Pag. 1533 AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA; DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE E DEGLI ASSESSORI AI LAVORI PUBBLICI ED ENTI LOCALI DI PALERMO; DEL SINDACO DI PALERMO E DEI CAPIGRUPPO CONSILIARI; DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PALERMO PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente .......................... 1535 Audizione del presidente dell'assemblea regionale siciliana; del presidente della giunta regionale e degli assessori ai lavori pubblici ed enti locali di Palermo; del sindaco di Palermo e dei capigruppo consiliari; del presidente della provincia di Palermo: Violante Luciano, Presidente .............. 1536, 1540, 1541 1542, 1545, 1546, 1547, 1548, 1549, 1550 1551, 1552, 1553, 1555, 1556, 1563, 1567 1568, 1570, 1571, 1576, 1577, 1579, 1580 1581, 1582, 1583, 1587, 1589, 1590, 1592 Ayala Giuseppe Maria .................................. 1552 Arcuri Emilio, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo ......................................... 1564, 1566 1570, 1579, 1580, 1582, 1583, 1584 Borghezio Mario ................................. 1550, 1551 Brutti Massimo ........................................ 1553 Buttitta Antonino ............................... 1538, 1545 Pag. 1534 Cabras Paolo .......................................... 1546 Caffarelli Benedetto, Capogruppo del PRI al comune di Palermo ............................................... 1585 Caldaronello Francesco, Presidente della provincia di Palermo ......................................... 1560, 1583 Calvi Maurizio .................................. 1551, 1562 Campione Giuseppe, Presidente della giunta regionale siciliana ....................................... 1546, 1571 1576, 1577 Campisi Domenico, Capogruppo del MSI al comune di Palermo ......................................... 1566, 1567 1568, 1576, 1582 Cutrera Achille ............... 1544, 1547, 1548, 1587, 1592 Ferrauto Romano ....................................... 1554 Figurelli Michele, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo .............. 1562, 1563, 1584 Folena Pietro ........... 1536, 1537, 1539, 1541, 1547, 1548 Gasparro Gaetano, Capogruppo del PLI al comune di Palermo ............................................... 1586 Grasso Gaetano ........................................ 1545 Grillo Massimo, Assessore regionale agli enti locali ................................................ 1556 La Placa Vittorino, Capogruppo della DC al comune di Palermo ............................................... 1569 Lo Nigro Gaspare, Vicesindaco di Palermo .............. 1555 1556 Magro Francesco, Assessore regionale ai lavori pubbli- ci ........................................ 1557, 1559, 1561 Orobello Manlio, Sindaco di Palermo ............. 1545, 1546 1547, 1548, 1549, 1550, 1551 1552, 1553, 1562, 1578, 1579, 1580, 1581 Parisi Giovanni, Assessore regionale alla coopera- zione ................................................. 1550 Piccione Paolo, Presidente dell'assemblea regionale siciliana ....................................... 1587, 1589 1590, 1591, 1592 Rapisarda Santi ............... 1537, 1559, 1561, 1562, 1587 Riggio Vito ....... 1541, 1542, 1547, 1549, 1550, 1553, 1556 1559, 1566, 1581 Rossi Luigi ............................... 1544, 1545, 1553 Toro Giuseppe, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo ............................... 1570, 1571 Pag. 1535 La seduta comincia alle 9. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Mi scuso con i nostri ospiti, ma prima di dare inizio all'audizione vorrei informare i colleghi che nella seduta di ieri l'ufficio di presidenza allargato ai presidenti dei gruppi ha deliberato il seguente programma dei lavori per la prossima settimana: martedì pomeriggio, dopo l'incontro con il ministro dell'interno, che è dedicato alla discussione ed alla conclusione della relazione Cabras sui consigli comunali sciolti per mafia, verrà distribuita la bozza di relazione sui rapporti tra mafia e politica; mercoledì mattina i gruppi avranno tempo per riunirsi e decidere l'orientamento da assumere sulla bozza, dopo di che, mercoledì pomeriggio e giovedì, si svolgerà la discussione, la quale avverrà in modo che intervengano prima un rappresentante per gruppo e, successivamente, gli altri colleghi componenti la Commissione; venerdì mattina vi saranno la replica ed il voto. Vi è poi un problema delicato che riguarda la questione delle carceri, sotto il profilo della reclusione di persone condannate con sentenza definitiva o imputate per gravi reati di mafia. Il ministro della giustizia ha chiesto alla nostra Commissione di valutare l'opportunità di un incontro con lui e con il direttore generale degli istituti di prevenzione e pena: avremmo deciso - con una punta di sacrificio, certamente - di fissare tale incontro per martedì 6 aprile. Le Camere saranno chiuse per lo svolgimento della campagna referendaria, ma chiederemo di fare un piccolo "strappo" per quella mattinata, dal momento che quella da affrontare è una questione di grande delicatezza. Verrà invece rinviato al martedì successivo al referendum l'incontro con il MOVI, che era stato in precedenza fissato per il giorno 6 aprile. Per quanto riguarda lo svolgimento della presente seduta, è stato stabilito, nella seduta di ieri dell'ufficio di presidenza allargato ai presidenti dei gruppi, il seguente andamento: il gruppo del partito democratico della sinistra, pur avendo un'assemblea nazionale in corso, ha consentito che si tenesse la presente riunione, vista l'importanza della riunione stessa e degli ospiti invitati, però ha chiesto che i suoi rappresentanti possano porre immediatamente alcune questioni perché poi dovranno recarsi all'assise del partito. Subito dopo chiederemo al presidente della regione ed al presidente dell'assemblea regionale di esporre un quadro della situazione; credo che poi il senatore Cutrera ed altri colleghi vorranno porre questioni specifiche riguardanti il gruppo di lavoro, coordinato dallo stesso senatore Cutrera e di cui fa parte anche il senatore Rapisarda, che si occupa dei problemi degli enti locali e degli appalti. Poiché il gruppo del MSI-destra nazionale non può essere presente, per impegni di partito, alla seduta odierna, i suoi rappresentanti hanno chiesto che ciò fosse comunicato ufficialmente ai nostri ospiti, con i quali si scusano. Pag. 1536 Audizione del presidente dell'assemblea regionale siciliana; del presidente della giunta regionale e degli assessori ai lavori pubblici ed enti locali di Palermo; del sindaco di Palermo e dei capigruppo consiliari; del presidente della provincia di Palermo. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'assemblea regionale siciliana, del presidente della giunta regionale e degli assessori ai lavori pubblici ed enti locali di Palermo, del sindaco di Palermo e dei capigruppo consiliari e del presidente della provincia di Palermo. Per le motivazioni che ho già esposto, do subito la parola al collega Folena. PIETRO FOLENA. Mi scuso, a nome del gruppo del PDS, per questa anomalia nell'organizzazione della seduta, tuttavia la coincidenza tra due appuntamenti imprescindibili ci ha spinto a cercare di concentrare al principio della seduta alcune delle questioni che intendevamo porre. Desidero chiarire che non è certo per mancanza di interesse o di rispetto che non porrò quesiti al presidente della regione, ma perché vorrei dedicare un'attenzione speciale a due questioni: la prima riguarda l'assemblea regionale (e quindi la rivolgerò al suo presidente), la seconda concerne il tema degli affitti e degli appalti delle scuole nella città di Palermo (questione di cui la nostra Commissione è già stata investita nei mesi passati), e quindi è rivolta principalmente al sindaco dimissionario della città di Palermo ed al presidente della provincia. Mi permetto solo di sottolineare, anche perché forse avremo altre occasioni per tornare a discutere con il governo della regione, che il 10 febbraio scorso il gruppo di lavoro della nostra Commissione che si occupa del problema degli appalti, presieduto dal senatore Cutrera, ha avuto modo di svolgere un'interessantissima audizione con il capitano De Donno del ROS dei carabinieri a proposito del sistema degli appalti in Sicilia. Non so se il presidente della regione abbia già avuto il testo di quell'audizione, che è pubblico, ma penso sia molto utile che la discussione di oggi avvenga anche sulla base delle considerazioni svolte in quella sede dal capitano De Donno. Per richiamare solo il titolo, il capitano sostiene, partendo dalle inchieste che sono in corso, l'esistenza in Sicilia di un'unica centrale di spartizione degli appalti, centrale in cui sarebbero presenti imprenditori in rappresentanza della mafia, imprenditori non mafiosi e rappresentanti di interessi politico-burocratico-amministrativi. Nessuno sfuggirebbe a questa centrale degli appalti, nessun tipo di lavoro, neppure quelli che sono oggetto dell'interesse delle grandi imprese nazionali. Anzi, ad un certo punto dell'audizione il capitano De Donno afferma che le stesse persone arrestate a Milano, e che hanno parlato degli appalti in quella città, si sono rifiutate di parlare della Sicilia: evidentemente, quindi, vi è un fattore di intimidazione, un fattore specifico che va preso in considerazione. Lo dico come memoria della nostra discussione. Vengo ora alle due questioni cui ho accennato e che intendo porre. La società ICARO gestisce l'informatizzazione e la telematica dell'assemblea regionale siciliana. Recentemente (poi, eventualmente, il presidente dell'assemblea regionale potrà essere più preciso) si è deciso di offrire questi servizi non solo all'assemblea regionale, ma anche agli uffici pubblici della Sicilia. Ora, da un lavoro svolto dalla CGIL interna all'assemblea regionale e poi da un'interrogazione, o meglio da una lettera, indirizzata al presidente dell'assemblea regionale e firmata da due deputati regionali, l'onorevole Zacco La Torre e l'onorevole Guarnera, è emerso uno scenario che presenta elementi inquietanti e che costituisce l'oggetto di un esposto da me presentato giorni fa al presidente della Commissione antimafia. Per essere sintetici, il dottor Savona, ossia la persona che ha inventato il sistema in questione (si tratta di un Pag. 1537 dipendente della regione che ha grandi capacità nel campo dell'informatica), risulta essere stato socio, fino alla fine dello scorso mese di gennaio - perché poi la società è andata in liquidazione - della società Elaborazione dati. Per essere più precisi, della società faceva parte anche la moglie del dottor Savona, la signora Caterina Riggio, insieme all'ingegnere Duilio Cassina. Si trattava di una società a responsabilità limitata con sede a Palermo, posta in liquidazione il 26 gennaio 1993. Non faccio altri commenti. SANTI RAPISARDA. Nel gennaio 1992? PIETRO FOLENA. No, nel 1993. Il secondo aspetto cui intendevo riferirmi riguarda il CERISDI, ossia il Centro ricerche e studi direzionali che ha sede a Palermo e che ha tra i propri soci il FORMEZ, la Sicilcassa, l'IRCAC (cioè l'Istituto di credito agevolato alle cooperative), il Banco di Sicilia, l'ENI e l'ESPI (ossia l'Ente per lo sviluppo industriale della Sicilia, lo dico per i colleghi che non siano totalmente informati sulle vicende di tale regione). Con una deliberazione del consiglio di presidenza dell'assemblea regionale siciliana del 1991, è stata approvata un'intesa tra l'assemblea stessa ed il CERISDI che prevede di usare il sistema ICARO. Lo sponsor di questa operazione, di questo "matrimonio", è stato (nel corso della rassegna MEDIBIT '92, la rassegna di informatica e telematica svoltasi nei locali della Fiera del Mediterraneo dal 4 all'8 novembre 1992) l'ingegner Salvatore Greco, presidente dell'Artemis, la società che aveva organizzato la rassegna. L'ingegnere Salvatore Greco è uno dei principali agenti dell'IBM della Sicilia. Devo dire, tra parentesi, che il dottor Liotta, segretario generale dell'assemblea regionale, si è battuto fortemente (come risulta dai verbali del consiglio di presidenza dell'assemblea) per acquisire il sistema IBM, anche se nello stesso tempo erano venute in campo altre ipotesi, ossia la possibilità di acquisire sistemi informatici da altre ditte. Salvatore Greco è stato per molti anni dipendente degli esattori Ignazio e Nino Salvo e proprio lui ha gestito l'operazione in base alla quale la SOGESI (soggetto titolare del servizio di riscossione dei tributi per conto della regione siciliana subito dopo la gestione degli esattori Salvo) si impegnò a corrispondere ai precedenti esattori un canone elevatissimo per il noleggio delle attrezzature e delle tecnologie di loro proprietà. L'ingegner Greco, cioè, fu colui che permise questo regalo ai Salvo. Questo per quanto riguarda l'assemblea regionale. Chiedo scusa ai colleghi ma ho compiuto, in questi mesi, un lavoro di indagine alquanto approfondito, da quando cioè la Commissione antimafia è stata investita della questione degli affitti e degli appalti delle scuole a Palermo. Ci terrei molto che questo rimanesse un oggetto importante dell'audizione odierna. All'inizio dell'anno scolastico in corso, la gravissima situazione della scuola a Palermo (molte scuole non hanno aperto oppure lo hanno fatto con ritardo) è stata oggetto di alcuni esposti presentati alla Commissione antimafia. La questione della scuola a Palermo è antica, come tutti i colleghi ben sanno; è antica anche come interesse dell'antimafia. Ma tornerò più avanti su questo punto. Vale qui la pena di richiamare alcuni dati, quelli più importanti, concernenti le scuole di competenza comunale, cioè le elementari e le materne. Nei primi tre mesi di questo anno scolastico, a Palermo, il 33 per cento delle aule delle scuole elementari e materne risulta in affitto; lo è anche il 62 per cento delle aule delle medie inferiori. Le spese annuali di pigione per il comune di Palermo ammontano a 16 miliardi. Trentacinque scuole si trovano in condizione di sfratto o di scadenza del contratto di affitto; il 50 per cento delle scuole non ha i requisiti obbligatori previsti dalla legge (nulla osta antincendio, igienicità, agibilità). L'86 per cento delle scuole ha barriere architettoniche. Pag. 1538 Da un'analisi più dettagliata e specifica (a parte questi dati che già manifestano il fatto che il diritto all'istruzione non è garantito nella città di Palermo) dei contratti di affitto, di cui si è occupata, in qualche modo, anche la commissione bilancio del comune di Palermo (che ha espresso parere negativo all'inizio di quest'anno scolastico sulla proposta di deliberazione per il pagamento degli affitti), si evince il monopolio di alcune società immobiliari, tra cui la Strasburgo e la Leonardo da Vinci. Si tratta di un monopolio gestito spesso in mancanza totale dei certificati che attestino il rispetto delle norme (antimafia, igienicità, staticità, agibilità, prevenzione incendi), talvolta in mancanza anche dei contratti. Si evince inoltre - questo è il punto che inquietò molte forze politiche, molti esponenti nella città di Palermo e che ha inquietato anche la Commissione antimafia, a livello nazionale - che il comune non ha sanato le morosità nel termine assegnato, con un conseguente aumento dei canoni. In relazione a tale aumento, è necessario accertare - è questo il problema che abbiamo dinanzi - se vi sia stata una qualche intenzionalità nella morosità, perché quest'ultima ha favorito un aumento piuttosto consistente dei canoni, soprattutto per le società fondamentali. L'immobiliare Leonardo Da Vinci ha beneficiato, quest'anno, di un aumento di un miliardo e 906 milioni; l'immobiliare Strasburgo ha beneficiato di un aumento di due miliardi e 777 milioni. Se poi analizziamo più dettagliatamente il problema, verifichiamo come la gran parte dei contratti relativi alle scuole di competenza comunale, a Palermo fanno riferimento ad alcune società (sempre le stesse). Una di queste - la principale - è, come ho appena detto, la Strasburgo. Abbiamo fatto una indagine, tenendo conto di quanto risulta sia alla camera di commercio di Palermo sia dagli atti della Commissione antimafia (la Strasburgo è un nome che ricorre nella prima relazione della Commissione). L'immobiliare Strasburgo possiede almeno una decina - ma non farò qui un elenco, anche perché posso lasciare la relativa documentazione agli atti della Commissione, perché può essere utile - di scuole materne o medie, che offre in affitto ad uso scolastico al comune di Palermo. L'immobiliare Strasburgo è di proprietà di Giacomo Piazza. Come si evince dal documento n. 951 della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia (relazione Cattanei), essa si è costituita nel 1969. Chi sono i soci di questa società? In primo luogo Vincenzo Piazza, nato a Palermo nel 1931, indiziato mafioso, imprenditore edile, amministratore unico della Spa immobiliare Strasburgo. Dopo aver lavorato nell'officina del padre, Vincenzo Piazza ha iniziato la sua attività edile ponendosi in contatto con il capomafia Torretta e con Salvatore Bonura. L'impresa di Vincenzo Piazza risulta iscritta alla camera di commercio di Palermo dal 1961, con l'attività dichiarata di costruzioni edili stradali, con sede in via Lomonaco Ciaccio n. 6, che è l'attuale domicilio di Pietro Torretta (capomafia). I parenti sono: Francesco Di Martino (anche il suo nome ricorre nella relazione Cattanei) e Giacomo Piazza, fratello di Vincenzo, che ha amministrato e tuttora amministra la Strasburgo e, come vedremo tra poco, anche le altre società di proprietà di questo gruppo, cioè la SICE, la Michelangelo e la Leonardo Da Vinci. Veniamo ora alla Leonardo Da Vinci. La società è stata fondata nel 1967; la proprietà è stata all'inizio di Giacomo Piazza; successivamente ne è stato amministratore Salvatore Cottone, sostituito nel 1988 da Vincenzo Prestigiacomo. Essa incorpora l'immobiliare Strasburgo. Per il Chi è? di questi nomi, faccio riferimento... ANTONINO BUTTITTA. Questi eventi di cui stai informando la Commissione in che periodo si sono svolti? In quali anni? Pag. 1539 PIETRO FOLENA. Dalla metà degli anni sessanta in poi. La tesi che voglio sostenere, onorevole Buttitta, è che dalla metà degli anni sessanta ad oggi gran parte dei locali offerti in affitto al comune di Palermo è di proprietà di alcune società che sono direttamente o indirettamente controllate dalla mafia. Non potrei dirlo più chiaramente di così! Per quanto riguarda la SICE, la SACE, la Michelangelo e la Gardenia, un altro gruppo di società (non ho fatto la suddivisione in quote percentuali degli affitti, ma la si può fare facilmente, basta sommare gli affitti e gli aumenti che sono stati registrati quest'anno), il richiamo è a nominativi che sono sostanzialmente gli stessi. Per quanto riguarda la Michelangelo, società per azioni, nel 1968 l'amministratore unico era Giacomo Piazza; la Gardenia era di Vincenzo Piazza. Altre scuole di competenza del comune ed anche di competenza della provincia - come dirò tra poco - devono essere oggetto di attenzione da parte della nostra Commissione, perché sono di proprietà di altre società, a mio avviso piuttosto discusse. Per esempio, la Cositur, fondata da Nino e da Ignazio Salvo (l'amministratore è Giulio Caradonna), la Vassallo, su cui ritornerò tra un attimo e che tra l'altro è proprietaria di numerosi stabili, compresa la sede della delegazione del quartiere Monte Pellegrino di Palermo. Il Bonura, già citato, ha la scuola Florens; vi sono poi alcuni altri esponenti. Da quanto ho detto risulta evidente che la mafia, o imprenditori o persone vicine ad organizzazioni mafiose, controllano e condizionano fortemente la situazione degli affitti delle scuole a Palermo. Le preoccupazioni che dobbiamo oggi avere sono, da un lato, quella determinata dalla presenza di un inquinamento piuttosto inquietante e, dall'altro, quella di capire con grande chiarezza che questa presenza della mafia è una delle cause fondamentali della non garanzia del diritto all'istruzione a Palermo. Di conseguenza, nel momento in cui dobbiamo studiare le risposte, dato che vi è stata, alcuni mesi fa, l'audizione del ministro della pubblica istruzione, senatrice Russo Jervolino, che si recò tra l'altro in quel periodo nella città di Palermo per inaugurare l'anno scolastico, assumendo impegni espliciti, la conclusione è che, di pari passo, la lotta per rompere i rapporti con questi interessi proprietari nella città di Palermo deve collegarsi con un'ipotesi di ricostruzione democratica, in questo caso di ricostruzione della possibilità di garantire il diritto all'istruzione a Palermo. Vorrei ora spendere qualche parola sulla questione degli appalti delle scuole. Nello stesso tempo in cui gran parte del mercato degli affitti delle scuole è controllata da queste società, dobbiamo avere la consapevolezza che esistono moltissimi appalti (finanziati soprattutto con il decreto Falcucci del 1988) che sono bloccati. Dai dati forniti dall'assessore comunale (dati che posso recuperare facilmente), si evince che su quaranta progetti per i quali si era pensato di accedere ai fondi del decreto Falcucci del 1988 ci sono, in questo momento, di fatto, solo 4 o 5 cantieri aperti nella città di Palermo. Personalmente, ne ho visitato alcuni e ho trovato strutture solo parzialmente costruite e totalmente vandalizzate o distrutte; nel frattempo, vi sono stati mille inghippi burocratici, richieste di perizie di varianti, insomma tutto quel meccanismo che noi ben conosciamo e che non è stato messo in discussione nel corso di questi anni. Qualche considerazione su due questioni; la prima riguarda la provincia di Palermo che, come tutte le altre province, da qualche anno è competente - come i colleghi sanno - nel settore delle scuole superiori; al riguardo devo rilevare che nei contratti di affitto relativi alle scuole superiori abbiamo ritrovato una parte di nominativi che avevamo già incontrato in quelli per le scuole comunali. Voglio segnalare alcuni casi inquietanti, come l'affitto dell'istituto d'arte di Bagheria dei fratelli Sciortino; successivamente (ma ancora questa materia non era di competenza della provincia) si è Pag. 1540 deciso con una delibera del consiglio comunale di comprare tali locali dai fratelli Sciortino. Voglio ricordare che uno di essi è stato arrestato e condannato per lo scandalo della clinica Arcobaleno, e poi arrestato per truffa ai danni della CEE per quanto riguarda il ritiro dei limoni (AIMA). Questo è il giro di affari Bagheria, di cui la Commissione antimafia è stata investita anche in passato. Voglio segnalare inoltre il diffuso clima di impedimento al diritto allo studio e di irregolarità; cito il caso dell'ITIS Volta, una grande scuola con 2.800 studenti e 300 professori, i cui locali sono di proprietà dell'imprenditore Teresi: l'affitto, pagato alla società a responsabilità limitata La Mediterranea, costa 3 miliardi e mezzo l'anno. Tale concentrazione studentesca fa sì che la selezione nel biennio sia del 42 per cento; questi dati danno l'idea di come la necessità di ricostruire un'idea diversa di Stato sia collegata alla questione della lotta contro la mafia. Più volte è stato segnalato dai professori che alcuni gruppi malavitosi del quartiere attaccano e rubano nelle classi durante l'orario delle lezioni, cioè entrano ed escono dalla scuola, creando un clima di pesantissima intimidazione. Voglio segnalare infine la situazione dell'istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III, il cui preside, il professore Francesco Melia, da anni è anche progettista di un lavoro di 7 miliardi e 300 milioni di lire; tale progetto, quando era di competenza del comune, durante l'amministrazione Orlando-Rizzo, fu bocciato, ma recentemente è stato approvato dalla provincia con una parcella che si aggira intorno ai 600 milioni. Quindi, il preside è anche progettista di un lavoro che prevede una superfetazione in una parte centrale della città dove esiste una scuola con un tasso altissimo di studenti. Sinceramente non si capisce il senso di queste scelte, se non nell'ambito di una logica che non corrisponde all'interesse pubblico. L'istituto d'arte statale, su cui è stata pubblicamente sollevata una questione in questi mesi, è di proprietà della VAFIM; come si capisce anche dal nome, essa è una società finanziaria del gruppo Vassallo; credo che attualmente la titolare sia la signora Anna Vassallo (non so se sia la figlia). La provincia ha ereditato questa situazione; l'insegnamento si svolge in una scuola in condizione di totale inagibilità per la presenza di un impianto elettrico dichiarato inadeguato dalla USL 59 e per l'assenza di acqua fino a pochi mesi fa (credo che adesso siano riusciti ad assicurarne l'erogazione); insomma, si tratta di una situazione veramente insopportabile. Voglio ora leggere ai colleghi ed ai nostri gentili ospiti quello che nel 1972 la Commissione antimafia scrisse sulle strutture scolastiche, alle quali dedicò un'attenzione speciale: infatti, la relazione Cattanei svolse un ottimo lavoro, perché non si interessò soltanto della questione degli apparati repressivi, ma anche di questioni sociali. Nel capitolo sulle scuole si afferma: "Il comitato ha dedicato particolare attenzione all'edilizia scolastica, perché in questo settore le interferenze mafiose si sono manifestate in maniera più aperta. Si è accertato così che la precaria situazione dell'edilizia ha allontanato dalla scuola un numero notevole di alunni e che spesse volte si sono verificati episodi sconcertanti in connessione con l'affitto per l'uso scolastico di numerosi edifici di proprietà di costruttori edili, anche compromessi con la mafia, come Francesco Vassallo". Questa relazione risale al 1972, ora siamo nel 1993 e non è cambiato nulla; anzi, per alcuni versi, come ho cercato di dimostrare, la situazione è peggiorata, se è vero che all'inizio di quest'anno il consiglio comunale ha deliberato (qualcuno ha detto è stato costretto a farlo per morosità) un aumento degli affitti nei termini che ho indicato. PRESIDENTE. Onorevole Folena, ha detto che intendeva porre alcune questioni specifiche su questo quadro globale così interessante? Pag. 1541 PIETRO FOLENA. Sì, le questioni specifiche che pongo riguardano il sindaco dimissionario ed il presidente della provincia, dai quali vorrei una valutazione sulla situazione degli affitti e dei lavori per gli appalti delle scuole a Palermo. Vorrei sapere che cosa abbiano fatto per bloccare gli appalti nelle scuole comunali e provinciali e quali iniziative abbiano assunto per creare le condizioni per una soluzione alternativa a quella delle società controllate dalla mafia nel campo degli affitti. Faccio presente agli interlocutori che siamo alla fine di marzo del 1993 e che si deve intervenire in queste settimane, oppure ci troveremo nel nuovo anno scolastico nella stessa condizione in cui ci siamo trovati lo scorso anno. Consegno alla Commissione alcuni appunti sulla condizione delle strutture sportive nelle scuole palermitane; si tratta di un problema importantissimo se si considera che sostanzialmente non esistono apparati sportivi all'interno delle scuole palermitane. Anzi, nei nuovi complessi, in assenza della individuazione di un'area o di possibilità di investimento, quella parte che per legge deve essere riservata ad attività sportive viene utilizzata per aumentare il numero delle aule: oltre al diritto all'istruzione, esiste un altro diritto ugualmente importante che si chiama diritto alla salute ed allo sport, soprattutto tenendo conto che è stata finanziata con 1.300 milioni di fondi pubblici una struttura polivalente, il Paladonbosco, presso un istituto privato, dove per giocare a calcio un'ora chiedono la cifra di 500 mila lire. Questa è la condizione in cui anche il diritto ad esercitare un'attività sportiva, che rientra nell'istruzione scolastica, non è garantito. PRESIDENTE. La cifra è esatta? PIETRO FOLENA. Sì, 500 mila lire per un'ora; comunque, signor presidente, le consegnerò questi appunti che possono costituire oggetto di un più attento esame. La riflessione che ora svolgerò, che va presa come tale, o forse come una provocazione, non riguarda i nostri gentili ospiti, ma i lavori della Commissione, che dovrebbe avviare una riflessione sul modo in cui garantire ad ogni costo l'apertura del nuovo anno scolastico nelle migliori condizioni possibili. E' chiaro che nell'attuale divisione di competenze (comune, provincia) l'intervento in questi mesi del prefetto di Palermo, dottor Musio, è stato indispensabile; senza la sua opera personale, alcuni problemi più gravi non sarebbero stati risolti e ci troveremmo oggi nelle condizioni di ottobre-novembre. Ha svolto un lavoro eccezionale ed è stato una specie di superassessore alla pubblica istruzione. Poiché il comune di Palermo è di nuovo in crisi, mi auguro che venga sciolto rapidamente e che si voti ad ottobre con una correzione della legge regionale; anzi, su questo punto vorrei conoscere l'opinione del presidente della regione, perché non possiamo lasciar permanere a lungo una situazione di ingovernabilità. Mi domando se, per quanto riguarda il diritto all'istruzione, non dobbiamo pensare ad una sorta di authority; una soluzione per un periodo limitato di tempo potrebbe consistere nel concentrare le competenze nella persona del prefetto, per superare gli ostacoli burocratici; disporre di una forza di pronto intervento capace di aprire - persino con la forza pubblica, costi quel che costi - le scuole di Palermo; infine far decollare i lavori appaltati, finanziati e bloccati solo perché esistono interessi mafiosi o speculativi. VITO RIGGIO. Intervengo per spiegare il senso dell'impegno prestato dal gruppo di lavoro sugli appalti, coordinato dal senatore Cutrera, e per chiarire quali risultati intendiamo trarre da questa importante audizione, nel senso che le singole questioni possono essere molto utili ma esistono numerose sedi in cui dare risposte. Abbiamo scelto di occuparci, a livello di studio, dell'edilizia scolastica e del sistema degli appalti in Sicilia, perché sembra evidente che nel corso di questi Pag. 1542 venti anni, dal 1972 al 1992, una serie di comportamenti amministrativi non ha incontrato praticamente nessuna resistenza da parte dei controlli interni all'amministrazione, intendendo per tali soltanto quelli che avrebbero dovuto essere esercitati dagli enti locali interessati, cioè il comune di Palermo ed anche la regione. La vicenda della permanenza in affitto in strutture di proprietà di soggetti in odore di mafia o, addirittura, accertati mafiosi è un fatto, come emerge dalle parole del collega Folena, che ha radici molto lontane e che si coniuga con un'altra questione. Mi riferisco alla difficoltà da parte del comune di Palermo nel corso di questi venti anni di dare seguito ai piani di edilizia scolastica, più volte finanziati dalla regione, persino dallo Stato con il cosiddetto decreto Falcucci del 1988, che prevedeva interventi di emergenza. Quindi, si pongono due questioni: innanzitutto, il mantenimento di una quota altissima di strutture scolastiche in affitto ed il ricorso pressoché costante al rinnovo automatico. La difficoltà di trasformare gli affitti... PRESIDENTE. Esiste contemporaneamente un alto numero di edifici in costruzione? VITO RIGGIO. Come dicevo, le questioni sono due. Una quota rilevante riguarda gli affitti; infatti sono stati presentati più volte in consiglio comunale ordini del giorno in cui veniva sottolineata la necessità di trasformare gli affitti e realizzare edifici di proprietà comunale. Voglio sottolineare il ritardo con cui si provvede a localizzare e a costruire nuovi edifici di edilizia scolastica, ancorché la regione abbia finanziato diversi piani nel corso degli anni settanta ed ottanta. Addirittura qualche volta il ritardo nella consegna è intenzionale, nel senso di fare coincidere quasi sempre il rinnovo automatico con l'inizio dell'anno scolastico, creando una ovvia emergenza e, quindi, la perpetuazione di questo tipo di rapporto. Talvolta è stato persino necessario il ricorso al prefetto perché provvedesse a requisire, vista l'emergenza, le scuole i cui contratti di affitto erano scaduti, ancorché non fossero stati esibiti i certificati antimafia né esistessero i requisiti minimi di agibilità delle scuole medesime. Questo emerge da un rapporto del prefetto Musio, che ringrazio per il rilevante ruolo svolto anche se, per la verità, tale tipo d'intervento non è nuovo, nel senso che troppo spesso i prefetti, di fronte alla difficoltà di amministrazione del comune di Palermo, hanno supplito con provvedimenti anomali, tra cui per esempio la requisizione. Ripeto, quindi, che si tratta di due vicende; in entrambe, i controlli, sia interni sia della commissione provinciale di controllo e della regione, non sembra abbiano dato risultati; anzi, chiediamo di sapere come e se abbiano funzionato. Il secondo aspetto che fa di questa vicenda un caso esemplare è che in presenza di denunce ripetute, sia all'interno sia all'esterno del consiglio comunale e dell'assemblea regionale, alla costruzione delle scuole è stata frapposta tutta una serie di impedimenti (mancanza di aree e di beni di proprietà del comune, non riadattati in tempo) e di ulteriori difficoltà; mi riferisco per esempio all'inesistenza (per lo meno, noi non l'abbiamo trovato) del conto patrimoniale del comune. Nel corso di questi anni i bilanci comunali sono stati regolarmente approvati senza l'approvazione del conto patrimoniale, ossia dell'elenco dei beni patrimoniali. I bilanci preventivi negli anni che vanno dal 1980 al 1985 e dal 1985 al 1990 sono stati normalmente approvati alla fine dell'anno di riferimento senza la contestuale approvazione dell'elenco del patrimonio, che quindi si presume non esserci; almeno, noi non l'abbiamo trovato, per cui sarebbe importante capire se esista o meno. Per quello che ricordo, questo accadeva normalmente. Può darsi che il comune sia proprietario di immobili che facilmente, anche utilizzando una forza lavoro pagata dallo Stato (ossia gli edili di cui al decreto-legge n. 24), avrebbero potuto essere riadattati, eventualmente Pag. 1543 sostituendo in tempo utile gli affitti secondo una logica di programmazione. Si profilano dunque tre vicende: quella degli affitti, quella della mancata costruzione delle scuole e quella della mancata utilizzazione del patrimonio. In tutti e tre questi casi interferisce, oltre alla mancanza di controlli interni, anche il problema delle lungaggini e delle difficoltà delle procedure. Quando, in base al decreto Falcucci, si è pensato di costruire scuole nuove sono accaduti fatti singolari: un ribasso generalizzato, sebbene si tratti di asta pubblica - abbiamo esaminato con il senatore Cutrera più in generale la vicenda, su cui vorremo da parte dell'assessore ai lavori pubblici della regione qualche chiarimento - che non ha impedito una massiccia penetrazione tramite cartelli o accordi tra le imprese con ribassi quasi sempre del 24-25 per cento. Ricordo due casi esemplari: in materia di edilizia scolastica connessa al decreto Falcucci, il ribasso medio è stato del 24 per cento; in materia di appalti per strade e fognature negli anni 1986-1987, è stato del 23 per cento. Successivamente, tramite perizie di varianti e suppletive, pressoché l'intero ribasso viene recuperato; anzi, normalmente si spende di più. Per le fognature, per esempio, vi è stata una restituzione di 17 miliardi sotto forma di equo indennizzo, che ha fatto ampiamente recuperare il ribasso iniziale. Lo stesso sembra accadere - salvo notizie ricevute di un blocco delle perizie di variante da parte dell'attuale assessore ai lavori pubblici dimissionario - nell'altro settore; anche qui giustificazioni formali, mancanza di progetti ben fatti, di perizie geognostiche, che sembrano disegnare uno scenario esemplare, perché non si tratta di una vicenda relativa alla sola edilizia scolastica, ma di una situazione generale, se ho ben seguito il dibattito svolto in assemblea sulla modifica della legge n. 21. Il ricorso a meccanismi diversi da quello dell'asta pubblica, ma con un progetto già confezionato ed efficace dal punto di vista progettuale e della conoscenza del luogo, nasce dalla considerazione che invece nella maggior parte dei casi si trattava di progetti incompleti per la difficoltà degli uffici tecnici del comune o per la convenienza di averli incompleti, il che determinava il ricorso a forme diverse di partecipazione delle imprese (tra cui quelle di cui all'articolo 24, lettera b), della legge n. 5077). Allora, desidero rivolgere due domande rispettivamente al sindaco di Palermo e ai rappresentanti della regione (sono infatti presenti tutti gli assessori competenti, oltre al presidente della regione, e li ringrazio tutti). In primo luogo, per la nostra indagine è importante capire come mai al comune di Palermo i controlli interni non abbiano mai funzionato; ci interesserebbe sapere come, dove e quando siano stati svolti, che tipo di ispezioni vi siano state e in che modo si preveda di migliorare il meccanismo di verifica. Tra l'altro, credo sia già stata aperta un'indagine da parte della magistratura, per cui anche qui, poiché i controlli interni non funzionano, il ricorso di ultima istanza resta la patologia penale, che dimostra come la vicenda particolare rientri in una di carattere nazionale. La seconda questione è relativa agli appalti: perché avete modificato la legge n. 21, che cosa non ha funzionato, che cosa ci si aspetta, si stanno facendo altri lavori con la nuova legge (questa è la domanda che tutti ci rivolgiamo)? Si può evitare il ripetersi di casi di questo genere? Credo che tutto questo sia collegato alla consistenza degli organici degli enti locali, che spesso per quanto riguarda gli uffici tecnici titolari del controllo di qualità dei risultati sono assolutamente sguarniti, per quello che sembra di capire. Ciò si verifica nonostante una serie di leggi, anche nazionali, intervenute per accelerare l'ingresso di nuovi soggetti. Credo che, per esempio, la condizione dell'ufficio tecnico di Palermo - non quella dell'analogo ufficio della provincia, che sembra buona - sia disperata. Si registra invece un intasamento nei gradini alti delle burocrazie, sia comunale sia provinciale; persone entrate con qualifiche Pag. 1544 diverse sono poi arrivate ai vertici dell'organizzazione, senza aver mai superato una selezione interna di merito. Credo che questo aspetto sia fortemente connesso perché spesso i comuni affermano di non essere in condizione di fare i progetti e di verificarne l'andamento non disponendo dei necessari organici. Le questioni sono molto rilevanti perché la vicenda non è nata con l'attuale giunta o con quella precedente, ma connota uno spaccato del funzionamento della pubblica amministrazione. Come minimo, si può ipotizzare una certa disattenzione da parte del versante politico delle amministrazioni, ma sicuramente si profila una trascuratezza da parte degli uffici interni perché la segnalazione della scadenza degli affitti e del rinnovo si configurano ogni volta come una sorta di emergenza; un'emergenza annuale evidentemente non è tale, ma lascia pensare che sia provocata per mantenere un certo tipo di assetto. ACHILLE CUTRERA. Vorrei completare una richiesta di chiarimento ai nostri ospiti. Ad integrazione di quanto l'onorevole Folena ha accennato, volevo sollecitare chiarimenti su quello che è avvenuto in seguito all'intervenuta nomina del commissario ad acta. Mi riferisco al problema delle scuole; mi sembra che quest'oggi abbiamo un po' rovesciato l'ordine dei lavori, quindi rimango nell'impostazione dell'intervento dell'onorevole Folena. Su richiesta del prefetto Musio, è intervenuta la nomina del commissario ad acta. Il 2 ottobre 1992 il commissario riceve l'incarico; il successivo 15 febbraio giunge a questa Commissione una relazione a firma del dottor Ferdinando Pioppo, che è appunto il commissario ad acta incaricato di occuparsi dei problemi di cui parla l'onorevole Folena (valuto questo fatto anche in relazione a quanto il collega propone). Leggo nella parte conclusiva (è una sola delle espressioni, ma mi sembra sufficientemente chiara) di questa relazione, evidentemente redatta poco tempo dopo la sua nomina: "Rassegnati i fatti sopra esposti, si può affermare che l'incuria e i ritardi degli organi competenti predominano da anni nel settore delle locazioni di immobili. Fanno fede di ciò le deliberazioni del commissario straordinario del 1990, la puntuale relazione" - sarebbe importante acquisirla - "della ripartizione affari legali del 7.10.1992", coeva quindi alla nomina del commissario straordinario. Successivamente il commissario straordinario sembra arrendersi, in quanto conclude affermando che in parte si tratta di questioni che non possono essere affrontate perché sorge il dubbio sulla legittimità dell'intervento sostitutivo dell'assessorato in questa materia; manifesta inoltre dubbi intorno alla possibilità che l'attività del commissario, ove ammissibile, possa correre sotto il rischio di rimanere immischiata o in timidezze burocratiche ovvero in iniziative straripanti, che implicherebbero una responsabilità politica dell'assessore agli enti locali e del governo della regione. Mi domando quale sia l'attuale operatività del commissario, se dopo questa relazione e dopo questa apparente resa sia stato sostituito; se, dopo le intervenute conclusioni, altri provvedimenti siano stati assunti dall'assessorato competente in relazione alla situazione denunciata a proposito delle scuole. Parliamo quindi della materia degli affitti e non di quella degli appalti. L'importanza dell'intervento dell'onorevole Folena, che condivido totalmente, consiste nel legare i due fronti per le evidenti interconnessioni. LUIGI ROSSI. Vorrei formulare due domande relative all'edilizia scolastica in Sicilia. Mi è stato detto - logicamente non ho la possibilità di accertare questa informazione, che però mi è stata trasmessa da persone molto qualificate - che l'edilizia scolastica in Sicilia costituisce una delle cause per le quali si registra oggi nella regione un analfabetismo che si aggirerebbe attorno al 20 per cento. Mi è stato inoltre detto che chi ha intenzione di aprire scuole private si scontra contro Pag. 1545 notevoli impedimenti; tra l'altro, a volte viene sottoposto a richieste di pizzo, che logicamente non vengono accettate. Questo sarebbe uno dei motivi per cui non vi sono scuole private a sufficienza. In merito alle perizie di cui si è parlato - questa è la seconda domanda -, vorrei sapere se sia vero che i prezzi e le varianti oscillano tra il 10 e il 40 per cento rispetto al capitolato iniziale. Mi astengo dall'approfondire la questione degli appalti per non ripetere cose già note, e chiedo soltanto queste due informazioni riguardanti l'edilizia scolastica e i prezzi delle varianti relativamente agli appalti. ANTONINO BUTTITTA. Ho trovato estremamente interessanti i dati forniti dal collega Folena e ritengo che il gruppo di lavoro abbia svolto un ottimo lavoro, andando al di là del tradizionale sociologismo in cui si scade quando si parla di fatti di mafia. Sono fatti gravi; è giusta la denuncia che è stata fatta ed altrettanto giusta è la richiesta di un intervento urgente su tutta la materia, soprattutto per i suoi aspetti sociali e culturali, anche se non è vero che in Sicilia abbiamo il 20 per cento di analfabetismo. LUIGI ROSSI. Ho detto quasi! ANTONINO BUTTITTA. Ma nemmeno quasi; forse in qualche quartiere di Milano! In Sicilia sicuramente no. Anche se questi dati non sono veri, è tuttavia vero che in questo momento i ragazzi di Palermo soffrono una situazione gravissima in ordine all'istruzione. Il fatto non solo va al di là del sociologismo, ma si configura come un insieme di episodi di rilevanza penale assai notevole, per cui credo che questa Commissione debba andare ancora più avanti nel suo lavoro e che a questo punto si renda assolutamente necessaria una sollecitazione alla procura della Repubblica perché intervenga con i suoi poteri e i suoi strumenti nel settore. Mi dispiace che a rispondere di questi problemi sia Manlio Orobello, che è stato sindaco di Palermo solo cento giorni, perché altri avrebbero potuto fornire a questa Commissione chiarimenti più approfonditi ed illuminanti, per esempio un sindaco come Orlando, che ha mantenuto quell'incarico per cinque anni. PRESIDENTE. Non escludo che possiamo sentire anche altri. GAETANO GRASSO. Vorrei porre una questione al presidente del governo regionale che riguarda una vicenda in cui la Commissione si è imbattuta in occasione della visita a Barcellona Pozzo di Gotto. Mi riferisco all'Associazione italiana assistenza spastici ed in particolare ad un meccanismo che si era tentato di realizzare ed in parte si è realizzato fra sette sezioni dell'AIAS. PRESIDENTE. Mi consenta, onorevole Grasso, ma mi pare che la questione esuli dal tema della scuola di cui stiamo parlando; vi è il rischio di mettere troppa carne al fuoco. GAETANO GRASSO. Purtroppo me ne devo andare. PRESIDENTE. Se lei vuole formulare per iscritto la sua domanda, la rivolgerò io stesso al presidente della regione. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Potrei rischiare di dare eccessive spiegazioni finendo per confondermi io stesso, però su determinate cose intendo fare alcune precisazioni. Ho raccolto un'osservazione dell'onorevole Rossi che parlava della questione dell'edilizia scolastica: in Sicilia vi è una situazione particolare, ma per questo esistono due assessori competenti, quello alla pubblica istruzione e quello ai lavori pubblici. I piccoli comuni non hanno problemi di edilizia scolastica, anzi presentano una situazione che si colloca ai migliori livelli qualitativi. I problemi maggiori si pongono per le città, certamente per Palermo e Catania (le altre le conosco di meno). Questo è un dato sul quale la Commissione Pag. 1546 può anche compiere un'indagine, però ritengo che per sommi capi la questione sia questa. Allo stesso modo, per quanto riguarda la scuola privata, a Palermo vi è un fiorire di scuole private... GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della giunta regionale siciliana. Per i piccoli comuni vi è da dire che proprio i fatti di edilizia scolastica sono quelli che turbano maggiormente l'equilibrio dei centri storici; sono la cosa più brutta che si possa realizzare nei centri storici perché costituiscono un elemento di discontinuità in un disegno urbano che, per altri versi, ha dei pregi di antica identità. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Questo attiene alla salvaguardia del territorio ed agli aspetti ambientali, architettonici e culturali dei comuni, non alla questione del servizio scolastico. Per quanto riguarda la città di Palermo, parlerò per sommi capi perché i problemi sottoposti sono moltissimi. L'onorevole Folena ha fatto un'analisi alla quale vorrei aggiungere qualche altro elemento. Che cosa è stato richiesto da più parti per bloccare questo fenomeno? Innanzitutto, per quanto riguarda i trecento giorni durante i quali sono stato sindaco, non è stato rinnovato né stipulato alcun nuovo contratto di locazione. E' vero inoltre che ci siamo rivolti spesso al prefetto per le requisizioni, convenendo con lui e proponendo che gli edifici che ne avessero le caratteristiche fossero requisiti e altri no. Non è vero che nella città di Palermo manchino le aree per l'edilizia scolastica: sono talmente presenti le aree delimitate, che alcune le abbiamo addirittura trasformate (quella che si trova in viale Strasburgo diventerà una caserma dei carabinieri), d'intesa con l'autorità scolastica, perché la dotazione di aree per l'edilizia scolastica è sufficiente alla città di Palermo. In questa fase si tratta di individuare aree da adibire ad altri servizi. Il piano regolatore del 1962, che ha rappresentato la disgrazia postbellica della città di Palermo (i bombardamenti hanno fatto qualcosa ed il piano regolatore ha fatto il resto), ha deturpato in maniera assolutamente irrecuperabile gran parte del patrimonio delle aree della città di Palermo. Di tale piano regolatore ha forte responsabilità l'élite della cultura palermitana che ha disegnato il piano regolatore... PRESIDENTE. Vi era qualche cosa dietro! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. I politici probabilmente l'hanno orientato... PRESIDENTE. Non è stato solo un fatto culturale. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. No, no. I politici l'hanno orientato... PAOLO CABRAS. Erano intellettuali organici! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo.... i tecnici lo hanno redatto, quindi vi sono state precise connivenze fra la politica e la cultura, una sorta di "blocco storico"... PRESIDENTE. Manca un soggetto. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. No, non manca, era presente: è la mafia, anche se nel 1962 non ne parlava nessuno, anzi si diceva che si trattava di un'invenzione dei giornali del nord. Ma la mafia era presente ed era forte. Moltissimi affitti scolastici devono essere rinnovati perché i contratti sono stati rescissi per morosità; la maggior parte delle rescissioni è del 1989. Poiché il comune non paga la locazione, l'imprenditore promuove un'azione giudiziaria e la vince ed il contratto passa da 89 a 530 milioni; i 16 miliardi di cui parla l'onorevole Folena si riferiscono ai contratti di locazione passata. Se dovessimo andare a rivedere i contratti, non sappiamo quale Pag. 1547 cifra dovrà essere utilizzata per le locazioni al comune di Palermo. Probabilmente, siamo al di sopra dei 40 miliardi annui, che in dieci anni significa 400 miliardi che, con un contratto di leasing... PIETRO FOLENA. Ad ottobre in consiglio comunale è stata portata una delibera... Ho fatto un accorpamento di una ventina di scuole e praticamente si raddoppia... MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non sto contestando, anzi sto dicendo che ancora di più... ACHILLE CUTRERA. Il prefetto nella sua relazione a questa Commissione afferma che quest'anno vi è stato un aumento del 200 per cento rispetto all'anno precedente. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. E' una conferma di quanto dicevo. Personalmente, quando ero capogruppo, mi sono opposto fermamente a che venisse votato il rinnovo dei contratti di locazione, dicendo che il consiglio comunale poteva decidere qualunque cosa ma che io non avrei mai votato una delibera di rinnovo di locazione, lasciando libero il gruppo consiliare di fare quello che voleva. Non ho la soluzione, ma il dato è questo. Il problema del decreto Falcucci è del tutto particolare; poiché aveva termini di scadenza brevissimi, il comune di Palermo ha conferito gli incarichi di progettazione 28-30 giorni prima della scadenza stessa. I progetti sono stati redatti in 27-28 giorni e sono stati approvati da tutti gli organi; vi è pertanto una responsabilità a monte, perché non si comprende come mai i progetti siano stati affidati il 29 dicembre 1986 per essere consegnati entro il 28 gennaio 1987. Questi progetti probabilmente presentavano qualche lacuna, ma questo non giustifica il fatto che di 40 scuole ne siano state consegnate 5 o 6; è qui presente il vicesindaco che, in qualità di assessore ai lavori pubblici, lo potrà precisare meglio. ACHILLE CUTRERA. Sono state consegnate solo due scuole. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non solo, ma le altre scuole si trovano in condizioni critiche e difficili. L'onorevole Folena parlava di authority: è una cosa che ho chiesto ripetutamente anche al Presidente del consiglio quando ero sindaco. Non è possibile, con le leggi ordinarie e con quella sulla contabilità dei lavori pubblici, governare la questione dell'edilizia scolastica nel comune di Palermo; non ci vuole il commissario della regione siciliana che sostituisce il consiglio comunale, il sindaco e la giunta e che immediatamente, con la bacchetta magica... Il commissario opera con i criteri delle leggi normali, anche se non deve rispondere al consiglio comunale o alla giunta. Occorre un'autorità commissariale che possa operare in difformità dalla normativa sugli appalti, in deroga, perché altrimenti non riusciremo ad uscire da queste questioni. Questo è un dato fondamentale rispetto al problema del decreto Falcucci. Vorrei ora affrontare la questione dell'elenco del patrimonio. Sono stato vicesindaco in una giunta e sindaco in un'altra: da quest'anno esiste l'elenco del patrimonio del comune di Palermo con una prima bozza del conto economico di tale patrimonio. Questo è stato fatto nel 1993 e, per la precisione, otto giorni fa abbiamo votato in consiglio comunale l'ultimo atto di quella amministrazione. PRESIDENTE. Può inviarlo alla Commissione? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sì, certamente. VITO RIGGIO. Sostanzialmente questo significa che negli anni precedenti i bilanci non venivano mai... MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Negli anni precedenti, a Palermo i bilanci venivano approvati, come suol dirsi, "a sacco d'ossa", cioè come un Pag. 1548 sacco pieno di ossa, senza sapere quello che vi era dentro, e venivano legittimati dagli organi di controllo in maniera puntuale e precisa. In questa occasione non è stato così. PIETRO FOLENA. L'attuale presidente della commissione di controllo in questo momento è ospite delle patrie galere! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sul piano umano esprimo la massima solidarietà. Sulla questione dei controlli vorrei fare una battuta: ma i controllori chi li controllerebbe? Non pensiamo che il comune di Palermo sia un'oasi nella quale vi sono a turno 80 consiglieri comunali e 16 assessori che operano tutto il male possibile mentre vi è una macchina comunale che si muove nel rispetto... E' esattamente la stessa cosa: il tessuto è permeato in maniera precisa ed accertabile (anche se non con le carte ma, come suol dirsi, nell'aria) di irregolarità costanti. Chi deve fare i controlli? Per quanto riguarda gli appalti... PIETRO FOLENA. Sulla questione degli appalti: lei adesso è dimissionario, ma ipotizziamo che non vi fosse una crisi al comune di Palermo. Cosa succederebbe a settembre, nella condizione attuale da lei appena descritta? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nella condizione attuale ci vorrebbe uno che faccia quello che ha fatto Rizzo per un verso e per l'altro quello che ho fatto io, pregando cioè il prefetto, il cardinale o il proprietario degli immobili e l'autorità che ha il potere di fare le requisizioni... PRESIDENTE. Ci vuole un governo di preghiera, insomma? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Bisogna pregare il prefetto di non inviare la forza pubblica a rendere esecutivo lo sfratto di una scuola (siamo quasi al livello dell'illegalità) per poi poter requisire. Il commissario regionale che doveva rinnovare i contratti nella sostanza si è rifiutato di farlo, perché si è fatto scadere il mandato ed è arrivato... PIETRO FOLENA. Si dovrà accertare la situazione di morosità e bisognerà deliberare un altro aumento di affitto al signor Piazza! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo....è arrivato un giorno prima della scadenza del suo mandato, si è seduto, ha aperto le mani, ha cominciato a guardare le carte, dopo di che ho capito che non c'era niente da fare. ACHILLE CUTRERA. Vi era anche qualcuno dell'ufficio che era ammalato. MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Attiene alle questioni personali. Il clima è rigido. Con il prefetto abbiamo operato, in questi mesi, ... PRESIDENTE. Non ho compreso bene da chi sia stato nominato questo signore. MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Dalla regione siciliana; è un commissario ad acta ed era l'assessore agli enti locali. ACHILLE CUTRERA. Su richiesta del prefetto. MARIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sì, su richiesta del prefetto perché il consiglio non deliberava. Questa scelta era ad adiuvandum, ma costui avrà guardato gli atti, non si sarà convinto, non avrà ritenuto, non avrà potuto, non avrà voluto. Qualcuno degli onorevoli parlamentari intervenuti ha chiesto cosa si possa fare per sanare la situazione. Se vogliamo parlare in concreto e vogliamo trasformare le locazioni in proprietà, propongo che si faccia un piano per cinque anni, con una authority. In cinque anni, con i Pag. 1549 finanziamenti e con questa authority, credo che si possano eliminare le locazioni e fare la scuola palermitana in proprietà. A questo fine si potrebbe procedere sulla base di una legge speciale. PRESIDENTE. Lei fa riferimento ad una legge regionale? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non so se regionale o nazionale. Non entro nel merito. Se pensiamo di trovare il rimedio nella buona volontà degli 80 consiglieri comunali e della giunta regionale, dico che è molto, ma molto difficile raggiungere i risultati. Se dal 1986 al 1993 abbiamo consegnato due scuole su quaranta - credo che siano cinque, ma potrei sbagliarmi - avendo finanziamenti, aree e progetti elaborati in un mese o tre mesi (di solito passano anni), quanto occorre per sistemare la situazione dell'istituto Volta e di altre scuole, per risolvere i problemi di 3 mila alunni? L'onorevole Buttitta ha posto una domanda in merito agli appalti di manutenzione delle strade. L'ultimo atto compiuto dall'amministrazione che ho guidato, ancora in costanza di pieni poteri, è stato l'affidamento a due aziende municipalizzate dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria di strade e fogne. A partire da Cassina a Lesca, a COSI, a SICO, tutte della stessa matrice, abbiamo chiuso la vicenda degli appalti esterni, ma non i debiti con la Lesca e la Cassina, perché il comune di Palermo, l'anno scorso, ha rischiato il dissesto per i 98 miliardi che ha dovuto pagare dopo aver perso una causa. E le perderemo tutte, non ne vinceremo neppure una. Forse abbiamo avuto sempre torto! PRESIDENTE. Queste società sono sempre dalla parte del diritto! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Sempre ragione, mai torto. VITO RIGGIO. I 98 miliardi sono stati pagati per gli interessi? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Tra interessi e sorte; quest'ultima era di 36 o 38 miliardi e siamo arrivati a 98. Adesso è in corso un'altra causa, che come sempre perderemo in tutti i gradi di giudizio. Le cause si perdono o perché gli avvocati sono cattivi o perché i documenti sui quali si svolgono le cause sono tali che non permettono di vincerle. Se il contratto viene congegnato in modo tale che l'altro contraente ha ragione, non si potrà mai vincere la causa. Se una telecamera mi riprende mentre rubo un portafoglio, nessun magistrato potrà mai assolvermi. A tale proposito dobbiamo ricordare che, per quarant'anni, questi appalti sono stati fonte di inquinamento della vita politica ed amministrativa della città. L'ho detto nei pubblici comizi e lo ripeto in questa sede. Desidero anche leggere una parte dell'intervento da me svolto in consiglio comunale, prima che avvenissero alcuni fatti, alla presenza del vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Martelli, e dell'onorevole Scotti nella sua qualità di ministro dell'interno: "Il paese e il Governo devono sapere che la mafia esercita un diffuso controllo sul territorio, dispone di ingenti fonti di finanziamento che le consentono di permeare il tessuto della pubblica amministrazione anche nei gangli più delicati dello Stato, di rendere remunerativo e lucroso un appalto preso con un grande ribasso". Quindi non ci impressionano ribassi del 23, del 24, del 27 per cento. VITO RIGGIO. Vorrei sapere se il riferimento sia a qualche evento specifico o se si tratti di valutazioni generali. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Allora era una valutazione d'ordine generale. Oggi sono stati arrestati funzionari del SISDE, ci sono stati magistrati nei confronti dei quali i pentiti hanno reso dichiarazioni e che hanno subito procedimenti. Pag. 1550 VITO RIGGIO. Vorrei che continuasse il discorso sulla remuneratività degli appalti. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Dunque, ebbi modo di dire: "...rendere remunerativo e lucroso un appalto preso con un grande ribasso, che comunque serve a riciclare ingenti somme di denaro sporco. La mafia è capace, oltre che di intervenire con taglieggiamenti nella fase di esecuzione dei lavori, di essere presente a monte di questa fase: esercita un diffuso controllo delle aree edificabili". Continuavo poi con considerazioni di natura politica, che non interessano questa Commissione. Ho voluto ricordare questo intervento per far presente che chi va ad amministrare una città non lo fa con gli occhi chiusi o ignorando con che cosa si dovrà misurare. Noi sapevamo - per lo meno, lo sapevo io e rispondo a titolo personale - quale fosse la città che cercavamo di andare ad amministrare. Torno adesso a parlare delle cose concrete, facendo tesoro dell'insegnamento del professor Buttitta, che ha invitato a non fare sociologia. PRESIDENTE. Questa è criminologia! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Vi è grande interessamento per un quartiere emblematico della città di Palermo, lo ZEN (zona espansione nord), degradato dal punto di vista sociale ma che non costituisce, se lo visitiamo con interesse ed attenzione, il centro del degrado. Dal punto di vista sociale ed ambientale, il centro del degrado è la zona che va da Brancaccio a Bandita, cioè i quartieri di Settecannoli-Brancaccio-Acqua dei Corsari, dove si ha la presenza della grande criminalità mafiosa. Questi sono i quartieri da risanare perché le grandi famiglie mafiose abitano lì e non allo ZEN, che è zona di microcriminalità, di piccoli spacciatori e di degrado sociale. Per risanare queste zone è necessario un intervento sotto forma di authority. Cosa chiede, allora, il sindaco dimissionario di Palermo? Chiede che venga esautorata l'amministrazione democratica per sostituirla con un commissario? Ebbene, sì: a fatti straordinari, rimedi straordinari, perché altrimenti rischiamo di non porre rimedio e di limitarci soltanto all'analisi dei fatti. GIOVANNI PARISI, Assessore regionale alla cooperazione. L'Italispaca l'abbiamo già avuta, ma con quali risultati? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. L'Italispaca si muoveva nella logica e nel sistema degli appalti, dei contratti. Non era un' authority, ma un meccanismo che ha fallito. Non so cosa abbia determinato. GIOVANNI PARISI, Assessore regionale alla cooperazione. Ha viaggiato con il commissario antimafia. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Per la città di Palermo ci vuole più coraggio. Quanto al centro storico ed ai piani urbanistici, Palermo si è dotata di uno strumento che nessuna città d'Italia ha così perfetto; mi riferisco al piano particolareggiato esecutivo del centro storico, relativo a 250 ettari nei quali ogni scala, ogni palazzo sono normati: si sa come e se si possa intervenire. Eppure la mancanza di alcune norme semplici - non parlo di leggi speciali - non ci consente di intervenire in quest'area. Non ho altro da aggiungere, rimanendo a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento. Chiedo soltanto più coraggio. PRESIDENTE. Proseguiamo con gli interventi. Invito a porre le questioni in modo sintetico, affinché possano essere date risposte altrettanto sintetiche. MARIO BORGHEZIO. Ha destato in me curiosità l'aspetto relativo alla gestione legale dei contratti stipulati dal comune di Palermo. Tale curiosità mi era Pag. 1551 già sorta a seguito della lettura del verbale dell'audizione di quel capitano dei carabinieri che aveva reso dichiarazioni interessanti in ordine alle penalità previste nei contratti d'appalto delle fognature. Oggi abbiamo appreso, sia dalla relazione del collega Cutrera sia dalla viva voce del sindaco dimissionario di Palermo, alcune vicende allarmanti relative alla lievitazione dei prezzi e dei costi. Mi domando se sia il caso di approfondire questo aspetto per verificare, in primo luogo, chi abbia gestito la politica degli affari legali, anche dal punto di vista amministrativo, e se siano state fatte le relative segnalazioni. Si è parlato di cattivi avvocati; credo che si ponga un problema di deontologia professionale. PRESIDENTE. Credo che fosse un'alternativa di scuola. La vera ipotesi era la preconfezione delle condizioni di sconfitta. MARIO BORGHEZIO. Certamente, ma mi chiedo come mai una situazione del genere, che dura da vent'anni, non abbia mai suscitato la curiosità dell'autorità giudiziaria - mi riferisco al tribunale civile di Palermo - che avrà sicuramente affrontato una congerie di cause di questo genere, tutte concluse nello stesso modo. Chi ha esperienza nel settore sa che di solito le cause contro i comuni non vengono vinte. Mi sembra strano che l'esito positivo sia avvenuto soltanto perché esistevano presupposti di un certo tipo. Chiedo quindi un maggior approfondimento, per sapere se tali situazioni siano state segnalate alla Corte dei conti e se siano state avviate procedure in merito. Chiedo altresì alla Commissione di esaminare l'ipotesi di acquisire gli atti delle commissioni affari legali, lavori pubblici e bilancio del comune di Palermo relativi a questi aspetti. MAURIZIO CALVI. Vorrei alleggerire il clima che si è creato ed allentare la pressione che è stata esercitata nei confronti degli amministratori della regione siciliana e della città di Palermo, per evitare una sorta di processo sommario relativo alle attività legali ed illegali che sono emerse. PRESIDENTE. Non mi pare che ciò sia accaduto. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Mi sento aiutato, non aggredito. MAURIZIO CALVI. Lo dico perché in apertura vi è stata questa suggestione (mi riferisco al clima psicologico); l'intervento dell'onorevole Folena, durato a lungo, è stato incalzante dal punto di vista della progressione geometrica e politica, e questo può aver innescato un clima che però, almeno per quanto mi riguarda, non esiste. Signor presidente, vorrei collegarmi in qualche modo ai termini generali del quadro in cui si sta innestando questa audizione, sottoponendo all'attenzione della Commissione la necessità di richiamare gli atti del magistrato Di Pisa del 1988-1989, quando lo stesso magistrato cominciò a "incastrare" il sindaco Orlando circa il mantenimento del sistema degli appalti; tutto ciò al fine di comprendere i risultati di quell'indagine (credo che l'onorevole Ayala possa offrire un contributo importante) e il clima in cui questa iniziativa è stata "scippata" a Di Pisa per una serie di connessioni e interconnessioni nel clima di Palermo. Infatti, risalire alle condizioni e al clima politico in cui era stata assunta un'iniziativa nei confronti del sindaco Orlando... (Commenti). Proprio perché la questione fu archiviata e sulla base dei veri risvolti, delle vere interconnessioni e del vero inquinamento, quell'archiviazione mi dà l'impressione che vi fosse un clima di sospetti, che va ripreso in considerazione, perché in caso contrario rischiamo di capire poco o di chiudere una vicenda che invece, a mio avviso, va riaperta dal punto di vista politico. Sono quindi d'accordo con l'onorevole Buttitta circa il fatto che occorre ascoltare Orlando per capire ciò che si è Pag. 1552 verificato nella città di Palermo, perché altrimenti rischiamo che questa audizione, pure importante, non ci offra uno spaccato politicamente chiaro di ciò che è accaduto a Palermo, delle implicazioni di quell'iniziativa, non consentendoci soprattutto di comprendere il quadro generale entro cui si è mossa la città di Palermo, al di là delle responsabilità che si sono succedute in questi anni. Prima di chiudere dal punto di vista politico questa audizione, sarebbe utile, signor presidente, che l'onorevole Orlando venisse convocato presso la nostra Commissione per chiarire i termini delle responsabilità risalenti a quell'epoca e, attraverso la verifica di tali responsabilità, far capire alla Commissione tutti i nessi e le integrazioni di quell'iniziativa giudiziaria che improvvisamente, per ragioni che a me restano oscure, si è chiusa senza alcuna conseguenza sul piano giudiziario e politico. Non pongo quindi domande dirette ma rivolgo a me stesso un interrogativo al quale la Commissione deve dare una risposta dal punto di vista politico: non si può infatti concludere questa audizione senza che vi siano conseguenze sul piano dell'iniziativa successiva della Commissione antimafia. PRESIDENTE. Chiedo al senatore Cutrera, che ha organizzato ottimamente questo lavoro, di avanzare una proposta sulla quale la Commissione possa deliberare. GIUSEPPE MARIA AYALA. Vorrei chiedere al sindaco Orobello alcuni approfondimenti sulle sue affermazioni molto interessanti, una delle quali mi ha colpito in particolare, poiché dal punto di vista politico è quella che più ci interessa. Se ho ben capito (se così è stato, la questione merita una riflessione), apprendiamo dall'attuale sindaco di Palermo (sia pure dimissionario), in riferimento alla sua esperienza di amministratore di quella città, che a suo giudizio soltanto un commissariamento, ossia un'uscita dalla previsione di gestione democratica... MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Mi riferivo solo alla questione scolastica. GIUSEPPE MARIA AYALA. Devo allora ritenere che il tessuto di illegalità e di infiltrazione cui lei faceva riferimento si riferisce soltanto al problema delle scuole e non riguarda più in generale l'intera vita amministrativa della città? Questo è un chiarimento che le chiedo. Vorrei sapere inoltre qualcosa di più preciso in ordine all'evoluzione nel settore delle grandi manutenzioni della città, per quanto riguarda in particolare le società cui lei faceva riferimento. Desidero poi svolgere un'ultima osservazione (in ordine alla quale non so se il sindaco Orobello sia direttamente interessato alla questione), riguardo ad un aspetto che, mantenendosi cauti, si può definire inquietante. L'onorevole Borghezio ha svolto una serie di osservazioni sul problema delle cause perse: di fronte alla piena consapevolezza, esplicitamente dichiarata dal sindaco Orobello, del fatto che non solo sono state perse le cause finora svolte, ma si perderanno anche le successive, mi chiedo perché, anziché pagare 50 miliardi di interessi, non sia stato pagato per tempo il capitale, nel momento in cui, con il parere di un ufficio legale o al limite di un buon legale esterno, non può sfuggire quale sia lo strumento tecnico-giuridico da adottare. Mi chiedo perché, di fronte ad un parere legale secondo cui le cause erano insostenibili, queste ultime siano state affrontate, perdute e si continui a non pagare se non in esito a sentenze; sappiamo quindi che le casse già malandate del comune di Palermo sono gravate di giorno in giorno da quello che si dovrà pagare in futuro, quando anche le cause che si intraprenderanno saranno perse. Nessuno invece ha mai pensato a pagare prima. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. All'onorevole Ayala rispondo (può sembrare una battuta ma è una cosa Pag. 1553 molto seria) che se, in qualità di sindaco, avessi proposto di procedere ad una transazione, oggi mi troverei di fronte a questa Commissione a rispondere dell'accusa di avere dato 40 miliardi a Cassina, sarei indagato e forse verrei arrestato per interesse privato in atti d'ufficio. VITO RIGGIO. No. PRESIDENTE. In moltissimi casi non solo l'amministrazione del comune di Palermo ma anche altre amministrazioni pubbliche preferiscono subire cause, resistere in giudizio (a volte fittiziamente) e avere un atto giudiziario piuttosto che correre il rischio di vedersi attribuire responsabilità in una situazione di grande confusione amministrativa. Una volta che la situazione è chiarita (come è avvenuto da molto tempo), piuttosto che scegliere questa strada si poteva seguire l'altra, visto che la prima alternativa comporta un grande dispendio di denaro. VITO RIGGIO. Dal momento che l'onorevole Borghezio ha chiesto se vi siano state segnalazioni all'autorità competente, che in questo caso è la magistratura contabile, devo rilevare che la risposta data dal sindaco sembra confermare il discorso del senatore Calvi. Da parte mia, ho sempre rifiutato di pensare che un amministratore, il quale sia consapevole che resistendo in maniera infondata finisce per procurare un danno patrimoniale rilevante (si parla di 50 miliardi solo per il 1992, con riferimento ai pagamenti eseguiti in forza di decreto ingiuntivo), possa far valere questa giustificazione. In tal caso infatti il clima sarebbe tale che nessuno potrebbe amministrare. Il problema infatti non riguarda soltanto Cassina: il sindaco Orobello ha detto che tutte le cause intentate nei confronti del comune da chiunque sono state perse dal comune. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non tutte. VITO RIGGIO. Comunque, le più significative. Ricordo che le commissioni bilancio (credo anche l'attuale, ma lo chiedo a Figurelli che mi pare ne faccia parte), nei vari periodi in cui venivano proposte cause temerarie, hanno sempre fatto presente che la temerarietà comportava un rilevante danno patrimoniale, in una condizione finanziaria del comune certamente non felice. Credo che di fronte a tale situazione sussistano una difficoltà ed una responsabilità, perché chi ha consentito, come ha detto il presidente, che sulla base di questo clima si preferisse ricevere il decreto ingiuntivo piuttosto che regolare la questione in via transattiva sapendo che comunque si perdeva, ha effettuato un calcolo tenendo conto non degli interessi amministrativi dell'ente ma del proprio interesse. Vorrei che ciò fosse sottolineato, perché non credo che questo sia un modo corretto di amministrare. LUIGI ROSSI. Vorrei sapere da quanto tempo si protragga la situazione per cui si intraprendono le cause sapendo di perderle, da quando sia cominciato questo andazzo. MASSIMO BRUTTI. Desidero soffermarmi su due questioni, la prima delle quali è rivolta soprattutto al presidente della giunta regionale, mentre la seconda riguarda il lavoro della Commissione antimafia, a partire da alcune questioni che sono state poste. Ritengo che, sulla base di quanto abbiamo ascoltato e di ciò che sappiamo su Palermo (tenendo conto che esiste già una nuova legge per le elezioni nei comuni), si ponga per quella città il problema di un ricambio e di una legittimazione democratica dell'istituzione locale. Si pone in sostanza l'esigenza di svolgere presto le elezioni; tuttavia, in base alla legge regionale e tenendo conto dei tempi tecnici che si possono ipotizzare, le elezioni a Palermo non si terranno prima dell'aprile 1994. Chiedo al presidente della giunta regionale se nell'assemblea regionale la Pag. 1554 maggioranza abbia l'intenzione politica ed il proposito di introdurre una norma che consenta di svolgere a Palermo una consultazione elettorale in autunno. Credo infatti che ciò sarebbe utile per una rivitalizzazione democratica della città. Per quanto riguarda la seconda questione, relativa alla Commissione antimafia, ho ascoltato le osservazioni del senatore Calvi e ricordo piuttosto analiticamente la vicenda di cui egli ha parlato. Chiedo pertanto che la Commissione antimafia acquisisca il fascicolo del procedimento al quale credo facesse riferimento il collega Calvi, tenendo presente che esso si concluse con il rinvio a giudizio di Ciancimino e di Vaselli, proprio in relazione all'aggiudicazione degli appalti SICO-COSI; del procedimento si era occupato in una prima fase il sostituto procuratore Di Pisa. Nell'ambito di quel procedimento il sostituto procuratore Pignatone chiese l'archiviazione nei confronti, tra l'altro, dell'ex sindaco Orlando. Credo che non abbiamo bisogno di audizioni che determinino la formazione di una sorta di tribuna per alimentare polemiche politiche ma che dobbiamo invece accertare dati: propongo quindi di acquisire il fascicolo per valutare come si sia svolta la vicenda, di che cosa si sia trattato e perché il rinvio a giudizio riguardò Ciancimino e Vaselli mentre per il resto si giunse ad un'archiviazione. Più in generale, per non continuare con la messa in circolo di veleni relativamente al controllo giudiziario sulle amministrazioni pubbliche e per accertare fatti, credo sarebbe utile riguardare questi fascicoli; sarebbe altresì utile e interessante che la Commissione antimafia si rendesse conto di come la magistratura di Palermo è intervenuta, negli ultimi dieci anni, sull'amministrazione locale e sul meccanismo degli appalti. ROMANO FERRAUTO. La Commissione antimafia diventa sempre più un crocevia in cui confluiscono molti ragionamenti. Emerge ora un problema che desidero sottoporre ai colleghi (forse altri dovrebbero indagare su questo aspetto): con riferimento all'intervento dell'onorevole Folena ed alle osservazioni del sindaco, si configura una situazione estremamente grave in relazione alle cosiddette gestioni fuori bilancio. Se non si proiettano i dati solo su Palermo ma si trasferiscono sull'intero paese, si può individuare in gran parte il meccanismo del dissesto della finanza pubblica allargata, sia per quanto è stato detto circa i rinvii (perché contrattualmente la partita è persa già in partenza) sia per tutti i cantieri ancora aperti (siamo ormai di fronte ad un cimitero nazionale di opere incompiute, non solo siciliano). La Commissione antimafia diventa - come dicevo - lo snodo essenziale in cui si addensano tutti i fenomeni più gravi e rientra quindi nella sua responsabilità svolgere un ragionamento, per il quale non ho condiviso, subito, la posizione dell'onorevole Ayala. Oggi, gran parte degli amministratori italiani preferisce non assumere responsabilità politica diretta rispetto ad atti amministrativi anche cogenti, perché c'è una cultura dell'irresponsabilità che non conduce a colpire le omissioni, le reticenze e i rinvii, bensì a volte va ad indagare lì dove c'è una risposta pronta, immediata, forse non legittima al cento per cento pur sempre legata alla norma; infatti il più delle volte gli amministratori operano in situazioni nelle quali le norme non chiariscono anzi confondono. In una situazione come questa, dovremmo cominciare a darci una cultura calvinista che sappia apprezzare il "fare" rispetto alla generalizzazione del "non fare". L'onorevole Buttitta diceva: "non facciamo sociologia e stiamo ai termini veri della questione". Ma questo mi sembra - e vorrei che il sindaco ne convenisse - uno dei temi essenziali se vogliamo riformare veramente le istituzioni, perché, se riformiamo le istituzioni con le sovrastrutture senza tener conto di questo dato essenziale, a mio avviso facciamo qualcosa ma non quello che sarebbe necessario. Pag. 1555 PAOLO CABRAS. Vorrei che non perdessimo di vista il carattere di questa audizione. Abbiamo posto dei temi specifici, quello dell'edilizia scolastica e quello degli appalti, sulla base anche del lavoro di alcuni gruppi della Commissione antimafia che si sono impegnati su questi temi; adesso ascolto, da una parte, proposte interessanti e anche condivisibili di integrazione delle nostre indagini in materia e, dall'altra, valutazioni nel merito. Tutto questo compete ad un approfondimento e ad una riflessione che la Commissione antimafia farà ma non di fronte ai nostri ospiti, che sono sperduti fra le nostre richieste di integrazione, le nostre proposte, le nostre considerazioni sull'universo dei problemi. Dobbiamo continuare l'audizione; dopo di che in Commissione valuteremo che essa è stata interessante, utile e stimolante ma che necessita di un successivo stadio del nostro processo di conoscenza - mi riferisco, per esempio, a quanto diceva l'onorevole Borghezio, che condivido, o a ciò cui accennava l'onorevole Riggio - su cui dovremo lavorare. Ho l'impressione che andiamo avanti anticipando temi e tempi che fanno parte di un'altra fase dei lavori della Commissione antimafia. Quindi, pregherei il presidente di limitare il dibattito alle domande e alle risposte, anche per consentire ai nostri ospiti di darci i chiarimenti che ci servono. PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Cabras e l'onorevole Ferrauto, il quale ha sollevato una questione molto importante, quella dell'assunzione di responsabilità in relazione agli atti da compiere. Do la parola al vicesindaco Lo Nigro. GASPARE LO NIGRO, Vicesindaco di Palermo. Preciso che sono anche assessore ai lavori pubblici. Mi limiterò ai problemi dell'edilizia scolastica, con riferimento particolare al decreto Falcucci. Non ripeto quel che ha detto il sindaco circa la brevità della progettazione, che poi ha creato tutte le complicazioni successive. Relativamente al decreto Falcucci, sono stati conferiti gli incarichi il 29 dicembre 1987, con la scadenza per la presentazione dei progetti esecutivi al 28 gennaio 1987, quindi con 30 giorni di tempo. Sono stati finanziati 40 interventi di edilizia scolastica, che riguardano 34 nuove scuole e 6 completamenti di altri interventi già finanziati dalla regione siciliana con altre normative. Di queste 34 nuove opere, due sono state affidate, ai sensi del "decreto Sicilia", prima alla Presidenza del Consiglio ed ora, con la nuova normativa, alla presidenza della regione Sicilia; questi due interventi, che a quanto mi si riferisce hanno subito un notevole aumento del prezzo rispetto a quello progettato dal comune, sono in corso di completamento e presto saranno consegnati alle autorità scolastiche. Delle restanti opere, sono state già consegnate alle autorità scolastiche una sola scuola di cui al decreto Falcucci e due dei precedenti interventi, mentre altre due di cui al decreto Falcucci sono in corso di consegna (si sta procedendo agli allacciamenti alla rete). Gli appalti del comune sono 32. Per alcuni di essi è sorto il problema - soprattutto nell'ultimo periodo del 1991 e poi nel 1992 - relativo alle perizie di variante e suppletive. Come è noto, la perizia di variante e suppletiva è volta solo a fronteggiare circostanze che non era agevole prevedere in fase di progettazione; l'ho anche ribadito in una mia direttiva in materia di lavori pubblici e di appalti, che vorrei fosse acquisita agli atti della Commissione (per questo sono nati i successivi problemi che ricordava l'onorevole Riggio, con il blocco di tutte le perizie di variante e suppletive). Vorrei ricordare due casi emblematici. Uno era determinato dalla presenza di un albero secolare che ricadeva dove c'era la palestra; un'altra perizia riguardava un'opera progettata e resa esecutiva nell'alveo del fiume Oreto. La carenza progettuale sta alla base di tutto! Poi si pretende di presentare perizie di variante e suppletive totalmente illegittime e penalmente perseguibili. Io non mi sono sentito di firmarle e le ho bloccate. Ho dovuto limitare il ricorso Pag. 1556 generalizzato alle perizie di variante e suppletive, per esempio, al caso di adeguamento alla nuova normativa CEE sugli impianti elettrici (entrata in vigore dopo la progettazione e che quindi non era agevole prevedere), ovvero al caso di problemi archeologici nel sottosuolo, o ad altri casi di diversità delle fondazioni, che pure non era agevole prevedere. In altri casi non era possibile accedere alla perizia di variante e suppletiva: abbiamo registrato imprese che falliscono, che abbandonano il cantiere, altre che chiedono la rescissione del contratto con il comune anche con cause pretestuose, mentre per altre imprese abbiamo chiesto noi la rescissione in danno. Abbiamo anche casi diversi di problemi amministrativi; ve ne è uno per un esproprio bloccato, con un ordinanza del TAR di sospensione dell'immissione in possesso del terreno, per cui non abbiamo potuto procedere. Questa è la condizione della gestione dell'edilizia scolastica in relazione al decreto Falcucci. Però, voglio fare una precisazione relativamente alla problematica degli affitti. Il fabbisogno di aule a Palermo, oltre a quelle esistenti del patrimonio comunale, ammonta a 1.924 unità. Le scuole in corso di costruzione, fra quelle di cui al decreto Falcucci e quelle da completare, ce ne forniranno 651: avremo perciò l'esigenza di 1.273 aule nuove, che comporterebbero una nuova programmazione. Qui bisogna fare la stessa riflessione che svolgeva il sindaco: con l'esperienza pregressa in tema di realizzazioni di scuole, per queste 1.273 aule o si continua la politica degli affitti, disastrosa e non perseguibile, oppure si deve andare verso una nuova forma ancora da individuare, con un'autorità unica sulle competenze scolastiche, con capacità e con competenze del consiglio e che agisca anche al di fuori della vigente normativa, composta da persone comunque estranee all'amministrazione, che riesca a risolvere il problema in tempi brevi. Vorrei aggiungere una considerazione sul funzionamento degli uffici. L'onorevole Riggio faceva una giusta osservazione: il problema è che il comune di Palermo ha una struttura burocratica non molto efficiente, per usare un eufemismo. PRESIDENTE. E' vero che 1.800 dipendenti sono stati assunti in base al decreto-legge n. 24? GASPARE LO NIGRO, Vicesindaco di Palermo. Sì, circa 1.700 persone (la legge autorizzava fino a 2.000 unità) ma per la gran parte si tratta di operai edili, solo 150 essendo impiegati e tecnici. Abbiamo l'esigenza di rafforzare l'apparato burocratico, anche attraverso - vorrei sottoporre questa valutazione all'attenzione della Commissione - l'applicazione presso il comune di Palermo di funzionari dello Stato che vadano a dirigere determinati settori dell'amministrazione. In particolare, è necessario rafforzare la ragioneria generale, la segreteria generale e i servizi ispettivi e di controllo, per svolgere un'azione molto forte e incisiva. Poco fa facevo riferimento ad una direttiva che ho emanato al momento di assumere la funzione di assessore ai lavori pubblici, nello scorso mese di luglio, relativa alla completa applicazione della legge n. 142 (in Sicilia, della legge regionale n. 48), per quanto riguarda la distinzione dei ruoli politici e amministrativi. Si tratta di un fatto importante ma altrettanto importante è disporre di funzionari e di strutture burocratiche efficienti. L'ufficio tecnico comunale - come anche l'avvocatura (abbiamo anche buoni avvocati) - dispone di validi tecnici ma spesso ha supporti molto, molto scadenti. MASSIMO GRILLO, Assessore regionale agli enti locali. Nella mia qualità di assessore regionale agli enti locali... VITO RIGGIO. In Sicilia lei ha le stesse funzioni del ministro dell'interno... MASSIMO GRILLO, Assessore regionale agli enti locali.... affronterò in modo particolare il problema dei controlli sulle locazioni nel comune di Palermo. Fin dai Pag. 1557 primi giorni del mese di settembre del 1992, il prefetto aveva chiesto la nomina di un commissario ad acta cui affidare il compito di reperire edifici da prendere in locazione per uso scolastico e di concludere i relativi contratti. Il sindaco Rizzo, per la verità, aveva richiesto un analogo intervento qualche giorno prima. Successivamente al provvedimento diffidatorio, espressamente previsto dalla legge relativa ai controlli sugli enti locali, in data 1^ ottobre 1992 si è proceduto alla nomina del dottor Pioppo, funzionario del corpo ispettivo dell'assessorato agli enti locali. Nella relazione del dottor Pioppo (che credo sia già stata trasmessa alla Commissione antimafia) si fa riferimento alle difficoltà che hanno caratterizzato l'attività di ricognizione e si denunciano diversi intralci, tutti indicati in modo dettagliato. La relazione si esprime in termini negativi in ordine agli adempimenti esplicati, in considerazione del notevole rallentamento cui è stato sottoposto il procedimento in considerazione degli intralci e delle difficoltà alle quali ho testé fatto riferimento. Il dottor Pioppo - mi rivolgo in particolare al senatore Cutrera - ha messo in discussione la legittimità dell'intervento sostitutivo da parte dell'assessorato agli enti locali perché, come viene specificato nella relazione, "non si tratta di una violazione di legge ma di un disordine amministrativo e di una intempestiva conduzione degli adempimenti correnti". Ciononostante, abbiamo ritenuto di giungere ad un ulteriore provvedimento diffidatorio nei confronti del comune di Palermo, provvedimento che è stato trasmesso intorno alla metà di febbraio, fino ad arrivare alla conseguenziale, ulteriore nomina di un commissario ad acta cui affidare il compito di definire il lavoro avviato dal dottor Pioppo, il quale aveva già definito circa 26 pratiche. In sostanza, erano state create le condizioni per deliberare su 26 pratiche, ma a causa di intoppi che certamente non sono riconducibili - almeno da quanto si legge nella relazione - alla responsabilità del funzionario della regione (si fa riferimento, ad esempio, ad un parere della Ragioneria e ad altri adempimenti contabili), il dottor Pioppo non è stato posto nella condizione di giungere alla definizione del suo lavoro: soltanto il 30 dicembre, cioè il giorno precedente alla scadenza del suo mandato, ha avuto comunicazione della definizione delle pratiche. Dico questo non per proporre una sorta di difesa d'ufficio, ma per sottolineare come dalla relazione si evincano chiaramente i passaggi ai quali ho fatto riferimento. Comunque, non si è arrivati alla nomina del successivo commissario ad acta perché, com'è ben noto, il governo della regione ha ritenuto di mettere in mora il comune di Palermo fissando un termine di 60 giorni per sanare una serie di inadempienze e violazioni e riservandosi di attivare eventualmente la procedura dello scioglimento prevista dall'ordinamento degli enti locali. Ripeto: la situazione da me descritta può essere riscontrata in modo più dettagliato leggendo le relazioni del dottor Pioppo e del prefetto Musio, il quale va ringraziato - la sua nomina a prefetto di Palermo, se non ricordo male, è stata contestuale all'elezione del governo Campione - perché abbiamo attivato una serie di interventi sul comune di Palermo, a volte anche prescindendo dalla corrispondenza e stabilendo rapporti telefonici, proprio al fine di essere più tempestivi. FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. Intervengo perché sono stato chiamato in causa dall'onorevole Riggio. Il governo della regione, rispetto allo scenario siciliano riguardante il mondo dei lavori pubblici, ha varato una specifica legge, sostanzialmente facendosi carico di modificare la normativa precedente ed introducendo alcune novità fondamentali: ridurre, per quanto possibile, la discrezionalità e prevedere una serie di norme di carattere oggettivo. Abbiamo istituito l'ufficio regionale per gli appalti, che rappresenta un soggetto nuovo rispetto alla legislazione sia nazionale sia comunitaria, con Pag. 1558 l'intento di realizzare due obiettivi di fondo. La prima esigenza contemplata è stata la separazione della politica dall'amministrazione. In Sicilia un tempo operavano circa 1.400 stazioni appaltanti; oggi, in seguito all'istituzione dell'ufficio regionale per i lavori pubblici (articolato in 9 sezioni, cioè in un numero corrispondente a quello delle province siciliane), le stazioni appaltanti sono state ridotte a 9! Ciò allo scopo di facilitare un maggior controllo politico e sociale ma soprattutto - ripeto - per cercare di separare la politica dall'amministrazione. In Sicilia i comuni, le province, i liberi consorzi, i vecchi soggetti di un tempo non gestiscono più i lavori pubblici: ritengo pertanto che sia stata fornita una risposta forte ai problemi del settore. Abbiamo affrontato la questione dei lavori pubblici fin dalla fase iniziale, quella della progettazione, ripensando al rapporto tra ente committente e progettista. Alcuni aspetti negativi, fattori di malcostume e di meccanismi nei quali sono intrecciati tradizionali interessi tra imprenditori, la parte corrotta degli amministratori ed il mondo malavitoso e mafioso, avevano come prima fase di partenza questo aspetto. La carenza di progetti determinava fenomeni di malcostume con particolare riguardo alle perizie di variante e suppletive. Abbiamo riflettuto sulla necessità che il progettista elaborasse un progetto effettivamente esecutivo, ovviamente creando le condizioni perché ciò potesse avvenire. Al progettista debbono quindi essere assicurati gli strumenti per procedere alle indagini geologiche e geognostiche e per acquisire una serie di elementi che gli consentano di elaborare un progetto effettivamente esecutivo. Abbiamo anche affrontato il problema rappresentato da una sorta di subalternità psicologica che affligge il progettista nel momento in cui, quando gli viene affidato l'incarico, non ha la certezza del compenso. E' evidente che il progettista, in questo quadro di incertezza ed in una situazione di debolezza derivante dalla mancata individuazione del compenso (che era legata al finanziamento dell'opera), viene a trovarsi in una posizione che abbiamo considerato necessario superare. In sostanza, ci siamo mossi con l'intento di fornire al progettista maggiori elementi di certezza, prevedendo nel contempo l'assunzione di una specifica responsabilità a suo carico. In particolare, nel momento in cui si dovessero individuare carenze o difetti in relazione ad un progetto, il progettista sarebbe chiamato a rispondere sul piano della responsabilità civile, sulla base di una polizza di assicurazione che è stata specificamente prevista (se non sbaglio, una soluzione analoga è in fase di studio anche a livello nazionale). Riteniamo che una legislazione ispirata ai criteri ai quali mi sono sinteticamente richiamato ci possa consentire di superare il fenomeno delle opere incompiute. La carenza dei progetti comporta costi di opere non determinabili fin dall'inizio; con le perizie suppletive i costi indicati in partenza non venivano mai rispettati per cui, ad esempio, un'opera che originariamente comportava un costo di 10 miliardi finiva per determinare un esborso di 15 miliardi! Accanto all'incertezza di ordine finanziario, va anche considerata quella temporale. Quante opere, la cui conclusione era stata prevista, per esempio, nel termine di tre anni, sono state concluse in cinque anni e più, dando luogo al fenomeno delle cosiddette incompiute. Parallelamente alle citate innovazioni, abbiamo irrigidito notevolmente il meccanismo delle varianti suppletive. In particolare, per quanto riguarda i ribassi d'asta, tradizionalmente autorizzati, è stata prevista una restituzione all'ente finanziatore. Si tratta di un'innovazione di non poco rilievo. La novità certamente più peculiare della legislazione introdotta a livello regionale è comunque rappresentata dalla soppressione dell'istituto della licitazione privata. Abbiamo considerato infatti che la licitazione privata ha rappresentato uno strumento idoneo a facilitare la manipolazione degli appalti in Sicilia, uno strumento attraverso il quale alcune centinaia di imprese hanno Pag. 1559 dominato gli appalti pubblici, nel contesto di un meccanismo di collusione con la mafia. Dobbiamo riconoscere con franchezza che la mafia è certamente interessata al mondo degli appalti e non vi è dubbio che lo strumento della licitazione privata facilita questo tipo di intreccio. L'aver eliminato la possibilità di ricorrere a tale strumento - che, lo ricordo, è utilizzato a livello sia nazionale sia comunitario - ha rappresentato una risposta certamente forte. L'onorevole Riggio sollevava la questione delle offerte anomale, con particolare riferimento alle forti proposte di ribasso. Per quanto rientra nella nostra competenza (mi riferisco, cioè alle opere con costi fino a 5 milioni di ECU, cioè fino a circa 8 miliardi di lire), abbiamo introdotto un meccanismo in base al quale si opera una selezione delle offerte presentate e, sulla base di un correttivo medio del 4 per cento, si escludono determinate imprese. Si procede poi ad un'ulteriore media, anche al fine di garantire l'imprenditoria sana. Vorrei sottolineare che l'imprenditore colluso e quello che vuole riciclare denaro sporco non puntano all'utile di impresa ma mirano ad immettere il denaro accumulato illecitamente nel circuito normale. E' ovvio che tale situazione è di per sé idonea a mettere fuori mercato l'imprenditoria sana, che non è in grado di concorrere utilmente in presenza di ribassi del 30 o del 40 per cento. Pertanto, il meccanismo da noi proposto ha inteso introdurre cautele rispetto alle offerte anomale e, nel contempo, ha voluto difendere le regole del libero mercato. SANTI RAPISARDA. La previsione della percentuale del 4 per cento è fatta in positivo o in negativo? FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. Noi facciamo la media delle offerte presentate e poi aggiungiamo il 4 per cento. SANTI RAPISARDA. In verità, il 4 per cento dovrebbe essere considerato in negativo. FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. Gli esperti ci hanno confermato che questo meccanismo non dovrebbe determinare ribassi superiori al 15 per cento (il ribasso oscillerebbe tra l'8 ed il 15 per cento) e che quindi sarebbe compatibile con l'utile di impresa. L'onorevole Riggio ha fatto riferimento al famoso articolo 24, lettera b), della legge n. 587, oggi articolo 29 del decreto legislativo 19 dicembre 1991, n. 406. Tale disposizione è stata abrogata, trattandosi di uno strumento che obiettivamente consentiva un alto livello di discrezionalità nonché la manipolazione dell'orientamento e della scelta del contraente. Abbiamo pertanto abolito questa procedura, prevista a livello nazionale e in sede comunitaria, ed abbiamo anche limitato gli istituti della trattativa privata e dell'appalto concorso. La filosofia di fondo alla quale ci siamo ispirati è stata di ridurre, per quanto possibile, i momenti di discrezionalità che, pur avendo un valore in sé considerati, hanno dato luogo a forme di malcostume, com'è stato storicamente dimostrato. Ci siamo fatti carico... VITO RIGGIO. Quando lei afferma che la licitazione privata avrebbe potuto consentire un accordo tra le imprese e quando sostiene che l'articolo 24, lettera b), della legge n. 587 ha potuto dare luogo a fatti di malcostume, lo dice in base ad una ricognizione specifica effettuata da servizi di controllo regionali oppure cita un elemento che emerge dal dibattito politico? FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. Emerge dal dibattito politico. Sarebbe comunque sufficiente effettuare un esame, una radiografia (mi riservo di trasmettere alla Commissione la documentazione relativa allo stato delle opere pubbliche negli ultimi 10 anni) degli appalti e delle imprese per capire meglio. Certamente - ripeto - si tratta di un dato che emerge dal dibattito politico: la mia convinzione è che il sistema della licitazione privata, nel momento Pag. 1560 in cui prevedeva uno spazio temporale di un mese tra l'indizione del bando e l'espletamento effettivo della gara, consentiva l'attivazione di un meccanismo di controllo da parte di soggetti esterni appartenenti al mondo malavitoso, che finiva per condizionare le offerte degli imprenditori. Questo meccanismo lo abbiamo rotto, perché adesso la nostra legge prevede che per l'asta pubblica le offerte si possano presentare fino ad un'ora prima dell'apertura delle buste. E' chiaro, comunque, che anche questa normativa, come tutte le altre, deve fare i conti con la correttezza di chi è chiamato ad applicarla, intendo dire che a questo problema nessuno di noi può rispondere se non attraverso una maggiore consapevolezza. Sono questi i punti salienti della legge. FRANCESCO CALDARONELLO, Presidente della provincia di Palermo. Signor presidente, innanzitutto desidero dare una risposta esplicita ad alcune domande che mi ha rivolto l'onorevole Folena nella mia qualità di presidente della provincia. La prima è relativa all'istituto Volta, di proprietà Teresi, per un affitto annuo di 3 miliardi e mezzo (questa è la cifra citata dall'onorevole Folena). Credo che egli non disponga di dati esatti perché dal prospetto in mio possesso, che fotografa la situazione e che ho inviato alla Commissione, risultano 700 milioni più 513 milioni. Per quanto riguarda l'istituto tecnico Vittorio Emanuele III, si dice che il preside abbia fatto la progettazione, che il comune l'abbia rifiutata e che la provincia l'abbia accettata. Si tratta di uno di quegli istituti passati alla competenza della provincia con l'ultima legge regionale, così come è avvenuto, sempre tramite tale normativa, per tutti gli istituti di secondo grado, compresi anche quelli di competenza nazionale o dello Stato. La maggior parte dei contratti oggi gestiti dalla provincia, con le sigle delle ditte indicate dall'onorevole Folena, sono pervenuti alla provincia stessa dopo essere stati trasferiti in linea di massima dagli 82 comuni della provincia di Palermo e in massima parte dal comune di Palermo. Difatti, ricordo che, nonostante fosse stata offerta in affitto alla provincia una scuola, non la volle affittare proprio perché la provincia ha stabilito regole in ordine ai piani e alle caratteristiche minime che deve possedere un immobile per essere adibito a scuola; successivamente, fu affittata dal comune di Palermo, per cui adesso ce la ritroviamo di nuovo come scuola, in quanto ci è stata trasferita assieme alle altre. Considerato che la progettazione del professor Milia di cui si parla ha compiuto tutto l'iter burocratico ed è stata approvata, e che vi è una legge per cui ai funzionari dello Stato spetta una quota ridotta della parcella, ritengo che per l'amministrazione provinciale sia conveniente acquisire un progetto che è pronto, che è completo e che è possibile finanziare e portare in appalto usufruendo di una notevole riduzione sulla parcella progettuale. Quindi, non vedo nulla che possa essere considerato irrazionale o non conveniente per l'amministrazione. La provincia adesso si trova a far fronte ad una competenza in più veramente notevole. Il presidente Campione sa che ciò è avvenuto tramite una legge che definirei quasi incostituzionale, perché non si possono trasferire servizi ad una istituzione senza gli opportuni finanziamenti. Quindi, adesso la provincia offre gratis un servizio allo Stato e ai comuni, cioè a coloro che erano competenti prima, proprio perché non ha beneficiato di alcun trasferimento di spesa. La nostra situazione finanziaria pertanto viene ad essere ulteriormente compressa, e la conseguenza è che sono aumentate le nostre difficoltà. Come provincia, per affittare una scuola indiciamo regolari bandi e pretendiamo dei requisiti minimi. A volte, per quanto riguarda la città tutto ciò possiamo farlo, ma in paesi piccoli, dove bisogna aprire o allocare una succursale, spesso si è costretti ad adattarsi. Sia in tali contesti sia in città abbiamo sempre agito in collaborazione con il prefetto di Pag. 1561 Palermo, a proposito del quale debbo dire che collabora ma che è molto restio ad accedere all'istituto della requisizione, in quanto vuole che le amministrazioni stipulino i contratti in maniera regolare e non attraverso il passaggio della requisizione. Questa è una regola fondamentale per il prefetto. Tenuto conto che l'amministratore deve occuparsi di tante cose, anche di far andare i ragazzi a scuola, trattandosi di un servizio che dobbiamo assicurare, abbiamo programmato la costruzione di una serie di scuole. Quest'anno ne sono in costruzione otto o nove e ne abbiamo acquisite due. L'acquisizione è avvenuta tramite un bando pubblico con cui abbiamo invitato all'offerta chi disponeva di locali idonei per essere destinati a scuola. Successivamente, abbiamo nominato una commissione composta da funzionari del provveditorato agli studi, della prefettura, dell'ufficio tecnico scolastico e della segreteria generale. Essi hanno valutato le offerte e stilato una graduatoria di merito, nel senso che hanno individuato quale fosse la migliore e quale la peggiore. Quest'anno abbiamo acquisito le prime due scuole in graduatoria con un sistema molto conveniente, perché ne siamo proprietari subito e fra quindici anni avremo ammortizzato il capitale. Quindi, ogni anno dobbiamo far fronte a questa doppia funzione: programmare nuove scuole ed acquisire quelle acquisibili, nel senso che abbiano caratteristiche rispondenti all'edilizia scolastica. Molti costruttori di Palermo a conoscenza delle carenze nel settore dell'edilizia scolastica addirittura hanno costruito immobili che possono essere utilizzati come scuole. Come provincia, troviamo molte difficoltà ad operare soprattutto nella città perché manca l'assegnazione delle aree, per cui non possiamo costruire nuove scuole. In questo senso, abbiamo avanzato regolari richieste. Per quanto riguarda gli appalti, è possibile qualche riflessione basandosi sul prospetto che le ho inviato, signor presidente, dove sono riportati il tipo di gara indetta ed il ribasso d'asta. Premesso che tre anni fa, quando mi sono insediato alla provincia, vi erano residui di licitazione privata non ancora portati in appalto, si può constatare che i lavori a licitazione privata sono stati tutti assegnati con una riduzione che non arriva mai al 20 per cento (10, 12, 11, 8, 5); invece, con l'asta pubblica, un criterio che è stato adottato da questa amministrazione sin dalla sua nascita, i ribassi sono enormi: in questi ultimi giorni hanno superato il 40 per cento. Come regola, la provincia non fa perizie di varianti e suppletive. Quest'anno, ha stabilito come regola che intende utilizzare in maniera diversa le economie conseguenti ai ribassi: andranno a finire in un calderone e consentiranno di realizzare nuove opere. Tali economie, quindi, non vengono utilizzate per lo stesso lavoro, nel senso che quando questo viene assegnato per una certa cifra deve essere portato avanti nei limiti della medesima. SANTI RAPISARDA. Per quanto riguarda la licitazione privata, condivido il discorso dell'assessore ai lavori pubblici, nel senso che la nuova normativa siciliana anzitutto ha portato correttivi fondamentali al sistema degli appalti pubblici in Sicilia. La licitazione privata, come l'asta pubblica, rappresentano soluzioni ottimali - soprattutto la prima - se è previsto il correttivo... FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. Abbiamo abolito... SANTI RAPISARDA. Lo so. Dicevo che il sistema della licitazione privata con il correttivo poteva essere un tipo di asta da usare tranquillamente ma sono d'accordo che sia stato abolito. Adesso mi sto riferendo all'asta pubblica la quale, invece, se non è confortata da un correttivo, si presta a ciò che sottolineava poc'anzi il presidente della provincia, il quale parlava di ribassi del 40 per cento. Ciò comporta che l'opera non verrà realizzata perché i lavori saranno interrotti a metà. A mio avviso, quindi, bisognerebbe applicare Pag. 1562 il correttivo anche all'asta pubblica. Non è difficile procedere in questo senso e ciò renderebbe le offerte non più anomale - per riferirmi a quelle di cui parlava il collega Riggio - ma limitate e quindi validissime. Poiché la regione siciliana è dotata di un prezzario regionale, al presidente dell'assemblea regionale, al presidente della regione siciliana e all'assessore ai lavori pubblici rivolgo una richiesta ufficiale, cioè quella di rivedere tale prezzario... FRANCESCO MAGRO, Assessore regionale ai lavori pubblici. E' già stato fatto l'otto marzo. SANTI RAPISARDA. Non lo sapevo. La ringrazio. MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo. Interverrò soltanto in merito alle scuole e agli appalti. Credo che nel corso di questa audizione saremmo stati in grado di discutere maggiormente delle valutazioni e del cosa fare, basandoci su dati assolutamente certi, se si fosse rispettato il voto del consiglio comunale che già a ottobre ha istituito una commissione consiliare di indagine sia sugli affitti sia sulla costruzione delle scuole di cui al decreto Falcucci. E' grave che questo non sia avvenuto e ritengo, con molta responsabilità, che ciò sia dipeso da forti resistenze politiche e burocratiche. MAURIZIO CALVI. Che significa "resistenze politiche"? MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo. "Resistenze politiche" perché la commissione di indagine istituita dal consiglio comunale in data 9 ottobre (ho con me la delibera e la produrrò alla Commissione) aveva assegnato un mese per i lavori, anche perché la commissione consiliare bilancio aveva già redatto delle schede, relative a talune scuole, al fine di presentare proposte al consiglio comunale. Ebbene, questa commissione è stata con-vocata soltanto due volte, la prima dal sindaco Rizzo per la riunione istitutiva, la seconda dal sindaco Orobello tre giorni fa. Da ottobre ad oggi è trascorso un lasso di tempo notevole in cui il contenzioso ed i danni erariali e patrimoniali sono di gran lunga aumentati. Di ciò hanno beneficiato le fortune di chi dirige la politica della scuola a Palermo, cioè le grandi immobiliari. Quando parlo di resistenze, intendo riferirmi a quelle burocratiche e, per non sottrarmi all'incombenza di indicarle, mi riferisco principalmente a due settori: la ripartizione affari legali e la ripartizione del patrimonio. Una prova di queste resistenze è che circa dieci giorni fa, nonostante non si fosse rispettato il voto del consiglio comunale, sono state portate all'ordine del giorno di tale organismo delle proposte di deliberazione su otto affitti. Tali proposte di deliberazione, nonostante quanto accaduto, contenevano proposte di contratti retroattivi, cosa che il consiglio comunale aveva già escluso, nonché aumenti di canoni assolutamente non dimostrati e non giustificati, superiori ai dati ISTAT. Si è verificato addirittura il seguente caso: la commissione di valutazione del comune aveva stabilito una cifra inferiore a quella offerta dai proprietari; l'UTE, in disaccordo con tale valutazione, l'aveva aumentata; dopo di che la commissione è intervenuta una seconda volta per ribadire la sua originaria decisione e la proposta dell'assessore, esaminata dalla commissione consiliare, è stata avversa alla decisione dell'UTE ed a favore della proposta della commissione di valutazione, la più vicina all'offerta del proprietario. La mancanza delle condizioni igieniche elementari era addirittura indicata in delibera! Come mai non si sono compiute indagini e si sono portate in consiglio comunale proposte di delibera che contenevano contratti d'affitto che non potevano essere stipulati? Il fatto è che nella vicenda degli affitti un elemento guida ed un motore di tutto l'affare è l'artificiosa creazione di un contenzioso: "Io non pago, tu mi sfratti" (ho detto questo in Pag. 1563 numerosi dibattiti del consiglio comunale per cui tutto ciò è a verbale) "e poi ci mettiamo d'accordo". PRESIDENTE. L'ha detto poco fa il sindaco. MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Vorrei che il consiglio comunale andasse a fondo in questa faccenda. Sono in grado di produrre documenti che testimoniano violazioni di legge compiute all'unanimità dalla commissione consiliare bilancio. Dico "all'unanimità" comprendendo anche talune parti politiche molto attive, sensibili e responsabili in questo lavoro di ricognizione compiuto dalla stessa commissione. Sugli appalti vi è una domanda da porre: esiste reciprocità tra la situazione degli affitti e la dinamica del programma Falcucci? Credo che questa ipotesi vada considerata. Non voglio rendere adesso, in modo avventato e senza produrre elementi di prova, un'affermazione di questo tipo, che sarebbe ancora più grave; ritengo però che abbiamo tutti il dovere di accertare se esista questa reciprocità. Tanto più che le perizie di variante, sulle quali la commissione consiliare avrebbe dovuto indagare, spesso non hanno nulla a che fare con l'imprevedibilità. L'assessore Lo Nigro ha detto - ma lo aveva già affermato in consiglio - che l'albero secolare non poteva non essere visto perché era molto alto e robusto, ma nonostante ciò il progettista non se ne è accorto ed al suo posto ha previsto una palestra. PRESIDENTE. Come il greto del fiume Oreto! MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Però l'imprevedibilità è in questo caso ancora più grave perché le perizie di variante tengono conto del rapporto tra architettura della scuola, architettura e forme delle aule ed educazione del fanciullo. Noi potremmo citare numerosi esempi in cui si è percepito il 30 per cento dell'intero importo. Di solito il ribasso è compreso tra il 25 ed il 30 per cento, ma esso varia a seconda della scuola; in questi appalti vi è però la costante del 30 per cento che si applica per il compimento di qualsiasi opera: sia nel caso che si costruiscano cinque aule sia nel caso che se ne costruiscano dieci o trenta, la percentuale è sempre la stessa. PRESIDENTE. Lei parla della variante? MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Parlo della perizia di variante. Vi è il ribasso... PRESIDENTE. Che come media è del 24 per cento. MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Sì, però oscilla, per questo parlo del 30 per cento, in quanto nella maggior parte dei casi è del 30 per cento. Il fatto è che vi sono delle perizie assurde; perizie geologiche, ad esempio, che l'ufficio tecnico del genio civile si è accorto essere prive di sondaggi e di provini geologici. A causa di tale mancanza si sono variati addirittura calcoli strutturali. Se esaminassimo perizia per perizia (e questo è il lavoro che sta compiendo la commissione consiliare), ci renderemmo conto della gravità della situazione. A tale proposito sono in grado di presentare (e mi riservo di farlo) una serie di documenti. Ad esempio, si sono progettate scuole senza l'impianto di riscaldamento. PRESIDENTE. Dottor Figurelli, la prego di concludere il suo intervento, tenendo presente che lei potrà integrarlo con una documentazione scritta. MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Voglio tornare al nesso fitti-appalti. Pag. 1564 Vi è una straordinaria ed algebrica corrispondenza tra fitti attivi e fitti passivi. La dinamica dei fitti passivi, ossia quanto il comune paga per uffici e scuole prese in locazione, è opposta a quella dei fitti attivi per stabili o terreni dati in locazione. L'ISTAT non esiste per quanto riguarda i fitti attivi. Posso produrre al riguardo una documentazione molto parziale in quanto vi è buio fitto su tale vicenda, vi è il black out anche per quanto riguarda le richieste consiliari (perciò parlavo prima di resistenze) tendenti a conoscere i dati concernenti i fitti attivi. I terreni e gli stabili vengono concessi in affitto senza che vi sia alcun atto deliberativo. In pratica l'assessore può consegnare le chiavi di un locale senza che vi sia alcuna delibera: posso documentare le mie affermazioni con verbali di locazione di immobili comunali consegnati senza alcun titolo. Signor presidente, poiché si parla di appalti vorrei ricordare, senza entrare nel merito della questione, che la Commissione antimafia presieduta da Chiaromonte ricevette nel febbraio 1991 la proposta, da noi avanzata in consiglio comunale, di istituire una commissione d'indagine consiliare su un appalto concesso in violazione della legge regionale n. 21 e della legislazione antimafia, appalto con il quale i lavori di metanizzazione di Palermo venivano affidati all'impresa SAIPEM. Successivamente vi fu il pronunciamento del TAR e quello del consiglio di giustizia amministrativa. Questo è avvenuto prima che potessimo leggere sui giornali le imputazioni che il giudice Colombo (siamo in una fase precedente all'operazione "mani pulite") aveva mosso a carico della SAIPEM. Poi il resto è cronaca di questi giorni. Credo che su tale appalto bisognerebbe fare luce, anche perché al consiglio comunale ciò fu impedito. La Commissione antimafia ha inoltre il materiale, consegnato al ministro Scotti, al presidente Chiaromonte ed al vicepresidente Cabras, concernente la storia delle manutenzioni, ovvero la tremenda storia dello stravolgimento dell'ordinanza prefettizia con cui si stabiliva la messa a disposizione di uomini e mezzi da parte dei detentori dell'appalto di manutenzione delle strade e delle fogne comunali. Questa forma surrettizia di appalto è durata fino al dicembre 1991 e noi abbiamo prodotto la documentazione sugli assurdi profitti realizzatisi. Per quanto riguarda l'appalto di via ammiraglio Rizzo, abbiamo inviato a suo tempo alla Commissione antimafia una dettagliata documentazione. Fatti più recenti concernono l'appalto della sopraelevata, il cui bando di gara è illegale, in quanto trattasi di opera non prevista dal piano regolatore. Si affermava addirittura, il che non era vero, che fosse stata approvata una delibera di variante dello stesso piano regolatore. Segnalo da ultimo alla Commissione gli appalti riguardanti la refezione scolastica, che non si fa a Palermo perché il consiglio comunale, che dimostrò molta attenzione su quella delibera, ridusse del 10 per cento l'importo originario di un miliardo e 700 milioni. Da ultimo, vi è l'appalto per assicurare i beni comunali e la decisione, assunta dal consiglio ma ancora non attuata, di eliminare l'intermediazione dei broker. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Vorrei ringraziare la Commissione antimafia per la possibilità offertaci di portare al di fuori del consiglio comunale questioni che con grande sofferenza abbiamo affrontato al suo interno. Su di esse abbiamo sollecitato l'intervento dell'assessorato regionale agli enti locali, nonché di quello all'urbanistica, però con scarso successo. Allorquando abbiamo ottenuto qualche risultato, esso è stato raggiunto fuori dei cosiddetti tempi massimi. Noi presenteremo, perché la Commissione ne abbia piena cognizione, un lavoro da noi svolto sul fabbisogno delle scuole, contenente una copia degli esposti presentati un anno fa alla procura della Repubblica di Palermo sulle vicende del piano regolatore generale. Ho il dovere di dire ciò perché non condivido l'opinione Pag. 1565 del sindaco Orobello - e lo dimostrerò - sulle aree da destinare ad edilizia scolastica. A Palermo nemmeno nella cosiddetta variante di adeguamento al decreto ministeriale del 1968, votata un anno fa dal commissario ad acta, l'assessore all'urbanistica Orobello, esistono le aree disponibili per la realizzazione di edifici scolastici. E' bene che questo si sappia, altrimenti faremo sempre una discussione che non tiene conto della realtà urbanistica di Palermo. Nel 1989 si è provato ad affrontare il problema, affidando un incarico ai tecnici del comune, ad un comitato di consulenza, ma da allora non sono stati portati gli elaborati di piano regolatore generale in consiglio comunale ed ancora siamo fermi. Da quattro anni il comune di Palermo è in attesa di una pianificazione, pur avendo conferito il relativo incarico. Questo voglio dirlo perché nel frattempo è possibile che a Palermo si demoliscano edifici (si tratta di cose cui si stenta perfino a credere) e si edifichi ancora con una cubatura massima di 11 metri cubi su un metro quadrato. L'impresa Notaro, in via Notarbartolo, all'angolo di via Sciuti, ha infatti demolito due anni fa un edificio con regolare concessione edilizia edificando 11 metri cubi su un metro quadrato. Questo è all'ordine del giorno perché non è mai stata applicata la disciplina del 1968, non è mai stato fatto un adeguamento dei piani urbanistici alla normativa del decreto ministeriale del 1975 con riferimento all'edilizia scolastica. Il problema vero non è soltanto quello (c'è anche un problema legato all'educazione) per cui la Immobiliare Strasburgo e la Immobiliare Leonardo da Vinci dei signori Piazza rappresentano oggi magna pars negli affitti al comune di Palermo e alla provincia, sostituendosi all'impresa Vassallo che aveva dato in locazione un gran numero di immobili al comune di Palermo. Siamo esattamente nella situazione di allora perché, a fronte della crescita urbanistica e della popolazione, a Palermo si è edificato un numero limitato di scuole. Le aree disponibili nel vecchio piano regolatore generale sono sottostimate e lo stesso lotto disponibile è al di sotto delle previsioni di legge. Non capisco come la provincia possa dire che si fanno i bandi, visto che ci sono anche costruttori che edificano scuole. Credo che tutto ciò sia molto inquietante. Dobbiamo certamente uscire dalla politica degli affitti in campo urbanistico. Non è semplice fronteggiare una situazione così diffusa avendo sotto la sede del comune manifestazioni di migliaia di bambini e ragazzi fino alle 9 e alle 10 di sera in attesa che il consiglio comunale deliberi l'affitto di locali non idonei ad ospitare una scuola. Questo è il dramma! Il problema era chiaro ed evidente da anni. Bisognava da un lato porre mano alla pianificazione urbanistica e dall'altro individuare percorsi certi. La giunta ci ha provato nel 1989 (non è necessario il commissario straordinario) ed ora bisognerà chiedere una deroga al ministro della pubblica istruzione. Gli ufficiali sanitari, infatti, non rilasciano i visti per affittare locali che dal punto di vista igienico-sanitario non rispondono ai requisiti. Ci sono poi situazioni anomale: ne segnalo alcune, come ha fatto Figurelli, in rapida successione. Nel mese di dicembre, senza atto deliberativo, il comune di Palermo ha preso in affitto in via dell'Olimpo un immobile da adibire a scuola elementare e delegazione municipale. Non esiste un contratto di locazione, ma semplicemente una lettera del sindaco che si dichiara disponibile a ricevere questi locali. La giunta municipale a fine anno ha deliberato un impegno di spesa di 8 miliardi e 900 milioni per il pagamento dei canoni di locazione. Quindi, non è vero che si sta cercando di uscire dalla politica degli affitti; si sta invece prevedendo di continuare come per il passato. Nonostante una delibera del consiglio comunale che prevede la revoca del contratto con la società di brokeraggio Nikols Spa, facente capo al signor Falletti, braccio destro di Graziano Verzotto, continuiamo Pag. 1566 a pagare le compagnie di assicurazione tramite tale broker. Questa società è stata cacciata dal Banco di Sicilia perché non faceva gli interessi di detto istituto. Le aziende municipalizzate di Palermo sono da tre anni in regime di proroga ed ora commissariate. L'AIMAT, l'azienda dei trasporti, ha un deficit di 83 miliardi. Nessuna commissione amministratrice ha mai pensato di bandire, nonostante sia operativo dal 1990 un regolamento dell'azienda, un concorso per l'assunzione di un direttore, carica attualmente ricoperta da un perito industriale anche se il regolamento prevede che l'incarico sia affidato ad un laureato in ingegneria o in giurisprudenza. Nonostante tutto ciò, alla Nikols non sono stati revocati i contratti e perfino l'AIMAT dopo quella delibera del consiglio comunale ha stipulato un nuovo contratto con detta società. Fornirò alla Commissione una ricca documentazione, dalla quale si evince con assoluta chiarezza che il fabbisogno delle aule non è quello riferito dall'assessore Lo Nigro. VITO RIGGIO. La situazione dell'edilizia scolastica di Palermo, come tutti abbiamo verificato, ha origini e radici lontane. Alcuni hanno fatto un cenno al tentativo di pianificazione compiuto dalla giunta nel 1989. Gradirei un chiarimento su questo punto. Se non ricordo male, in un ordine del giorno proposto nel 1985 dal gruppo Città per l'uomo e votato all'unanimità dal consiglio comunale, si affermava la necessità di recuperare le aree attraverso la modifica del piano regolatore, di attivare i fondi regionali (di cui non si è discusso in questa sede) ed i piani regionali programmati nel corso degli anni settanta e di procedere ad una graduale trasformazione degli affitti in proprietà attraverso il ripristino del patrimonio comunale. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Non si può fare perché non hanno i requisiti. VITO RIGGIO. Volevo sapere se Arcuri ricordasse questa circostanza e come si sia tradotto il tentativo fatto dalla giunta nel 1989 per modificare la condizione dell'edilizia scolastica di Palermo. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Non era un ordine del giorno, ma un atto deliberativo, presentato nell'agosto del 1989, molto importante perché spezzava il ricatto della morosità e separava il contenzioso dalla verifica dei requisiti. VITO RIGGIO. Chiedo al sindaco di fornire alla Commissione gli atti di indirizzo del consiglio comunale relativi agli anni 1985-1990. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Chiedo scusa per il ritardo dovuto anche al notevole traffico di Roma e ringrazio il presidente per l'occasione fornita alle forze politiche di dare una lettura dei problemi palermitani. L'argomento concernente appalti, affitti, scuole, già lumeggiato da alcuni uomini politici, è stato posto all'attenzione dell'opinione pubblica e del consesso politico del comune di Palermo dalle due relazioni presentate dall'assessore ai lavori pubblici e al patrimonio in epoca leggermente diversa ma non molto distanziata nel tempo. Queste due relazioni hanno evidenziato disfunzioni e irregolarità registrate nell'arco degli anni, fotografando ciò che è stato e ciò che è in questa fase. Un consesso politico - permettetemi - una Commissione parlamentare, oltre a guardare i particolari dettagli che sono stati già ampiamente illustrati dall'assessore, dal sindaco e dai consiglieri rappresentanti le diverse forze politiche, dovrebbe prestare attenzione ai problemi generali che hanno prodotto disfunzioni e irregolarità. In questo senso il nostro gruppo ha presentato un promemoria che, partendo da problemi di carattere generale, cerca di fornire una spiegazione delle numerosissime disfunzioni. Pag. 1567 La verifica della regolarità degli appalti e della adeguatezza delle aree su cui edificare gli edifici scolastici è di competenza della magistratura penale e di quella amministrativa, alle quali spetta il compito di individuare eventuali responsabilità. Un consesso politico deve trarre conclusioni, e in questo senso ci siamo permessi di presentare un documento partendo da una considerazione di carattere generale: la città di Palermo ha avuto una continuità di amministrazioni politiche, quasi sempre in regime maggioritario, dall'inizio della Repubblica ai giorni nostri. PRESIDENTE. Alcune di queste cose le ha già espresse nel documento. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Desideravo sintetizzare. PRESIDENTE. Vorrei pregarla di sintetizzare sul tema specifico relativo a locazioni scolastiche-appalti, altrimenti si apre una discussione politica generale che potrete fare in consiglio comunale. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. La lievitazione negli affitti degli edifici, con o senza requisiti, dell'Immobiliare Strasburgo e dell'Immobiliare Leonardo da Vinci ha un significato importante, che rischia di non essere compreso se non ci si sofferma sul meccanismo che porta a tali risultati. In presenza di fatti illegali ognuno di noi, come per alcuni aspetti è stato fatto, avrebbe già presentato regolare denuncia alla magistratura penale o a quella amministrativa. Se questo non è stato fatto, vuol dire che i limiti o i contorni di intervento della magistratura penale o amministrativa non erano presenti. Esiste invece un problema politico per comprendere il perché. Nella problematica fattispecie dei fitti delle scuole e degli appalti, Palermo ubbidisce ancora alle norme del vecchio piano regolatore del 1962, realizzato al 1993 interamente per la parte riguardante l'edilizia residenziale. Non è stata ancora attuata invece, nonostante siano trascorsi trent'anni, la parte concernente i servizi e le urbanizzazioni primarie e secondarie. Che significa questo? Vuol dire che abbiamo uno sviluppo non regolato dell'insediamento abitativo e delle cubature... PRESIDENTE. Le chiedo scusa, ma stiamo parlando di alcuni aspetti concreti. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al comune di Palermo. Ci sto arrivando. PRESIDENTE. Per cortesia, ci arrivi immediatamente. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Quindi, il rapporto tra edilizia, cubatura-abitanti e servizi-scuola non è normale. Paradossalmente è invece normale che in una città come Palermo - e forse anche in altre città italiane - la necessità di dare risposte alla popolazione scolastica e all'amministrazione comunale, quanto ai servizi e agli uffici di un'amministrazione comunale, venga soddisfatta con gli affitti, poiché le amministrazioni succedutesi non hanno pensato in tempo a costruire, rimodernare o ristrutturare edifici di proprietà statale o comunale oppure a predisporre programmi di edilizia scolastica. A Palermo, come in altre città, che cosa si è evidenziato? Inviterei tutti i componenti la Commissione a leggere le relazioni predisposte dagli assessori al comune di Palermo Vicari e Lo Nigro, in cui si osserva che nell'arco degli anni - dal 1980 e forse anche più indietro, ma certamente, in modo più leggibile, dal 1985 al 1993 - la pratica degli affitti e dei rinnovi presenta aspetti non eccessivamente chiari. Bene ha fatto Figurelli a dire che il consiglio comunale in quel particolare momento aveva approvato all'unanimità l'istituzione di una commissione di indagine che ancora non ha concluso i suoi lavori. Pag. 1568 PRESIDENTE. Credo che non li abbia ancora iniziati. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Si evince dalla relazione che non è stata posta attenzione alle scadenze contrattuali e che all'atto della stipula dei contratti non sono state osservate l'agibilità dei locali e la loro destinazione d'uso; quindi non è stata prevista o studiata l'utilizzazione secondo i fini previsti di tali immobili. Inoltre, in moltissimi casi non sono state richieste le certificazioni antimafia, così come non è stata eseguita una valutazione adeguata dei canoni e dei prezzi. Non desideravo addentrarmi nella questione, ma il presidente ha richiamato l'attenzione su due aspetti particolari. Non posso contraddire l'orientamento del presidente della Commissione; credo però che il problema vada posto in termini generali al fine di comprendere perché si arrivi a questa situazione. PRESIDENTE. La sua relazione serve a questo! DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Debbo dire che queste due relazioni sono lo specchio della disfunzione amministrativa e della cattiva gestione politica delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo. Altro aspetto non citato è quello degli appalti. Palermo ne ha dati pochi, vuoi per interventi legati alla legislazione nazionale, vuoi per particolari contingenze, come lo scioglimento del 1985 e quello successivo del 1989 o 1990. Gli appalti sono stati spostati su organi diversi, ossia sulla regione oppure nella città di Roma: per esempio, per i Mondiali 90 è stato costituito un comitato apposito. Il problema del comune di Palermo in materia è relativo, perché il suo intervento è finalizzato alla tradizionale gestione delle strade, delle fogne e dell'illuminazione, che in epoca recentissima il consiglio comunale ha assegnato alle aziende municipalizzate. Non avendo potuto seguire lo schema fissato in ordine agli argomenti di carattere generale, quanto dirò potrà anche sembrare dispersivo; tuttavia credo sia opportuno fornire elementi di valutazione, da riprendere semmai in una seconda fase. Nel corso del dibattito odierno non si è ancora parlato della gestione della cosa pubblica a Palermo e, con riferimento agli appalti, alle strade, alle fogne eccetera, della gestione delle aziende municipalizzate. Senza entrare nel merito, formulerò una sola riflessione: nell'arco degli anni la qualità degli amministratori, come espressione di vertice, è certamente mutata in meglio, se il meglio è rappresentato dall'assegnazione della presidenza delle municipalizzate a persone particolarmente competenti nel settore, con titoli professionali qualificati. A Palermo, su quattro aziende municipalizzate, tre sono state gestite da docenti universitari spesso competenti e specialisti in materia. Nonostante ciò, la gestione delle aziende rivela risultati fallimentari. E' una riflessione che sottopongo alla valutazione della Commissione per capire il motivo in base al quale, nonostante - lo ripeto - la presenza di qualificati esperti al vertice, le aziende creino disfunzioni. PRESIDENTE. Lo proporremo a chi sostiene il governo dei tecnici! DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del MSI al comune di Palermo. Non è una critica al governo o alla gestione dei tecnici, ma semmai un invito a riflettere per capire come mai nonostante la presenza di tecnici la gestione vada male. Come accade altrove, immagino. PRESIDENTE. Chiedo scusa, vorrei sottoporvi un problema concernente l'ordine dei lavori. Il presidente Campione deve recarsi a Palazzo Chigi intorno alle 13. Poiché ritengo utile ascoltare l'intervento del presidente regionale, dobbiamo disciplinare i nostri lavori. Invito pertanto i consiglieri comunali di Palermo Pag. 1569 che ancora devono intervenire ad essere particolarmente stringati. VITTORINO LA PLACA, Capogruppo della DC al comune di Palermo. Il primo commissario intervenuto è stato l'onorevole Folena, che ha svolto alcune considerazioni ed ha posto quesiti, avendo come punto di riferimento una determinata tesi. L'onorevole Folena ha sostenuto non solo che la mafia condiziona gli affitti a Palermo ma anche che il diritto all'istruzione non è garantito. Al termine dell'intervento ha avanzato anche una proposta, ossia che ai fini della correzione dell'attuale situazione probabilmente può essere utile l'istituzione di una autorità dotata di particolari poteri. Nel dichiararmi d'accordo con le conclusioni dell'onorevole Folena, vorrei illustrare le considerazioni che supportano questa mia condivisione di pensiero. L'onorevole Folena ha sostenuto che già nel 1972 la relazione Cattanei della prima Commissione antimafia conteneva un capitolo riguardante le strutture scolastiche, in cui si affermava che gli affitti avevano qualche relazione con ambienti che potevano essere riferiti al potere della mafia. Dal 1972 al 1993 sono passati tanti anni. Nel 1989 la giunta municipale ha assunto una delibera - la n. 2664 del 5 agosto 1989, sulla quale numerosi commissari hanno chiesto notizie - che è importante sotto un duplice profilo: non solo perché è un atto con il quale si tenta di avviare un'indagine sulle necessità da soddisfare e sulle previsioni relative all'edilizia scolastica, al fine di ridurre progressivamente le locazioni passive ed utilizzare al meglio il patrimonio comunale, ma anche perché con essa si sistema tutto fino alla fine del dicembre 1989. Successivamente ne è stata emanata un'altra che allunga il periodo di un semestre, cioè fino al mese di giugno 1990. Si tratta di una delibera che evidenzia l'opportunità di procedere, prima della stipula di eventuali definitivi contratti, ad accertare se l'immobile risulti indispensabile oppure no ai fini dell'utilizzazione come scuola o ufficio e se esso, pur essendo indispensabile per le finalità cui è destinato, abbia i requisiti previsti dalla legge. E' la prima delibera di razionalizzazione nell'ampio, discusso e discutibilissimo comparto degli affitti (i quali però sono sempre quelli di ieri e di oggi), che tuttavia non mette in discussione né la quantità degli affitti né la titolarità del contraente e neppure altri rilievi sottolineati in questa sede. Ho fatto questa osservazione perché, con il procedere del tempo, dal 1990 al 1993, ci siamo trovati, come consiglio comunale, un carico di questioni non concluse cui se ne sono aggiunte altre, come i contratti rescissi per morosità più o meno colpevole o sulla base di altre iniziative. Nonostante ciò, abbiamo dovuto assicurare la fruizione del diritto all'istruzione. Questa è in sostanza la tematica che il consiglio comunale deve esaminare e che forma oggetto di una serie lunghissima di inadempienze che l'assessore regionale agli enti locali ha contestato al comune, assegnando - come messa in mora - solo sessanta giorni di tempo. Se tale termine non dovesse essere ripetuto, lo scioglimento del consiglio comunale ne sarebbe la conseguenza. Se così stanno le cose, e certamente stanno così, lasciando salvi e impregiudicati gli sforzi, i tentativi necessari e le esigenze giustissime relative all'accertamento delle responsabilità d'ordine politico e non, la questione è presente nella comunità palermitana e ad essa deve far fronte l'amministrazione comunale. Quest'ultima, secondo me, non è in grado di affrontare e risolvere la problematica. Infatti, i requisiti previsti dalla legge - ossia la prevenzione dagli incendi, i nulla osta, la certificazione di agibilità, l'idoneità igienica e quant'altro - ivi compreso quello dell'irreprensibile condotta (il cosiddetto certificato antimafia) dei titolari dei contratti o dei singoli contraenti, se fossero più di uno, non sempre ci affrancano dal rischio di "consentire" - senza aver nulla a che fare -, perché ci possono Pag. 1570 essere fatti inquietanti e infiltrazioni gravi e perniciose nell'amministrazione comunale. E' necessaria quindi un'autorità - perciò concordo con l'onorevole Folena - dotata di poteri diversi e anche più semplici, che affronti fin da ora (siamo nel mese di marzo e l'anno scolastico comincia a settembre) le problematiche citate per dare certezza di allocazione logistica agli alunni. GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo. Premetto che sono consigliere comunale da qualche giorno e che solo ieri sera ho appreso di essere stato invitato alla riunione. In particolare, sostituisco il dottor Alongi, che è stato per otto anni consigliere del comune di Palermo e che si è dimesso - è giusto dirlo in questa sede - per dare un segnale molto forte, per richiamare la classe politica cittadina e - perché no? - regionale alle sue responsabilità. Fatta questa premessa, mi preme anche dire che, ricoprendo solo da poco l'incarico di consigliere, sono ancora in grado di parlare da cittadino. E' un fatto anomalo ma credo che potrà essere utile. PRESIDENTE. Passa presto; poi vedrà. GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo. Bene, allora approfitto! Palermo si aspetta molto da questa audizione, dall'attenzione che oggi la Commissione antimafia mostra verso i suoi problemi, che non sono soltanto quelli degli affitti! Di questi ultimi si è parlato a lungo, e credo che lo scenario sia chiaro per chi voglia vedere chiaramente. Ma ritengo che qui non si possa essere alla ricerca di una autorità per ogni singolo problema, altrimenti Palermo dovrebbe essere la città commissariata per eccellenza. Affrontare il problema da tale punto di vista mi sembra alquanto superficiale. Palermo ha bisogno di un metodo di lavoro, ha bisogno di creare con la Commissione antimafia, alla quale dà la sua fiducia, un filo diretto. Se Palermo è la capitale della mafia, lo è non soltanto perché muoiono i magistrati nelle sue strade, ma soprattutto per le condizioni di degrado in cui versa la città, la sua provincia, la maggior parte del territorio regionale. Ciò che serve, ciò che noi ci aspettiamo dalla Commissione antimafia, è la risoluzione non solo di un problema importante come quello delle scuole ma anche del problema di come mandare i giovani a scuola, l'anno prossimo, possibilmente in posti decenti. Invito la Commissione antimafia a venire a vedere le scuole di cui parlavano i consiglieri Figurelli ed Arcuri. Accadono cose incredibili! Mia moglie insegna in scuole dinanzi alle quali voi non posteggereste nemmeno le vostre macchine! Mi riferisco soprattutto alle scuole situate nel quartiere Settecannoli, di cui è già agli atti la petizione presentata dai cittadini. Tale quartiere - come ha giustamente sottolineato il sindaco Orobello - è uno dei peggiori, certamente meno famoso dello ZEN, ma più degradato. Ciò che vuole Palermo è dunque un metodo di lavoro. Oggi si parla degli affitti. Da trent'anni la circonvallazione di Palermo non riesce a decollare. I beni monumentali della città vanno in degrado; quelli che dovrebbero essere restaurati non lo sono da vent'anni (mi riferisco al teatro Massimo). In vent'anni si è fatto l'Escorial, in diciotto anni Versailles... ENRICO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Tre trattative private per il teatro Massimo! GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo. Non si riesce a restaurare il teatro Massimo di Palermo. Sulla situazione del quartiere di Settecannoli ho presentato la relativa documentazione. Gravissima è la situazione della refezione scolastica. Vorrei che qualcuno mi Pag. 1571 spiegasse - non voglio trasformare quest'aula in quella del consiglio comunale, ma intendo riferirmi a quanto detto prima - perché da due anni non si riesca ad avere tre imprese che partecipino al bando di concorso. E' questo il motivo ufficiale che è stato addotto! A Palermo mancano cioè imprese che partecipino ad un bando di concorso necessario a far decollare la refezione scolastica. Vorrei che la Commissione antimafia meditasse. I cittadini di Palermo desiderano che questa Commissione li aiuti a capire perché nella loro città, lo ripeto, non vi siano tre imprese in grado di partecipare al bando di concorso finalizzato alla refezione scolastica dei bambini. Il risultato è che Palermo è da due anni l'unica metropoli d'Italia che non ha la refezione scolastica. Un altro grave problema che vorrei sottoporre all'attenzione della Commissione, prima che sia troppo tardi, è quello relativo alla precisa vigilanza su un'area importantissima a ridosso della circonvallazione di Palermo: l'area di Altarello, dove gruppi privati, dopo aver acquistato dei terreni per uso agricolo, fanno di tutto nella commissione urbanistica del comune per modificare la destinazione d'uso delle aree e quindi devastare una delle zone più belle, uno degli ultimi dei polmoni verdi rimasti nella città di Palermo, certamente superiore per bellezza e per purezza del territorio alla stessa Favorita. PRESIDENTE. Mi scusi, dove rimane Altarello? GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo. Mi riferisco alla zona del Castello dell'Uscibene. Si tratta di una zona miracolosamente salvata dal degrado vuoi per la presenza dell'aeroporto vuoi per altri motivi (Commenti). PRESIDENTE. Sappiamo che i militari e la Chiesa hanno salvato il patrimonio naturale. Questo è un altro di quei casi! GIUSEPPE TORO, Capogruppo del gruppo Città per l'uomo al comune di Palermo. In questa sede è bene parlare con le prove! (Interruzione del sindaco di Palermo, Manlio Orobello). Signor sindaco, mi riferisco ad una questione sulla quale lei non è stato, in passato, d'accordo con me. Colgo l'occasione odierna per dire anche che Palermo è l'unica città in cui non è decollata una delle più meritorie leggi varata dalla regione, quella sull'assistenza agli anziani. A Palermo pullulano le case di riposo private: è tutto un fiorire! GIUSEPPE CAMPIONE. Presidente della giunta regionale siciliana. Desidero ringraziare la Commissione per quest'occasione che mi è stata data, pensando di poter parlare, in termini più ampi, della situazione regionale, anche se in maniera più accelerata, partendo da quanto si è detto qui stamane. In fondo, quello che è emerso è uno spaccato del degrado istituzionale, di difficoltà vistose, di raccordi - perché no? - in talune situazioni tra modi di gestione e presenze mafiose che si inseriscono nel territorio. Ne riparleremo appunto partendo da quanto detto e ricordandoci che non vi è soltanto tale grave aspetto a Palermo. Mi riferisco a talune situazioni la cui documentazione consegnerò al presidente della Commissione, ed in particolare a tutte le diffide che sono state formulate dalla regione in merito alle numerosissime inadempienze del comune di Palermo, riguardanti tutti i problemi relativi ai servizi e alle disfunzioni di vario genere. Come diceva anche il sindaco nel suo intervento, si vede che c'è un degrado, un degrado che oggi stiamo esaminando partendo dal discorso della scuola e degli appalti scolastici, ma certamente si tratta di un fatto molto più complesso, che tocca la storia di questa città. Il sindaco di Palermo ha cercato in qualche modo di riferirsi a tale storia. Non era forse questa la sede per approfondire maggiormente il significato di questa storia; fatto sta che noi oggi dobbiamo cercare di gestire i suoi esiti Pag. 1572 negativi: processi deformati di selezione delle classi dirigenti, situazioni di connivenza, atteggiamenti di riduttività rispetto all'insorgere della presenza del fenomeno mafioso. E' inutile ricordare che soltanto da una decina d'anni di tutto questo si parla esplicitamente, in virtù dei movimenti della Chiesa e di tutti coloro che in qualche modo hanno alzato alta la voce per denunciare situazioni di questo genere. Prima il ventre molle della città era sostanzialmente rivolto a diminuire la portata reale di questi fenomeni. Credo comunque che queste siano delle conquiste perché la consapevolezza della città è cresciuta negli ultimi anni. Basterebbe verificare cosa abbia significato tale movimento in termini anche di presenza fisica, di occupazione talvolta della città e anche di nuova resistenza rispetto a tutto quanto è venuto fuori. Non vi è stata soltanto un'accettazione passiva, sbigottita, rispetto ai fatti di violenza, ma anche un tentativo di reazione. Rispetto a tutto questo le istituzioni non si sono attrezzate a sufficienza per poter essere presenti. Segnalare tale situazione a me sembra importante in un momento in cui da parte nostra deve essere assolutamente rifiutato un vecchio modello secondo il quale doveva essere a tutti i costi rivendicata una sorta di autonomia, pensando che quest'ultima ci avrebbe consentito di risolvere tutti i problemi, in maniera quasi autarchica. Invece, un'autonomia lasciata a se stessa avrebbe provocato quei fenomeni di entropia che poi finiscono con il creare altre situazioni di degrado per vie interne, attraverso processi di accumulo senza fine delle situazioni che poi arrivano a condizioni di sottosviluppo e di degrado sociale e politico. Occorre riaccostarsi in termini diversi alla comunità nazionale, richiedendo una solidarietà non astratta ma tale da farci ripartire dal tentativo di mettere le carte in regola. Era questa la tesi di Piersanti Mattarella; tesi che è stata anche del sindacato, di una parte delle forze politiche o di una parte interna alle forze politiche, perché si è trattato di un discorso che non è stato forse di tutti ma che ha attraversato movimenti e partiti. Credo che alla fine questo discorso abbia creato una situazione di consapevolezza generale. Quanto al tema degli appalti, certamente esso non è nato all'improvviso. Più volte sono stati posti in essere tentativi per cercare di modificare la situazione. Ho letto nelle scorse settimane l'analisi compiuta dal capitano dei ROS Di Donno dinanzi alla Commissione antimafia. Ci siamo ritrovati in molte di quelle considerazioni, proprio perché avevamo fatto proprio le stesse valutazioni alcuni anni prima, certo senza la capacità di approfondire nei termini che sono stati prospettati nella relazione. Non sono in grado di dire se dietro tutte le opere pubbliche vi sia sempre una combine pilotata da centrali di carattere mafioso: altri dovranno accertarlo. Però, per quanto riguarda tutte le fattispecie espresse, basterebbe riferirsi, per esempio, al documento della Commissione antimafia allorquando, alcuni anni fa (nel 1988), furono esaminati i casi delle Madonie, di Cefalù, a seguito delle denunce del vescovo Caterinicchia, per vedere che in fondo a certe conclusioni eravamo giunti anche noi: parlo della mancata programmazione delle opere, della casualità degli interventi, del fatto che i comuni dovevano accettare che vi fosse comunque una qualche intermediazione, quasi un lavoro chiavi in mano, che veniva offerto proprio perché mancava una programmazione di carattere regionale. Spesso da parte di nuovi soggetti sulla scena delle intermediazioni veniva esercitato un tipo di mediazione non più soltanto dalle imprese ma anche da professionisti, un po' manager, un po' elemosinieri, un po' factotum, presenti nel territorio e che finivano con il determinare l'andamento del mercato delle opere pubbliche, prescindendo dalle scelte e dall'ordine di priorità dei programmi predisposte dalle amministrazioni locali. Da sindaci e da amministratori è stato detto che chi non stava a queste regole finiva con Pag. 1573 il non avere lavoro e quindi per non realizzare alcunché per la propria comunità. C'era quindi una sorta di stato di necessità nell'accettare la presenza di questi mediatori. Se si trattasse poi realmente di stati di necessità o invece di situazioni di complicità è un altro discorso. In ogni caso, da parte dei sindaci venivano rilasciate tali dichiarazioni e veniva invocata una soluzione diversa per gli appalti, tenendo presente che il sistema dei lavori che non finiscono mai (le varianti, la revisione dei prezzi e via dicendo) era un modo - come ha ben precisato nel suo intervento il capitano dei ROS dinanzi alla Commissione antimafia - per riuscire a recuperare tutti i ribassi d'asta. In sostanza, il tentativo attuato con la legge n. 21 del 1993 di escludere l'amministrazione dal mercato delle opere pubbliche finiva per andare in crisi di fronte al fatto che comunque l'amministrazione rientrava in gioco per consentire queste gratificazioni vistose, che erano tali non soltanto per le imprese, ma anche per il finanziamento della politica, o di certa politica e di certe amministrazioni. Siamo partiti da tale realtà e se in questo periodo in Sicilia siamo riusciti a portare avanti alcune iniziative è stato perché, rendendoci conto di ciò, abbiamo cercato di rimboccarci le maniche tutti insieme, anche le forze che in passato non avevano partecipato alla gestione della cosa pubblica. Per la prima volta, in un nuovo clima politico, esse hanno accettato di parteciparvi per cercare di superare il disastro attraverso la riscrittura delle regole, partendo dalla necessità di separare la politica dalla gestione, attraverso una revisione sostanziale dei modi di esprimersi del potere all'interno delle amministrazioni locali: non soltanto con l'elezione diretta del sindaco, ma anche con una suddivisione dei compiti tra sindaco e consiglio che risulti più drastica e chiara rispetto a quanto non sia previsto nella legge nazionale sugli appalti - illustrata dall'assessore Magro - nei cui confronti abbiamo già compiuto tutti gli atti necessari in tempo utile. Ricordo che la legge n. 21 è entrata in vigore alla fine di gennaio di quest'anno e ai primi di marzo abbiamo stabilito le condizioni per accedere agli albi delle nuove agenzie (dieci, compresa quella centrale) che sostituiranno le 1.600 stazioni appaltanti disseminate sul territorio. Tutto questo consente, rispetto al passato, di esercitare un più puntuale controllo della situazione, ma anche di disporre di un'attrezzatura più impermeabile nei confronti dei gruppi di pressione che si manifestano all'interno del territorio; infine sono state emanate alcune circolari sull'impatto ambientale, anche con riferimento ai periodi di transizione. Tali iniziative sono state accompagnate per certi versi dal comportamento di chi ritiene che questa legge finisca per bloccare in maniera definitiva i lavori: preoccupazione in alcuni casi motivata e sulla quale ci stiamo confrontando con i costruttori. Altri comportamenti ci sembrano giustificati non tanto dalla preoccupazione del nuovo, quanto dal fatto che si vuole modificare questa legge. L'invocazione di adottare la legge nazionale non è nuova; anzi, ricordo che anche agli inizi degli anni ottanta, quando si stava ponendo mano all'elaborazione di quella che poi sarebbe diventata la legge n. 21 del 1993, si chiedeva di adottare - ripeto - la legge nazionale. Con la stessa invocazione si cercava di superare un altro provvedimento, allora considerato rivoluzionario, noto come la legge Piersanti Mattarella, che risale al periodo 1978-1979. Su tale questione dobbiamo metterci d'accordo, poiché la legislazione nazionale in materia di opere pubbliche è sempre stata molto più permissiva di quella regionale, comunque sia andata nel tempo determinandosi. E' chiaro che si tratta di leggi regionali datate ma via via che si è affinata la capacità di individuare dove si nasconde l'inghippo sulle opere pubbliche esse sono andate perfezionandosi, fino all'ultima legge regionale che nella sua impostazione mi sembra particolarmente radicale. Pag. 1574 Le leggi nazionali - ripeto - sono sempre state molto più permissive e l'invocazione a recepire la legge nazionale con un semplice articolo ci veniva rivolta costantemente da alcuni amici che allora erano determinanti nella vita politica regionale. Voglio che la Commissione venga informata in modo ufficiale del fatto che stiamo assistendo al sorgere di un'altra questione; qualche mese fa abbiamo deciso di convocare una conferenza stampa a Roma e siamo stati ospiti dell'associazione della stampa parlamentare nella cui sede abbiamo tentato di presentare il nostro provvedimento sugli appalti. Avremmo voluto un'ampia partecipazione per cui i giornalisti hanno invitato molte persone, informato le loro testate e addirittura, per cercare di ottenere una maggiore facilità di ingresso in esse, hanno impostato un'azione pubblicitaria. Sono intervenute troupe televisive, ma soltanto il TG1 ha mandato in onda i nostri servizi nell'edizione notturna, i quali poi sono stati trasmessi sul TG3 Sicilia (in pratica inutilmente). Vi è stata un'agenzia che ha mandato lì per caso una praticante che ha descritto la conferenza in maniera inconcludente, commettendo vistosi errori. Gli altri giornali, salvo Il Popolo, che è uno dei nostri consulenti, non hanno invece pubblicato neanche una riga. A parte ciò, non abbiamo avuto alcuna possibilità di ingresso nelle testate, tant'è vero che alla fine abbiamo deciso di soprassedere, rinunciando alla pubblicità redazionale, perché a quel punto avremmo dovuto cercare di capire perché la nostra proposta non potesse avere ingresso. Per quanto riguarda il ministro, dobbiamo metterci d'accordo su alcune questioni: egli è stato presidente della Confindustria, e per diventare tale, come sappiamo, ci vuole un notevole appoggio da parte della FIAT. Ora, al di là del fatto che egli fosse un indipendente del mio partito, è evidente che ha ricevuto stimoli per fare in modo che non si tenesse conto di questa proposta di legge. Tra l'altro, in materia non abbiamo avuto una sola audizione in sede di Commissione lavori pubblici, e ciò mi sembra assurdo, perché si poteva almeno cogliere l'occasione per contestare alcune delle nostre affermazioni. Invece siamo stati totalmente ignorati, con l'aggravante che la parte iniziale della proposta, come sovente accade nelle leggi nazionali, è stata interpretata come legge quadro, per cui potrebbe saltare. L'invocazione da parte di alcuni gruppi di pressione regionali è quella di far scattare il meccanismo della legge quadro nazionale, con il quale tutto lo sforzo dell'assemblea regionale finirebbe a carte quarantotto. Ho voluto rendere pubblico questo episodio, che il presidente Violante già conosceva perché ho avuto occasione di parlargliene. Il dibattito sul tema delle regole prosegue; infatti abbiamo disgregato una parte del potere che avevamo ereditato in sede regionale, sciogliendo gli enti economici regionali non attraverso una fase di privatizzazione alla cieca, ma cercando di risolvere il nodo dei rapporti tra politica ed affari. Stiamo cercando di smontare il mito della regione imprenditrice, perché questa concezione ha creato scompensi in termini di tenuta complessiva della moralità del sistema, oltre che guasti economici molto gravi e preoccupanti. Si calcola che nel corso di questi anni lo sperpero sia stato di circa 4-5 mila miliardi. Anche le nomine devono essere svincolate dalle logiche di lottizzazione con una nuova consapevolezza da parte delle forze politiche, che hanno preferito restare un passo indietro rispetto alle decisioni istituzionali che invece sono state assunte con una logica che prescinde dalle appartenenze e dalle lottizzazioni. Ci saranno stati casi in cui qualcuno è anche appartenuto, ma non è stata certamente l'appartenenza il motivo di fondo che ci ha determinati a decidere quella nomina nell'ambito di questi processi di ristrutturazione che via via hanno riguardato tutti gli enti, a partire dalle camere di commercio. Credo che la nostra sia la prima regione che al cento per cento affida le camere di commercio agli imprenditori, Pag. 1575 i quali restano i titolari di tutta la strategia politica delle stesse. Questo accade in una regione in cui per il passato tutto veniva gestito secondo altre modalità, soprattutto cercando di accontentare amici che, rimasti spiazzati sul terreno della politica, ritrovavano in ciò un modo per continuare ad essere presenti nella politica generale, senza che questo significasse nulla per l'ambiente delle imprese ed il mondo delle camere di commercio. Quindi, questo discorso che sta via via maturando è cominciato dalle camere di commercio e continuerà su due temi più importanti di tutti. Innanzitutto, la spaventosa crisi economica, che secondo il ministro Mancino costituisce un'enorme rischio per il Mezzogiorno, nel senso che può creare la sensazione che vi sia bisogno di poteri alternativi, capaci di dare risposte e quindi creare nuove solidarietà nei confronti del potere mafioso o comunque della malavita organizzata. Condivido tale allarme, però ritengo che a questo punto non ci si possa limitare ad ammetterlo; ho avuto modo di dire al ministro dell'interno, ma lo dirò anche al Presidente del Consiglio, che alcune situazioni devono essere affrontate con il Governo centrale. Probabilmente la sede di questo rapporto sarà il Ministero del bilancio, ma ritengo che gli schemi e le risposte di questi anni debbano essere riesaminati. Non possiamo essere penalizzati doppiamente: la prima volta per la presenza dell'ENI e dell'Enichem, che hanno distrutto il nostro sistema costiero di eccezionale bellezza nonché monumenti archeologici di valore straordinario, ossia risorse non recuperabili o ripristinabili; la seconda volta per una fuga improvvisa di tutto ciò che è esistito finora: mi riferisco al fatto che l'ente ferrovie, trasformato in società per azioni, si è reso conto che esistono "rami secchi" da tagliare e pensa di poter addossare alla regione il problema del personale ferroviario che sarà probabilmente licenziato; infatti, tutto il tema dei trasporti è visto in chiave diversa, senza che esso venga discusso in maniera adeguata in sede centrale. Non possiamo sopportare tutto questo in una situazione di finanza regionale che è andata via via appesantendosi; infatti, anche se quest'anno abbiamo predisposto un bilancio con 6 mila miliardi in meno, siamo riusciti ad accantonare, con enormi sforzi da parte di tutti i settori dell'amministrazione, 2 mila miliardi come fondi globali da destinare all'occupazione e al sostegno delle attività produttive, come risulta dai documenti che consegnerò alla Commissione. Proprio perché stiamo compiendo questo sforzo dobbiamo ottenere una solidarietà per il nostro impegno e per il tentativo di creare, anche su tale versante, una linea di resistenza rispetto ad una offensiva che potrebbe, a questo punto, diventare anche più pericolosa di quanto finora sia stata. La seconda questione riguarda la legge elettorale, tema che affronteremo sabato prossimo presso la Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Siamo stati incaricati di coordinare il tema delle regioni a statuto speciale ed abbiamo lavorato cercando di fare in modo che tutti si rendessero conto che il problema è di esaltare non tanto il senso della specialità, quanto l'esigenza di un nuovo regionalismo in tutto il paese, dove la nostra condizione non sia vista come una sorta di muraglia cinese in grado di impedire i circuiti della comunicazione con il resto delle altre regioni; quindi ci proponiamo di portare avanti, insieme agli altri, una battaglia sulla nuova regionalità. E' questa la linea su cui continuiamo a muoverci. Però voglio precisare che la nostra riforma elettorale si baserà probabilmente sui documenti finora predisposti, i quali dovrebbero essere esaminati dall'aula subito dopo il referendum del 18 aprile; la logica di tali documenti è di assegnare il 60 per cento dei seggi ai collegi con un sistema maggioritario e poi operare un recupero attraverso forme proporzionali con la lista regionale. Pag. 1576 PRESIDENTE. Provinciale o regionale? GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente giunta regionale siciliana. Regionale, e probabilmente divisa nei due collegi della Sicilia centrale e della Sicilia orientale; comunque queste sono ipotesi di lavoro sulle quali non ci siamo confrontati fino in fondo. Questa legge elettorale sarà importante perché considero la riforma elettorale - per questo sono anch'io un referendario - come |P'la madre di tutte le battaglie|P'. Se non riusciremo a selezionare diversamente le classi dirigenti, il problema non verrà risolto. Voglio però aggiungere che, per quanto ci riguarda - è importante, perché il futuro della regione nuova dipende anche da questo - se non riusciamo ad agganciare il tema della nuova legge elettorale a quello della nuova forma di governo (come deve essere eletto il presidente della regione, come deve essere formata la giunta di governo, quali sono le competenze), che è il preludio della riforma dell'amministrazione, non avremo fatto granché. Dal momento che queste cose appartengono ad una legge costituzionale, approveremo la nostra legge-voto, ma poi dovremo trovare gli spazi sufficienti perché tutto questo possa diventare modifica dello statuto; altrimenti non avremo compiuto fino in fondo il lavoro che intendiamo realizzare. Non sono ottimista rispetto a tutte queste cose; insieme ai colleghi presenti questa mattina ed agli altri con cui abbiamo discusso a lungo di questi argomenti sento il peso di dover portare avanti il discorso delle nuove regole essendo governati ancora dalle vecchie. Stiamo forse rischiando qualcosa nel tentativo di fare politica in questo modo ma cerchiamo di portarla avanti; fino a questo momento credo che siamo stati fedeli all'impostazione del nostro programma rispetto al quale abbiamo seguito una linea di coerenza che difficilmente può essere contestata. Ultimo punto: Palermo e le elezioni a novembre. Su questo registriamo posizioni variegate anche all'interno della maggioranza. E' di ieri una dichiarazione del segretario regionale del PDS Capodicasa con la quale viene sottolineata l'urgenza di elezioni da svolgere in tempi rapidi; anche il sindaco di Palermo, annunciando le sue dimissioni, ha svolto considerazioni di questo tipo. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo MSI-destra nazionale al comune di Palermo. C'è un ordine del giorno approvato dal comune all'unanimità! GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della giunta regionale siciliana. In sede di maggioranza regionale ancora non abbiamo discusso questo tema. La nostra valutazione sarebbe stata quella di procedere al tentativo di fare una sola sessione all'anno in materia elettorale, cercando di arrivare alla semplificazione dei fatti elettorali. Avevamo in mente di proporre - e di ciò avevamo discusso con il commissario dello Stato per vederne la praticabilità - una grande sessione amministrativa nella primavera del 1994, per anticipare tutte le elezioni amministrative che altrimenti dovrebbero svolgersi nel 1995. Dal momento che la nuova legge elettorale prevede una durata di quattro anni per i consigli comunali, eliminiamo questa fase di crisi che dappertutto si va determinando in virtù di questo annuncio di modi diversi di elezione. Tutti ritengono che l'elezione diretta del sindaco creerà nuove condizioni di gestione positiva nelle amministrazioni; in questa attesa, le amministrazioni si mettono in crisi, creando condizioni di obiettiva difficoltà. Tra l'altro, non abbiamo nemmeno più il personale sufficiente per gestire queste situazioni di crisi, rispetto alle quali stiamo raggiungendo un tetto di non sopportabilità. Desidero svolgere un'ulteriore considerazione. Nelle situazioni di grande degrado, quando questo viene valutato in sede di applicazione della legge n.16 (so che la Commissione antimafia ne discuterà e ci farà piacere conoscere le conclusioni Pag. 1577 cui arriverà) si ritiene necessario avere un lasso di tempo maggiore per ripristinare le condizioni di agibilità politica, i nuovi fatti di legittimazione delle istituzioni di fronte al contesto sociale. In quei casi scatta un meccanismo per cui le elezioni vengono svolte dopo diciotto mesi. Poco fa l'onorevole Ayala, rivolgendosi ad Orobello, chiedeva se il degrado fosse soltanto quello delle scuole o se ve ne fossero altri. Tutte le inadempienze del comune di Palermo in qualche modo possono ricollegarsi a quell'effetto perverso presente all'interno del rapporto istituzionale con questi fatti di interesse localizzati nella situazione palermitana. Tutto questo non appartiene alle altre considerazioni? Non lo so: sono valutazioni che dobbiamo fare con molta serenità e tranquillità. Non ci sono pregiudiziali di carattere ideologico rispetto al tema dell'anticipazione delle elezioni. Valuteremo insieme queste situazioni. Certo il fatto che non abbiano funzionato amministrazioni come quella di Orobello ci fa pensare, ma proprio perché forze così importanti non hanno avuto successo potrà essere tenuta presente l'idea di disporre di un periodo più lungo per creare condizioni di agibilità politica. Ne parleremo senza pregiudiziali ed arriveremo alla fine ad una soluzione che dovrà poi ricevere il voto dell'assemblea regionale. Non credo che potremo inventarci guerre di religione per questioni che dovremo risolvere pacificamente. PRESIDENTE. Nel passato, in analisi svolte sui rapporti tra storia della Sicilia e storia d'Italia, tra questioni politiche siciliane e questioni politiche italiane, si è fatto più volte riferimento ad un criterio che ha guidato questi rapporti. Butera in un suo studio fa riferimento al sicilianismo inteso come una cultura tendente a tenere separate le vicende siciliane da quelle nazionali, cultura politica di cui ha approfittato molto spesso il Governo centrale per tenere separati i problemi siciliani da quelli nazionali. Da una serie di indizi - alcuni presenti nell'intervento del sindaco Orobello, altri in quello del presidente Campione - sembrerebbe che vi sia un elemento di svolta determinato da una visione più nazionale di questi problemi. Questo è un dato non secondario perché anche in questa sede si vede frequentemente come la separatezza siciliana rischi di essere un alibi per entrambi, favorendo processi di degrado e non di composizione democratica. GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della Giunta regionale siciliana. Sono d'accordo. Presidente, mi pare che nelle valutazioni da me svolte rispetto alla necessità di stabilire circuiti di comunicazione... PRESIDENTE. Direi che anche il nostro incontro si colloca in quest'ottica. GIUSEPPE CAMPIONE, Presidente della Giunta regionale siciliana. I colloqui che potranno svolgersi anche successivamente in questa sede rappresentano un tentativo di riportare in maniera più compiuta le questioni all'attenzione del nostro paese. Il fatto, per esempio, di essere stati collocati come estranei rispetto alla vicenda degli appalti nelle opere pubbliche appartiene certamente a quella sorta di rimozione, nel bene e nel male, che si opera nei nostri confronti, questa volta probabilmente per preoccupazioni diverse, altre volte per motivazioni di altra natura. Certi atteggiamenti non sono soltanto leghisti; la cultura del paese ha finito per rimuoverci e molto spesso abbiamo fornito alibi perché questa rimozione potesse diventare più consistente, potesse avere più spessore. Creare queste condizioni di comunicazione mi sembra estremamente importante. Non c'è nessuna intenzione da parte nostra - lo dicevo prima - di ripristinare condizioni di autarchia, tra l'altro in una situazione come questa in cui non avremmo nulla da fare di diverso. La nostra specialità potrà servirci non per ingaggiare un braccio di ferro con il potere centrale, ma per guardare con Pag. 1578 più attenzione ai fenomeni che dobbiamo registrare in casa nostra. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Approfitto della presenza dei presidenti della regione e dell'assemblea per esprimere una notazione sulle elezioni nel comune di Palermo. Mi rendo conto delle argomentazioni del presidente Campione sull'opportunità del turno unico. In una situazione normale, sarei il primo a sposare questa tesi. Affermo invece che Palermo si trova in una situazione speciale; se la regione è in grado di farci votare il 30 maggio, per quanto mi riguarda, io - che quando mi sono dimesso da sindaco ho dichiarato di non dimettermi da consigliere comunale - mi dimetto all'uscita da questa riunione, per consentire le procedure di scioglimento e il voto in tutti i comuni che in Sicilia voteranno in quella data. Non è una battuta; è una considerazione. Volevo partire dalla domanda rivolta dal presidente Violante sul separatismo e sul sicilianismo. Il sicilianismo - il separatismo è un'altra questione - non è un desiderio di separazione, è la voglia di essere parte dello Stato, la rivolta contro il fatto di essere considerati elemento marginale o non integrato. Questo è per lo meno quello della cultura maggiore; quello della cultura minore probabilmente rispondeva ad altri interessi. Ahimé, se nel 1945 avessimo sposato il separatismo, la Sicilia probabilmente sarebbe governata dalla mafia; una cosa era il separatismo di Canese, altra cosa era quello dei boss che sfilavano nelle carrozze a Palermo e pesavano 150 chili l'uno; per intenderci, Paolino Bontate e tutti gli altri capi del separatismo palermitano. Il problema investe una richiesta di Stato. Non sono tra coloro che all'indomani delle stragi o dei delitti mafiosi hanno parlato contro lo Stato, attribuendo a questo ogni responsabilità e dimenticando le matrici originarie di questi delitti, che vengono dalla mafia; semmai, sono tra quanti lo accusano di essere poco presente e registrano insufficienze nello Stato e nei comuni. Concludo affrontando il tema del commissariamento. Rischiamo di affidare la città di Palermo ad un commissario che opera con le normali procedure, di fatto ad una burocrazia o ad una struttura comunale che tutti abbiamo qualificato come insufficiente. E insufficiente lo è stata, tranne in periodi particolari, come quello della moratoria credo della legge Bucalossi, quando in quindici giorni furono rilasciate alcune migliaia di licenze che generalmente vengono concesse in un anno. In quel caso, si registrò un'efficienza eccezionale da parte della commissione edilizia eletta con gli stessi criteri di quella che oggi si ribella contro il sindaco il quale chiede che il progetto del teatro Massimo sia esaminato in tempi brevi, ossia in dieci-quindici giorni, interpretando tale richiesta come una prevaricazione. Non considero questo un intervento conclusivo, semmai iniziale, perché da domani, non essendo più sindaco, continuerò a svolgere attività politica nella città di Palermo. In questa città le manutenzioni non vengono fatte da due anni! Da cittadino lo apprendo "a naso", non vedendo alcuna attività; da sindaco lo verifico nel momento in cui viene un commissario dell'azienda che si occupa di manutenzione e mi dice che deve licenziare gli operai perché con le cifre e i mezzi di cui dispone non riesce a fare la manutenzione e non si può assumere la responsabilità di tenere sessanta persone che non fanno nulla. Avendogli chiesto che cosa accadesse negli anni precedenti, risponde: "Quelli l'hanno fatto e io non lo faccio". Abbiamo dovuto ricercare le soluzione per non licenziare; ci siamo accorti nella sostanza in termini concreti che le manutenzioni a Palermo non si fanno o si fanno per modo di dire. Il sindaco risponde per l'amministrazione, ma non risponde di quarant'anni di amministrazione. Non vorrei assolutamente caricarmi di responsabilità che non sono mie e di questa amministrazione; Pag. 1579 sarebbe per me facile - ma non lo faccio - addossarle a chi realmente le ha, a chi - non alle persone, al gruppo dirigente e di potere, senza voler dare un'accezione negativa al termine "gruppo" - ha guidato le amministrazioni di Palermo nel passato. Qualche volta mi è sembrato di sentirmi, da sindaco, ospite un po' fastidioso (nel senso che davo fastidio) più che capo dell'amministrazione comunale. Rispetto al tema della metanizzazione, invierò l'ultima delibera del consiglio comunale di Palermo in cui non si è potuto approvare il mutuo per la metanizzazione. Invierò alla Commissione antimafia il verbale e l'atto deliberativo; si tratta di una vicenda lunga, dalla quale usciremo in questi giorni perché la commissione di controllo ha bocciato l'affidamento in quattro lotti separati ed il progetto è stato rifatto per un unico lotto ad asta pubblica. A proposito di commissioni provinciali di controllo, ben vengano i CORECO e si insedino presto. Non è possibile modificare le commissioni di controllo e lasciare dopo venticinque anni gli stessi funzionari che hanno gestito i bilanci, i concorsi, le attività amministrative... EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Quattordici anni! PRESIDENTE. Quattordici per i controllori, ma per i burocrati di più. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Ho già fatto una polemica con la commissione di controllo, così come con le altre insediate prima che avvenissero i fatti (come dire durante il fascismo, non dopo il fascismo, allo stesso modo dell'antimafia, che lavora quando c'è il pericolo e non quando si sta tranquilli) ed ora non voglio aprire nessuna polemica, né esprimere giudizi personali o di tipo amministrativo; tuttavia secondo me va fatto un ragionamento di metodo. Il collega Toro ha sollevato il problema di un centro commerciale nella zona di Altarello: ho presieduto la commissione urbanistica che ha dato il voto favorevole ed anch'io ho votato a favore di questo progetto, che non è mai arrivato in consiglio comunale. Vi è un dibattito in corso e, per quanto mi riguarda, sono pronto a ripensarlo; il problema è di non essere criminalizzati per un atto che si compie. Vi sono persone che, come me, possono non impaurirsi troppo di fronte ad una minaccia mafiosa o ad una intimidazione ma che si trovano totalmente indifese di fronte ad attacchi concernenti il proprio patrimonio ideale e politico; personalmente mi sento indifeso quando mi si accusa di essere uno sfasciatore del territorio oppure complice di un imbroglio. Il rischio è di decidere in base a fatti emotivi e non su basi razionali. Sono pronto a rispondere delle mie azioni in qualunque circostanza e, se qualcuno ha da dire qualcosa su tale questione, che non riguarda soltanto aspetti di carattere amministrativo o tecnico, lo faccia anche qui dentro e gli prometto di non sporgere querela. Palermo è una città con una forte presenza mafiosa, non soltanto nel comune, ma anche nelle camere di commercio e in generale in tutte le strutture. Per quanto riguarda la questione degli appalti, che è di estrema importanza, la presenza ed il controllo non sono legati all'attività del sindaco, del presidente della regione o dell'assessore; a Palermo si dice che gli appalti dei Mondiali 90 abbiano risposto ad una determinata logica territoriale, ma questo non significa che l'amministrazione che ha bandito le gare d'appalto sia partecipe di questo. La realtà è che, se si fa un bando d'appalto che poi viene vinto dall'impresa che fa riferimento a Madonia in galera, a Pullarà o a qualcun altro, non è detto che il sindaco e l'amministrazione - questa o un'altra - siano complici. L'onorevole Ayala ha fatto il magistrato e conosce la realtà molto meglio di me: la città non chiede assoluzione, ma chiede aiuto allo Stato, proprio per quel senso di non separatezza e di sicilianismo inteso come orgoglio e rivendicazione di Pag. 1580 alcune peculiarità culturali. Se si parla di separatezza, allora non mi ritrovo in questo tipo di sicilianismo, il che credo valga per la maggior parte dei siciliani, anche per coloro ai quali è invece stato attribuito, tipo Sciascia (ma entreremmo in problemi di altra natura rispetto ai quali vi sono da fare considerazioni diverse). Il problema è l'insufficiente presenza dello Stato, che dovrebbe farsi maggiormente sentire. E' stata chiesta un'authority per le scuole, che rappresenterebbe un momento di grande aiuto; il fatto che chiediamo le elezioni significa che vogliamo restituire subito al corpo elettorale la potestà, anche se vinceranno idee che non condividiamo. Abbiamo scelto la regola democratica: vinca chi ha più idee oppure chi si vede riconosciuta la titolarità delle idee, giuste o sbagliate che siano. Ringrazio la Commissione antimafia per averci dato la possibilità di parlare in libertà, visto che non ci sono stati condizionamenti ed ognuno di noi è intervenuto liberamente. Sarei grato, non in qualità di sindaco ma di consigliere comunale e di cittadino, che questo interesse non scemasse mai perché, se ci illudessimo che l'arresto di Madonia, di Riina e degli altri quattro picciotti di Altofonte abbia risolto il problema della mafia, commetteremmo un errore storico, non di cronaca. PRESIDENTE. Ne siamo assolutamente convinti. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nella storia della Sicilia fra dieci anni si potrebbe dire che nel 1993 si è compiuto questo errore, le cui conseguenze si pagherebbero per altri cento anni. E' invece necessario che si vada a fondo nelle questioni ed che ognuno faccia la propria parte, anche se gli amministratori non fanno gli investigatori. Tuttavia gli amministratori, siano essi sindaco, vicesindaco o assessore, avvertono e comprendono alcune cose e per quelle che sanno, anche se hanno paura di dirle, si comportano in maniera tale da non consentire la penetrazione dell'illegalità nell'amministrazione; per quelle che avvertono, facciano la propria parte fino in fondo, facciano cioè gli amministratori senza dire "non sono un carabiniere, un magistrato o un investigatore"; dal loro punto di osservazione guardino negli uffici, guardino il decreto n. 24. Il vicesindaco affermava che vi sono 1.781 operai edili (1.500 circa, se sottraiamo 200 tecnici) che potrebbero rivoltare la città di Palermo dalla mattina alla sera ogni giorno; la città viene invece rivoltata per altre ragioni. Quel decreto non esiste più per quella finalità, ma soltanto per altre cose, poiché essi fanno i bidelli, i bambinai, gli impiegati e così via. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Con il secondo decreto potevano fare anche questo! MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Non abbiamo più questa forza a disposizione della città. Ho insediato una commissione di indagine, voluta dal consiglio comunale alcuni giorni fa, che porterà avanti il proprio lavoro (deliberazione non di investigatori, ma di amministratori che vogliono conoscere cosa è stato fatto). Quante gare indiciamo per l'acquisto del materiale e poi, dopo due anni, scopriamo che il materiale non è stato acquistato o ne è stata acquistata solo una parte perché le fatture a pagamento in base a quella delibera sono pari soltanto ad un terzo ! Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, l'unica strada è quella dell'authority e del programma dei progetti. Non so se siano giusti i numeri esposti dal collega Arcuri ma, quali che siano, la situazione è ugualmente drammatica. PRESIDENTE. Onorevole Arcuri, lei era favorevole all'authority? EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Totalmente contrario! Pag. 1581 MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Nel prossimo mese di ottobre ci ritroveremo a pregare il prefetto affinché proroghi le locazioni degli immobili che abbiamo già. PRESIDENTE. Mi scusi, signor sindaco, vorremmo capire meglio, al fine di poterci pronunciare. E' stata fatta un'obiezione dall'onorevole Arcuri, o da altri, non ricordo: vi è una serie di emergenze e se il meccanismo dell'authority è quello che dovrebbe risolverle, storicamente non sembra sia mai accaduto così. Per altro verso, mettiamo da parte le amministrazioni e costituiamo una confederazione di authority. Cosa risponde a questa obiezione? MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. E' un'obiezione assolutamente pertinente perché, se dovessimo dichiarare forfait su tutto, non vi sarebbe neanche ragione di chiedere le elezioni. Tuttavia vi è un problema che porta in sé una serie di elementi: dalle immobiliari che hanno il monopolio degli affitti alla presenza di inquinamento in questo settore, all'incapacità di spendere da parte del comune; tutto questo ha determinato un'emergenza nell'emergenza, cioè una specialità dell'emergenza. La questione è solo questa e non si tratta di un'emergenza generale. Certamente i progetti sono stati carenti, ma sapete come sono stati fatti i sondaggi geognostici per quelle scuole in mancanza dei decreti di occupazione? Sono stati fatti ad occhio, e Palermo è una tragedia anche come sottosuolo, perché a venti metri si trovano cose completamente diverse... PRESIDENTE. La questione del greto dell'Oreto. MANLIO OROBELLO, Sindaco di Palermo. Il caso dell'Oreto rappresenta il metodo tradizionale di non fare il sopralluogo, che è il primo atto che qualsiasi professionista compie in presenza di un incarico progettuale (faccio il geologo, quindi conosco queste cose): occorre verificare i luoghi, controllare per esempio se il progetto concerne una zona in cui sorge un castello normanno. Credo di interpretare il pensiero della città nel dire che, poiché vi è la volontà di andare avanti, lo Stato non ci deve lasciare soli, perché da soli non ce la faremo. VITO RIGGIO. Vorrei richiamare l'originario intendimento del mio sottocomitato e di quello presieduto dal senatore Cutrera. Stiamo discutendo di un caso di studio, cioè del fatto che per vent'anni in questa città non si è provveduto all'adeguamento del piano regolatore da parte degli organismi politici ed amministrativi regolarmente eletti; non si trasformano gli affitti, di cui anzi si procede al rinnovo semiautomatico, né si attuano le provvidenze finanziarie che provengono dalla regione. Quando si attua il decreto Falcucci non tutti fanno le cose che abbiamo appreso: per esempio, ho visto la lettera di rinuncia all'incarico di un architetto (che vorrei fosse messa agli atti) il quale, essendo stato convocato per elaborare un progetto esecutivo entro dieci giorni, correttamente ha risposto di non poter lavorare con una scadenza così ravvicinata. Le cose non succedono per caso ma perché esiste un meccanismo amministrativo che mi pare indifferente agli sforzi di orientamento e di indirizzo provenienti dalle diverse amministrazioni. Se vogliamo fare un'analisi seria, questo è il problema, che prescinde dal voto subito o dopo. La questione è di come risanare con il bisturi una condizione culturale che poi diventa di cultura amministrativa, per la quale non esiste la regolarità dell'amministrazione. Tutto diventa emergenza e quindi dibattito politico sull'emergenza. Ciò è avvalorato dal fatto che per tanti anni non è scattato alcun controllo da parte della regione, del comune e delle commissioni provinciali di controllo. Che io sappia (ma probabilmente l'assessore Grillo ci potrà fare un rapporto dettagliato), non si è mai scoperto nulla, se non dopo che la magistratura ha iniziato un'indagine, nonostante copiose denunzie Pag. 1582 in questo senso. Vi è quindi un meccanismo interno alla macchina amministrativa che costituisce l'unica regola: quando la macchina amministrativa non funziona, i risultati sono questi. Ciò fa salve tutte le cose che abbiamo sentito; d'altra parte, la Commissione antimafia non fa indagini conoscitive per capriccio, ma per accertare casi esemplari e porvi rimedio d'intesa con le amministrazioni locali. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al comune di Palermo. L'intervento dell'onorevole Riggio e del sindaco Orobello mi portano alla riflessione che forse in quest'aula il discorso dovrebbe essere politico. Le considerazioni sull'emergenza e sul perché i politici non abbiano risolto questo problema devono tener conto del peso delle maggioranze politiche. In democrazia esiste il consenso, che supporta la maggioranza; però a Palermo vi è sempre stata quella di un partito che ha in Italia maggioranza relativa ed a Palermo quella assoluta e che, con collaborazioni di subalterni e di altri partiti, ha gestito ininterrottamente il potere. Se vogliamo identificare una responsabilità politica, dobbiamo indicare quella del partito che ha avuto la maggioranza dal 1945 al 1993. PRESIDENTE. Credo che molti potrebbero essere d'accordo, ma non è questa la sede per tale discussione. DOMENICO CAMPISI, Capogruppo del gruppo del MSI al comune di Palermo. Intendevo dare una cornice agli interventi dell'onorevole Riggio e del sindaco Orobello. PRESIDENTE. Dobbiamo trovare una soluzione per il problema specifico della scuola. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Sono molto deluso, perché questa non è stata un'audizione: fino a quando c'è la democrazia, si può esprimere un opinione che può anche essere diversa da quella del presidente della Commissione antimafia. PRESIDENTE. Ancora non ho espresso la mia. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Ho visto che era pronto a farlo. Il telegramma di convocazione parlava di un'audizione sui problemi di Palermo - città dove sono nato, dove abito, dove da più di dieci anni (è troppo, lo so) sono consigliere comunale - ed in particolare sugli appalti e sull'edilizia scolastica. Nel 1984 sono stato convocato dalla Commissione antimafia per un'audizione ed allora chi aveva cose da dire le ha dette, così come chi aveva materiale da produrre lo ha prodotto; quella è stata una classica audizione durata tutta una mattina, durante la quale nessuno si è posto il problema di chi dovesse essere ascoltato e di quanto dovessero durare gli interventi; la decisione era affidata al buon senso di chi parlava. A nessuno è stato detto: non più di otto minuti; non si è mai parlato della necessità dell'attenzione dello Stato verso la Sicilia, né delle radici del separatismo, né della qualità delle leggi approvate. Quando in questa sede si parla dell'assessorato agli enti locali, desidero rilevare semplicemente che esiste una documentazione molto voluminosa, relativa agli atti ispettivi presentati alla regione siciliana da tutti i gruppi parlamentari, sulle omissioni di questo assessorato. Forse la Commissione non lo sa; ritirerò questi atti, perché capisco che non sono utili alla discussione sul separatismo e sull'impegno dello Stato... PRESIDENTE. Mi scusi, non abbiamo fatto un discorso sul separatismo. Abbiamo posto un altro problema, cioè quale debba essere il corretto rapporto tra Stato e regione. Se questo non la interessa, posso capirlo; e capisco perché non la interessa. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Lei sa Pag. 1583 che il comune di Corleone è stato sciolto con mesi di ritardo rispetto a quando doveva esserlo? Se lei non lo sa, glielo dico io. PRESIDENTE. Il comune di San Giuseppe Jato non è stato ancora sciolto, se è per questo! EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Possiamo continuare: Bisacquino ... Ad ottobre da alcuni gruppi di opposizione è stato presentato al presidente della regione siciliana un dossier voluminoso che conteneva l'elenco delle cose non fatte, o per mancanza di deliberazioni della giunta o per mancanza di deliberazioni del consiglio comunale. Il presidente ha dichiarato di non conoscere quella situazione. A novembre in assemblea è stato detto che tutto andava bene a Palermo e che le cose dovevano continuare nel solito modo. Dopo quattro mesi, parte tardivamente una messa in mora dell'assessorato regionale agli enti locali; eppure, non c'era nessun elemento di novità rispetto a quanto segnalato nel mese di novembre. La ricognizione fu fatta poi, tardivamente, a gennaio. Questo è il vero problema del funzionamento del controllo sugli enti locali. Ad esempio, per quanto riguarda il piano regolatore generale di Palermo, il consiglio comunale ne vota nel 1967 la revisione, prima dell'emanazione del decreto ministeriale del 1968. E' agli atti della prima Commissione antimafia, eppure non c'è nessun organismo che costringe il comune di Palermo, inadempiente dal 1967 fino al 1989, a provvedere alla revisione dello strumento urbanistico. E' tutto agli atti della Commissione. L'indagine del prefetto Bevivino sulla situazione edilizia del comune di Palermo non l'ho fatta io! Cosa deve fare un consigliere, un cittadino, quando vede che demoliscono un edificio degli anni venti e costruiscono 11 metri cubi su metro quadrato? Bisogna andare sempre alla procura della Repubblica? Dopo un anno e quattro mesi che si chiede, con mozioni, interrogazioni ed interpellanze, che all'assessore all'urbanistica... Tutto ciò è documentato. Non si può fare una discussione sulle responsabilità: ci sono i tempi, ci sono le mozioni presentate. E' stato chiesto soltanto di poter discutere in consiglio comunale i destini urbanistici di Palermo. Tali questioni sono connesse allo sviluppo dei servizi, ivi compresa la scuola. Mi perdoni, signor presidente, ma mi sembra che da questo punto di vista vi sia una sottovalutazione e che, nonostante la grande attenzione, non sia stato sufficientemente valutato lo stato di grave sofferenza del consiglio comunale di Palermo: si prende in affitto una scuola senza alcun contratto dopo che è successo quello che è successo e cioè la nomina del commissario da parte della regione. Ha ragione il dottor Pioppo, quando scrive all'assessore agli enti locali chiedendo dove lo stesse mandando: mi è stato detto di regolarizzare gli affitti, ma come faccio a regolarizzarli se gli altri non vogliono farlo? Il consiglio comunale responsabilmente vota un ordine del giorno con il quale indica un percorso preciso, con richiesta al prefetto ed al Ministero della pubblica istruzione e con il quale impegna la giunta e il consiglio stesso: non succede nulla. Cosa si può fare di più? Altro che authority: mi pare che non ci sia sufficiente attenzione alle questioni! FRANCESCO CALDARONELLO, Presidente della provincia di Palermo. Ho omesso di fornire una risposta all'onorevole Folena circa l'istituto d'arte di Bagheria che, per quanto a sua conoscenza, sarebbe di proprietà di due fratelli mafiosi. Questo istituto è stato comprato dal comune di Bagheria con un mutuo che il comune tentò di passare alla provincia. Successivamente, con la mediazione del prefetto, si è stabilito che la competenza sarebbe passata alla provincia, ma il mutuo sarebbe stato pagato dal comune. Dunque, la provincia non ha comprato quell'immobile. Vorrei svolgere una breve considerazione sulla nuova legge sugli appalti, una Pag. 1584 materia per discutere la quale abbiamo svolto diverse riunioni. Sembra che tale normativa porterà un ulteriore stallo dell'economia palermitana, perché prima che vada a regime occorrerà un certo periodo. Non sono un esperto di legislazione; sono un agronomo e ho presentato le dimissioni qualche giorno prima del sindaco di Palermo. Tuttavia, analizzando la nuova regolamentazione degli appalti, rilevo che vengono richiamate un'infinità di leggi, tra cui un regio decreto di cento anni fa. Non si potrebbe stabilire che la nuova legge abroga le precedenti, fissando nuove regole ed evitando che sia necessario, per applicarla, consultarne altre cinquanta? MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Ritengo che la situazione urbanistica sia molto allarmante e pericolosa. Aver tenuto nel cassetto tutte le elaborazioni relative alla nuova variante generale del piano regolatore fa sì che oggi ci si trovi di fronte ad una variante di fatto che si sta sostituendo, o minaccia di farlo ogni giorno, a quella di diritto. E' bene che la Commissione sappia che i termini di legge per rispondere ai cittadini che hanno avanzato osservazioni e proposte alla delibera di adeguamento del piano regolatore generale al decreto ministeriale del 1968 - quindi rispetto ad un atto di venticinque anni fa - è scaduto a metà dicembre. Le direttive non sono state discusse, ancorché pronte. Rischiano pertanto di avanzare sul territorio proprio quei soggetti di cui si occupa la Commissione antimafia. Ciò può accadere anche attraverso le varianti parziali, o in benedizione alle medesime, che si sostanziano in singoli scempi del territorio. Con il materiale che consegno alla Commissione denuncio il massacro che sta avvenendo all'Acqua Santa, quasi fosse una riserva indiana, da parte dell'ente Porto di Palermo, che dovrebbe essere immediatamente commissariato, e della società Marina-Villa Egea, di cui la magistratura si è già occupata in passato con sentenze. Ho chiesto anche una verifica di compatibilità sulla realizzazione di un manufatto in un'area di proprietà dell'ANAS; ho rivolto questa richiesta al comune, al presidente della regione ed all'assessore al territorio. E' in discussione, inoltre, l'acquisizione dell'area dell'ex Chimica Arenella, che è sotto il controllo territoriale di una mafia non di secondo piano. C'è poi la questione dell'area ICEM e quella della destinazione delle aree industriali. Infine, occorre affrontare il problema dell'alienazione, proposta dal ministro Goria, di alcune aree. Su tutti questi argomenti la lotta è contro il tempo. Il sindaco, il presidente della regione e l'onorevole Riggio hanno sollevato il problema della non sospensione della democrazia. Per il piano regolatore esiste una commissione urbanistica di cui fa parte una persona che difende le immobiliari di cui abbiamo parlato e che difende davanti al TAR la metà delle persone e dei gruppi che hanno fatto ricorso contro l'adeguamento. EMILIO ARCURI, Capogruppo del gruppo misto al comune di Palermo. Fa parte di quella commissione su delibera della giunta. MICHELE FIGURELLI, Capogruppo del gruppo Insieme per Palermo al comune di Palermo. Ho chiesto se si trattasse di un omonimo ed ho posto il problema della compatibilità di fatto. Ho letto un brano della sentenza della corte d'appello del 1991, confermato nel 1992 dalla Cassazione, su grandi appalti di Palermo: essendosi il comune costituito parte civile, il sindaco Lo Vasco ha compiuto la difesa di un illustre imputato. E' stato scritto dai giudici che hanno emesso la sentenza, non da me. Questo signore difende la metà di coloro che hanno fatto ricorso davanti al TAR. Ecco perché ritengo che la questione del commissariamento del comune di Palermo può essere posta soltanto nel caso in cui si vada immediatamente alle elezioni. Non si comprenderebbe, per la democrazia italiana, perché a Milano sì ed a Palermo no. Credo che sia necessario un controllo democratico e, per quanto riguarda il Pag. 1585 commissariamento, devo sottolineare l'operato di persone stimate che hanno conservato nel tempo stima e riconoscimento: mi riferisco al prefetto Vito Colonna, che ha svolto le funzioni di commissario nel 1984 e per metà dell'anno 1985. Non solo io ma anche molti altri siamo stati costretti, in materia di appalti e di manutenzioni, a riprendere le deliberazioni adottate dal commissario Vito Colonna; abbiamo potuto constatare che questa persona onesta e perbene è stata schiacciata ed è rimasta ostaggio, in ordine a questioni delicatissime che ancora oggi paghiamo, di una certa burocrazia, sulla quale, onorevole Riggio, l'operazione che si sarebbe potuta e dovuta compiere e che si potrebbe ancora avviare consiste nell'applicare quello che fu il "decreto Palermo", poi trasformato in "legge Sicilia" in materia di mobilità, per mandare ai posti giusti alti funzionari. Ma questo non può essere fatto soltanto dal comune di Palermo: ben vengano tutti costoro, ben venga anche un'articolazione, purché resti sotto il controllo di un potere politico democratico. Ho citato l'esempio di Vito Colonna ma potrei riferirmi, signor presidente, alla situazione di comuni come quello di Bagheria, attualmente commissariato, in cui l'incarico per il piano regolatore viene assegnato ad un ufficio che è sotto i riflettori per questioni di mafia. A che cosa serve allora il commissario? Questo è un problema. Per citare un altro esempio, a Cerda un'impresa titolare dell'opera di metanizzazione non ha potuto più lavorare per problemi ambientali e l'appalto della metanizzazione è stato concesso dal commissario, a trattativa privata, alla Siciliana gas, in maniera irregolare ed illegale. Poiché ho letto che il sentore Cabras si è occupato in modo particolare dei comuni commissariati, desidero sottolineare che, prendendo in considerazione alcuni esempi di commissariamento, che sono numerosi nella provincia di Palermo e altrove, guardo con terrore all'eventualità che le elezioni a Palermo vengano rinviate per ragioni attinenti all'una o all'altra convenienza. Non considero inoltre assolutamente demagogica né propagandistica la battuta del sindaco, secondo cui se si deve procedere allo scioglimento del consiglio comunale, questo deve avvenire per consentire di votare subito. Altrimenti non si deve dare né un giorno né una settimana né un mese in più ad un potere incontrollato. BENEDETTO CAFFARELLI, Capogruppo del PRI al comune di Palermo. Desidero soffermarmi sulla questione dell'authority segnalando, a parte il problema scolastico, che al comune di Palermo (di fronte ad una situazione di disoccupazione che colpisce gli edili e i lavoratori in generale e che non è propria soltanto della città di Palermo ma sta interessando oggi tutta l'Italia) esistono appalti per un valore di circa 500 miliardi, in parte finanziati in parte già assegnati, che non riescono a partire. Per quanto riguarda il problema dell'authority, non capisco come essa potrebbe funzionare nel momento in cui il comune rischia, secondo la dichiarazione del presidente della regione, un lungo commissariamento, evenienza alla quale anch'io sono contrario. Non riesco a capire, in particolare, come dovrebbe articolarsi l'authority. Sono comunque convinto che per il comune di Palermo (come anche per la regione siciliana ma in questo momento stiamo parlando del comune di Palermo) sia difficile comprendere in che modo ci si debba districare tra leggi nazionali, regionali e comunali con riferimento sia al meccanismo della spesa sia alla volontà di spendere i soldi e al modo in cui impiegarli. Per esempio, la legge regionale introduce un'ottima impostazione sul modo in cui svolgere un appalto concesso in termini tradizionali, ammesso che ciò abbia ancora un senso in un Stato economicamente avanzato. La stessa legge tuttavia non tiene assolutamente conto di un'idea fondamentale che invece una norma sui lavori pubblici dovrebbe contenere: mi riferisco al fatto che se lo Stato deve comperare, per Pag. 1586 esempio, una casa, l'appaltatore deve fornire l'opera finita. Dal momento che esercito anche questo mestiere, posso affermare che le leggi nazionali e regionali si limitano a prevedere l'acquisto, per esempio, di metri quadrati di solaio, di muratura, oppure di un certo numero di lampade per l'illuminazione, ma non danno alcuna idea del progetto che ogni committente, quando acquista, vuole che sia finito nei tempi stabiliti, ai prezzi definiti e con le giuste modalità quanto agli standard di definizione. A tal fine è necessario compiere uno sforzo che consenta in primo luogo di prevedere un unico sportello che rilasci tutti i permessi: per ogni opera potrei descrivere il calvario rappresentato da iter, permessi, licenze, controlli, autorizzazioni, valutazioni di impatto ambientale, oltre che dalle ulteriori reazioni della popolazione, tutti fatti che non consentono mai di avviare la realizzazione di un'opera già progettata e appaltata prima di un anno e mezzo o due anni. Non si riesce infatti ad ottenere le licenze o le concessioni; tra l'altro, è in corso alla regione una grande dibattito circa la questione se l'opera pubblica debba avere una concessione a titolo gratuito, un certificato di conformità urbanistica, nonché se ogni volta si debba seguire un iter che di fatto blocca la spesa. Questo è, indipendentemente da quale sia la volontà, un elemento penalizzante che rende possibili, nel corso dell'iter, condizionamenti politici, inquinamenti professionali ed infiltrazioni mafiose. Una volta che si è decisa una spesa, è necessario effettuarla presto: se infatti un'opera è necessaria, va realizzata nei tempi stabiliti. Mi riferisco, in particolare, al piano per le scuole, in ordine al quale è irreale pensare che entro settembre o ottobre del 1993 le scuole possano essere tutte di proprietà dello Stato. E' altresì irreale pensare di eliminare il ricorso all'affitto degli edifici scolastici. Ritengo, in sostanza, che un programma (mi riferisco all'ordine del giorno approvato dal consiglio comunale) vada predisposto tenendo conto che il 1^ settembre prossimo le scuole riapriranno e per quella data non si può pensare ad elementi migliorativi ma occorre avere già un programma. GAETANO GASPARRO, Capogruppo del gruppo del PLI al comune di Palermo. Anche se non sono intervenuto in precedenza per una questione di rispetto nei confronti dell'onorevole Campione, che doveva raggiungere Palazzo Chigi, ritengo ora doveroso far sentire la voce del partito liberale sugli argomenti posti all'ordine del giorno della Commissione antimafia. Concordo pienamente con l'intervento dell'onorevole Folena e con le osservazioni svolte dai colleghi consiglieri comunali di Palermo, perché è necessario che sul problema degli affitti si metta un punto fermo e definitivo. Si tratta infatti di un problema annoso e dannoso per l'amministrazione, visto che da almeno vent'anni si ripetono sempre le stesse delibere per il rinnovo di contratti che decadono per morosità, più o meno palese, o per altri motivi che sono già stati illustrati dai colleghi consiglieri. Siccome dalle parole dobbiamo passare ai fatti (occorre quindi che entro il mese di settembre del 1993 si adotti una soluzione), è evidente che si deve individuare una soluzione immediata, predisponendo fin d'ora una proposta che si traduca, entro il mese di settembre di quest'anno, in progetto esecutivo. Al di là del fatto di esprimere un giudizio definitivo, se i tempi sono veramente così ristretti (come tutti abbiamo rilevato) mi chiedo chi, se non un'autorità unica, possa avere la competenza per risolvere tali problemi entro sette o otto mesi. Desidero inoltre riprendere l'intervento del presidente Campione relativamente all'eventualità di tenere le elezioni nella primavera del 1994. Mi sembra che una posizione del genere sia in contrasto con quanto tutti i consiglieri comunali di Palermo hanno affermato oggi in questa Pag. 1587 sede. Spesso infatti ci siamo lamentati per una burocrazia che ha lasciato quanto meno a desiderare; qualcuno ha addirittura ventilato l'ipotesi che la burocrazia possa essere anche collusa con il sistema mafioso. Mi chiedo allora se sia saggio nominare un commissario, prevedendo così una gestione monocratica e autarchica portata avanti, nelle sue scelte, da una burocrazia che al comune di Palermo ha lasciato quanto meno a desiderare. Mi domando se invece non sarebbe più giusto e rispettoso nei confronti dell'opinione pubblica sciogliere il consiglio comunale; se in particolare l'assemblea regionale (non è una battuta del sindaco Orobello) approvasse una legge in base alla quale far svolgere le elezioni entro il prossimo mese di maggio o di giugno, sarei il primo, insieme al sindaco Orobello e a tutti gli altri 31 firmatari, a rassegnare le dimissioni. Proprio in virtù di quello che sosteniamo e che dichiariamo all'esterno circa l'esigenza di rispettare la volontà popolare, mi chiedo se sia il caso di invitare l'assemblea regionale a legiferare affinché a Palermo si tengano al più presto le elezioni comunali o se invece sia preferibile (questa mi sembra un'idea pazzesca) affidarsi ad un commissario, chiunque egli sia (anche se si trattasse di una persona molto rispettabile), che verrebbe tuttavia sospinto da una burocrazia che lascia quanto meno a desiderare. SANTI RAPISARDA. Riprendo la proposta che avevo già avanzato, perché a questo punto è assolutamente necessario che la Commissione nazionale antimafia effettui una visita di almeno tre giorni nel comune di Palermo, procedendo a sondaggi, anche a campione, su tutte le amministrazioni succedutesi negli ultimi venti anni. PRESIDENTE. Il consigliere Figurelli ha citato due casi, uno dei quali riguarda Cerda e l'altro Bagheria. Ritengo allora opportuno raccogliere gli elementi emersi per poi prendere una decisione. SANTI RAPISARDA. Insisto nella proposta che ho avanzato. ACHILLE CUTRERA. All'ordine del giorno della seduta di oggi era iscritta la relazione che avrei dovuto svolgere in qualità di coordinatore del gruppo di lavoro sugli appalti. Mi appello tuttavia alla cortesia del presidente e dei colleghi per fissare un'altra data per lo svolgimento della relazione, anche in virtù degli incontri avuti presso l'VIII Commissione della Camera sul tema della legge quadro. Mi sembra infatti che oggi non vi sia il tempo per una simile discussione. Desidero tuttavia sollecitare la fissazione di una prossima seduta da dedicare all'argomento, considerata l'importanza della relazione, anche in coincidenza con le osservazioni svolte in questa sede dal presidente della regione Campione, il quale ha espresso valutazioni che mi sembrano estremamente importanti circa il rapporto tra la questione degli appalti, la legge regionale della Sicilia e la legge quadro nazionale su tale materia. Pur senza entrare nel merito delle questioni che si pongono in rapporto a tali considerazioni, ne rilevo la fondatezza e ritengo di condividere il disappunto del presidente Campione nel momento in cui ha rilevato l'indifferenza nazionale in ordine alla legge regionale della Sicilia sugli appalti. Si tratta di un'indifferenza che si rileva sulla stampa, sui mass media e nell'opinione pubblica. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. A differenza di quanto avviene per la legge sull'elezione diretta del sindaco. ACHILLE CUTRERA. Questa situazione di sofferenza rappresentata dal presidente Campione non mi meraviglia, perché analoghe sofferenze abbiamo dovuto manifestare altre volte, cercando di attirare l'attenzione verso modifiche legislative che abbiano un carattere di effettiva incidenza sui rapporti coinvolti nella normalità degli interessi che verifichiamo o tentiamo di disciplinare. Pag. 1588 Nella legge regionale della Sicilia vi sono alcuni aspetti molto importanti (il numero delle stazioni appaltanti, il tipo di procedure, i rapporti con le agenzie periferiche, la sostituzione della pluralità dei centri di appalto con un numero limitato di queste strutture). Credo che questo porti ad un contraddittorio rilevante anche con le ipotesi in corso d'esame presso l'VIII Commissione della Camera. Da qui la richiesta di rinvio, non per deludere i nostri amici ospiti ma anzi per sottolineare che il loro contributo è stato particolarmente importante ed ha sostenuto il nostro lavoro. E voglio dire al presidente e agli altri membri della Commissione che l'attività del gruppo di lavoro sugli appalti è giunta al punto da consentire nei prossimi giorni l'elaborazione di un documento di proposta - approfittando della collaborazione, che considero molto preziosa e valida, dei collaboratori dei quali la Commissione può valersi -, un documento che probabilmente presenta, anche dopo la consultazione di quest'oggi, un'importanza, ai fini della legislazione nazionale, maggiore di quanto potessimo immaginare. Quindi, ringrazio i nostri ospiti e chiedo loro di non ritenere che il rinvio sia una dimenticanza, perché invece costituisce una sottolineatura dell'importanza del contributo da essi fornito. Abbiamo ascoltato per ore una dinamica di fenomeni che presentano aspetti non di disattenzione ma di inquietante penetrazione, ed ho colto elementi di grande preoccupazione. Vorrei però fermarmi al problema appalti-scuole, essendo nostra ipotesi di lavoro quella di porre un'attenzione più specifica su questo tema, per farne un caso di studio al fine di verificare la possibilità di incidenza e di soluzione, secondo il tradizionale metodo di lavoro della Commissione antimafia, che è quello di indagare, quindi di conoscere, per poi proporre. Se non colleghiamo questi momenti, ci limitiamo a predisporre una delle tante relazioni delle quali sono pieni gli scaffali del Parlamento e anche di questa Commissione. Per arrivare a questa soluzione, non sarei tanto preoccupato dall'insufficiente termine del 30 settembre, poiché troppo ristretto; non vorrei fossimo frustrati da questo termine rispetto ad un problema di difficile soluzione, anche se esso fosse riferito al 1994. Avendo questa filosofia di un'amministrazione del possibile ma anche dell'efficiente, chiederei alla Commissione - raccogliendo tutto il materiale che oggi ci è stato consegnato - di procedere, entro un termine di 30 giorni, al completamento, a cura dei nostri uffici, della raccolta dei documenti, sia quelli amministrativi già in atti sia quelli che mi permetterò di riepilogare in esito al dibattito di oggi sia, infine, quelli di carattere processuale, che mi sembrano estremamente rilevanti, perché in essi troviamo anche le analisi dei fatti. Vorrei che il nostro lavoro si affiancasse a quello dei giudici, non per sostituirsi ad esso ma per non ripetere indagini già svolte in quelle sedi. Quindi, occorrono documenti di carattere amministrativo e di carattere processuale, sia in sede penale sia in sede di giustizia amministrativa. Di fronte al TAR spesso si consumano situazioni che generalmente non vengono conosciute dall'opinione pubblica ma che spesso incidono molto sull'operare della pubblica amministrazione. Entro 30 giorni, sulla base della conoscenza dei documenti sopraddetti e come richiesto da quasi tutti i colleghi, dovremmo poter svolgere un'indagine in loco; decideremo poi di quale durata. In tal modo, entro 30 giorni potremmo giungere ad una sorta di definizione dell'informazione di base, che è il punto di partenza per studiare una proposta. Ho valutato molto interessante l'ipotesi dell'onorevole Folena nel suo aspetto di denuncia. Ritengo di dover meditare insieme al gruppo di lavoro sulla proposta di authority, che mi sembra contenga elementi di grande interesse ma nel contempo sollevi anche grandi perplessità. Su questa alternativa non vorrei entrare nel merito di una proposta di soluzione, non essendo sufficienti le conoscenze di base per andare a formularne una. Pag. 1589 Vorrei sottolineare l'importanza di due questioni. In primo luogo, bisogna approfondire l'aspetto burocratico e quindi amministrativo dei meccanismi di funzionamento nel comune di Palermo. Sono rimasto colpito da una serie di osservazioni che attengono al funzionamento delle ripartizioni ed anche dell'ufficio tecnico. Ho l'impressione che non sia un rapporto triangolare quello tra mafia, politica e imprenditoria, come siamo abituati a ritenere, ma un rapporto a quattro, in cui accanto a mafia, politica e imprenditoria c'è anche la burocrazia amministrativa come soggetto delle responsabilità. Se è vero, vorrei saperne di più; mi sembra che l'audizione non abbia esaurito il tema ma lo abbia solo segnalato, né abbiamo acquisito documenti tali da poter dire se in questo discorso rilevi maggiormente la ripartizione patrimonio piuttosto che quella degli affari legali (essendo avvocato, penso che anche gli affari legali potrebbero essere interessanti nella valutazione). Vorrei anche verificare a Palermo una conoscenza ulteriore di questi fenomeni in rapporto alle conoscenze acquisite dal prefetto - che mi sembra sia il soggetto che finora ha più collaborato con noi, inviando documenti e consentendoci di incontrare i nostri ospiti siciliani - anche nella sua qualità di presidente del comitato per la pubblica amministrazione. Questa ipotesi di lavoro potrebbe esaurirsi in 30-40 giorni, verificando la disponibilità dei rappresentanti politici qui presenti ad un esame delle proposte in modo da concludere questa fase in un tempo non superiore ai due mesi a partire da oggi. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Ringrazio il presidente e i membri della Commissione antimafia per l'invito, che per la verità mi è stato rivolto l'altro ieri. Penso che il presidente Violante abbia invitato anche il presidente dell'assemblea regionale in seguito alla lettera invita dagli onorevoli Zacco La Torre e Guarnera relativa al sistema informatico dell'assemblea regionale. PRESIDENTE. L'abbiamo invitata perché questa è una sede di rappresentanza. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Sono stato ben lieto di assistere a questo dibattito che riguarda la maggiore città della nostra isola, che tuttavia rimane una regione di 5 milioni di abitanti, con gravi problemi anche nelle altre grandi municipalità. Da questo punto di vista, vorrei dire che condivido pienamente le riflessioni del presidente della giunta regionale, Campione, in relazione alle nuove regole che l'assemblea si è data - certamente, con l'input del governo regionale -, a quel ventaglio di regole sia elettorali sia di ordinamento che possono ridare nuovo slancio all'autonomia regionale, che nasce da una norma costituzionale che ha preceduto la stessa Costituzione repubblicana. Posso dire che anche nel dibattito costituzionale di questi mesi presso la Commissione bicamerale siamo stati, come assemblea regionale assieme agli altri consigli regionali del paese, più che presenti nel proporre la modifica dell'articolo 116 della Costituzione, ricevendo anche l'apprezzamento della Commissione per le ipotesi che abbiamo formulato. Certamente, l'assemblea regionale non gode di alcuna extraterritorialità; è anch'essa in discussione come tutto l'impianto costituzionale ed istituzionale del nostro paese, per cui abbiamo ritenuto di dare un contributo, anche con l'aiuto dei nostri funzionari, con un certo successo, riconosciuto anche dagli altri consigli regionali del paese. Di fronte alle riflessioni dell'onorevole Folena, che le aveva già manifestate in Pag. 1590 varie occasioni, in relazione alla lettera degli onorevoli Zacco La Torre e Guarnera, mi sono trovato un po' spiazzato all'inizio. Mi dispiace affrontare l'argomento, perché credo che sia assolutamente separato dai temi discussi oggi e che avrebbe potuto formare anche oggetto di un dibattito diverso, di un'altra seduta della Commissione; ma sono costretto a parlarne perché l'onorevole Folena lo ha, per così dire, impetuosamente inserito. Quando l'ho sentito affermare all'inizio che la società ICARO gestisce l'informatica dell'assemblea regionale sono rimasto spiazzato, perché nessuna società ICARO gestisce l'informatica dell'assemblea regionale: l'assemblea regionale siciliana si è dotata di un suo sistema informatico interno, che non è gestito assolutamente da nessuno. Apprezzo molto l'operato dell'onorevole Folena nella nostra regione - egli è stato segretario prima del PCI poi del PDS - tuttavia mi è sembrata assolutamente sorprendente l'affermazione della commistione tra il sistema informatico dell'assemblea regionale, che è un'entità costituzionale e istituzionale precisa, con i problemi del sistema informatico della pubblica amministrazione, perché postulando questa commistione rischiamo di non uscirne più. Voglio ricordare che la Sicilia ha mutuato il sua sistema istituzionale da quello nazionale sicché vi è una rigida separazione tra legislativo ed esecutivo. Questo mi pare sia sufficientemente noto; rischio di dire persino una banalità. Il parlamento siciliano è dotato di autonomia regolamentare, funzionale, organizzativa e contabile, esattamente secondo il modello dei due rami del Parlamento nazionale. Ha modellato la sua organizzazione interna, e continua a farlo, su quella del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Ed anche per quanto attiene all'evoluzione del suo sistema informativo automatizzato interno si è rifatto alle esperienze maturate dalle due Camere. PRESIDENTE. ICARO non è una società, è un sistema. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Non si deve confondere il sistema automatizzato dell'assemblea regionale con altre esperienze condotte dalla stessa regione siciliana o, sul piano nazionale, per esempio, con i piani telematici firmati dall'Agensud con Teleinform, un consorzio di imprese private, che dovrebbero comportare una spesa 1.600 miliardi e per i quali sono stati assegnati progetti di fattibilità per circa 38 miliardi. Qui siamo in un settore completamente diverso. Nessuno si sorprenda - poi lasceremo la documentazione - se osserviamo che in dodici anni l'assemblea regionale avrà speso non più di 10 miliardi. La stampa che si è occupata in generale del sistema informatico in Sicilia è incorsa dunque in un atteggiamento di ambiguità ed è sconfinata in una sorta di zona grigia, nel momento in cui non ha distinto tra il sistema informatico parlamentare (creato dal parlamento siciliano) e le altre esperienze di sistemi telematici affermatesi di volta in volta. Nel 1974 l'assemblea regionale siciliana si è dotata di un sistema IBM, a seguito di una valutazione comparativa effettuata da un'apposita commissione di esperti. Di tale commissione facevano parte i professori Aprile, Cugino... PRESIDENTE. Se lo desidera, può consegnarci la relativa documentazione. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Lo farò senz'altro. Nel 1978 l'assemblea regionale ha ordinato all'IBM un nuovo sistema denominato, se non sbaglio, S38. Mi perdonerete se qualche riferimento non è preciso; del resto, non sono un competente, tanto che non sono nemmeno in grado di utilizzare direttamente il sistema e devo far ricorso ad una segretaria che è certamente Pag. 1591 molto più brava di me. Nello stesso anno si è proceduto all'assunzione, tramite concorso pubblico, di un programmatore IBM, il dottor Savona. Si tratta di un funzionario dell'assemblea che - ripeto - è stato assunto nel 1978 con la specifica qualifica di programmatore IBM (qualifica di gruppo B). Dal 1978 al 1988 l'informatizzazione degli uffici dell'assemblea regionale riguarda essenzialmente procedure amministrativo-contabili. A partire dal 1983, viene avviata un'esperienza pilota, a cura del direttore del servizio documentazione, di assistenza legislativa e di biblioteca, per la creazione di banche dati riguardanti il patrimonio librario dell'assemblea regionale. Nel 1983 viene offerto all'assemblea dal dottor Savona, dipendente dell'amministrazione, l'uso gratuito e perenne (al riguardo conserviamo ancora i documenti e le lettere di ringraziamento del presidente dell'epoca) del programma di gestione e di interrogazione dati denominato ICARO. Tale programma risulta compatibile con l'elaboratore già in uso presso l'assemblea regionale. Nel 1988 si approva il progetto di estensione dell'informatizzazione dei servizi interni agli uffici parlamentari, stabilendo che tale operazione dovesse articolarsi per fasi successive. A tale scopo è stato deliberato dal consiglio di presidenza l'adozione di un sistema IBM S38, in funzione dal 1978. Qualche mese più tardi l'IBM ne annuncia il ritiro dal mercato ed il sistema viene sostituito da un altro più avanzato e ricco, l'AS400 IBM, compatibile con il sistema preesistente. Per questa ragione la spesa sostenuta è stata notevolmente ridotta rispetto ad altri tentativi. Dal 1988 ad oggi, l'amministrazione dell'assemblea ha provveduto ad assicurare l'apporto necessario all'automazione del complesso di attività gestionali. Tutti i giovani funzionari contribuiscono, lavorando, ad arricchire automaticamente il sistema informatico. Del resto, si tratta dello stesso sistema adottato dalla Camera dei deputati, che credo abbia attualmente circa 50 addetti, a fronte dei 18 che operano presso di noi. I nostri funzionari contribuiscono inoltre a riorganizzare le metodologie di lavoro presso tutti gli uffici di immediato supporto dell'attività parlamentare e ad una riconversione del personale che, nel giro di cinque anni, ha portato... PRESIDENTE. Le rinnovo l'invito a consegnarci la documentazione relativa alla materia che sta trattando. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Gliela lascerò senz'altro. Nel 1990 l'Assemblea regionale riceve la visita di tre funzionari informatici della Camera dei deputati inviati in missione al fine di approfondire alcuni aspetti operativi delle procedure automatizzate presso il sistema elaborativo AS400 IBM, da replicare su un sistema dipartimentale della Camera. L'assemblea siciliana, almeno in questo caso, è diventata una sorta di esempio e di dato di paragone anche per altre istituzioni democratiche del paese. Si è provveduto quindi all'istituzione di una banca dati. L'onorevole Folena ha fatto riferimento ai rapporti con il CERISDI. Nel 1991 il consiglio di presidenza autorizzò l'avvio di una collaborazione con tale centro, azionato dal governo regionale, che tra l'altro ha lo scopo di creare una banca dati della Gazzetta Ufficiale della regione siciliana, contenente anche un archivio automatizzato sugli appalti pubblici (stazioni appaltanti, partecipanti, ditte invitate alla gara e imprese vincitrici), che potrebbe consentire nel corso degli anni di avere a disposizione i dati dei quali si parlava in precedenza. La relativa convenzione fu siglata nel 1991. Tutto questo comporta un costo annuo di 10 milioni. Un giornale - non mi ricordo quale sia - ha parlato di cifre a 13 zeri; eppure, ripeto, il costo Pag. 1592 annuo complessivo ammonterebbe, o ammonterà, a 10 milioni. Sempre nel 1991, nella mia qualità di presidente dell'assemblea regionale, su proposta del collegio dei deputati, ho approvato e reso esecutivo il disciplinare per la concessione del servizio. PRESIDENTE. La invito a concludere. PAOLO PICCIONE, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. I collegamenti che l'assemblea ha voluto estendere a comuni, province e ad alcune sezioni della magistratura (vi consegneremo un elenco degli utenti del sistema) sono computabili in circa 300 e sono assolutamente gratuiti. Abbiamo inteso porre questo gioiello della tecnologia a disposizione di un'utenza vasta ed ampia: ciascuno degli utenti può collegarsi alle banche dati con qualsiasi tipo o marca di personal computer. Sfruttando una rete telematica che stiamo istituendo in collaborazione con la SIP, qualsiasi utente siciliano che ne abbia voglia si può collegare con la nostra banca dati. Per concludere la trattazione di questo argomento, vorrei informarvi che dispongo di un rapporto nel quale sono contenuti dati di raffronto con altri sistemi informatici, in particolare con quelli della Camera e del Senato. L'assemblea ha speso 2 miliardi per servizi informatici e per l'acquisizione di banche dati esterne ed impiega a tal fine 8 unità. Gli utenti esterni - ripeto - sono circa 300. La Camera dei deputati ha invece speso 12 miliardi, utilizza 50 addetti ed ha 180 collegamenti esterni. Il Senato ha speso 4 miliardi circa, impiega 27 unità ed ha attivato 150 collegamenti esterni. Si tratta di dati ufficiali che sottopongo all'attenzione dei membri della Commissione. La lettera degli onorevoli Zacco La Torre ed altri pone ulteriori questioni sulle quali il consiglio di presidenza dell'assemblea sta ragionando nella prospettiva di addivenire ad una riflessione più compiuta, anche perché vi può essere stata l'"approfittazione" da parte di qualche funzionario. Sotto questo profilo, avremo il tempo per riflettere e per portare le risultanze della nostra riflessione a conoscenza della Commissione antimafia. PRESIDENTE. Lei ha trattato una questione che considero collocata a latere degli argomenti all'ordine del giorno. Del resto, il riferimento ai problemi informatici è stato stimolato dalla domanda posta dall'onorevole Folena. Il significato da conferire all'incontro odierno è quello dell'avvio di un dialogo tra la Commissione antimafia e gli elementi di governo della regione siciliana e, in particolare, di Palermo. Parlo di avvio di un dialogo perché riteniamo che lo scambio di opinioni non si possa esaurire nell'ambito di una sola occasione di incontro. Al contrario, così come del resto sta avvenendo rispetto ad altre istituzioni, il nostro intendimento è di istaurare un rapporto di continua comunicazione interattiva. Il senatore Cutrera, che coordina uno specifico gruppo di lavoro, ha formulato una serie di proposte che credo possano essere valutate in sede di ufficio di presidenza. ACHILLE CUTRERA. D'accordo, presidente. PRESIDENTE. Il punto è di stabilire in quali termini possa essere proposta una soluzione al problema delle scuole. Credo anch'io che sia difficile intervenire prima di settembre; vanno tuttavia individuate forme di intervento che aiutino a risolvere, almeno in parte, le questioni evidenziate. Vanno inoltre valutate le questioni concrete indicate nei documenti che ci sono stati consegnati e nelle osservazioni formulate nel corso della seduta. In linea di massima, possiamo individuare un intreccio tra due piani: quello specifico, collegato alle questioni della scuola e Pag. 1593 degli appalti, e quello più generale del governo regionale. Quanto al primo aspetto, mi pare che il senatore Cutrera abbia proposto di lavorare con riferimento a questa vicenda (credo che dovremo recarci a Palermo - e forse non solo in quella città - così come è stato richiesto da alcuni colleghi). Successivamente, individueremo il tipo di proposta da formulare in ordine ai singoli punti. Inviteremo a quel punto i vertici delle rappresentanze e delle varie istituzioni per un confronto sulle nostre proposte, che sarebbe opportuno portare a loro conoscenza in una fase precedente al confronto stesso. Tutto questo discorso, ovviamente, è valido nell'ipotesi in cui non si svolgano subito le elezioni. Si tratta, comunque, di una questione che è nelle vostre mani. Vi ringraziamo per la vostra partecipazione e per il contributo offerto; sono state cinque ore di lavoro davvero proficue. La seduta termina alle 14,25.