Pag. 1471 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Votazione per l'elezione di un segretario: Violante Luciano, Presidente .......................... 1473 Esame della relazione sulla visita a Barcellona Pozzo di Gotto: Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 1473, 1474 1476, 1477, 1480, 1481, 1484, 1485, 1486, 1487, 1488 Cabras Paolo ........................ 1477, 1483, 1486, 1487 Calvi Maurizio ........................................ 1479 Cutrera Achille ....................................... 1484 Folena Pietro ......................................... 1477 Grasso Gaetano ............................ 1482, 1485, 1487 Matteoli Altero ..................... 1476, 1477, 1482, 1485 Rapisarda Santi ................................. 1480, 1481 Riggio Vito ........................................... 1481 Scotti Vincenzo ..................... 1475, 1476, 1485, 1487 Smuraglia Carlo ................................. 1474, 1480 Tripodi Girolamo .......................... 1478, 1487, 1488 Pag. 1472 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente .............. 1488, 1489, 1490 Florino Michele ........................... 1488, 1489, 1490 Grasso Gaetano ........................................ 1488 Scotti Vincenzo ....................................... 1488 Proclamazione dei risultati della votazione per l'elezione di un segretario: Violante Luciano, Presidente .......................... 1490 Pag. 1473 La seduta comincia alle 19. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Votazione per l'elezione di un segretario. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un segretario in sostituzione dell'onorevole Cafarelli, che si è dimesso. Chiamo a fungere da segretario provvisorio, accanto all'onorevole Tripodi, il parlamentare più giovane per età, cioè l'onorevole Gaetano Grasso. Indìco la votazione per schede avvertendo che, per consentire che essa si svolga con maggiore ordine, farò procedere alla chiama dei componenti la Commissione. (Segue la votazione). Propongo di mantenere aperto il seggio e di procedere al successivo punto all'ordine del giorno, per poi proclamare, al termine della seduta, i risultati della votazione. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). Esame della relazione sulla visita a Barcellona Pozzo di Gotto. PRESIDENTE. Do lettura della relazione, che tra poco sarà distribuita a tutti i componenti la Commissione: "Una delegazione della Commissione parlamentare antimafia ha effettuato il 23 gennaio 1993 una visita nella città di Barcellona Pozzo di Gotto, dopo l'omicidio di Giuseppe Alfano, insegnante e corrispondente del quotidiano La Sicilia, autore di molti articoli in cui denunciava chiaramente le forme di illegalità operanti nel territorio di Barcellona. La matrice mafiosa dell'omicidio non è stata ancora accertata. In un primo momento l'utilizzazione per il delitto di un'arma di piccolo calibro ha fatto sorgere alcuni dubbi. Ma l'argomento di per sé è facilmente superabile. Un'arma di questo tipo, infatti, è stata usata in altri attentati mafiosi ed è stata trovata, munita di silenziatore, in un covo della malavita messinese, nei giorni successivi all'omicidio. Dalle dichiarazioni rese alla Commissione dal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, risulta infine che non esiste per Cosa nostra una preferenza "ideologica" per una determinata arma. Se si deve sparare a pochi passi dalla vittima, come è avvenuto per Giuseppe Alfano, si può ben usare un'arma di piccolo calibro. Nel corso dell'audizione è risultato che nel territorio di Barcellona opera una criminalità mafiosa, stabilmente collegata con organizzazioni analoghe della Calabria e di altre zone della Sicilia, attiva nei settori tradizionali dell'illecito (estorsioni generalizzate, traffico di stupefacenti eccetera) e dell'attività di riciclaggio del denaro sporco. Il fenomeno presenta allo stato una impenetrabilità pressoché assoluta, determinata da una pluriennale sottovalutazione del fenomeno, da una altrettanto prolungata nel tempo impunità, dall'inadeguatezza della risposta istituzionale. Solo da pochissimo tempo si manifestano segnali di un'azione di contrasto. Pag. 1474 La Commissione ha ascoltato per primo il dottor Nicola Bosa, prefetto di Messina da oltre tre anni, il quale ha posto in luce che il messinese è una zona caratterizzata dalla presenza preponderante della criminalità organizzata, ma non da un verticismo di famiglie mafiose tradizionali, quale si riscontra nel palermitano e nel catanese. Ha fatto risalire la matrice dei 44 omicidi verificatisi nel barcellonese negli anni dal 1990 al 1992 inizialmente alla lotta tra due clan, il primo facente capo a tale Chiofalo, collegato con l'organizzazione dei Cursoti catanesi, con il clan Bontempo di Tortorici, con i calabresi, con la camorra. Il secondo, facente capo a tale Milone, collegato con la famiglia mafiosa dei Santapaola. Il gruppo Chiofalo è stato messo fuori gioco, sia perché gli affiliati sono stati quasi tutti assassinati sia perché il capo è stato condannato all'ergastolo". CARLO SMURAGLIA. Signor presidente, poiché la relazione ci è stata distribuita, potrebbe riassumerla. PRESIDENTE. Sta bene, senatore Smuraglia, poiché i componenti la Commissione sono in possesso della relazione, mi limiterò a riassumerla per brevi tratti e successivamente passeremo alla discussione. Barcellona è stata una zona per molto tempo trascurata dal punto di vista dei rapporti criminali. E' cresciuta nel tempo una criminalità di un certo peso, determinata tra l'altro dall'esecuzione dei lavori per il raddoppio della ferrovia, da altri lavori pubblici, dallo sviluppo turistico, in particolare sul mare (l'isola di Vulcano e le Eolie sono fortemente turisticizzate). Tutto questo ha sorpreso le autorità istituzionali e quelle giudiziarie, per cui solo da poco tempo si manifesta una reazione appena adeguata. Ci è stato segnalato che la procura distrettuale di Messina ha la metà degli organici di cui dovrebbe disporre ed è quindi priva dei mezzi per intervenire. Il procuratore di Messina ci ha detto che intervengono su Barcellona solo quando da quella città segnalano qualcosa. La carenza di mezzi è pressoché totale: non hanno microspie né altri mezzi per le intercettazioni ambientali. Uno dei magistrati ci ha raccontato che per un'indagine in cui serviva un registratore un poliziotto è dovuto andare a casa a prendere il suo. Questo è il quadro della non azione sul territorio: solo da poco tempo si manifesta una qualche reazione. Il sostituto procuratore della Repubblica Canali ha segnalato un insieme di pericoli rilevanti, determinati dalla massiccia presenza di gruppi mafiosi negli investimenti di tipo turistico. Sono stati indicati anche cinque casi di pesanti minacce nei confronti dello stesso Canali, del commissario, della moglie del capitano dei carabinieri e di altre persone appartenenti all'ambito giudiziario: il clima è questo. Per quanto riguarda l'amministrazione, il punto più rilevante è che essa ha dato l'appalto per i lavori di nettezza urbana ad una cooperativa la quale, a sua volta, si avvale di mezzi forniti da un'impresa che fa capo ad una persona legata alla criminalità. Il sindaco ci aveva detto che i rapporti di questo tipo sarebbero cessati a partire dal 1^ gennaio 1993 ma in realtà non è stato così perché il segretario comunale, interpellato dal dottor Stevanin, funzionario della Commissione, ha risposto: "Confermo a tutt'oggi - marzo 1993 - che la cooperativa Libertà e lavoro è affidataria del servizio di nettezza urbana del comune di Barcellona Pozzo di Gotto, giusta convenzione a trattativa privata deliberata dal consiglio comunale nel 1991, in scadenza dopo tre anni". Dal momento che la suddetta convenzione scadrà nel 1994, il rapporto permane ancora. Devo aggiungere che il prefetto, da me sentito, ha affermato che è in corso un'ispezione (sulla base dei poteri che erano dell'Alto commissariato e che sono stati delegati ai prefetti) con accesso sui luoghi; egli ha assicurato che successivamente ci avrebbe fatto pervenire la relazione risultato di questo accesso. Pag. 1475 Questo è il quadro della situazione, contraddistinta da una criminalità crescente, da un'inazione storica in quella zona (soltanto ora vediamo i primi accenni) e da un certo silenzio dell'amministrazione; in particolare, ci aveva colpito il fatto che il sindaco non avesse dichiarato il lutto cittadino né si fosse recato con la fascia tricolore ai funerali. Sono state addotte, al riguardo, alcune giustificazioni, di cui i colleghi potranno valutare la fondatezza. Dal punto di vista delle cose da fare, si segnala al Consiglio superiore della magistratura la necessità di coprire i posti vacanti nella procura distrettuale antimafia di Messina, al ministro di grazia e giustizia l'opportunità di creare un nuovo posto di sostituto procuratore a Barcellona (esistono infatti soltanto un capo ed un sostituto, in un territorio che presenta tutta una serie di problemi), al ministro delle finanze l'opportunità di rinforzare gli organici della Guardia di finanza nel territorio di Barcellona, al Ministero dell'interno l'opportunità di aumentare la consistenza degli organici delle forze dell'ordine e soprattutto di dotarli di mezzi adeguati al lavoro da svolgere. In merito, esiste comunque una differenza di valutazioni tra quanto sostiene la magistratura e quello che dicono i rappresentanti delle forze dell'ordine: la magistratura lamenta l'inadeguatezza degli organici, mentre tutte le forze dell'ordine insistono sul fatto che gli organici sono sufficienti. La magistratura sostiene inoltre che gli organici esistono ma molto spesso sono distratti per altri tipi di operazioni e trasferiti in altre parti del territorio, per cui, pur essendo assegnati a quella zona, non vi operano. La situazione della criminalità a Barcellona viene unanimemente riconosciuta come più grave rispetto sia a Messina sia a tutte le altre zone della provincia di Messina. Per quanto riguarda l'omicidio Alfano, la matrice mafiosa non è ancora chiara; so che le indagini sono in corso e credo si stia lavorando anche per rinvenire l'arma che ha esploso i colpi. Un fatto molto grave che è emerso è quello relativo all'AIAS, che ha a Messina oltre 600 dipendenti (caso unico in Italia), effettua investimenti per miliardi, con un giro d'affari francamente incredibile, ed è sottoposta a procedimento giudiziario. VINCENZO SCOTTI. Signor presidente, desidero ringraziarla per la relazione svolta; senza inoltrarmi nell'analisi compiuta che, in base alle conoscenze che avevo, mi sembra abbastanza rispondente alla realtà e penetrante, mi preoccupo delle conclusioni tratte dal punto 17 in poi, in particolare con riferimento all'efficacia del lavoro della Commissione antimafia. Sono preoccupato per il fatto di frammentare le raccomandazioni in tante direzioni diverse. Se il presidente lo ritiene opportuno, potremmo rivolgere al ministro dell'interno (ed anche ai ministri della giustizia e delle finanze, nonché al Consiglio superiore della magistratura) l'unica raccomandazione di affrontare l'intera questione nella sede propria del Comitato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Come lei ha rilevato, la questione non riguarda soltanto Barcellona Pozzo di Gotto, ma l'intera area e deriva dalla sottovalutazione della situazione fatta nella provincia di Messina negli ultimi dieci anni. Propongo altresì di chiedere al ministro dell'interno di riferire in Commissione sull'insieme dei provvedimenti assunti e delle decisioni prese. Ritengo inoltre che dovremmo rendere più stringenti ed operative le nostre conclusioni, indicando la strada da percorrere, perché credo che, a questo punto, le amministrazioni non possano continuare nella politica dello "scaricabarile". Temo che, nonostante lo spessore e l'incisività della relazione del presidente, si corra il rischio di frammentare la responsabilità dei soggetti, che la scaricheranno sugli altri, senza assumersi il dovere di provvedere. Pag. 1476 Da alcuni anni, ma soprattutto in questo momento, la provincia di Messina è probabilmente quella più esposta alla penetrazione mafiosa, come dimostrano in modo esemplare gli elementi che il presidente ci ha fornito sulla situazione dell'amministrazione comunale fino alle più alte responsabilità dei vari organi dello Stato. Nel concludere, ribadisco l'opportunità di riassumere la relazione dal punto 17, avanzare una richiesta puntuale, chiedendo poi di riferire alla Commissione sui provvedimenti adottati in questa direzione, senza escludere la nomina di eventuali commissari per accertare l'andamento delle amministrazioni locali. ALTERO MATTEOLI. Non vi è dubbio che la relazione illustra ampiamente quello che abbiamo visto e sentito a Barcellona Pozzo di Gotto durante la missione della Commissione; da questo punto di vista non ho nulla da obiettare, ma vi sono altri aspetti che vorrei sottolineare. Chi non è stato a Barcellona nel leggere la relazione potrebbe avere l'impressione - si tratta di una sensazione avvertita anche da alcuni colleghi - che il problema sia dovuto alla carenza degli organici, alla mancanza di supporti tecnici, all'assenza di strutture, quando, in realtà, quello che abbiamo visto e sentito ha motivazioni diverse. Vorrei ricordare che la relazione del prefetto è stata assolutamente inadeguata, ed è stata riconosciuta come tale - è scritto nella relazione del presidente - anche dal magistrato Canali. Tuttavia, a pagina 18, punto 18, della relazione troviamo quasi un encomio al prefetto, poiché si afferma: "E' assai apprezzabile l'iniziativa del prefetto di Messina". E' vero che l'aggettivo apprezzabile riguarda uno specifico aspetto, però nel leggere la relazione si ha l'impressione che esso si riferisca all'opera del prefetto nel suo complesso, che a me è parsa inadeguata (secondo alcuni colleghi egli era anche poco informato). Queste circostanze non emergono dalla relazione. Infine, vorrei sottolineare che il presidente ha dimenticato - non è per altro importante - di indicare il colore politico del giornalista Alfano. Infatti, nel testo non viene precisato che egli era un dirigente ed un attivista del MSI-destra nazionale, un'appartenenza che comunque non rivendico. Mi interessa invece informarvi che mercoledì scorso, quando mi sono recato a Palermo per una manifestazione del mio partito, il figlio di Alfano, che aveva appreso della mia visita dai manifesti murali, è venuto a trovarmi per dirmi che la sua famiglia non può più continuare a vivere a Barcellona. Sicuramente l'onorevole Grasso conosce la sua situazione: ora tutta la famiglia si è trasferita a Palermo con grandissime difficoltà, perché non ha mezzi. PRESIDENTE. Perché? ALTERO MATTEOLI. Per il modo in cui viene guardata la famiglia ed un certo clima che si è creato con la gente del paese; quindi, oltre alla perdita del proprio caro, questa famiglia ha dovuto abbandonare il luogo in cui è sempre vissuta. Dalla relazione risulta che sono stati compiuti 44 omicidi, ma soltanto due arresti, come è stato opportunamente sottolineato; a tale riguardo avrei preferito che anche il comportamento della magistratura fosse meglio evidenziato. VINCENZO SCOTTI. Gli omicidi sono stati 60. ALTERO MATTEOLI. Resta il fatto, come risulta a pagina 2 della relazione, che solo in due casi si è avuto il rinvio a giudizio degli imputati. Posso anche sbagliare, visto che ho letto soltanto sommariamente la relazione; comunque non è questo il problema. PRESIDENTE. Vi riferite a periodi diversi. Pag. 1477 PAOLO CABRAS. Il vero problema è che gli autori sono rimasti ignoti! ALTERO MATTEOLI. Ritengo - ripeto - che la relazione debba contenere un accenno anche sull'operato dei magistrati, perché il mancato potenziamento degli organici non basta a spiegare la situazione; del resto non dobbiamo esprimere un giudizio, ma far capire, a chi legge la relazione, che i magistrati che avevamo di fronte erano assolutamente inadeguati ad affrontare il problema. PRESIDENTE. Non tutti. ALTERO MATTEOLI. Non tutti, certo. Per esempio, mi ha fatto un'ottima impressione il giovane magistrato trasferito da Monza, ma di altri - non voglio fare nomi - ho avuto un'altra considerazione. Ribadisco, quindi, che anche questo aspetto deve emergere dalla relazione, magari in forma velata: ritengo che il presidente debba inserirlo, perché è una verità. E' vero che non si diventa sindaci di un paese per combattere la mafia ma per amministrare un comune, però l'incontro (peraltro non previsto nel programma) con il sindaco di Barcellona mi ha veramente sorpreso. Mi riferisco innanzitutto al modo in cui è stata accolta la Commissione: non era presente né un assessore né un consigliere comunale. Il sindaco poi sembrava che fosse capitato in quei corridoi per caso e non invece per ricevere una Commissione parlamentare, ossia un'istituzione dello Stato: sembrava di passaggio e, dopo averci salutato, se ne è andato. Ricordo che abbiamo deciso di ascoltarlo al termine di una giornata faticosissima di lavoro, e ci siamo trovati di fronte una persona - in quello che affermo non vi è nulla di ideologico - che ci ha lasciato sorpresi. Come si può affidare l'amministrazione di un paese disgraziato come Barcellona ad un sindaco che ha negato persino l'evidenza? Era così reticente che non ha ammesso praticamente nulla e ci ha fornito spiegazioni addirittura puerili sul fatto che dopo l'omicidio non si è ritenuto opportuno indire una giornata di lutto cittadino. Tutto questo non emerge dal testo della relazione, anche se essa descrive fedelmente l'attività compiuta dalla Commissione. A mio avviso, occorre più "cattiveria" nel commentare questi due o tre aspetti: anche se il termine che ho usato non è probabilmente corretto, è più efficace di tanti discorsi. Chi leggesse la relazione, non essendo stato con noi a Barcellona, la troverebbe "pasquale", perché non rispecchia ciò che abbiamo visto e sentito e le impressioni che abbiamo tratto dopo aver incontrato alcuni personaggi. PIETRO FOLENA. Considero buona la relazione del presidente, anche se condivido quello che ha affermato poco fa l'onorevole Scotti in merito ad uno scarso equilibrio tra la parte che documenta le audizioni svolte e la parte propositiva, essendo sbilanciata a vantaggio della prima. Potrebbe essere utile non tanto accorpare le varie proposte quanto premettere all'inizio della parte propositiva una valutazione politica conclusiva della prima parte, che potrebbe accogliere le indicazioni dell'onorevole Matteoli. In particolare mi riferisco alla sensazione, avvertita da tutti, di trovarci di fronte ad una sostanziale inadeguatezza e scarsa conoscenza del fenomeno mafioso da parte dei responsabili istituzionali, soprattutto del prefetto. Tale inadeguatezza è tanto più forte in quanto ci pone, a mio giudizio, un altro problema, emerso nel colloquio con il sindaco, che dovrebbe essere esplicitato nel testo della relazione. Quando abbiamo avanzato obiezioni sul comportamento singolare del sindaco (e dell'amministrazione comunale) in merito ai funerali di Alfano, egli ci ha riferito della vicenda del commissario di polizia che avrebbe sconsigliato di parteciparvi anche alcuni parlamentari nazionali. Ricordo che a un certo punto il sindaco, incalzato dalle nostre domande, ha affermato testualmente: "Il discorso è che chi rappresenta la città a livello parlamentare può aver avuto in passato il Pag. 1478 problema di non dare alla città" - poi viene interrotto - "una cattiva impressione"; con queste parole egli ha dato un'impressione su Barcellona Pozzo di Gotto di tipo "pasquale". Quando il sindaco chiede come mai "...solo oggi lo Stato si mostrava così interessato ai problemi di Barcellona, che aveva invece trascurato negli anni precedenti", il riferimento non è allo Stato in generale, ma ai parlamentari della città, a chi rappresenta il potere politico, a chi, fuori Barcellona, per esempio a Roma, non ha interesse, per mille ragioni, nell'attività parlamentare di ogni giorno, a dare l'impressione che esistano la mafia ed un grave fenomeno di criminalità. Ho richiamato questo episodio perché l'immagine che la provincia di Messina si è portata dietro per un lungo periodo, oggi, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione, ad una maggiore attenzione verso quella realtà, all'intervento dell'associazione antiracket dopo l'omicidio Alfano, comincia ad essere messa in discussione. Tra l'altro di questa immagine portano la responsabilità coloro che hanno svolto un ruolo istituzionale nella provincia di Messina, perché abbiamo verificato che le autorità locali, ma anche i rappresentati politici nazionali, hanno una conoscenza molto limitata del fenomeno mafioso. Un richiamo assai netto da parte nostra alla responsabilità della politica si rende, quindi, necessario. Il fatto che, pur essendo intervenuta, dopo un omicidio, la Commissione antimafia a richiamare le autorità competenti e a dare suggerimenti ai ministri, i rappresentanti del popolo diano ogni giorno un'altra immagine della situazione costituisce un grave problema. La Commissione antimafia deve mettere in luce questa realtà; occorre quindi citare esplicitamente nella relazione, pur senza formulare accuse generiche ad alcuno, il contenuto del dialogo con il sindaco, in modo di affermare che esiste un grande problema di responsabilità della politica, dei parlamentari nazionali e di chi rappresenta i cittadini nel consiglio comunale. Il giudizio dato poc'anzi dall'onorevole Matteoli sull'impressione offerta dall'amministrazione comunale di Barcellona mi sembra essere ampiamente riportato nella relazione. Non spetta a noi dire se si debba intervenire o meno nei confronti di un comune: il prefetto ha già disposto l'accesso agli atti. Tuttavia, l'impressione che abbiamo tratto da quella visita è stata veramente assai negativa. La vicenda dei fratelli Ofria, relativa al trasporto dei rifiuti, rappresenta non l'unico ma uno dei più specifici problemi sollevati nel corso della visita. Ritengo, pertanto, che sia importante rilevare nella relazione che i fratelli Ofria, collegati ai gruppi criminali della zona, sono intervenuti a svolgere il servizio in oggetto dopo che l'impresa che vi provvedeva precedentemente aveva subito pesanti attentati. Poiché questi elementi sono contenuti nel resoconto stenografico, ne farei menzione nella relazione. E' grave che il sindaco abbia affermato che il consiglio comunale non sapeva, quando si era verificato un attentato e l'impresa Riz era stata costretta a ritirarsi, consentendo alla cooperativa "Libertà e lavoro" di affidare la raccolta dei rifiuti all'impresa dei fratelli Ofria. Si era quindi già verificato un fenomeno criminale assolutamente evidente, con un'indubbio rapporto di causa-effetto. GIROLAMO TRIPODI. Esprimo anch'io apprezzamento per la relazione del presidente, che corrisponde con precisione a quanto abbiamo appurato nel corso della visita a Barcellona. Essa manifesta preoccupazione per la gravità di una situazione che non riguarda soltanto questa città ma anche il territorio circostante. Nonostante la presenza delle organizzazioni mafiose fosse nota da tempo, purtroppo nella zona non sono stati compiuti interventi dalle autorità preposte al fine di contrastare la presenza delle organizzazioni criminali, che sono giunte a compiere l'assassinio di un giornalista che le attaccava. Pag. 1479 Ritengo che occorra aggiungere nella relazione un unico elemento, relativo al comportamento del consiglio comunale. Come altri colleghi hanno rilevato, infatti, il comportamento tenuto dal sindaco in occasione dell'ultimo omicidio verificatosi e nel colloquio avuto con la Commissione merita un chiaro giudizio. Ritengo insufficiente apprezzare l'intervento del prefetto in relazione ad alcune indagini avviate sull'attività dell'amministrazione comunale. Dobbiamo essere più chiari e decisi nell'avanzare richieste al riguardo. L'atteggiamento assunto dal sindaco e dal consiglio comunale in occasione dell'omicidio e le dichiarazioni raccolte rispecchiano una situazione molto allarmante e denunciano, a mio giudizio, una compromissione dell'amministrazione comunale con le organizzazioni mafiose. Per queste ragioni sono del parere che si debba proporre lo scioglimento del consiglio comunale. Se non si attua tale misura in questa circostanza, non vedo in quale altro caso vi si possa far ricorso. Non esistono ragioni più gravi per chiedere lo scioglimento di un consiglio comunale. Ritengo quindi che occorra chiedere al ministro dell'interno di applicare la legge in tal senso. Un provvedimento di tal genere rappresenterebbe inoltre un segnale dell'impegno della nostra Commissione che, recatasi sul posto e constatata una situazione, ha proposto di sciogliere un'amministrazione comunale compromessa e la cui azione danneggia la lotta contro la mafia; altrimenti la Commissione antimafia rischierebbe di vedere vanificato lo sforzo compiuto andando ad operare sul posto una verifica della grave situazione esistente a Barcellona. MAURIZIO CALVI. Desidero affrontare gli aspetti della relazione più specificamente relativi al quadro politico. Essa conferma ancora una volta il dato che il sistema delle autonomie locali rappresenta il punto più debole delle realtà a rischio, dove più forte è la pressione criminale. Su tale elemento di natura politica la Commissione deve formulare qualche valutazione in più, per il manifestarsi di problemi sempre più gravi. La realtà messinese, stando anche ai dati statistici, conferma anche che un anello debole del sistema risiede sempre e comunque nelle prefetture. I due punti deboli rappresentati dal sistema delle autonomie locali e dalle prefetture, con riferimento alla responsabilità dei prefetti, assumono un rilievo politico che richiede iniziative della Commissione. Ritengo che una prima misura dovrebbe consistere in un incontro con tutti i sindaci della provincia di Messina, che dovrebbero essere chiamati ad un confronto aperto con la nostra Commissione, perché sia chiaro il nostro interesse affinché le realtà in oggetto siano sottoposte ad una vigilanza attentissima sotto il profilo istituzionale. La relazione al nostro esame, per il suo spessore, per i dati drammatici che contiene, per la gravità della situazione cui si riferisce, necessita di un ulteriore passaggio di carattere istituzionale. Sono del parere, quindi, che i gruppi parlamentari di Camera e Senato debbono presentare interpellanze o mozioni per indicare in sede parlamentare l'esatta portata della gravità della situazione esistente a Barcellona e nella provincia di Messina. Occorre infatti che il problema venga affrontato con la dovuta attenzione sul piano istituzionale. Credo sia utile che i lavori della Commissione diano luogo ad atti parlamentari specifici, capaci di determinare implicazioni conseguenti. Ritengo inoltre, presidente, che la realtà al nostro esame debba essere messa sotto lente di ingrandimento. Concordando con l'onorevole Scotti, propongo pertanto che un apposito comitato, composto da tre o quattro membri della Commissione, segua attentamente l'evoluzione della situazione di Barcellona, in relazione ai dati acquisiti, anche al fine di far comprendere alle popolazioni locali che la Commissione riserva loro un'interesse costante. Altrimenti, vi è il rischio che la sua relazione, presidente, che è Pag. 1480 certamente importante, esaurisca i suoi effetti nell'arco di poche battute, dopo le quali tutti si dimenticheranno di Barcellona. Ribadisco pertanto che un'apposito comitato dovrebbe seguire attentamente l'applicazione delle misure richieste da questa relazione, per comprendere se i giudizi in essa contenuti possano essere modificati nel tempo, grazie ad una attenta azione di vigilanza politica e parlamentare. CARLO SMURAGLIA. Nonostante consideri ottime la relazione e le proposte in essa contenute, vorrei proporre di specificare e di rafforzare un aspetto. La situazione di Barcellona Pozzo di Gotto non rappresenta in assoluto una novità: è infatti emersa da alcuni anni, dopo un lungo periodo di silenzio, ed è stata più volte denunciata. Ciononostante, non è stato fatto assolutamente nulla. Riscontriamo pertanto un atteggiamento di inerzia che a mio avviso dovrebbe essere indicato con particolare energia nella relazione, anche per evitare il pericolo che il documento al nostro esame segua la sorte delle relazioni precedenti. Vorrei ricordare che nel marzo 1988 il Consiglio superiore della magistratura decise di pubblicare in specifiche relazioni le risultanze delle visite effettuate in Sicilia dal suo comitato antimafia. Tali risultanze furono raccolte in una piccola pubblicazione, stampata con colori bianco e celeste, che fu inviata a tutti gli organi dello Stato (parlamentari, autorità, forze di polizia, eccetera). In essa, con riferimento ad una visita effettuata nel febbraio del 1988, si descrive la situazione dell'isola e, tra le altre considerazioni, si rileva testualmente: "Ai punti tradizionalmente di maggior concentrazione e densità mafiosa (Palermo, Catania, Trapani ed Agrigento) se ne aggiungono via via altri in relazione a trasformazioni economiche (ad esempio, Siracusa e Gela) oppure in relazione a cospicue prospettive di guadagno (Barcellona Pozzo di Gotto)". Nelle pagine successive si osserva che "il caso di Messina presenta alcune peculiarità, anche perché da un lato appare in atto un processo di assestamento nell'ambito delle strutture mafiose locali, che potrebbe essere fonte di altre guerre e di altri omicidi" - così come si è puntualmente verificato - "e, dall'altro, è bastato il profilarsi di alcuni importanti appalti di opere pubbliche a Barcellona Pozzo di Gotto per far riscontrare un forte incremento della criminalità organizzata, compresa quella di tipico stampo mafioso". Si fa quindi riferimento all'intreccio tra attività lecite ed illecite, alla diffusione di droga, alle estorsioni ed alla complessità dell'attività giudiziaria e di polizia. A tale riguardo si osserva: "In entrambi i casi le strutture appaiono insufficienti ad assicurare un'effettiva presenza dello Stato e ad impedire collegamenti tra le organizzazioni mafiose del distretto di Messina con quelle calabresi da un lato e con quelle di Catania e Palermo dall'altro". La relazione prospetta quindi una serie di proposte, con particolare riguardo alla necessità di prevedere un aumento degli organici della polizia e della magistratura. PRESIDENTE. Da quali pagine della relazione ha tratto i passi dei quali ha dato testé lettura? CARLO SMURAGLIA. Si tratta delle pagine 16, 28 e 36. Ho voluto richiamare i contenuti salienti della relazione del CSM per dimostrare come, nonostante le segnalazioni e le denunce, nessun organo dello Stato si sia attivato di conseguenza. Va quindi segnalata l'indifferenza e l'inerzia affermatesi negli ultimi anni, anche per evitare - ripeto - che la relazione della nostra Commissione finisca per avere lo stesso esito. SANTI RAPISARDA. Presidente, poiché facevo parte della delegazione della Commissione che ha effettuato il sopralluogo a Barcellona Pozzo di Gotto, posso dire con maggiore convinzione che la proposta di relazione da lei redatta è abbastanza chiara, puntuale e molto realistica. Pag. 1481 Ho ascoltato l'intervento del collega Folena, che condivido in tutte le sue parti; mi limito pertanto ad aggiungere alcune brevi considerazioni. Anzitutto, ricordo che il sindaco di Barcellona si era impegnato ad inviarci alcuni documenti che, tuttavia, non sono mai pervenuti a questa Commissione. PRESIDENTE. In verità, i documenti ci sono pervenuti, anche se va considerato che si tratta di atti irrilevanti, quali gli ordini del giorno relativi all'assassinio del giornalista Alfano... SANTI RAPISARDA. Presidente, io avevo chiesto al sindaco di inviarci la delibera relativa al contratto di appalto della nettezza urbana e tale documento non ci è stato trasmesso. Se non ricordo male, avevo contestato il fatto che la deliberazione fosse non corretta. Abbiamo constatato che la cooperativa "Libertà e lavoro" non era autorizzata ad affidare interventi in subappalto; del resto, la cooperativa si era impegnata contrattualmente ad eseguire la raccolta ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani senza ricorrere al sistema del subappalto ad altre ditte. E' grave che il segretario comunale abbia riferito che questa situazione persiste ancora oggi e che l'amministrazione comunale non abbia provveduto a rescindere il contratto, così come invece potrebbe fare senza alcun problema. Infatti, nonostante il contratto abbia una validità triennale, nessuno vieta ad un'amministrazione comunale che si accorga di fatti illeciti di interrompere il rapporto contrattuale. Alla luce di tale situazione, invito la Commissione a riproporre con forza le originarie richieste. Un ulteriore aspetto che vorrei porre in evidenza si riferisce alle dichiarazioni rese dal sindaco quando ha motivato l'impossibilità di svolgere uno specifico dibattito consiliare in considerazione delle annunciate dimissioni di un consigliere. Si tratta di una giustificazione assurda - che noi gli abbiamo puntualmente contestato - perché non trova fondamento in alcun valido motivo. Anche a tale proposito, nonostante il sindaco si fosse impegnato ad inviarci la relativa deliberazione, fino ad oggi non vi ha ancora provveduto. Chiedo che la Commissione antimafia intervenga in modo pesante affinché il sindaco di Barcellona venga rimosso dalla sua carica. VITO RIGGIO. Non ho partecipato al sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a Barcellona Pozzo di Gotto e, pertanto, ritengo di potermi esprimere sui problemi riscontrati in quella realtà con un distacco maggiore rispetto agli altri colleghi. Mi pare che dalla relazione emerga un dato fondamentale: la situazione di quella città, caratterizzata da un forte indice di criminalità, non avrebbe dovuto e potuto essere ignorata. Tuttavia, da alcuni passi della relazione sembrerebbe che la mafia si sia sviluppata a Barcellona in seguito ai lavori del raddoppio dell'autostrada. PRESIDENTE. In verità la mafia già esisteva, ma a quel punto si è modernizzata. VITO RIGGIO. Il dato di fondo è che a Barcellona Pozzo di Gotto esisteva da anni un'enclave di carattere criminale, disponibile ad effettuare un salto di qualità nel momento in cui fossero intervenute possibilità di investimenti. Del resto, un'analisi in questo senso è già stata svolta dal CSM. Il problema fondamentale è quindi di individuare le ragioni per le quali per molto tempo il problema sia stato sottovalutato e quelle per cui - riferisco una mia impressione - continui ad esserlo anche oggi. Le risposte fornite nel corso del sopralluogo sono state assolutamente insufficienti: in particolare, quelle del sindaco mi sembrano essere tipiche di una persona non attrezzata culturalmente. D'altro canto, considero le risposte dell'apparato dello Stato assolutamente insufficienti, così come del resto viene sottolineato nella relazione. In definitiva - mi riallaccio alle considerazioni svolte dal Pag. 1482 collega Scotti - piuttosto che ribadire le stesse proposte avanzate in numerose circostanze, probabilmente sarebbe più opportuno fare il punto della situazione e configurare una responsabilità unificante rispetto ai ritardi registratisi. GAETANO GRASSO. Vorrei anzitutto ricordare che il pentito Mutolo, nel corso della sua audizione, ha fatto riferimento a Barcellona ed ai clan barcellonesi. Sarebbe quindi opportuno considerare questo aspetto nella relazione. La relazione è estremamente importante perché rappresenta la risposta politica fornita dalla Commissione ad una situazione molto allarmante. Non vi nascondo le mie preoccupazioni sia in ordine ad eventuali problemi di sicurezza per alcuni operatori che vivono in quella realtà sia con riferimento ad una situazione di ulteriore intimidazione che in quella stessa realtà potrebbe riscontrarsi. Risale ad alcuni giorni fa la notizia di una grave intimidazione perpetrata nei confronti di un dirigente del PDS e di una dirigente della Rete, insegnanti a Barcellona, le cui autovetture sono state incendiate. Del resto, non è un caso che, successivamente all'omicidio Alfano, la reazione più significativa della società civile barcellonese sia partita dal mondo della scuola. Non so se sia opportuno richiamare la responsabilità politica del ministro dell'interno in merito ad una particolare situazione: mi riferisco al fatto che la Camera, a distanza di oltre due mesi dalla loro presentazione, non ha ancora affrontato la discussione sugli atti di sindacato ispettivo riguardanti l'omicidio Alfano. ALTERO MATTEOLI. In verità, la discussione alla Camera si è già svolta, nonostante sia stata collocata in un orario impossibile! GAETANO GRASSO. Ne prendo atto e ritiro l'osservazione. Il richiamo alle responsabilità politiche è a mio avviso estremamente importante e addirittura decisivo nell'analisi del fenomeno mafioso a Barcellona. A fronte di una capacità significativa delle forze dell'ordine e degli operatori di giustizia, il limite di fondo riguarda infatti le responsabilità della classe politica che ha amministrato quel paese. Non si tratta di stabilire se si possa essere accettati o non accettati sotto il profilo culturale: il punto è che in quella realtà si è teorizzato il cosiddetto "velo", cioè un atteggiamento finalizzato a non parlare dei fatti di mafia. In tale contesto il richiamo alle responsabilità politiche diventa un aspetto centrale nell'analisi che stiamo conducendo. In fondo, il problema è che, a fronte del salto di qualità iniziato a manifestarsi intorno alla metà degli anni ottanta, non si è registrata alcuna reazione e, anzi, è stato assunto un atteggiamento di assoluta indifferenza. Ricorderete che il prefetto ci informò del fatto che il consiglio comunale non avesse approvato nemmeno un ordine del giorno per denunciare l'esistenza ed il permanere di fenomeni mafiosi in quella città. Penso che nella relazione, sia pure per inciso, debba essere inserito un riferimento alla terribile scelta della famiglia Alfano di abbandonare Barcellona. Si tratta, infatti, di un episodio veramente emblematico del clima di pesantezza che si vive in quella città. Ritengo, pertanto, che la Commissione debba dare un segno esplicito di solidarietà rispetto al coraggio ed all'intelligenza di tutti i componenti della famiglia Alfano. Il prefetto ci aveva informato di aver disposto l'accesso al comune di Barcellona e che analoga misura era già stata adottata nei confronti di altri cinque comuni della provincia di Messina. Mi chiedo: quando, a fine dicembre, fu disposto l'accesso nei cinque comuni della provincia di Messina, perché non fu presa in considerazione anche Barcellona? Perché si è ricorsi a tale misura solo dopo l'omicidio Alfano e la visita della nostra Commissione? Un'ulteriore correzione dovrebbe riguardare un'osservazione del sindaco finalizzata a ribaltare una specifica domanda Pag. 1483 posta dai membri della Commissione. Tra l'altro, sembra che il sindaco, nel corso di un'intervista resa successivamente ad un'emittente televisiva, abbia ritrattato la giustificazione secondo la quale sarebbe stato il commissariato di polizia a sconsigliare la partecipazione ai funerali di Alfano. Da questo punto di vista, ci troviamo quindi di fronte a spiegazioni assai oscillanti, che ovviamente aggravano le responsabilità politiche. PAOLO CABRAS. Signor presidente, giudico positivamente la sua relazione, anche in considerazione del fatto che, a prescindere dai problemi di Barcellona Pozzo di Gotto, per molto tempo, fino ad anni recenti, non solo da osservatori esterni o in qualche modo neutrali ma anche da chi aveva responsabilità istituzionali, Messina è stata considerata come una specie di isola felice rispetto al fenomeno della mafia. Credo sia importante sottolineare quest'aspetto perché rispetto ai gravi fenomeni estorsivi verificatisi, quali quelli che hanno visto l'impegno e la testimonianza del collega Grasso, dell'associazione dei commercianti e dei rappresentanti politici ed istituzionali locali, a Barcellona Pozzo di Gotto sono maggiori gli episodi mafiosi di guerra fra bande, di rivalità e di occupazione del territorio e soprattutto di intervento nella gestione degli appalti. Quindi, preoccupano i rapporti tra mafia ed attività economiche ed imprenditoriali poiché essi sono indicativi del salto di qualità della mafia e del suo modo di operare. Da questo punto di vista, credo che debba essere sottolineato quanto altri colleghi hanno già evidenziato, cioè una sorta di sottovalutazione del fenomeno da parte delle istituzioni, a prescindere dal fatto se tale sottovalutazione sia imputabile al prefetto o al questore (quest'ultimo, peraltro, era giunto a Barcellona da appena quindici giorni). Preme evidenziare il fatto che complessivamente vi è stata inadeguatezza, tanto che il collega Smuraglia, ricordando la sua passata esperienza al Consiglio superiore della magistratura, lamentava che le indicazioni rese al CSM dal comitato antimafia, che aveva compiuto un sopralluogo ed avanzato proposte specifiche, risultano finora disattese, come dimostrano le deposizioni dei magistrati dinanzi a questa Commissione. A me sembra che tutto ciò sia più rilevante dei comportamenti, che anche a me appaiono inadeguati, del sindaco e degli amministratori comunali perché, a prescindere dal fatto che l'episodio sia vero o meno, sarebbe inaudito il comportamento di un commissario di pubblica sicurezza che in occasione dei funerali di una presunta vittima della mafia si preoccupasse dell'ordine pubblico al punto tale da consigliare ad un sottosegretario di Stato per l'interno, deputato di quella circoscrizione, di non parteciparvi. Ripeto, si tratterebbe di un comportamento inaudito, perché una simile preoccupazione non vi è stata nemmeno per situazioni molto più calde e dove vi erano reali problemi di ordine pubblico. Non intendo fare sconti agli amministratori locali ma rispetto a questa sordità istituzionale che fa da cornice alla vicenda vorrei che tenessimo presente il quadro complessivo delle responsabilità. Per quanto riguarda la vicenda, che giudico grave, degli appalti della nettezza urbana, una volta approvata la relazione, che da questo punto di vista contiene rilievi sufficienti ed opportunamente motivati, proporrei di inviare al prefetto non solo copia della relazione stessa ma anche una particolare menzione affinché egli intervenga su quella che appare essere una inadempienza del sindaco e dell'amministrazione comunale rispetto all'impegno, assunto di fronte alla Commissione antimafia, di revocare questa assurda forma di subappalto a favore di un'impresa mafiosa. Per rispondere alle osservazioni espresse sulla situazione di Barcellona Pozzo di Gotto e per rifarmi anche all'esperienza dei commissari straordinari preposti ai consigli comunali disciolti, credo che non in singole situazioni ma in Pag. 1484 alcune province anche noi dovremmo ipotizzare un'azione di task force da parte di un gruppo della Commissione antimafia, in modo da esercitare un'azione mirata non tanto ai fini di un dibattito quanto di un controllo più puntuale su come funzionano certe realtà amministrative locali in relazione al problema della mafia. Anticipando ciò che dirò il giorno 30, quando ci incontreremo con il ministro dell'interno, credo che se ci recassimo nei comuni disciolti con gli ultimi decreti senza attendere, come abbiamo fatto finora, di prendere conoscenza di ciò che ha prodotto il commissariamento straordinario in un arco di tempo di 12 o di 18 mesi, forse potremmo fornire, sulla base della nostra esperienza, un contributo di sollecitazione agli ex amministratori straordinari e alle forze politiche generalmente - non solo a Barcellona - disattente o inadeguate. Il contributo di una operatività nuova, non limitato alle sole attività di indagini, potrebbe essere utile al compito che ci prefiggiamo, proprio perché credo nell'effetto stimolante e sollecitatorio che le visite della Commissione antimafia possono produrre sui poteri locali ed istituzionali. Dunque, giudico positivi interventi brevi e mirati, soprattutto se attuati in modo tale da richiedere visite non lunghe ma limitate ad una giornata. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, a me sembra che sulla mia relazione sia stato espresso un consenso di massima con una serie di proposte di integrazione e di correzione che cercherò di ricapitolare rispettando l'ordine dei rispettivi proponenti. Giudico molto efficace la proposta del collega Scotti, in quanto ci consente non solo di sintetizzare ma anche di invitare il ministro dell'interno ad operare nel modo indicato e di venirci a riferire sull'esito del medesimo responsabilizzando attorno ad un tavolo unico le varie autorità nazionali. Per quanto riguarda la sua osservazione, onorevole Matteoli, voglio dire che il non avere indicato l'appartenenza politica di Giuseppe Alfano non deve essere inteso come una forma di discriminazione perché non è indicata neanche la qualità politica dell'amministrazione. Non ho nulla in contrario ad accedere alla sua richiesta ed aggiungo, per esprimere un'opinione, che vi è stata una forma di razzismo nei confronti di questo delitto, nel senso che all'inizio non gli si è voluta dare una connotazione politica. Giudico molto grave che ciò sia avvenuto. ACHILLE CUTRERA. Poiché non faccio parte dell'ufficio di presidenza è probabile che sia poco informato, però mi chiedo quale metodo di lavoro la Commissione ritenga di adottare in casi di questo genere, che effettivamente sembrano esemplari. Riteniamo che per essi debba istituirsi un osservatorio permanente? In caso affermativo, credo che dovremmo opportunamente attrezzarci. Concordo con l'onorevole Cabras perché anch'io credo al caso esemplare, al rapporto esemplare non alla superficialità e alla frammentarietà delle valutazioni. Dobbiamo infatti considerare che la nostra è una Commissione d'inchiesta e che ciò comporta, in taluni casi, un approfondimento tale da condurre ad una proposta che eventualmente coinvolga responsabilità. Chi, come me, non ha partecipato alla trasferta della Commissione a Barcellona Pozzo di Gotto, credo sia grato al presidente per avere formulato una relazione che nel giro di poche ore ci ha permesso di entrare in una realtà che non conosciamo. A proposito di quanto detto a pagina 3, dove viene sottolineato che il decreto del ministro dell'interno, che ha delegato al prefetto i poteri di controllo che in passato erano stati dell'alto commissario per la lotta alla mafia, risaliva ad appena 8 giorni prima, vorrei che il riferimento fosse esteso non solo al caso di specie ma anche ad altre situazioni. Non vorrei infatti che la delega alle prefetture, tramite un decreto del ministro dell'interno, di poteri di controllo che prima spettavano Pag. 1485 all'alto commissario, in alcuni casi trovi le prefetture stesse del tutto impreparate. Credo sia necessaria, quindi, una valutazione sia sulla situazione antecedente al decreto di scioglimento dei consigli comunali sia su eventuali nostre corresponsabilità a proposito dell'idoneità dei soggetti a cui sono stati trasferiti poteri di tale ampiezza. Mi pongo quindi sullo stesso versante del collega Cabras allorché sottolineava l'opportunità di svolgere una sorta di inchiesta da parte della nostra Commissione. Un'ultima osservazione in merito sia all'assenza di coordinamento, che risulta ben evidenziata nella relazione, sia all'opportunità di valutare quanto la Commissione antimafia possa costruire per divenire tavolo di coordinamento. Al riguardo, non ho ben compreso la proposta avanzata dal presidente rispetto alle osservazioni assolutamente fondate dell'onorevole Scotti. Vorrei capire, con maggiore esattezza, cosa potremmo essere nei confronti del lavoro di coordinamento, avendo visto a Reggio Calabria cosa esso abbia significato, almeno a giudicare da quanto ci è stato detto. VINCENZO SCOTTI. Poiché a pagina 3 della relazione è sottolineato anche l'esercizio dei poteri riconosciuti ai prefetti sulla base della normativa esistente, ricordo che alla Camera fu presentato un emendamento per ampliare tali poteri anche in tema di appalti, nel senso di riconoscere ai prefetti la possibilità di sospendere gli interventi amministrativi in materia. Credo che per i prefetti esista il problema relativo all'utilizzo di tutti questi strumenti, nel senso che non possono attendere che arrivi il trasferimento dei poteri... PRESIDENTE. Certo... GAETANO GRASSO. La storia degli otto giorni non funziona... Erano stati deliberati i poteri di accesso su quattro comuni, l'indomani del decreto del ministro Martelli... PRESIDENTE. Comunque, se non ho inteso male, la proposta dell'onorevole Scotti era quella di invitare il ministro dell'interno ad indire una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza invitando i ministri della giustizia e delle finanze ad elaborare assieme le proposte relative a questa zona e successivamente a riferire in Commissione. E' un'idea che giudico eccellente. Concordo sull'opportunità, sottolineata dal collega Matteoli, di un giudizio più critico sulla magistratura che non ha operato. Credo anche sia giusta la valutazione, ripresa dal collega Grasso, sulla famiglia del giornalista Alfano, che si è dovuta trasferire a seguito delle difficoltà incontrate. Una delle questioni poste dall'onorevole Folena è relativa al fatto che il sindaco per due volte ha fatto riferimento alle responsabilità dei parlamentari della città dicendo, tra l'altro, che sostanzialmente sono stati essi a frenare, in qualche modo, l'attenzione sulla città per evitare che quest'ultima apparisse criminalizzata. Credo fosse questo il suo ragionamento. Devo dire che si tratta di un errore grave che viene compiuto con molta frequenza e che poi conduce su uno scivolo difficile da risalire. Non ho difficoltà ad inserire nella relazione un passaggio su questa questione. L'esperienza di Barcellona ci conferma l'esigenza di non considerare il silenzio un vantaggio. E' meglio dire le cose come stanno, perché ciò facilita gli interventi immediati. Infatti, se si fosse intervenuti sei o otto anni fa, quando il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di farlo, non ci saremmo trovati in una situazione così... ALTERO MATTEOLI. Volevo sottolineare che non è vero che i parlamentari della città non hanno partecipato ai funerali: lo ha fatto, per esempio, l'onorevole Nania assieme al segretario del partito. I parlamentari della città sono due, non c'è soltanto Santalco... PRESIDENTE. Sì ma il riferimento del sindaco era ad entrambi i parlamentari, Pag. 1486 cioè a Santalco e a Nania. Egli ha detto che entrambi avevano cercato di frenare la situazione. E' questa la dichiarazione che il sindaco ha reso e che riguarda anche l'onorevole Nania. Credo che il punto da sottolineare, e che i fatti di Barcellona riconfermano, sia relativo al fatto che quando si ritiene che il silenzio sia più vantaggioso per le comunità si commette un errore grave. L'onorevole Folena ricordava un aspetto importante, cioè che il subappalto agli Ofria viene assegnato dopo l'attentato ai soggetti cui era stato precedentemente concesso, quindi con una connessione che in quell'ambiente ha un suo preciso significato. Circa lo scioglimento del consiglio comunale - questione posta dall'onorevole Tripodi - riterrei opportuno un attimo di riflessione, almeno fino al momento in cui non avremo acquisito dal prefetto la relazione che gli abbiamo chiesto. Su questo sarei un po' cauto. Aspettiamo di vedere gli elementi, perché lo scioglimento si può disporre in presenza di un condizionamento mafioso sul consiglio comunale, che per ora non è emerso. E' emerso che un sindaco non ha fatto il suo mestiere ... PAOLO CABRAS. Neanche i magistrati e le forze dell'ordine parlano di relazioni mafia-politica. Ci sono sospetti ... PRESIDENTE. Anche il dottor Canali afferma che non c'è nulla di provato. Dico questo perché, nel momento in cui si dovesse proporre uno scioglimento, tale proposta sia fondata e si abbia la forza di sostenerla fino in fondo. Per questa ragione su tale tema sarei un po' cauto. Mi pare invece del tutto giusto il richiamo dell'onorevole Tripodi al fatto che il prefetto non abbia agito immediatamente come avrebbe dovuto fare. Il senatore Calvi proponeva un confronto con tutti i sindaci della provincia di Messina. Qui siamo su un altro versante; è un'altra questione della quale possiamo discutere in un altro contesto. Credo che un suggerimento molto importante del senatore Calvi sia quello di cercare di avere un rapporto con le autonomie locali; ritengo che ciò sia giusto. Ed è vero che le autonomie locali sono un punto debole, non per una debolezza intrinseca ma per lo scarto tra strumenti e necessità, tra risorse ed esigenze, divaricazione nel cui ambito molto spesso si inseriscono le pretese mafiose (in aggiunta alla storica debolezza strutturale delle autonomie locali nel Mezzogiorno). Per quanto riguarda il dibattito parlamentare, se i colleghi lo ritengono, una volta depositato il documento possiamo prendere gli opportuni contatti con i Presidenti della Camera e del Senato. Tuttavia, se i colleghi sono d'accordo, mi pare che la sede più opportuna per il dibattito sia questa, qualora decidessimo di chiedere al ministro di venire a riferire. Il punto politico che poneva il senatore Calvi è di evitare che la relazione rimanga fine a se stessa ma ritengo che il meccanismo suggerito dall'onorevole Scotti ci consentirebbe di evitare tale pericolo. Condivido l'opportunità di richiamare l'intervento effettuato dal CSM nel 1988. Per quanto riguarda la questione posta dal senatore Rapisarda, relativa agli appalti e alla rimozione del sindaco, riterrei opportuno attendere l'acquisizione di tutti gli elementi. Eviterei di dare l'impressione di una reazione che va al di là del segno rispetto ai fatti accertati: se riscontreremo l'esistenza degli elementi che la giustificano, chiederemo la rimozione del sindaco. Condivido il richiamo alle dichiarazioni rese dal collaboratore Mutolo. Mi sembra giusto sottolineare, come proponeva l'onorevole Grasso, la differenza tra i poteri di accesso cui faceva riferimento il prefetto e gli altri poteri che comunque egli avrebbe dovuto esercitare e che non ha esercitato, con riferimento alla questione specifica degli appalti. Tra l'altro, il fatto che - come ha detto l'onorevole Grasso - il prefetto abbia disposto dopo la nostra visita un Pag. 1487 ulteriore accesso, oltre ai quattro stabiliti in precedenza, costituisce un elemento in più. Giustamente il senatore Cabras suggeriva di sottolineare la sottovalutazione istituzionale ed il dato relativo al subappalto agli Ofria, che in una comunità di quel tipo costituisce un punto molto delicato sul quale è necessario insistere con durezza. A questo punto, se i colleghi sono d'accordo, a me pare che potremmo considerare la situazione di Barcellona come una di quelle da tenere sotto osservazione (non potranno essere più di cinque o sei realtà, altrimenti non si conclude nulla). A questo proposito, un gruppo di lavoro (per esempio, lo stesso che si è recato a Barcellona, che ha già una certa conoscenza dei problemi) - la cui composizione sarà decisa dall'ufficio di presidenza allargato, in modo che sia assicurata la rappresentanza di tutti i gruppi - potrebbe seguire le vicende di quella città (facendosi inviare gli atti sugli appalti, i verbali del consiglio comunale e tutta la documentazione) per svolgere un'azione di verifica, da intendersi anche come una forma di sostegno all'amministrazione: non deve essere interpretata come una sorta di tribunale nazionale ma come qualcosa che dia all'amministrazione i mezzi per lavorare meglio, anche con le spalle più coperte, in relazione ad alcuni problemi. Infine, se i colleghi sono d'accordo, possiamo decidere di integrare la relazione sulla base dei suggerimenti formulati, dopo aver acquisito gli ulteriori dati richiesti e dopo aver sollecitato il prefetto ad inviare rapidamente la relazione sull'accesso. Successivamente, il testo definitivo della relazione verrà sottoposto alla Commissione per la sua approvazione. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). GIROLAMO TRIPODI. In una situazione di quel tipo, mi sembra che esistano i motivi per lo scioglimento del consiglio comunale. Comunque, se non si ritiene di proporre lo scioglimento, potremmo però chiedere al ministro di valutare attentamente anche questa eventualità. GAETANO GRASSO. L'accesso è stato disposto proprio per questo motivo. PRESIDENTE. L'onorevole Tripodi propone che sulla base dei risultati dell'accesso si valuti se ci sono o meno gli estremi per lo scioglimento. Dobbiamo acquisire i risultati dell'accesso. GIROLAMO TRIPODI. Non ho detto questo: ho chiesto di svolgere un'indagine per accertare se esistano le condizioni per lo scioglimento. PRESIDENTE. L'indagine è in corso, perché è stato disposto l'accesso da parte del prefetto. VINCENZO SCOTTI. Quando ascolteremo il ministro dell'interno si porrà anche il problema della verifica della sussistenza o meno delle condizioni per lo scioglimento, nell'ambito dei poteri del ministro. Nel momento in cui chiediamo lo scioglimento dobbiamo avere gli elementi che lo giustificano; non ha senso un'indicazione generica. PRESIDENTE. L'onorevole Scotti propone di chiedere al ministro dell'interno, nell'ambito delle sue funzioni, di valutare se esistano le condizioni per lo scioglimento, senza affermare che esistono. PAOLO CABRAS. Valuteremo i risultati dell'accesso. Nella relazione non possiamo scrivere che la Commissione antimafia chiede lo scioglimento del consiglio comunale. PRESIDENTE. L'importante è che assumiamo iniziative che abbiano un dato di serietà: dire al ministro di valutare se esistano le condizioni per lo scioglimento equivale a dire che la Commissione ritiene che esse esistano (altrimenti dovremmo formulare analoga richiesta per tutti i comuni). Siccome il problema Pag. 1488 esiste, valutiamo i risultati dell'accesso e poi, sulla base di essi, potremo sostenere che, a nostro avviso, il ministro dell'interno dovrebbe disporre lo scioglimento del consiglio comunale. GIROLAMO TRIPODI. Esprimo una riserva su questo punto. PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito di procedere nel modo descritto. (Così rimane stabilito). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Grasso per una breve comunicazione. GAETANO GRASSO. Sono stato delegato dal senatore Calvi, che presiede il comitato che si occupa dello stato di attuazione della normativa antimafia, a rendere una breve comunicazione. L'altro giorno abbiamo iniziato ad occuparci dello stato di applicazione della legge antiracket. Se ho chiesto la parola è per denunciare una situazione gravissima rispetto alla quale occorre, a mio giudizio, intervenire in maniera assolutamente rapida, anche perché questa Commissione - per fortuna - è un autorevolissimo interlocutore di tutte le realtà antiracket che stanno nascendo nel nostro paese. Il presidente del fondo di solidarietà ha denunciato i seguenti fatti: il comitato si trova completamente sprovvisto di attrezzature di natura tecnica, non c'è una macchina da scrivere, mancano persino i soldi per i francobolli; ad oggi, non è stata conclusa, neanche in fase istruttoria, una sola pratica di indennizzo per le vittime delle estorsioni; c'è un ritardo di sensibilità politica da parte del ministro dell'industria, che non ha ancora autorizzato l'INA ad effettuare un'anticipazione di appena 50 milioni per le attrezzature; il personale è in numero assolutamente carente. Voi capite, per il ruolo e il valore che questa legge ha avuto ed ha, quanto ritardi di questo tipo possono pregiudicare tutto il lavoro che la Commissione antimafia ha svolto finora. PRESIDENTE. Propongo che la Commissione segnali al Presidente del Consiglio questa situazione e gli chieda di intervenire immediatamente. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). VINCENZO SCOTTI. Concordo con quanto ha detto l'onorevole Grasso perché si tratta di una questione molto delicata e importante. Vorrei aggiungere una richiesta in riferimento al medesimo tema. Chiedo alla Commissione antimafia un'inchiesta sulla situazione dell'impresa già appartenente a Libero Grassi a Palermo. L'azienda sta fallendo; c'è un segno di irresponsabilità delle istituzioni e della società civile palermitana, imprenditori compresi, rispetto a questo problema. E' un caso emblematico: se lasciassimo andare le cose come stanno, tacendo, ci assumeremmo una gravissima responsabilità. Siamo una Commissione di inchiesta e, se possiamo assumere qualche iniziativa, dovremmo farlo in riferimento a questo che è un caso emblematico nell'ambito dei problemi più generali della lotta al racket. PRESIDENTE. Ho incontrato la vedova di Libero Grassi e mi sono attivato per sbloccare certi passaggi. Poiché condivido la richiesta dell'onorevole Scotti, propongo di chiedere una relazione sullo stato della questione al presidente del tribunale di Palermo, sulla base della quale decidere quali iniziative assumere. VINCENZO SCOTTI. Anche al prefetto. PRESIDENTE. D'accordo, anche al prefetto. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). MICHELE FLORINO. Presidente, mi consenta una premessa che si collega alla Pag. 1489 mia tesi che si materializza nei fatti che accadono nel paese: dal disimpegno nella lotta alla mafia negli ultimi tempi, alle scarcerazioni - cui lei stesso ha fatto riferimento - consentite anche dal cosiddetto emendamento Longo. PRESIDENTE. Perché parla di "emendamento Longo"? MICHELE FLORINO. I giornali hanno riportato che esso era collegato alla scarcerazione dell'ex deputato Longo. Fu una norma inserita all'ultimo momento. Quasi sempre per favorire nostri vecchi colleghi si approvano norme che consentono alla criminalità di avvalersi di tali benefici. C'è stato il caso emblematico di D'Alessandro. Non si può girare come fa la Commissione antimafia per tutto il meridione, puntando il dito su situazioni di criminalità organizzata, con padrini che la fanno da padroni, se poi succedono certe cose. In questo caso l'ha fatta da padrone il D'Alessandro. Le giustificazioni della polizia sono a dir poco ridicole: non si doveva parlare di scorta ma di sorveglianza dell'abitazione del D'Alessandro. Però, guarda caso, dopo due giorni abbiamo l'uccisione dell'Imparato. Chissà che tutto non rientri - lei, presidente, conosce la mia tesi - nella logica di una vecchia mafia sostituita da una nuova mafia, di un sistema politico vecchio in connivenza con la tradizionale mafia sostituito da un nuovo potere politico che cerca equilibri. Tralasciando altri aspetti che pure sono eclatanti, vengo all'oggetto della mia comunicazione. Lei ricorderà che presentai alla Commissione un documento dell'unità sanitaria locale 46 di Napoli, la quale si trovava nell'impossibilità di assicurare la presenza di un sanitario nei giorni in cui doveva tenersi il processo contro Nuvoletta Lorenzo, pur avendo la stessa USL un'utenza di oltre 300 mila cittadini. Mi riferisco, in particolare, al processo Nuvoletta Lorenzo più 11 in cui, oltre allo stesso Nuvoletta, venivano giudicati gli Agizza e i Romano, nonché il feroce assassino Scotti Pasquale. Il presidente della corte d'appello di Napoli, in riferimento alla richiesta contenuta nella nota indicata, ha risposto: "Le comunico che il processo in oggetto non è stato rinviato per la mancanca del personale sanitario appartenente alla USL 46". Egli non dice che il comportamento di quest'ultima è disdicevole ma afferma che il rinvio è stato disposto con l'ordinanza del 7 gennaio 1993, in accoglimento della richiesta del difensore dell'imputato Nuvoletta, onorevole avvocato Alfonso Martucci, impegnato fino al 15 gennaio 1993 quale vicepresidente vicario della Commissione giustizia della Camera dei deputati per la delibazione di importanti provvedimenti. Consultando i resoconti stenografici della Commissione giustizia (faccio un po' il poliziotto della situazione), ho constatato che nei giorni 7, 8, 9, 10 e 11 non si sono svolte sedute, mentre nei giorni 12 e 13 la stessa Commissione si è riunita per un'ora. Ciò dimostra chiaramente (questa è la mia tesi) che in tale contesto, soprattutto meridionale, esistono a dir poco (in base a quanto vi sto presentando in questo momento) delle connivenze: infatti, nell'ordinanza finale della corte d'appello di Napoli si decide di "rinviare la causa a nuovo ruolo dichiarando sospesi i termini di custodia cautelare". Si arriva così alla sospensione cautelare dei termini. PRESIDENTE. Ciò significa che i termini non decorrono; si tratta di un provvedimento che va contro l'imputato. MICHELE FLORINO. Lo so; oltretutto, Lorenzo Nuvoletta è detenuto anche per altri fatti. Ciò tuttavia dimostra che sussistono dubbi sulla correttezza del rinvio a maggio del 1993 di un processo di tale portata, almeno per quanto riguarda l'impatto con la cittadinanza ed i personaggi presenti nel processo stesso. PRESIDENTE. Che cosa propone al riguardo, senatore Florino? MICHELE FLORINO. La proposta l'affido alla Commissione, soprattutto per Pag. 1490 quanto riguarda un'indagine sul comportamento dell'onorevole Martucci nella sua veste di parlamentare e di avvocato. Lei certamente sa che ho presentato, insieme al collega Rastrelli, la proposta di legge "Integrazioni alla legge 13 febbraio 1953, n. 60, sulle incompatibilità parlamentari". A mio avviso, infatti, gli avvocati che siano anche parlamentari non possono difendere delinquenti imputati ai sensi dell'articolo 416-bis del codice penale. Quello che ho citato è uno degli esempi che rientrano in tale situazione; sembra un fatto anticostituzionale ma in realtà non lo è. Comunque, ho qui i resoconti stenografici della Commissione giustizia e li affido a lei, che certamente sa quanto costi organizzare un processo, allestirlo e poi doverlo ripetere. PRESIDENTE. Prendo atto della sua denuncia. Dal momento che il presidente del tribunale aveva risposto in quel modo, riprendendo la sua sollecitazione si può replicare chiarendo come siano andate le cose. MICHELE FLORINO. Chiedo anche che il magistrato adotti gli opportuni provvedimenti. La nostra è una Commissione d'inchiesta, come ha sottolineato il collega Cutrera; di fronte ad un fenomeno mafioso che aggredisce il territorio nazionale, e soprattutto quello meridionale, laddove ci troviamo di fronte a fatti che non corrispondono ad un corretto comportamento professionale, dobbiamo indagare, pur senza porci in conflitto con la magistratura. PRESIDENTE. Possiamo comunque informare il presidente del tribunale, in merito alla sua risposta, della situazione determinatasi in quei giorni. Proclamazione dei risultati della votazione per l'elezione di un segretario. PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. A norma del regolamento, procederò, coadiuvato dagli onorevoli segretari, allo spoglio delle schede. (Segue lo spoglio delle schede). Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un segretario: Presenti: 30 Votanti: 28 Astenuti: 2 Hanno ottenuto voti: Sorice 14; Acciaro 5. Schede bianche: 5. Voti dispersi: 4. Proclamo eletto segretario della Commissione l'onorevole Vincenzo Sorice. Comunico che l'ufficio di presidenza è convocato per mercoledì 17 marzo 1993 alle ore 18. La seduta termina alle 21,5.