ad ogni piè sospinto, saremmo gente che depista le indagini altrui. Allora, quando un'indagine compete ad altri, dobbiamo mantenerci quanto più possibile estranei ad essa. La collaborazione con le forze di polizia è massima, totale: quando nasce da noi è logico che sia così, perché dobbiamo trasmettere le risultanze delle informazioni agli altri; altrimenti la prestiamo se sono gli altri a sollecitare tale collaborazione, cioè soltanto se ci viene chiesta, mai di nostra iniziativa. Ogni volta che vengono richiesti supporti tecnici - il che capita frequentemente perché Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza non sempre sono attrezzati sul territorio nazionale per effettuare intercettazioni, ambientali o meno - tale richiesta deve essere innanzitutto autorizzata; l'uso di quei mezzi deve essere autorizzato dalla direzione, non lasciato ai singoli centri, e sempre accompagnato dalla certificazione dell'autorità giudiziaria che ha autorizzato la forza di polizia che indaga ad usare quei mezzi. Inizialmente avevo tentato di ottenere che nell'ordinanza del magistrato venisse specificato "con il supporto del SISDE", poi non tutti i magistrati erano d'accordo e mi è bastato che vi fosse l'autorizzazione, la quale, però, è necessaria. Nessun supporto è stato assicurato ad operazioni di altri che non fossero perfettamente lecite ed autorizzate. Mi accorgo dopo poco più di quattro mesi che tutti gli sforzi che ho cercato di compiere per cercare quanto più possibile di evitare al servizio critiche ed accuse sono stati vani. Ciò però non è accaduto perché qualcuna delle direttive che avevo impartito non ha funzionato, ma perché c'è qualcosa di più grosso della critica che in questo momento travolge in maniera impietosa i servizi. In proposito, prima di concludere, desidero che il presidente mi lasci dire una parola. Oltre a ciò che è stato fatto, vorrei illustrare le iniziative attualmente in corso all'interno dei servizi. Ho cercato di proseguire - perché anche i miei predecessori avevano iniziato questo tipo di operazioni - una riorganizzazione del personale, con ciò intendendo uno spostamento tra vari uffici in modo da evitare troppo lunghe permanenze in certi posti e per stabilire una certa rotazione tra il personale. Ho restituito agli organi di appartenenza 10-11 persone in questi quattro mesi; premetto che l'ho fatto non perché nei confronti di tali persone sia stato scoperto qualcosa di poco chiaro o di illecito, ma in quanto permanenze troppo lunghe o magari scarsità di rendimento hanno consigliato la restituzione e la sostituzione con unità nuove, scelte con criteri diversi rispetto al passato, le quali potessero portare una ventata di maggiore vitalità nel servizio. Ho presentato talune proposte riguardo al personale. Conoscete l'attuale sistema in uso nei servizi, nel senso che esiste la possibilità di entrare in ruolo e restarvi per tutta la vita, come del resto avviene nelle amministrazioni statali, Pag. 705 oppure vi è la possibilità di essere trasferiti da altre amministrazioni per un triennio prorogabile per sei anni, per un massimo di nove anni. In sede di CESIS ho proposto di studiare una formula che ampliasse il sistema del triennio, eliminando il limite dei nove anni e riducendo al minimo il criterio della stabilità in ruolo. Ciò affinché si possa consentire alla direzione, ogni tre anni, di valutare il rendimento, il comportamento e l'attività di ogni singola unità invece di assicurarle quella sorta di panacea in vigore nelle amministrazioni statali, in virtù della quale il personale è indotto a "sedersi". Certo, la mia proposta presenterà taluni lati negativi, ma l'ho voluta ricordare per dire che il desiderio di ricercare elementi nuovi in grado di migliorare il servizio piuttosto che farlo arretrare è sempre vivo. Sono state anche avanzate proposte di modifica del regolamento interno al fine di abolire alcune inutili sovrastrutture. E' vero, si chiamano servizi segreti, ma il segreto non deve rasentare il ridicolo! PRESIDENTE. Il suo predecessore ha affermato che dovevano essere servizi pubblici! ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Difatti sono in linea con i miei predecessori. Ho cercato di instaurare rapporti sempre più stretti con i centri periferici, recandomi a visitare quelle realtà. In questi quattro mesi non ho potuto fare molto, anche se avevo iniziato con un certo spirito, perché mi sono cascati addosso problemi tali da non consentirmi l'attuazione del piano che mi ero prefisso. Comunque, qualche visita l'ho effettuata e qualcuno è venuto a trovare me per stabilire contatti più stretti ed evitare che il centro si sentisse una monade sciolta, unica e autonoma sul proprio territorio. Vi è anche una maggiore collaborazione con le forze di polizia, tanto che i rapporti sono ottimi sotto tutti i punti di vista. Sto tentando - anche se in questo momento, per vari motivi, non ho avuto molte possibilità - di potenziare l'attività di analisi che dovrebbe costituire il cuore dell'intelligence, al fine di creare un ufficio vieppiù articolato e funzionante dell'attuale. Sono state elaborate proposte per migliorare la distribuzione delle competenze tra SISMI e SISDE in materia di criminalità, la cui formulazione è forse troppo astratta, ma che comunque non pone problemi né a noi né al SISMI. Questo lo dico in quanto alle eventuali difficoltà si contrappone e supplisce una collaborazione aperta e leale. Debbo dare atto al generale Pucci - che questa Commissione ascolterà successivamente - di un'apertura totale nei nostri confronti. Ripeto, quindi, che se dalla formulazione delle proposte scaturissero ostacoli e difficoltà, queste non avranno seguito perché la collaborazione è aperta. Ho tentato di riorganizzare la scuola di formazione recependo consigli esterni affinché si apprendano idee e concetti, non solo nozioni sulla mafia o sulla camorra perché queste sono alla portata di tutti. Ripeto, concetti e idee sul modus operandi e sulle migliori metodologie per combattere tali fenomeni. A fronte di tutto questo, nel momento di maggior sforzo, impegno ed attività da parte del servizio per poter produrre, migliorare la propria opera e per attrezzarsi al meglio, ci è piovuta addosso una serie interminabile, sottile, costante e sempre crescente di attacchi che ha determinato notevoli difficoltà. Sono venuti da me agenti della DIA per prelevare le carte relative all'interrogatorio del giudice Falcone a Buscetta dopo l'uccisione di Lima: documenti che noi avremmo corretto, modificato, non so che cosa! Ripeto, mi sono visto arrivare in ufficio gli agenti per la consegna di queste carte! Il tutto dando per scontato che queste carte noi le avevamo, mentre invece Buscetta ha smentito l'esistenza dell'interrogatorio. Penso si sia trattato di un falso. Ciò nonostante gli agenti sono venuti per avere gli incartamenti, dando Pag. 706 per scontato che noi facciamo tutte le porcherie di questo mondo! MASSIMO BRUTTI. Non credo dessero per scontato nulla. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quando si chiedono taluni documenti, si dà per scontato che questi ci siano. PRESIDENTE. Per chiarire, vorremmo sapere se gli agenti della DIA si presentarono spontaneamente o su mandato. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Hanno detto di avere il mandato, io non l'ho chiesto. Non ho nulla da nascondere, per carità! Se le carte ci sono, prendetele. Ripeto, non ho chiesto se avessero o meno il mandato. Si è detto che i magistrati milanesi erano controllati e subito si è pensato ai servizi. In un secondo momento, si è sostenuto che ad essere controllati fossero i magistrati napoletani e anche in questo caso si è pensato ai servizi. Sempre a Napoli sono state intercettate telefonate tra il questore e un giornalista de Il Mattino: non so chi dei due sia stato intercettato, ma si è pensato ai servizi. Non so se ciò avesse fatto comodo al direttore de Il Mattino per cercare di nascondere altre cose, comunque si è detto che i servizi controllano Il Mattino! Da ultimo, si è sostenuto che abbiamo messo la bomba all'associazione degli industriali ed io personalmente, da un giornale, recentemente, sono stato considerato membro del Santo Sepolcro! Devo ancora capire - anzi, chiedo che qualcuno me lo spieghi - se essere membro del Santo Sepolcro sia un'offesa oppure no. E' indubbio che si tratta di un falso. MARCO TARADASH. Lo deve dire lei se è un'offesa oppure no. Lei lo saprà certamente meglio di noi. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Queste cose non le so! PRESIDENTE. E' membro o no del Santo Sepolcro? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nemmeno per sogno. Nonostante ciò si insiste, sostenendo il falso. Che debbo fare, presentare querela? Si è fatto riferimento ad un capitano del SISDE. Il presidente mi ha mandato una bobina... PRESIDENTE. Vuole dire di che bobina si tratta? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' quella dell'audizione di Messina. Possono nascere dubbi su di lei? Non credo. La registrazione non è molto chiara, ma alcuni presenti mi hanno riferito che non si è mai parlato di SISDE. Ha parlato di un capitano, ma senza aggiungere che era del SISDE. Personalmente non ero presente, perciò non lo so. Tuttavia, pur non trattandosi di un appartenente al SISDE, ma ad un'altra forza, per spirito... PRESIDENTE. Prefetto Finocchiaro, lei cosa sa di questa vicenda? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sono a conoscenza delle voci che circolano le quali, come lei ben sa, camminano più veloci dei documenti. Mi è stato riferito che si trattava di un capitano dell'Arma dei carabinieri: non so se fosse vero o meno. Comunque, che non fosse un appartenente al SISDE ci potevo mettere la mano sul fuoco. Non ho voluto sollevare polemiche, però ho invocato - e il presidente me ne può dare atto - il chiarimento della vicenda, magari interpellando nuovamente Messina. Quando si è avuta la notizia - e in questo caso mi può essere testimone il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi - ho telefonato di prima mattina al senatore Chiaromonte raccontandogli ciò che si stava verificando. Egli mi ha risposto "Che posso fare?". E' ovvio che se la notizia fosse stata vera, avrebbe significato Pag. 707 che all'interno del servizio qualcuno non compiva il proprio dovere. Io avrei dovuto saperlo per cacciarlo. Se invece la notizia fosse stata falsa, allora occorrerebbe tutelare i servizi. Penso che la vicenda sia stata chiarita perché si è saputo che il SISDE non c'entra, tanto che i giornali non ne parlano più. Il capitano del SISDE è scomparso. PRESIDENTE. Per quello che a lei risulta, la vicenda è vera ma non riguarda l'ufficio del SISDE? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non lo so. MARCO TARADASH. Il signor Messina ha parlato del SISDE. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Se ha detto "capitano del SISDE", la cosa mi interessa. ALTERO MATTEOLI. Il presidente le ha mandato una bobina? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, ma non si riesce a capire. Le conseguenze sono state gravi, gravissime, debbo dirlo con molta onestà. Si è registrato un calo nell'attività e nell'impegno del personale che però non mi sento di rimproverare. Cerco sempre di sostenere e motivare il personale alle mie dipendenze, ma onestamente non posso dargli torto: non si può appartenere ad un ufficio dovendosene vergognare, perché è considerato la causa di tutti i mali d'Italia! Si sono registrate difficoltà anche con altri enti: mentre prima era sufficiente una telefonata per ottenere dati ed elementi, adesso - soprattutto da qualche giorno - gli stessi enti vogliono la richiesta scritta adducendo il "sa, non si sa mai!" Basta questo per sentirsi un appestato! Ripeto, ci sono difficoltà con i servizi collegati. Dopo l'operazione Green ice si era verificata una sorta di corsa dei servizi collegati (francesi, spagnoli, inglesi, eccetera) per studiare insieme le operazioni, per utilizzare lo stesso sistema, mentre ora qualcuno dice, anche se ufficialmente non vi è alcun riscontro: "Al mio servizio che cosa rispondo? Siete affidabili oppure no?" Incontriamo difficoltà anche per quanto riguarda le fonti. Come fa una persona a rendersi disponibile al colloquio con noi sapendo che tra sei mesi, un anno o cinque anni l'aver collaborato può essere considerata una colpa? Sarò sincero: si può modificare un servizio se si ritiene che ciò sia utile, così come si può sostituire il direttore se si reputa che quello attuale non dia affidamento o possa aver colluso. Oppure, sostituite il direttore con un'altra persona che sarà senz'altro migliore di me. Fate qualcosa! Il servizio non può essere azzerato in questo modo (neppure sciolto, perché sarebbe peggio dello scioglimento), lasciandolo cuocere a fuoco lento: che si trovi una soluzione! Posso dire, senza timore di essere smentito, che il servizio è sano e non è colluso o deviato; importanti dirigenti mi hanno rivolto una nota amara, in un certo senso accusando anche me, perché non si sono sentiti abbastanza difesi in questa campagna di critiche. Chi mi conosce da tempo sa che preferisco il riserbo e non amo rilasciare interviste, neanche quando mi vengono richieste; è per un atto di correttezza e di riguardo nei confronti di questa Commissione, organo istituzionale presso il quale sono stato chiamato a riferire, che non ho voluto rilasciare dichiarazioni, tuttavia in seguito dovrò pur dire qualcosa, perché altrimenti i dipendenti continueranno a credere che io non li difenda abbastanza. Non rifiutiamo i controlli, ma al contrario li vogliamo. Al Comitato di controllo, presieduto dal senatore Chiaromonte, chiesi di venire a verificare come lavoriamo, in modo da creare un rapporto più diretto con tale organismo. Non posso certo chiedere fiducia a scatola chiusa; non la chiederei nemmeno ai miei amici e, a maggior ragione, so di non poterla chiedere a questa autorevole Commissione. La fiducia a scatola chiusa non si Pag. 708 chiede a nessuno, soprattutto nei confronti delle istituzioni che debbono fare il loro dovere. Per la posizione che ho, per il compito (o la croce) che mi è stato affidato, credo di avere il dovere di invocare da parte di tutti che almeno non si nutra una sfiducia preconcetta, che non ci si costringa ad entrare in un'aula di tribunale dove prima si emette la sentenza e poi si svolge il dibattimento. In questo caso sarebbe meglio chiudere il servizio. Ho voluto precisare le conseguenze della situazione che si è creata, che si riveleranno dannose se non avrò la possibilità di ridare coraggio e fiducia ai dipendenti; dovrei essere uno che percepisce lo stipendio senza fare nulla, ma non è nel mio carattere e me ne andrei subito. PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Finocchiaro per la chiarezza e la franchezza con le quali ha parlato. Ho tre rapide domande da porgli, la prima delle quali è la seguente: signor prefetto, lei ha fatto riferimento al fatto che il SISDE si è occupato sistematicamente della lotta alla criminalità organizzata soltanto a seguito della recente legge di riforma. Che io sappia, in realtà nel passato, dopo il 1980 se non ricordo male, il SISDE installò alcuni centri nel Mezzogiorno, i quali diedero anche risultati significativi. D'altra parte le relazioni semestrali presentate dal Presidente del Consiglio sulla base della legge di riforma dei servizi di sicurezza contengono da sempre una parte relativa alla criminalità organizzata (a questo proposito gli uffici hanno preparato una rassegna, che è a disposizione dei colleghi). Ciò è segno che anche nel passato ... ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, l'ho detto. Non si trattava di un'attività riconosciuta dalla legge né istituzionalizzata, però vi era, pur con alti e bassi legati a momenti di maggiore o minore attività del fenomeno mafioso. PRESIDENTE. Se non ricordo male i periodi, sotto la direzione del prefetto Parisi questi centri furono istituiti e successivamente vennero revocati. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. L'attività di cui parlava prima, in cui si ebbero anche i contatti con Messina, si svolse durante la gestione... PRESIDENTE. Quindi nel momento di maggiore aggressività del fenomeno mafioso funzionavano questi centri? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Fornirò un chiarimento, se mi è consentito. La legge n. 410 del 1991 ha considerato che il fenomeno mafioso potesse a pieno titolo rientrare nel concetto di eversione nei confronti dello Stato. In sostanza, ogni qualvolta il fenomeno si manifestava, senza bisogno di alcun provvedimento legislativo il servizio si attivava, non so se per impulso del direttore o per direttiva del ministro, anticipando in qualche maniera quella che poi sarebbe stata la disposizione della legge n. 410. PRESIDENTE. Quindi non vi era una permanenza? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, non in maniera istituzionale. PRESIDENTE. Seconda questione: la tecnica di negoziazione cui lei ha accennato, determinata dal fatto che non vi erano norme sui pentiti o benefici particolari da elargire, può avere comportato nel passato che si sia soprasseduto ad arresti, a perquisizioni o ad atti di questo genere nel quadro di una visione per così dire contrattuale (io non faccio questa cosa ma tu in cambio mi dai delle informazioni)? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Posso escluderlo. Poiché mi chiede informazioni sul passato delle quali non ho conoscenza diretta, potrei anche essere accusato di presunzione; tuttavia, dal funzionamento del sistema che ho potuto apprendere, posso escludere Pag. 709 la sua ipotesi. Innanzitutto perché il contatto veniva preceduto sempre da un contatto con il magistrato: infatti nei confronti sia di Mutolo sia di Messina sono stati rispettivamente sentiti i magistrati dell'Aquila e di Caltanissetta. Il rapporto restava segreto, ma l'impostazione si svolgeva nella piena legalità. PRESIDENTE. Lei ha parlato di permanenza eccessiva negli stessi posti: si riferisce alla permanenza nelle stesse aree territoriali o nelle stesse responsabilità? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quando ho parlato di spostamenti mi riferivo a posti all'interno della direzione (trovandomi al SISDE da soli quattro mesi non posso rivoltare il servizio come un calzino), al centro, a Roma; in un determinato posto anche di carattere amministrativo o logistico, anche lì era necessario creare una rotazione, imprimere una movimentazione che evitasse la staticità, che talvolta può portare anche al disinteresse. PAOLO CABRAS. Parla di funzionari direttivi? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì. PRESIDENTE. Devo ora porre una delicata questione, relativa ad un fascicolo che è stato inviato ieri dal Ministero dell'interno. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta) PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. UMBERTO CAPPUZZO. Mi chiedo se la seduta sia incentrata sul dottor Contrada o sulle comunicazioni del prefetto Finocchiaro; noi dobbiamo basarci sulle sue affermazioni, rinviando ad altra seduta una discussione completa sul caso Contrada, una volta acquisiti i dati ad esso relativi. Dico subito che il prefetto Finocchiaro si trova nella situazione ideale di aver trattato certi problemi da tre posizioni diverse, tutte di alto rilievo: prefetto, alto commissario e direttore del SISDE. Capisco anche la passionalità con cui ha affrontato il problema dello Stato e la frustrazione che vive in questo momento l'importantissimo organismo al quale è preposto. Sulla validità dei servizi non ho mai avuto dubbi, perché sarebbe finalmente ora di scrivere la storia delle deviazioni sulla base di documenti concreti (anche tenendo conto della profonda conoscenza che il prefetto ha di altri servizi, essendo stato vittima di quelli stranieri): sarebbe un'iniziativa doverosa da parte dei servizi italiani. Non voglio intervenire - ripeto - sulla validità dei servizi, ma le deviazioni di individui vanno ricercate ed eventualmente punite; peraltro il fatto importante, sottolineato dal prefetto Finocchiaro, sul quale forse sorvoliamo, è la differenza esistente tra il passato ed il presente alla luce della legge premiale e, quindi, le procedure che i servizi hanno dovuto seguire per poter acquisire determinati dati. Vorrei ora porre al prefetto Finocchiaro un problema, in questo momento in cui si parla di servizi e di una loro eventuale riunificazione. Mi sono occupato della riforma dei servizi in altra posizione e in altro grado, circa venti anni fa, e so che la decisione di separarli fu voluta dalla parte politica, poi accettata anche da coloro che in quel periodo erano nei servizi. Vengo ora alla domanda che il presidente, così intelligentemente, ha posto circa l'attività contrattuale o paracontrattuale (eventualmente chiudendo un occhio). Il problema che si pone adesso è quello delle garanzie, sul piano legislativo, che occorre dare al personale dei Pag. 710 servizi per lo svolgimento della sua attività. Una Commissione che si occupa di questi problemi deve guardare al futuro, altrimenti sarebbe meglio eliminare questi servizi. Se si intendesse operare bene, basterebbe arruolare molto personale, attualmente libero, dei servizi segreti dell'est, così come hanno fatto alcuni paesi. In questo caso, avremmo servizi efficientissimi, senza le remore della cittadinanza italiana! Ritengo che questo punto sia molto importante, perciò vorrei comprendere cosa sia necessario fare al riguardo. Se abbiamo previsto una legislazione per i pentiti ... SALVATORE FRASCA. Però, a questo punto dovremmo far rivivere Vishinsky! ALFREDO GALASSO. Basterebbe riarruolare Gelli! UMBERTO CAPPUZZO. Ho voluto fare una battuta. Dicevo che il problema è emblematico ma sarà trattato in un'altra occasione. Adesso, ciò che a me preme, dal punto di vista culturale, è capire le procedure che devono regolare l'attività interna del servizio. Innanzitutto, si pone un primo problema: ha ragion d'essere l'attività interna di un servizio segreto, dal momento che vi sono problemi anche di carattere costituzionale sui quali varrebbe la pena di riflettere? L'attività informativa interna deve essere considerata competenza di un servizio a sé stante oppure come parte integrante dell'attività delle forze di polizia? Credo che anche questa questione meriterebbe di essere approfondita. Considerato che tra i due servizi le aree di competenza sono quanto mai sfumate e difficili, perché porre come elemento di differenziazione lo svolgimento di attività interna o esterna non ha senso, in quanto vi sono centri del SISDE che svolgono attività informativa, credo che sarebbe necessario chiarire bene le suddette aree di competenza. Si tratta di un problema delicato, stante la possibilità di conflittualità tra i due servizi e le probabili deviazioni. Per quanto attiene alle procedure, chiedo, anzitutto, chi stabilisca gli obiettivi della ricerca. Un servizio che si rispetti non procede perché riceve degli input dall'esterno ma grazie ad una visione più strategica che qualche organo deve definire (l'autorità politica e il ministro dell'interno). Come accade per l'attività internazionale - di cui ho maggiore conoscenza, considerata la mia personale esperienza - gli obiettivi di ricerca divengono indicazione precisa all'interno di un piano. Da questo punto di vista, assume importanza anche il problema del coordinamento. In tutto questo contesto, in che posizione si colloca il CESIS, considerato che disponiamo di due servizi, uno che dipende dal ministro dell'interno e l'altro, dal punto di vista funzionale, dal Ministero della difesa? Come possono esistere queste due attività senza avere la possibilità di conoscere l'organo che stabilisce la strategia e gli obiettivi e senza constatare se il piano di ricerca elaborato dal SISDE sia in armonia con quello del SISMI, almeno per le parti che abbiano tra loro punti di contatto? Poiché è stato ripetutamente accennato al costo dei servizi, vorrei sapere dal signor prefetto quanto costino i pentiti e per quanto tempo ancora ritenga che l'attività di pentitismo possa continuare ad essere remunerata e remunerabile. Inoltre: quanti pentiti sono indotti o potrebbero essere indotti a pentimenti successivi, aggiornati e corretti, alla luce del denaro che riceveranno? MASSIMO BRUTTI. Concordo con la proposta del collega Scotti volta ad acquisire tutti gli elementi riferentisi ai funzionari che hanno avuto responsabilità di direzione di apparati così delicati, in particolare a Palermo, nelle zone di mafia. Devo dire che nelle domande che intendo porre non mi sento in alcun modo vincolato dal fatto che i componenti l'ufficio di presidenza abbiano preso visione, tra ieri sera e questa mattina, di alcuni documenti. Da ciò che ho comprenso, Pag. 711 infatti, si tratta soltanto di frammenti di documenti e, come sanno gli storici, un solo documento non è sufficiente per scrivere una storia nuova. Non mi sento vincolato, quindi, e ritengo che i quesiti che mi accingo a porre abbiano comunque una loro autonomia. Eventualmente, mi riserverei di pormi un problema se potessi disporre dell'insieme della documentazione. Sulla base di ciò che ho sentito oggi, è stupefacente che vi sia la tendenza a valutare la storia dell'inizio degli anni ottanta a Palermo e il comportamento degli apparati buttando sulle spalle di un funzionario che ha vissuto là sei mesi, e che oggi non può difendersi perché è morto, responsabilità assai gravi enunciate in termini sommari. Ciò premesso, desidero porre al prefetto Finocchiaro alcune questioni, prima di ordine generale, poi riferite a vicende particolari. Per ciò che attiene alle prime, chiedo al dottor Finocchiaro di dire quel che può sulle forme di coordinamento tra settori del SISDE e del SISMI impegnati sul terreno dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Considerato che vi è un criterio di specializzazione dei compiti, esso è attuato per materie oppure le attività dei due servizi s'intrecciano tra loro, nel senso che riguardano, per esempio, droga, armi e latitanti? In Sicilia esiste una rete di operatori, di agenti del SISDE diffusa sul territorio, in particolare una presenza capillare in alcuni comuni a maggiore insediamento mafioso? Ciò risulterebbe da alcuni elementi emersi nell'ambito della prima fase dei lavori della Commissione antimafia. Chiedo al prefetto Finocchiaro se il SISDE operi nelle regioni settentrionali, in relazione alla grande criminalità mafiosa. In caso affermativo, vorrei sapere come sia organizzato, almeno per grandi linee, e quali risultati abbia conseguito, soprattutto negli ultimi tempi. Leggendo rapporti relativi a questo tipo di impegno, mi sembra di aver capito che la recente operazione relativa all'autoparco di Milano sia nata proprio da un input del SISDE. Chiedo se il prefetto Finocchiaro possa offrirci un bilancio di questo tipo di lavoro, ovviamente senza entrare nei particolari dell'organizzazione o di altri aspetti che non ci competono. L'altra questione che desidero sottolineare è relativa alle organizzazioni criminali in Campania. Dal rapporto del SISDE dell'ottobre 1992 risultano una serie di operazioni volte a scompaginare un'attività di tipo mafioso in Campania che, stando a quanto riferito dal rapporto del SISDE, tende ad imitare i modelli della criminalità mafiosa siciliana, cioè il modello di Cosa nostra. In particolare, il rapporto del SISDE parla di un'associazione denominata Nuova mafia campana. Vorrei chiedere al prefetto Finocchiaro una valutazione d'insieme, cioè se gli risultino elementi tali da poter pensare oggi ad un unico meccanismo della grande criminalità organizzata nel Mezzogiorno - più in generale, nelle zone del paese in cui essa è operante, in cui sono insediati i suoi traffici -, un meccanismo unico facente capo, sostanzialmente, all'organizzazione più forte e verticistica, cioè a Cosa nostra. In questo quadro, vorrei che il prefetto Finocchiaro ci fornisse, se possibile, un chiarimento su arresti recenti che personalmente considero particolarmente significativi, cioè quelli avvenuti in Calabria a danno della cosca Muto: nell'ottobre di quest'anno sarebbe stato arrestato lo stesso Francesco Muto, che da anni considero uno dei più pericolosi capimafia della Calabria, il quale era a piede libero ed aveva la possibilità di accostare elementi insospettabili e di intrattenere rapporti perfino con uomini delle istituzioni. Vorrei sapere se le cosche del Tirreno e dell'alto cosentino abbiano, a loro volta, collegamenti organici con Cosa nostra. Per quanto attiene al capitolo relativo ai collegamenti fra Cosa nostra ed eversione di destra, parto da un primo elemento riferendomi alle dichiarazioni di Messina. Quando egli ci ha parlato di un contatto con ambienti del SISDE, nel 1986-1987, ci ha detto che le informazioni Pag. 712 che ci forniva si riferivano, sostanzialmente, ai NAR. Inoltre, Messina ci ha detto che nel 1989 fece un viaggio assieme ad una persona che presumo fosse un ex appartenente ai NAR, perché nel 1989 tale organizzazione non era più in azione. Può dirci il prefetto Finocchiaro se siano ancora oggi in atto collegamenti organici tra la criminalità organizzata, le associazioni di tipo mafioso - soprattutto quelle più forti - e le associazioni di destra, nel senso sia di elementi tuttora impegnati in attività di tipo eversivo sia di ex appartenenti ad organizzazioni eversive di destra che, comunque, continuano a svolgere attività criminali? Inoltre, per quanto riguarda il sistema piduista, nel settembre di quest'anno, il ministro dell'interno Mancino, rispondendo ad una nostra interpellanza al Senato, richiamava collegamenti tra Licio Gelli e la criminalità organizzata romana, di cui vi sarebbe traccia e documentazione in atti del 1991. Tali collegamenti sarebbero stati finalizzati all'assegnazione di grandi appalti internazionali cui era interessata la criminalità romana. Anche a questo riguardo le chiedo, signor prefetto, una valutazione dello scenario, considerato che parlo di sistema piduista per riferirmi a qualcosa che è continuato dopo il 1981, dopo la scoperta delle liste di Castiglion Fibocchi. In particolare, gradirei una valutazione di scenario relativa al ruolo delle logge massoniche coperte, spurie, alla loro esistenza e al loro ruolo nei fatti di criminalità organizzata. Voglio adesso rivolgerle una domanda, prefetto Finocchiaro, alla quale, se lo ritiene opportuno, lei potrà rispondere in qualità di ex alto commissario. Negli atti di inchieste giudiziarie recenti, risulta che operatori del SISMI, appartenenti ad una struttura particolarmente riservata e segreta (se non ricordo male credo che si chiami SB), sarebbero stati assegnati all'Alto commissariato antimafia nel 1987. Le risulta che in passato appartenenti del SISMI, che facevano parte di questa struttura clandestina, siano stati assegnati all'Alto commissariato? Le risulta che questo sia stato un collegamento istituzionale o soltanto episodico e riferibile a persone? Passando ad alcune vicende particolari, le chiedo, prefetto Finocchiaro, se le risulti o meno che Emanuele Piazza, scomparso a Palermo nell'autunno del 1990, sia stato in qualche modo organicamente inquadrato nell'ambito del SISDE oppure legato al SISDE (questa notizia è stata fornita tramite una pubblica dichiarazione, una conferenza stampa, dal padre di Emanuele Piazza). Può dirci con quali compiti e con quale tipo di rapporto il signor Emanuele Piazza era inquadrato nelle file del SISDE e se vi siete posti il problema di effettuare indagini in relazione alla scomparsa di Piazza? Inoltre: l'agente di polizia Agostino, ucciso nell'agosto del 1989, era in qualche modo legato al SISDE o inquadrato nelle sue file? Le risulta qualcosa in proposito? Non le chiedo se lo era o non lo era: le chiedo se a lei risulti qualcosa. Le risulta che l'ex sindaco di Palermo Insalaco facesse parte del SISDE e che i suoi collegamenti con il ministro dell'interno Restivo si spingessero fino ad un inserimento organico negli apparati del Ministero dell'interno? Personalmente, ricordo dichiarazioni - che non esito a definire incredibili - del prefetto De Francesco, rese dinanzi alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, proprio a proposito di Insalaco. Anche per tale motivo, mi riservo poi di chiedere al presidente che su tutte queste questioni la Commissione convochi in audizione anche il prefetto De Francesco. In merito ai rapporti intrattenuti con ambienti del SISDE nel periodo 1986-1987, a proposito dei quali prendo atto volentieri dei chiarimenti del dottor Finocchiaro, Messina ci ha detto che di tali contatti era al corrente la commissione interprovinciale e, più precisamente, che egli informava Madonia, il quale era un po' il suo padrino, il referente diretto di questi collegamenti. Le risulta o meno che questa consapevolezza da parte della Pag. 713 commissione interprovinciale e di Madonia del collegamento del 1986-1987 fosse a conoscenza dei servizi? Le chiedo anche se per il passato risultino sospensioni di funzionari dei servizi a causa di indagini di natura disciplinare o di indagini interne. Più di recente, il dottor Contrada, prima del provvedimento di custodia cautelare nei suoi confronti era stato sospeso dal servizio? Le risulta che il dottor Contrada sia mai stato chiamato a difendersi nell'ambito di indagini di natura discipinare interne al servizio? Concludo il mio intervento con un'ultima domanda richiamandomi ad un testo tratto da un provvedimento giudiziario. Si tratta di una sentenza del 20 febbraio 1984 del giudice istruttore Giovanni Falcone (mi riferisco alla vicenda che richiamava prima il collega Boso), il quale scrive: "Anche se il dottor Immordino non lo ha esplicitamente detto, appare indubbio che egli nutriva il timore che gli ambienti delle cosche mafiose potessero essere tempestivamente avvertiti delle operazioni di polizia che egli stava allestendo". Siamo nel maggio del 1980. "Basti ricordare - prosegue Falcone - che quando vennero decisi gli arresti di persone ritenute appartenenti alla cosca di Salvatore Inzerillo il personale operante venne concentrato nella caserma "Lungaro" con il pretesto che occorreva sedare una sommossa nel carcere dell'Ucciardone e che lo stesso Contrada non venne avvertito di tale operazione". Nella requisitoria le affermazioni che riguardano il dottor Contrada sono anche più puntuali ed inquietanti poiché si dice che "tutti i funzionari della squadra mobile furono tenuti all'oscuro, fino all'ultimo minuto, dei reali obiettivi dell'operazione in modo tale da estromettere del tutto il dottor Contrada". Lasciando da parte la requisitoria e soffermandomi sulla sentenza del giudice istruttore Falcone richiamo l'attenzione del prefetto Finocchiaro e dei colleghi sul fatto che l'affermazione di Falcone, sia pure apparentemente così lieve, è di estrema gravità, poiché in un provvedimento giudiziario, senza procedere nei confronti del dottor Contrada, non si poteva dire di più; viene avanzata, infatti, una riserva, si solleva un dubbio che riferendosi ad un funzionario che ha responsabilità così delicate è pesantissimo. Tuttavia non si è assunta nessuna iniziativa a carattere amministrativo e nell'ambito dell'esercizio dei poteri discrezionali di governo che fanno parte dei compiti e delle responsabilità di chi ha un potere gerarchico su un funzionario; non si è presa nessuna iniziativa, anzi, ritroviamo questo funzionario assegnato ad una funzione delicatissima, al SISDE. E' questo che non riesco a comprendere e rileggendo le frasi di Falcone devo dire che la questione appare seria al di là delle responsabilità penali, che qui non interessano. Colgo una certa insensibilità nel fatto che nonostante un giudice affermi determinate cose non si assume alcuna iniziativa ed anzi ritroviamo questo funzionario al SISDE. PRESIDENTE. Qual è la sentenza? MASSIMO BRUTTI. Si tratta della sentenza istruttoria del 20 febbraio 1984, in riferimento al procedimento 1686/83. Dico ciò, dottor Finocchiaro, senza polemiche ma perché ritengo ci si trovi di fronte ad una vicenda di una gravità eccezionale e perché avverto una negligenza che vorrei fare emergere, circoscrivere e quindi in qualche modo superare. La negligenza non è in nessun modo ascrivibile a lei, dottor Finocchiaro. Le chiedo soltanto se le risulti qualche elemento in ordine a questa vicenda. MARCO TARADASH. Il dottor Finocchiaro, al di là del giudizio che ha dato sul clima creatosi intorno al SISDE, si è posto la giusta questione della reale utilità di un servizio interno di polizia. Dalla relazione svolta non ho ben compreso in quale misura il SISDE contribuisca alla lotta contro la criminalità organizzata e in cosa differisca rispetto Pag. 714 ad altri organismi. Posso comprendere che in anni passati, in cui le forze di polizia erano evidentemente incapaci, per non dire altro, a fronteggiare il crimine, lo Stato ed i ministri degli interni (abbiamo avuto una sequenza di ministri degli interni particolarmente dotati nella lotta alla criminalità mafiosa, da Gava ad altri) si servissero di apparati segreti. Ma ora che abbiamo la DIA, i centri di coordinamento ed in presenza di una ristrutturazione generale delle varie forze in funzione essenzialmente di lotta alla criminalità organizzata, mi domando qual è l'apporto in più che un servizio segreto può dare in questo tipo di operazioni. Mi chiedo anche se le irruzioni della DIA nel SISDE non siano in qualche misura comprensibili considerando che probabilmente la DIA ritiene oggi di dover svolgere gli stessi compiti che i servizi segreti hanno svolto in anni passati. Pongo anche problemi di democrazia e di trasparenza perché credo che sia sempre in qualche misura pericoloso il lavoro svolto da un servizio segreto soprattutto nell'ambito degli affari interni; ma oggi che non esiste più il terrorismo, mi chiedo quale sia il senso di tutto ciò. La seconda domanda riguarda i pentiti Messina e Mutolo. Il dottor Finocchiaro ha contestato le affermazioni di Messina e ha detto che lo stesso Messina dice il falso quando fa riferimento ad agenti del SISDE in relazione alla possibilità di catturare il vertice mafioso. Vorrei ricordare che, nell'audizione che la Commissione ha avuto con il pentito Messina, quest'ultimo è tornato diverse volte su questo punto, che non è affatto secondario e che, a dir la verità, toglie un po' di credibilità al complesso delle sue dichiarazioni. Se, infatti, su un dato di interesse generale, quale il rapporto intercorso tra un mafioso importante, anche se non di primissimo rango, ed apparati dello Stato, il pentito Messina fa affermazioni false ed il SISDE lo smentisce, in realtà il SISDE riduce di molto la credibilità dello stesso Messina. Il SISDE ha avuto rapporti con Messina e Mutolo; in relazione a ciò vorrei sapere se tali rapporti sono continuati anche nel periodo del pentimento. C'è stato un lavorio da parte dei servizi segreti durante il periodo del pentimento? Messina e Mutolo sono stati stipendiati dal servizio segreto? Sappiamo che costoro dagli anni ottanta hanno avuto rapporti di confidenza con il servizio segreto. I 270 pentiti ora in circolazione ricevono denaro dal servizio segreto? PRESIDENTE. Dal servizio segreto o da altri, onorevole Taradash? MARCO TARADASH. Ritengo che il dottor Finocchiaro ci possa rispondere soltanto a nome del SISDE. Non ho dubbi che ricevano denaro da altri; io desidero sapere se lo ricevono dal SISDE. La terza domanda si riferisce alla questione Contrada, sulla quale il dottor Finocchiaro ha dato una valutazione importante. Il fatto che il dottor Finocchiaro dia una valutazione tutta a favore del questore Contrada e contraria ai suoi avversari è un elemento importante. Non posso sapere se Contrada sia mafioso o meno, il punto è se il SISDE nel momento in cui ha "assunto" Contrada e prima ancora la polizia, quando hanno consentito a Contrada di effettuare questa "scalata", abbiano tenuto presente le sentenze di Falcone, le voci che circolavano nell'ambiente e quindi se abbiano effettuato una scelta consapevole e motivata oppur no. Se non hanno fatto una scelta consapevole e motivata credo che i vertici della polizia e dei servizi dovrebbero essere dimessi, come si dice con un eufemismo, per la loro incapacità; viceversa se hanno tenuto presente tutto ciò ed hanno "scommesso" su questo funzionario, contro i suoi avversari, devono rispondere dell'errore che eventualmente hanno commesso. La mia domanda, per concludere, è che tipo di verifica, di valutazione e di approfondimento sono stati effettuati in questa circostanza. Pag. 715 VITO RIGGIO. Probabilmente tornerò su alcune domande già poste, ma lo faccio per una necessità analitica. Nell'ultima relazione sulla sicurezza in ordine al semestre passato e dopo l'istituzione della DIA, il Governo afferma che "i servizi di sicurezza sono chiamati a sviluppare sempre più la loro capacità di penetrare, attraverso i loro migliori agenti e con modalità proprie dell'intelligence, ambienti che si dimostrano fortemente compartimentati e spesso di difficile permeabilità". Il Governo continua a ritenere fondamentale l'azione di penetrazione dei servizi, nonostante la creazione della DIA e in presenza di una legislazione premiale che evidentemente modifica le modalità di accesso in tali ambienti. Nella parte terminale della relazione, sembra che in questo momento, per situazioni esterne ed anche per una legittima reazione interna, il servizio non sia attrezzato a svolgere tali compiti o quanto meno a svolgerli nelle migliori condizioni. Ritengo si tratti di una considerazione sulla quale vale la pena avere qualche chiarimento dal dottor Finocchiaro, considerando che la Commissione, al termine della passata legislatura, aveva fatto riferimento al ricorso ai servizi segreti come a una delle possibilità di penetrazione in questo mondo. Vorrei anche sapere, ma è una valutazione che il dottor Finocchiaro può anche rifiutarsi di dare, dal momento che si tratta essenzialmente di una valutazione politica di pertinenza della Commissione, se la diminuita capacità di penetrazione non sia in qualche modo da mettere in relazione con una qualche strategia posta in essere dalla mafia. Nella parte finale della relazione si dice che "la strategia mafiosa, con gli omicidi Falcone e Borsellino, assume tratti marcatamente terroristici volti a sgomentare e ad impedire..."; ma allora, se può anche assumere una strategia di disinformazione, di intossicazione e di depotenziamento degli strumenti dimostratisi più efficaci, vorrei sapere dal dottor Finocchiaro se dal suo punto di vista tutto ciò possa avere un qualche riscontro. Nel momento in cui si crea un clima nel quale il personale dei servizi non è abilitato o non è affidabile, come si afferma nella parte conclusiva della relazione, o quanto meno viene considerato meno affidabile da chi dovrebbe fornirgli le informazioni e con cui dovrebbe intrattenere una funzione di elaborazione del dato (il compito dei servizi infatti non è tanto quello di compiere operazioni di polizia quanto quello di avere informatori qualificati per poi elaborare dati da mettere a disposizione delle competenti autorità), si perde un punto di osservazione su questo mondo. Mi auguro che questo punto di osservazione venga nel frattempo acquisito da altre strutture, perché diversamente ci troveremmo in una situazione completamente diversa rispetto a quella di due o tre mesi fa. Ricordo che dopo l'operazione Green ice ed altre ci trovavamo in una fase che appariva molto favorevole e più vicina all'accertamento di alcune verità; viceversa oggi ci troviamo in una situazione in cui l'attenzione è prevalentemente rivolta alle disfunzione degli apparati statali piuttosto che alle ricerche. Ritengo si tratti di un dato che riveste un qualche rilievo politico. La seconda domanda che volevo porre in realtà l'ha formulata il presidente e tuttavia gradirei una risposta più approfondita. Quando ad un'agente dei servizi segreti si chiede di entrare in contatto con determinati ambienti, sia pure senza violare la legge, in realtà gli si chiede di compiere un'attività che non è analoga a quella che può essere svolta da un qualsiasi altro funzionario. Il presidente parlava di patteggiamento, mentre io userei il termine negoziato per diventare affidabile, essere credibile, eccetera. Si tratta di ambienti nei quali la fiducia si conquista sì "accettando un pesce", ma soprattutto con comportamenti ed atti estremamente diversi da quelli che possono essere compiuti normalmente in un rapporto tra persone appartenenti alla società civile e non criminale. Pag. 716 Dal momento che esiste anche una scuola, vorrei sapere se sia stata elaborata una tecnica per entrare in relazione con questi ambienti e se esistano modalità che, se viste con occhio diverso da chi svolge un lavoro del genere, possono risultare di difficile comprensione. Dico ciò non in riferimento all'episodio Contrada ma a tutti i casi che possono accadere, perché se in passato ci sono stati agenti entrati in contatto con questo mondo, così come risulta dalle dichiarazioni anche di Messina, è chiaro che questo ambiente per una parte intrattiene rapporti con il mondo ufficiale, mentre per un'altra parte continua ad intrattenere rapporti con il proprio ambiente. Lo stesso Messina ci diceva che nei confronti di Madonia giustificava alcuni suoi rapporti con i servizi con la scusa che in questo modo era in grado di fornire utili informazioni. Tutto ciò crea un intreccio che ritengo dovrebbe aver dato luogo ad alcuni criteri per evitare che successivamente alcune attività possano essere viste sotto una particolare angolatura, dal momento che non credo sia sufficiente la circostanza per cui tutte le attività sono formalmente autorizzate dal magistrato. Deve esserci un'etica, un criterio di comportamento, altrimenti quella dell'agente segreto diventa un'attività assolutamente svincolata da qualunque parametro di riferimento e di giudicabilità col rischio di essere esposti a qualunque diversa valutazione successiva. Non so se anche lei abbia riscontrato problemi di questo tipo nel corso della sua attività. Comunque, sembrava di capire che questi fenomeni fossero presenti in minima parte. Vorrei sollevare un'ultima questione che, tuttavia, non riguarda la sua funzione attuale. In questa sede stiamo valutando una attività che è stata svolta da Contrada non nella sua qualità di agente dei servizi segreti, ma nelle vesti di importante funzionario della questura di Palermo: pertanto, sarebbe più opportuno ascoltare i responsabili dell'epoca o i rappresentanti della struttura della polizia nel suo complesso. Un punto delicato è quello cui ha accennato anche il collega Brutti: vi è stato, in sostanza, il passaggio di un funzionario dalla struttura della polizia a quella dei servizi. Anche il presidente Violante aveva chiesto come mai ciò fosse accaduto; è difficile dirlo, ma vorrei sapere se vi sia stata una qualche valutazione da parte di chi accetta la domanda di passaggio che, evidentemente, non può che essere stata di tipo positivo. Se così non fosse, saremmo di fronte quanto meno ad un atto di leggerezza compiuto da chi ha consentito questo passaggio. Infatti, se il funzionario che chiede di passare ai servizi segreti non è del tutto limpido ed affidabile, il suo ingresso in quel settore lascerebbe molto a desiderare. Su questo dovremmo ragionare. ALTERO MATTEOLI. Signor prefetto, nel corso del suo intervento ha affermato che "ci accusano di tutto" e che da questo tipo di situazione ne è derivata una sorta di paralisi per la sua attività. Lei sa meglio di me che queste accuse non sono nuove nei confronti dei servizi segreti; evidentemente qualche motivo deve esserci. In passato - ma io credo che ciò avvenga anche oggi - si sono verificati cambiamenti di scenario politico determinati proprio dai servizi segreti. In altre parole, anziché essere al servizio dello Stato, questi ultimi erano al servizio di certe parti politiche. Ebbene, lei ritiene che ciò accada anche oggi? Lei ha definito il servizio "informativo non convenzionale", aggiungendo che "non convenzionale" non vuol dire "illegale". Allora, debbo ritenere che in qualche modo lei non è d'accordo con il ministro degli interni Mancino, quando dichiara che gli agenti "sono pagati per sporcarsi". Il ministro lo ha dichiarato a tutti i giornali e ribadito in altre occasioni. Lei, signor prefetto, ha parlato altresì di "procedure e mezzi", ma successivamente - forse per colpa nostra che Pag. 717 l'abbiamo interrotta - non ha proseguito nella sua illustrazione. In proposito, da quel poco che lei ha detto su questo argomento, mi pare di aver capito che l'unico mezzo che i servizi segreti hanno a disposizione per attivare certi contatti è il denaro. Ebbene, esclude che i servizi segreti abbiano mai usato, negli ultimi 10-15 anni, altri sistemi, oltre al denaro, per raggiungere gli scopi che essi si prefiggono? Prima di formulare la prossima domanda, proprio per non essere frainteso, tengo a precisare che non sono fra coloro che considerano i pentiti come degli oracoli. Essi sono uomini che hanno commesso crimini gravissimi, per cui - forse per la mia mentalità provinciale - quando li ho di fronte non posso dimenticare che hanno commesso numerosi reati; comunque, non possiamo considerare i pentiti attendibili quando si occupano di alcuni argomenti e inattendibili quando si occupano dei politici. Quindi, devo necessariamente confrontare le due tesi e le assicuro che mi dispiace dover porre sullo stesso piano lei ed il pentito Messina. Lo farò solo in questa fase per cercare di capire quanto lei ha affermato e che contrasta, in maniera palmare, con quanto lei non ha avuto la possibilità di ascoltare poiché, come ci ha riferito, la bobina magnetica non funzionava. Io, tuttavia, dispongo del testo stenografico delle dichiarazioni di Messina. Egli ha detto: "Ho avuto contatti con il SISDE nel 1986 e nel 1987. Ho incontrato diverse volte queste persone che, allora, volevano per lo più notizie sul terrorismo". Lei, invece, ha liquidato il contatto dei servizi con Messina, dicendo: "In carcere ebbe un contatto con un intermediario dei servizi, mentre, una volta uscito dal carcere, fu contattato nel 1986 da un funzionario. Tuttavia, non dette alcun risultato". Quindi, le sue parole contrastano in maniera palmare con quanto affermato da Messina il quale ha usato l'espressione "diverse volte", lasciando intendere una continuità di contatti che secondo lei non ci sarebbe stata. Messina ci ha altresì raccontato di aver incontrato un terrorista dei NAR; le risulta che tale incontro, avvenuto all'aeroporto di Fiumicino, fosse a conoscenza dei servizi? Passo ad un'altra domanda. Ad un certo punto, a Palermo, arrivano quali funzionari e dirigenti di polizia ex piduisti, coinvolti addirittura in vicende di prostituzione: la mia domanda potrebbe apparire ingenua. E' considerata punitiva o premiale la sede di Palermo anche ai fini della carriera, visto che nel capoluogo siciliano arriva addirittura un piduista che a Roma è stato coinvolto in fatti di prostituzione? PRESIDENTE. Da quanto mi risulta, quella persona si iscrisse alla P2 dopo il trasferimento a Palermo. ALTERO MATTEOLI. Credo che la domanda che ho rivolto al prefetto sia pertinente. Tra l'altro, abbiamo appreso dai giornali che il prefetto ed il suo collega De Francesco difendono Contrada; anche il capo della polizia Parisi lo difende. Parisi è stato vice di De Francesco; Contrada è stato con De Francesco e con Parisi e, da vent'anni, egli è ininterrottamente in Sicilia: questo mi pare sia un caso un po' anomalo rispetto alla normalità. Ora apprendiamo che soltanto ieri sera è giunto un fascicolo, di cui non abbiamo ancora presa visione; tuttavia alcuni stralci di quanto ci ha letto il presidente Violante lo avevamo già visto pubblicato ieri su un settimanale. Dunque, lei difende Contrada; lei ha trovato nel dottor Contrada una "professionalità eccezionale". Dunque, quando lei è arrivato a Palermo come alto commissario ha utilizzato la "squadra Contrada"; anche oggi, lei si trova in questa sede, non solo per l'alto incarico che ricopre, ma soprattutto perché è scoppiato l'episodio Contrada. Pertanto, lei immaginava che le avremmo posto quasi esclusivamente domande su questa vicenda. In proposito l'ho trovata (uso un termine che non vuole essere Pag. 718 irriverente) un po' reticente, dal momento che ha liquidato con una battuta tutta la storia. Infine, l'ultima domanda che potrebbe apparire personale ma che, per l'incarico che lei ricopre in questo momento, non lo è. I giornali hanno pubblicato la notizia secondo la quale lei sarebbe membro del Santo Sepolcro: ebbene, quando ci occupavamo della P2, i generali dei servizi segreti, i cui nomi erano compresi nelle liste della loggia massonica, ci dissero che - stando nei servizi - dovevano necessariamente stare nella loggia per controllare cosa accadeva. Tutti - anche alcuni miei amici - si trovavano in quelle liste. Dunque, lei è nel Santo Sepolcro per gli stessi motivi oppure per convinzione personale? PRESIDENTE. Chiunque voglia, può consultare gli elenchi degli iscritti al Santo Sepolcro: essi, infatti, sono a disposizione della nostra Commissione. Comunque, non è né una loggia massonica né un circolo... UMBERTO CAPPUZZO. Premetto che mi onoro di appartenere ad un ordine che, nella sua ufficialità, deve soltanto rispondere alla Cupola di San Pietro. Dal momento che io sono anche tra i cavalieri di Gran Croce dell'ordine della Repubblica, membro dell'Ordine costantiniano e della Legione del merito francese, vorrei non avere a che fare con qualcuno che abbia commesso qualche atto irregolare. Pertanto chiederei una garanzia assoluta in questo senso, poiché altrimenti sarei costretto a rifiutare queste onorificenze delle quali, peraltro, sono fiero! ALFREDO GALASSO. Queste cose le devi chiedere agli ordini. UMBERTO CAPPUZZO. Io sono stato cooptato a Gerusalemme da sua beatitudine monsignor Ventritti. Chiedo che si vada avanti su questo terreno! Se vi interessa, sono stato avvicinato dalla Santa Sede e dal cardinale Pappalardo! E smettiamola con queste buffonate! La concomitanza momentanea non giustifica azioni di questo genere. PRESIDENTE. Senatore Cappuzzo, la richiamo all'ordine! UMBERTO CAPPUZZO. Visto che c'è il rappresentante del SISDE, sarebbe il caso di indagare su certi circoli e circoletti! Lei, signor prefetto, può capire a cosa voglio riferirmi. PRESIDENTE. Noi no! Senatore Cappuzzo, capisco la sua irritazione, ma spero che lei comprenda di aver usato un tono eccessivo rispetto alla sede. UMBERTO CAPPUZZO. Non è eccessivo rispetto alle accuse! PRESIDENTE. Lo è rispetto alla sede. In secondo luogo non è stata mossa nessuna accusa. Lei ha chiesto di accertare se, in questa associazione, si possa muovere una critica nei confronti di qualche aderente. UMBERTO CAPPUZZO. Di tutte le associazioni. PRESIDENTE. Farlo nei confronti di tutte, mi sembra un po' eccessivo. UMBERTO CAPPUZZO. Ci sono stati delinquenti, anche mafiosi, che hanno ricevuto la croce di cavaliere della Repubblica italiana. PRESIDENTE. Il vicepresidente D'Amato vorrebbe dei chiarimenti circa il riferimento da lei fatto - in una sede come questa ed alla presenza del direttore del SISDE - ad un circolo. UMBERTO CAPPUZZO. Se si volesse verificare quali sono i posti di incontro, di contiguità anche fisica, bisognerebbe indagare su molti circoli delle zone a rischio dove per caso si recano tanti che hanno la passione del gioco. Pag. 719 MICHELE FLORINO. Dovrebbe specificare. GIROLAMO TRIPODI. Ritengo si debba fare una valutazione specifica su quanto detto dal collega Cappuzzo. La nostra seduta è pubblica e bisogna chiedersi quali echi la questione possa avere; può sembrare che sia successo chissà che, mentre invece non è successo niente. Il tono adoperato dal collega Cappuzzo e le ombre che sono state gettate sulla Commissione sono fatti che devono indurre ad una riflessione a sé stante. Penso che farlo sia interesse della Commissione per difendere il suo prestigio e per dimostrare la propria capacità di affrontare i problemi, senza essere condizionata in alcun modo da eventuali suggerimenti. Questi atteggiamenti a mio avviso, vanno assolutamente respinti. Chiedo, quindi, che sulla questione venga fatto il punto il più presto possibile per fugare ogni dubbio o sospetto. Venendo alla questione oggetto dell'odierno dibattito, ascoltando il prefetto Finocchiaro - la cui audizione ho sollecitato anche nella sua funzione di alto commissario per la lotta alla criminalità organizzata, pur senza esiti - dico subito che sono rimasto molto deluso per il giudizio che egli ha espresso sul comportamento dei servizi segreti. Penso, infatti, che, nel momento in cui si dà un giudizio positivo sul complesso della storia dei servizi segreti, compresi gli attuali, non si intendano fugare tante e tante ombre, né dare risposte agli interrogativi che si sono posti nel corso degli anni, soprattutto nell'ultimo trentennio. A mio modo di vedere, il prefetto Finocchiario avrebbe dovuto tenere presente uno degli aspetti più inquietanti della storia dei servizi, vale a dire la presenza negli elenchi della P2 - cioè una organizzazione eversiva segreta che, sulla base di recenti notizie, non ha ancora concluso la propria attività a danno delle istituzioni democratiche - di responsabili dei servizi, dal SIFAR al SISDE, da Maletti a Miceli, da Pelosi a Santovito e Grassini. Ritengo che in questo modo non si contribuisca positivamente allo sforzo da noi fatto per rendere i servizi davvero confacenti alle necessità delle istituzioni democratiche della Repubblica, quindi anche della lotta alla criminalità organizzata. Fatta questa premessa, desidero porre alcune domande al prefetto Finocchiaro. Nel corso dell'audizione del collaboratore della giustizia Messina abbiamo saputo - ed altri lo hanno già ricordato stamani - che anche per responsabilità del SISDE è saltata la possibilità di catturare il superlatitante Riina. In particolare, ci è stato detto che non vi era più stato un certo incontro che avrebbe potuto favorirne la cattura. Anche se lei da poco riveste l'incarico di direttore del SISDE, penso possa fornire qualche chiarimento in proposito. PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Tripodi, ma penso che sia opportuno ristabilire la verità delle cose. Mi pare che l'ufficiale di cui si parla viene da Messina attribuito al SISDE, mentre il prefetto Finocchiaro ci ha spiegato che quella persona non era un funzionario del SISDE ma un ufficiale dei carabinieri. Sulla base di quanto ha detto Messina, mi sembra di ricordare che quella persona non sapesse cosa Messina stesso gli avrebbe detto; si era rifiutato, quindi, di avere un colloquio a casa del Messina perché non voleva andare a casa sua. ALFREDO GALASSO. Per completare il quadro mi pare che Messina abbia detto che c'era uno del SISDE per ogni paese. GIROLAMO TRIPODI. In ogni caso, si tratta di argomenti attinenti al tema della nostra indagine per cui vorrei che il punto fosse meglio chiarito. Un'altra mia domanda riguarda le modalità di reclutamento del personale poi inserito nell'organico del servizio. Spesso abbiamo saputo che viene reclutato personale che non dà la massima fiducia e non offre garanzie di obiettività ai fini del ruolo che è chiamato ad Pag. 720 assolvere. Ci interessa conoscere anche il tipo di selezione effettuata nonché quale sia il rapporto instaurato con i cosiddetti collaboratori, in particolare quali siano i costi sostenuti per il loro mantenimento. Il prefetto Finocchiaro ha fatto cenno ad alcune iniziative del servizio che hanno prodotto importanti risultati, quale quella che ha consentito la cattura in Francia del Libri, mafioso di Reggio Calabria. Poiché in questo tipo di operazioni collaborano polizia e carabinieri, Guardia di finanza, DIA e servizi, ci interesserebbe sapere se esiste un coordinamento della loro attività e se, nel caso di risposta affermativa, i loro rappresentanti si incontrino in luoghi scelti dal servizio. Un'altra questione è a mio avviso molto inquietante e suscita interrogativi drammatici. Mi riferisco all'assassinio dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Come mai i servizi non sono riusciti a sapere niente sulla preparazione di una operazione di tale potenza eversiva? Anch'io, come il senatore Brutti, vorrei sapere se siete in grado di dirci qualcosa sugli eventuali intrecci tra mafia e massoneria o comunque altri poteri occulti organizzati; ed ancora se al servizio risulti l'esistenza di rapporti tra mafia e potere politico. A proposito del cosiddetto problema Contrada, dico subito che non mi ha soddisfatto quanto lei ha affermato nella sua relazione. Anzi mi sembra molto grave che ella abbia voluto ridurre la perquisizione dell'abitazione Inzerillo ad una vicenda legata al fascino di una donna. E' un po' troppo banale soprattutto perché la questione è davvero inquietante ed implica - proprio a seguito dell'arresto del questore Contrada - numerosi problemi circa la fedeltà degli organi dello Stato preposti alla lotta alla mafia. Anche ieri, d'altronde è stato arrestato un brigadiere dei carabinieri - è un fatto importante, anche se in casi come questo si parla di "mezze tacche" - coinvolto nella faida delle cosche calabresi di Siderno; e tutti ricorderete quel carabiniere, che faceva parte del clan avverso, bruciato in una macchina. Non penso che, in un incontro quale quello di oggi, si possa liquidare con giudizi frettolosi, che somigliano molto ad una difesa d'ufficio, una vicenda che pone tanti interrogativi e mette in discussione la credibilità delle istituzioni. Forse ciò è determinato dal fatto che lei da poco tempo riveste la responsabilità di direttore del SISDE, ma forse questo è ancora più allarmante. Per quanto riguarda il fascicolo che è stato inviato ieri e che ha sollevato alcuni problemi... PRESIDENTE. Onorevole Tripodi, se lei intende far riferimento al documento di cui si è parlato in seduta segreta, occorre tornare in quella sede. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo, pertanto, la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ALFREDO GALASSO. Vorrei svolgere tre considerazioni e porre una domanda. La prima osservazione è che il prefetto Finocchiaro è stato prima prefetto di Palermo e poi alto commissario; adesso è direttore del SISDE. Dunque, da un decennio il prefetto Finocchiaro è protagonista istituzionale delle vicende di cui ci stiamo occupando. Mi aspetto che, eventualmente in sede di replica, ci dia una valutazione precisa di ciò che è accaduto in questi anni, nonché dell'alternarsi dei ruoli istituzionali che, al di là delle persone che li hanno ricoperti, sono deperiti. L'alto commissario rappresentava nel 1982 la grande speranza, sia pure tardiva, di un coordinamento delle forze di polizia: era stato chiesto dal generale Dalla Chiesa e non gli era stato dato. Questa Pag. 721 figura, proprio durante l'ultima nomina, si è ridotta ad un organismo della cui inutilità ci si è resi conto, perché non è stato sostituito da altro organismo. Vorrei sentire dal prefetto Finocchiaro una valutazione sul susseguirsi dei ruoli istituzionali di contrasto alla criminalità organizzata. La seconda osservazione riguarda il SISDE e, in parte, la vicenda Contrada. E' vero che il prefetto ha assunto l'incarico da pochi mesi, ma è anche vero che in questa sede non possiamo accettare, senza una replica critica, un giudizio così largamente positivo e tranquillizzante sul ruolo del SISDE. Non è infatti la notizia dell'ultima ora che mette in crisi funzionari che si considerano demotivati e che io non ho difficoltà a giudicare ottimi funzionari. Il problema è che negli ultimi anni atti parlamentari - mi riferisco a quelli delle Commissioni d'inchiesta sulla P2 e su Sindona - ed atti giudiziari - relativi ai processi per le stragi di Bologna, di Firenze e così via - hanno messo in evidenza la presenza di soggetti inquinanti che avevano responsabilità istituzionali, nonché di conflitti interni ai servizi segreti, nonché una sorta di "guerra per bande" al loro interno. Oggi all'ultima ora c'è qualcuno che si dispiace perché si sente demotivato: posso capirlo dal punto di vista umano ma stiamo valutando un ruolo istituzionale nonché l'attuazione della legge del 1978, che perseguiva fini diversi da quelli realizzati in questi anni. Credo che il prefetto Finocchiaro, dal momento che ha assunto la direzione del SISDE, debba esprimere un giudizio più articolato e preciso, se non altro perché conosce il passato: essere consapevole di fatti gravi e documentati è il miglior modo per prevenire che si ripetano. Un'assoluzione generalizzata del passato, del presente e del futuro non è certamente la scelta migliore. Rispetto alla vicenda Contrada, occorre intendersi, prefetto Finocchiaro. O si esprime il massimo rispetto per le indagini giudiziarie e lo si fa senza ipocrisia, per cui l'argomento è chiuso; ovvero si intende esprimere una valutazione nel merito ed allora bisogna anche affermare che il dottor Contrada era una persona assolutamente ineccepibile ed affrontare nel merito una serie di vicende, rispondendo in questa sede, che non è giudiziaria, ad una serie di dubbi, di perplessità che circolavano. Posso fare questo riferimento con sicurezza perché so che sto parlando con lei e perché lei ha detto ad esempio che, per quell'episodio, altri dicevano che Gentile insidiava la moglie di Inzerillo. Non ci bado a queste cose, ma non è qui il punto. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ci bado io. ALFREDO GALASSO. Non è questo il punto. Comunque, chiariamo meglio: qualcuno si era lamentato con Vasquez, il quale a sua volta si era lamentato con Inzerillo perché la perquisizione in casa di quest'ultimo disturbava la privacy della signora Inzerillo. PRESIDENTE. Mi era sembrato di capire che le cose non stessero così e cioè che le perquisizioni erano compiute con modalità tali da ledere la privacy delle persone nei confronti delle quali venivano svolte. Pertanto il difensore dell'imputato ricercato, Inzerillo, lo aveva fatto presente... ALFREDO GALASSO. A Vasquez, il quale lo aveva fatto presente a Contrada. PRESIDENTE. Non ad Inzerillo. ALFREDO GALASSO. No, riguardava la moglie di Inzerillo. Questo dato è riportato come una informazione assunta. Credo che allo stesso modo, sia pure con un arco di episodi un po' più ampio, il prefetto Finocchiaro sappia che nell'ambiente della questura e più in generale di chi si è occupato della vicenda esistevano forti dubbi e perplessità. Dunque, era pertinente la domanda dei colleghi Brutti e Taradash sul perché ad un certo punto si Pag. 722 sia avuto il passaggio di Contrada al SISDE. Comunque, se un giudizio deve essere espresso, non si può distinguere tra professionalità altissima ed altro: il mio concetto di professionalità comprende anche la correttezza e la lealtà, perché non mi interessa sapere se un soggetto sia altamente professionale, se poi non conosco la sua lealtà alle istituzioni. E' necessario chiarire se in merito esista una diversità di opinioni, un conflitto che coinvolge il rapporto di fiducia dei cittadini verso il SISDE. Non c'è dubbio, infatti, che quest'ultima vicenda unita alla storia dei nostri servizi segreti abbia colpito profondamente l'opinione pubblica; l'arresto di Contrada ha colpito persino me, che ormai non mi allarmo più di nulla, perché so che era un funzionario del SISDE. La domanda che vorrei porre riguarda l'escalation di delitti mafiosi e di attentati ai quali abbiamo assistito in questi mesi, i quali hanno portato addirittura a ritenere l'esistenza di una strategia terroristica ed eversiva della mafia; dico mafia e non dico Cosa nostra volutamente. Tutto ciò determina uno stato abbastanza diffuso di pericolo per la pubblica incolumità, di cui si è parlato sui giornali e che è stato oggetto di relazioni ed interventi. Tale materia rientra nella competenza del SISDE, perché riguarda la sicurezza. Desidero sapere se esistano dati precisi, e non sensazioni, su questa strategia eversiva - eventualmente possiamo proseguire in seduta segreta - e quali siano gli interessi sottostanti, i collegamenti, i personaggi a rischio. Dobbiamo valutare, infatti, il momento attuale del fenomeno mafioso, un momento in cui i pentiti si moltiplicano, mentre gli attentati non sono cessati, un momento durante il quale vi è stata una successione di notizie assolutamente qualificate che ci hanno informato sul livello permanentemente pericoloso ed aggressivo del sistema criminale. E' questo che ci interessa sapere in modo particolare. FERDINANDO IMPOSIMATO. Desidero ringraziare il prefetto Finocchiaro per la sua esposizione, ma devo svolgere alcune brevi considerazioni prima di porre le domande. Sappiamo bene che la nostra indagine rischia di interferire con quella dei magistrati, condizionando in qualche modo l'accertamento della verità, e sappiamo anche che i pubblici ministeri, i funzionari di polizia e della DIA che hanno avviato le indagini su questo caso molto grave devono essere protetti nella loro indipendenza. Non avremmo fatto alcuna domanda sul caso Contrada se sul medesimo non si fosse soffermato il prefetto Finocchiaro. I colleghi hanno già evidenziato il rischio che i magistrati, i funzionari della DIA e i poliziotti che hanno proceduto all'accertamento della verità in questa vicenda rischiano di passare per incapaci o per persecutori deliranti, ovvero per faziosi che agiscono al servizio di questa o quella parte politica. Per questa ragione, dobbiamo necessariamente porre domande che riguardano il caso Contrada che, secondo me, è limitato, ossia concerne una vicenda particolare e non implica necessariamente un giudizio sui servizi. Dobbiamo comunque attenerci ai fatti. La cosa che mi ha colpito è stato il giudizio, sicuramente positivo, dato dal prefetto Finocchiaro su Contrada, del quale sono state dette cose egregie, perché si è affermato che si tratta di persona di una professionalità eccezionale, di cui tutti i collaboratori ed i colleghi parlano con grande stima ed apprezzamento; allo stesso tempo ha formulato giudizi negativi nei confronti di tutti coloro che, in qualche modo, si sono imbattuti in Contrada a partire da Immordino fino a Gentile, non tenendo conto che di questa vicenda hanno parlato ben quattro pentiti, uno dei quali, Buscetta, secondo la Corte di Cassazione, deve essere considerato attendibile. Ma vi è di più. E' infatti necessario tenere conto che nel 1989, subito dopo l'attentato dell'Addaura, fallito per puro Pag. 723 miracolo perché l'interrogatorio avviato da Falcone insieme ai due giudici svizzeri si protrasse oltre l'ora stabilita (quindi solo per caso Falcone non venne ucciso insieme agli altri due giudici), il settimanale L'Espresso riportò un articolo, a firma di Roberto Chiodi, in cui appunto si affermava che un collaboratore della giustizia aveva fatto il nome di Contrada come della possibile "talpa". Poiché molte cose vengono riportate qui per sentito dire, mi riferisco a questo episodio per affermare che lo stesso Falcone ebbe modo di dichiarare che certamente quell'attentato era stato preparato da menti raffinatissime e per aggiungere un'altra considerazione, ossia che praticamente sembra ormai pacifico che a Palermo, nell'ambito delle istituzioni, fosse presente una talpa che aveva informato addirittura i mafiosi durante alcune indagini svolte da Cassarà; pertanto Cassarà era stato consegnato ai mafiosi, così come è scritto nell'ordinanza di rinvio a giudizio di Falcone, da qualcuno che all'interno della questura di Palermo aveva informato dell'uscita di Cassarà e del suo ritorno a casa. Senza voler anticipare alcuna sentenza o giudizio di condanna nei confronti di Contrada che conosco da circa vent'anni per averlo incontrato insieme a Boris Giuliano e poi con Cassarà a Palermo, mi chiedo come sia possibile che lei, prefetto Finocchiaro, non sia colto almeno dal dubbio che una parte di questi elementi possano far nascere il sospetto che la magistratura non abbia proceduto a casaccio e senza elementi di responsabilità. Sarebbe interessante sapere in particolare se la posizione del ministro (nel senso di ritenere Contrada una specie di infiltrato) sia condivisa anche dal capo del SISDE, poiché non pare dalle dichiarazioni rese dallo stesso Contrada ai giudici - di cui abbiamo avuto conoscenza attraverso la stampa - che egli sostenga questa linea, cioè di aver avuto rapporti con i mafiosi per ragioni di infiltrazioni nel mondo della mafia. Vogliamo quindi sapere se si tratti di una tesi sostenuta anche da Contrada e, in particolare, in che modo, con chi, da chi e con quali gruppi di Cosa nostra sarebbe avvenuto questo contatto. Inoltre, se ciò fosse possibile evitando di ricorrere al segreto di Stato o ad altri segreti, vorremmo sapere quali sono le operazioni che Contrada - od il servizio grazie a Contrada - è riuscito a realizzare. Ho ascoltato con molta attenzione le dichiarazioni del prefetto Finocchiaro sulle persone arrestate. Vorrei sapere quali importanti esponenti di Cosa nostra siano stati arrestati, a parte Calderone, che peraltro apparteneva ormai ad una famiglia perdente (già gli era stato ucciso il fratello), quali stragi siano state impedite e quali operazioni di grosso calibro siano state compiute a Palermo. Vorrei fare infine un'ultima considerazione che riguarda la questione dell'ordine del Santo Sepolcro, e cioè l'appartenenza a tale ordine di Contrada. Non ho difficoltà a dire che di tale ordine facevano senz'altro parte persone rispettabilissime (nessuno si permette di fare di tutt'erba un fascio), ma è un fatto - mi fermo a questa considerazione - che dell'ordine del Santo Sepolcro faceva parte anche il conte Arturo Cassina, che alla luce delle indagini della prima Commissione antimafia (al riguardo vi è una relazione di Pio La Torre) ed anche secondo alcuni pentiti aveva avuto rapporti con gli esponenti di Cosa nostra. Si può osservare che di ciò si è venuti a conoscenza ex post. Però, la relazione della prima Commissione antimafia risale a circa venti anni fa; in secondo luogo, sicuramente abbiamo avuto già da tempo da parte dei pentiti indicazioni da cui emerge che Arturo Cassina era legato, per motivi concernenti appalti, a Cosa nostra. Credo che l'insieme di questi elementi avrebbe forse dovuto indurre il SISDE e la stessa polizia ad una maggiore prudenza. Se infatti vi deve essere da parte di tutti il rispetto della libertà ed una presunzione di non colpevolezza nei confronti di Contrada, è anche necessario il rispetto dei giudici, i quali non debbono essere condizionati da valutazioni che significano implicitamente che i magistrati Pag. 724 non hanno capito nulla e che i capi della DIA non hanno seguito le regole dell'ortodossia investigativa. Credo che anche a questo proposito si debba avere un quadro completo della situazione e in merito alla querela (di cui mi sembra di aver letto) che è stata presentata credo da Contrada nei confronti del giornalista Roberto Chiodi, vorrei sapere quando essa sia stata presentata e come si sia risolta tale questione perché quello è un altro episodio di cui comunque il SISDE avrebbe dovuto, a mio avviso, tenere conto. Per concludere vorrei dire che abbiamo bisogno che queste cose ci vengano dette non soltanto dal prefetto Finocchiaro, ma da tutti i capi del SISDE e della polizia che, a partire dal biennio 1979-1980 hanno avuto modo di intrattenere rapporti con il funzionario Contrada, nei confronti del quale non ho nessun motivo di perplessità. Abbiamo però anche il dovere di accertare, prima ancora che intervenga una sentenza definitiva dell'autorità giudiziaria (sentenza che non possiamo attendere), se vi sono responsabilità politiche tali da imporre un intervento della Commissione antimafia, responsabilità che comportano appunto la necessità che tale vicenda venga chiarita in questa sede in tutti i suoi aspetti. VINCENZO SCOTTI. Intendo porre alcune sintetiche domande: in primo luogo vorrei sapere dal prefetto Finocchiaro, se è possibile, quali siano stati i compiti assegnati a Contrada nel SISDE nel corso di questi anni e se tali compiti siano stati operativi o di altro tipo. In secondo luogo, vorrei conoscere quali uomini, impiegati nella questura di Palermo, siano stati poi trasferiti al SISDE, quale sia il loro curriculum e quali i loro impieghi. Infine chiedo quale sia oggi, in relazione alla gestione dei pentiti e dei programmi relativi a tale gestione, il ruolo del SISDE, ossia in che termini il SISDE entra concretamente (non in termini formali, di legge), nella gestione e nei programmi di gestione dei pentiti. ERMINIO ENZO BOSO. Debbo rifarmi alle notizie di stampa e trarne delle conclusioni. Da tali notizie risulta che in data 16 maggio 1984 l'Alto Commissario antimafia e capo del SISDE Emanuele De Francesco fu autore di una lettera all'allora ministro dell'interno Oscar Luigi Scàlfaro che traeva spunto da alcune torbide vicende venutesi a creare all'interno della questura di Palermo. Nella lettera il questore, il dottor De Francesco, difendeva Contrada, inquisito nei giorni scorsi nell'ambito di indagini per concorso in associazione mafiosa, e si lanciava in commenti, assai poco lusinghieri, sul giudice istruttore Falcone, lamentandosi di come questi avesse voluto chiudere una pagina grigia della storia della questura di Palermo più che fare giustizia. Tra l'altro, l'allora direttore del SISDE, Vincenzo Parisi, al termine di quella che potremmo considerare una faida all'interno della questura di Palermo, chiese ed ottenne il trasferimento di Contrada a Roma. Vorrei sapere se questa lettera riservata e personale abbia avuto una risposta dall'allora ministro dell'interno e il tenore dell'eventuale seguito; se non ritenga di spiegare il perché di queste ricorrenti azioni a copertura di un funzionario chiacchierato ed oggi inquisito come Contrada, nonché se Contrada sia riconosciuto iscritto ad eventuali logge. Il dubbio più grave riguarda il fatto che Contrada è ritornato a Palermo: per cui, sia semplice o no, dobbiamo cambiare versione quando si ritengono al di sopra di ogni sospetto le figure di Alberto Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, dal momento che questi personaggi hanno avuto tutti a che fare nello svolgimento del loro lavoro con tale soggetto chiacchierato. Ancora oggi cos'è che abbiamo? Un forte contrasto sul sistema di difendere il soggetto in questione e quest'uomo vive tuttora mentre i personaggi che ho ricordato, a mio avviso veramente al di sopra di ogni sospetto, giacciono sotto un metro e cinquanta di terra. Pag. 725 SALVATORE FRASCA. Signor presidente, mi riservo di intervenire sull'ordine dei lavori a conclusione della seduta, in quanto devo avanzare richieste ai fini del lavoro da svolgere ai sensi della legge istitutiva della Commissione. Si è deciso di incontrare il prefetto Finocchiaro in rapporto a due fatti che hanno suscitato in noi perplessità. Il primo riguarda le dichiarazioni del pentito Messina: dalle affermazioni del prefetto Finocchiaro ritengo che il signor Messina abbia confuso il SISDE con i Servizi dell'Arma dei carabinieri. Semmai, il riscontro delle dichiarazioni del signor Messina deve essere richiesto all'Arma. In ordine invece alla vicenda Contrada, vorrei che la Commissione approfondisse l'argomento alla presenza del prefetto Finocchiaro, perché non mi piace l'atmosfera kafkiana che si è creata a seguito della presa d'atto di taluni documenti fatti pervenire alla nostra Commissione in maniera affrettata e senza alcuna richiesta. Da una parte si collocano il capo della polizia e lo stesso prefetto Finocchiaro che difendono questo funzionario il quale - da quello che è dato loro di sapere - sarebbe irreprensibile. Dall'altra vi sono alcuni magistrati che ne hanno ordinato la carcerazione. Senza sconfinare in compiti di cui non siamo investiti, vorremmo sapere se l'arresto del dottor Contrada abbia gettato ombre sui servizi segreti oppure se al contrario vi siano storture di natura giudiziaria. Questo è il rebus da risolvere, avendo presenti i compiti istitutivi della nostra Commissione che deve essere difesa e tutelata dagli stessi membri. Dobbiamo accertare cioè se i meccanismi predisposti dallo Stato per combattere la mafia funzionino o, in caso contrario, capire i motivi del cattivo funzionamento, riferendone comunque al Parlamento. Compiti diversi non ne abbiamo. Di conseguenza, insisto nel sostenere che la vicenda Contrada va approfondita, al più presto e possibilmente prima di ascoltare il ministro dell'interno. Questa mattina abbiamo recepito le dichiarazioni del direttore del SISDE, ma altrettanto avremmo dovuto fare con il capo del SISMI... PRESIDENTE. Lo incontreremo nel pomeriggio. SALVATORE FRASCA. Di oggi? PRESIDENTE. E' stata diramata la convocazione. SALVATORE FRASCA. Non l'ho ricevuta. ALTERO MATTEOLI. Sono arrivati un telegramma e una telefonata. PRESIDENTE. Non mi occupo personalmente delle convocazioni, è un compito degli uffici. SALVATORE FRASCA. Ho ricevuto soltanto un telegramma, presso il mio domicilio di Cosenza, nella giornata di ieri. Non mi risulta aver ricevuto altri inviti. Ne prendo atto, signor presidente, perché questa è materia inerente l'ordine dei lavori su cui mi sono riservato di intervenire. Ad ogni modo, mi fa piacere che sia stata prevista l'audizione del direttore del SISMI, in quanto dopo aver incontrato anche il capo del SISDE siamo in grado di colloquiare con il ministro dell'interno, il quale è il nostro interlocutore principale. PRESIDENTE. Il ministro dell'interno verrà ascoltato venerdì. SALVATORE FRASCA. Sui programmi e sull'ufficio di presidenza parlerò in sede di intervento sull'ordine dei lavori. Ribadisco che il nostro interlocutore fondamentale deve essere il ministro dell'interno, così come lo è il Guardasigilli per gli aspetti giudiziari. Ho seguito l'opera del dottor Finocchiaro sia quando era prefetto di Napoli, sia all'atto della nomina ad Alto commissario per la lotta alla mafia ed ora come Pag. 726 direttore del SISDE e posso dire di condividerne il comportamento oltre ad approvarne lo spirito di abnegazione. Ritengo che la sua esposizione sia stata esauriente così come utili si sono rivelati le indicazioni ed i suggerimenti ai fini dell'elaborazione della consueta ed obbligatoria relazione da presentare al Parlamento. Ciò premesso, intendo rivolgere alcune domande al prefetto Finocchiaro. Innanzi tutto, che cosa ci suggerisce ai fini del coordinamento dei vari servizi? Questo è il rebus che abbiamo tentato di risolvere alcuni anni fa legiferando in materia di coordinamento delle forze di polizia. Poichè però il coordinamento non c'è, domando: quali sono i maggiori ostacoli esistenti? Perché alcuni si muovono in una direzione ed altri no? Perché non vi è scambio di notizie ed informazioni? Passo ora al secondo quesito. Il SISDE lavora anche in Calabria? Signor presidente, formulo tale domanda perché recentemente nella piana di Sibari, a Corigliano Calabro, è stato perpetrato un omicidio stile Chicago anni trenta ed un analogo evento si era verificato nell'estate di dieci anni fa, a Cetraro, allorchè una persona fu uccisa sulla sedia del barbiere. Nella piana di Sibari si sono registrati ben 25 omicidi nel volgere di due anni! Ripeto, venticinque omicidi di cui uno soltanto risolto. Vorrei quindi sapere se, a parte la DIA, in Calabria prestano la propria opera i servizi segreti, in che misura e qual è il livello qualitativo. L'ultima domanda riguarda due messeri, da lei interrogati, che si presentavano come giornalisti del giornale Avvenimenti. Poiché so sono stati da lei denunciati per ricatto, si può sapere chi sono tali personaggi? ALFREDO GALASSO. Signor presidente, non ho ben compreso la domanda. SALVATORE FRASCA. E' possibile che non capisci quello che dico? E' la seconda volta che chiedi spiegazioni sulle mie domande, mentre il presidente non ha alcuna difficoltà a comprendere. PRESIDENTE. Il senatore Frasca si riferisce a due persone che scrivono articoli, ma non credo siano iscritti all'albo... SALVATORE FRASCA. Sì, si presentavano come giornalisti del giornale Avvenimenti. MARIO BORGHEZIO. Nell'ultima relazione sulla politica informativa e della sicurezza concernente il primo semestre 1992, a pagina 12 è inserito un capitolo riguardante l'attività operativa del SISDE. Vi è un accenno generico alle indagini sulle attività illegali che inquinano l'economia, quali le truffe CEE, le estorsioni, l'usura e le infiltrazioni negli appalti pubblici. Mi domando come sia possibile svolgere un'attività così tenue - mi attendo dal prefetto Finocchiaro una risposta in senso contrario - in un momento in cui appare rilevante l'intreccio dei rapporti tra mafia e politica; in un momento in cui in tutta Italia stanno emergendo indagini approfondite (basti ricordare Tangentopoli, finanziamento nero dei partiti) con l'eccezione di una regione, la Sicilia, o alcune delle zone a maggior penetrazione mafiosa. Mi pare strano che il SISDE, almeno dallo striminzito rapporto giunto al Parlamento, non promuova indagini approfondite. Che cosa state facendo al riguardo nel periodo successivo alla relazione? Vorrei anche sapere se oltre a quelli citati vi siano stati contatti tra il SISDE e gli uomini d'onore negli ultimi anni, e in particolare se sia vero quanto si sostiene, ossia che il fenomeno del pentitismo sia collegato o sia una conseguenza della maturazione di questi vecchi rapporti. In ordine alle eventuali indagini sui rapporti mafia-politica, vorrei sapere se siano state svolte, o siano in corso di svolgimento, indagini specifiche sul ruolo della mafia circa i finanziamenti agevolati al sud, tenendo conto delle segnalazioni esistenti agli atti della Commissione, come per esempio l'interessantissima Pag. 727 intercettazione del dottor Mandalari in cui si delineano programmi con riferimento alla legge n. 64. Gradirei conoscere il pensiero del direttore del SISDE rispetto all'inesistenza - da me constatata leggendo documenti pervenuti al Parlamento - nella regione Piemonte, di misure antimafia. Il Piemonte è una regione non mafiosa, assolutamente immune dalla mafia? E se così non fosse - come tutti ben sappiamo - come mai vi sono questi vuoti e lacune totali, posto che i servizi operano anche al nord? Infine, circa le indagini sul riciclaggio, desidero conoscere se il Servizio abbia dei terminali negli ambienti bancari, finanziari e borsistici; se si sta lavorando, se sono in corso indagini specifiche e se per caso si stia lavorando circa ipotesi di influenze mafiose sulle nomine bancarie. Poiché è evidente il rapporto tra mafia e politica oltre ad essere noto che le nomine bancarie sono politicizzate, è lecito supporre l'esistenza di un'influenza o comunque di un interesse mafioso a pilotare nomine politiche e bancarie o ad avere uomini di fiducia all'interno della struttura bancaria o borsistica? GIANCARLO ACCIARO. Volevo porre l'accento su alcuni aspetti, a prescindere dall'introduzione del prefetto Finocchiaro, dalla quale si è appreso quanto il SISDE abbia operato utilmente. Desidero riallacciarmi all'interrogatorio di un collaboratore della giustizia, il signor Messina - citando alcune domande - il quale a precise domande del presidente ha risposto di aver iniziato i suoi rapporti con il SISDE dal 1984. Rispondendo al quesito "sapevano chi fosse lei e non l'arrestavano?" rivolto dal presidente Violante, il signor Messina rispondeva: "sì, ero anche in possesso di un numero telefonico da chiamare se avessi cambiato idea, nel senso della collaborazione". Durante l'audizione di questo collaboratore, la questione ci ha impressionato, soprattutto per il tipo di rapporto che Messina ha sostenuto di avere. Infatti, alla domanda del vicepresidente della Commissione "perché parla di SISDE?", Messina ha risposto: "perché ho nome e cognome della persona". E ad un altro quesito del presidente "ma sapeva già che era del SISDE?", Messina ha risposto: "così mi hanno detto". Il vicepresidente ha poi chiesto "loro si sono qualificati come appartenenti al SISDE?" e Messina ha ribattuto "me l'hanno detto le persone che me li hanno fatti incontrare". A questo punto, una frase del pentito mi ha colpito specificatamente in funzione delle dichiarazioni da lei rese in apertura di audizione, allorchè sostiene che uno dei compiti assegnati al SISDE concerne l'antiterrorismo. Il presidente Violante ha chiesto a Messina "con questi personaggi del SISDE lei si è recato da qualche parte?" e Messina ha risposto: "loro erano interessati ad avere informazioni perché alla questura di Varese erano sparite delle mitragliette e pensavano che fossero finite prima in mano mia e poi dei romani, che a loro sembravano appartenere al terrorismo. Li ho favoriti dando loro il numero di telefono dei romani". Mi fermo qua perché non sono certo il difensore di Messina; tuttavia queste affermazioni mi fanno pensare che Messina avesse questo tipo di rapporto. Avendolo conosciuto nel corso di un'audizione mi è sembrato un uomo non di grandi conoscenze nazionali; però le sue affermazioni erano precise e questo mi pone il dubbio: o lui aveva veramente dei contatti, diretti o indiretti che fossero - questa è una domanda che qualche collega ha già fatto, circa la quale in fase di replica il prefetto Finocchiaro fornirà certamente maggiori ragguagli - oppure si è trattato di coincidenze quanto meno particolari, perché personalmente, da uomo comune, da cittadino, ignoravo quali fossero gli incarichi prioritari del SISDE. Nelle audizioni di vari pentiti si è sempre parlato di un progetto di separatismo: vorrei sapere da lei, che dovrebbe avere le giuste informazioni, se queste affermazioni siano di fantasia oppure se Pag. 728 abbiano alla base un loro progetto. Se è vero che tutte le affermazioni fatte da questo o da altri pentiti sono false bisogna allora porsi un interrogativo inquietante, in quanto tutto quello che è avvenuto è partito proprio dalle rivelazioni dei pentiti. Non so se siano state proprio quelle di Messina a far procedere la magistratura nei confronti di Contrada; però quando egli afferma che i nomi erano stati già forniti ai magistrati nel massimo della segretezza e che esistevano dei numeri di telefono non si può negare che ciò abbia dato adito a determinati movimenti. Mi chiedo allora quale sia realmente la funzione del SISDE: ha un'adeguata conoscenza dei fatti per poter prevenire determinate cose oppure - faccio una battuta cattiva, signor prefetto - si limita ad apprendere le notizie sui giornali, come qualche collega ha detto? SAVERIO D'AMELIO. Credo che a nessuno di noi sfugga che l'arresto di Contrada configura una vicenda angosciante per la futura credibilità delle istituzioni democratiche. Delle due l'una: o Contrada ha colluso con la mafia ed in questo caso il discredito delle istituzioni democratiche è evidente, oppure - come gli auguro e come voglio credere fino in fondo, associandomi all'auspicio formulato dal prefetto Finocchiaro che la magistratura decida il più presto possibile - egli è veramente innocente, come da cittadino oltre che da parlamentare mi auguro per il bene delle istituzioni. Anche in quel caso, comunque, si avrebbe la dimostrazione palese che la mafia ha un tale potere destabilizzante da programmare, individuare e raggiungere gli obiettivi con grande successo: quindi sia in un caso sia nell'altro sarebbe veramente una situazione grave per le istituzioni. Di qui la necessità che la magistratura faccia chiarezza fino in fondo. Questo è - credo che non vi siano dubbi - il punto centrale di questa nostra audizione; condivido la relazione che il prefetto Finocchiaro ha svolto con passione, evidenziando anche i rischi che si corrono perché, quando si lavora in contiguità di siffatti fenomeni, se li si vuole destabilizzare, la contiguità già di per sé può essere un potenziale pericolo di inquinamento. Anche noi, pertanto, dobbiamo mantenere un atteggiamento più riflessivo e meditativo prima di dare credito ai cosiddetti pentiti, i quali potrebbero anche perseguire obiettivi particolari. Chiudo questa parentesi perché ci porterebbe troppo lontano. Uno dei punti che è nostro dovere accertare subito è il seguente. Su Contrada si è detto tutto ed il contrario di tutto e dobbiamo invece, per il bene della democrazia in Italia, fare certezza. Allo stato degli atti, uno degli elementi chiave che può dirci qualcosa di concreto è il prefetto De Francesco, sia per i rapporti di vicinanza e di conoscenza diretta che ha intrattenuto con Contrada, sia per l'esperienza che ha avuto del lavoro che Contrada ha svolto e non solo per la lettera della quale ci danno notizia i giornali (o comunque il presidente, quando ci ha detto che è arrivato un certo fascicolo). Rivolgo dunque al presidente la richiesta di ascoltare il prefetto De Francesco possibilmente prima dell'audizione del ministro, perché è un elemento talmente decisivo che potrebbe farci proseguire in questa direzione. PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, possiamo ascoltarlo venerdì mattina. CARLO D'AMATO. Il prefetto Finocchiaro nella sua relazione si è soffermato, oltre che sulle iniziative assunte nel corso di quest'ultimo periodo dal SISDE, sul successo dell'operazione Green Ice, nella quale vi è stato un ruolo determinante dei servizi. Non intendo fare una valutazione, ma solo richiamare il dato che nel momento in cui, con questa operazione, condotta insieme alle altre forze di polizia, i servizi acquistano una certa credibilità nell'opinione pubblica, rispunta una vecchia questione, quella del dottor Contrada che, stando alle cose che abbiamo letto, alle affermazioni del prefetto Finocchiaro, ma che si rivelano anche dagli Pag. 729 atti, risale ad un periodo molto antico e trae lo spunto da una serie di dichiarazioni di pentiti. Premetto che sono sempre stato d'accordo a che i pentiti siano utilizzati al meglio; essi, a mio avviso, possono dare un importante contributo alla lotta alla mafia, anche perché prima del pentitismo non mi pare che i risultati siano stati tanto brillanti e rilevanti da determinare in questa fase un giudizio preclusivo nei confronti di questi personaggi, pur ritenendo che da parte dei magistrati si debba continuare a svolgere una serie di accertamenti. I colleghi mi consentiranno un altro rilievo: ci scandalizziamo molto, e giustamente, del presunto coinvolgimento in rapporti camorristici o mafiosi di un funzionario dello Stato, oggi dei servizi segreti, ma ci preoccupiamo poco di ciò che i pentiti hanno riferito circa collusioni o aggiustamenti di processi da parte della mafia. Rimane ancora in sospeso un dato che dovrà essere esaminato da questa Commissione e cioè il ruolo che qualche magistrato di altissimo livello ha avuto nella definizione della questione del processo Lima, che è al nostro esame e che si concluderà con l'audizione del senatore Andreotti, ma che, secondo me, richiede la presenza di qualche altro personaggio. PRESIDENTE. Ha proposte specifiche da avanzare? CARLO D'AMATO. Mi riferisco al ruolo che ha avuto il presidente di sezione della Cassazione, dottor Carnevale, nella questione dei processi alla mafia, il quale è stato più volte chiamato in causa da alcune dichiarazioni dei pentiti con esempi di un certo tipo di attività. Non esprimo giudizi, ma affermo che nella ricerca della verità ... ALFREDO GALASSO. Addirittura come motivo scatenante delle stragi! CARLO D'AMATO. Certo. In questo quadro recupero un'indicazione fornita dall'onorevole Galasso, che mi sembra quanto mai puntuale, forse la più precisa per quanto riguarda la necessità di un nostro rapporto con il SISDE e quindi la presenza del prefetto Finocchiaro in questa sede. In una escalation del fenomeno mafioso, che oggi alza il tiro e che quindi adotta una strategia di carattere terroristico, qual è il ruolo del SISDE e come quest'ultimo intende attrezzarsi anche rispetto ad una serie di attentati, minacce e progetti delittuosi gravissimi? Questo, secondo me, è terreno quotidiano del SISDE, di un'organizzazione cioè che dovrebbe recuperare credibilità, anche se capisco lo scoramento che coinvolge una certa sua parte; tuttavia ritengo debba prevalere - e sono certo che prevarrà - il senso dell'impegno. Lei, prefetto Finocchiaro, è investito di un difficile compito: poiché, come i colleghi hanno riferito, nell'opinione pubblica e nel Parlamento è largamente diffuso un giudizio negativo in ordine al ruolo che i servizi segreti hanno avuto nel corso di questi anni, lei dovrà restituire credibilità ad un organismo dello Stato che, pur essendo preposto alla salvaguardia degli interessi di carattere generale, a torto o a ragione si è trovato coinvolto in una serie di episodi oscuri, sui quali non è stata ancora fatta chiarezza e che naturalmente nuocciono all'attività del servizio. Prefetto Finocchiaro, conosco la sua attività per averla seguita direttamente e so che lei ha un grande compito innanzitutto rispetto a questo dato. Seconda questione. Quando la magistratura si occupa di verificare la credibilità dei pentiti sulla base di una serie di riscontri, il SISDE è chiamato dalla magistratura ad esprimere il suo giudizio? Quando lei ha fatto giustamente riferimento alla vicenda Contrada, ha sostenuto la tesi che quest'ultimo sarebbe accusato di vicende nelle quali era impegnato con i corpi della polizia; adesso però Contrada appartiene al SISDE e quindi lei può darci un giudizio sia su Contrada sia sul SISDE. A parte il problema del suo passaggio, qual è il ruolo che Contrada ha avuto nel SISDE e quale giudizio quest'ultimo dà dell'attività Pag. 730 di Contrada? Questo potrebbe fornirci un elemento di valutazione, altrimenti continuiamo ad occuparci soltanto di un episodio circoscritto, risalente all'epoca in cui Contrada era capo della Criminalpol però non sappiamo niente del SISDE. A questo proposito ha parlato in maniera molto chiara il prefetto De Francesco, il quale tuttavia quello che doveva dire su Contrada probabilmente l'ha scritto ed in questa sede non potrebbe che confermarlo: ha affermato che, secondo lui, Contrada è un fior fiore di funzionario, che ha ricevuto encomi, ha compiuto operazioni brillanti ed ha assunto iniziative che lo fanno ascrivere fra gli esponenti più meritevoli della questura. In definitiva vi è la necessità di capire come il SISDE si inserisca in questo discorso largamente avvertito, che ribadisco in questa sede ogni volta che abbiamo rapporti con organi dello Stato. Il coordinamento fra le forze di polizia ed i servizi è una chimera od è un obiettivo possibile? Come ritiene che quest'ultimo si possa raggiungere, per evitare difficoltà di rapporti con altri organi dello Stato, che addirittura si nascondono dietro pretesti burocratici per rifiutare la collaborazione con i servizi di sicurezza? Questi ultimi, invece, devono essere un punto di riferimento costante, anche alla luce di quanto è scritto nell'ultimo rapporto, dal quale si rileva che il SISDE è depositario di uno degli archivi più aggiornati in questo campo e che ha una serie di strumenti e di personale di altissima qualificazione. Pertanto il vostro servizio non dovrebbe essere visto in una funzione dialettica, ma invece considerato un unicum organizzativo ed operativo per poter determinare una strategia comune. Credo che il nostro compito vada in questa direzione, e il ministro dell'interno ed il presidente del consiglio sono venuti a chiedere alla Commissione antimafia di dare loro una mano, perché il coordinamento tra le forze di polizia e tra i servizi non è ancora operativo e sono ben lontani dal raggiungere tale obiettivo. PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prefetto Finocchiaro voglio fare due precisazioni sui contenuti; la prima riguarda il problema del dottor Contrada, in merito al quale preciso che tutti i fatti riguardanti la sua responsabilità penale non interessano la Commissione, ma altre autorità. Noi siamo interessati all'eventuale flessione della funzionalità della risposta istituzionale nel periodo in cui detto funzionario aveva precise responsabilità. Questo è il problema che più direttamente ci riguarda, visto che dobbiamo accertare la congruità dell'azione dello Stato. La seconda precisazione riguarda un piccolo grande problema: è nella storia della lotta contro la mafia che in ogni fase in cui vi è una certa escalation dell'azione dello Stato prima o dopo si ha un momento di rottura: così è accaduto dopo il 1962 e il 1982; il momento di rottura nasce dentro e non fuori le istituzioni: questo è un problema drammatico, ma statisticamente ricorrente. Ciò non vuole dire nulla rispetto alle questioni di cui ci occupiamo, se non per una considerazione: sta alla nostra grande prudenza non dare per acquisito nulla. SALVATORE FRASCA. Ciò lo affermò in un manoscritto memorabile Francesco Saverio Romano. PRESIDENTE. Inoltre, evitiamo di fare in modo che problemi di questo tipo siano motivi di rottura dentro le istituzioni; vi sono certamente persone che non sbagliano all'interno delle istituzioni - lo sappiamo tutti -, cerchiamo però di tenere distinte le due questioni, perché altrimenti non veniamo a capo di nulla; non solo, ma rischiamo di avviare un processo di indebolimento della nostra azione. Fatta questa premessa, do ora la parola al prefetto Finocchiaro. SALVATORE FRASCA. A condizione che manteniamo il nostro equilibrio. Pag. 731 PRESIDENTE. Non vi è dubbio, è una garanzia per tutti. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il generale Capuzzo ha posto per primo il problema della necessità di un servizio interno distinto dal SISMI. Il problema è enorme, numerose le tesi che si confrontano, e di recente è stato riproposto dal Presidente della Repubblica (o forse dal Presidente del Consiglio), che aveva indicato la possibilità dell'unificazione dei due servizi; tuttavia la questione è ancora sub iudice. Chiedere a me, che sono titolare di uno dei due servizi, un giudizio sulla convenienza o meno di una loro unificazione, può essere interpretato come Cicero pro domo sua. L'esperienza che ho maturato, soprattutto in quest'ultimo periodo, ed i contatti che ho avuto con tutti gli altri paesi, mi ha permesso di constatare che quasi ovunque i servizi sono due, sia pure con distinzioni diverse tra SISMI e SISDE. Vi è una questione di materia, piuttosto che di territorio, ma comunque i servizi sono due, in qualche caso addirittura tre. PRESIDENTE. Come per esempio in Francia. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo forse è addirittura assurdo. In Italia vi dovrebbe essere tra i due servizi un sistema di coordinamento che in parte dovrebbe essere assicurato dal CESIS; dico in parte perché le funzioni di questo organismo, previsto dalla legge, in sede di decreto di attuazione, sono risultate piuttosto equivoche, nel senso che non si capisce bene cosa deve coordinare. Coordina senz'altro l'attività amministrativa, le assunzioni, la ripartizione delle risorse, ma sull'indirizzo o sulla strategia delle attività, in realtà, non è competente. Comunque è una questione tuttora aperta, di cui si sta discutendo, e spero che non se ne discuta soltanto alla luce di determinati fatti, perché la persona che non osserva fedelmente la legge si può trovare in un servizio unificato come altrove: non è questo il problema. In altri termini vorrei che la questione della permanenza o dell'unificazione fosse affrontata alla luce di valutazioni obiettive e serene, tenendo conto delle necessità del servizio. Qual è il coordinamento attuale? Quando si parla di questo problema non sempre è stato chiarito cosa si intende; non so se si parla del coordinamento tra le forze di polizia in generale - su cui vorrei astenermi, perché non rientra nelle mie competenze - o se si fa riferimento al coordinamento fra i due servizi, e in questo caso vale la risposta che ho dato poc'anzi. PRESIDENTE. Oppure tra i servizi e le forze di polizia. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Tra i servizi e le forze di polizia esiste una divisione netta, stabilita dalla legge. I servizi di polizia non hanno competenza in materia di polizia giudiziaria, sono agenti di pubblica sicurezza, ma non agenti di polizia giudiziaria. I componenti i servizi debbono raccogliere notizie, informazioni ed infiltrarsi; poi, quando la notizia ha acquistato un certo aspetto, la comunicano agli organi di polizia giudiziaria, i quali proseguono nelle indagini, ne chiariscono i dettagli e la presentano al magistrato. I contatti, quindi, esistono e sono costanti; per quello che mi riguarda posso dire che i rapporti in questi cinque mesi - credo che altrettanto si possa dire per il passato - con polizia, carabinieri e guardia di finanza, sono eccezionali, non soltanto sotto il profilo umano, ma anche professionale per i continui contatti, anche se noi dobbiamo lavorare con maggiore discrezione. Qualche volta ci è stato proposto di partecipare ad alcune operazioni, ma abbiamo preferito restarne fuori per non intralciare i loro compiti. Riteniamo che titolare dell'operazione sia soltanto il corpo che poi fa scattare le manette, e siamo convinti che diversamente si creerebbe una confusione di Pag. 732 ruoli; ciò non toglie - ripeto - che esiste tra noi un'ampia collaborazione. Questo tipo di rapporto esiste anche nelle regioni settentrionali; anzi, se non ricordo male la nostra azione era proiettata soprattutto verso il nord, e solo adesso si sta cercando di coprire tutto il territorio nazionale; del resto la rigidità dei ruoli non mi consente di assumere altri cento uomini per operare in Sicilia ed in Calabria. Qualcuno ha sottolineato le necessità particolari della Calabria, una regione che in realtà è nel programma; infatti prevediamo tra breve altri interventi. So che la Calabria, come la Puglia e la Sardegna, sono regioni dove il servizio non è molto bene rappresentato dal punto di vista numerico. Del resto devo fare i conti con i posti esistenti in ruolo e posso procedere ad assunzioni soltanto se si creano delle vacanze, oppure posso intervenire con i trasferimenti, che sono sempre difficili da realizzare. Chiedo scusa, ma non mi ricordo chi mi ha rivolto la domanda sull'attività del SISMI nel 1987; ritengo tuttavia che la cosa migliore sia di rivolgere la domanda al suo direttore, che ascolterete nel pomeriggio. MASSIMO BRUTTI. La domanda era rivolta a lei in quanto ha ricoperto la carica di alto commissario; vorrei maggiori informazioni circa il periodo e l'impiego presso tale organismo degli addetti alla struttura clandestina SB: questo è quanto risulta nell'ambito di recenti indagini giudiziarie. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel periodo in cui sono stato alto commissario non mi risulta nulla; non dico che non è vero (potrei dirlo), ma poiché in queste occasioni è meglio dire soltanto quelle cose di cui ci si può assumere la responsabilità, dico che non mi risulta. MASSIMO BRUTTI. Ha assunto l'incarico di alto commissario nel 1991? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Si, nel 1991. La costituzione di quel nucleo, così chiamato, presso l'alto commissariato, è avvenuta per legge quando è arrivato Sica, ed era formato da personale dei servizi. A dire la verità non è stato formato da personale tratto dai servizi, ma da personale scelto; i nomi venivano comunicati ai due servizi, i quali provvedevano alle procedure di assunzione. Fino a quando non è stato sciolto l'alto commissariato, e queste persone non sono rientrate per legge, i servizi non li avevano mai visti fisicamente. MASSIMO BRUTTI. Quindi lei non ha trovato alcuna traccia, e non le risulta nulla circa l'impiego di personale facente capo alla struttura clandestina SB nell'ambito del SISMI, a disposizione dell'alto commissariato? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Non mi risulta in alcun modo. Sono state chieste notizie su Piazza, una persona che aveva lavorato nella polizia, poi si era dimesso (non conosco i motivi), ed aveva presentato domanda di assunzione al SISDE. La pratica risulta istruita, ma la risposta è stata negativa da parte del direttore allora in carica e, quindi, non è stato assunto. Successivamente la sua domanda è stata ripresa in considerazione - ho visto il fascicolo - forse per ulteriori pressioni. MASSIMO BRUTTI. Può precisare i tempi? PRESIDENTE. Abbiamo già richiesto i fascicoli. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Il direttore allora era il dottor Malpiga e l'anno di riferimento è probabilmente l'ultimo periodo in cui questi era in servizio. Dopo la risposta negativa, la domanda è stata ripresa in esame per un supplemento di istruttoria. Quello che lasciava maggiori dubbi sull'accoglimento della domanda erano i motivi per cui Piazza aveva lasciato la polizia (è stato Pag. 733 lui che si è dimesso), e comunque anche la seconda risposta è stata negativa. Nel periodo in cui Piazza aveva esercitato queste pressioni, forse per mostrare una certa capacità e giustificare la domanda, e quindi la possibilità di essere assunto, aveva tenuto contatti con un funzionario del SID di Palermo per un breve periodo (questo risulta dagli atti relativi alla prima inchiesta). Egli aveva dichiarato di essere in grado di fornire notizie; il periodo dei contatti va da dicembre a febbraio (mi sembra che Piazza sia scomparso in febbraio, le date non le ricordo, ma posso precisarle successivamente). Questo contatto spurio, anzi, normale con il funzionario di Palermo nella speranza di accreditare la propria immagine ai fini dell'assunzione è durata non più di tre mesi. Comunque le domande - ripeto - sono state respinte. D'Agostino è completamente sconosciuto al SISDE. MASSIMO BRUTTI. Vorrei porre una domanda che riveste carattere riservato. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per quanto riguarda Insalaco questi non ha mai avuto alcun rapporto con il servizio; forse può aiutarci a chiarire la questione, il fatto che, quando è stato ucciso, era in corso su di lui una istruttoria da parte di Caponnetto, il quale me ne aveva parlato più volte, poiché in quel periodo era a Palermo. In realtà, lui aveva qualcosa, nel senso che, essendo stato alla segreteria del ministro, continuava ad utilizzare la carta della segreteria (probabilmente, prima di andarsene, aveva fatto una piccola scorta). Credo che questo abbia fatto sorgere dubbi in qualcuno, ma poiché tutto è ben chiaro nell'istruttoria di Caponnetto ritengo sia meglio rifarsi ad essa anziché a ciò che posso aver sentito io, peraltro con non sufficiente attenzione. MASSIMO BRUTTI. Mi permetto di sottolinearle, dottor Finocchiaro, che nel formularle le domande le ho sempre chiesto se a lei risultasse o meno questo o quel fatto. Credo, quindi, che tenendo conto di ciò si debbano accogliere le sue risposte, anche per dare la possibilità alla Commissione, se lo ritiene, di svolgere ulteriori accertamenti. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Certamente. A proposito di Insalaco, credo che ci sia stato un equivoco. Messina era a conoscenza dei servizi. In merito alle dichiarazioni di questo pentito, a proposito delle quali ringrazio il presidente per la trascrizione della cassetta, che forse non è stata riportata bene ... PRESIDENTE. Allora ha poco da ringraziarmi! ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, lei è stato gentilissimo a farmela avere. Ma dal testo sembra che Messina abbia detto che dopo essere stato agganciato, a sua volta aveva informato la cupola. Ciò dimostra come sia meglio che ad un certo punto il rapporto con Messina anziché continuare sia finito. SAVERIO D'AMELIO. Questo dimostra che nel momento in cui si acquisisce un personaggio legato alla mafia, egli può giocare anche su altri campi. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non voglio elogiare nessuno ma non credo che i funzionari che svolgono questo lavoro siano così ingenui da farsi giocare, anche se non escludo, ovviamente, che ciò possa accadere, perché è Pag. 734 sempre possibile trovare una persona più scaltra e più furba. Tuttavia, la capacità di giostrarsi in simili frangenti quei funzionari ce l'hanno. Per quanto riguarda la domanda relativa alla sospensione di Contrada, devo dire che non è esatto parlare di sospensione. Quando cominciai a sentire voci, che purtroppo precedono sempre le notizie reali, cercai di sapere qualcosa di più specifico, anche perché, come direttore del servizio, credo di avere il diritto-dovere di essere a conoscenza delle voci che corrono sui dipendenti. Non ho timore a dire che ho tentato di mettermi in contatto con un magistrato, anche in considerazione dei buoni rapporti che intrattengo con quelli di Palermo, se per caso fosse venuto a Roma. Mi rispose di sì, ma poi...capisco comunque che il contatto con me avrebbe potuto essere interpretato chissà in che modo. Dunque, sono sempre rimasto nel dubbio in merito a ciò che veniva contestato: sapevo che c'era qualcosa ma non di che si trattasse. MASSIMO BRUTTI. C'è stato un avviso di garanzia! ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo sto dicendo. Non sapevo di che si trattasse fino a quando al ministro dell'interno è giunta la comunicazione dei magistrati in cui era detto che a norma di un certo articolo stavano procedendo su Contrada. Il 7 dicembre il ministro mi chiama e mi dice di aver ricevuto quella comunicazione. Il 7 dicembre, con effetto immediato, invio la lettera di restituzione al Corpo di polizia, cui apparteneva Contrada, e nella stessa data do avvio alla procedura, la quale è senz'altro complessa, in quanto richiede: la proposta del CESIS, il decreto del Presidente del consiglio dei ministri, controfirmato dal ministro e registrato dalla Corte dei conti, eccetera. La procedura si concluse il 2 gennaio, data in cui il capo della polizia ha emesso il decreto di sospensione, considerato che esisteva il mandato di cattura. La sospensione è avvenuta in data 7 dicembre solo perchè in quella data è pervenuta al Ministro la comunicazione, l'unico atto ufficiale a cui era possibile aggrapparsi, in quanto prima non esisteva nulla, nonostante i tentativi compiuti per venire a conoscenza di qualcosa di più concreto. In merito alla domanda posta dall'onorevole Taradash, a proposito della differenza tra l'attività dei servizi e quella svolta in materia di intelligence da altri uffici, tra cui ha citato la DIA, devo dire che si tratta di due attività completamente distinte. Infatti, chi intende svolgere attività nei servizi non può essere ufficiale di polizia giudiziaria, per cui non può appartenere né alla DIA né ai corpi della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza. Il discorso vale, in particolare, per la DIA che ha un rapporto di dipendenza dal potere giudiziario attraverso la procura nazionale antimafia. I servizi svolgono un'attività tipicamente dipendente, in maniera specifica, dal potere esecutivo. Rispetto alla DIA, quindi, e alle altre forze di polizia, i servizi svolgono un'attività diversa, proprio perché sono diversi i comportamenti: una volta acquisita la notizia, l'ufficiale di polizia giudiziaria ha l'obbligo di riferire entro ventiquattr'ore; su quella stessa notizia, invece, l'agente del SISDE deve lavorarci ancora - non si tratta infatti di una notizia criminis, perché se lo fosse avrebbe l'obbligo di darne comunicazione alla polizia, ai carabinieri o ad altri - per presentarla quando ha raggiunto una certa consistenza. E' questa la differenza. L'apporto offerto dai servizi è stato essenziale e continua ad esserlo tuttora, nonostante l'apporto dei pentiti sia stato senz'altro eccezionale. Tutte le operazioni compiute nel 1992, di cui ho presentato la documentazione, sono state compiute senza l'apporto dei pentiti, con i quali non abbiamo alcun tipo di rapporto. Tali operazioni sono state compiute con azioni di penetrazione e con informazioni assunte in ambienti che in qualche modo erano in grado di fornircele. Mi riferisco alla cattura di latitanti e ai sequestri di droga, per esempio. Per noi non è cambiato Pag. 735 nulla, perché possiamo andare avanti sempre con lo stesso sistema. Non vorrei che nascesse una polemica tra me o il SISDE e i pentiti, perché essa non esiste. Sono sempre stato favorevole all'uso dei pentiti, che considero utilissimo purché gestito, come tutte le cose utili, nella maniera opportuna, perché se usate in maniera non conforme all'obiettivo che si intende raggiungere possono sortire risultati non soddisfacenti. MASSIMO BRUTTI. Dottor Finocchiaro, non vorrei sembrarle scortese, ma poiché sta rispondendo a domande di altri colleghi, vorrei che prima rispondesse ai quesiti che le avevo posto durante il mio intervento. A parte quelli riferentisi a Contrada, ne avevo posti altri a proposito delle organizzazioni criminali in Campania, al modello di Cosa nostra, al meccanismo unico, ai collegamenti delle strutture criminali della Campania e della Calabria con l'eversione di destra, al sistema piduista ... ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per quanto riguarda i rapporti tra camorra e mafia credo che esistano rapporti in qualche modo documentati, come dimostrano, del resto, gli ultimi arresti effettuati, per esempio quello di Alfieri. Si era a conoscenza di spostamenti di elementi della criminalità siciliana nella zona di Napoli e viceversa soprattutto legati al traffico della droga. Quest'ultima, infatti, non può essere gestita in un ambito artigianale o comunque ristretta in un ambito molto limitato, perché necessita di collegamenti ampi e spaziosi che travalicano non solo le regioni ma anche gli Stati. Siamo quindi in presenza di spostamenti e di movimenti di cui siamo venuti a conoscenza a seguito di informazioni e che, comunque, risultano anche da procedimenti giudiziari nei confronti di personaggi legati alla malavita napoletana o siciliana. SALVATORE FRASCA. I collegamenti con la mafia siciliana e la camorra avvengono tramite la 'ndrangheta calabrese. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. A volte è stato riscontrato questo collegamento, ma in genere abbiamo constatato che si tratta di collegamenti tra mafia e 'ndrangheta o tra mafia e camorra... SALVATORE FRASCA. Vi sono stati arresti e vicende che hanno coinvolto mafia siciliana, 'ndrangheta o mafia calabrese e camorra napoletana. Mi riferisco, in particolare, al grosso traffico di cocaina, a livello internazionale, scoperto un mese fa. La camorra arriva a Scalea, a Cetrara, da lì si collega con la piana di Gioia Tauro, con Reggio Calabria e, quindi, con la Sicilia. PRESIDENTE. Il prefetto Finocchiaro non sta contraddicendo questo collegamento, anche se sottolinea l'esistenza di rapporti diversi. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ulteriori prove, infatti, sono emerse proprio da quell'operazione. Per quanto riguarda i collegamenti fra criminalità e mafia, devo dire che in passato ci sono stati... MASSIMO BRUTTI. Ci sono stati collegamenti anche con attività eversive? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Anche: criminalità comune ed eversiva. Comunque, si è trattato di casi già consacrati in sentenze. Anche di recente si è avuto un qualche accenno, su cui stiamo lavorando per sapere qualcosa in più, a proposito della ripresa dell'attività di elementi di stanza a Roma, i quali sembra che cercassero di contattare elementi di frange criminali ormai pressoché smantellate. PRESIDENTE. Si riferisce alla criminalità ordinaria? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, alla criminalità ordinaria, alla banda della Magliana. Pag. 736 MASSIMO BRUTTI. Vi è anche un problema relativo alla reminiscenza dell'eversione di destra? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non in questo momento. L'attività legata all'eversione di destra viene seguita a parte, come altre attività. La criminalità comune è però particolare, per cui può anche portare a collegamenti con altri tipi di criminalità. A proposito della questione dei pentiti, non vorrei che si creasse una sorta di dialettica o che venisse portata avanti... MASSIMO BRUTTI. Dottor Finocchiaro, le avevo fatto una domanda su Gelli. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Gelli è quasi un punto di riferimento, perché il suo nome salta fuori sempre. Ho già detto nella mia esposizione generale che quando vi sono indagini in corso, soprattutto da parte dell'autorità giudiziaria o di altri, per noi è buona regola restare fuori, in modo da evitare che qualcuno possa dire che vogliamo depistare o fare chissà che altro. Il giudice Cordova sta svolgendo un'accurata indagine sulla massoneria in generale e su Gelli in particolare. Non so quanto tempo impiegherà per completare tale indagine, perché la massa dei documenti che ha a disposizione è tanta. Mi auguro che con il contributo del Ministero di grazia e giustizia e del Consiglio superiore della magistratura... MASSIMO BRUTTI. L'esistenza o l'attività di logge massoniche coperte o spurie rappresenta un problema per il suo servizio? ANGELO FINOCCHIARO. Quando Cordova ha aperto la sua indagine, gli abbiamo inviato tutto quello di cui disponevamo. Non posso fare nomi di logge sospette perché siamo in seduta pubblica. PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Tornando ai pentiti, vorrei dire che il servizio non ha nulla contro di essi: non vorrei che si creasse una sorta di contrapposizione tra il servizio stesso ed i pentiti. Per quanto riguarda la deposizione di Messina, non ero presente; a suo tempo ho inviato una lettera al presidente della Commissione antimafia nella quale invitavo la stessa Commissione, in virtù dei suoi poteri di accertamento, a dire una parola chiara sull'argomento perché a me interessa conoscere la verità. Sono certissimo che non si tratta di un ufficiale del SISDE: facciamoci dire il nome da Messina e se lo ha già detto ai magistrati chiediamolo a loro affinché si faccia finalmente chiarezza. Del resto, dopo aver affermato nella mia relazione che non si tratta di un ufficiale del SISDE, un componente la Commissione, di cui non ricordo il nome, ha avanzato ancora dubbi in proposito. Se non riesco neppure in questa sede a convincere, allora vuol dire che dobbiamo abbandonare ogni speranza di poter risalire in qualche modo la china. Forse Messina avrà creduto trattarsi di un appartenente al SISDE, o forse questa persona si sarà presentata come tale. Desidero lasciare aperte tutte le strade, anche nei confronti dello stesso pentito. Io posso soltanto affermare che non si tratta di un uomo del SISDE. Questo lo posso affermare con certezza. SALVATORE FRASCA. Ne prendiamo atto con piacere. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Spero che tutti ne prendano atto. Pag. 737 Per quanto riguarda il fenomeno del pentitismo vorrei dire che il SISDE non ha alcun rapporto con i pentiti, i quali sono gestiti dagli organi di polizia giudiziaria. Neppure gli stipendi sono di nostra competenza. Il dipartimento ha una somma a disposizione, assegnata per legge, per le spese riservate, per pagare l'affitto degli alloggi, per contributi, eccetera. In tutte le domande poste emerge il caso Contrada e quindi penso di poter rispondere in una sola volta. MASSIMO BRUTTI. Le risulta se nell'ambito del servizio sia stata svolta in passato un'indagine di natura disciplinare sul dottor Contrada? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per quanto a me risulta, no. In ordine al fatto se la scelta del dottor Contrada sia stata o meno motivata, vorrei precisare che risale al 1982. Dico ciò non per sfuggire alle mie responsabilità, ma perché sulle scelte operate nel 1982 non mi sento di dire nulla. Posso soltanto dire che i precedenti del dottor Contrada, prima del 1982, erano eccellenti, per cui chi ha operato tale scelta credo abbia ben agito. In questi giorni ho letto ciò che aveva scritto Immordino (considerato il suo nemico) del dottor Contrada. Immordino afferma che si tratta di un uomo eccezionalmente preparato ed impegnato, anche se oggi dice che non vale più. Posso soltanto dire che il direttore del SISDE dell'epoca ha operato una scelta che aveva fondamento. PRESIDENTE. Il termine "oggi" si riferisce al momento in cui Immordino parlava? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Immordino ha detto che è stato bravissimo, mentre oggi è impaurito e quindi defilato. Anche Immordino, dalle cui accuse derivano tutte le voci successivamente ricorrenti, lo riteneva eccellente, per cui debbo ritenere che chi ha operato la scelta, nel 1982, di far entrare il dottor Contrada nel SISDE non abbia agito su dati che potessero far nascere qualche perplessità. Comunque, poiché la Commissione ascolterà moltissime persone, credo che potrete accertare meglio i fatti. VITO RIGGIO. Chi era il direttore del SISDE dell'epoca? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il dottor De Francesco, mentre il dottor Parisi assunse tale incarico nel 1984. L'onorevole Riggio chiede se si possa far meglio. Io ho detto soltanto che il personale è scoraggiato, non che non sia in grado di svolgere il proprio lavoro. Nella relazione ho tenuto a dire che il personale stava lavorando molto bene (anche prima della mia nomina, naturalmente), ma negli ultimi tempi aveva ulteriormente incrementato questo tipo di indagini, tanto da riscuotere l'apprezzamento di tutte le forze di polizia e delle autorità politiche. Qualora dovesse continuare questa sorta di aggressione nei confronti del SISDE, anche per fatti che non riguardano il servizio, non so fino a quando i miei uomini potranno continuare a svolgere il loro lavoro con la necessaria concentrazione. E' stato chiesto, inoltre, se esistano un'etica o un determinato modo di avvicinare gli ambienti mafiosi. Il criterio da seguire è suggerito dalla professionalità di ciascuno; del resto le persone da destinare a determinati servizi vengono selezionate con particolare cura, avendo ben presente le loro capacità di discernimento, la loro lealtà nei rapporti, eccetera. D'altra parte trattare con appartenenti a determinati ambienti è sempre molto delicato. GIROLAMO TRIPODI. Quali sono le modalità di reclutamento ed i rapporti economici che si istaurano? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Vorrei fare alcune precisazioni in seduta segreta. Pag. 738 PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per quanto concerne il termine "non convenzionale", non vorrei si pensasse ad un qualcosa al di fuori della legge. Il termine "non convenzionale" significa che non ha valenza ai fini processuali. Pertanto, le nostre informazioni, se non sono poi convalidate dalla polizia giudiziaria, per il successivo inoltro al magistrato, restano tamquam non essent. All'onorevole Galasso, il quale ha detto che sono da tanti anni sulla breccia, vorrei rispondere che non so se si tratti o meno di un complimento. Per quanto riguarda la mia nomina a prefetto di Palermo, posso dire che si tratta di una sede difficilissima che necessita quanto meno di una permanenza di un paio di anni e non di pochi mesi perché si sta per andare in quiescenza. Prima di quella nomina ero funzionario di prefettura a Firenze. GIUSEPPE GALASSO. Esistono un limite di età od un periodo minimo di permanenza nella carica? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non è previsto alcun limite; tuttavia, per una sede così impegnativa è bene avere un certo margine di tempo a disposizione e non pochi mesi. L'onorevole Galasso mi chiedeva un giudizio sull'alto commissario e sul SISDE, quasi che la mia relazione suonasse come assoluzione per il passato. Non assolvo nulla, non perché non ritengo che non ci sia nulla da assolvere, ma in quanto non ho titolo per condannare o assolvere il passato: io assolvo o condanno ciò che conosco, ciò di cui assumo la responsabilità. Per il passato non mi chieda giudizi, anche perché si tratta di un passato piuttosto lontano, per il quale dovrei fare riferimento a ricordi o ai "si dice". Devo soffermarmi sul Santo Sepolcro? PRESIDENTE. Lei ha detto di non essere iscritto. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io l'ho affermato, lei lo ha controllato e credo che ciò che ho detto risponda al vero. MASSIMO BRUTTI. Ha fatto bene ad escludere la sua partecipazione. Proporrei di evitare la banalizzazione. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ho portato questi elementi come prova rispetto alle voci o agli attacchi che mi venivano portati anche contro la realtà dei fatti. Sarebbe stato sufficiente controllare così come ha fatto il presidente. Evidentemente faceva comodo formulare alcune insinuazioni. Per quanto riguarda il problema relativo al capitano del SISDE è necessario dire una volta per tutte una parola chiara e definitiva. Se la Commissione mi crede io non posso che ringraziarla della fiducia; nel caso contrario chiedo che effettui i necessari accertamenti per chiarire chi era la persona alla quale il pentito avrebbe offerto la possibilità di arrestare gli appartenenti alla cupola. Permanere in questo equivoco offende tutti. Per la funzione che svolgo non posso dare alcuna indicazione, ma nel momento in cui la credibilità degli organi dello Stato è giunta ai livelli a tutti noti, dobbiamo usare la massima cautela possibile. Mi auguro che ci sia un'autorità in grado di accertare la verità, nel caso in cui la Commissione non mi creda. Se mi credete, chiudiamo questa vicenda e non ne parliamo più. GIANCARLO ACCIARO. Vorrei ricordare che, in base alle dichiarazioni del Pag. 739 pentito, sono state arrestate numerose persone. La mia domanda non voleva accertare se il SISDE fosse complice del Messina dal 1984 in poi, poiché il problema è quello di valutare la credibilità delle persone che vengono udite in questa sede. Non vorrei contraddirla, prefetto, dal momento che lei ha risposto più volte su questo argomento: ma alla domanda, rivoltagli dal collega Taradash, su quando fosse avvenuta l'offerta per l'arresto di Riina, il Messina ha testualmente risposto: "Nell'ultimo contatto che ho avuto con il SISDE". E' probabile che quest'ultimo non c'entri niente, in quanto lei conferma che potevano esservi altri ruoli. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non vorrei rappresentare la "cartina di tornasole" per la credibilità dei pentiti: dico che, in questo caso, se il Messina ha affermato queste cose, egli ha detto il falso. GIANCARLO ACCIARO. Signor prefetto, io prendo atto della sua affermazione. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Se è un falso in cui è stato indotto da altri... PRESIDENTE. Il Messina dice quello che sa o quello che ritiene. Tra l'altro, se si considera tutto l'interrogatorio, spesso usa l'espressione "così mi hanno detto" o "così io pensavo". Però - ed in questo il prefetto Finocchiaro ha ragione - risulta oggettivamente che quello di cui parliamo era un ufficiale del carabinieri che con il SISDE non aveva nulla a che fare. Domani o dopodomani ne conosceremo il nome, per cui i colleghi potranno verificare. GIANCARLO ACCIARO. Io volevo sapere se il SISDE c'entrava o meno: i commenti li faremo in altro momento. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Torno sull'argomento Contrada: senza voler apparire riduttivo, dopo tutto quello che è stato detto ed è stato fatto - con un ricorso pendente di fronte alla Cassazione - l'unica posizione di un certo rigore è quella di astenersi dal parlarne, lasciando la questione nelle mani dei magistrati. Ripeto che non intendo sottrarmi dall'esprimere un giudizio, come qualcuno mi ha rimproverato, ma per le conoscenze che io ho e per la collaborazione che egli mi ha fornito nel corso di cinque mesi, debbo dire che è uomo che merita credibilità. Questo l'ho detto e lo confermo. Non confermarlo sarebbe quasi un atto di viltà nei confronti della mia coscienza, non certo del Contrada. Dopo tutto quello che è stato scritto e detto, chiunque sia chiamato a decidere credo abbia bisogno di un momento di riflessione. Per questi motivi sarebbe opportuno non parlarne affatto, non sostenendo né una tesi né l'altra, ma lasciando che i magistrati esaminino serenamente le carte, che pare stiano aumentando in misura notevole. Pur confermando la mia fiducia nella persona del Contrada, ritengo che la miglior cosa sarebbe tacere lasciando che chi deve giudicare possa farlo con la massima serenità. GAETANO GRASSO. Il collega Scotti le aveva rivolto una domanda a proposito della funzione del Contrada e della sua attività specifica nell'ambito del SISDE. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. L'onorevole Scotti aveva parlato anche della vicenda relativa alla querela. Ebbene, questa vicenda con L'Espresso si è conclusa con la pubblicazione di una lettera nella quale si dava atto che la notizia era priva di fondamento. Per quanto riguarda i compiti del Contrada, posso dire che, appena entrato nel SID, egli è stato capo di gabinetto dell'alto commissario De Francesco ed ha ricoperto questa carica dal 1982 fino a che il dottor De Francesco ha lasciato l'incarico. MASSIMO BRUTTI. Che vuol dire "capo di gabinetto"? Pag. 740 ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. In sostanza, si trattava dell'uomo di fiducia del dottor De Francesco, il quale è stato anche direttore del SISDE e prefetto di Palermo: quindi aveva bisogno di una persona di cui fidarsi. MASSIMO BRUTTI. Anche lei disponeva di un capo di gabinetto quando era alto commissario? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Certamente. Anzi me ne hanno attribuito uno che non ho mai avuto e che non conosco. PRESIDENTE. Chi è stato il suo capo di gabinetto? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' stato il viceprefetto De Luca. PRESIDENTE. Quello di Palermo? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, si tratta di tutt'altra persona. Successivamente, anche il dottor Boccia ha confermato Contrada quale suo capo di gabinetto. Nel dicembre 1985, egli è stato trasferito a Roma venendo assegnato a funzioni... MASSIMO BRUTTI. Quindi, Contrada non ha lasciato Palermo nel 1982, quando è entrato nel SISDE? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, perché egli svolgeva le sue mansioni di capo di gabinetto dell'alto commissario nella città siciliana. In sostanza, egli era inquadrato nel SISDE, ma operava come capo di gabinetto dell'alto commissario, la cui sede era presso la prefettura di Palermo. ALFREDO GALASSO. Perché è passato al SISDE se svolgeva funzioni di capo di gabinetto? PRESIDENTE. Questa domanda la rivolgeremo al dottor De Francesco. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il primo gennaio 1986 egli viene trasferito a Roma ed assegnato ad uffici che con la criminalità hanno poco a che fare. In quel periodo, infatti, l'impegno del servizio nei confronti della criminalità era saltuario. Solo alla fine del 1991 ed all'inizio del 1992, anno in cui il servizio assume questa funzione in via istituzionale, il Contrada si attiva e si impegna molto di più, anche perché era stato nominato coordinatore dei centri del Lazio. Molte operazioni si sono svolte sotto la sua direzione. Dunque, appena trasferito a Roma, l'attività del servizio era alquanto "oscillante", per cui egli resta nell'ombra e svolge funzioni abbastanza nuove rispetto alla sua competenza ed alla sua esperienza. Tuttavia, opera sempre in modo brillante. Quando la competenza sulla mafia viene affidata in maniera organica al SISDE, si registra un rifiorire dell'impegno del Contrada, trattandosi di un settore nel quale egli ha esperienze notevoli. Ringrazio il senatore Frasca per gli apprezzamenti che mi ha rivolto; sono io che ringrazio la Commissione per avermi ricevuto. Io stesso avevo chiesto al presidente di essere ascoltato dal momento che ritengo che, quando qualcuno deve esprimere preoccupazioni oneste e sincere nei riguardi del servizio, più che sui giornali e sulla stampa in genere, lo si debba fare nelle sedi istituzionali. Ebbene, nessuna sede è più istituzionale del Comitato parlamentare sui servizi e della Commissione antimafia. Se sarà il caso di parlare anche con i giornalisti, lo farò, anche se ormai tutto ciò è inutile dal momento che quello che ho detto lo hanno ascoltato grazie alla diffusione della seduta a mezzo circuito audiovisivo interno. Meglio così, perché non ho nulla da nascondere ed, anzi, assumo la piena responsabilità delle mie affermazioni. Anche il senatore Frasca è tornato sulla questione relativa alle dichiarazioni del Messina: ritengo che in proposito non vi sia più nulla da dire, poiché se ne è già parlato tanto. Lo stesso senatore Frasca ha parlato del ruolo del SISDE in Calabria: Pag. 741 in realtà, il SISDE in quella regione non è ben organizzato. Nel giro di qualche settimana saranno potenziati i centri di Reggio Calabria e di Catanzaro, attualmente molto indeboliti dal punto di vista numerico. Io stesso ho assunto tre o quattro persone che andranno a potenziare queste sedi. Bisognerà risolvere anche la questione relativa al capocentro. SALVATORE FRASCA. Perché si trascura Cosenza? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. A Cosenza si trova un'agenzia, non un centro. Se potrò assumere altre persone, cercherò di mandarne anche a Cosenza. SALVATORE FRASCA. Non vorrei che lo Stato democratico non mandasse a Cosenza nemmeno le forze di polizia. Almeno il vecchio Stato lo faceva. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' mia intenzione potenziare al massimo queste sedi. A proposito dell'episodio che qualche parlamentare ha ricordato, debbo dire che una sera, nelle mie vesti di alto commissario mi è giunta una telefonata da parte di due personaggi che affermavano di essere in pericolo e di essere minacciati. Erano circa le venti. Li ho fatti trasferire in un altro albergo ed ho dato loro qualche soldo per le prime necessità. Il giorno successivo sono venuti nel mio ufficio per spiegare meglio l'accaduto ed hanno avanzato alcune richieste: volevano il porto d'armi, un nome fittizio, una macchina e numerose altre cose; se non avessi dato loro quanto richiesto, sarebbero stati costretti a vendere un articolo ai giornali. A questo punto, mi è sembrato trattarsi di una sorta di ricatto per cui non ho accettato le loro richieste. Se avevano qualcosa da dire, potevano pure farlo, poiché non avevo alcun timore. Poiché insistevano, ho trasmesso il tutto alla magistratura di Reggio Calabria, raccontando i fatti. La denuncia è stata archiviata una volta giunta a Roma, quando il procuratore della Repubblica mi ha chiesto che cosa intendessi fare. Infatti, l'eventuale estorsione nei miei confronti si sarebbe verificata a Roma, per cui il magistrato competente era quello della capitale. Io ho raccontato i fatti. Se mi trovassi nuovamente in una situazione analoga di "quasi" ricatto - dico "quasi" perché non mi hanno fatto minacce concrete, ma hanno ventilato che, se non avessi dato loro i soldi, avrebbero fatto pubblicare le loro rivelazioni sui giornali - mi comporterei alla stessa maniera, perché altrimenti sembrerebbe che io voglia comprare il silenzio. Ed io non ho mai comprato il silenzio. SALVATORE FRASCA. Lei ha letto il pezzo che minacciavano di pubblicare? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No. Hanno detto che sapevano tante cose sui magistrati ed altre persone e che nessuno voleva dar loro ascolto. Comunque ho risposto che non avrei dato loro né macchina né nient'altro. ALFREDO GALASSO. Quanti erano? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Erano due: una che diceva di essere pubblicista, ed io non lo so se lo fosse davvero, comunque aveva il tesserino. Si tratta di una certa Volpini. L'altro era uno che stava con lei ma non so che funzioni avesse. Non me lo chieda. Erano comunque insieme: un uomo e una donna. ALFREDO GALASSO. Com'è che sapevano tutte le cose che asserivano di poter riferire? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo non lo so. Un'altra cosa che mi ha messo sul chi vive è che affermavano di essere stati malmenati a Reggio Calabria. Come ho già detto, la sera che sono venuti, non avendo in quel momento la possibilità di verificare le loro affermazioni e poiché non si nega a Pag. 742 nessuno un aiuto, li ho mandati in un altro albergo. L'indomani mattina ho fatto accertamenti a Reggio Calabria ed ho detto che i maltrattamenti che affermavano di aver ricevuto, altro non erano che la conseguenza di un incidente stradale, almeno da quanto risultava dal verbale della squadra mobile di Reggio Calabria. Come dicevo, questo fatto mi ha suscitato dei sospetti e così, quando poi mi sono trovato di fronte alle loro continue insistenze, ho risposto di no. ALFREDO GALASSO. Adesso ho collegato i fatti. Nelle dichiarazioni rese alla stampa dal ministro Martelli, costoro sono stati definiti come "vecchi arnesi dei servizi". E' così? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Può anche darsi. Questo rientra nel quadro perché quando si deve parlar male di qualcuno, si parla dei servizi. Detta così, la cosa acquista più sapore, diventa un piatto più saporito! GIROLAMO TRIPODI. Lei in passato non ha mai avuto rapporti con costoro? PRESIDENTE. In quel momento il dottor Finocchiaro era alto commissario. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io in effetti parlo da alto commissario e non da funzionario del SISDE. Era la prima volta che si presentavano. SALVATORE FRASCA. Se non erro costoro intendevano parlare del presidente della corte d'appello di Reggio Calabria e di un deputato nazionale del PSI, minacciando di fare rivelazioni a carico dell'uno e dell'altro. Le risulta? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Successivamente, dopo aver constatato che io non avevo intenzione di dar loro nulla, hanno inviato un memoriale, aggiungendo: "ecco il memoriale, se lei... ". SALVATORE FRASCA. Lei ha questo memoriale? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. L'ho trasmesso al magistrato di Reggio Calabria. SALVATORE FRASCA. Lo possiamo acquisire, presidente? Sarebbe opportuno che ci mandasse una copia, sempre che il presidente lo consenta. Ne ha una? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io non ho più nulla. SALVATORE FRASCA. Verifichiamo allora chi ce l'ha. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Deve averlo pure il ministero. ALFREDO GALASSO. Presso il procuratore di Roma. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il procuratore di Roma era investito della parte che riguardava la presunta estorsione nei miei confronti. Tale questione si è chiusa con l'archiviazione. SALVATORE FRASCA. Tutto il fascicolo adesso è passato a Messina perché riguardava anche il presidente della corte di appello di Catanzaro. Competente per i problemi riguardanti i magistrati calabresi è infatti la procura di Messina. Questi signori - lo abbiamo già detto e lo ha ammesso anche il procuratore della Repubblica di Messina quando è venuto qui - sono stati comunque ascoltati per sei mesi da un magistrato ed ancora la procura competente non riesce ad avere l'intero fascicolo perché ne è stata inviata una copia mancante della prima parte che - lo ripeto - il magistrato competente non riesce ad acquisire. GIROLAMO TRIPODI. Non è così. SALVATORE FRASCA. E' così, sono cose che risultano agli atti. L'ha detto il Pag. 743 procuratore della Repubblica di Messina, non l'ho inventato io. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, acquisiremo il fascicolo e vedremo. GIROLAMO TRIPODI. Ha chiesto nomi ed ha detto che non poteva... PRESIDENTE. Mi pare che una certa questione continui ad entrare sempre dalla finestra! SALVATORE FRASCA. Si tratta di furfanti, perché solo i furfanti fanno queste cose. Verifichiamo comunque se questi furfanti hanno avuto legami con i servizi segreti. PRESIDENTE. Ma lui non c'entra. SALVATORE FRASCA. Non me lo deve dire il prefetto, dobbiamo accertarlo noi. Il ministro di grazia e giustizia ha sostenuto che erano "due arnesi utilizzati dai servizi segreti" e noi dobbiamo verificare se questa è la verità perché dobbiamo venire a capo di certi fatti. PRESIDENTE. A volte questa è una formula di stile. Comunque vedremo. VITO RIGGIO. Salvo ulteriori accertamenti, pare di capire che l'unica circostanza in cui furono incontrati dal prefetto Finocchiaro non ha niente a che vedere con i servizi perché in quel momento egli era alto commissario. ALFREDO GALASSO. Niente a che vedere con la funzione del prefetto Finocchiaro come capo dei servizi segreti. Bisogna essere precisi. SALVATORE FRASCA. Io ho chiesto se il dottor Finocchiaro poteva rispondermi come ex alto commissario ed egli mi sta rispondendo come ex alto commissario. Sulla base delle dichiarazioni di oggi del prefetto Finocchiaro, di quanto detto dal procuratore della Repubblica di Messina, del fascicolo e del memoriale che dobbiamo acquisire, vedremo come svelare l'arcano. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Senatore Frasca, speravo di uscire da qui dopo essermi liberato da qualcuna di queste accuse, invece ne uscirò con una in più: quella di aver gestito... SALVATORE FRASCA. Desidero che risulti a verbale che non era questa la mia intenzione. Mi sforzo di usare un po' di maieutica per fare emergere certe verità sacrosante. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Da ultimo, il senatore D'Amelio si è soffermato su una questione importante. Credo che occorra far sì che questa parte di istituzioni - vale a dire i servizi la cui utilità penso sia riconosciuta da tutti - riceva maggiori attenzioni. Concordo con le osservazioni del senatore D'Amelio e se il presidente me lo consente, vorrei chiudere con un'invocazione: se i servizi devono funzionare, hanno bisogno non dico di fiducia - e nel clima attuale in cui tutto è contro di me, o meglio contro di noi perché non voglio parlare di me stesso, ma dei servizi... SAVERIO D'AMELIO. Fuorché la vostra cortesia. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Forse è assurdo, ma sento l'obbligo di invocare - non certo di pretendere - un'attenzione non dico più benevola ma almeno non apertamente pregiudiziale. PRESIDENTE. Ha pienamente diritto di chiederlo. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. In via riservata - e non certo per mancanza di fiducia ma perché si tratta di stati d'animo che non hanno rilevanza ai fini della conoscenza del problema - trasmetterò una nota che ho ricevuto dai miei dipendenti. Pag. 744 MARIO BORGHEZIO. Le domande poste da me e dal senatore Boso non hanno ricevuto risposta. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Chiedo scusa. E' stato osservato che alcuni che hanno combattuto la mafia sono morti, mentre altri no. MARIO BORGHEZIO. Questa domanda è stata posta dal senatore Boso, non da me. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Chiedo nuovamente scusa, ma non collegavo il nome alla fisionomia. Lei, se non erro, ha posto domande circa gli appalti in Sicilia. Su questi ultimi è in corso un'indagine ponderosa dei ROS, almeno dal punto di vista delle quantità delle carte. Inizialmente - si tratta di parecchio tempo addietro - noi abbiamo trasmesso qualche appunto. Si tratta di indagini molto delicate, condotte da altri nelle quali - come ho detto in premessa - non è opportuno entrare se non richiesti. Altrimenti, l'accusa è che vogliamo depistare l'indagine, aiutare qualcuno o danneggiare altri. I carabinieri nulla hanno chiesto e nulla noi abbiamo fatto. L'inchiesta comunque è ancora in corso e si è divisa in vari tronconi: una parte è andata a Catania e poi è tornata a Palermo. In poche parole, si tratta di un'indagine davvero corposa sulla quale non è stata ancora assunta una decisione finale della magistratura. A prescindere dall'arresto di Siino e di alcuni altri personaggi, la questione si è complicata con le rivelazioni di un altro pentito. Come dicevo, la vicenda è molto complessa. Le indagini sono state fatte e prima ancora che io assumessi la direzione del SISDE è stato trasmesso all'organo di polizia giudiziaria quanto era a nostra conoscenza. Le misure antimafia rientrano fra i compiti delle questure e delle polizie. PRESIDENTE. L'onorevole Borghezio chiedeva della presenza dei servizi al nord. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Al nord il servizio è presente. Se non erro, l'onorevole Borghezio si è riferito in particolare al Piemonte: leggendo la documentazione che ho consegnato alla presidenza, potrà verificare che sono stati effettuati numerosi arresti, anche di latitanti, effettuati dietro input del centro di Torino ed in collaborazione con i servizi francesi. Un arresto è stato addirittura effettuato in treno a Mentone. MARIO BORGHEZIO. Se analizziamo l'ultima relazione sulle misure di prevenzione siamo indotti a pensare che a monte scarseggino le attività di indagine. Al nord si svolge un'attività di intelligence anche in relazione all'attività economica della mafia? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Le posso dire che quello di Torino è un buon centro. ALFREDO GALASSO. Desidererei che il prefetto rispondesse alla domanda del collega D'Amato, che riprendeva la mia, circa la situazione attuale. Oggi cosa sta succedendo, che si sa di questi attentati, di queste stragi minacciate? PRESIDENTE. Lei desidera un giudizio complessivo sulla fase attuale? ALFREDO GALASSO. Anche qualche fatto. GIROLAMO TRIPODI. Io ho fatto notare anche che i servizi si sono fatti sfuggire l'attacco della mafia ad alcuni uomini che si erano battuti contro la mafia, in particolare a Falcone, a Borsellino ed alle loro scorte. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Mi pare che lei chiedesse anche se il servizio si era attivato nell'ambito delle indagini su questi grandi omicidi. Prima di rispondere, chiedo che si passi alla seduta segreta. Pag. 745 PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quanto alle stragi, lei sa quante tesi siano state avanzate sulla matrice di questi omicidi. In genere, per fare un quadro complessivo, sono stati messi insieme quello di Lima e gli altri, tutti e tre gli omicidi più importanti. PRESIDENTE. L'omicidio di Salvo non è stato considerato? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quello segue, è un'appendice. In genere, quasi tutti leggono il punto iniziale nella sentenza della Cassazione, che ha costituito uno spartiacque: prima vi era una certa tranquillità, perché si sperava che vi fossero buone possibilità di una soluzione positiva in sede giudiziaria; e anche noi avevamo notizie che si contava molto su una soluzione di questo tipo. Poi, andata a monte la soluzione giudiziaria, si è avuta l'emanazione del decreto concernente la cattura, che ha rimesso dentro quelli che erano fuori. VITO RIGGIO. Lei si riferisce al decreto-legge che riguardava le 13 scarcerazioni? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, questo decreto-legge è stato emanato prima della sentenza costituzionale, ma va collegato perché a quel punto non solo c'è la sentenza di condanna ma questa arriva quando gli imputati sono in carcere, non contumaci o latitanti. La sentenza, insieme a quel provvedimento, rende la condanna veramente definitiva. ALFREDO GALASSO. Vorrei sapere in che termini ritenete che oggi esistano, se esistono, condizioni di permanenza del rischio terroristico ed eversivo. In tal senso leggiamo sui giornali dichiarazioni di autorità pubbliche, quali un ministro o il capo della polizia. CARLO D'AMATO. In che misura il SISDE se ne è occupato? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. La permanenza di questo pericolo è nelle cose, nel comportamento dinamico delle organizzazioni, soprattutto alla luce di quello che i pentiti hanno rivelato circa i nuovi assetti, molto più compatti, chiusi, quasi militarizzati. Tutto ciò fa pensare che, quando ci si trova dinanzi a posizioni di attacco concentrico da parte dello Stato, le organizzazioni criminali possono anche assestare colpi con carattere terroristico. La necessità di destabilizzare diventa forte. ALFREDO GALASSO. Il suo è un ragionamento? Non le chiedo quali siano i fatti, ma solo se ci siano. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. C'è il ragionamento, ci sono le dichiarazione dei pentiti, c'è qualche elemento che potrebbe corroborare questa tesi. PRESIDENTE. Quindi, non vi è solo un ragionamento. MICHELE FLORINO. Il presunto attentato all'aeroporto di Milano corrisponde a dati acquisiti dal SISDE o è pura invenzione? PRESIDENTE. La domanda dovrebbe finire con le parole "dati acquisiti". MICHELE FLORINO. Gli organi del Governo, tramite il ministro dell'interno Mancino, hanno parlato di attacco sventato, quasi facendo ritenere all'opinione pubblica che finalmente le forze di polizia prestano attenzione e sono allerta rispetto Pag. 746 a quanto accaduto con gli spietati omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Si tratta di una montatura messa in atto dal Governo per far ritenere all'opinione pubblica che vi è attenzione al fenomeno o di altro? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No. MICHELE FLORINO. Ed allora, da dove proviene la notizia che un attentato è stato sventato? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Dall'attività investigativa svolta dalle forze di polizia. PRESIDENTE. Chiederemo notizie in proposito al capo della polizia, di cui dobbiamo svolgere l'audizione. ALFREDO GALASSO. Siamo in sede parlamentare e perciò riformulo la domanda in termini semplici. Il SISDE, che il prefetto Finocchiaro dirige attualmente, è in condizione - quanto ad elementi di informazione, strutture e mezzi - di perseguire e prevenire attentati terroristici, visto che il ragionamento ed alcuni elementi portano a ritenere che il pericolo esista? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Gli attentati terroristici non si possono prevenire, come si fa per altre attività criminali. Il terrorismo ha il modello tipico della guerriglia: chi opera sceglie tempi, luoghi e modalità. ALFREDO GALASSO. E i servizi non ci sono? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. I servizi ci sono, ma fateli lavorare! Appena avviciniamo uno, subito dite che siamo collusi con lui. Con chi dobbiamo parlare? ALFREDO GALASSO. Non confondiamo le cose. Le sto facendo una domanda precisa. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Un servizio efficiente potrebbe dare un grande contributo. ALFREDO GALASSO. Il SISDE è efficiente? ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Lo è, ma bisogna lasciarlo lavorare. PRESIDENTE. Credo che debbano essere evitati due pericoli. Tutti sappiamo che la possibilità di evitare attentati terroristici è una percentuale, e non certo del cento per cento. Però, signor prefetto, vorrei evitare che, qualora domani risultasse una minore efficacia di un organismo dello stato, si rispondesse che ciò è dovuto al fatto che non lo si è posto in condizione di lavorare. ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non ho rivolto accuse a nessuno. Dico soltanto che, innanzitutto, esistono difficoltà obiettive nei confronti degli attentati terroristici, che non possono essere evitati neppure dai servizi segreti più efficienti, quali forse la CIA o il Mossad; gli attentati sono organizzati in maniera scientifica e solo alcuni vengono sventati, un po' come il rigore parato, che si dice essere un rigore sbagliato. Da parte del servizio vi è tutto l'impegno nel prestare attenzione a questi problemi, nel seguirli e nel penetrarli. Se è giusto quanto ricordato dal presidente, cioè che non si deve dire che non si è raggiunto un risultato perché qualcuno lo ha impedito, non si può neppure dire che, se è successo qualcosa, il servizio non ha ben operato. Questo funziona bene come la Polizia, come la Guardia di finanza e così via. Tutti cercano di attivarsi al massimo: purtroppo alcune cose si scoprono, altre no. Noi ce la mettiamo tutta, posso dirlo con sicurezza, e conto di poter rendere il servizio ancora più efficiente. Questo l'impegno; per il resto non posso dire altro. PRESIDENTE. Signor prefetto, lei è stato molto esauriente, e la ringrazio. Le Pag. 747 assicuro che il servizio può contare sulla Commissione per quanto riguarda il sostegno istituzionale. Ognuno sa che in qualsiasi organismo ci possono essere parti che non funzionano: rientra nell'interesse di tutti rimuovere questi ostacoli per fare in modo di procedere nel modo migliore. Data l'ora, rinvio alle 16 l'audizione del generale Pucci. SALVATORE FRASCA. Signor presidente, le chiedo di poter intervenire sull'ordine dei lavori all'inizio della seduta pomeridiana. PRESIDENTE. In considerazione di tale richiesta, comunicherò al generale Pucci che la sua audizione avrà inizio alle 16,15 circa. La seduta termina alle 15.