Pagina 2453 AUDIZIONE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA SALVATORE ANNACONDIA PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE indice Audizione del collaboratore di giustizia Salvatore Annacondia : Violante Luciano, Presidente 2455, 2456, 2457 2458, 2459, 2460, 2461, 2462, 2463, 2464, 2465, 2466 2467, 2468, 2469, 2470, 2471, 2472, 2473, 2474, 2475 2476, 2477, 2478, 2479, 2480, 2481, 2482, 2483, 2484 2485, 2486, 2487, 2488, 2489, 2490, 2491, 2492, 2493 2494, 2495, 2496, 2497, 2498, 2499, 2500, 2501, 2502 2503, 2504, 2505, 2506, 2507, 2508, 2509, 2510, 2511 2512, 2513, 2514, 2515, 2516, 2517, 2518, 2519, 2520 2521, 2522, 2523, 2524, 2525, 2526, 2527, 2528, 2529 2530, 2531, 2532, 2533, 2534, 2535, 2536, 2538, 2542 2543, 2544, 2545 Annacondia Salvatore 2455, 2456, 2457, 2458, 2459, 2460, 2461, 2462, 2463, 2464, 2465, 2466, 2467 2468, 2469, 2470, 2471, 2472, 2473, 2474, 2475, 2476 2477, 2478, 2479, 2480, 2481, 2482, 2483, 2484, 2485 2486, 2487, 2488, 2489, 2490, 2491, 2492, 2493, 2494 2495, 2496, 2497, 2498, 2499, 2500, 2501, 2502, 2503 2504, 2505, 2506, 2507, 2508, 2509, 2510, 2511, 2512 2513, 2514, 2515, 2516, 2517, 2518, 2519, 2520, 2521 2522, 2523, 2524, 2525, 2526, 2527, 2528, 2529, 2530 2531, 2532, 2533, 2534, 2535, 2536, 2537, 2538, 2539 2540 2541, 2542, 2543, 2544 Bargone Antonio 2530, 2531, 2532 Brutti Massimo 2534, 2539, 2540, 2541, 2542 Cabras Paolo 2480, 2481, 2482, 2483, 2487, 2506 2507, 2511 Cafarelli Francesco 2488, 2532, 2533, 2534 2535, 2536 Fausti Franco 2537, 2538, 2539 Galasso Alfredo 2479, 2507, 2536, 2537 Imposimato Ferdinando 2513, 2517 Matteoli Altero 2476, 2478, 2482, 2484, 2492 Taradash Marco 2460, 2462, 2463, 2482, 2491, 2492 2494, 2496 2514, 2515, 2518 Pagina 2454 Pagina 2455 La seduta comincia alle 10,20. ( La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente) . Audizione del collaboratore di giustizia Salvatore Annacondia. PRESIDENTE. Signor Annacondia, lei è davanti alla Commissione parlamentare antimafia che intende porle alcune domande sull'organizzazione criminale di cui lei ha fatto parte. Una prima serie di domande le sarà posta da me, mentre una seconda tornata direttamente dai commissari. Innanzitutto le chiediamo di dire come si chiama, quando è nato, che scuole ha frequentato e che lavoro ha svolto; mi riferisco al lavoro lecito, se ne ha svolto uno. SALVATORE ANNACONDIA. Mi chiamo Annacondia Salvatore, sono nato a Trani il 31 ottobre 1957. Titolo di studio è la terza media. PRESIDENTE. Ha svolto qualche attività lavorativa? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, commerciante. PRESIDENTE. In che cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Di abbigliamento, di accessori vari, sanitari, ceramiche. Le parti sostituite dalla parola OMISSIS sono state segretate con delibera della Commissione del 3 agosto 1993. PRESIDENTE. Quando è entrato a far parte della criminalità organizzata pugliese? SALVATORE ANNACONDIA. Sono entrato a far parte della vita tra il 1974 e il 1975. PRESIDENTE. Quando ha detto che è nato? SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1957. PRESIDENTE. Quindi, a 17-18 anni? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. In Puglia oppure in altri posti? SALVATORE ANNACONDIA. Emigrai dalla Puglia a Milano. PRESIDENTE. Andò dalla Puglia a Milano? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Nel 1976 ero già a Milano. PRESIDENTE. E come entrò? Aveva già contatti con la criminalità quando andò a Milano? SALVATORE ANNACONDIA. I contatti con la criminalità erano amici locali che si erano già trasferiti anni prima a Milano. PRESIDENTE. Quindi, lei prese contatto con questi suoi amici a Milano? Pagina 2456 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare come avvenne poi la sua lenta salita nel mondo criminale? SALVATORE ANNACONDIA. I primi anni di vita nel mondo, nell'ambiente, si svolsero intorno al 1976 quando andai a Milano e conoscevo degli amici miei di Trani, che da molti anni erano già emigrati a Milano. I primi anni della mia vita si sono svolti su a Milano quando andavamo a rubare sui treni davanti ai semafori, nelle ferrovie. PRESIDENTE. Può spiegare cosa vuol dire che rubavate sui treni? SALVATORE ANNACONDIA. Aspettavamo davanti ai semafori. Quando passavano i treni merci e si fermavano al semaforo rosso noi tagliavamo il blindo, aprivamo e scaricavamo la merce che stava. Questo fatto durò per un annetto, alcuni anni; e la testa iniziava a capire di più, perché vivendo al nord non è come vivere al sud, si imparano tante cose. Questo per dirle che la vita che si può svolgere su al nord, a Milano, non si poteva svolgere al sud. Si inizia a conoscere il fior della vita, conoscendo locali notturni; iniziando a frequentare altri ambienti si insegnano tante cose. Perché quello che noi non avevamo al sud l'abbiamo capito su al nord, abbiamo intrapreso la loro mentalità, diciamo dell'ambiente vero della malavita. Questo abbiamo portato al sud poi. PRESIDENTE. Quindi, a Milano lei è entrato in contatto con una mentalità criminale più organizzata, più dinamica. Questo vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché i piccoli ladruncoli che eravamo al paese, vivendo su al nord, abbiamo potuto capire cos'era stare sul marciapiede. PRESIDENTE. Cosa intende per "stare sul marciapiede"? SALVATORE ANNACONDIA. Stare sul marciapiede sarebbe la strada. PRESIDENTE. A Milano è entrato in contatto con qualche criminale o con qualche organizzazione criminale particolarmente importante? SALVATORE ANNACONDIA. In quegli anni iniziammo a conoscere qualcuno, poi me ne tornai giù al paese dove, nel 1978, fui arrestato per la prima volta. Uscii dal carcere con gli obblighi della sorveglianza. La mia vita è iniziata nel 1981, 1980-1981, quando ci inserimmo proprio in un altro ambiente, facemmo il primo salto di qualità. Si fondò a Trani una cooperativa per ex detenuti ed iniziammo, tramite un'altra persona - di cui non posso fare il nome perché coperto da segreto istruttorio per le indagini in corso - ad avere prime esperienze, come appalti... PRESIDENTE. Andiamo con ordine. Lei stava a Milano ed io prima le ho chiesto se era entrato in contatto con qualche organizzazione criminale o con qualche criminale importante. SALVATORE ANNACONDIA. Guardi, signor presidente, all'epoca - come le ho detto - eravamo giovani, conoscevamo tanta gente ma noi avevamo la testa a modo nostro. Cercavamo di opzionare proprio le loro idee e di questo noi abbiamo portato tutto giù. PRESIDENTE. Ho capito, però può rispondere con precisione alla domanda? Lei ha conosciuto a Milano una organizzazione criminale particolare o dei criminali importanti particolari? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Chi sono? SALVATORE ANNACONDIA. Questi li ho conosciuti negli anni successivi. PRESIDENTE. Ho capito, dopo. Pagina 2457 SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché in quegli anni si conoscevano tante persone, ma eravamo dei giovanotti. Potevamo solo servire. PRESIDENTE. Adesso ho capito. Poi lei è tornato giù. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Giù è stato arrestato. Per che cosa? SALVATORE ANNACONDIA. La prima volta fui arrestato per furto. PRESIDENTE. Poi uscì e si inserì in questa cooperativa di ex detenuti. SALVATORE ANNACONDIA. La costituimmo proprio questa cooperativa per ex detenuti. PRESIDENTE. Che attività lavorativa svolgeva questa cooperativa? SALVATORE ANNACONDIA. Si occupava di parcheggi, pulizie in pretura, una serie di tipi di appalti. Nel 1981 ci fu un' escalation particolare ed iniziammo a prendere il controllo del territorio. PRESIDENTE. Quando parla di "territorio", a quale zona si riferisce? SALVATORE ANNACONDIA. Iniziammo con Trani. Poi, pian piano, cominciammo ad avere altre conoscenze, altre persone... PRESIDENTE. Perché parla del 1981? Cosa segna questa data? SALVATORE ANNACONDIA. Il 1981 è l'anno in cui per la prima volta facemmo un tentato omicidio. La situazione è andata avanti per tutto il 1981 ed il 1982 ed il nostro capo non dico che fu decimato, ma si allontanò per paura delle nostre menti: oramai, lo avevamo superato. PRESIDENTE. All'epoca, chi era il vostro capo? SALVATORE ANNACONDIA. Chiamiamolo capo... Era un tale Nicola Delisanti, un grosso cervellone nell'imprenditoria. Poi è accaduto che nel 1983 fui arrestato per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo di armi. Questo ha segnato la mia scalata ai vertici. PRESIDENTE. Ciò perché si trattò di un delitto importante? SALVATORE ANNACONDIA. Era un delitto importante, molto importante, perché questo ragazzo aveva una fama... PRESIDENTE. Si riferisce alla persona che fu uccisa? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Aveva una fama di grande picchiatore. Dopo questo omicidio, ampliai le mie amicizie nelle carceri, all'epoca in cui si è cominciata a costituire la vera malavita in Puglia, negli anni ottanta, nel 1983... PRESIDENTE. Quindi, la vera malavita in Puglia si costituisce nei primi anni ottanta. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare le caratteristiche della criminalità pugliese? SALVATORE ANNACONDIA. La malavita pugliese è abbastanza pericolosa ed è molto più avanzata delle altre perché ha assorbito tutte le mentalità, sia della mafia siciliana sia della 'ndrangheta calabrese sia, infine, della camorra campana. La Puglia era un campo aperto a tutti. In tutti gli anni di frequentazione con queste persone abbiamo assorbito la loro mentalità e si è iniziata a costituire la Sacra corona unita. PRESIDENTE. Lei ne ha fatto parte? Pagina 2458 SALVATORE ANNACONDIA. Non ho fatto parte della Sacra corona unita perché noi eravamo in un altro territorio e non abbiamo aderito... PRESIDENTE. In quale parte della Puglia si muoveva la Sacra corona unita? SALVATORE ANNACONDIA. La Sacra corona è stata fondata a Lecce. PRESIDENTE. Voi, invece, eravate a Trani. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, eravamo nel nord-barese. PRESIDENTE. Quando lei parla di "noi", a chi si riferisce? SALVATORE ANNACONDIA. Quando parlo di "noi", mi riferisco a me ed al mio gruppo. PRESIDENTE. Ho capito. Quindi, voi non aderiste alla Sacra corona unita. SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1984 non aderimmo alla Sacra corona unita perché bisognava vedere un po' le caratteristiche di questa associazione, di questa fondazione. La Sacra corona unita si costituì a livello regionale. All'epoca, nei primi anni, non era altro che una famiglia, anche se abbastanza ampia. Nel 1986 iniziarono le rotture nella Sacra corona unita, che allargò il suo territorio anche su tutto Brindisi, paese nativo di Pino Rogoli. PRESIDENTE. Rogoli era del brindisino, di Mesagne. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, di Mesagne. Ci fu una grossa rottura. Fu trovato un documento di Pino Rogoli a Porto Azzurro nel quale egli dichiarava di aver fondato questa famiglia per contrastare i napoletani. In realtà, si iniziò per il contrasto tra queste famiglie... PRESIDENTE. In realtà...? SALVATORE ANNACONDIA. Si fondò la Sacra corona unita, che fu data dalla Calabria, dalla 'ndrangheta, per le idee di Pino Rogoli che voleva contrastare i napoletani; in realtà, non era per contrastare i napoletani, ma per fondare una nuova generazione. Ciò significava avere la santizzazione di questa famiglia. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "santizzazione"? SALVATORE ANNACONDIA. Per dare il nome "Sacra corona unita" significa che all'epoca in Puglia non vi erano capintesta. Noi l'abbiamo ottenuta... L'hanno ottenuta attraverso la Calabria perché il padre della Sacra corona unita era Umberto Bellocco, grande 'ndranghetista, uno dei capi decimi della 'ndrangheta. PRESIDENTE. Cosa fece questo Bellocco? SALVATORE ANNACONDIA. Dette le regole della Sacra corona unita. PRESIDENTE. Può spiegarci meglio questo aspetto? Se non abbiamo capito male, la santizzazione si ha quando un'organizzazione più importante ne legittima un'altra. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, quando legittima un'altra organizzazione. Ci vogliono almeno dieci persone che siano capi, che abbiano il capo decima, ossia un sestino. PRESIDENTE. Chi è il sestino? SALVATORE ANNACONDIA. E' il massimo del grado. Il settimo grado è il massimo. Per dare un grado del genere come capo decima, ci vogliono dieci famiglie che si debbono riunire. PRESIDENTE. Ho capito. Pagina 2459 SALVATORE ANNACONDIA. Queste dieci famiglie a quell'epoca non c'erano in Puglia. Quindi, tutto è stato dato dalla Calabria. Adesso in Puglia si può formare un capo decima. PRESIDENTE. Lei ha detto che all'epoca non vi erano in Puglia le dieci famiglie che avrebbero potuto creare questa struttura, per cui Bellocco, dalla Calabria, autorizzò... SALVATORE ANNACONDIA. Sì, lui ha dato tutte le regole alla Sacra corona unita. PRESIDENTE. Quali sono le regole ed i gradi della Sacra corona unita? SALVATORE ANNACONDIA. Il primo grado è il picciotto; dopo il picciotto, viene il camorrista; dopo il camorrista, lo sgarrista; dopo lo sgarrista, vengono il santista, il vangelo epoi il sestino. Dopo il sestino, viene il capo mandamentale, il settimo grado. Dal primo al secondo grado si è picciotti o camorristi. Lo sgarrista ha una piccola zona, che può innalzare sotto la sua responsabilità. Il santista è un capo zona, un capofamiglia. Di seguito viene il vangelo, come il crimine, tutte cose che rappresentano un gruppo... PRESIDENTE. Il vangelo è un gruppo grande? SALVATORE ANNACONDIA. E' un capo zona, è un capo famiglia, più alto del santista. PRESIDENTE. Dopo il vangelo viene il sestino? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E poi? SALVATORE ANNACONDIA. Poi viene il capo mandamentale. PRESIDENTE. Da quanto tempo esistono questi gradi? SALVATORE ANNACONDIA. Sono centinaia d'anni che esistono queste cose. PRESIDENTE. Si riferisce alla Calabria? SALVATORE ANNACONDIA. Tutto questo è stato fondato molti anni fa, centinaia di anni fa. PRESIDENTE. Questi gradi li avete acquisiti dalla Calabria, dalla 'ndrangheta? SALVATORE ANNACONDIA. La Sacra corona unita è stata fondata dalla Calabria. PRESIDENTE. Lei ha detto che ciò è accaduto nei primi anni ottanta. Poiché dice che risalgono a centinaia di anni fa...? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, le regole. PRESIDENTE. Le regole calabresi? SALVATORE ANNACONDIA. Le regole sono uguali per tutti non è che i calabresi abbiano un'altra regola. Nell'innalzamento può comunque cambiare qualche cosa. PRESIDENTE. Le regole sono più o meno comuni a tutti, se ho ben capito. Lei che grado ha rivestito in questa organizzazione? SALVATORE ANNACONDIA. Ho il grado di santista perché non ne ho voluti prendere altri perché, per me, prendere il massimo dei gradi non era un problema; in qualsiasi momento lo volevo... PRESIDENTE. Perché lei aveva un certo peso? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Pagina 2460 PRESIDENTE. Per quanto tempo ha rivestito il grado di santista? Finché non è stato arrestato ed ha deciso di collaborare? SALVATORE ANNACONDIA. Il grado di santista non lo può togliere nessuno. Si può togliere fino allo sgarrista. Per togliere il grado di santista sono le ceneri sparse al vento e non si possono raccogliere queste ceneri. PRESIDENTE. Ci spieghi bene. SALVATORE ANNACONDIA. Le spiego. Dal primo al terzo grado, per buttare giù uno di questi gradi, basta dargli tre colpi di coltello dietro la schiena ed è stato buttato giù. Ma, iniziando a parlare del santista, fa parte degli incappucciati: quando viene innalzato il santista viene bruciata l'immagine sacra e l'immagine sacra viene messa sulla stella visibile e invisibile. Per buttare giù un santista bisogna raccogliere le ceneri che vengono sparse al vento e non si possono raccogliere. Allora, si deve solo ammazzare. Dal santista che sgarra, che si macchia di infamità, si può solo ammazzare ma non buttare a terra, perché non si possono raccogliere le ceneri. PRESIDENTE. E' chiaro. Cos'è questa stella visibile e invisibile? SALVATORE ANNACONDIA. La stella visibile e invisibile fa parte... Io la porto sul dito pollice, qualcuno la porta sulla fronte. PRESIDENTE. E' un tatuaggio? SALVATORE ANNACONDIA. Si può fare il tatuaggio o il taglio di lametta, di arma bianca. Allora si chiama la stella visibile e invisibile, perché fa parte già degli incappucciati. PRESIDENTE. Ho capito. Lei in che anni ha preso questi gradi? SALVATORE ANNACONDIA. I primi gradi li presi nel 1981; ho ricoperto il ruolo di santista già nel 1989, ma mi era stato richiesto di essere innalzato da grosse famiglie, ma non come santista: qualunque grado che volevo mi era concesso, perché ero una persona molto richiesta. MARCO TARADASH. Perché ha rifiutato? PRESIDENTE. L'onorevole Taradash chiede perché lei abbia rifiutato. SALVATORE ANNACONDIA. Non ho rifiutato, non si può rifiutare. Purtroppo avere un grado del genere, poi bisogna dare conto al tuo padrino. Non è che io non volevo dare conto a nessuno; ho dato sempre conto a chi di dovere. Purtroppo, una volta che uno viene... Perché io non è che avevo bisogno di ottenere un grado di santista, o di vangelo, o di crimine, perché ero già un capofamiglia da me stesso. PRESIDENTE. Crimine è sopra vangelo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché il vangelo è il quinto. PRESIDENTE. Crimine o sestino è la stessa cosa? SALVATORE ANNACONDIA. E' la stessa cosa; c'è chi lo interpreta in quel modo, chi nell'altro. PRESIDENTE. Lei stava rispondendo all'onorevole Taradash del perché avesse rifiutato. SALVATORE ANNACONDIA. Non avevo rifiutato: rimandavo, più che altro. PRESIDENTE. Perché rimandava? Per non dare conto? SALVATORE ANNACONDIA. No. A prescindere dal non dare conto, problemi Pagina 2461 ce n'erano sempre, perché quando si deve innalzare un grado del genere, c'è che vengono informate altre famiglie, viene passata per novità, bisogna passarla per novità. C'erano sempre dei problemi, eravamo negli anni 1986-1987- 1985, stavo agli arresti domiciliari; sono stati anni cruenti nella malavita del nord barese, sono stati anni di fuoco. Nel 1989 poi ho dovuto prendere questo grado qua perché c'era bisogno per forza. PRESIDENTE. Che vuol dire per forza? SALVATORE ANNACONDIA. In che senso, presidente? Che le strade che stavo percorrendo erano già abbastanza forti. Per il momento non posso fare il nome del mio nuovo padrino e degli altri della commissione, perché coperti da segreto. PRESIDENTE. Li ha già fatti alla magistratura? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, già fatti. PRESIDENTE. Per capirci, si tratta di mafia, di camorra, di 'ndrangheta? SALVATORE ANNACONDIA. Si tratta di mafia. PRESIDENTE. Mafia siciliana? SALVATORE ANNACONDIA. Mafia e 'ndrangheta. A parlare di mafia e 'ndrangheta, uno può pensare: come mai? PRESIDENTE. Infatti. SALVATORE ANNACONDIA. A questo non posso rispondere per il momento, signor presidente, perché ci sono indagini in corso che purtroppo... PRESIDENTE. A noi non interessano le questioni specifiche. Se si tratta di Rizzi, non c'è segreto. SALVATORE ANNACONDIA. Sono altri. PRESIDENTE. A noi interessa il meccanismo. I nomi specifici interessano la magistratura. Come mai insieme mafia e 'ndrangheta? SALVATORE ANNACONDIA. Vi spiego. Già dal 1987- 1988, anzi 1987, avevo soggiornante vicino al mio paese un grande 'ndranghetista. Dopo le nostre frequentazioni, dopo le nostre società nel traffico delle sigarette e di stupefacenti, mi chiese se ero compiacente ad essere innalzato da lui ad un grado molto superiore (avevo la seconda). Ma, all'epoca, non mi interessava; avevo un mio gruppo abbastanza forte. Fui pregato da questa persona di essere innalzato da lui; tramite questo grande 'ndranghetista conobbi uno dei maggiori esponenti della 'ndrangheta, giù a Reggio. Questa persona dovette mettere a conoscenza di questa sua volontà, che all'epoca mi voleva innalzare. Fui promesso a Domenico Tegano, come grado importantissimo che mi veniva concesso da lui. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "fui promesso a Domenico Tegano"? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono le promesse, si chiamano così. Viene promesso a tizio. Nel 1989... PRESIDENTE. Chi è questo Tegano? SALVATORE ANNACONDIA. Domenico Tegano. E' morto d'infarto. PRESIDENTE. Faceva parte di quell'organizzazione? SALVATORE ANNACONDIA. Lui ha ricoperto tutta la guerra per quanto riguarda Paolo De Stefano. PRESIDENTE. Era della 'ndrangheta? Pagina 2462 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Già nel 1986 in una riunione, ad una cena che si tenne una sera fui invitato e come arrivai fui presentato a determinate persone e conobbi per la prima volta Michele Rizzi. PRESIDENTE. La cena era in Puglia o a Milano? SALVATORE ANNACONDIA. In Puglia, a Trani. Mi voleva conoscere. Stetti ospite loro e mi presentarono una persona, che mi fu presentato come zio Nino. In seguito con questa persona, dopo il secondo pranzo, perché la prima fu una cena e poi ci fu un pranzo, la conobbi come Nitto Santapaola, che prese una grande simpatia nei miei confronti. Ecco perché, presidente, non posso fare nomi, perché nei miei verbali in Puglia, specialmente a Bari, non ho trovato fino ad oggi un interlocutore magistrato che mi possa ascoltare. E' coperto da... Ho già verbalizzato molte cose al dottor Mandoi. PRESIDENTE. Abbiamo un volume di sue dichiarazioni: le abbiamo lette. SALVATORE ANNACONDIA. Già dal 1986 il gran boss (chiamiamolo così perché è un grande boss) Michele Rizzi, che è un grosso personaggio a livello di Cosa nostra, mi promise che un giorno avrei fatto parte della sua famiglia. E parlando di Cosa nostra parliamo di Rizzi, dei Gambino, dei Bono, dei Sulla, di tante persone che sono collegate con lui. PRESIDENTE. Di che famiglia faceva parte Rizzi? SALVATORE ANNACONDIA. Rizzi faceva parte della vecchia mafia, diciamo di quella perdente, finché non è venuta fuori la mafia vincente dei corleonesi. Sono stato sempre il pupillo di Michele Rizzi, anzi l'unico pupillo. Quindi nel 1989 c'è stato il mio innalzamento. Ecco perché quando dovevo essere innalzato, mi trovai scompaginato. Volevo rispondere alla domanda di prima, non so chi è il signore che mi ha rivolto la domanda... PRESIDENTE. L'onorevole Taradash. SALVATORE ANNACONDIA. ... che mi ha chiesto perché ho rifiutato. Perché avevo troppi concorrenti, troppe persone che mi volevano innalzare. Se mi facevo innalzare da Tizio, Caio si offendeva, perché poteva sembrare una cattiva azione. Perché, avrebbe potuto dire, non ha voluto essere innalzato da me? Allora rimandavo sempre perché non volevo fare un'offesa all'altro che era ugualmente amico. E' dunque perché c'erano tante persone che mi volevano. Nel 1989 successero delle cose, di cui non posso parlare perché sono coperte, e fui costretto ad essere innalzato da questo grado per essere riconosciuto non solo in Italia ma anche in altre parti del mondo, dove vige la mafia veramente, dove ci sono amicizie su cui uno può contare per qualsiasi emergenza e in qualsiasi caso: uno arriva e trova amici, compari, appoggi. MARCO TARADASH. A quali paesi si riferisce? SALVATORE ANNACONDIA. Parliamo del Perù, degli Stati Uniti, del Sud America. PRESIDENTE. E in Europa? SALVATORE ANNACONDIA. In Europa ci sono più che altro le basi di appoggio per i grossi traffici internazionali, perché dove arriva la merce in transito non ci possono essere delle organizzazioni che devono tenere il controllo del territorio, come accade in Italia e in altre nazioni. Si dice, infatti, che dove si mangia non si fa il gabinetto. E purtroppo di queste nazioni ce ne sono abbastanza. PRESIDENTE. Lei dice che nella divisione del lavoro dove c'è la merce che deve passare ci deve essere tranquillità. Pagina 2463 SALVATORE ANNACONDIA. Esattamente. Le porto l'esempio di Cipro e dell'Egitto, che sono porti franchi. A Cipro non ci sono organizzazioni, cioè non si spaccia, non si ruba, non si ammazza, per non attirare sul posto l'attenzione delle forze dell'ordine, perché avvengono grossi traffici, grossi business . PRESIDENTE. Della Germania che cosa sa? SALVATORE ANNACONDIA. La Germania è un canale di transito, dove la merce... PRESIDENTE. Quando parla di merce a cosa si riferisce? SALVATORE ANNACONDIA. A stupefacenti. PRESIDENTE. Anche armi? SALVATORE ANNACONDIA. Stupefacenti e armi. Parlo di merce ma poi mi spiegherò meglio. PRESIDENTE. Sì, poi ci arriveremo. SALVATORE ANNACONDIA. Riguardo ai grossi canali di approvvigionamento, finché non è scoppiata la guerra in Iugoslavia da lì passava l'80 per cento dell'eroina. Venuto meno quel canale, si sono dovute cambiare le rotte. PRESIDENTE. E quindi? SALVATORE ANNACONDIA. Una rotta molto palpitante era la rotta Grecia-Bari. Purtroppo quando avviene un blocco come quello che si è verificato in Iugoslavia tutti si dirottano sulla zona più comoda, perché ci sono i grossi trafficanti... Poi le spiegherò come si può sdoganare la merce in Italia con molta facilità. Ci sono poi i corrieri giornalieri, si chiamano "cani sciolti", piccole organizzazioni di dieci, venti o trenta persone che riescono a portare quattro o cinque chili di merce a testa. Poi ci sono i medi corrieri che fanno entrare la merce con i TIR. Lei deve pensare, signor presidente, che in Italia entrano con facilità almeno venti-trenta quintali di eroina al giorno. PRESIDENTE. Da dove? Un po' diceva dalla Grecia via mare. SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono ottime organizzazioni - e sono poche quelle grandi - che riescono ad introdurre in Italia centinaia di tonnellate di eroina, anche in un solo colpo. Le faccio un esempio: far entrare un container senza portare copertura, cioè proprio tutta eroina, è molto facile, anche se ci vuole comunque un'organizzazione, perché partono dieci contenitori, uno carico e nove di copertura, cioè di merce. Se due container devono andare in Svizzera, lo sdoganamento è al posto, non avviene al porto di sbarco della nave. Solo che poi dalla dogana escono due TIR, uno che deve andare in Svizzera (parlo della Svizzera ma è solo per fare un esempio) e l'altro in Lombardia, a Milano; quello di Milano è stato già controllato e sdoganato, solo che quando escono dalla dogana si cambiano solo le targhe e i documenti. Allora quello che non è stato sdoganato arriva a Milano e quello che è stato sdoganato, che porta i documenti dell'altro, va in Svizzera. PRESIDENTE. E quello non sdoganato porta la droga. SALVATORE ANNACONDIA. Esattamente, perché quello aveva lo sdoganamento a destinazione che quindi non può avvenire al porto. Però ci vogliono anche le coperture nei porti, cioè alla dogana, alla finanza, perché non è che si può fare un carico di cento quintali di droga senza coperture. MARCO TARADASH. Lei sa se ci sono stati casi di corruzione di autorità portuali, cioè finanza, dogana, eccetera? PRESIDENTE. Sul problema torneremo tra un attimo. Pagina 2464 Lei ha detto che nel 1989 sono successe cose per cui è stato costretto sostanzialmente ad accettare l'innalzamento. Non vogliamo sapere nomi, ma ci spieghi quali fatti sono accaduti che l'hanno indotta ad accettare questa proposta. SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, se spiego i fatti è come se facessi i nomi. L'argomento è coperto veramente dal segreto istruttorio. PRESIDENTE. Ma di che cosa si tratta? Di un mutamento di equilibrio tra organizzazioni, di un omicidio, la ricercavano? SALVATORE ANNACONDIA. Non è che mi ricercavano. Nel 1989 c'è stato un agguato sbagliato ecco perché non le posso spiegare... PRESIDENTE. E' sufficiente. Un agguato sbagliato fatto da lei o contro di lei? SALVATORE ANNACONDIA. Contro di me. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Era sbagliato. PRESIDENTE. Sbagliato perché non l'hanno uccisa o perché non era lei l'obiettivo? SALVATORE ANNACONDIA. Non ero io l'obiettivo. PRESIDENTE. Era un'altra persona? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Salvatore Annacondia era un capofamiglia però non ero riconosciuto, anche se le mie amicizie erano risapute in tutta Italia. In buona parte del mondo erano risapute le amicizie che avevo con determinati personaggi. PRESIDENTE. Lei si è sentito a rischio a quel punto? SALVATORE ANNACONDIA. Non mi sono sentito a rischio perché non avevo problemi, solo che con chi stavo si è preoccupato. Perché, Salvatore, metti caso succedeva questo errore chi poteva prendere il tuo posto? Io occupavo un posto importantissimo, signor presidente. PRESIDENTE. Anche nei traffici? SALVATORE ANNACONDIA. Avevo una vasta zona. PRESIDENTE. Lo abbiamo letto dai suoi interrogatori. SALVATORE ANNACONDIA. Una vasta zona da controllare, da mandare avanti, da tenerla sistemata. PRESIDENTE. L'agguato aveva un'altra persona come obiettivo perché dovevano uccidere lei per fare un'offesa a questa persona o dovevano colpire l'altra persona? SALVATORE ANNACONDIA. Dovevano colpire un'altra persona. Guarda caso mi trovavo in macchina mia perché sapevano... PRESIDENTE. A quel punto decide di accettare la proposta. SALVATORE ANNACONDIA. Ho dovuto decidere perché era importante. PRESIDENTE. E' stato affiliato a Cosa nostra? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Quando? SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1989. PRESIDENTE. Dopo questo fatto? Pagina 2465 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Dove è stato affiliato? In quale città? SALVATORE ANNACONDIA. La cerimonia è avvenuta a Trani. Sono stato innalzato da santista, che sarebbe il locale. Il santista è capozona e allora diventa locale. PRESIDENTE. Capo di una zona? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Capo di paese. PRESIDENTE. Chi l'ha affiliata? SALVATORE ANNACONDIA. Come, signor presidente? PRESIDENTE. Chi è stato ad affiliarla? SALVATORE ANNACONDIA. Lo posso dire, è stato Michele Rizzi, come mio padrino. PRESIDENTE. Come si è svolta la cerimonia? SALVATORE ANNACONDIA. Si è svolta giù, al ristorante. PRESIDENTE. Al suo ristorante? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Non posso parlare di questo, signor presidente, perché è coperto dal segreto istruttorio. PRESIDENTE. Può dirci come si è svolta? SALVATORE ANNACONDIA. Come si è svolta è facile spiegarlo. Ci siamo riuniti giù al ristorante ed è iniziata la cerimonia... PRESIDENTE. In che cosa consisteva la cerimonia? SALVATORE ANNACONDIA. Abbiamo dovuto fare due riconoscimenti in un solo giorno. PRESIDENTE. Lei e un altro? SALVATORE ANNACONDIA. No, due riconoscimenti nel senso che io avevo la seconda e dovevo prendere la terza e la quarta. Per anzianità ho preso la quarta in un solo giorno. E' stato fatto il giuramento di terza e il giuramento di quarta. PRESIDENTE. Quindi, ha superato due gradi in un giorno? Questo vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Come si è svolta la cerimonia? SALVATORE ANNACONDIA. Stavamo giù al ristorante riuniti ec'erano tutte le attrezzature. Le carte hanno un loro significato. Si metta giù sul piatto d'argento ad un lato formato da pugnali. PRESIDENTE. Con al lato? SALVATORE ANNACONDIA. Si chiama arma bianca, il pugnale e bisogna giurare sulla punta del pugnale che costituiva il monte bianco ed un limone che viene poi bagnato con il sangue. Si chiama il monte bianco ed è un giuramento che viene fatto per la santa, c'è pure una pasticca perché si deve giurare di non tradire mai la società. C'è la baionetta, una pistola oppure una carabina perché il giorno che decidi di tradire la società ti devi solo ammazzare. Allora, se un colpo di carabina ti viene a mancare c'è la pasticca in sostituzione. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Viene fatto tutto il giuramento. Pagina 2466 PRESIDENTE. Quel segno che si è fatto sul pollice fa riferimento a questa cerimonia o ad un'altra? SALVATORE ANNACONDIA. Fa riferimento al grado che vesti. Ecco perché si chiama stella visibile e invisibile. PRESIDENTE. Se l'è fatta in quella circostanza? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, c'è chi se la può fare in croce in fronte, il vangelo lo porta sulla spalla sinistra, poi quando si fa il giuramento di Sestino si porta su tutte e due. Si porta sui lati della spalla. PRESIDENTE. Sono dei segni riconoscibili? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, poi ci sono i segni con le mani, quando si saluta. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono diversi segnali di riconoscimento senza parlare. Una persona che ha un grado ha il suo riconoscimento. PRESIDENTE. Come sono questi riconoscimenti? Può spiegarlo alla Commissione? SALVATORE ANNACONDIA. Basta stringere la mano a una persona. L'indice viene schiacciato contro il polso e si riconosce che è santista. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Se la persona che hai presente ha quel grado risponde a quel segnale, senza parlare. Quindi, senza parlare, due persone si possono riconoscere e presentare, perché se ci sono altre persone... PRESIDENTE. Ogni grado ha la sua forma di saluto? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare quali sono le diverse forme di saluto per ciascun grado? SALVATORE ANNACONDIA. Una battitura corrisponde a un santista. Il santista si può riconoscere anche facendo questo gesto ( Il collaboratore Annacondia si accarezza il mento ). Il saluto è importante. Io ho il mio grado e il mio riconoscimento. PRESIDENTE. Forse sarebbe bene verbalizzare che il gesto compiuto dal collaboratore è come se si accarezzasse la barba. Lei è stato arrestato il 1^ ottobre 1991. Qual era allora il suo tenore di vita? Quanto guadagnava? Quanti soldi aveva? SALVATORE ANNACONDIA. Non si può quantificare il guadagno. PRESIDENTE. Aveva dei soldi in banca o da qualche altra parte? Aveva liquidi a disposizione? SALVATORE ANNACONDIA. Soldi ce n'erano perché giravano nelle mie attività lecite. A Trani avevo un ristorante molto famoso. PRESIDENTE. Come si chiamava? SALVATORE ANNACONDIA. "Ai templari"; avevo una import-export di sanitari e ceramiche: Eurotop. Stavo per inaugurare un cantiere ed un rimessaggio nautico per la costruzione di barche, una grande azienda commerciale, industriale. Non è che si potevano tenere i miliardi in banca, signor presidente. PRESIDENTE. La sua ricchezza a quanto ammontava? SALVATORE ANNACONDIA. Ammontava a miliardi. Pagina 2467 PRESIDENTE. Per capire due o dieci miliardi? SALVATORE ANNACONDIA. Non si può quantificare. Mi hanno fatto un sequestro di beni che per motivi... hanno messo due miliardi, ma il valore effettivo... PRESIDENTE. E' un po' di più! SALVATORE ANNACONDIA. Di 6, 7 miliardi, qualcosa in più pure. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Tanti di quei beni che erano pure intestati ad altri. PRESIDENTE. Come faceva per evitare di apparire titolare di tante ricchezze? Le intestava anche a persone diverse? SALVATORE ANNACONDIA. A persone che non venivano trattate, frequentate. PRESIDENTE. Non venivano frequentate da lei? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Ma erano di sua fiducia? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Parenti o conoscenti? SALVATORE ANNACONDIA. Parenti, qualche conoscente pure. PRESIDENTE. Il ristorante "Ai templari" e le aziende di ceramiche chi glieli gestiva? SALVATORE ANNACONDIA. Nel ristorante c'era un gran bravo ragazzo, come direttore, una persona onesta, e me lo mandava avanti lui. Nell'azienda commerciale, l'Eurotop, avevo dei buoni procacciatori, dei ragionieri efficientissimi, ma la mandavo pure avanti io. Quell'esperienza... non chiamiamola esperienza, è stata più che altro un'impostazione di come doveva svolgere le proprie attività la nostra famiglia. PRESIDENTE. Qual è stata l'impostazione: avere l'attività legale e quella illegale insieme? SALVATORE ANNACONDIA. Le posso spiegare quello che voi chiamate riciclaggio. Tante persone parlano di riciclaggio di denaro, ma non ha senso parlare in quel modo e capire in quel modo. Una persona che possiede ad esempio un miliardo e lo vuole riciclare, ognuno pensa che apra una finanziaria, metta una testa di legno, ed investa il miliardo. Ma non fa altro, niente, perché aumenta il suo valore e non lo può dimostrare. Sotto l'esperienza del noto Michele Rizzi elaborammo una strategia da farmi rimanere a bocca aperta per come si doveva svolgere per come mi fu spiegato e per come iniziammo. Il business dell'imprenditoria lo stavamo prendendo in mano. Basti pensare, signor presidente, che per prima cosa bisogna mettere su una vera e propria finanziaria (lei dirà: questo lo so), bisogna mettere su un'immobiliare, bisogna mettere su un magazzino di import-export ed un altro magazzino per forniture edili: sanitari, ceramiche, cemento, ferro, porte, infissi, tutto, dalla A alla Z. PRESIDENTE. Per l'edilizia. SALVATORE ANNACONDIA. Per l'edilizia. Tutto il grande business poggia sull'edilizia. I fatti si svolgono in questo modo. Una volta aperte queste attività dobbiamo dimostrare, chi 100 milioni, chi un miliardo, che sono soldi apparentemente leciti, dimostrati e sui quali si sono pagate le tasse. Si inizia quindi ad entrare in quota nella società, però sono sempre un pregiudicato e non posso fare il passo più lungo della gamba. In questo Pagina 2468 complesso di impostazioni vengono assunti dei procacciatori di persone alle quali servono i soldi. In questo caso parliamo di costruttori. Un costruttore che costruisce cento appartamenti ne vende 80-85, gli rimangono 10, 15, 20 appartamenti che non riesce a vendere. Il suo guadagno sono gli appartamenti che non è riuscito a vendere. Egli ha già il progetto per costruire in un'altra zona, però gli servono liquidi, i soldi per iniziare il nuovo lavoro. Vi sono allora questi grossi procacciatori che devono procacciare queste persone. Li avvicinano, perché si conoscono, e sono dei zazà, i vecchi zazà che affittavano e vendevano le case. PRESIDENTE. Che vuol dire zazà? SALVATORE ANNACONDIA. In dialetto nostro chiamiamo zazà l'intermediario... PRESIDENTE. Il mediatore? SALVATORE ANNACONDIA. Il mediatore. Queste persone sono conosciutissime e hanno i costruttori che sono loro amici. PRESIDENTE. E che hanno bisogno di questi liquidi. SALVATORE ANNACONDIA. Allora questi dicono al costruttore: posso farti avere quello che ti serve e lo porta alla finanziaria. Tutte le finanziarie sono consociate con delle banche; chi è associato con il gruppo Interbank, chi con la Banca di Roma e via di seguito. Al costruttore servono 2 miliardi per iniziare il lavoro. La finanziaria gli dice: non c'è problema, in dieci giorni le eroghiamo il mutuo da lei chiesto. La finanziaria lecitamente chiede il finanziamento alla banca, però fa avere solo 800 milioni al costruttore. Dopo 6-7 giorni il costruttore viene invitato negli uffici della finanziaria e vede gli 800 milioni con gli occhi, perché una cosa è parlare di 800 milioni, una cosa è vederli. Si dice al costruttore: senta, non abbiamo potuto fare di meglio, le sue garanzie purtroppo... PRESIDENTE. Non sono sufficienti. SALVATORE ANNACONDIA. Il costruttore dice: cosa ne faccio di 800 milioni? Non ce la faccio! La finanziaria gli dice: abbiamo una nostra consociata immobiliare che può aiutarla. Viene interpellata l'immobiliare alla presenza del costruttore ed il progetto viene passato all'immobiliare. PRESIDENTE. Il progetto di costruzione? SALVATORE ANNACONDIA. Il progetto di costruzione. Viene fatta qualche modifica perché gli appartamenti vendibili sono quelli di 100, 110, 120 metri quadri. Il costruttore, che ha già visto gli 800 milioni e sa che ha bisogno di 2 miliardi per iniziare il suo lavoro che rappresenta la sua vita e la sua fonte (costui non è un corrotto, bensì una persona all'oscuro di tutto)... PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Gli viene quindi detto che gli si possono dare i soldi in quanto vi sono persone intenzionate a comprare gli appartamenti. Vengono stipulati dei falsi compromessi intestati a persone che sono all'oscuro di tutto o compiacenti. Gli viene quindi dato il miliardo e 200 milioni di differenza che lui chiedeva. Questi soldi sono al nero, sono sporchi, chiamiamoli sporchi. PRESIDENTE. Che vengono da traffici illeciti: questo vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. Sono soldi che noi abbiamo da investire. PRESIDENTE. Capisco. SALVATORE ANNACONDIA. Perché dobbiamo farli girare i soldi. Questi soldi vengono dati sui compromessi. Tutte le Pagina 2469 indagini arrivavano dopo la finanziaria e si bloccavano perché non trovavano lo sbocco finale. A questo punto l'immobiliare prega il costruttore di fare le forniture edili in tale magazzino che gli pratica anche un prezzo vantaggioso. Il magazzino è consociato all'immobiliare la quale dice: noi ti diamo il finanziamento, però il nostro magazzino ha bisogno... PRESIDENTE. Quindi il denaro rientra? SALVATORE ANNACONDIA. Il cerchio comincia a stringersi perché il costruttore è passato già dalla finanziaria all'immobiliare e poi al magazzino. Tutti i compromessi fatti dall'immobiliare vengono sostituiti dai veri compromessi perché l'immobiliare è stata già autorizzata in esclusiva a vendere gli appartamenti. Dato che l'immobiliare è consociata ad altre, si trova lo sbocco di vendita. Man mano che si fanno i compromessi se ne toglie uno di quelli falsi e si... PRESIDENTE. Sostituisce. SALVATORE ANNACONDIA. ... con uno vero. Se arriva la verifica al costruttore che sta costruendo con soldi contanti, trova solo compromessi veri e nessuno può dire che sono cose di provenienza illecita. A questo punto, la finanziaria fa il suo lavoro, l'immobiliare fa il suo lavoro, adesso tocca al magazzino di forniture edili. Tutti i soldi che sono stati dati al costruttore non fanno altro che girare nei tre obiettivi. Alla fine si va a trovare che abbiamo fatto un fatturato di miliardi durante l'anno, che paghiamo le tasse, perché il costruttore... il 50 per cento del valore dell'immobile va tutto nelle forniture che poi va a pagare il 60 per cento per contanti e il 40 per cento come immobili. Il magazzino prende gli immobili che sono stati dati per i pagamenti e li passa all'immobiliare. Adesso i soldi il costruttore li ha presi e ce li ha dati, ce li ha dati puliti, riciclati e noi li dichiariamo e paghiamo le tasse. Nell'arco di 5-6 anni, noi che abbiamo comprato, avevamo delle azioni, delle quote nelle società sia del magazzino, sia dell'immobiliare, sia della finanziaria, noi che siamo pure dipendenti, lavoriamo sotto queste ditte qua, i nostri anticipi che abbiamo comprato delle azioni già dall'inizio noi abbiamo uno stipendio di 3 milioni al mese che possiamo vivere - le nostre azioni che durante l'anno la finanziaria, l'immobiliare, il magazzino - che deve fare la dichiarazione ILOR, la dichiarazione per pagare le tasse - fa, su un introito di 1 miliardo, 100 milioni di uscite, 900 milioni sono di utili, paghiamo le tasse su 900 milioni. Nell'arco di 5-6 anni le nostre azioni che avevamo acquistato le reinvestiamo perché noi possiamo vivere con lo stipendio che prendiamo; ad una verifica noi possiamo vivere perché se ho la macchina, come faccio a mangiare, come faccio avivere: ho lo stipendio. PRESIDENTE. Con 3 milioni ce la fa. SALVATORE ANNACONDIA. Solo che quelle azioni che avevamo noi compriamo sempre azioni dentro e va a finire che nell'arco di 6-7 anni, posso dimostrarle che posseggo 5 miliardi, che posseggo 10 miliardi perché ho guadagnato, ho reinvestito i miei guadagni durante l'anno e nessuno può dimostrare e dire: tu i soldi te li sei fatti per traffici illeciti. E sono una persona che non me li può toccare nessuno. PRESIDENTE. Questo è molto interessante. Lei ha detto che il centro di tutto è rappresentato dalle attività di costruzione. Può spiegare perché? SALVATORE ANNACONDIA. Perché non c'è altra attività economica che... c'è il giro dei soldi giornaliero perché non possiamo investire, puntare su un'acciaieria, non possiamo puntare su altre attività perché l'attività di costruttore significa che durante l'anno fa 200 appartamenti. &Z Il business è grosso perché noi, se dobbiamo puntare su un magazzino ad esempio di forniture di gomme, durante l'anno abbiamo un fatturato di 500 milioni, mentre invece un grande magazzino di forniture equivale a rifornire 20-30 costruttori perché abbiamo i procacciatori che ci devono procacciare questi costruttori che devono andare in disgrazia. Li dobbiamo portare in disgrazia, c'è una strada per portarli in disgrazia, perché lui non deve vendere. PRESIDENTE. Quindi è costretto a venire da voi. SALVATORE ANNACONDIA. Deve essere costretto. Bisogna portarlo. PRESIDENTE. E come lo si porta su questa strada? SALVATORE ANNACONDIA. Si porta nella strada iniziando a fare danni. Si entra nel ciclo di queste attività: il caporale, chiamiamolo così, il capo cantiere viene avvicinato, deve rallentare i lavori, li deve mandare un pochettino a rotoli. Questo costruttore si deve trovare in difficoltà, viene guidato a cadere. Ed allora ecco perché non è che noi parliamo di un costruttore che ci fa 100 appartamenti l'anno, noi parliamo di 10, 20, 30 costruttori perché noi abbiamo da investire miliardi e questi miliardi io non li posso far uscire perché non so che farmene. Ho i miliardi e li ho là perché non li posso dimostrare, ma nell'arco di 6, 7, 10 anni io riesco a fare uscire tutti i soldi ed a farli entrare puliti perché ho pagato le tasse, perché nessuno può venirmi a dire che posseggo i soldi senza aver lavorato. PRESIDENTE. Ad un certo punto non si esaurisce la possibilità di costruire? Chi li compra gli appartamenti? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, nei nostri centri non si trova casa, eppure vengono costruite centinaia e centinaia, migliaia di case. PRESIDENTE. E come lo spiega? SALVATORE ANNACONDIA. Perché ognuno oggi si compra la casa. Poi sono edilizie convenzionate. Bisogna avere delle menti diaboliche per fare questo lavoro qui, perché non è una cosa da tutti. PRESIDENTE. Certamente. Questo comporta anche rapporti con i comuni, con le amministrazioni comunali per licenze oppure no? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, essere una persona in vista, un capo... il capo non è che fa il capo giusto perché lui è il capo. Deve fare il capo che deve avere la testa sul collo. Io, per dirle, avevo delle mie attività lecite, che avevo ben messo i piedi a terra ed avevo fondato un ristorante che frequentava solo l' élite . Se entrava qualche pregiudicato, mi entrava con una certa classe, un certo carisma. Là non poteva entrare un pregiudicato con i tatuaggi sul braccio o con le scarpe da ginnastica o con la tuta, non esisteva: quello là faceva l'entrata da una porta e poi usciva da un'altra porta, entrava con la testa ed usciva con i piedi. PRESIDENTE. E' chiaro il concetto. SALVATORE ANNACONDIA. Perché il mio ristorante era frequentato dai più grossi circoli che esistevano nella vera bella vita. Iniziano le amicizie perché, per dirle, l'assessore, il sindaco, l'onorevole, il ministro e via di seguito conosce la persona nel posto, perché è regolare. E iniziano questi agganci, queste amicizie che poi derivano da un'autorizzazione ad un suolo edificabile, ad una licenza commerciale. Queste cose, i favori poi vengono ricambiati in un altro modo. Ed allora si innesca proprio... PRESIDENTE. Ad esempio, avere un'attività di ristorante rientrava in questo Pagina 2471 schema che vi aveva spiegato Rizzi oppure è una cosa diversa? SALVATORE ANNACONDIA. Il ristorante, signor presidente, era avere tutti i collegamenti e tutti gli agganci senza essere inquisito. Perché se giù al ristorante veniva un grande mafioso - non faccio nomi per la delicatezza delle indagini venivano delle persone da Milano che dovevamo parlare e sistemare, chiarire delle situazioni, organizzare, entravano nel ristorante e, se avveniva un fermo, non è che potevano dire: stavano facendo un summit , perché era un locale pubblico. Non è che bisogna parlare solo di criminalità, ma anche per gli altri tipi di interessamenti, di incontri, di persone che si dovevano incontrare era il luogo ideale per potersi incontrare. PRESIDENTE. In che anno ha messo su questo ristorante? SALVATORE ANNACONDIA. Ho iniziato nel 1987. PRESIDENTE. L'ha avviato con questa logica: cioè avere un posto...? SALVATORE ANNACONDIA. Bisognava avere un posto dove incontrarsi. PRESIDENTE. E già. Diceva di avere un ristorante buono, di qualità. SALVATORE ANNACONDIA. Era uno dei migliori, uno dei primi. PRESIDENTE. Ed effettivamente è riuscito ad avere nel ristorante quei contatti con la gente perbene che le sono serviti dopo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Di tutti i tipi. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "di tutti i tipi"? SALVATORE ANNACONDIA. Iniziammo ad avere... si possono avere contatti dal balordo al dio, al Padreterno. E di questi contatti ho parlato ed ho spiegato. PRESIDENTE. Sì, l'abbiamo letto. Il quadro che lei ci ha descritto è molto chiaro e per questo la ringraziamo. Le vorrei chiedere di quali attività illecite lei si è occupato in particolare. Stupefacenti, armi... SALVATORE ANNACONDIA. Stupefacenti ed armi. PRESIDENTE. L'onorevole Imposimato chiede se si sia occupato anche di esplosivi. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Si è occupato anche di appalti? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E di estorsioni? SALVATORE ANNACONDIA. Dipendeva da che tipo di estorsione bisognava fare. PRESIDENTE. Potrebbe spiegarsi meglio? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, per il momento non posso spiegarle. PRESIDENTE. Lei può spiegarci il tipo di estorsione, senza fare riferimento a nomi. SALVATORE ANNACONDIA. Le estorsioni le facevamo nei confronti di chi non voleva o non poteva soggiacere a noi. Costoro dovevano capire che, anche se noi non facevamo quel tipo di estorsione, avrebbero comunque dovuto ricambiare in un certo modo. PRESIDENTE. Non ho capito. Potrebbe farci un esempio, senza far nomi? Pagina 2472 SALVATORE ANNACONDIA. Faccio un esempio. Un costruttore decideva di punto in bianco di costruire e veniva autorizzato perché la sua richiesta riguardava una zona edificabile che non creava alcun problema. Era sufficiente infatti che vi fossero le carte in regola. Ho qualche difficoltà a spiegare questo, perché si tratta di fatti coperti dal segreto... PRESIDENTE. Lei può parlare senza fare i nomi. SALVATORE ANNACONDIA. Vi è tutto un discorso di autorizzazioni: se non si paga, non si fa niente. Questo vorrei farle capire. La malavita, la mafia, non esistono soltanto sul marciapiede: la mafia esiste anche negli uffici. PRESIDENTE. Sì, ne avevamo avuto l'impressione. Potrebbe continuare a parlarci delle estorsioni? Lei ha affermato che la vostra attività in questo settore dipendeva dai diversi tipi di estorsione. SALVATORE ANNACONDIA. A Trani estorsioni non se ne dovevano fare. PRESIDENTE. Nei confronti dei negozianti? SALVATORE ANNACONDIA. Non se ne dovevano fare estorsioni aTrani. Però, avevo i miei capizona dei paesi limitrofi, che io controllavo, ai quali le facevo fare. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Perché, signor presidente, non è che si possono avere cento o duecento persone... PRESIDENTE. Bisogna mantenerle! SALVATORE ANNACONDIA. Non si possono mantenere tutte con il traffico degli stupefacenti. L'organizzazione - chiamiamola così perché di questo si tratta - ha bisogno di esercitare tutto il controllo sul territorio: se c'è da fare le estorsioni, queste si fanno; se ci sono da fare le rapine, si fanno le rapine. Se in quella ex zona c'erano da fare le estorsioni, queste si facevano. I ragazzi hanno bisogno di mangiare; non è possibile che essi possano andare avanti senza avere un loro utile, almeno per vivere. PRESIDENTE. Ho capito. Perché a Trani, a differenza di quanto accadeva nei paesi vicini, non venivano effettuate estorsioni? SALVATORE ANNACONDIA. Perché Trani era il centro di tutte le operazioni... PRESIDENTE. E quindi bisognava stare tranquilli...! SALVATORE ANNACONDIA. Sì, bisognava stare tranquilli. PRESIDENTE. Non effettuavate nemmeno rapine? SALVATORE ANNACONDIA. Qualcuna. Si faceva fare qualche rapina ad orefici da qualche amico di fuori che aveva bisogno... Ma più di questo, no. PRESIDENTE. Di cosa aveva bisogno? SALVATORE ANNACONDIA. Aveva bisogno di soldi, perché, per esempio, era latitante e veniva appoggiato. Se si trovava da fare qualche lavoro, glielo si faceva fare, ma si trattava comunque di lavori di poco conto, qualche rapinetta... PRESIDENTE. Lei ha detto che le estorsioni che venivano realizzate nei paesi limitrofi servivano a procacciare un po' di soldi a quelli che lavoravano per lei... SALVATORE ANNACONDIA. No. Io mettevo come responsabile di zona una persona che aveva venti- trenta persone sotto di lui. Ovviamente, quella persona aveva bisogno di esercitare il controllo del territorio, nel senso che non è che lui potesse andare a piazzare droga in un Pagina 2473 altro paese, dove vi era un altro responsabile. Allora, il responsabile controlla il territorio e dà conto di quello che fa e di quello che deve fare: deve dar conto su tutto e per tutto... PRESIDENTE. A lei? SALVATORE ANNACONDIA. A me... Di conseguenza, vi sono obiettivi che si possono raggiungere con le estorsioni e, in quel caso, si fanno le estorsioni. PRESIDENTE. Mi spiega cosa vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono le grosse fabbriche (chiamiamole uffici) che già pagano in sé e per sé : per queste non vi è bisogno di fare estorsioni perché sono già protette da noi... PRESIDENTE. Pagano già... SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono i piccoli imprenditori che debbono pagare. PRESIDENTE. Che rapporto passa tra le estorsioni ed il controllo del territorio? Lei ha detto che vi è bisogno di esercitare il controllo sul territorio e che quindi si debbono effettuare le estorsioni. SALVATORE ANNACONDIA. Il controllo del territorio J la forza numero uno dell'eroina. Non si può controllare il territorio se non si controlla il mercato dell'eroina. PRESIDENTE. O viceversa. SALVATORE ANNACONDIA. No. Se uno non ha il controllo dell'eroina, non ha il controllo del territorio. Se qualcuno si illude di aver raggiunto l'apice e allora, per nascondersi alle forze dell'ordine e per sottrarsi alle indagini, decide di togliersi dal mercato dell'eroina, muore, proprio perché perde il controllo del territorio, che passa ad un'altra persona. Si tratta di una situazione obbligata perché i drogati che vivono nei paesi hanno bisogno della droga e quindi ci dev'essere qualcuno che la deve rifornire. Ripeto: quando una persona si illude di aver raggiunto l'apice, in quel momento si sta già condannando da sola... PRESIDENTE. Poiché lei ha fatto riferimento a tre aspetti diversi del problema, dovrebbe aiutarci a capire meglio. Eravamo partiti dalle estorsioni; successivamente, lei ha accennato al controllo del territorio... SALVATORE ANNACONDIA. Sì, ma... PRESIDENTE. Aspetti, mi lasci finire. Noi abbiamo bisogno di capire. Dopo avere accennato al controllo del territorio, lei ha parlato della droga. La prima questione che ci interessa chiarire riguarda il rapporto che intercorre tra le estorsioni ed il controllo del territorio. In sostanza, le estorsioni sono un mezzo per controllare il territorio? SALVATORE ANNACONDIA. Adesso le spiego. Una persona non nasce già capo, ma si deve costruire, ci sono varie attività che egli deve iniziare a svolgere. Non è che si alza una mattina e dice: oggi faccio il capo! L'attività nel settore delle sigarette è un passo importante: fare il contrabbandiere significa conoscere tante persone ed avere tanti referenti in tutti i posti. Parliamo della Svizzera, che è il grosso centro dello smistamento delle sigarette. Le grosse holding ... Si inizia a scaricare le sigarette e non bisogna perdere. Allora, si acquista il nome, si diventa una persona conosciuta. Si comincia a dire che tizio o caio sono in gamba a scaricare le sigarette o che hanno iniziato a comandare il mercato delle sigarette; pian piano, si deve ingrandire ed avere una squadra che scarica dapprima uno, poi due, tre, dieci scafi. Ogni scafo ha bisogno di venti-venticinque persone. Tutti questi ragazzi sono votati alla morte per lui perché li fa mangiare: sono ragazzi che stavano in mezzo alla strada e che vengono coperti da questa persona. Si inizia a costruire. Pagina 2474 Una volta ottenuto il controllo del mercato... Il traffico delle sigarette è come giocare in borsa. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE ANNACONDIA. Ogni giorno c'è il mercato delle sigarette. La zona di influenza di questo mercato è la Campania. Diciamo che in Campania dettavano legge sulle sigarette fino a parecchi anni fa, ma ora non possono più dettare legge. PRESIDENTE. Chi detta legge oggi? SALVATORE ANNACONDIA. Ora ci arrivo, altrimenti facciamo dei passaggi inutili. PRESIDENTE. Mi scusi. SALVATORE ANNACONDIA. Una volta ottenuto il controllo nel settore delle sigarette, una persona comincia ad organizzarsi, perché inizia a guadagnare già con la vendita delle sigarette trasportate dal primo motoscafo. Se uno scarica 200 casse di sigarette, ha guadagnato trenta milioni puliti, dopo aver pagato tutti i ragazzi. Poi, può prendere un altro motoscafo a noleggio. Si deve servire degli altri, non è che si deve far comandare. Una volta ottenuto tutto questo, è diventato già una persona conosciutissima. Piano piano, inizia a prendere in mano il mercato della droga. L'estorsione viene dopo, perché nel paese ci sono vari gruppi e gruppetti. Inizia a prendere il controllo della droga nel paese. Ci deve rimettere, ma non ci rimette mai perché è difficile rimetterci sulla droga. Deve rifornire, perché la guerra della droga non si fa con le pistole ma con l'economia. Quel gruppo che smercia mezzo chilo di eroina al mese, la compra a 70 milioni al chilo; io faccio la guerra a chi vende l'eroina a quel gruppo, ma non con le armi perché se lo faccio attiro l'attenzione delle forze dell'ordine: propongo la roba a 50 milioni al chilo. Questo trova 20 milioni di risparmio; significa che su un chilo di eroina se lui mette ancora 5 milioni compra mezzo chilo in più. Compra la roba da me. Avvicino un altro gruppo, avvicino un altro gruppo, pian piano comincio ad ammazzare i miei avversari (che oramai sono avversari), ma non è che bisogna fare la guerra iniziando dalle costole. Tutte le guerre che abbiamo fatto - chiamiamole guerre - duravano poco: colpivamo alla testa e poi prendevamo con noi le persone che stavano sotto questo qua. Le guerre si tirano avanti per la lunga perché si iniziano a colpire i ragazzi e poi il capo reagisce; non lo prendi più. Allora, una volta ottenuto il controllo dell'eroina, puoi ottenere il controllo delle estorsioni. PRESIDENTE. Spieghi quest'altro passaggio. SALVATORE ANNACONDIA. Ormai, avendo il controllo dell'eroina, hai il controllo di tutti i pregiudicati del posto, non hai più persone che ti possano ostacolare, puoi fare tutto quello che vuoi perché ormai non hai più avversari; tutti quelli che c'erano li hai comprati, senza che loro se ne sono accorti. PRESIDENTE. Perché li hai fatti passare dalla tua parte. SALVATORE ANNACONDIA. Esatto, perché sono cani sciolti. Una volta che sono passati dalla tua parte, li riconosci come tuoi ragazzi. Bisogna battezzarli poi e tu sei il loro padrino. Loro oramai conoscono il vero papà, perché gli dà da mangiare, li protegge. Loro si sentono forti; vengono arrestati e dicono: appartengo a Salvatore Annacondia. Adesso la gente che sente questo nome, madonna quante parolacce mi dice! Allora si sentivano protetti e forti perché andavano nel carcere di Milano e venivano rispettati perché erano miei ragazzi. Ecco cos'è il controllo, presidente. Per prendere il controllo, bisogna far funzionare la testa, perché non si possono prendere subito le Pagina 2475 estorsioni, che sono già controllate da chi ha il controllo dell'eroina. Quando mi è venuta la proposta di lasciare l'eroina, perché potevamo guadagnare di più con la cocaina e con l'hascisc, ho detto solo due parole: compari, questo non lo posso fare perché, il giorno che lascio l'eroina, sono una persona morta, perché devo affidare ad un'altra persona questo mercato; anche se questo è un grande amico mio, anche se è un mio figlioccio, una volta che io gli passo in mano il mercato dell'eroina, questo dice: chi mi dice che Salvatore domani non mi ammazza? Di conseguenza tutte queste persone che gravitavano nella mia organizzazione passano sotto il suo controllo ed io sono una persona morta, anche se ho il controllo dell'hascisc e della cocaina, perché quello della cocaina è un mercato più classico, più riservato, più stretto. PRESIDENTE. Non è di strada. SALVATORE ANNACONDIA. Non è di strada. Allora dissi che questo non lo potevo fare. Mi dissero: hai ragione. PRESIDENTE. Lei ha spiegato bene i vari passaggi, dicendo che l'estorsione è l'ultima fase, quando si ha già il controllo di tutto. Però le estorsioni a Trani non si facevano. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Perché ci vivevo io e perché era diventato il centro di smistamento di tutto. PRESIDENTE. Quindi, una zona più tranquilla. SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non posso spiegare un altro passaggio dell'organizzazione, che J coperto da segreto. PRESIDENTE. Può descrivere il passaggio in astratto, senza fare nomi, che non ci interessano. SALVATORE ANNACONDIA. L'ho accennato già prima: queste holding che dovevamo aprire; c'era già il magazzino di forniture edili, c'era già l'immobiliare. PRESIDENTE. E la finanziaria? SALVATORE ANNACONDIA. Pure. PRESIDENTE. C'era tutto. SALVATORE ANNACONDIA. E stava già tutto avviandosi. Dovevamo acquisire le azioni e per comprarle bisognava che queste attività facessero il lavoro di un anno, un anno e mezzo. Devono lavorare per conto loro, si devono avviare. Solo che il magazzino forniture edili era intestato a mia moglie, come socio accomandante, più azionario. Questa società poi doveva essere venduta e io avevo un altro utile da dimostrare; quando andavo a vendere l'avviamento della società, avevo quest'altro utile. Poi rimaneva mia moglie come socia minoritaria, prendeva il 30 per cento, il 20 per cento, il 15 per cento, perché le quote della società erano aumentate. C'era questo fatto, ma non posso parlare oltre, signor presidente, perché ci sono i verbali. PRESIDENTE. Li abbiamo letti. Perché lei ha deciso di collaborare? SALVATORE ANNACONDIA. Perché ho deciso di collaborare è una bella domanda. Signor presidente, ho visto tante cose sporche nella vita. PRESIDENTE. Ci siamo resi conto. Un po' le ha anche fatte. SALVATORE ANNACONDIA. Ne ho fatte assai. Mi trovavo nel carcere di Foggia, durante un colloquio con mia moglie, uno degli ultimi in quel carcere, mia moglie alla fine disse: Salvatore, per colpa tua sta morendo tuo figlio. Signor presidente, ho un bambino di sette anni; non si capiva perché questo Pagina 2476 bambino dimagriva. Quando seppi questa cosa dissi: che cosa è successo? Tuo figlio ha preso un deperimento organico per mancanza di affetto paterno. Signor presidente, io dovevo uscire quanto prima, però c'era bisogno di mesi. Alla fine del colloquio - mia moglie stava andando via - chiamo uno dei miei fratelli e dico di mandarmi un certo carabiniere che io sapevo essere una persona corretta in tutto e per tutto, una persona che ha perso dieci anni di vita sua dietro a me. Meglio di lui non potevo, per mandare il messaggio, perché non potevo segnarmi a modello 13 e chiamare il magistrato, per l'importanza che avevo: era una brutta cosa. Torno in sezione, viene a colloquio l'avvocato. Dopo aver parlato con l'avvocato gli dico: avvocato, mi voglio pentire. L'avvocato rimase e disse soltanto: può essere un'ottima idea. Perché l'avvocato sapeva già tutto del fatto di mio figlio. Parlo con l'avvocato; è l'unica persona a cui potevo rivolgermi. OMISSIS PRESIDENTE. Ma sapeva chi era lei davvero o no? SALVATORE ANNACONDIA. L'avvocato Gironda mi ha difeso dal 1983. PRESIDENTE. Quindi sapeva bene. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Però non conosceva effettivamente tutte le attività che svolgevo. Pensate che nel 1987 (potrei essere impreciso nei mesi perché potrebbe trattarsi della fine del 1986 anziché dei primi mesi del 1987) venne a giocare a Bari la Juventus e l'avvocato Gironda (una settimana prima) sapendo che io sono un grosso tifoso della Juventus, mi chiese se ero d'accordo a restare a cena con loro. Io dissi subito di sì perché mi piaceva. Mi disse di organizzare la cena in un ristorante tranquillo dove passare una bella serata. Organizzammo la cena al ristorante Grotta Palazzese a Polignano a mare. A quella cena parteciparono (all'epoca era direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno ) il senatore Iacovazzo, il commendator Mincuzzi, Giampiero Boniperti, l'avvocato Gironda e tanti altri personaggi (l'avvocato Gironda mi ha sempre presentato persone di un certo livello), uno dei più grandi notai di Bari. L'avvocato Gironda ha sempre stravisto per me, ha avuto sempre un occhio di riguardo nei miei confronti. Io ero il suo consigliere nel fargli mangiare il pesce perché lui si fidava solo del pesce che io gli portavo. Lo dovevo pulire, gli consigliavo: questo lo puoi mangiare in questo modo, questo lo puoi mangiare in un altro modo. Per lui io ero un figlio, un fratello, un grande amico. OMISSIS ALTERO MATTEOLI. L'avvocato Gironda faceva queste cose in buona fede? PRESIDENTE. L'avvocato Gironda sapeva ciò che lei faceva, ciò che lei era effettivamente o no? SALVATORE ANNACONDIA. Lui cadeva in buona fede, perché io gli promettevo, gli giuravo che... Però quando io giuravo a lui lo facevo in un certo modo. Non lo giuravo, ma lui capiva che io giuravo. PRESIDENTE. Può spiegare cosa vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. In velocità. Dicevo: "Non ti giuro. Don Aurè, te lo sto giurando, non ti giuro che io faccio...". C'era un passaggio di questo tipo. PRESIDENTE. Ho capito. L'avvocato Gironda è uno dei maggiori penalisti pugliesi, la difendeva in alcuni processi... SALVATORE ANNACONDIA. In tutti i processi. Pagina 2477 PRESIDENTE. Possibile che non capiva chi era lei? SALVATORE ANNACONDIA. Io ho sempre detto che erano calunnie, tragedie sul mio conto. PRESIDENTE. Doveva essere molto sfortunato, però. SALVATORE ANNACONDIA. Lui era convinto che... PRESIDENTE. Era convinto che lei fosse sfortunato? OMISSIS PRESIDENTE. Gironda ha uno studio legale, molto ben avviato. Da Bari andava fino a Trani per parlare di queste cose? SALVATORE ANNACONDIA. L'avvocato Gironda un giorno sì e un giorno no veniva a Trani. PRESIDENTE. Per lavoro? SALVATORE ANNACONDIA. No, perché gli piace Trani, gli piacevo io, gli piaceva il mio ristorante, la veduta stupenda sul porto. Gli piaceva passeggiare al porto per svagarsi un po'. PRESIDENTE. Quanto dista Trani da Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Trenta chilometri. C'è la 16- bis, una superstrada che collega tutti i paesi. PRESIDENTE. Lei stava spiegandoci perché sta collaborando. Sua moglie le ha detto che il bambino sta male, è carente di affetto paterno. Lei a Foggia non può fare la richiesta per parlare con il magistrato, poi deve spiegare il perché... SALVATORE ANNACONDIA. Non sapevo a chi dovevo rivolgermi. PRESIDENTE. La richiesta per parlare con De Marinis non poteva farla a Foggia? SALVATORE ANNACONDIA. Potevo farla a Foggia. PRESIDENTE. Perché non l'ha fatta? SALVATORE ANNACONDIA. Dovevo mandare pure il messaggio e dovevo parlare con Gironda. OMISSIS SALVATORE ANNACONDIA. Ritornando ad Ascoli Piceno viene questo procuratore ed il giorno dopo io lo mando via perché non potevo parlare. PRESIDENTE. Non voleva parlare con lui. SALVATORE ANNACONDIA. Il giorno dopo mi fanno visita il carabiniere che avevo mandato a chiamare ed un brigadiere; sapevo che era una persona... PRESIDENTE. Era un ufficiale dei carabinieri o un sottufficiale? SALVATORE ANNACONDIA. Sottoufficiali: un brigadiere ed un appuntato che erano del reparto operativo di Bari. Mi viene a trovare e mi disse: Salvatore ho parlato con i tuoi e noi già capiamo cosa vuoi, dipende da cosa vuoi collaborare, Salvatore. Lui mi fece delle mosse e mi disse: c'è questa collaborazione ed io risposi: non esiste che io possa fare un pezzo, io devo fare tutto quant'è. Allora gli dissi: qui non possiamo parlare, ci dobbiamo avvicinare in qualche altro carcere in quanto stavamo tutti quanti... PRESIDENTE. Tutti i 41-bis ? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, c'era tutto il Gotha mafioso della Puglia... PRESIDENTE. Ad Ascoli Piceno? Pagina 2478 SALVATORE ANNACONDIA. Mancavano pochi personaggi, ma per il resto stavamo tutti. PRESIDENTE. Era pure comodo, perché vi potevate parlare. SALVATORE ANNACONDIA. Chiarimmo tante e tante cose. PRESIDENTE. Certo. ALTERO MATTEOLI. Lo fecero apposta. SALVATORE ANNACONDIA. Può darsi. Mi disse: "Salvatore non ti preoccupare, in questi giorni sarai trasferito in un altro carcere dove possiamo parlare". Fatto sta, signor presidente, che mi sono trovato all'Asinara; fui il primo ed allora iniziai a capire, a pensare. PRESIDENTE. Quindi lei fece Foggia, Ascoli Piceno e l'Asinara? SALVATORE ANNACONDIA. Iniziai a pensare e dissi: qui non si vuole che io collabori. Sto all'Asinara ed ormai mi sta passando di testa questo fatto qua. I carabinieri che mi vennero a trovare stavamo al servizio, alle indagini con il giudice Pasquale Drago, il magistrato che stava indagando su di noi, su di me. PRESIDENTE. Di quale tribunale è Drago? SALVATORE ANNACONDIA. Trani. Drago fa i salti mortali per farmi avvicinare perché per lui aver speso tanti anni per beccarmi... Tutti gli omicidi lui li sapeva, li poteva descrivere tutti, però non aveva prove, aveva i riscontri, ma non le prove. Sapeva benissimo che se mi arrestava mi avrebbero presto scarcerato. Tutti gli anni del grosso traffico degli stupefacenti che c'è stato e tutti i lavori che si potevano svolgere nel mondo della criminalità erano a conoscenza di Drago, solo che non li poteva dimostrare. Drago faceva il pazzo, ma purtroppo aveva lasciato la procura, lui doveva solo istituire il mio processo e poi andare via dalla procura. Mi fece arrivare per un anticipo di una ventina di giorni prima dal 29 di settembre che avevamo l'udienza preliminare. PRESIDENTE. Per quali reati era dentro? SALVATORE ANNACONDIA. Fui arrestato per plurimi omicidi, per associazione a delinquere e droga, accusato da due pentite... PRESIDENTE. Da quei due pentiti lì? SALVATORE ANNACONDIA. Due pentite, poi la suprema corte accolse i ricorsi che noi facemmo ed annullò l'ordinanza di custodia cautelare, solo che Drago nello stesso giorno mi fece bloccare la scarcerazione e mi notificò l'altro provvedimento: associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di ingenti quantitativi di droga. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Solo che mio fratello e Regano riuscirono ad uscire, io e Strega non riuscimmo ad uscire... PRESIDENTE. Perché arrivò... SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Allora Drago aveva già istruito quasi tutto il processo e fissa l'udienza preliminare perché io il 1^ ottobre andavo a decorrenza termini e questo mi era stato già avvisato, e poi le spiegherò come. Mi fa arrivare prima ed ho un colloquio con Drago; parlo pure con il mio avvocato ma nel frattempo mi arriva il triplice omicidio del Gargano... PRESIDENTE. Quello della masseria? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Il 1^ settembre mi fu notificata l'ordinanza di custodia cautelare per triplice omicidio. Il Pagina 2479 dottor Drago viene, facciamo un colloquio insieme e mi dice: "Salvatore, ti faccio sapere in questi giorni perché io non dipendo più dalla procura, sono passato al tribunale, però il mio pensiero è la tua collaborazione, peccato che non ti possa ascoltare io". Signor presidente, le parlo soltanto... perché poi sono gli altri a fare... pensate a tutto quello che è successo. Pasquale Drago mi fa un verbale... PRESIDENTE. Il dottor Drago sapeva che lei voleva collaborare? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Come lo aveva saputo? SALVATORE ANNACONDIA. Dai carabinieri che mi erano venuti a trovare ad Ascoli Piceno i quali lavoravano alle indagini insieme a Pasquale Drago. Io avevo parlato con Pasquale Drago tramite loro. PRESIDENTE. L'onorevole Galasso vorrebbe un quadro preciso dei suoi spostamenti e sapere quale rapporto passa tra tali spostamenti e la richiesta di collaborazione. La questione è in questi termini: lei sta a Foggia dove viene a trovarla sua moglie che le dice che suo figlio sta male. A questo punto decide di far il salto e collaborare, non ritiene di fare la richiesta al magistrato e chiede di sentire questi... SALVATORE ANNACONDIA. E nello stesso momento parlo pure con l'avvocato. PRESIDENTE. Parla con l'avvocato il quale le dice: mi pare una buona idea. Dopo di che ammazzano Borsellino e lei con gli altri della grossa malavita pugliese viene mandato ad Ascoli Piceno. Qui vengono a trovarla due sottufficiali dei carabinieri ai quali comunica la sua intenzione di collaborare, diciamo, a 360 gradi, dire tutto e così via. Quelli le dicono: qui non è possibile, ti facciamo trasferire in un altro carcere. Però l'altro carcere diventa l'Asinara... SALVATORE ANNACONDIA. No, doveva essere un carcere... PRESIDENTE. Ho detto diventa, ossia lei finisce all'Asinara. SALVATORE ANNACONDIA. Diventa Asinara. PRESIDENTE. A questo punto ritiene che questo vuol dire che non vogliono farla collaborare, questo in pratica è il suo sospetto. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, esattamente. PRESIDENTE. All'Asinara le arriva ad un certo punto la citazione che l'udienza preliminare... ALFREDO GALASSO. In questo quadro come si inserisce la richiesta a De Marinis? SALVATORE ANNACONDIA. La richiesta a De Marinis è stata già fatta dal carcere di Ascoli Piceno. PRESIDENTE. Lui chiede di parlare con il procuratore generale De Marinis, il quale non va e va invece il procuratore di Ascoli... SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente adesso le spiego meglio... PRESIDENTE. Ha capito qual è il problema? SALVATORE ANNACONDIA. Quando parlo con l'avvocato Gironda mi pare fosse il sabato precedente la mia partenza del lunedì per Ascoli Piceno. PRESIDENTE. Cioè sabato 18? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Io parlo con l'avvocato Gironda e lo aspetto Pagina 2480 4-5 giorni. Dato che siamo già nel mese di luglio vengo trasferito ad Ascoli Piceno con il 41- bis e con l'avvocato Gironda dovevamo vederci dopo 4-5 giorni. Io voglio anticipare questi 4-5 giorni e faccio la richiesta a modello 13, allegando anche un'istanza che voglio parlare con il procuratore De Marinis. Ecco il passaggio che c'è. Dopo che viene il procuratore (non ricordo bene se egli è venuto il giorno prima o il giorno prima sono venuti i due carabinieri, ma penso che prima venne il procuratore di Ascoli Piceno) gli dico che non c'è niente da parlare, volevo parlare con il magistrato ma che dopo parlerò con il mio avvocato. Questo fatto lo misi a verbalino. Quando sono venuti i due carabinieri sono stato trasferito all'Asinara, dopo la venuta dei carabinieri Annacondia viene preso e portato all'Asinara: sono stato il primo ad arrivare ed era il 20 agosto. Siamo stati in 12 ad arrivare ed io fui il primo. A questo punto mi sorge il dubbio, subito a caldo, che non vogliono che io collabori. Il sostituto procuratore Pasquale Drago invece di farmi venire uno, due giorni prima del 29 settembre, riesce a farmi venire dall'Asinara una quindicina di giorni prima e mi appoggiano a Carinola, vicino Caserta. PRESIDENTE. Quindi? SALVATORE ANNACONDIA. Vado all'udienza preliminare e Pasquale Drago mi contatta, sempre con i due carabinieri: io vengo contattato nel furgone. Dissi io: voi siete delle persone che non mi piacete più perché come mai io ho parlato con voi e mi avete promesso che parlavamo in un altro carcere e mi avete fatto... Dissero: no, Salvatore, non sappiamo niente noi, è stata tutta una cosa organizzata, fatta dal ministero il tuo trasferimento all'Asinara. Dissero: comunque, Salvatore, non ti preoccupare perché c'è tutta la nostra buona volontà a farti collaborare e il dottor Drago vuole sapere che cosa deve fare. Io dissi: va bene, vediamoci di nuovo. Ritornai di nuovo sui miei passi. PRESIDENTE. Nel senso che aveva deciso di non collaborare e poi decide nuovamente di collaborare? SALVATORE ANNACONDIA. Io ridecido di collaborare. Viene aCarinola il dottor Drago e mi spiega tutti i motivi che lo hanno spinto a lasciare la procura. Non che mi spiega perché lo hanno spinto, i motivi, ma mi spiega perché ha lasciato la procura e non dipende più da lui. Se avesse saputo le mie intenzioni, lui mi disse: sarei rimasto alla procura ed avrei passato alla superprocura a Bari, alla distrettuale. Facciamo un verbalino. Mi dice: Salvatore, dobbiamo fare un verbale. Io gli dissi: non dobbiamo fare nessun verbale. Tira e molla, tira e molla, facciamo un verbale di persone che io potevo parlare. Ci lasciamo e rimaniamo d'appuntamento a due o tre giorni, mi avrebbe fatto sapere. All'epoca come reggente alla superprocura, a Roma, c'era Di Gennaro. Pasquale Drago va a Roma e incontra pure il dottor Sinisi, un ex magistrato di Trani che stava al Ministero di grazia e giustizia. Quando Pasquale Drago confida a Sinisi della mia collaborazione, Sinisi è tutto contento e dice: adesso potremo risolvere tante e tante situazioni che per noi erano buio. Pasquale Drago si rivolge a Di Gennaro e dice: io ho questa persona che può collaborare. Fu messo fuori. PRESIDENTE. Chi? SALVATORE ANNACONDIA. Pasquale Drago. Disse: non ci interessa. ALTERO MATTEOLI. Lei come fa a saperlo? SALVATORE ANNACONDIA. Perché me lo ha detto Pasquale Drago. PRESIDENTE. Il dottor Drago gli disse: io sono stato accantonato. PAOLO CABRAS. Il procuratore Di Gennaro avrebbe detto che non gli interessava? Pagina 2481 SALVATORE ANNACONDIA. Che non gli interessava. PAOLO CABRAS. Glielo ha detto Drago? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Poi? SALVATORE ANNACONDIA. Pasquale Drago ritorna dal Ministero tutto sconsolato, amareggiato perché era stato pure a Bari il giorno prima, dalla procura distrettuale. E fu messo fuori pure. PRESIDENTE. Cioè, non lo ascoltarono né la procura distrettuale né quella nazionale. SALVATORE ANNACONDIA. Si ritira da Roma, era intorno alle 7 di sera, tutto stanco, si ferma al carcere e mi spiega i motivi. Dice: Salvatore, tutta la mia grande volontà, adesso che potevo fare piena luce in tutto questo... Io gli dissi solo: dottore, non fa niente, facciamo finta che non abbiamo fatto niente e, se mi fa una cortesia, possiamo strappare quel verbalino che abbiamo fatto. Allora disse: Salvatore, aspetta. Io mi alzai e lo salutai e dissi: dottore, lasciami perdere. C'è stato un attimo di felicità, sia da parte sua che da parte mia, però adesso è meglio tacere perché io ho famiglia e non voglio che mi rovino. Mentre arrivo vicino alla porta, Pasquale Drago mi dice: Salvatore, mi concedi un secondo ancora? Io ho una persona, un mio collega magistrato che posso parlare. Dissi io: chi è quest'altro? E lui disse: fa parte della distrettuale di Lecce. Dato che tu puoi parlare delle cose di Taranto... PRESIDENTE. Amodeo, questo giro qui. SALVATORE ANNACONDIA. ...che competenza è Lecce, posso fissare un appuntamento con un mio collega magistrato. Mi dai una settimana di tempo? Dissi io: va bene, vi do una settimana di tempo. Dottore, se in una settimana non può fare niente, mi faccia una cortesia personale, mi strappa quel verbalino, così la finiamo. Disse lui: Salvatore, ti prometto che lo faccio, e lo faccio. Dopo 3 o 4 giorni ritorna il dottor Drago. Scendo giù e conobbi il dottor Mandoi (che è lì presente), e iniziamo la mia collaborazione. Io adesso, signor presidente, fino all'ultima volta che ho incontrato l'avvocato Gironda, all'udienza preliminare... PRESIDENTE. Dopo non l'ha più visto l'avvocato Gironda? SALVATORE ANNACONDIA. No, come. Già ormai i miei avvocati sapevano... PRESIDENTE. L'orientamento. SALVATORE ANNACONDIA. ...che io stavo collaborando, dovevo collaborare e li rassicurai dicendogli che avrei parlato solo di criminalità, non avrei oltrepassato i limiti. Mi ricordo che l'ultima volta che ho visto l'avvocato Gironda, l'ultima udienza che ho fatto il 22 marzo o aprile - no, fu marzo - gli dissi: don Aurelio, stai tranquillo che di cose... Poi, signor presidente, ho voluto fare piena luce su tutto eho dovuto parlare di tutti e per tutti, non per odio ma perché mi voglio pulire, voglio una pulizia generale dentro il mio corpo. PRESIDENTE. Gironda non è più suo avvocato? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Quando ha smesso di esserlo, quando l'ha revocato? SALVATORE ANNACONDIA. L'ho revocato il giorno dell'udienza preliminare. PRESIDENTE. Ad agosto? Pagina 2482 SALVATORE ANNACONDIA. No, a marzo. PAOLO CABRAS. A marzo di quest'anno? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, 1993. MARCO TARADASH. Per quale motivo? SALVATORE ANNACONDIA. L'ho voluto revocare perché dentro di me c'era la volontà di parlare su tutto. PRESIDENTE. C'è una cosa che non ho capito: a marzo viene sua moglie a parlarle. SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Ed allora quando viene sua moglie? SALVATORE ANNACONDIA. Nel luglio 1992, prima che erano successe le leggi in vigore. Io non ho collaborato per sconti di pena, perché c'erano queste agevolazioni sui pentiti. Io, signor presidente, ho lanciato il mio messaggio a luglio. PRESIDENTE. Capisco, era questo che mi sfuggiva. ALTERO MATTEOLI. Se lei continuava ad avere l'avvocato Gironda come difensore, non poteva collaborare lo stesso? Se ho ben capito, visto che il passaggio è un po' contorto, lei ha raccontato di aver detto all'avvocato Gironda di avere intenzione di collaborare e che questi le avrebbe risposto: bravo Salvatore, mi sembra che tu faccia una cosa giusta. Cosa è accaduto dopo? E' questo che non riesco a capire. SALVATORE ANNACONDIA. All'epoca io tranquillizzai Gironda dicendogli di avvisare il dottor De Marinis che non avrei mai parlato di questo. PAOLO CABRAS. Della faccenda del verbale. Questo lo abbiamo capito. SALVATORE ANNACONDIA. Ma non avrei parlato mai di nessun magistrato finché avevo l'avvocato Gironda. Se avessi avuto l'avvocato Gironda e avessi collaborato con De Marinis, non avrei parlato di altre cose di cui ho parlato. PRESIDENTE. La cosa che vorrebbe sapere l'intera Commissione è per quale motivo lei non poteva continuare ad avere l'avvocato Gironda e parlare anche dei magistrati. SALVATORE ANNACONDIA. Di conseguenza, se avevo l'avvocato Gironda e parlavo di De Marinis, parlavo dell'avvocato. PRESIDENTE. Avrebbe coinvolto l'avvocato stesso. SALVATORE ANNACONDIA. Era di conseguenza che dovevo parlare... Come facevo ad avere l'avvocato e parlavo di lui? PRESIDENTE. Quel verbalino famoso fatto con Drago fu stracciato o no? SALVATORE ANNACONDIA. Quello di Drago? No, non è stato mai stracciato. Io mi volli assicurare al dottor Drago, se non erro quando ho fatto... ma non penso che stava presente il dottor Mandoi quando ho fatto questo ragionamento al dottor Drago perché con Drago mi sono visto ancora un paio di volte. L'ultima volta che mi sono visto con lui, feci un altro verbale dove mi dichiarai colpevole sul traffico di stupefacenti, mi attribuii i reati perché lui mi doveva concedere il rito abbreviato. A Drago io dissi: dottore, lei mi deve fare una grossa cortesia. Perché lui disse che doveva depositare il verbalino quando lasciava la procura, lo doveva consegnare a De Marinis. Allora, dato che avevo già avuto i contatti con il dottor Mandoi (non lo dico perché il dottor Pagina 2483 Mandoi è presente; non voglio fare elogi a nessuno), vidi la sincerità e l'onestà del dottor Mandoi nel voler far pulizia e chiesi al dottor Drago... Mi rispose: "Salvatore, questo verbale lo posso tenere fino a dicembre, massimo gennaio, ma dopo debbo depositare tutto a Bari, al mio capo" (cioè, al procuratore). Gli dissi: "Dottor Drago, mi faccia una cortesia: veda di rimandare quanto più possibile questo fatto perché ho parlato con il dottor Mandoi e mi ha giurato che non ci saranno fughe di notizie per un po' di tempo". Io volevo collaborare in modo tranquillo e sereno. Ho sempre detto di lasciarmi in tranquillità perché solo così si può andare avanti. PAOLO CABRAS. Chi è il suo attuale avvocato? SALVATORE ANNACONDIA. Luigi Rella, del foro di Lecce. PRESIDENTE. Passiamo al altro. In quali regioni d'Italia lei ha operato? SALVATORE ANNACONDIA. Puglia, Campania, Lombardia, un po' di Piemonte, Genova, Roma, Calabria, Sicilia. Signor presidente, la mia presenza era... PRESIDENTE. Abbastanza diffusa! SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Questo lo abbiamo capito. Ha fatto qualche operazione al di fuori dell'Italia, in Stati stranieri? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Dove? SALVATORE ANNACONDIA. Non posso parlare, signor presidente. Ci sono grosse indagini... PRESIDENTE. Non può dire in quali paesi ha operato? SALVATORE ANNACONDIA. No, presidente. PRESIDENTE. Europei o extraeuropei? SALVATORE ANNACONDIA. Fuori Europa. PRESIDENTE. Lei ha avuto un qualche ruolo nella gestione degli appalti? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Vorremmo capire anzitutto che ruolo abbia avuto e poi che cosa voglia dire gestire gli appalti. SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, ho rilasciato dichiarazioni su questo argomento, che risultano a verbale, una settimana fa. PRESIDENTE. Non ci interessa l'appalto specifico, ma la tecnica. Lei deve tenere presente che le responsabilità le accerta la magistratura. A noi interessa capire in che modo si svolgono le cose sì da potere intervenire al fine di evitare che certi fenomeni si ripetano. SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, se pure mi limitassi a parlare di un piccolo ruolo, il segreto istruttorio che copre certe indagini in corso verrebbe meno. Già c'è stata qualche piccola fuga di notizie. Io non posso oltrepassare... PRESIDENTE. Negli interrogatori riportati in documenti depositati e pubblici... SALVATORE ANNACONDIA. Non sono pubblici, signor presidente! PRESIDENTE. Se così fosse, non li avremmo qui! SALVATORE ANNACONDIA. Forse non mi sono spiegato bene, presidente. Pagina 2484 PRESIDENTE. Io non parlo degli atti che si riferiscono alle sue dichiarazioni rilasciate la settimana scorsa. SALVATORE ANNACONDIA. Quelli, signor presidente, non sono stati eseguiti... PRESIDENTE. Mi permetta: ognuno deve fare il suo mestiere. Io faccio il mio. Mi sto riferendo a verbali già depositati riferiti a provvedimenti restrittivi o ad altro. All'interno di questi verbali è contenuta la descrizione di alcune vicende, in particolare di quella relativa ad alcune imprese di pulizia. Io non sto parlando delle dichiarazioni che lei ha rilasciato la settimana scorsa, delle quali nessuno di noi sa di cosa si tratti. In sostanza, lei dice di non poter parlare, però su una questione di appalti ha già parlato... SALVATORE ANNACONDIA. Il verbale del quale sta parlando dipende dalla procura di Bari. Per quanto riguarda quest'ultima, io ho avuto occasione di verbalizzare soltanto con il dottor Magrone, con riferimento alla criminalità. Signor presidente, io interlocutori su Bari non ne ho avuti! PRESIDENTE. Non credo si tratti di Bari. ALTERO MATTEOLI. Infatti, riguarda Trani. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, ma Trani dipende da Bari. Pertanto, non sono stati eseguiti, è fermo, è là... PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Non posso, signor presidente. PRESIDENTE. Adesso ho capito cosa vuol dire. In sostanza, non ci sono stati seguiti... SALVATORE ANNACONDIA. Esatto! PRESIDENTE. Adesso è chiaro. Lei quindi afferma che per ora non può parlare degli appalti perché vi sono indagini in corso. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Va bene. C'è mai stata una struttura unitaria della criminalità in Puglia? SALVATORE ANNACONDIA. No, signor presidente. Questa esiste perché vi sono accordi fra di noi. Le potrei parlare di summit volti a raggiungere accordi sulle attività svolte con riferimento alle zone di influenza reciproca. In tutto il nord barese e nel tarantino ero il perno principale di queste situazioni. PRESIDENTE. Quindi, non c'è una struttura unica, ma ci sono intese (quelle che lei definisce summit ), accordi. Ciò con riferimento a singoli affari o per gestire le cose per un po' di tempo? SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1991 si volle creare un'organizzazione unica. Tutti i gruppi (nel Salento, nel brindisino) avevano scontri, guerre, faide. Vi era molto sangue sparso. Io sono stato amico sia di una parte che dell'altra. Ho già detto prima che non ho mai voluto far parte della Sacra corona unita perché avevo amicizie da una parte e amicizie dall'altra, con riferimento ai gruppi che si scontravano. PRESIDENTE. Uno dei due gruppi era la Sacra corona. Quale era l'altro? SALVATORE ANNACONDIA. Era tutta Sacra corona. PRESIDENTE. Si trattava allora di gruppi diversi della Sacra corona? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, di gruppi che si erano spaccati. Poi si voleva creare un'unica cosa perché la Sacra corona unita è stata riconosciuta dalle sentenze. Giustamente, queste persone si Pagina 2485 sentivano amareggiate giacché rappresentanti di singoli gruppi piccoli commettevano reati, venivano arrestati e dichiaravano di far parte della Sacra corona unita. Questo fatto si doveva eliminare. Doveva essere una struttura, una famiglia unica che doveva orchestrare. All'epoca ero in libertà e fui interpellato. Riccardo mi mandò un'imbasciata... PRESIDENTE. Chi è Riccardo? SALVATORE ANNACONDIA. Riccardo Modeo. PRESIDENTE. Quello di Taranto? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Mi mandò a dire se volevo aderire perché doveva aderire pure lui. Riccardo non faceva parte di alcuna organizzazione, era un fuoco di paglia. Io mi dissi disponibile ad aderire a condizione che ci fosse pace da tutti e due i fronti. Dissi che quando ci sarebbe stata la pace, sia da una parte che dall'altra, non avrei avuto difficoltà ad aderire alla Sacra, che si sarebbe poi dovuta chiamare in un altro modo... PRESIDENTE. Come si sarebbe dovuta chiamare? SALVATORE ANNACONDIA. Nuova Sacra corona unita. Si prendono cinque o sei mesi di tempo per decidere. Io avrei dovuto essere uno dei maggiori referenti nella Sacra per l'approvvigionamento di armi e di stupefacenti. Il mio spessore era conosciuto da tutti. Io non ho mai voluto rifornire Lecce proprio per i contrasti che c'erano. Se io ero con un gruppo e in quel momento passava l'altro gruppo, io lo salutavo anche se ero in compagnia di quel gruppo. PRESIDENTE. Lei, insomma, poteva farlo. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché ero simpatizzante di tutti e due i gruppi, ma non avevo mai aderito, perché già potevo aderire dal 1984, quando mi trovavo nel carcere di Lecce, quando si iniziò a fondare tutto questo, quando iniziarono le perquisizioni in tutte le carceri d'Italia, quando fu trovato lo statuto, a Porto Azzurro, a Pino Rogoli. Non ho voluto mai aderire, proprio perché iniziarono gli scontri e tutto questo. All'epoca ero detenuto, poi fui trasferito da Lecce. Insomma, c'è tutta una scalata da che ho avuto gli arresti domiciliari; la mia scalata, quella vera e propria è stata dagli arresti domiciliari, quando ho iniziato a prendere il potere giorno dopo giorno, a colpi di pistola, a colpi di lupara bianca. PRESIDENTE. Lei stava agli arresti domiciliari, ma continuava a fare quello che faceva prima, anzi peggio? SALVATORE ANNACONDIA. Quello che facevo prima era niente aconfronto di quello che ho fatto agli arresti domiciliari. PRESIDENTE. Erano arresti per modo di dire? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Abbiamo capito. Lei stava spiegando che nel 1991 c'è un tentativo di costruire un'organizzazione unica. Come va a finire? SALVATORE ANNACONDIA. Iniziamo a parlare dopo l'arresto di Riccardo e Gianfranco. PRESIDENTE. Questi sono i Modeo? SALVATORE ANNACONDIA. Prendo tutte le redini di Taranto in mano, per mandare avanti... PRESIDENTE. Su incarico loro? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. C'erano dei grossi buchi, perché non avevano la mentalità di una vera organizzazione. Erano tutti sciolti. Li rimetto a posto e Pagina 2486 sistemo tutti i settori come Dio comanda, spendendo tempo e giorni. PRESIDENTE. Spero che Dio comandi altro, comunque. SALVATORE ANNACONDIA. Esatto, speriamo. Gli sistemo tutto il gruppo e dopo qualche mese, quando Riccardo era già a Livorno e Gianfranco stava a Novara, mi arriva l'imbasciata e Riccardo mi dice: Salvatore, vedi che abbiamo parlato; se aderisci tu aderisco pure io. Dissi io: Riccardo, faglielo sapere a tutti quanti, perché sono tutti amici, che io posso aderire se c'è una pace, perché non posso aderire rifornendo il gruppo De Tommasi e poi mettermi contro; di conseguenza, accade che mi devo mettere contro per forza all'altro gruppo o, se mi metto con Mario Tornese, mi metto contro a De Tommasi. Dissi io: quando ci sarà una pace unica, aderirò senza problemi. Lei si figuri, signor presidente, che questa pace non è stata mai fatta, perché c'era troppo sangue sparso, sia da una parte che dall'altra. Nel 1992, quando ci trovavamo ad Ascoli Piceno, non c'è stata ancora questa pace; c'è stata una tregua perché ogni volta che si parla di pace c'è una tregua: non ci possono essere intenzioni di parlare con la guerra in atto e quindi ci fu la tregua. Ma questa pace non si è potuta fare. PRESIDENTE. Praticamente non si è mai riusciti a fare una struttura unica? SALVATORE ANNACONDIA. Non si è mai riusciti. PRESIDENTE. Quindi, c'era la Sacra Corona, poi il suo gruppo, poi c'era Modeo. Erano questi i tre gruppi più importanti? SALVATORE ANNACONDIA. No. Stiamo parlando di questi gruppi adesso, nel 1990-1991. Cominciò ad uscire fuori pure a Foggia, già dal 1986-1987, Rocco Moretti, altro emergente. Poi c'era il gruppo dei cerignolani, altro gruppo potente. PRESIDENTE. Cioè quelli di Cerignola? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E la Rosa? SALVATORE ANNACONDIA. Fu distrutta sul nascere. PRESIDENTE. La Rosa era quella di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Fu distrutta sul nascere. PRESIDENTE. I referenti della grande criminalità internazionale di queste organizzazioni erano sempre gli stessi, 'ndrangheta, camorra, Cosa nostra, oppure alcuni erano del tutto autonomi? SALVATORE ANNACONDIA. Non possono essere autonomi, signor presidente, perché se non sono riconosciuti non possono operare; possono operare ma a livello... PRESIDENTE. Basso? SALVATORE ANNACONDIA. No, a livello del loro paese. Bisogna essere riconosciuti per poter operare a livello nazionale ed internazionale. PRESIDENTE. Cioè, per poter avere la droga? SALVATORE ANNACONDIA. La droga non è che... si può avere solo se si è riconosciuti. Bastano solo le amicizie che ci sono, gli scambi di favori, e poi entra l'amicizia pura. Però, per essere riconosciuti come famiglia, bisogna che venga innalzata dal capo decima. Di capo decima in Puglia non ce n'erano, ce n'erano pochi. Pagina 2487 PRESIDENTE. Perché non c'erano le dieci famiglie. SALVATORE ANNACONDIA. Allora tutto l'innalzamento veniva dalla Calabria, perché la Puglia è supportata dalla Calabria, dalla 'ndrangheta. PRESIDENTE. Sostenuta. PAOLO CABRAS. Sia a Bari, sia a Foggia, sia a Taranto? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, la Calabria, specialmente su Lecce, è stata sempre la "mamma". PRESIDENTE. Il vicepresidente Cabras vorrebbe sapere se per Foggia c'era sempre la presenza della Calabria o c'era anche un po' più di camorra. SALVATORE ANNACONDIA. Per Foggia la Calabria. C'è pure un locale, di cui non posso parlare perché è coperto da segreto. C'è un locale del posto, referente di una nota famiglia di 'ndrangheta. PAOLO CABRAS. Stiamo parlando di Foggia? SALVATORE ANNACONDIA. Provincia di Foggia. PRESIDENTE. E proprio a Foggia ? SALVATORE ANNACONDIA. A Foggia doveva essere riconosciuto. PRESIDENTE. Dalla 'ndrangheta o dalla camorra? SALVATORE ANNACONDIA. Dalla 'ndrangheta. PRESIDENTE. Ci sono presenze della camorra? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono stralci, ci sono interessi, business , perché quando la camorra voleva entrare nel territorio foggiano... successe, lei ricorderà benissimo, signor presidente, quel maxiprocesso: fu distrutto nel nascere. Allora a Foggia tutti questi referenti, questi responsabili della zona sono stati decimati, ammazzati, si sono ritirati, sono andati via, ci sono le nuove leve dal 1986, quelle che fanno paura veramente. Non è la malavita pugliese dell'inizio degli anni ottanta, quando c'era più tranquillità, c'era il contrabbando delle sigarette, c'era la magnacceria; esistevano tutte queste cose qua: gli appalti se li sistemavano e li giostravano sempre queste persone che stavano là sedute e ci tenevano calmi. Ma, dall'inizio degli anni ottanta, dal 1982-1983 in poi, è venuta fuori questa nuova malavita, che ha assorbito tutte le esperienze sia di calabresi sia di siciliani sia di napoletani sia di lombardi. Tutte queste esperienze le hanno portate in Puglia. Adesso la Puglia... Non è che io parlo della Puglia come di una zona a rischio, perché io sono pugliese. Ho vissuto in quella... PRESIDENTE. Direi, più oltre del rischio. SALVATORE ANNACONDIA. E' molto alto perché, se parliamo di veri criminali, la Puglia è ricca di veri criminali decisi, votati alla morte. Il pugliese... Le spiego, signor presidente: un siciliano fa reati in Sicilia, non va fuori e la percentuale che va fuori è bassa; il calabrese fa gli omicidi in Calabria e pure fuori. Ma il pugliese fa gli omicidi sia in casa che fuori; non ha problemi. PRESIDENTE. Un temperamento più dinamico. SALVATORE ANNACONDIA. E' più deciso. E' una malavita che fa paura. PRESIDENTE. A Foggia in particolare com'è la situazione? SALVATORE ANNACONDIA. Non posso parlare, signor presidente. Pagina 2488 PRESIDENTE. Perché ci sono indagini in corso? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. C'è presenza di 'ndrangheta e camorra anche? SALVATORE ANNACONDIA. La camorra è pochissima, perché ci sono solo introiti, di cui non posso parlare. FRANCESCO CAFARELLI. Investimenti? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Investimenti... PRESIDENTE. La camorra fa investimenti a Foggia. Vedremo poi se qualcuno vuole approfondire. Possiamo passare alla questione del traffico degli stupefacenti, com'è organizzato secondo lei, e poi del traffico di armi. Lei ha dato alcune spiegazioni, ma ci interesserebbe capire da dove arrivino gli stupefacenti. Innanzi tutto, distinguiamo tra eroina, cocaina ed hascisc. Lei ha trattato queste tre sostanze, vero? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Marijuana no? SALVATORE ANNACONDIA. No, non ha valore. PRESIDENTE. Se non ho capito male, l'eroina è la droga più importante, perché... SALVATORE ANNACONDIA. E' la più consumata. PRESIDENTE. Più dell'hascisc? SALVATORE ANNACONDIA. L'hascisc come stupefacente fa grande volume, per cui ci può essere qualcuno che dice che non fa l'hascisc perché lo vende a 2 milioni- 2 milioni 200 mila al chilo all'ingrosso e non gli conviene. Invece voi che rappresentate le istituzioni dovete stare molto attenti all'hascisc perché è un business di centinaia di miliardi per contanti. PRESIDENTE. Spieghi bene questo concetto. SALVATORE ANNACONDIA. Chi ha il territorio dell'hascisc sono poche persone, tra cui una nota famiglia di cui posso parlare perché non violo il segreto istruttorio, la famiglia Di Giovane. Questa famiglia ha buona parte del "marocco" e lo gestiscono loro. Finché arriva a destinazione viene a costare 700-800 mila lire al chilo, però parliamo di grossi quantitativi, cioè di centinaia di quintali, che poi possono essere importati a 10, a 20, a 30 quintali per volta, anche se il contratto è fatto per centinaia di quintali. Quando questo hascisc cioccolato arriva in Italia dal Marocco, viene venduto all'ingrosso (100, 200 o 300 chili) e viene già pagato per contanti anticipatamente perché è molto richiesto. Essendo pagato per contanti, uno porta mille chili di hascisc e nel giro di due giorni li vende incassando per intero; invece uno che porta mille chili di eroina, che si vende ad un prezzo più alto, non guadagna di più perché ci vuole tempo per vendere tale quantitativo ed il pagamento non è per contanti, anzi in minima parte per contanti e per il resto a consumo: uno si prende 100 chili di eroina e li paga in 30 o 60 giorni, cioè prima incassa e poi paga. Finché questa seconda persona ha venduto i mille chili di eroina la prima ha fatto magari 20 viaggi di hascisc, lo ha venduto a 2.000-2.500 (secondo le esigenze di mercato) ed ha incassato una cifra 5 volte superiore. Ecco perché quello dell'hascisc è un problema molto importante, e il controllo dell'hascisc si sta... Posso affermarlo almeno fino a che io ne ero a conoscenza, fino al 1992, perché dal 1^ di gennaio sono in extracarcerario. PRESIDENTE. Certo. Quindi lei dice che non dobbiamo sottovalutare la questione Pagina 2489 dell'hascisc perché dà una grande rendita, il pagamento è per contanti e vi è una grandissima domanda. Per l'eroina, invece, la domanda è minore e il pagamento è più rateizzato. SALVATORE ANNACONDIA. E' più lento. PRESIDENTE. Perché è più lento il pagamento dell'eroina? SALVATORE ANNACONDIA. Perché un chilo di eroina all'ingrosso costa tra i 32 e i 33 milioni al chilo, e quindi chi compra dieci chili di eroina deve pagare 320-330 milioni; poi la rivende a 47-48 milioni al chilo. Ci sono infatti passaggi di pochi punti: 7, 8, al massimo 10 punti percentuali di guadagno. Quest'eroina poi la deve spacciare il drogato, che è l'ultimo anello della catena. Ma i pagamenti dell'eroina sono fatti tutti a consumo: mi prendo 100 chili e te li pago quando ne prendo altri 100. PRESIDENTE. E' una specie di conto corrente. SALVATORE ANNACONDIA. Invece l'hascisc è uno stupefacente che il drogato che lo consuma, che lo vende, al chilo lo paga 5 milioni: lui compra mezzo chilo e lo paga per contanti perché in serata lo ha venduto tutto. L'hashisc viene pagato anticipatamente. PRESIDENTE. Quindi, la grande differenza è che c'è una domanda talmente grande di hashisc che se ne riesce a fare un commercio molto più rapido. Però, poiché un chilo di hashisc è piuttosto voluminoso rispetto ad un chilo di eroina, che è un sacchetto, questo non pone più rischi? SALVATORE ANNACONDIA. Pone più rischi al trasporto, ma ne pone meno per la detenzione, perché se una persona viene arrestata con l'hashisc non viene condannata come invece accade con l'eroina; è in pratica come il contrabbando, e si finirà per pagare solo una multa. PRESIDENTE. L'hashisc viene dal nord Africa? SALVATORE ANNACONDIA. Viene dal Libano, dal Marocco. PRESIDENTE. E come arriva in Puglia? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono dei passaggi che deve fare. PRESIDENTE. Li può spiegare? SALVATORE ANNACONDIA. Se lo si vuole importare direttamente in Italia bisogna portarlo via mare, con panfili, motoscafi, container . Però con i container bisogna fare un altro giro perché bisogna fare i documenti che partono dal Marocco, che devono arrivare in un'altra nazione... PRESIDENTE. Se arrivano dal Marocco che succede? SLVATORE ANNACONDIA. Un container che arriva dal Marocco è come se avesse l'etichetta "stupefacenti". PRESIDENTE. Allora dal Marocco bisogna andare in un altro paese. Per esempio dove? SALVATORE ANNACONDIA. Per esempio dal Marocco arriva in Spagna (è solo un esempio), dove devono essere fatti i nuovi documenti e arriva in Egitto, in cui c'è una zona che è porto franco. I container vengono scaricati e venduti a questo ufficio che non ha fatto altro che rivendere questo container in Italia ad una ditta di import-export . Vengono ricambiati i documenti; il prodotto che è partito di qua, mettiamo che si tratti di abbigliamento... Però ci sono degli accordi - glielo dico perché li abbiamo fatti noi - con la CEE per quanto riguarda alcune nazioni povere: parliamo del Ma-rocco Pagina 2490 ma possiamo parlare anche di altre nazioni produttrici di stupefacenti. PRESIDENTE. Qual è l'accordo? SALVATORE ANNACONDIA. L'accordo è che specialmente gli Stati Uniti finanziano questi paesi poveri (come il Banglandesh) per la produzione dei jeans , delle camicie, delle televisioni, delle radio, eccetera, e che devono fare un certo numero di pezzi, per esempio un milione di jeans . Questo milione di jeans può viaggiare perché ha la destinazione della produzione. Se parte un container di qua i prodotti non possono avere il certificato d'origine. Allora, la merce viaggia sotto la copertura. Quando la merce arriva a porto franco vengono cambiati i documenti e viene fatto il documento con la ditta autorizzata ad introdurre nel mercato europeo i jeans. PRESIDENTE. I jeans del Bangladesh. SALVATORE ANNACONDIA. Solo che nei jeans che arrivano dal Bangladesh arriva la droga. Quando arriva in Italia la merce non arriva più dal Marocco, neanche dal Bangladesh, bensì arriva dall'Egitto, o arriva da un altro porto che non è sospettato per traffici di stupefacenti. Questo può essere la Grecia, perché dall'Egitto arriva in Grecia. Viene venduto ad una ditta della Grecia, poi questo ufficio la trasmette ad un'altra ditta italiana. C'è il passaggio che deve fare per forza. PRESIDENTE. Quando questo container dal Marocco arriva in Spagna non ci sono gli stessi sospetti... SALVATORE ANNACONDIA. No, una volta che arriva in Spagna viene depositato... in Spagna esiste una grossa organizzazione di spagnoli che, per quanto riguarda il passaggio dell'hashish, fa pagare 300 mila lire al chilo come deposito. Però loro danno la garanzia che il carico non viene sequestrato. E' un'estorsione autorizzata. Se vogliono passare attraverso la Spagna devono pagare per forza. Dalla Spagna poi c'è la rotta dei Paesi Bassi, dai quali si introduce la merce in Germania e in Svizzera. Prima si poteva passare dalla Germania ma adesso è diventata una zona molto... PRESIDENTE. Rischiosa? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. C'è molta attenzione? SALVATORE ANNACONDIA. C'è molta più collaborazione tra le forze di polizia, sia italiane, sia internazionali. PRESIDENTE. La rotta più comoda è quella ora descritta? SALVATORE ANNACONDIA. E' quella che va dalla Spagna all'Olanda e in Germania non attraverso il valico con l'Italia ma attraverso la Svizzera. PRESIDENTE. Lei ha detto che in Spagna esiste un'organizzazione che si occupa di smistare e di trovare i documenti, eccetera. SALVATORE ANNACONDIA. Non si occupa di trovare i documenti. Si deve pagare per il passaggio della merce, che si deve per forza fermare in Spagna. Si deve pagare quella che possiamo chiamare dogana. PRESIDENTE. E' un'organizzazione criminale, il cui intento è quello di evitare perquisizioni. SALVATORE ANNACONDIA. Per dare una copertura. PRESIDENTE. Questo sistema di far viaggiare l'hashish fino a cambiare i documenti è un sistema che dovete mettere in piedi voi oppure esiste già e voi dovete solo utilizzarlo? Pagina 2491 SALVATORE ANNACONDIA. No, non esiste, signor presidente. Lo dobbiamo mettere noi. Se questi appoggi ce li hanno loro la merce la vendono franco in Italia. PRESIDENTE. Quindi si guadagna di meno? SALVATORE ANNACONDIA. No, una volta che la mettono franco in Italia la cocaina invece di pagarla 15, 18, 20 mila dollari, viene a costare 27, 28, 30 mila dollari. Si tratta di migliaia di dollari che vengono a mancare. Io potevo ottenere la cocaina in Italia a 20.500 dollari più 2 mila dollari di trasporto, però franco in Italia. PRESIDENTE. Come faceva? SALVATORE ANNACONDIA. E' coperta dal segreto istruttorio. PRESIDENTE. Il tragitto può spiegarcelo, non le persone. SALVATORE ANNACONDIA. No, no. PRESIDENTE. Neppure il tragitto? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Partiva dal Sud America? SALVATORE ANNACONDIA. No. Ecco perché non posso. PRESIDENTE. Non partiva dal sud America! Il tragitto non può essere spiegato? SALVATORE ANNACONDIA. No, signor presidente. PRESIDENTE. Era un sistema che organizzavate voi o che già esisteva? Questa è la cosa che ci interessa. SALVATORE ANNACONDIA. Il mio sistema era diverso dagli altri, perché avevo trovato la persona giusta, uno dei più grossi che può esistere. PRESIDENTE. Tutti si avvalevano di una persona particolare, oppure ci sono sistemi oggettivi? Un sistema di distribuzione presso il quale qualunque criminale può rivolgersi per acquistare? SALVATORE ANNACONDIA. Qualsiasi criminale può andare e comprare, signor presidente. Lei pensi che durante il giorno vengono arrestate decine di persone, i cosiddetti cani sciolti, piccoli trafficanti che devono essere arrestati per forza perché ci sono gli accordi con le polizie internazionali che controllano il territorio. Faccio l'esempio di Lima, in Perù. In Perù la cocaina è tutta controllata. Una casa sì e l'altra pure hanno il forno per cuocerla, la mattina passa il camion della policia , la ritira dopo averla pesata e fa il biglietto. PRESIDENTE. La polizia? SALVATORE ANNACONDIA. Là si chiama policia ! Questi panettieri - chiamiamoli così - riescono a rubare i 100, 200 grammi e arrivano al chilo, ai due chili che poi vendono ai trafficanti saltuariamente, giornalieri. Su dieci trafficanti, ne vengono arrestati sette od otto perché c'è il grosso business che deve andare avanti. MARCO TARADASH. Vale solo per il Perù o anche per l'Italia? SALVATORE ANNACONDIA. In Perù, in Thailandia, in Marocco, in Turchia. In Italia non c'è bisogno di questo sistema perché è la mamma degli stupefacenti, come l'Olanda, la Spagna, la Germania. L'Italia è una nazione che ritira, non esporta. Una volta si mandava l'eroina e si aveva la cocaina con scambi della stessa famiglia. La famiglia in America aveva bisogno di eroina e non avendo problemi di cocaina ed essendoci raffinerie in Italia... Era tutto familiare. Le famiglie erano le uniche organizzazioni. Pagina 2492 Una volta che la merce sia giunta in Italia, non viene più esportata in quanto viene consumata. Non ci può essere una spiata con queste organizzazioni. PRESIDENTE. Gli arresti che si verificherebbero nei paesi produttori... SALVATORE ANNACONDIA. Sono le spiate della polizia. PRESIDENTE. Nel senso che lasciano liberi alcuni per arrestarne altri? SALVATORE ANNACONDIA. Perché deve passare il carico grande. Si fa l'operazione di 20, 50, 100 chili. ALTERO MATTEOLI. Questi fatti come sono venuti in sua conoscenza? SALVATORE ANNACONDIA. Per averli vissuti. PRESIDENTE. I canali del contrabbando sono utilizzati anche per altre attività criminali? SALVATORE ANNACONDIA. Il contrabbando rappresenta una fonte per l'organizzazione. Parlando del contrabbando si dice che in una determinata regione, in quel determinato paese, ci sono 10 grandi contrabbandieri che hanno sotto di loro 200 famiglie che mangiano, che vivono. In realtà, le 200 famiglie non hanno risorse, non hanno niente; l'utile dell'organizzazione in materia di contrabbando è molto elevato. Le basi per potersi finanziare partono dal contrabbando. PRESIDENTE. Questo aspetto del problema lei lo ha esposto molto chiaramente. Volevo sapere se i mezzi utilizzati per il contrabbando servono anche per trasportare droga ed armi. SALVATORE ANNACONDIA. Esatto. PRESIDENTE. Può spiegarlo meglio? SALVATORE ANNACONDIA. Non le posso spiegare tutto. Soltanto il 20 per cento. PRESIDENTE. Non ci interessano i nomi, ma capire i fatti. SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono mezzi molto veloci, le ex motosiluranti, che hanno una motorizzazione di 9, 12 mila cavalli, con 2, 3, 4 motori con una velocità di oltre le 60 miglia orarie. Il superdrago, una delle più veloci motovedette italiane, può viaggiare ad una velocità di 50 nodi, 50 miglia, ma con mare calmo. In presenza di un mare un poco mosso il superdrago non può navigare. Dato che queste barche hanno una portata di 40, 35, 28 metri, e sono velocissime ed attrezzatissime di tutto, quando arrivano a 50, 60, 100 miglia vi sono due motoscafi velocissimi, quelli che usiamo nel contrabbando, che caricano su i 200, i 300 i 500, i mille chili e via. Anche se c'è un inseguimento sono due i motoscafi che vanno sotto, uno fa da supporto e l'altro va a riva. PRESIDENTE. Uno si fa inseguire e l'altro passa. SALVATORE ANNACONDIA. Esatto. Si tratta di motoscafi velocissimi e poi non si trasporta un carico di sigarette che appesantisce, no, portano solo 500 chili, mille chili e non hanno problemi ad andare via. Tutti i mezzi che usiamo nel contrabbando li usiamo per il traffico delle armi. Ma il traffico di armi è poco perché per queste usiamo i containers . PRESIDENTE. Per la droga sono utilizzati questi motoscafi veloci? SALVATORE ANNACONDIA. Di questo stavo parlando. Quando dicevo mille chili, mi riferivo alla droga e non alle sigarette. MARCO TARADASH. Hascisc od eroina? Pagina 2493 SALVATORE ANNACONDIA. Per l'hascisc c'è un altro sistema. Se parliamo di 500 chili o di mille chili parliamo di eroina, di cocaina, perché per l'hascisc c'è l'altro sistema che abbiamo fatto e che sul nascere si distrusse. In mare furono depositati 90 bidoncini di 15 chili l'uno e 10 bidoni da 200 chili l'uno di hascisc. Accadde però che il giorno del recupero un peschereccio disgraziatamente mentre pescava... i pescatori che vanno a strascico non possono pescare solo sul fango, devono andare vicino alle rocce per prendere un po' di pesce. Una barra di cemento, ove erano legati i bidoncini, si trovò sul taglio e questa barca rasò la scogliera e riuscì a prendere 6 o 7 bidoncini. Quando tirarono su la rete trovarono questi bidoncini, si spaventarono perché non sapevano di che si trattava. Pensando trattarsi di materiale chimico chiamarono i carabinieri i quali a loro volta chiamarono gli artificieri che aprirono i bidoncini e trovarono l'hascisc. Purtroppo quel giorno c'erano tante di quelle motovedette (ed anche gli altri giorni successivi) che non fu opportuno fare questo recupero. PRESIDENTE. Ma lei dice che forse stanno ancora lì? SALVATORE ANNACONDIA. Stanno ancora lì, spero che adesso che lo stanno sentendo, speriamo che... PRESIDENTE. Che qualcuno li vada a prendere, qualcuno di quelli giusti, voglio dire. SALVATORE ANNACONDIA. Ho indicato anche la zona. PRESIDENTE. Sì, l'ha indicata. Può spiegare come avviene il traffico d'armi? SALVATORE ANNACONDIA. Posso spiegare quello che ho fatto io, non certo quello che hanno fatto gli altri perché non è stato ancora fatto niente, anche se è stato verbalizzato. I nostri canali di approvvigionamento delle armi... PRESIDENTE. Prima vi è stata una precisazione dell'onorevole Imposimato: armi ed esplosivi. SALVATORE ANNACONDIA. L'esplosivo l'avevo in Puglia. PRESIDENTE. Parli prima dell'esplosivo e poi delle armi. SALVATORE ANNACONDIA. Tante migliaia di tonnellate chiedevo, tante ne avevo. PRESIDENTE. Da chi? SALVATORE ANNACONDIA. Trani è il paese della pietra e ci sono le cave. Potevo ottenere tutto l'esplosivo che volevo, però non era quello l'esplosivo giusto che potevo ottenere. In una zona di mare durante l'ultima guerra i tedeschi scaricarono migliaia e migliaia di tonnellate di esplosivo, di armi, di munizioni. Nel 1989 una barca tirò su una rete con 4 o 5 casse di missili. Questa zona viene chiamata "le munizioni". Si pescano le "tamburrelle", le "cazzarole" di tritolo, ossia ruote da 2 chili e mezzo o da 5 chili che hanno un buco al centro. Si pescano pure delle scatole che sono anticarroarmato. E' un esplosivo a base di nitroglicerina, è bianco, molto leggero come il polistirolo ed è di molto superiore al T4. Questo esplosivo scoppia anche se cade della cenere sopra o per uno spostamento; è molto efficace e potente. Si pescano anche delle mine che vengono smontate e dalle quali si ricava la gelatina. PRESIDENTE. A che profondità? SALVATORE ANNACONDIA. La profondità è abbastanza. PRESIDENTE. Nella costa pugliese? SALVATORE ANNACONDIA. A largo di Trani. Da Molfetta fino al largo di Vieste è tutto pieno. Una volta ricordo che una barca pescò un carrello di aereo. Si pesca di tutto là. Pagina 2494 FERDINANDO IMPOSIMATO. L'esplosivo usato qual è? SALVATORE ANNACONDIA. No, questo che adesso viene usato... deve pensare che l'apertura dei paesi dell'est è avvenuta verso la fine del 1990: da quel momento è iniziato un approvvigionamento che lei non immagina. PRESIDENTE. C'è una fonte che può essere il pescaggio... SALVATORE ANNACONDIA. Questa è una cosa che avevo io, non altre persone. PRESIDENTE. Solo lei? SALVATORE ANNACONDIA. Io rifornivo gli altri, non c'era problema, ma questo fatto qui non è parte delle forniture di esplosivo d'Italia. PRESIDENTE. Era quello che aveva lei. SALVATORE ANNACONDIA. E' una cosa personale che avevo io equalcun altro locale di Molfetta, di Bisceglie, di Barletta, di Manfredonia. PRESIDENTE. Ha accennato poc'anzi all'onorevole Imposimato che un'altra possibile fonte sono i paesi dell'est. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare come avviene? SALVATORE ANNACONDIA. Ho appreso tutto dell'approvvigionamento dei paesi dell'est tramite le note famiglie del nord: Paviglianiti, Franco Coco, Pepe Flacchi, Papalia. Ma questi sono tutti accordi che abbiamo avuto parlando dal luglio 1991, perché ci fu un primo approccio dei Paviglianiti per quanto riguarda le forniture di cocaina e l'approvvigionamento delle armi dall'Olanda attraverso persone che operavano su tutto il territorio nei paesi dell'est. Non ho potuto assistere perché lui stava in Puglia ed io a quell'epoca stavo a Cervinate, e lui cominciò a fare dei grossi ritiri... PRESIDENTE. Di che cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Di armi di tutti i tipi. PRESIDENTE. Chi? SALVATORE ANNACONDIA. I Paviglianiti. PRESIDENTE. Da dove venivano queste armi? Dall'est? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E come arrivavano? SALVATORE ANNACONDIA. Attraverso i TIR arrivavano tutti le armi che si volevano. MARCO TARADASH. Dove vanno queste armi? SALVATORE ANNACONDIA. La maggior parte delle armi... lei deve pensare che è stata smistata in tutta la Calabria, in Puglia. Io ero il referente loro, se a me servivano cento pezzi di armi, mi venivano date... PRESIDENTE. Ho capito, e queste erano famiglie mafiose? IPaviglianiti erano mafiosi? SALVATORE ANNACONDIA. Attualmente Domenico Paviglianiti è capo indiscusso... PRESIDENTE. Di che cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Della 'ndrangheta. PRESIDENTE. Tutte della 'ndrangheta erano le famiglie che ha citato? Pagina 2495 SALVATORE ANNACONDIA. Sì, tutte della 'ndrangheta. PRESIDENTE. L'importazione quindi viene dall'est ed attraverso i TIR. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. All'epoca si parlava anche della possibilità di avere degli elicotteri. Signor presidente, di attacchi alla mafia, alla criminalità organizzata ne sono stati fatti molti. Vi posso dire una cosa e cioè che è stata presa di sprovvista. PRESIDENTE. La mafia? SALVATORE ANNACONDIA. La mafia e la grande criminalità. Non si può certo parlare di mafia soltanto. La mafia, signor presidente, la mafia vecchia, quella che esisteva tanti anni fa... adesso c'è la vera organizzazione mafiosa, la grande criminalità che è più cruenta di tutte, che non risparmia niente. Fino a molti anni fa non si ammazzavano le donne ed i bambini, adesso invece si ammazzano donne e bambini. Non c'è più... Ecco perché le dico... Parlando del più e del meno, delle importazioni di queste cose, sempre nel 1991, c'era la disponibilità di avere tutto, pure il nucleare. PRESIDENTE. Dall'estero. SALVATORE ANNACONDIA. Tutto quello che si voleva. I kalashnikov erano diventati una cosa che si odiava, invece prima, fino al 1978-1979, una persona faceva un omicidio per avere un kalashnikov ; nel 1991 costava un milione, un milione e mezzo, in Italia, che si vendeva alle persone che si sapevano, ma alla fonte un kalashnikov veniva a costare 200 dollari. PRESIDENTE. C'erano dei collegamenti tra la 'ndrangheta che operava in Lombardia e qualcuno nei paesi dell'Est? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono le grosse organizzazioni in questi paesi, signor presidente. PRESIDENTE. Locali o di 'ndrangheta? SALVATORE ANNACONDIA. Sono locali, del posto, con infiltrazioni pure italiane perché la mente italiana c'è dappertutto. PRESIDENTE. E questi curano i trasporti di armi? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Questo vale anche per gli esplosivi o solo per le armi? SALVATORE ANNACONDIA. Armi o esplosivo è la stessissima cosa, anzi è più comodo trasportare l'esplosivo che le armi. PRESIDENTE. Perché? Si nasconde meglio? SALVATORE ANNACONDIA. Perché si possono trasportare 200 chili di esplosivi o 500 chili e si fanno due bancali. PRESIDENTE. Cosa sono i bancali? SALVATORE ANNACONDIA. Le pedane. PRESIDENTE. Deve spiegare perché non siamo molto esperti in traffico di esplosivi. SALVATORE ANNACONDIA. No, le pedane dove si carica la merce. Si riempiono due bancali. Ma per caricare 500 fucili mitragliatori c'è bisogno di spazio. Bisogna riempire un container . E' più comodo trasportare l'esplosivo. PRESIDENTE. E' chiarissimo. Come sono pagate le armi? Pagina 2496 SALVATORE ANNACONDIA. Le armi non vengono pagate con i soldi, le armi vengono pagate con l'eroina. PRESIDENTE. Cioè le armi e le munizioni che vengono in Italia... SALVATORE ANNACONDIA. Vengono pagate in cambio di merce. PRESIDENTE. In eroina che va all'Est. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MARCO TARADASH. Quanta eroina e quanto hascisc ritiene che circolino in Italia in un anno? SALVATORE ANNACONDIA. Se deve fare in un anno, abbiamo bisogno di una calcolatrice. PRESIDENTE. Forse anche di due. SALVATORE ANNACONDIA. Io mi guarderei dal farle delle domande perché a me devono essere rivolte le domande, però fate un esempio: Milano quanti milioni di abitanti ha? Due milioni e mezzo. E che percentuale ha come tossicodipendenza? Un 10 per cento, un 5 per cento? Due milioni e mezzo al 5 per cento... PRESIDENTE. Cento mila persone. SALVATORE ANNACONDIA. Cento mila persone ad un grammo a testa al giorno sono 100 mila grammi, che equivalgono a 100 chili. Solo Milano ha bisogno di 100 chili. Adesso facciamo la proporzione in tutta Italia e vediamo di quante tonnellate al giorno di eroina ha bisogno l'Italia. Ecco l'esempio che vi ho fatto prima dei container . I piccoli spacciatori, i piccoli trafficanti che portano i 10 o i 50 chili sono tutti cani sciolti, non sono una vera e propria organizzazione; sono piccole organizzazioni turche, sudamericane che introducono questa merce. MARCO TARADASH. Lei quanta ne trattava all'anno? SALVATORE ANNACONDIA. Trattavo una media di 30, 25, 35 chili al mese. PRESIDENTE. Di eroina? SALVATORE ANNACONDIA. Trattavo 6-7 chili di cocaina e 20-25 chili di eroina. C'era un mese che potevo trattare pure 40-50 chili di stupefacenti, però c'era il mese che mi dovevo mantenere sui 20 chili per le forze dell'ordine che... PRESIDENTE. A causa di perquisizioni. Ci sono in Italia depositi per lo stoccaggio di queste sostanze oppure arrivano in continuazione? SALVATORE ANNACONDIA. Il deposito c'è. PRESIDENTE. C'è una cosa che mi ha sempre sorpreso e cioè che, anche quando si effettuano sequestri di 100-200 chili, la sostanza non viene mai a mancare né si alza il prezzo. SALVATORE ANNACONDIA. E non può. Perché quelli che vengono presi non sono le grandi organizzazioni. Sono le grandi organizzazioni che lo hanno fatto arrestare già da dove è partito. Anche se viene arrestato in Italia, quello è già stato venduto alla partenza. Viene fatto un sequestro di 100 chili di eroina con 10 mila camion che passano: vanno a beccare proprio il camion giusto perché hanno già la soffiata. PRESIDENTE. Nel frattempo passano gli altri. SALVATORE ANNACONDIA. E nel frattempo sono passati gli altri. PRESIDENTE. Lei stava spiegando dei depositi. Ci sono depositi di sostanze stupefacenti? Pagina 2497 SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono i grossi magazzini. PRESIDENTE. Che lei sappia, in che aree sono collocati? SALVATORE ANNACONDIA. Intorno alla periferia di Milano ce n'erano, più di uno. PRESIDENTE. A Roma? Per capirci: ce n'è uno oppure ogni gruppo criminale ne ha uno suo? SALVATORE ANNACONDIA. In Italia, signor presidente, le più grosse organizzazione che hanno il controllo dell'eroina stanno in Lombardia. Quelli che stanno in tutto il resto del territorio sono piccole organizzazioni che dipendono e non dipendono, ma i grossi approvvigionamenti sono tutti al nord. PRESIDENTE. Quanto le rendeva il traffico mensile di quei 30 chili di stupefacenti? SALVATORE ANNACONDIA. Per l'eroina avevo una quindicina di punti di guadagno su ogni chilo, cioè 15 milioni a chilo. Avevo certe persone per le quali avevo 12-13 milioni a chilo. PRESIDENTE. Di guadagno? SALVATORE ANNACONDIA. Di guadagno, perché io l'eroina non l'ho mai tagliata. PRESIDENTE. Quindi, su 30 chili sono 500 milioni al mese di guadagno. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, ma poi ci sono le spese. PRESIDENTE. Parlando di guadagno, pensavo al netto. SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono tutte le spese, ci sono i ragazzi. PRESIDENTE. Può farci capire quanto alla fine era il guadagno netto, pulito? SALVATORE ANNACONDIA. Cinque o sei punti, quattro punti. PRESIDENTE. Quindi 5 o 6 milioni. SALVATORE ANNACONDIA. Quattro o cinque milioni al chilo. PRESIDENTE. Cinque punti a chilo, su 30 chili, sono 200 milioni al mese. Era sempre questo il guadagno oppure è cresciuto nel tempo? SALVATORE ANNACONDIA. Per il quantitativo di guadagno, signor presidente, deve anche calcolare il gruppo che va in disgrazia e che viene arrestato, le perdite: ecco perché c'è da fare il calcolo su tutto. Quando vi dico che avevo una media di 4-5 milioni al chilo perché, anche se su una vendita di 10 chili posso pure guadagnare 20 milioni a chilo, però la proporzione sulla perdita la deve pure mettere. Non c'era poi un prezzo unico. C'era la batteria più vicina e più stretta che il prezzo glielo devi fare molto più leggero, c'è quell'altro che glielo aumenti un po' di più, in base alle persone che tu tratti, che hai, perché io avevo molti fiancheggiatori. PRESIDENTE. Come si divide il mercato della cocaina? Lei ha detto che l'eroina è roba più di strada perché c'è tanta gente che la prende, mentre la cocaina ha un mercato più ristretto. SALVATORE ANNACONDIA. E' una cosa più riservata. I metodi di importazione sono gli stessi, solo che, dagli anni ottanta, in Sicilia c'è una cosa di bello: sanno far funzionare il cervello. PRESIDENTE. Anche in Puglia, pare di capire. SALVATORE ANNACONDIA. Ecco perché noi abbiamo appreso tutto. Io però le sto parlando di prima degli anni ottanta. Pagina 2498 PRESIDENTE. Sì, mi scusi: l'ho interrotta scioccamente. SALVATORE ANNACONDIA. Prima degli anni ottanta tutto il mercato degli stupefacenti lo aveva in mano la Sicilia, e qualche pugliese. Dall'inizio degli anni ottanta vi fu una grossa guerra tra siciliani e calabresi. I calabresi sono stati sempre portati come uomini "di terra", avevano la cappa. Quando c'era qualcosa buttavano la cappa e allora ragionavano. PRESIDENTE. Cos'è la cappa? SALVATORE ANNACONDIA. La "manta" che portano i calabresi, per lavare i panni sporchi. Quando hanno iniziato ad emigrare e a vedere i vantaggi che derivavano dagli stupefacenti, volevano prendere il controllo del traffico degli stupefacenti. Ci fu una grossa guerra, signor presidente, nella quale i siciliani ebbero la peggio, per cui dovettero cedere ed arrivare ad un accordo, le grosse famiglie, per effetto del quale il controllo della cocaina sarebbe rimasto ai siciliani mentre il controllo sull'eroina l'avrebbero esercitato i calabresi. Il siciliano è stato una persona che ha avuto sempre grossi agganci e grosse amicizie in tutte le parti del mondo, specialmente in America ed in Sudamerica. La maggior parte dell'importazione della cocaina in Italia avviene attraverso le navi, in containers . Un quantitativo minimo arriva attraverso gli aerei e quelli che si servono di questo mezzo di trasporto - lo dicevo già prima - sono tutti piccoli corrieri, che trasportano due, cinque, dieci chili. Ma non è questo il quantitativo del quale ha bisogno l'Italia; l'Italia ha bisogno di tonnellate, per cui i piccoli trafficanti non possono accontentare il mercato. Ecco perché ci sono le grosse organizzazioni. PRESIDENTE. C'è un accordo tra 'ndrangheta, mafia siciliana e camorra? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Come funziona questo accordo? SALVATORE ANNACONDIA. L'accordo è nel senso che se ai siciliani serve l'eroina, c'è l'eroina; se ai calabresi serve la cocaina, c'è la cocaina. Ultimamente, dal 1990-1991, i calabresi hanno iniziato a prendere anche il controllo della cocaina. PRESIDENTE. Ci sono accordi per gestire questi traffici, oppure ciascuno procede per conto proprio? SALVATORE ANNACONDIA. In certe situazioni si arriva a degli accordi. Ve ne sono invece altre nelle quali non si riesce a raggiungere un accordo ed allora scoppiano le guerre. Tuttavia, oggi la guerra non conviene più a nessuno. Conviene ragionare e sistemare le cose. PRESIDENTE. Che ruolo svolge e che posto ha la camorra in questi affari? SALVATORE ANNACONDIA. La camorra, dalla perdita di Cutolo, si è ristretta, è diventata una cosa ristrettissima. Quello che esce fuori è poco. Controlla il suo territorio come Dio comanda... PRESIDENTE. Quindi, controlla il suo territorio "come Dio comanda". Cosa vuol dire che quello che esce fuori è poco? SALVATORE ANNACONDIA. Dalla caduta di Cutolo... Se lei ben ricorda, i primi pentiti sono stati i napoletani. PRESIDENTE. Sì. SALVATORE ANNACONDIA. Napoli ha dato molta sfiducia a livello di malavita, anche se sono rimaste sempre persone sane, pulite, votate. Tuttavia, ha dato un po' fastidio alla grande malavita. Napoli ha avuto una guerra che è durata fino a poco tempo fa; quindi, la camorra non poteva estendersi al di fuori perché Pagina 2499 doveva controllare il territorio. Le infiltrazioni ci sono ancora, ma non come una volta. E' rimasta una regione stretta, chiusa, pur controllata nel migliore dei modi. Anzi, si può dire che è stata controllata meglio negli ultimi anni che prima. PRESIDENTE. La camorra conclude anch'essa intese con la mafia e la 'ndrangheta per il controllo degli stupefacenti oppure ha canali diversi? SALVATORE ANNACONDIA. Ha dei canali diversi, ma la maggior parte sono quelli... Poi vi sono accordi con le grosse famiglie, perché a Napoli ci sono delle grosse famiglie... PRESIDENTE. Mafiose? SALVATORE ANNACONDIA. ...a livello internazionale. PRESIDENTE. Di mafia o di camorra? SALVATORE ANNACONDIA. Di camorra, che poi si chiama camorra perché così è stata definita. La 'ndrangheta... Sta di fatto che è sempre mafia, è tutto mafia, la voce è unica. E' definita Sacra corona unita o quarta mafia in Puglia perché è stata, appunto, definita in questo modo e si è portata dietro il nome. Le regole comunque sono sempre quelle. PRESIDENTE. Facciamo un passo indietro. Lei da quanto tempo ha quel segno, quella specie di crocetta sul pollice? SALVATORE ANNACONDIA. Dal 1989. PRESIDENTE. Lei ha dichiarato che l'avvocato Gironda era del tutto in buona fede. Tuttavia, un avvocato penalista sa cosa significhi quel segno... SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non è che si veda. Uno dovrebbe fare mente locale, lo dovrebbe capire. PRESIDENTE. Quindi, potrebbe essere che Gironda non lo abbia visto. SALVATORE ANNACONDIA. Non si nota. Se uno si mette davanti, lo guarda e lo capisce, ma potrebbe anche essere una cicatrice. PRESIDENTE. Non le ha mai chiesto nulla? SALVATORE ANNACONDIA. Ma non esiste! Non poteva... PRESIDENTE. Ci può spiegare, per cortesia, il ruolo che ha la Spagna nel traffico di armi e di droga? SALVATORE ANNACONDIA. Non è che la Spagna abbia un grosso canale di armi, signor presidente. La Spagna ha un grosso canale solo di hascisc e cocaina. PRESIDENTE. Al traffico di hascisc ha già fatto riferimento. E per la cocaina? SALVATORE ANNACONDIA. La cocaina passa attraverso la Spagna, arriva via mare, perché la Spagna non è una nazione come l'Italia e la Francia, ma è meno controllata. PRESIDENTE. La Spagna è meno controllata? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, c'è più corruzione. Dalla Spagna, attraversa tutti i valichi dei Paesi Bassi e arriva in Olanda, dove viene depositata. Il fermo della cocaina viene fatto in Olanda. PRESIDENTE. Non sarebbe più facile portarla direttamente dalla Spagna all'Italia? Pagina 2500 SALVATORE ANNACONDIA. No, signor presidente. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Perché deve attraversare la Francia e poi l'Italia. L'Italia, sugli stupefacenti... PRESIDENTE. ...è molto controllata. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Poi, questi grossi personaggi hanno tutte le basi in Olanda. Una volta scaricata la merce in Olanda, poi la distribuiscono come vogliono. PRESIDENTE. Perché è stata scelta proprio l'Olanda? SALVATORE ANNACONDIA. Hanno i loro appoggi in Olanda. PRESIDENTE. Ma perché è stata scelta l'Olanda? SALVATORE ANNACONDIA. Perché deve pensare, signor Presidente, che in Olanda l'hascisc si può vendere... Come caccia agli stupefacenti non è che vi sia un gran che, nonostante le leggi siano severe. Diciamo che non c'è questo accanimento, perché si vive sugli stupefacenti. Lo stupefacente non è altro che una fonte di ricchezza per la nazione. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono nazioni che non è che abbiano una produttività e che hanno solo la produzione di coca, di eroina e di hascisc. PRESIDENTE. L'Olanda, però, è una nazione ricca. SALVATORE ANNACONDIA. Non è che l'Olanda abbia bisogno... PRESIDENTE. Appunto! SALVATORE ANNACONDIA. Deve pensare che i maggiori azionisti sono tutti grossi trafficanti. L'Olanda è un'oasi di tranquillità per quanto riguarda gli stupefacenti. Poi presenta la comodità che, attraverso la Spagna, ci sono i canali giusti. PRESIDENTE. Il fatto che vi sia un grandissimo porto, rappresenta un elemento di aiuto oppure no? SALVATORE ANNACONDIA. Il grandissimo porto aiuta nello scarico dei containers . Basta avere degli appoggi giusti in dogana per poter fare qualsiasi tipo di traffico. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione i rapporti con iModeo, ai quali ha soltanto accennato? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, posso parlare ampiamente su questo fatto perché, oramai... PRESIDENTE. Prego. SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1983 ho commesso l'omicidio di tale Mastrorilli, il quale era compare di Gianfranco Modeo. Mi trovai nel carcere di Trani con un tale Cesare Liuzzi, figlioccio di Riccardo... PRESIDENTE. Modeo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Facemmo subito amicizia con questa persona. Lui stesso mi mandava i saluti di Gianfranco e Claudio Modeo, saluti che io ricambiavo. Poi fui trasferito al carcere di Lecce e stavamo insieme proprio con Gianfranco e Claudio. PRESIDENTE. I fratelli stavano insieme in carcere? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, Gianfranco e Claudio. Dopo un breve periodo di detenzione a Lecce fui trasferito aMatera e poi uscii. Pagina 2501 Però, i miei rapporti con Cesare Liuzzi continuavano, fino a che, per tutto il periodo di detenzione agli arresti domiciliari, ho rifornito il fratello per conto suo. Cesare Liuzzi è uscito, ci siamo visti, ci siamo frequentati, ma poi c'è stato uno stop: non ci siamo più sentiti. Nel 1989 decido di comprare una barca, vado a Crotone e, al ritorno, mi fermo a Taranto, sapendo che c'è Cesare Liuzzi che è un grande amico. Vado al rione Tamburi, chiedo di lui, ma nessuno mi dice niente. Oramai Cesare era già morto, era già sparito. Dissi: fammene andare. Mi promisi che sarei ritornato. Tramite un amico riesco a sapere che attualmente il referente dei Modeo era un tale Marino Pulito, di Pulsano. Mi metto in contatto con questo Marino Pulito e mi fisso un appuntamento. I Modeo ormai sono latitanti perché il processo dei 22 anni per l'omicidio Marotta era andato in definitivo. Fisso un appuntamento con questo Marino Pulito e ci vediamo a Pulsano, perché lui non venne da Bari, anche se Riccardo lo assicurò e disse: vai tranquillo, non lo conosco ma so che è un gran bravo ragazzo. Arrivo a Pulsano, conosco questo Marino e gli chiedo pure di Cesare; non mi risponde. In quell'occasione mi chiese armi e droga. Dissi: vai piano, perché non c'è problema però ci sono tante persone davanti. Io dissi: datti una calmata; ti mandano tanti saluti Riccardo e Gianfranco che vogliono parlare con te. Fu in quell'occasione che andai in campagna, a Montescaglioso, dove stavano loro e mi chiesero aiuto, sia per quanto riguardava i rifornimenti di armi e droga, sia per l'aiuto nella guerra che era scoppiata. Mi parlarono che era già successo l'omicidio della madre. I tanti omicidi che poi sono successi... PRESIDENTE. Lei ha narrato molto bene queste cose nei verbali. I Modeo avevano una struttura di comando criminale a Taranto: ci interessa capire meglio questo aspetto. SALVATORE ANNACONDIA. Chi aveva questa struttura realmente, che era una persona riconosciuta in Italia, era il fratello, il messicano, il fratellastro Tonino. Loro non erano altro che dei delinquenti del rione che, per il fatto che si erano messi contro con Tonino il messicano si erano ingranditi. Le persone che avevano preso con loro, questi ragazzi che votavano per Riccardo erano tutte persone di Tonino il messicano. Quando lui si è trovato nello scontro con Tonino il messicano, si è trovato pure contro De Vitis, Gregorio Cicala, Ricciardi; si è trovato contro tutte queste persone. Però lui era circondato da gran bravi ragazzi, che lo amavano perché credevano in lui. Invece, alla fine ha dimostrato di essere una carogna, non parlo per odio, perché ha fatto ammazzare un sacco di ragazzi che gravitavano nel suo gruppo. PRESIDENTE. Perché li ha fatti ammazzare? SALVATORE ANNACONDIA. Per paura. PRESIDENTE. Non ho capito, si spieghi meglio. SALVATORE ANNACONDIA. Per paura li ha fatti ammazzare. PRESIDENTE. Li ha fatti uccidere lui? SALVATORE ANNACONDIA. Li ha fatti ammazzare lui da altre persone perché quello un domani gli poteva dare fastidio, quello perché domani poteva prendere il suo posto. Mi è dispiaciuto perché erano ragazzi che avevano dato la vita per lui. PRESIDENTE. Come mai Modeo si rifugia presso Montescaglioso? Abbiamo letto che lei si reca in quel paese. Come mai Montescaglioso viene scelto? SALVATORE ANNACONDIA. Montescaglioso è vicino a Taranto. Pagina 2502 PRESIDENTE. Ci sono tanti posti vicini a Taranto. Perché proprio Montescaglioso? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, nel materano era una zona più tranquilla rispetto a Taranto. Poi, a Taranto si doveva fare una certa guerra. PRESIDENTE. Quindi era un posto fuori regione molto vicino. Dipende anche dalla conformazione del territorio, dai boschi, dalla presenza di masserie? Tutto ciò era tenuto in conto? SALVATORE ANNACONDIA. Era tutto tenuto in conto, perché Riccardo Modeo ebbe gli appoggi, per quanto riguardava Montescaglioso, dagli Scarcia di Policoro, non quelli di Taranto che si chiamano Scarci. Però, sono cugini. Ebbe gli appoggi dagli Scarcia per Montescaglioso. Poi a Montescaglioso c'era anche un loro fedelissimo, Alessandro Bozza. Tutti gli appoggi, per quanto riguardava l'acquisto del terreno... Là era solo un terreno agricolo e furono poi costruite le ville e i bunker man mano che si andava avanti, con il supporto che io dovetti dare, perché mi sentivo orgoglioso di aiutarli, perché con Gianfranco e con Claudio ci eravamo trattati; con Riccardo ci davamo i saluti: lui conosceva me come nome, io conoscevo lui come nome. PRESIDENTE. In carcere è possibile per voi avere rapporti e collegamenti, fare piani e programmi? SALVATORE ANNACONDIA. Mi sentivo la libertà in carcere. Non so gli altri. PRESIDENTE. Mi sembra di sì, da quanto abbiamo capito. SALVATORE ANNACONDIA. Io avevo più opportunità, o meno opportunità, però... PRESIDENTE. Come faceva ad avere più opportunità? SALVATORE ANNACONDIA. Avevo i soldi. PRESIDENTE. E quindi? SALVATORE ANNACONDIA. Pagavo il telefonino che avevo in carcere. PRESIDENTE. Quanto costava avere un telefonino in carcere? SALVATORE ANNACONDIA. Due milioni, due milioni e mezzo. PRESIDENTE. Più o meno quanto fuori. SALVATORE ANNACONDIA. No, signor presidente. A chi portava il telefonino pagavo lo stipendio io. PRESIDENTE. Quindi, due milioni al mese. SALVATORE ANNACONDIA. No, ogni volta che mi portava il telefonino. Mi portava il telefonino e altre cose. Per i contatti che avevo io, era come se fossi in libertà. PRESIDENTE. Chi era che le portava questa roba, agenti di custodia? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Lei ha già fatto i nomi alla magistratura? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Questa era una pratica comune in tutti i carceri? SALVATORE ANNACONDIA. In alcuni carceri è comune, ma bisogna vedere la persona che lo fa, la persona che lo chiede. Non è che ognuno chiede il telefonino e glielo portano. PRESIDENTE. E lei aveva il telefonino in carcere? Pagina 2503 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. In quale carcere? SALVATORE ANNACONDIA. In quello di Foggia. PRESIDENTE. Faceva una telefonata e lo restituiva o lo aveva in cella per ogni necessità? SALVATORE ANNACONDIA. Lo tenevo 2, 3 giorni massimo; poi si scaricavano le pile e lo ridavo fuori e me lo riportavano. PRESIDENTE. Ho capito. Con le pile ricaricate? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Nessuna perquisizione in cella? SALVATORE ANNACONDIA. Anche se avvenivano perquisizioni, non c'era problema. In un'occasione, avevo il telefonino sulla bilancetta: fecero la perquisizione e se ne andarono. Poi, avevamo degli imboschi. PRESIDENTE. Che vuol dire imbosco? SALVATORE ANNACONDIA. Un posto dove nasconderlo. PRESIDENTE. Nella cella? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E che altro portavano? SALVATORE ANNACONDIA. Le posso dire - è stato verbalizzato e poi è stato già operato - che avevo una pistola, una 6,35. PRESIDENTE. Quello di Foggia era un carcere un po' speciale o anche in altri carceri succedevano cose del genere? SALVATORE ANNACONDIA. Ormai il carcere di Foggia aveva una piega... PRESIDENTE. Una brutta piega. Anche altri carceri avevano questa piega? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, io non avevo problemi. PRESIDENTE. In nessun posto? SALVATORE ANNACONDIA. Perché di detenzione ne ho fatta poca, ma per quella che ho fatto non avevo problemi. PRESIDENTE. Gli altri? SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono persone che hanno gli stessi agganci. Adesso sfido chiunque ad essere corrotto, perché adesso le cose iniziano ad essere problematiche, perché ognuno che parla si pente veramente e tira in ballo... PRESIDENTE. Però ci interessa sapere se, prima che ci fosse questa ondata di collaborazioni, in molte carceri italiane succedeva che chi aveva soldi e aveva un nome riusciva ad avere più o meno cose di questo tipo? SALVATORE ANNACONDIA. Non gli mancava niente. PRESIDENTE. Dovunque andava. SALVATORE ANNACONDIA. Non in tutte le carceri, signor presidente. PRESIDENTE. Un carcere che nel vostro giro è considerato severo qual è? SALVATORE ANNACONDIA. Quello di Secondigliano è considerato serio, anche se qualche pecca ce l'ha. PRESIDENTE. E l'Asinara? E Pianosa? SALVATORE ANNACONDIA. L'Asinara è stato aperto per il 41-bis , ad esso sono state assegnate tutte guardie scelte. Pagina 2504 Però, signor presidente, lei deve pensare che una persona quando sta sei o sette mesi in un carcere inizia ad avere un rapporto con una certa guardia, amicizia con un certo brigadiere, simpatia con il direttore. I discorsi nascono pian piano; non è che il giorno dopo l'arrivo si può chiedere il telefono. PRESIDENTE. Quindi, in carcere, telefoni, una pistola. Scusi, lei solo aveva il telefono e la pistola in carcere o anche qualcun altro? SALVATORE ANNACONDIA. Il telefono ce l'aveva anche qualcun altro. PRESIDENTE. E faceva telefonate... SALVATORE ANNACONDIA. Cocaina, hashisc, profumi, soldi: tutto. Non potevamo tenere le carte da gioco, ma ce le portavano. Se poi durante una perquisizione le trovavano, ci portavano un altro mazzo di carte. Quello che ci serviva ce lo facevamo portare, sia io sia gli altri, perché ciascuno ha le sue guardie. PRESIDENTE. Con questo giro di organizzazioni criminali con le quali lei ha avuto rapporti avete mai parlato di possibili attentati da fare? Ha saputo che in questi giorni ci sono stati degli attentati in Italia. Ecco, di questo tipo di attentati ha mai sentito parlare? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non volli verbalizzare una certa cosa perché una persona può essere presa per un megalomane, ma feci un colloquio investigativo con il dottor Alberto Maritati nel quale io accennai ad attacchi e stragi ai musei. Ne parlai appunto con il dottor Maritati. PRESIDENTE. Quando? SALVATORE ANNACONDIA. Alcuni mesi fa. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione questa cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Ultimamente ai carceri dell'Asinara e di Rebibbia sono stati fatti gli stessi ragionamenti e gli accordi erano quelli ormai. Si doveva lanciare un piccolo segnale, ma il segnale grosso si doveva lanciare dopo il 20 luglio, se avessero rinnovato il 41-bis che scadeva il 20 luglio. Non è che non volevo verbalizzare questo fatto, ma non me la sentivo di farlo perché mi auguravo che non succedesse niente. Ne parlai poi con l'investigatore, il dottor Maritati, che mi venne ad ascoltare: tutti gli attacchi bisognava farli ai musei... PRESIDENTE. Perché ai musei? SALVATORE ANNACONDIA. Perché il museo fa parte della città, del paese, della storia. E adesso che sono passati all'attacco di più possono esserci grosse stragi, perché questa è gente... PRESIDENTE. Perché hanno fatto l'attacco ad un museo e non direttamente alle persone facendo le stragi? SALVATORE ANNACONDIA. Perché i prossimi attacchi, di cui si parlò, saranno diretti alla Sardegna. PRESIDENTE. Perché alla Sardegna? SALVATORE ANNACONDIA. Bisogna attaccare la Sardegna perché c'è l'Asinara, perché i turisti non devono andare più, perché la distruzione ai musei... PRESIDENTE. Quindi c'è l'idea di un danno di questo genere? SALVATORE ANNACONDIA. Su queste stragi non faccio supposizioni: a me tocca parlare, signor presidente, poi le indagini sono affidate a voi. Vi dico che va cercato nel 41-bis . PRESIDENTE. Quindi, è la risposta della criminalità al 41-bis. Perché, dà fastidio il 41-bis ? Pagina 2505 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Perché non si può colloquiare. PRESIDENTE. L'isolamento è il danno maggiore che può ricevere la criminalità? SALVATORE ANNACONDIA. Tutti i grossi accordi, tutte le imbasciate... PRESIDENTE. Non si possono più fare? SALVATORE ANNACONDIA. Non si possono fare come si faceva una volta. Una volta c'era la possibilità del telefonino, della guardia che portava il messaggio fuori e riportava la risposta. C'era in altre carceri la possibilità di fare colloqui tra detenuti e persone in libertà. Dico solo quello che posso dire, perché il resto è coperto dal segreto istruttorio. PRESIDENTE. Quindi si poteva fare quasi tutto. SALVATORE ANNACONDIA. Qualunque cosa volessi fare. PRESIDENTE. Il 41-bis praticamente isola il detenuto, gli impedisce di avere collegamenti. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, isola il detenuto. Il detenuto qualche contatto lo ha quando va in tribunale. PRESIDENTE. Può spiegare bene tra chi avvenivano i discorsi relativi agli attentati ai musei? SALVATORE ANNACONDIA. E' coperto, signor presidente. PRESIDENTE. Non tra quali persone fisiche. Appartenenti aquali organizzazioni? SALVATORE ANNACONDIA. Campania e Sicilia. PRESIDENTE. Se invece il 41-bis fosse stato revocato non ci sarebbero stati gli attacchi ai musei. E lei dice che però, se la cosa va avanti, questi alzano il tiro. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché tutti sapevano che il 20 luglio sarebbe stato revocato. PRESIDENTE. Ah, sapevano questo! Colleghi, proporrei di andare avanti senza fare alcuna sosta. Lei è d'accordo ad andare avanti o ha bisogno di una pausa? SALVATORE ANNACONDIA. Non ho problemi, presidente. Le chiederei solo una piccola interruzione di cinque minuti. PRESIDENTE. D'accordo, sospendo brevemente la seduta. La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,20. PRESIDENTE. Può spiegare quali sono e quali sono stati i rapporti con gli imprenditori locali? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, questo è coperto da segreto, non posso fare i nomi. PRESIDENTE. Ho capito, fa parte del discorso appalti. Le zone nelle quali lei ha preso contatto con l'imprenditoria? SALVATORE ANNACONDIA. Trani... PRESIDENTE. Quella era la sua zona. Il contatto - per capire - è solo quello che lei ci ha spiegato, cioè tramite riciclaggio, o ce ne sono altri tipi? SALVATORE ANNACONDIA. Ce ne sono altri, ma sono coperti da... PRESIDENTE. Ma riguardano appalti, spesa pubblica, eccetera? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Pagina 2506 PRESIDENTE. Ho capito, grazie. Esiste un mercato dell'usura? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, esiste perché l'usura è un business di miliardi, signor presidente. Le faccio un esempio: ho perso alcuni miliardi, parecchi miliardi, perché per la mia collaborazione... delle fughe di notizie che ci furono... perché questi soldi che avevo dato in usura, che prendevo mensilmente... PRESIDENTE. A che tassi li dava, più o meno? SALVATORE ANNACONDIA. Al 15 per cento. PRESIDENTE. Mensile? SALVATORE ANNACONDIA. Sarebbe il 150 per cento... PRESIDENTE. E in genere pagavano? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. E a chi non pagava che succedeva? SALVATORE ANNACONDIA. E' difficile che non pagassero. PRESIDENTE. Si convincevano! SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Nella sua zona esistono rapporti tra appartenenti a organizzazioni criminali, imprenditori e uomini politici? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Che livello di imprenditori e che livello di uomini politici? SALVATORE ANNACONDIA. L'imprenditoria tranese è supportata dalle segherie di marmo, imprese di costruzioni... grandi imprese pure; a Trani vi sono imprese molto famose. PRESIDENTE. E i politici di che livello? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente... PRESIDENTE. Per capirci: consiglieri comunali, parlamentari? SALVATORE ANNACONDIA. Dal minimo al massimo. PRESIDENTE. Tutti, quindi. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Ho capito, dal parlamentare fino al consigliere comunale. Qual è la natura di questi rapporti? Affari o altro? SALVATORE ANNACONDIA. Affari e scambi. PRESIDENTE. Cosa intende per scambi? SALVATORE ANNACONDIA. Intendo scambi di voti, di cortesie, cose che non posso riferire... PRESIDENTE. No, le cose specifiche no... Lei è un uomo molto sveglio, capisce... PAOLO CABRAS. Non i nomi, i fatti, il tipo di rapporto... SALVATORE ANNACONDIA. Gli aggiustamenti dei processi... PRESIDENTE. Ci arriviamo fra un attimo. Mi scusi, andiamo con ordine. Dicevamo, quindi, che c'è questo intreccio in cui gli imprenditori, i criminali e questi politici sono sullo stesso piano? SALVATORE ANNACONDIA. Non è che i politici o gli imprenditori si possano mettere con tutti i criminali... Pagina 2507 PRESIDENTE. No, certo, io parlo di quelli... SALVATORE ANNACONDIA. Perché lei mi ha parlato di criminali... PRESIDENTE. No, diciamo capi di organizzazioni. SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono degli accordi, degli scambi... PAOLO CABRAS. Qual è l'oggetto dello scambio, del rapporto? SALVATORE ANNACONDIA. L'oggetto dello scambio, in prima base sono le elezioni. PRESIDENTE. Il voto? SALVATORE ANNACONDIA. Esattamente. Poi ci sono dei contratti - chiamiamoli così - nel senso che, se c'è una zona da destinarsi, viene detto: "Acquista, per te e per noi". PRESIDENTE. Questo lo dice il politico. ALFREDO GALASSO. Società... PRESIDENTE. Società di fatto. SALVATORE ANNACONDIA. Giusto. Vengono poi destinate a zone edificabili o a zone industriali. Si compra il terreno agricolo che poi diventa... PRESIDENTE. Quindi, attorno a queste cose, vi sono interessi sia di imprenditori, sia di politici che... SALVATORE ANNACONDIA. Gli interessi sono di miliardi. PRESIDENTE. Certo. Quindi, tutto ruota intorno a questa questione dei piani regolatori, delle varianti, eccetera. SALVATORE ANNACONDIA. Esatto. PRESIDENTE. Anche licenze per supermercati, per... SALVATORE ANNACONDIA. Anche le licenze. Posso dirle che mia moglie aveva oltre trenta licenze. PRESIDENTE. Per che tipo di cose? SALVATORE ANNACONDIA. Di tutto. Potevo anche importare delle armi, tabacchi, preziosi, abbigliamento... PAOLO CABRAS. Queste licenze le rilasciano enti, uffici, amministrazioni diverse. Può spiegare... SALVATORE ANNACONDIA. C'è l'iscrizione al REC. Poi... PRESIDENTE. Le aveva sempre attraverso questi rapporti? SALVATORE ANNACONDIA. Esatto. PRESIDENTE. Lei controllava un certo numero di voti lì? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Quanti, più o meno? Può quantificarli o no? SALVATORE ANNACONDIA. Quantificare, signor presidente... fra Trani, Bisceglie, Barletta, Andria, Spinazzola, Minervino, Corato... Potevo anche giostrare sui 50-60 mila voti. PRESIDENTE. Per cortesia, può dire alla Commissione le aree in cui lei si muoveva? Lei ha detto Trani. Poi? SALVATORE ANNACONDIA. Trani, Bisceglie, Molfetta (ma c'era poco), Corato (buona parte), Andria, Barletta, Spinazzola, Minervino. Sono piccoli centri, però hanno il loro peso. PRESIDENTE. Cerignola no? Pagina 2508 SALVATORE ANNACONDIA. No, con Cerignola siamo già nel foggiano. PRESIDENTE. Lei si è mai spostato verso Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, controllavo abbastanza Bari. PRESIDENTE. E perché adesso in questo elenco non ha indicato Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Perché per il controllo dei voti su quella città avevo persone che si occupavano loro... PRESIDENTE. Per conto suo? SALVATORE ANNACONDIA. Per conto loro, ma sempre collegate a noi. PRESIDENTE. Quindi, per capirci: nell'ambito di un'intesa politica, tra i voti che controllava lei e quelli che controllavano persone vicino a lei... SALVATORE ANNACONDIA. Non li controllavo soltanto, li orientavo pure. PRESIDENTE. Sì, intendevo parlare di orientamento. Qual era il numero di voti che riuscivate ad orientare lei e le persone collegate con lei? SALVATORE ANNACONDIA. Quanti ne servivano, signor presidente. Non c'era un limite. PRESIDENTE. E come facevate a sapere quanti ne servivano? SALVATORE ANNACONDIA. Attraverso i contatti che avevo. PRESIDENTE. Per esempio, il deputato Violante viene da lei e dice: "A Bari mi servono 30 mila voti". SALVATORE ANNACONDIA. Mi servono 10 mila voti, 5 mila voti, 20 mila voti... Si faceva di tutto per accontentare... PRESIDENTE. E come si faceva per trovare questi voti? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, a noi che facevamo parte di una certa vita non era difficile. Basti pensare... Solo i familiari - per dirle solo questo - di amici, di "ragazzi", di conoscenti, di fiancheggiatori... si parla di migliaia. Poi, di conseguenza, persone che si danno a mangiare, a campare... perché non è che tutte sono inserite nella criminalità a titolo esecutivo: ci sono le persone che vengono usate pure per fare... PRESIDENTE. Una singola cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Esatto. Quelle persone sono tutte collegate in una certa maniera sempre a noi. Su 50 mila abitanti, io potevo controllare il 30-40 per cento. PRESIDENTE. Senta, c'era un sistema di controllo anche del voto oppure bastava l'orientamento? SALVATORE ANNACONDIA. No. C'è il sistema del controllo del voto. PRESIDENTE. Come si controlla il voto? SALVATORE ANNACONDIA. Dai seggi dove si va a votare. PRESIDENTE. Cioè? Come si fa? Ci spieghi. SALVATORE ANNACONDIA. Presidente, non posso perché stiamo entrando in merito a certi discorsi ... PRESIDENTE. No, chiedevo come si fa a controllare il voto, non per chi ha votato. Non ci interessa, per ora. Come si fa a controllare il voto? Con l'incrocio delle preferenze o no? SALVATORE ANNACONDIA. C'è l'incrocio delle preferenze e degli accordi che Pagina 2509 si fanno nelle correnti, pure. Deve pensare, signor presidente, che io non è che non mi sputtanavo, non mi mettevo in prima persona, perché io ero un grosso personaggio. Avevo le mie persone, alle quali facevo fare proprio quest'attività, che non erano inserite nelle droga, nelle estorsioni, nel traffico... PRESIDENTE. Insomma, erano persone pulite? SALVATORE ANNACONDIA. Persone che avevano il loro passato, però oramai si erano inserite in un certo livello, con delle sedi. PRESIDENTE. Lei prima ha fatto riferimento ai seggi, nel senso che doveva sapere che da quel seggio dovevano venire, per esempio, 100 voti al suo candidato ... SALVATORE ANNACONDIA. Perché io avevo in quella zona mille persone, che giuravano di dare il voto. Queste persone sapevano che in quel seggio dovevamo trovare ... perché sapevamo pure la cabina, l'aula dove andavano a votare. Avevamo le persone destinate in tutti i posti. Quando poi fa la croce o fa il nome, si lascia pure un segnale. PRESIDENTE. Ma quando c'è una sola preferenza, come si fa a lasciare il segnale? Finora ci hanno spiegato che in Calabria, in Sicilia, eccetera, quando c'erano più preferenze, incrociando queste ultime si stabilivano più o meno i nomi. Però nelle ultime elezioni politiche c'è stata una sola preferenza: in questi casi il controllo come può avvenire? SALVATORE ANNACONDIA. Quando c'è una preferenza, signor presidente, si sa che si deve preferire quello là. PRESIDENTE. Le è mai capitato ... SALVATORE ANNACONDIA. Le debbo dare subito una risposta. Perché questo nuovo tipo di votazione, per me è nuova. PRESIDENTE. Sì, non l'ha fatto, è giusto! Le è mai capitato che non sono ritornati i voti che lei pensava? SALVATORE ANNACONDIA. Qualche caso c'è stato; qualcuno le ha prese. PRESIDENTE. Cosa vuol dire: le ha prese? SALVATORE ANNACONDIA. La lezione l'ha presa. PRESIDENTE. Perché non ha tenuto fede ai patti? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Come avete fatto ad individuare chi era la persona che non aveva tenuto fede ai patti? SALVATORE ANNACONDIA. Avevo degli ottimi collaboratori, signor presidente. PRESIDENTE. E' un sistema di spionaggio? SALVATORE ANNACONDIA. Perché sapevano che in quell'aula dovevano andare a votare 10 persone, e ne hanno trovati 9 di voti. Nei 10 poi si viene a sapere chi non ha dato il voto. PRESIDENTE. Ho capito. E quello era punito? SALVATORE ANNACONDIA. Eh! PRESIDENTE. Cioè il votante non fedele veniva punito. Quali notizie ha in ordine alle vicende dell'incendio del teatro Petruzzelli? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente io dell'incendio del Petruzzelli ho verbalizzato quello che ho saputo. PAOLO CABRAS. Qual è la sua fonte di informazione? E' in carcere? Pagina 2510 SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare che cosa ha saputo? SALVATORE ANNACONDIA. Ho saputo dell'incendio del Petruzzelli come è andata, come me l'hanno riferita, signor presidente. Quando ci siamo incontrati nel carcere di Trani con Tonino Capriati, che si può dire che è una persona che io l'ho allevata, l'ho cresciuta, l'ho istruita, e Savino Parisi... Nel carcere di Bari era successa la morte di Antonello Lazzarotto. PRESIDENTE. Come era morto Antonello Lazzarotto? SALVATORE ANNACONDIA. Lazzarotto è stato ammazzato. PRESIDENTE. Questo lo sa per certo lei, oppure glielo hanno riferito? SALVATORE ANNACONDIA. Me l'hanno riferito ma non è che mi potevano dire una cosa per l'altra. PRESIDENTE. Lazzarotto chi era, che importanza aveva? SALVATORE ANNACONDIA. Non aveva una grossa importanza Lazzarotto. PRESIDENTE. Perché era stato ucciso? SALVATORE ANNACONDIA. Perché dopo l'arresto di Capriati, avvenuto nell'aprile del '91, in un blitz che è successo aBari, uomini del suo gruppo, della sua famiglia si misero in società con il Lazzarotto. Chi guidava il gruppo di Tonino era il fratello Mario, buon ragazzo, buon elemento, e Sabino. Ma Sabino, il fratello maggiore, non aveva la testa come uno più giovane. Durante questa loro società negli stupefacenti, una sera mentre si "pippava" cocaina a casa di Lazzarotto ... La cocaina ha l'effetto che fa dire la verità e Mario Capriati si confidò dell'incendio del Petruzzelli. Quando è avvenuto il blitz , Lazzarotto dette segni evidenti che voleva collaborare, perché fu visto parlare con i funzionari e via dicendo. Fatto sta che Lazzarotto ... PRESIDENTE. Funzionari della polizia? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. No, là fu il GICO che eseguì quell'operazione. PRESIDENTE. Il GICO, quindi Guardia di finanza. SALVATORE ANNACONDIA. Quando è stato tradotto in carcere Lazzarotto, è stato messo alla quarta sezione, nelle celle di isolamento. Gli altri sono andati in sezione. Al Lazzarotto gli è arrivata la cocaina, ma con un certo tipo di veleno. Questo veleno, signor presidente, non va cercato nel sangue o nello stomaco perché viene ingerito attraverso le vie respiratorie. PRESIDENTE. Perché viene aspirato con il naso? SALVATORE ANNACONDIA. Con il naso. Al Lazzarotto fu mandata una mezza grammata di questo stupefacente, perché Lazzarotto non era un cocainomane come ne parlano, era una persona che si metteva in compagnia e sniffava cocaina. Quando gli è arrivata questa mezza grammata di cocaina, Lazzarotto non ha fatto altro che fare una "striscia", un "pippotto" unico. Prima di fare il "pippotto" si è leccato pure la carta stagnola o si è bagnato la sigaretta pure. Ha gettato la carta e la traccia non l'ha potuta lasciare perché al Lazzarotto non gli sono arrivati 3,4 o 5 grammi di cocaina, gli è arrivato mezzo grammo, giusto per fare una sniffata unica. Pagina 2511 PRESIDENTE. Diceva che questo veleno non resta nel sangue ... SALVATORE ANNACONDIA. Non resta né nel sangue né nello stomaco, perché questo è un segreto di cui io ne parlai nel 1987, sia a Savinuccio Parisi, che a Tonino Capriati, perché dovevamo eseguire un omicidio nel carcere di Bari. PRESIDENTE. Come si chiama questo veleno? SALVATORE ANNACONDIA. E' un preparato chimico ... Non è che io sia un dottore ... PRESIDENTE. Allora, dove lo trovavate, come faceva a riconoscerlo? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non posso dire il nome. PRESIDENTE. Il nome non mi interessa. SALVATORE ANNACONDIA. Amicizie con i dottori. PRESIDENTE. Un dottore ha detto che esiste questo preparato? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Lì, a Trani? SALVATORE ANNACONDIA. A Trani, in qualsiasi posto. PRESIDENTE. Le chiedevo se il dottore è di Trani. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Dunque esiste questo preparato che può essere inalato con il naso, e che non lascia traccia. SALVATORE ANNACONDIA. Esattamente. E' in polvere, si mischia con la cocaina. PRESIDENTE. Non lascia tracce di alcun genere? SALVATORE ANNACONDIA. Nei polmoni sì. Però le autopsie non vengono eseguite nei polmoni, quando si fa un'autopsia del genere. Hanno fatto autopsie sia nel sangue che nello stomaco, ma non hanno trovato tracce. Quando io mi sono incontrato a Trani, nel dicembre del 1992, stavamo insieme con Capriati e Parisi. Allora io la prima cosa che gli dissi cur lazzarone di Lazzarotto . Mi spiego in italiano? PRESIDENTE. No, ho capito. PAOLO CABRAS. Quel lazzarone di Lazzarotto. SALVATORE ANNACONDIA. "Salvatore, le piaciaiv la cocaina, ha dovuto morire". Dice: "Va beh ce problema stavano con Lazzarotto ? nu bun uagnam ier anche se ogni tanto faceva qualche leggerezza". "Salvatore, sapeva du fatt du Petruzzelli . Quello stronzo di mio fratello si è confidato del Petruzzelli" Ce c'entra u Petruzzelli?" E mi stettero a spiegare ... PRESIDENTE. Cosa gli spiegarono? SALVATORE ANNACONDIA. Del Petruzzelli. Che Tonino stava aBari nel 1991, stava nel carcere di Bari... PRESIDENTE. Chi è Tonino, scusi? SALVATORE ANNACONDIA. Capriati. Tramite una sua testa di legno... la testa di legno sarebbe il suo cassiere, tale Vitino "l'enel", detto "l'enel", Vitino Martiradonna... dato che Vitino dava i soldi in usura per conto di Tonino, stava nel campo dei preziosi, aveva pure un'oreficeria sempre a Bari vecchia, era una testa di legno di Tonino, si conosceva con Ferdinando Pinto tramite... Fu avvicinato perché si conoscevano così, non è che si conoscessero intimamente con questo Ferdinando, si conoscevano perché Vitino Pagina 2512 frequentava il Circolo tennis di Bari, il Circolo della vela o il teatro, era una persona che viveva nell' élite . Attraverso dei politici, di cui non mi sono stati fatti i nomi, signor presidente, non è che non... non mi sono stati fatti i nomi... PRESIDENTE. Tanto lei distingue quando non li vuole dire onon li può dire o quando... SALVATORE ANNACONDIA. Non mi sono stati fatti i nomi. Tramite questi politici fu avvicinato Vitino "l'enel" e gli chiesero la cortesia del Petruzzelli. PRESIDENTE. Di bruciarlo? SALVATORE ANNACONDIA. Di bruciarlo. Perché il Pinto... Queste cose poi me le ha spiegate tutte Tonino e io le ho spiegate tutte, non mi potevo inventare una cosa del genere, presidente, perché ne andava pure della mia credibilità. I fatti erano che bisognava incendiare il Petruzzelli, fare non quell'incendio, ma un incendio che lo doveva rovinare, non distruggere, perché poi bisognava restaurarlo, il Petruzzelli. Quello che hanno pubblicato i giornali non sono cose come sono state dette e come sono state interpretate. Non bisognava distruggere il Petruzzelli, ma appiccare dei fuochi che si doveva rovinare. Il Pinto aveva già progettato un altro teatro, ma non poteva presentare il progetto del teatro Città di Federico. Cosa accadeva? Che si doveva restaurare il Petruzzelli... PRESIDENTE. E nel frattempo... SALVATORE ANNACONDIA. ... i lavori dovevano proseguire per anni, bisognava chiedere i finanziamenti e l'assicurazione, chiedeva il minimo dell'assicurazione, prendevano dei soldi, abbastanza, i finanziamenti del restauro del Petruzzelli, perché il Petruzzelli è una cosa mondiale, non è nazionale è internazionale il Petruzzelli, e nel frattempo bisognava mettere su il progetto del teatro Città di Federico, che veniva autorizzato senza problemi perché andava in sostituzione al Petruzzelli. Il teatro Città di Federico veniva pubblicizzato con i programmi che stavano al Petruzzelli, che passavano di conseguenza al teatro Città di Federico. A questi politici che intervenivano in tutta questa operazione veniva dato il 30 per cento. Perché Tonino Capriati sa del 30 per cento? Perché i favori che venivano fatti a Tonino erano le garanzie per quanto riguardava i processi Capriati e Parisi. Però Savino Parisi, quando gli sono arrivate le prime notizie, non voleva partecipare; ha detto di no, perché dice: "Poi va a finire che noi causiamo troppo di quel casino a Bari". "Perché dobbiamo bruciare il Petruzzelli?". Perché Savino Parisi è stato sempre un ragazzo che ha voluto stare sempre nel suo regno e non uscire fuori dai fatti suoi. Poi Savino, sotto le insistenze di Tonino, ha accettato: "Va bene, non mi interessa". E venivano sistemati i processi sia di Savino Parisi che di Capriati. PRESIDENTE. Questa fu la contropartita. SALVATORE ANNACONDIA. La contropartita era questa. 'Sti politici che hanno collaborato nell'incendio del Petruzzelli... PRESIDENTE. Avevano garantito anche la sistemazione dei processi? SALVATORE ANNACONDIA. Avevano garantito la sistemazione dei processi e avevano preso due piccioni con una fava: uno, che prendevano il 30 per cento dei finanziamenti... PRESIDENTE. Per i lavori di ricostruzione. SALVATORE ANNACONDIA. ... sia per i lavori di ricostruzione che i finanziamenti che dovevano essere chiesti per il teatro Città di Federico. Nello stesso momento facevano il favore a Capriati e a Parisi e alle votazioni loro c'avevano Pagina 2513 già un'entrata in più degli altri, perché oramai i contatti erano diretti. PRESIDENTE. Ed erano importanti questi Capriati e Parisi evari? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, insomma... FERDINANDO IMPOSIMATO. I processi furono aggiustati? SALVATORE ANNACONDIA. Da qualche processo per omicidio la famiglia Capriati è uscita assolta; Savino Parisi in un altro processo per droga è uscito assolto. Gli promisero... PAOLO CABRAS. Dopo l'incendio del Petruzzelli? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, sì. PRESIDENTE. Lo vediamo, comunque, lo possiamo verificare. SALVATORE ANNACONDIA. Fu assolto, Savino, in un processo dove era imputato di droga. A Tonino gli fu promesso che avrebbe avuto non una condanna eccessiva, perché era imputato di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata in estorsioni, rapine, in droga, in omicidi, in tentati omicidi, e prese una condanna a 13 anni, che gli sarebbe stata ancora agevolata poi in appello, che sarebbe uscito. Si doveva fare quei due o tre anni perché il processo, istituito dal dottor Magrone... non vi dico e non vi conto. Parisi si voleva pentire e questo lo posso dire ad alta voce, signor presidente, perché non c'è bisogno che debbo vedere l'articolo sul giornale per sapere se una persona si vuole pentire, io lo conosco già in faccia. E non me ne voglia Savino Parisi: se lui si pentisse, io sarei l'uomo più felice al mondo. A dicembre, quando io stavo nel carcere di Trani (ché stavamo parlando di queste cose qua) Savino era preoccupato. "Savì, che è successo, qualche problema in famiglia?". "No, Salvatò". Un giorno va a fare un processo in pretura. Tonino Capriati sta in corte d'assise a fare un'udienza preliminare per quel processo, il maxiprocesso. Al ritorno, Savino Parisi fa il viaggio insieme a Tonino, perché lui finisce il processo ma per la traduzione aspettano pure Tonino che finisce il processo e ritornano. E fece il viaggio insieme pure a un pentito che accusava nel processo di Tonino Capriati, tale Giovanni Ferrorelli, che si incontrarono nel furgone, però nelle due gabbie distinte e separate. La mattina, Savino lo vedo tutto pimpante... o il pomeriggio fu, lo vedo pimpante, allegro. Dice: "Beh, tutto a posto?". "Sì, Salvatò" - disse - "mi hanno promesso di attribuirmi le responsabilità e ci danno il rito abbreviato e la condanna sarà lieve, giusto il tempo di 2 o 3 mesi, 4 mesi, dopo l'udienza preliminare che facciamo che ci danno gli arresti domiciliari e allora la libertà provvisoria". Perché sarebbero stati condannati solo per spaccio di stupefacenti, non per traffico, solo con l'articolo 73, che prevede pure gli arresti domiciliari. "Mah" - io dissi - "Vabbè, auguri". Tanto ormai io stavo già collaborando da ottobre. E' meglio che lo sanno adesso che io da ottobre già stavo facendo i verbali. PRESIDENTE. Ma loro non lo sapevano che lei collaborava? SALVATORE ANNACONDIA. No, l'hanno saputo nella fine di gennaio per qualche fuga di notizie che c'è stata, qualche magistrato ha fatto un'audizione alla televisione con la mia fotografia, ed è stato un peccato. PRESIDENTE. Chi è stato il magistrato che ha fatto l'audizione con fotografia? Tanto questo... SALVATORE ANNACONDIA. Ma, io ne parlai col dottor Capristo e lui mi disse che non ne sapeva niente. Però... PRESIDENTE. Era Capristo che l'ha fatto? Pagina 2514 SALVATORE ANNACONDIA. Sì, in televisione io ho visto Telenorba : c'era la mia fotografia e lui parlava che io stavo collaborando con lui; ma in realtà io con la procura di Bari non stavo collaborando, stavo collaborando col dottor Mandoi. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Fatto sta che mi raccontano tutti i fatti e io, perché sono stato sempre una persona che ho saputo filare, dottore, raccolsi tutte queste cose sia da Savino che da Tonino. Quando io sono uscito fuori in detenzione extracarceraria, quando ho iniziato a verbalizzare ho detto al dottor Mandoi che c'avevo da parlare di questo fatto; venne il dottor Maritati e feci un colloquio investigativo. Feci questo colloquio investigativo e riferii tutto quello che sapevo su Petruzzelli e su Lazzarotto, perché il Petruzzelli è collegato al Lazzarotto e il Lazzarotto è collegato al Petruzzelli, perché se Lazzarotto non era a conoscenza dell'incendio non moriva. MARCO TARADASCH. Perché hanno ucciso Lazzarotto e raccontano a lei la storia? PRESIDENTE. L'aveva spiegato prima. SALVATORE ANNACONDIA. No, ha ragione. Io a Tonino Capriati ho dato cinque vite umane; ho ammazzato cinque persone per lui, lui mi deve molto. A Savino Parisi ne ho data una. L'ho rifornito di stupefacenti a Savino Parisi dal 1987; ho iniziato io a rifornirli di stupefacenti, poi, piano piano Savino si è allargato, si è preso altre persone da cui si riforniva pure, io lo sapevo, ma mi stava bene. E pensare che i miei rapporti con loro erano da capo, se ben si vuol dire, e hanno sempre dovuto dare conto di quello che facevano, anche se non al cento per cento, al 60, al 70 per cento mi davano conto di quello che facevano. E quando mi hanno raccontato del fatto del Petruzzelli, non hanno avuto difficoltà a dirmelo perché stavano parlando con Salvatore Annacondia, non stavano parlando con un primo arrivato. MARCO TARADASH. Lei era il killer di Capriati? SALVATORE ANNACONDIA. No, non ero il killer, non sono stato mai il killer di nessuno, solo che in certe situazioni io ho dovuto dare cinque favori, di cinque ragazzi di Trani che volevano ammazzare Capriati ed io per... PRESIDENTE. E lei li ha eliminati? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, per il bene che volevo a Tonino. Tonino era un mio socio nelle sigarette, perché lo misi in società nelle sigarette, Tonino non fu ammazzato per miracolo, perché mi trovavo io; quando ho appreso tutto da chi voleva ammazzare Tonino, il pomeriggio stesso... e poi, guarda caso, che questo qua era stato assorbito da un altro amico mio, tale Coschiera Gregorio, che questo Acquaviva Giovanni era un mezzo infame, perché all'epoca aveva fatto arrestare Pasquale Manfra, un ricettatore di oro, di preziosi; e lo fece arrestare Acquaviva Giovanni; questo Acquaviva Giovanni, dopo alcuni anni si mise insieme a Gregorio; quel giorno non lo volle ammazzare, Acquaviva, che erano a bordo di una moto, proprio perché stava in compagnia mia. Poi il pomeriggio questo qua mi ha detto: "Salvatore, ti sei salvato per miracolo, perché stavi tu"; ed io non è che mi sono dovuto sentire in dovere di dirlo, però per il bene che volevo a lui, l'ho messo a conoscenza e questo qua morì subito, sparì, non è stato mai trovato. Gli ho dato cinque vite umane. PRESIDENTE. Allora, le raccontano come sono andati i fatti, in particolare del Petruzzelli: il Petruzzelli, bruciato ma non distrutto... Pagina 2515 SALVATORE ANNACONDIA. Non doveva essere distrutto. PRESIDENTE. ... una società per la ricostruzione che doveva seguire queste cose, il programma del Petruzzelli doveva passare al cartellone della Città di Federico, ci sarebbero stati finanziamenti per il Petruzzelli e per la Città di Federico. SALVATORE ANNACONDIA. Esattamente, una volta finita questa Città di Federico, sarebbero arrivato in corso i lavori... non è che poi io ero... PRESIDENTE. Sì, non era un esperto teatrale. SALVATORE ANNACONDIA. No, non è che io ero in prima persona e potevo sapere tutti i dettagli, però sta di fatto, signor presidente, che io ho verbalizzato; poi dobbiamo ritornare sulla faccenda perché debbo fare per forza un percorso. PRESIDENTE. Faccia pure. SALVATORE ANNACONDIA. Io poi ho verbalizzato tutto al dottor Mandoi. Quando il dottor Mandoi ha mandato questi verbali a Bari, di competenza, mi volle ascoltare, esattamente due mesi fa, il dottor Capristo ed il dottor Chieco. Mi vennero ad interrogare, alla presenza pure del dottor Maritati; mi interrogarono ed io risposi alle domande e verbalizzai tutto perché non avevo problemi a raccontare i fatti che sapevo. C'è stato un altro interrogatorio ed io verbalizzai in questi interrogatori, dal primo all'ultimo, che ci fu un sequestro di un telefonino nel carcere di Bari ad opera di Tonino Capriati. Questo telefono... Tonino si trovava in cella sua e c'aveva pure 150 grammi di cocaina e 29 milioni contanti. PRESIDENTE. In cella? SALVATORE ANNACONDIA. In cella; sia la cocaina che i soldi riuscì subito a passarli in mano ad una guardia; il telefonino fu visto dai carabinieri. Non mi ricordo se fu un carabiniere o erano agenti di custodia venuti... fatto sta che Tonino spaccò questo telefonino; lo spaccò, fu sequestrato, stop. MARCO TARADASH. Lei sa che questo non risulta agli atti? SALVATORE ANNACONDIA. Allora io in questi giorni, una decina di giorni fa, tutte queste notizie sui giornali... sa quando ti metti a leggere i giornali, poi fai mente locale su tutto. Allora, in questa sede, che non ho potuto verbalizzare, voglio che venga messo a verbale questo particolare qua, che il telefonino fu sequestrato esattamente in una discussione che Tonino Capriati fece in chiesa, una domenica; ebbe una forte discussione. PRESIDENTE. Con chi? SALVATORE ANNACONDIA. Con un'altra persona, adesso non ricordo questa persona chi era. PRESIDENTE. Con un detenuto? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, un detenuto e fu denunciato; dopo uno, due giorni da questa discussione fu fatta questa perquisizione e fu rinvenuto il telefonino. Adesso c'avete ... PRESIDENTE. I dati temporali. SALVATORE ANNACONDIA. I dati temporali che potete riscontrare questo fatto qua. PRESIDENTE. Non ho capito. Lei prima ha detto che Capriati ruppe il telefono. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Perché ignorante, perché basta andare alla SIP e fare i tabulati... Pagina 2516 PRESIDENTE. Certo, per sapere delle telefonate. Ho capito, ma il telefono fu sequestrato o no? SALVATORE ANNACONDIA. Fu sequestrato, signor presidente. PRESIDENTE. Come faceva a romperlo, se era sequestrato? SALVATORE ANNACONDIA. Tonino glielo tolse di mano e lo sbattè a terra. PRESIDENTE. Al carabiniere, ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Poi, se è stato denunciato... PRESIDENTE. Verbalizzato. SALVATORE ANNACONDIA. ... per quel sequestro o non è stato denunciato per mascherare le grosse corruzioni che avvengono nel carcere di Bari... perché nel carcere di Bari è una cosa spaventosa, signor presidente, è la cosa più spaventosa che esiste al mondo. Abbiamo parlato di Foggia, ma Bari fa paura. Io sono stato nel carcere di Bari nel 1992, perché andai per una visita oculistica al centro clinico, sono stato quattro giorni e ho tenuto per quattro giorni un telefono. PRESIDENTE. Pagando? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Mandai a prendere dei soldi, nell'ultimo giorno, a questa persona che non posso svelare il nome, gli mandai a prendere i soldi perché il telefonino mi fu mandato dalla sezione, dai "ragazzi" miei che stavano in sezione. PRESIDENTE. Lo dettero a una guardia... SALVATORE ANNACONDIA. .. una persona, un sottufficiale, gli dettero questo telefonino da portarlo a me. Lei deve pensare: quattro giorni, tre o quattro giorni sono stato e dal primo giorno, io sono arrivato il pomeriggio, dopo un' ora che ero nel centro clinico, c'avevo già in mano il telefonino e tutto. PRESIDENTE. Tutto cosa vuol dire? SALVATORE ANNACONDIA. Mangiare, bere, perché nel centro clinico non ti puoi cucinare, ma mi arrivavano pesci al forno, aragoste, carni di tutti i tipi... PRESIDENTE. E lei pagava? SALVATORE ANNACONDIA. No, mi arrivavano dalla sezione. PRESIDENTE. Erano sempre i suoi "ragazzi"? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, attraverso le guardie, attraverso i lavoranti. PRESIDENTE. Lei ha detto che poi l'ultimo giorno ha mandato a prendere i soldi. Cosa vuole dire? SALVATORE ANNACONDIA. Il penultimo giorno, perché dopo che stavo là, già dissi a questa persona, quando era libero, per andare a prendere un po' di soldi da una parte perché mi servivano un po' di contanti. Gli feci un regalo di due milioni. Gli mandai a prendere proprio i due milioni per regalarglieli, per la disponibilità che aveva questa persona. Posso parlare per quattro giorni nel carcere di Bari e... PRESIDENTE. Lei ha fatto telefonate con questo telefono? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Lei sa qual'era il numero del telefono? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, signor presidente... PRESIDENTE. Proprio per la storia dei tabulati. Pagina 2517 SALVATORE ANNACONDIA. Deve pensare che questo telefono non era mio, mi è stato mandato, non potevamo ricevere telefonate. PRESIDENTE. Le potevate fare soltanto? Perché non potevate riceverle? SALVATORE ANNACONDIA. Perché non puoi tenerlo acceso il telefonino, perché se ce l'hai acceso, dura mezza giornata e hai scaricato le pile; poi, metta caso che si trova in sezione una persona non corrotta e squilla il telefonino... Allora io posso solo telefonare, non posso comunicare il numero del telefonino. FERDINANDO IMPOSIMATO. Può anche accadere che vi sia un non corrotto! PRESIDENTE. Sì, per questo lo spengono, perché può accadere! SALVATORE ANNACONDIA. A prescindere da quello, è per non farlo scaricare; ecco perché, se non ce l'hai acceso, dura due o tre giorni. Avevamo tutti i microtac, cioè le pile più schiacciate, più piccole di spessore, per l'imboscamento. Perché la pila grossa ha un suo spessore, quella più piccola un altro. PRESIDENTE. Dove nascondevate un telefono in cella? SALVATORE ANNACONDIA. Si fa un buco in cella, signor presidente, sotto il termosifone, o testa letto... ci sono tanti imboschi nel carcere; una volta che stai nel carcere l'imbosco lo trovi. PRESIDENTE. Ma chi, per esempio, non c'è stato, come fa asaperlo? Può capitare che qualcuno non vi sia stato! Non lo sanno anche gli agenti di custodia di questi buchi? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, gli agenti di custodia lo sanno tutti, quelli corrotti lo sanno, signor presidente, solo che poi si organizzano per andare a fare la perquisizione proprio nella cella in cui vi è materiale: coltelli, pesce crudo poi non vi racconto quanto ne arrivava... PRESIDENTE. Perché, non può arrivare il pesce crudo? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Lei ha spiegato la storia del telefono: ha detto "Vi do le date e potete praticamente verificare quando questo ha litigato in carcere ed è stato denunciato". Il litigio avvenne nel carcere di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, nel carcere di Bari. Di domenica ha fatto discussione in chiesa, ed è stato denunciato, perché c'era il prete. PRESIDENTE. Questo è Parisi, vero? SALVATORE ANNACONDIA. No, Capriati. Dopo uno o due giorni Tonino ha ricevuto una perquisizione. Una delle guardie, un sottufficiale che procedeva alla perquisizione, si prese i 29 milioni ed i 150 grammi di cocaina, perché Tonino la faceva spacciare là dentro. Il telefonino non lo poté passare e, quando la guardia o il carabiniere lo prese in mano, Tonino l'ha spaccato. Signor presidente, se Tonino non è stato denunciato per il telefonino, per nascondere gli imbrogli del carcere, per non far succedere scandali... Poi Tonino fu trasferito. PRESIDENTE. Anche questa può essere una data di riferimento. Quanto tempo dopo fu trasferito? SALVATORE ANNACONDIA. Fu trasferito subito. PRESIDENTE. Lo stesso giorno? SALVATORE ANNACONDIA. No, non mi ricordo. PRESIDENTE. Qualche giorno dopo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Pagina 2518 PRESIDENTE. Era presente qualcuno che possa deporre che effettivamente fu trovato il telefono? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non le saprei dire perché non ero in quel carcere; quando è successo questo mi trovavo in un altro carcere. PRESIDENTE. Queste sono le ragioni per le quali ha saputo da Capriati e Parisi del Petruzzelli. Pinto era al corrente di questa cosa? SALVATORE ANNACONDIA. Era lui il perno principale, era lui il capro espiatorio, se vogliamo chiamarlo in questo modo. PRESIDENTE. Il capro organizzatore più che espiatorio: è un'altra categoria! In un interrogatorio lei ha parlato dell'interesse di un gruppo criminoso nella gestione delle Cliniche riunite di Bari. Cos'è questa storia? MARCO TARADASH. Il caso Pinto è abbastanza clamoroso. Lei ha ricevuto queste informazioni da Capriati: crede ciecamente alla versione di Capriati e non pensa di esser stato messo in mezzo da Capriati? SALVATORE ANNACONDIA. Se Tonino stava da solo quando mi ha raccontato questo, potrei dare un 50 per cento, ma conoscendolo e sapendo con chi stava parlando non lo faceva. Però quando ha parlato era presente pure Savino. PRESIDENTE. Erano in due. MARCO TARADASH. Erano amici Capriati e Parisi? SALVATORE ANNACONDIA. Più che amici, erano pure soci. PRESIDENTE. Comunque, lei pensa che abbiano detto la verità. Questa è la sua opinione. SALVATORE ANNACONDIA. Questo mi hanno detto. PRESIDENTE. Per quanto riguarda le Cliniche riunite di Bari, può spiegare alla Commissione? SALVATORE ANNACONDIA. Vi è un po' di segreto e comunque è stato pure pubblicato. PRESIDENTE. E' quasi tutto pubblico. SALVATORE ANNACONDIA. Ormai è di dominio pubblico. Per quanto riguarda le Cliniche riunite, dalle amicizie e dalle infiltrazioni di Savino sono a conoscenza dal 1989. Savino mi ha sempre detto "Salvatore, quando c'è qualche problema, se qualche amico viene ferito, e via dicendo, non c'è problema a farlo curare nelle Cliniche riunite e se c'è qualche latitante che ti è di peso lo posso fare assumere come inserviente e lo facciamo stare appoggiato nelle Cliniche". Savino aveva degli interessi pure, perché quando ha iniziato con le Cliniche ha iniziato la malavita. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE ANNACONDIA. Da prepotente all'inizio, poi pian piano in qualche modo ha interessi suoi nelle Cliniche. I fatti di Savino sono ormai per me risaputi, perché ha dei buoni agganci là dentro, ha investimenti suoi con il dottor Cavallari; ci sono persone loro agganciate là dentro, sia di Savino che di Tonino. PRESIDENTE. Del Capriati? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Per quanto posso dire delle Cliniche riunite, non è questo collegamento, è l'altro. PRESIDENTE. Qual è l'altro? SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1991, signor presidente, conoscevo come intimo mio amico tale Valente Natale, Pagina 2519 Tonino Valente di Bisceglie e con lui abbiamo avuto a che fare nel commercio del pesce; poi ci distaccammo per dei disguidi, perché lui era un po' megalomane, e non ci siamo più visti per tanti anni. Nel 1989 mi proposero di fare una società con loro nel riciclaggio di camion sinistrati, incidentati, che mi pareva una bella cosa, ma non potevo tenere impegnati degli uomini per questi fatti, perché si potevano fare uno, due o tre camion alla settimana o in dieci giorni. "Va benissimo, fallo tu". "No, Salvatò, perché tu puoi ottenere meglio i camion rubati, che poi dopo li facciamo taroccare". Dice "Va bè, se ti serve qualcosa me lo dici, te lo faccio, però fai finta che ci sono di mezzo io ". PRESIDENTE. Camion incidentati vuol dire camion rubati? SALVATORE ANNACONDIA. I camion incidentati si compravano, poi si rubava un camion nuovo, si taroccava... PRESIDENTE. Cosa vuol dire "si taroccava"? SALVATORE ANNACONDIA. Si falsificavano i numeri del telaio mettendo i numeri dell'altro telaio (ci sono gli stampini). Nel 1990 - sì alla fine del 1990 iniziò quest'altro tipo di discorso - iniziarono a parlarmi di un business che ormai stava diventando una cosa grossa, l'assalto ai TIR, e dato che Tonino ha l'autoparco dei camion, è un autotrasportatore, disse "Che ne pensi se facciamo una società?": eravamo io, lui, Demetrio Ferrante, proprietario del Magic Park e tale Michele Cassano di Milano, un procacciatore d'affari della Essefin di Milano. Ecco perché loro volevano la mia presenza, per ottenere la merce rubata, la merce sequestrata, perché là si facevano i sequestri di persona: si sequestrava l'autista e poi si rubava il camion. Altri affari che si potevano fare erano con autisti che lui conosceva, compiacenti: si pagava il 20 per cento della fattura, l'autista si faceva sequestrare e si portava il camion a destinazione. Mi dissi d'accordo e misi in questo business come mio uomo di fiducia, perché non mi fidavo troppo di loro due, perché sono due mafroni... PRESIDENTE. Cioè due imbroglioni? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, due imbroglioni. Misi come mio uomo di fiducia tale Salvatore Liso, detto l'avvocato, e Michele di Chiano di supporto a Liso. Questo lavoro andava bene. ALTERO MATTEOLI. La merce l'aveva da poco. SALVATORE ANNACONDIA. Con Demetrio Ferrante, proprietario del Magic Park, si instaurò una grande stima nei miei confronti. Quando lui vedeva me, vedeva il Padreterno. OMISSIS PRESIDENTE. Tra Cavallari, Parisi eccetera, questi rapporti ci sono stati? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, ci sono. PRESIDENTE. E ci sono tuttora? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Gente della malavita viene assunta da queste cliniche? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, ma non è solo gente della malavita: là ci sono mille o duemila persone che lavorano o che non lavorano. PRESIDENTE. Cioè, sono tenute così? SALVATORE ANNACONDIA. Devono essere stipendiate ... PRESIDENTE. Per essere stipendiate. E gli introiti da dove vengono se nessuno lavora? Pagina 2520 SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, le Cliniche riunite sono le Cliniche riunite! PRESIDENTE. Cioè, che vuol dire, per noi che non sappiamo? SALVATORE ANNACONDIA. Sono supportate dallo Stato, dalla regione. PAOLO CABRAS. Hanno convenzioni con gli enti pubblici, con la regione... SALVATORE ANNACONDIA. Hanno convenzioni per i ricoveri. Le Cliniche riunite non sono uno scherzo! PRESIDENTE. Ho capito, è una grossa struttura. SALVATORE ANNACONDIA. Non è una, sono più di una struttura. Vi lavorano oltre quattromila lavoratori. PRESIDENTE. In un suo interrogatorio, lei ha riferito di un attentato commissionato ai danni del procuratore della Repubblica presso la pretura di Trani. Se ne ricorda? Può spiegare alla Commissione questo attentato? Chi lo commissionò? Come mai ... SALVATORE ANNACONDIA. Non posso fare i nomi di chi l'ha commissionato, signor presidente. PRESIDENTE. Ma può dire come è nata questa richiesta? SALVATORE ANNACONDIA. La richiesta che è nata è che con queste persone ci vivevo. Si può dire che... PRESIDENTE. Nel suo ristorante? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Poi? SALVATORE ANNACONDIA. Fu decisa la morte del procuratore Rinella, perché Rinella arrivato a Trani stava creando troppi problemi, dei grossi problemi. PRESIDENTE. Allora il dottor De Marinis era procuratore aTrani? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Era già a Bari. SALVATORE ANNACONDIA. Già a Bari. C'era arrivato ... No! Stava ancora a Trani, perché De Marinis è andato via... sempre nel 1991 è andato via. Adesso non ricordo. PRESIDENTE. Comunque lo vedremo. SALVATORE ANNACONDIA. Quando è stata commissionata la morte di Rinella... PRESIDENTE. Quindi queste persone vennero nel suo ristorante? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Perché le dissero che bisognava uccidere Rinella? SALVATORE ANNACONDIA. Perché con loro io avevo dei grossi affari. PRESIDENTE. Lei con loro? SALVATORE ANNACONDIA. Con questi politici. Ci avevamo troppi business ... PRESIDENTE. Erano dei politici locali o nazionali? SALVATORE ANNACONDIA. Locali. PRESIDENTE. Cosa le dissero questi? SALVATORE ANNACONDIA. Iniziarono con dei tipi di ragionamenti: "Salvatore, ci devi aiutare... un giorno diventerai intoccabile... l'amicizia nostra con te non finisce mai". Ed io che mi scocciavo sentir parlare, dissi: "Stringi sto' limone, Pagina 2521 chiarisciti". Disse: "Salvatore, hai visto il procuratore Rinella che cosa sta facendo: blocco là, blocco là, blocco là; domani può capitare che di quello che dobbiamo fare, che ci abbiamo in atto, questo qua può mettere le mani pure dentro. Ci devi fare una cortesia. Queste sono poi sciocchezze che si nascondono, come si dice, Salvatore, pensa se hai un paio di persone che puoi mandare a fare un lavoro, gli diamo 200 milioni..." Giusto per far fare il lavoro. Ma io non è che dovevo far fare il lavoro per i 200 milioni! PRESIDENTE. Perché era anche un suo interesse? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, poco è il mio. Perché che cosa mi poteva dar fastidio Rinella a me? La pretura era. PRESIDENTE. Lei era da Corte d'assise? SALVATORE ANNACONDIA. Eh! Non è che lui poteva prendere un mio processo in mano. Poteva prendere qualche contravvenzione del ristorante, qualche ... PRESIDENTE. ... stupidaggine. E quindi? SALVATORE ANNACONDIA. Accettai il lavoro. Dissi a Regano, che era un mio uomo... PRESIDENTE. Di fiducia? SALVATORE ANNACONDIA. Molto di fiducia. Più che di fiducia era un mio autista. E poi era una persona che quando io gli dicevo "A", lui rispondeva "A". Era un ragazzo serio. Dissi a Nicola di farmi sapere tutti gli itinerari, tutti gli spostamenti che faceva Rinella. Dopo una settimana di controlli, Nicola giustamente disse: "Salvatore, quelli sono, non fa una virgola". PRESIDENTE. Gli spostamenti sempre quelli? SALVATORE ANNACONDIA. Disse: "Quelli sono". PRESIDENTE. Scendeva dal treno, prendeva la Tipo, andava in ufficio... SALVATORE ANNACONDIA. La Tipo l'aspettava in stazione. Lui veniva con il treno. PRESIDENTE. Poi andava a piedi a casa a Bari, invece? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Andava via con il treno, poi scendeva e andava a piedi... PRESIDENTE. A casa. SALVATORE ANNACONDIA. Decidemmo di farlo alla stazione, quando usciva, ché c'era un ponticino che passava là sotto. PRESIDENTE. A Bari? SALVATORE ANNACONDIA. A Bari, perché non lo potevano fare a Trani. Se lo facevano a Trani era un casino. Dato che Rinella già veniva da Bari... PRESIDENTE. Allora? SALVATORE ANNACONDIA. Decidiamo di farlo. Era di sabato, quando dissi "basta". Lo dovevamo fare il lunedì. La domenica, viene una persona di cui non posso fare il nome e mi dice che tale persona... Questo qua era un suo ragazzo, che lavorava. "Salvatore" disse "quei due chili di eroina, che Tizio non ti ha pagato, che ha detto che li ha buttati per via della perquisizione, sono tutte chiacchiere, non è vero niente". Io andai su tutte le furie. Sapevo che questo qua la mattina si alzava tardi, mezzogiorno, l'una, le due... Dissi: "Va bene il pomeriggio ce lo facciamo!" Per via di questo qua, che la domenica vado in bestia, non lo volli fare la sera della domenica perché lui la domenica usciva con la moglie e il figlio, e io... Si decise Pagina 2522 tutto il lunedì. Il pomeriggio, signor presidente, siamo in casa dove sta Mimmo Murianni, dove ho tutte le armi che possono servire... PRESIDENTE. Per queste necessità. SALVATORE ANNACONDIA. Veloce, veloce... in alcuni posti un po' di armi ce le avevamo sempre. Dopo mangiato, stiamo su casa in compagnia di Mimmo, che lo passiamo a salutare... PRESIDENTE. Ma nel frattempo Rinella, non stava prendendo il treno per tornare... SALVATORE ANNACONDIA. No, si era "sospeso" Rinella, tanto si poteva fare il giorno dopo. Non c'erano problemi. PRESIDENTE. No c'erano problemi. SALVATORE ANNACONDIA. Rinella era un bersaglio... PRESIDENTE. Facile, sì! SALVATORE ANNACONDIA. Ma questo qua mi aveva mandato su tutte le furie. PRESIDENTE. Il problema più urgente era far fuori questo qui che aveva fregato... SALVATORE ANNACONDIA. Non è che era urgente, solo che si era comportato malissimo. Scendiamo giù. Cosimo Murianni rimane sopra nell'appartamento, che lui stesso non sa che dobbiamo andare a fare a questo qua. Ci facciamo un giro di due o tre isolati e lo rintracciamo alle spalle di casa mia. Questo qua in macchina. Allora gli dico di andare dietro, di mantenersi ad una distanza di trenta-quaranta metri, il tempo che si allontanava dalla zona di casa mia, che l'avremmo ammazzato sulla strada. Questo fa il giro della piazzetta, passa davanti al bar dove ce la facciamo noi e va dritto su Corso Vittorio Emanuele. Io avevo un'altra casa su Corso Vittorio Emanuele, dove c'era locato Murianni. Come arriviamo là vedo tutto questo "frangé" di carabinieri; quanti carabinieri! Oh, porca miseria! Sono andati su da Mimmo. Allora abbiamo lasciato questo qua, perché dovevamo vedere che cosa stava succedendo. Abbiamo mandato a imboscare le armi ed altre cose che avevamo là vicino, perché ormai si era capito che era Mimmo. Viene arrestato Cosimo Murianni, io vengo denunciato per favoreggiamento. PRESIDENTE. Perché stava a casa sua? OMISSIS PRESIDENTE. Come mai Rinella si è salvato anche dopo? SALVATORE ANNACONDIA. Presidente, quando io uscii dal carcere, perché dopo una settimana mi andai a consegnare perché ebbi tutte le garanzie... PRESIDENTE. Sempre da magistrati ebbe le garanzie? SALVATORE ANNACONDIA. Da altre persone. PRESIDENTE. Da altre persone. Magistrati di Trani o di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Non le posso dire di dove sono. PRESIDENTE. Di una di queste due città oppure di fuori? Per capire. SALVATORE ANNACONDIA. Fuori. PRESIDENTE. Di fuori di queste due città, ho capito. Ma tipo Roma o tipo là attorno? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, lo troverà poi nei verbali. Pagina 2523 PRESIDENTE. No, ma non voglio sapere la città. Voglio sapere se si tratta di magistrati romani o di magistrati pugliesi. SALVATORE ANNACONDIA. Romani. PRESIDENTE. Romani, va bene. SALVATORE ANNACONDIA. Quando sono uscito son dovuto partire... Me ne andai, partii per Zurigo e da Zurigo mi andai a rilassare una decina di giorni per vedere un po', perché avevano fatto un'intervista su Rai 3 il giovedì, avevano fatto non un'intervista ma uno speciale TG... PRESIDENTE. Sulla Puglia? SALVATORE ANNACONDIA. ... proprio dedicato alla Puglia e su di me. PRESIDENTE. Ah, sì, sì, mi pare di averlo visto. Quindi decide... SALVATORE ANNACONDIA. Di stare un pochettino, una decina di giorni fuori, anche perché l'avvocato mi aveva detto... PRESIDENTE. "Stai tranquillo!". SALVATORE ANNACONDIA. No, di allontanarmi. Perché già prima, a Natale dell'anno prima, del 1990, c'era stato un altro episodio dove io fui avvisato che c'erano delle misure di prevenzione nei miei confronti e dovevo sparire. Ho verbalizzato tutto, comunque. Quando ritorno, ci incontriamo con queste persone ed io dissi loro che per il momento si sospendeva tutto per quanto riguardava l'esecuzione di Rinella. Perché, se facevo l'omicidio, mettevo la firma; e furono d'accordo con me a... PRESIDENTE. Questa è la ragione, va bene. Per cortesia, può ora spiegare alla Commissione, che ha particolare interesse a questi problemi, i casi (i nomi poi li farà alla magistratura) di corruzione in carcere, in magistratura, forze di polizia e così via? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, mi ripeta la domanda. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione i casi di corruzione, che poi hanno agevolato lei o hanno agevolato altri, nella magistratura, nelle forze di polizia, nelle carceri? A noi non interessa, dicevo, sapere i nomi... SALVATORE ANNACONDIA. Io posso fare i nomi di quelli che sono stati pubblicati. PRESIDENTE. Ecco, bravo. Degli altri può anche non farli, purché ci spieghi bene quali sono i fatti, come si svolge il processo di corruzione, attraverso quali procedure, chi interviene, che cosa si dà in cambio. C'è una questione che riguarda una sua casa, per esempio... SALVATORE ANNACONDIA. Sì, iniziamo a parlare di quella là. Nel 1992 ero nel carcere di Foggia e mi viene a trovare il mio avvocato, al quale si era rivolto un altro avvocato di Trani, e mi disse che c'era un magistrato che era interessato a questa palazzina nel centro storico di Trani, sul porto, che siamo in centro, siamo. Mi disse che era un presidente civile ma molto influente. Io dissi all'avvocato che non c'era problema. PRESIDENTE. Ma era uno di Trani o di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Quale? PRESIDENTE. Questo magistrato qui. SALVATORE ANNACONDIA. Di Bari, però abitava a Trani. PRESIDENTE. Ah, abitava a Trani. Gli piaceva questa sua casa? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Pagina 2524 PRESIDENTE. E com'era, una casa distrutta, diroccata, questa? SALVATORE ANNACONDIA. No, era da restaurare: borgo antico, centro storico. Allora, due piani erano i miei e un altro piano bisognava rifare il catasto perché c'erano le successioni... PRESIDENTE. Eredi, successioni. SALVATORE ANNACONDIA. Però due erano i miei, ce l'aveva intestati mio fratello come... PRESIDENTE. Sì, prestanome. SALVATORE ANNACONDIA. Dissi all'avvocato che non c'erano problemi, poteva dire al magistrato che ero ben disposto a darlo. "Salvatò, lui vuol sapere..." PRESIDENTE. Il prezzo. SALVATORE ANNACONDIA. Dissi: "Non ti preoccupare, digli che a Salvatore non interessa proprio quella casa". PRESIDENTE. Faceva un regalo, insomma? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. S'incontrò il mio avvocato con il suo avvocato e con il magistrato e gli disse: "Guardate che Salvatore è disponibile a dare la casa, però non vuole soldi, perché non gli interessa. Sai, una mano lava l'altra". Il magistrato manda l'imbasciata di nuovo che si può fare, però qualcosa devono mettere dal notaio, perché non è che si può fare... Dissi: "Vabbè, fai come vuoi". Io parlai con mio fratello Franco e gli dissi di andare dal notaio insieme all'avvocato Pontrelli e di fare il cambiamento di proprietà, il rogito. Gli vendetti la casa; misero un milione, il notaio già aveva un assegno firmato in bianco, lo firmò, mi fece un milione ed io glielo feci girare di nuovo a mio fratello e gliel'ho consegnato all'avvocato Pontrelli da riconsegnarlo al magistrato, il milione. Dopo questo fatto, dopo una settimana, dieci giorni, non ricordo, mi mandò a dire: "Digli a Salvatore di non preoccuparsi che ricambio il favore che lui mi ha fatto, come arriva il processo su a Bari lo sistemo, al processo in appello". PRESIDENTE. E fu sistemato il processo? SALVATORE ANNACONDIA. Poi ho scelto la collaborazione, presidente. PRESIDENTE. Ho capito, ha perso un'occasione, insomma? SALVATORE ANNACONDIA. No, ma io dovevo uscire... PRESIDENTE. Doveva comunque uscire? SALVATORE ANNACONDIA. Io a ottobre del 1992 ero fuori. Proprio ho voluto cancellare tutto il mio passato, perché pure che stavo fuori, signor presidente, stavo latitante. PRESIDENTE. Certo, non c'è dubbio. Mi spieghi; questo è un caso, altri casi? SALVATORE ANNACONDIA. Le posso, di quello che è stato già pubblicato... PRESIDENTE. Se ce ne sono, naturalmente. SALVATORE ANNACONDIA. OMISSIS il processo sulla strage Bacardi. Allora mi trovavo a Foggia; con i foggiani ormai ero il loro papà; non facevano niente se non me lo dicevano. Nel corso del processo che stavano facendo si pensava che sarebbero uscite assolte almeno 2-3 persone. Fanno il processo perché loro erano contenti del presidente di Taranto, che stava facendo realmente il processo; stava Pagina 2525 interrogando tutti i testimoni, stava facendo il processo realmente e dato che in tutte queste indagini sia Rocco Moretti che Nicola Delli Muti non c'entravano niente... Signor presidente, io non posso dire che Nicola Delli Muti oMoretti hanno partecipato o sono stati mandati, non lo posso dire; posso solo dire a questa Commissione, ed io non difendo mai nessuno, signor presidente, dico le cose che so, quello che ho vissuto, quello che ho fatto, che Giosuè Rizzi è innocente come l'acqua in quel processo, solo che lui dovette dare degli alibi, si dovette creare apposta degli alibi che non gli servivano e si è trovato che questi alibi erano controproducenti. Fatto sta, torniamo ai discorsi: si fa il processo, prendono sette ergastoli. PRESIDENTE. Per il Bacardi? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Uno di loro, il contabile del gruppo, Tonino Bernardo, già nei giorni precedenti, tramite Franco Spiritoso, altro componente del gruppo, parla con delle persone di Bari che io sapevo: erano i Fornelli di Bari, che erano collegati a Rizzi. Parlano con questi che hanno dell'amicizia con questi Fornelli e questi Fornelli si impegnano a sistemare il processo, se va male. Il processo andò male, come Tonino Bernardo già... PRESIDENTE. Aveva saputo? SALVATORE ANNACONDIA. ...aveva preveduto. Dopo alcuni giorni, due o tre giorni dal processo, Tonino Bernardo parla. Dice: "Vedi che stanno queste situazioni, così e così, che io c'ho queste persone che possono sistemare il processo in appello". Dato che Giosuè Rizzi stava alla seconda sezione... Stavano nella seconda sezione Giosuè Rizzi, Marino Ciccone e Francesco Favia, il carabiniere; alla terza sezione stava Cipullo; alla quarta sezione stavano Moretti e Delli Muti soltanto. Antonio Bernardo dice che queste persone possono sistemare il processo: non più di tre persone. PRESIDENTE. E quindi uno si deve sacrificare? SALVATORE ANNACONDIA. Si dovevano sacrificare altre persone. Si dovevano sacrificare Favia, Monteseno, Ciccone. Fatto sta che tutto il programma che c'era... Giosuè Rizzi dice: "A me non interessa, fate come volete, basta che chiarite la situazione, perché io già ce l'ho da quattro anni questo ergastolo". Gli promettono che sarà fatto. Il fatto era che questi qua avevano parlato ed avevano la garanzia del dottor Simonetti che per 150 milioni sistemava il processo d'appello, però gli arrivò l'imbasciata che durante il processo d'appello, o prima che parlava il procuratore o dopo che parlava il procuratore, Matteo Monteseno doveva uscire dalla gabbia e doveva chiedere al presidente di poter parlare. Una volta arrivato davanti al presidente doveva dire: "Signor presidente, la strage giù al Bacardi l'abbiamo fatta io, Favia, Ciccone, con queste modalità, con queste armi"; l'arma in dotazione al Favia, che era stata cambiata la canna, ad un'altra pistola di un altro carabiniere. Dovevano descrivere tutte le modalità dell'azione che avevano fatto, come erano allocati i salottini, come stavano le persone, cosa stavano bevendo, tutto; e dovevano scagionare Giosuè, Nicola Delli Muti e Moretti Rocco. Il Cipullo, era un drogato, gli mandavano eroina tutti i giorni per tenerlo calmo. Il Cipullo era collegato, non era collegato, era implicato, non era implicato, qualche cosa sapeva della strage; lo mantenevano calmo e gli mandavano sempre eroina. PRESIDENTE. In quale carcere avveniva questo? SALVATORE ANNACONDIA. A Foggia. Cipullo era alla quarta sezione. Pagina 2526 In questi giorni stiamo parlando, stiamo alla quarta sezione, a fianco a noi è la seconda sezione. Nella seconda sezione ci sono Favia, Ciccone Marino e Giosuè Rizzi e parliamo delle cose, sempre di come dovevano sistemare il processo, di come doveva andare, bisognava ricordarlo sempre. Io un giorno mi reco a Bari, alle misure di prevenzione; o fu alle misure di prevenzione che andai o quando mi trasferirono... no, fu alle misure di prevenzione, perché quando andai al policlinico era gennaio del 1991. Alle misure di prevenzione vado a fare un processo e facciamo il viaggio io e Francesco Favia, il carabiniere, che era stato condannato all'ergastolo. Lui fu trasferito al carcere di Trani, io andai a Bari, però lasciammo a Trani lui e nel furgone ho avuto l'ultimo colloquio con Favia e gli dissi: "Fra', mi raccomando al processo". "Salvatore non ti preoccupare". "Mi raccomando, sai cosa devi fare". "Stai tranquillo, so cosa debbo fare". Signor presidente, i soldi sono stati versati, sono a piena conoscenza. Quando queste persone mi domandarono se erano affidabili questi Fornelli, gli detti l'OK, perché sapevo dell'amicizia che aveva lui proprio, questi Fornelli qua, quando erano alla procura di Bari, il tribunale di Bari, la corte d'assise di Bari... ci avevano forti infiltrazioni loro, intimi amici di Rizzi Michele... PRESIDENTE. Gli uffici nei quali c'era maggiore infiltrazione erano la procura e poi? Anche il tribunale? SALVATORE ANNACONDIA. Il tribunale... più che altro la corte d'appello. PRESIDENTE. La corte d'appello più che il tribunale. La procura invece? La procura di primo grado, non la procura generale? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, in procura... serviva e non serviva. Qualche appoggio qualcuno ce l'aveva. PRESIDENTE. Comunque era la corte d'appello. SALVATORE ANNACONDIA. Là era da tenere sempre a bada. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "da tenere sempre a bada"? SALVATORE ANNACONDIA. Perché tutti i paesi dipendevano dalla corte d'appello di Bari: Foggia... PRESIDENTE. Ho capito; e quindi lì voi eravate riusciti ad avere, come dire, dei momenti di corruzione, delle persone corrotte che vi aiutavano? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, io non avevo processi all'epoca; se avevo i processi, li sistemavo; avevo la possibilità di sistemarli. PRESIDENTE. Altri li hanno sistemati? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Alla corte d'appello di Bari. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Andiamo avanti. SALVATORE ANNACONDIA. Che poi al processo, signor presidente, Monteseno non è stato fatto parlare... queste sono cose su cui non spettano a me i giudizi. Lui prese 150 milioni. PRESIDENTE. Lui chi? SALVATORE ANNACONDIA. Simonetti. PRESIDENTE. Chi glieli portò? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, glieli mandò tramite Franco Spiritoso a questi Fornelli, Matteo e il fratello. Pagina 2527 PRESIDENTE. E questi li dettero a lui? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. A casa o in ufficio, dove? SALVATORE ANNACONDIA. Non lo so. Eravamo in carcere, quando si è parlato, a colloquio, di sistemare con... perché Spiritoso era diventato il cassiere... PRESIDENTE. Poi com'è finito il processo? SALVATORE ANNACONDIA. Il processo è finito con l'assoluzione di Rocco Moretti, l'assoluzione di Nicolino Delli Muti e... PRESIDENTE. Il terzo? SALVATORE ANNACONDIA. ...Cipullo. PRESIDENTE. Il carabiniere che fece, dichiarò? SALVATORE ANNACONDIA. Il carabiniere... Non dichiararono perché la mia collaborazione era ormai di dominio pubblico. Il processo si è svolto il mese scorso. PRESIDENTE. Certo. Lei, in un interrogatorio ha dichiarato che le venne proposto di entrare nella massoneria, in una loggia del nord. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Può spiegare questo fatto: perché le dissero di aderire, che benefici avrebbe avuto e per quali motivi in una loggia del nord e non in una di Trani, di Foggia o di Bari? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, le dispiace se non parliamo di questo fatto? PRESIDENTE. Come vuole, comunque il verbale è depositato. SALVATORE ANNACONDIA. Sono depositati, ma non sono stati eseguiti questi verbali, signor presidente. PRESIDENTE. Essendo accusato di reati lei può anche non rispondere; volevo dire che sono stati depositati, per cui sono conosciuti, non solo da noi, ma anche fuori. ALTERO MATTEOLI. Conferma quello che ha dichiarato lì? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Quindi fu una loggia massonica: le fu fatto questo invito? SALVATORE ANNACONDIA. Fui invitato, ma a causa di alcuni problemi non c'è stato mai il tempo, perché questo succedeva nel 1991. PRESIDENTE. A noi non serve il nome della persona; a noi non interessano i nomi delle persone, interessano ai giudici. Lei fu invitato ad entrare in una loggia massonica: in quale città? SALVATORE ANNACONDIA. A Verona. PRESIDENTE. Perché proprio Verona? SALVATORE ANNACONDIA. Perché quella persona faceva parte di quella loggia massonica. PRESIDENTE. Quali erano i motivi per i quali le sarebbe convenuto entrare? SALVATORE ANNACONDIA. Di questa persona posso parlare perché non è italiana, è libanese. PRESIDENTE. Sì, ne ha già parlato. Ma perché le sarebbe convenuto entrare? Pagina 2528 SALVATORE ANNACONDIA. Non è che capissi molto di massoneria: mi fu detto che vi erano ottime prospettive facendo parte di questa massoneria... PRESIDENTE. Che tipo di prospettive? SALVATORE ANNACONDIA. Che non vi erano problemi a livello sia di processi che di commercio, di tutto. PRESIDENTE. Quindi avrebbe avuto agevolazioni in tutti i modi, sia nel commercio sia nei processi. Perché gli disse di no? SALVATORE ANNACONDIA. Non dissi di no. Signor presidente, siamo a due-tre mesi prima del mio arresto. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Ci sono state di mezzo le ferie di agosto; sono stato arrestato ad ottobre, ma dal 16 agosto ebbi una grossa perdita a causa dell'omicidio di Michele Di Chiano. Edopo Di Chiano morirono quattro persone, una dietro l'altra. Abbiamo avuto dei momenti... PRESIDENTE. Erano suoi uomini questi? SALVATORE ANNACONDIA. Quegli altri no. Di Chiano era un mio uomo. PRESIDENTE. Perché fu ucciso? SALVATORE ANNACONDIA. Fu ammazzato per delle tragedie; le mise un'altra persona mia, però lavorava per conto suo perché era un mio grande compare, una persona che io per lui... PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Mise delle tragedie sul conto di Di Chiano per un tentato omicidio che avevano fatto insieme. PRESIDENTE. Lo addebitò all'altro? SALVATORE ANNACONDIA. Però era per conto suo questo omicidio; poi la vittima non morì ma fu sparata in testa e perse la vista da un occhio. PRESIDENTE. Che vuol dire tragedia, diffamazione? SALVATORE ANNACONDIA. Diffamazione, perché poi, quando andarono i responsabili di questa persona a parlare con lui, Nicola disse "E' stato Michele". "Ma come Michele, Michele sta con Salvatore, è una persona di Salvatore, come mai Michele?". "No, vai tranquillo, Salvatore l'ha cacciato un paio di mesi fa e non lo cura più. Non andare da Salvatore perché te lo dico io. Vai tranquillo". Questi ammazzarono Michele Di Chiano, poi mi accorsi subito della pista: acchiappai queste persone e queste rimasero sbalordite quando seppero che non era vero; andarono rei confessi vicino a me e dissero "Salvatore, siamo stati noi, però i fatti stanno così e così". Corda morì il 20 agosto, però guarda il gioco che stavano facendo sia Corda che la moglie... Il 19 agosto la moglie di Corda andò, viene a casa e dice "Salvatore, sotto casa nostra... stiamoci attenti...". "Rispetto a che dobbiamo stare attenti?". " Perché ieri sera quattro persone stavano dando la caccia a Nicola, stavano a bordo di una Regata targata Foggia; erano Tizio, Caio e Sempronio; qui bisogna ammazzarli, perché Nicola pensa che vogliono ammazzare pure lui e di conseguenza pure a te". Stava cercando di... PRESIDENTE. Di orientare? SALVATORE ANNACONDIA. No, di mettermi subito sulle piste di queste persone per quanto riguardava l'omicidio. "Chi mi dice, Salvatore, che non sono stati proprio loro ad ammazzare Michele?". Così succedeva che noi ammazzavamo subito quelle persone e si eliminavano le tracce dello sgarbo fatto da lui nei confronti di Di Chiano. Dissi "Va Pagina 2529 bene, non ti preoccupare che ora sistemiamo subito", ma il giorno dopo morì il marito. PRESIDENTE. Ho capito. Che rapporto c'è fra questo e la massoneria? SALVATORE ANNACONDIA. Queste cose accaddero proprio in quel periodo di tempo. PRESIDENTE. Ho capito. I fratelli Modeo hanno raccolto anche loro voti a Taranto per qualcuno? SALVATORE ANNACONDIA. No, i voti, per quello che ne so io, sono stati raccolti non da loro ma da Marino Pulito, che poi aveva nel gruppo un grosso referente. Questo si chiama... PRESIDENTE. Per quali partiti politici o candidati ha raccolto voti? O non c'era problema, chiunque venisse andava bene? SALVATORE ANNACONDIA. Non c'erano... Pochi. PRESIDENTE. Pochi partiti o pochi candidati? SALVATORE ANNACONDIA. Pochi partiti. PRESIDENTE. Quali partiti erano, se vuol dirlo? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, se dico il nome del partito è meglio che io faccio i nomi. PRESIDENTE. Ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Già abbiamo fatto abbastanza cenno aquesto. Hanno capito. PRESIDENTE. Preferisce non fare né una cosa né l'altra? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Ritiene che possano esservi manovre per toglierle credibilità? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, lei mi ha fatto una domanda, ma le valutazioni non spettano a me, spettano ai magistrati che mi stanno ascoltando, con i quali sto verbalizzando, e spettano pure alla Commissione; sono attendibile in tutte le regioni in cui sto verbalizzando, ma non sono attendibile a Bari. PRESIDENTE. Ho capito. Mi pare che lei stia lavorando molto con il dottor Spataro a Milano, vero? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Che problemi ha avuto dopo la collaborazione? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente non ho problemi, voglio solo l'interlocutore, il magistrato e basta. Problemi non ne ho, perché non ho né simpatie né antipatie. Per me uno vale l'altro. PRESIDENTE. Come sta suo figlio adesso? SALVATORE ANNACONDIA. Sta bene. PRESIDENTE. Le domande concordate sono terminate. Prima di dare la parola ai colleghi che intendono chiederle ulteriori chiarimenti, sospendiamo brevemente la seduta. La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,10. PRESIDENTE. Passiamo dunque alle domande dei commissari. Pagina 2530 ANTONIO BARGONE. Per alcuni episodi che riguardano i rapporti con gli esponenti politici, cioè quelli per lo scambio di voti e quelli, per esempio, per gli appalti di pulizia nel comune di Trani, nonché per quelli relativi alla vicenda Capriati - diciamo a quell'investimento -, lei ha detto che ci sono dichiarazioni verbalizzate, cioè che non fa i nomi perché ci sono dichiarazioni verbalizzate. Può dirci a chi e quando? SALVATORE ANNACONDIA. Ho verbalizzato al dottor Mandoi e al dottor Maritati. ANTONIO BARGONE. E quando? SALVATORE ANNACONDIA. Sto collaborando per questi fatti da gennaio, quindi possono risalire a febbraio. Comunque, l'ultimo verbale in cui si parla di politica risale a dieci, quindici giorni fa... ad un sostituto procuratore presso il tribunale di Trani. PRESIDENTE. Sono molti o pochi gli uomini politici agevolati? SALVATORE ANNACONDIA. Abbastanza. PRESIDENTE. Sono di più partiti o di un solo partito? Uno, due o tre? SALVATORE ANNACONDIA. Di due partiti. ANTONIO BARGONE. Nei verbali ho letto che lei ha parlato di una cena fatta nei primi del 1991 nel suo ristorante. Ci può dire chi vi ha partecipato? SALVATORE ANNACONDIA. A me non mi va di dire... Però è coperto da segreto ... Sono stati fatti adesso altri verbali perché si stanno svolgendo indagini serrate per quanto riguarda questi politici ... ANTONIO BARGONE. Ma hanno partecipato solo politici o altri? SALVATORE ANNACONDIA. Politici, qualche imprenditore ... Ma di queste cene se ne facevano spesso e volentieri nel mio ristorante. ANTONIO BARGONE. Spesso e volentieri? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Sempre con politici e imprenditori? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Anche con altri, con professionisti? SALVATORE ANNACONDIA. Tutta la crema che esisteva navigava nel mio ristorante. ANTONIO BARGONE. Ma la crema di Bari, di Trani o di ... SALVATORE ANNACONDIA. Di Bari, di Trani, di Foggia ... ANTONIO BARGONE. Anche di Foggia? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Che lei sappia, oltre lei ci sono altri affiliati a Cosa nostra della criminalità pugliese? SALVATORE ANNACONDIA. Che vivono al nord, sì. ANTONIO BARGONE. Pugliesi? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Sa chi sono? SALVATORE ANNACONDIA. C'è Nunzio Scarabaggio; c'è Donato (adesso mi sfugge il cognome), ma si tratta di un tarantino emigrato da tanti anni a Milano. Posso dire che è un figlioccio proprio di Leoluca Bagarella. Pagina 2531 ANTONIO BARGONE. E D'Onofrio, Peppino "bicicletta"? SALVATORE ANNACONDIA. Peppino "bicicletta" è stato per molti anni il referente per il contrabbando delle sigarette. Lo è stato fino al 1991, perché nel 1992 gli spararono. Peppino "bicicletta" ha perso un po' di potere perché la Sacra Corona nel 1991 iniziò a dettare leggi per quanto riguardava il controllo di tutte le sigarette nel brindisino. In tutta la zona di Brindisi ci fu una grossa guerra, perché a Brindisi si vive sulle sigarette. Ma tutta la criminalità di Brindisi che vive sulle sigarette aveva grossi rapporti con i campani, con i napoletani, i quali a questi contrabbandieri li rifornivano sia di motoscafi, sia di sigarette. I brindisini pagavano il noleggio del motoscafo, cioè ogni cassa di sigarette trentamila lire... ANTONIO BARGONE. E D'Onofrio che ruolo ha avuto, che ruolo ha? SALVATORE ANNACONDIA. D'Onofrio aveva un ruolo di... grande responsabile di Pietro Vernengo, suo figlioccio... poi la famiglia di Tinniriello... ANTONIO BARGONE. Ma fa anche traffico di stupefacenti? SALVATORE ANNACONDIA. Sigarette. ANTONIO BARGONE. Stupefacenti no? SALVATORE ANNACONDIA. No. ANTONIO BARGONE. A proposito della rotta della droga e anche per quanto riguarda il traffico delle armi, come è utilizzata la costa pugliese? Per esempio, che ruolo ha il porto di Brindisi? SALVATORE ANNACONDIA. Il porto di Brindisi è la zona più vicina all'Albania. Le navi che portano armi in Italia parliamo di navi - vengono tutte dal Medio Oriente, specialmente da Beirut, dalla Siria... Queste navi in transito che attraversano l'Adriatico... fermarsi in acque albanesi o italiane, vicino Brindisi... è più facile scaricarle là. Ma un grosso traffico di armi a Brindisi non è che c'è. C'è stato negli ultimi tempi, fino al 1992, per quanto mi risulta. Parlo sempre della mia vita fuori da questo ambiente in cui mi trovo adesso, parlo fino al dicembre del 1992. ANTONIO BARGONE. Lei sa di un rapporto anche con la camorra per il traffico di armi? SALVATORE ANNACONDIA. Sono a conoscenza di parecchie cose, però sono coperte... ANTONIO BARGONE. Anche questo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Per quanto riguarda i referenti in Cassazione, ci può dire se ci sono, se li ha già detti ai magistrati? SALVATORE ANNACONDIA. Ho già parlato ma non posso parlare adesso. ANTONIO BARGONE. Quindi, lei ha già riferito al magistrato. SALVATORE ANNACONDIA. Non parlo di referenti ma di persone. PRESIDENTE. Di quale sezione penale... SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, può leggerle sui verbali che ho già fatto. PRESIDENTE. Mi scusi, risponda a quello che vuole ma sono molte le sezioni penali e molti magistrati appartengono a ciascuna sezione (sono una ventina per ciascuna). Quindi, voglio dire... SALVATORE ANNACONDIA. Due sezioni. Non posso dire il nome... Pagina 2532 PRESIDENTE. Quindi, magistrati di due sezioni diverse. ANTONIO BARGONE. Lei sa di rapporti tra Giancarlo Cito e iModeo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Che tipo di rapporti ci sono? SALVATORE ANNACONDIA. Questo l'ho già verbalizzato e ormai è di dominio pubblico. In campagna elettorale, nel 1989, mi trovavo a Montescaglioso e Giancarlo Cito venne in questo paese in compagnia di un'altra persona. Riccardo me lo voleva presentare da molto tempo, perché parlava sempre di me nei suoi confronti. Me lo presentò come suo compare. Quando si presenta una persona come compare, nel nostro ambiente significa una persona "innalzata", battezzata. Si può anche chiamare compare per stima, però non si presenta una persona come compare. ANTONIO BARGONE. Quindi lei ritiene che fosse organico all'organizzazione? SALVATORE ANNACONDIA. Nelle elezioni che ci furono, Giancarlo Cito ebbe dei grossi attacchi da parte dell'altro gruppo contro Riccardo Modeo... ANTONIO BARGONE. De Vitis? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ...che questi qua andavano pure scrivendo sui muri contro Giancarlo Cito, che fa parte del gruppo Modeo. Giancarlo Cito lasciò 100 milioni e disse a Riccardo: "Poi glieli do a Mimmo Di Pinto" ...I 100 milioni per quanto riguardava la campagna elettorale a Taranto, per quanto riguardava lui. ANTONIO BARGONE. Quindi ci sono stati finanziamenti da parte dell'organizzazione nei confronti di Cito. Anche per quanto riguarda la sua emittente televisiva? SALVATORE ANNACONDIA. Mi può ripetere perché non ho sentito bene. ANTONIO BARGONE. Lei dice che sono state versate delle somme a Cito per la sua campagna elettorale... SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ANTONIO BARGONE. Sono state versate delle somme anche per rafforzare la sua emittente televisiva? SALVATORE ANNACONDIA. No. ANTONIO BARGONE. Dei Modeo? SALVATORE ANNACONDIA. No. ANTONIO BARGONE. Che le risulti no? SALVATORE ANNACONDIA. I Modeo prendevano, non davano! ANTONIO BARGONE. Un'ultima domanda. Lei ha parlato di rapporti, di infiltrazioni della camorra nel foggiano soprattutto per quanto riguarda investimenti, cioè utilizzazione di capitali. Sa se questo tipo di rapporto faceva capo soprattutto a Casillo? SALVATORE ANNACONDIA. Non posso rispondere, signore. E' già verbalizzato, comunque. FRANCESCO CAFARELLI. Vorrei ritornare un attimo sulla strage Bacardi, che lei conosce bene, non fosse altro perché aveva degli uomini: tranne Giosuè Rizzi, tutti gli altri del clan le appartenevano come associazioni. Ha parlato di aggiustamento di processo, però ha parlato anche di un altro aspetto; cioè ha detto che nel caso in cui si fossero attenuti ai fatti e agli accordi, a parte Pagina 2533 Monteseno che doveva mettere in scena, durante il processo, la farsa, quelli che restavano in carcere avrebbero comunque dovuto avere degli aiuti dall'esterno... SALVATORE ANNACONDIA. Gli sarebbero stati tolto l'ergastolo e sarebbero stati mantenuti nel carcere... sia fuori che dentro. FRANCESCO CAFARELLI. Cioè lei parla delle famiglie? SALVATORE ANNACONDIA. Famiglie e loro. FRANCESCO CAFARELLI. E da chi sarebbero stati aiutati economicamente? SALVATORE ANNACONDIA. Dal gruppo Moretti, da Moretti. Per omicidio bastava fare una decina di anni di carcere che poi si potevano ottenere la semilibertà, licenze, permessi premio. FRANCESCO CAFARELLI. Forse non sono stato chiaro nel fare la domanda. Le famiglie di questi che restavano in carcere da chi sarebbero state mantenute? SALVATORE ANNACONDIA. Gliel'ho detto! FRANCESCO CAFARELLI. Da Moretti che era in carcere? SALVATORE ANNACONDIA. Dal gruppo Moretti. Moretti non era soltanto lui, aveva pure le persone sia dentro che fuori. FRANCESCO CAFARELLI. Ci sa dire qualcosa in più sulle estorsioni a Foggia? L'ultimo fatto eclatante è quello dell'omicidio Panunzio. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. FRANCESCO CAFARELLI. Ci sa dire qualcosa in più? SALVATORE ANNACONDIA. Io ho già verbalizzato, non posso fare nomi, perché si rovinerebbero le indagini. Poi non lo so... FRANCESCO CAFARELLI. Passiamo ad altra zona, a quella di Trani. Lei ha parlato di rapporti tra malavita organizzata, lei e alcuni magistrati; ha parlato anche di rapporti tra voi e alcuni imprenditori, rapporti attraverso i quali reinvestivate il denaro sporco. SALVATORE ANNACONDIA. Questo è stato un piano già tutto preparato, ed era già pronto. E' successo il mio arresto... FRANCESCO CAFARELLI. Questo per quanto riguardava l'operazione riciclaggio. Io sto parlando di imprese, che già operano da anni a Trani, ovviamente a livello nazionale. Lei ha fatto anche un nome che non ripeto perché è coperto da segreto. Oltre quel nome, oltre quell'imprenditore, ci sono altri imprenditori nel settore dei lavori pubblici che hanno riciclato denaro o che si sono serviti comunque della vostra organizzazione? SALVATORE ANNACONDIA. Che hanno riciclato denaro, no. Che hanno preso soldi in usura, sì. FRANCESCO CAFARELLI. Ci può fare qualche nome? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. Come vittime dell'usura o come... SALVATORE ANNACONDIA. No. FRANCESCO CAFARELLI. Utilizzavano i soldi dell'usura? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Chiedevo, come vittime dell'usura oppure come partecipanti all'usura? Pagina 2534 SALVATORE ANNACONDIA. No, come vittima dell'usura. FRANCESCO CAFARELLI. Un altro collaboratore di giustizia che abbiamo sentito ultimamente, Galasso, ci ha parlato di una presenza consistente della camorra in Puglia e ha parlato anche della presenza a Foggia - le parlo di Foggia perché è una zona che conosco - di "intoccabili", facendo nomi e cognomi, perché associati ad Alfieri. Le risulta che nel foggiano esista una famiglia di grossi imprenditori associati ad Alfieri, che non andavano comunque toccati? SALVATORE ANNACONDIA. Mi risulta che l'intoccabile c'è. C'è! Io non posso fare i nomi. FRANCESCO CAFARELLI. Va bene, quello che ha detto poc'anzi ci è sufficiente. Non è questo il problema. Questo intoccabile... PRESIDENTE. E' un politico o un imprenditore? FRANCESCO CAFARELLI. E' un imprenditore. La Commissione è già a conoscenza del cognome, quindi potremmo anche farlo, ma proprio per il rispetto al lavoro e alla segretezza... SALVATORE ANNACONDIA. Per rispetto ai magistrati che mi hanno interrogato. PRESIDENTE. Scusi, cosa vuol dire essere intoccabile a Foggia? SALVATORE ANNACONDIA. Essere intoccabili, signor presidente, significa decidere la vita e la morte delle persone. PRESIDENTE. E questa persona decide la vita e la morte delle persone? SALVATORE ANNACONDIA. Se vuole sì. FRANCESCO CAFARELLI. E' un politico? SALVATORE ANNACONDIA. No. PRESIDENTE. L'ha appena detto. SALVATORE ANNACONDIA. L'abbiamo detto prima. FRANCESCO CAFARELLI. E' un imprenditore. MASSIMO BRUTTI. E' intoccabile dalla criminalità e dalle istituzioni? SALVATORE ANNACONDIA. Dalle istituzioni e dalla criminalità. FRANCESCO CAFARELLI. Sempre il collaboratore di giustizia Galasso parlava di rapporti tra questi e i magistrati, perché il loro ruolo... SALVATORE ANNACONDIA. Sui magistrati di Foggia quel poco che sapevo l'ho detto, per sentito dire. FRANCESCO CAFARELLI. Nel carcere di Foggia - sempre per sentito dire - i detenuti avevano il numero di telefono di un noto magistrato. Credo che sia a sua conoscenza, ne vuole fare il nome? SALVATORE ANNACONDIA. Non sono a conoscenza di questo. Che ci avevano... tramite gli avvocati, sì. FRANCESCO CAFARELLI. Per quanto riguarda la corruzione nel carcere di Foggia, della quale lei ha parlato, da quello che ricordo, essa è secondaria soltanto a quella di Bari. SALVATORE ANNACONDIA. Sì. FRANCESCO CAFARELLI. Questa corruzione era determinata all'interno del carcere oppure era gestita dall'esterno? Mi spiego meglio... Pagina 2535 SALVATORE ANNACONDIA. No, non è gestita. Questa corruzione non è gestita da nessuno. Il detenuto che ha le possibilità, ottiene quello che vuole attraverso le guardie. E' successo, nel carcere di Foggia, - ritornando a quei discorsi sul carcere di Foggia - che queste guardie che facevano questi movimenti... A fine mese erano milioni! Qualcuno che aveva da farsi la carcerazione, non poteva pretendere di ottenere sempre queste cose qua. Allora si pensò... Io dissi di sì, ma non mi interessava perché avevo la guardia che avevo stipendiato, non avevo problemi. Poi, altre guardie che mi facevano qualche favore, pure ce le avevo. PRESIDENTE. Quanto dava a questa guardia, che stipendiava? SALVATORE ANNACONDIA. Intorno ai due milioni, due milioni e mezzo, tre milioni. Poi andava al mio ristorante tutte le volte che voleva, lui e la sua amante. Qualche altro regalo glielo facevo... PRESIDENTE. Ma quella somma è al mese? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Gli serviva un videoregistratore, non avevo problemi; gli serviva un televisore, non avevo problemi. Mi vide con un orologio che mi avevano regalato per Colombo '92, la festa dei 500 anni di Cristoforo Colombo, un bell'orologio, tutto bleu, con il quadrante in oro... Colombo '92! Una bella patacca! Chiamiamola così, grossa. Mi disse: "Salvatore, mi piace..." Io non è che mi facevo ripetere due volte le cose: glielo regalai. Poi altre guardie... Con questa guardia c'era un rapporto diverso, perché era una guardia votata per me; lui moriva per me. PRESIDENTE. Più che votata, comprata, direi! SALVATORE ANNACONDIA. Sì, però, poi c'è l'altro senso che è... votata. E' votato! PRESIDENTE. Sì, ho capito. SALVATORE ANNACONDIA. Le altre guardie le trattavo per quello che erano; mi facevano il piacere, le compensavo e basta. Ma con lui c'era un altro rapporto. FRANCESCO CAFARELLI. Per quanto riguarda la gestione degli appalti - altro argomento che lei ha toccato e risulta nei verbali - come avveniva tele gestione? Cioè, questi avevano rapporti solo con magistrati o con politici? SALVATORE ANNACONDIA. Il rapporto degli appalti in un certo senso è tutto manovrato. Si fanno le gare di appalto e già si sa la cifra che si mette. FRANCESCO CAFARELLI. Chiedo scusa, ma c'erano solo coperture politiche o anche di altro tipo istituzionale? SALVATORE ANNACONDIA. Coperture politiche. FRANCESCO CAFARELLI. E basta? SALVATORE ANNACONDIA. Quando interessa all'amico del magistrato, poi interviene il magistrato. FRANCESCO CAFARELLI. Questo volevamo sapere. Ci sono di questi episodi, soprattutto a Trani? SALVATORE ANNACONDIA. Qualcuno c'è. FRANCESCO CAFARELLI. E questi noti imprenditori - scusi se insisto, ma è un punto molto importante - hanno rapporti anche con magistrati di Roma? Lei ha fatto riferimento anche ad un magistrato di Roma. SALVATORE ANNACONDIA. Io adesso vi spiego una cosa... PRESIDENTE. No, magistrati di due sezioni. Pagina 2536 FRANCESCO CAFARELLI. No, prima, a parte la Corte... PRESIDENTE. Credo che sia la stessa cosa, però. SALVATORE ANNACONDIA. E' sempre quello il fatto. PRESIDENTE. E' sempre quello? Quindi i magistrati sono sempre gli stessi, quelli di Roma, sono quelli delle due sezioni della Cassazione? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. PRESIDENTE. Quindi è la stessa... FRANCESCO CAFARELLI. Questi imprenditori hanno anche delle finanziarie? SALVATORE ANNACONDIA. No, potranno avere qualche partecipazione, ma la finanziaria è tutto un altro sistema, è l'imprenditore che deve andare a finire dalla finanziaria. FRANCESCO CAFARELLI. Va bene, grazie. ALFREDO GALASSO. Lei conosce Romano di Acquaviva? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ALFREDO GALASSO. Chi è? SALVATORE ANNACONDIA. Oronzo Romano era, perché possiamo già dire era, un buon elemento, che stava uscendo abbastanza bene; la sua rovina è stata quando è stato scoperto che stava per nascere la Rosa. Oronzo Romano ha fatto qualche confidenza. Voleva pentirsi, però non era attendibile in tanti e tanti modi, che delle confidenze che faceva si venne a sapere subito al processo. E Oronzo Romano fu allontanato perché non si poteva ammazzare, per il momento. Oronzo Romano non è più nessuno, perché si è sputtanato, a prescindere da tutto che la cocaina gli ha dato al cervello. ALFREDO GALASSO. Questo quando è accaduto? Cioè fino a che... SALVATORE ANNACONDIA. Queste vocerie uscirono nel 1991. ALFREDO GALASSO. Le risulta se questo Oronzo Romano... SALVATORE ANNACONDIA. E' in carcere, è in carcere. ALFREDO GALASSO. Sì, lo so. Le risulta se questo Oronzo Romano aveva qualche rapporto politico altolocato? SALVATORE ANNACONDIA. Non è che l'ho trattato molto, quel poco che ci siamo visti in qualche bisca nostra ad Acquaviva o a Putignano. ALFREDO GALASSO. Ci sono nuclei di criminalità organizzata a Conversano? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, le zone del sud barese e del nord brindisino non è che le trattassi molto. ALFREDO GALASSO. Conosce Telenorba ? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ALFREDO GALASSO. Che cosa le risulta? SALVATORE ANNACONDIA. Telenorba ? Non posso parlare perché non c'ho niente da parlare contro Telenorba . ALFREDO GALASSO. Quando parlò con Tonino e Savino della vicenda del Petruzzelli, le dissero anche chi era stato, quali erano stati gli autori materiali di questa operazione non facile, peraltro? SALVATORE ANNACONDIA. L'autore materiale fu Mario Capriati, con altri due o tre ragazzi che portarono nel loro gruppo. Pagina 2537 ALFREDO GALASSO. Lei li ritiene capaci di un'operazione di questo genere? Materialmente, tecnicamente, dico. SALVATORE ANNACONDIA. Con tutte le strade che erano aperte, perché il proprietario, cioè il gestore, era d'accordo, era tutto preparato, non c'erano problemi; là bisognava solo spargere quel liquido per bruciare e via. ALFREDO GALASSO. Quindi la malavita comune non c'entra niente con questa operazione? SALVATORE ANNACONDIA. No, la malavita comune no; famiglie sì. ALFREDO GALASSO. Due domande generali ed ho finito. Mi pare di capire, vorrei sentire il suo giudizio, che voi - lei in particolare ma non soltanto, diciamo i capi di questa criminalità organizzata - avevate una sorta di mappa della magistratura e della polizia che vi consentiva di orientarvi per sapere di volta in volta quali fossero gli amici più fidati, quali quelli avvicinabili, quali quelli inavvicinabili. E' così? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ALFREDO GALASSO. E in questi anni in Puglia la complicità della magistratura, della pubblica amministrazione, della politica, dell'imprenditoria è stata condizione essenziale per lo sviluppo della criminalità organizzata? Senza questa complicità non avreste raggiunto le fortune che avete raggiunto: è questo il suo giudizio? SALVATORE ANNACONDIA. Ma, purtroppo è così, onorevole. Non è che voglio parlare male dei magistrati, perché me ne guarderei bene. Non voglio parlare né male dei magistrati né male di un pregiudicato né male di un professionista. Io parlo di quello che so, non è che devo fare una distinzione: quello m'è simpatico e parlo, quello non m'è simpatico e non parlo. Purtroppo la magistratura, fino al 1991, si è sentita sempre intoccabile e, quando trovava a fare qualche aggiustamento, qualcosa, lo faceva. ALFREDO GALASSO. Siccome lei ha dichiarato di essere un capo, ed un capo dà anche valutazioni di carattere generale, volevo avere conferma di questo. Cioè la sua valutazione è che, senza la complicità di una parte, naturalmente, della magistratura, del mondo politico, dell'imprenditoria, della pubblica amministrazione, non avreste raggiunto le fortune che avete raggiunto? SALVATORE ANNACONDIA. Non si poteva raggiungere, perché, se non trovi il compiacente, come si fa? Purtroppo poi la valutazione che puoi dare a queste persone qua è quella che li tratti per quello che valgono. FRANCO FAUSTI. Mi ha colpito molto una valutazione che lei ha fatto rispetto agli ultimi attentati, quando ha legato, come valutazione dell'ambiente dell'Asinara e, se non sbaglio, di Rebibbia, questo giudizio comune di una minaccia incombente per cui, se non vi fosse stata la decadenza del 41-bis il 20 luglio, sarebbero avvenuti attentati con riferimenti precisi a monumenti, a beni artistici. Lei ha affermato di averne dato notizia preoccupata in occasione di incontri con i magistrati, con il pudore di un'interpretazione tanto grave, con riferimento ad un terrorismo diffuso, che poi, purtroppo, abbiamo invece verificato; ma di questo noi non abbiamo trovato traccia nei documenti che abbiamo e che addirittura risulta, per quanto ci riguarda, a livello di notizia, non verbalizzato. Fa riferimento a un colloquio con il magistrato Alberto Maritati. Vorrei avere maggiori precisazioni rispetto a questo che è un elemento estremamente grave, perché poi le sue preoccupazioni, queste valutazioni della camorra nazionale e della mafia nazionale, soprattutto all'Asinara, purtroppo hanno trovato riscontro. Vorrei, dunque, maggiori precisazioni e vorrei sapere se ha avuto l'opportunità di Pagina 2538 esprimere queste preoccupazioni in altri colloqui con i magistrati inquirenti. SALVATORE ANNACONDIA. Onorevole, a me non spetta fare valutazioni. FRANCO FAUSTI. Scusi, lei ha riferito un episodio in cui erano state espresse valutazioni, siccome questa interpretazione è grave... SALVATORE ANNACONDIA. Si è spiegato abbastanza bene, le sto rispondendo che non spetta a me fare valutazioni. Io ho sentito il dovere di riferire, la prima volta, per dire che stavamo così, parlando del più e del meno... PRESIDENTE. In quale carcere? La prima volta in quale carcere? SALVATORE ANNACONDIA. No, sto parlando adesso che sto fuori, che sto verbalizzando. Dissi ad un maggiore che non intendevo verbalizzare perché non mi sentivo di dire certe cose che potevano sembrare allucinogene. Il maggiore riferì queste mie parole al dottor Maritati. Quando mi è arrivata la prima notizia, è stato all'Asinara; per quel poco che stessimo all'Asinara, si parlò del più e del meno, che bisognava... e i napoletani dall'altra sezione, perché noi stavamo in una sezione dove eravamo pugliesi, calabresi e siciliani, era la prima sezione, mentre alla seconda sezione erano tutti napoletani. Il giorno del mio trasferimento dall'Asinara, che andai a Carinola per processi, dovevano arrivare dalla seconda sezione imbasciate proprio per sapere cosa si studiava, cosa si intendeva fare, perché alla nostra sezione erano successi un po' di casini con le guardie; perché le guardie se la sentivano contro i siciliani perché le stragi che erano successe... le guardie erano amareggiate coi siciliani e di conseguenza venivamo trattati, sia i calabresi che i pugliesi, allo stesso livello dei siciliani. Mi ricordo che Peppuccio Spataro rispose male a delle guardie, si voleva appiccicare a botte e fu picchiato - perché le guardie erano di più; noi passavamo uno alla volta all'aria - perché fece qualcosa di sporco nei confronti delle guardie, che sentivano il dolore delle due stragi che erano avvenute. Però i napoletani venivano trattati non come noi ma un pochettino meglio di noi ed avevano più modo di pensare, di fare, di ragionare; OMISSIS stessa fonte, seppi pure di là che quanto prima si doveva iniziare a mettere qualche bomba a qualche museo. PRESIDENTE. Perché non si parlava di stragi contro la gente? SALVATORE ANNACONDIA. Perché già c'erano i guai di queste due stragi che erano avvenute a Palermo e allora le bombe si dovevano mettere davanti ai musei e non nelle ore che potevano causare la strage. Che poi la strage è successa, io vi posso dire solo una mia opinione (ma questa è una cosa personale) dell'ultima strage che è avvenuta a Milano, cioè che senz'altro chi ha messo la bomba e chi ha fatto la telefonata ai pompieri... c'è stato qualche 5-10 minuti di ritardo nell'azionare la bomba. I pompieri sono arrivati in anticipo. Questa però è una mia opinione. Però posso dire che a Maritati dissi proprio che entro il 20 di luglio, se non veniva abolito questo 41-bis , ci sarebbero state delle stragi e degli attacchi ai musei, perché colpendo il museo colpisce il cuore dello Stato, colpisce l'amore degli italiani, colpisce l'opinione pubblica. Questo è quello che io so per quanto riguarda queste vicende qua. FRANCO FAUSTI. La ringrazio. Alla domanda lei ha risposto riconfermando quello che aveva detto. La domanda era però se, oltre che con il magistrato Maritati, lei ha avuto occasione di parlarne con altri magistrati durante questo iter... Pagina 2539 SALVATORE ANNACONDIA. No, non ho avuto occasione di parlare con altri magistrati. C'è altro? FRANCO FAUSTI. Basta così. (Commenti). SALVATORE ANNACONDIA. ... colloquio investigativo. Quando si parla con un procuratore nazionale sono colloqui investigativi che poi vengono passati ai magistrati. ALTERO MATTEOLI. Sulla scia della domanda rivoltale dal collega Fausti, sempre su queste bombe di cui lei aveva sentito parlare, aveva sentito che le avrebbero organizzate mafia e camorra... SALVATORE ANNACONDIA. Sì. ALTERO MATTEOLI. Ha mai avuto occasione, in tutti questi anni, di avere rapporti con qualcuno dei servizi segreti; ha mai avuto contatti di qualche genere, né quando era dentro né quando era fuori, oppure sa che la sua organizzazione possa avere avuto contatti? SALVATORE ANNACONDIA. Che io dovessi dire che ha avuto contatti con i servizi segreti: no. OMISSIS MASSIMO BRUTTI. Vorrei chiederle una cosa a proposito dell'associazione La Rosa: dopo la fine della carriera di Romano è stata ricostituita questa associazione oppure è definitivamente morta? SALVATORE ANNACONDIA. No, è finita. MASSIMO BRUTTI. Lei conosceva Marino Pulito? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MASSIMO BRUTTI. Lo conosceva bene? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MASSIMO BRUTTI. Pulito aveva rapporti con la 'ndrangheta? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MASSIMO BRUTTI. E anche con i Modeo? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, dipendeva dai Modeo, era diventato un uomo fidato perché loro erano latitanti e Marino Pulito faceva loro da referente perché era conosciuto. MASSIMO BRUTTI. Quindi li aiutava? SALVATORE ANNACONDIA. Diciamo che era conosciuto in Calabria ed in Campania, molto. MASSIMO BRUTTI. Le risulta che Marino Pulito avesse un rapporto o comunque avesse stabilito un collegamento con Licio Gelli? SALVATORE ANNACONDIA. Con Marino Pulito mi rividi nel carcere di Ascoli Piceno e lui era preoccupato per il fatto di Licio Gelli. Diceva: "Salvatore, per causa mia si può rovinare questa persona". Sono stato in cella con Marino Pulito 7-8 giorni. MASSIMO BRUTTI. E Marino Pulito diceva "Per causa mia si può rovinare", chi, Gelli? SALVATORE ANNACONDIA. Licio Gelli. Bastava che Marino Pulito vedesse qualche articolo sui giornali a proposito di Licio Gelli... dato che non sa leggere bene glielo leggevo io. MASSIMO BRUTTI. Ma perché pensava che Gelli si potesse rovinare per causa sua? Pagina 2540 SALVATORE ANNACONDIA. Mi disse che era stato in un albergo a Roma con Licio Gelli, che si era incontrato con Licio Gelli. MASSIMO BRUTTI. Quando? SALVATORE ANNACONDIA. Nel 1991, prima del suo arresto. MASSIMO BRUTTI. Per quale ragione l'aveva incontrato? SALVATORE ANNACONDIA. Perché stavamo sistemando il processo ai Modeo per la revisione. MASSIMO BRUTTI. Era in Cassazione? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MASSIMO BRUTTI. E l'incontro con Gelli aveva a che vedere con il processo? SALVATORE ANNACONDIA. L'incontro non l'ho avuto io. MASSIMO BRUTTI. Che cosa raccontava Pulito di questo? SALVATORE ANNACONDIA. Marino mi raccontò ma superficialmente, perché giocavamo sempre a dama; ogni tanto, quando usciva qualche notizia alla televisione, Marino Pulito si preoccupava di Licio Gelli; specialmente in quei giorni di agosto del 1992 i fatti di Licio Gelli erano quasi tutti i giorni sul giornale. MASSIMO BRUTTI. Per quale processo Pulito era intervenuto con Gelli? SALVATORE ANNACONDIA. Doveva intervenire per la revisione del processo, perché Marino Pulito era riuscito ad avere un colloquio con Licio Gelli. MASSIMO BRUTTI. Per la revisione di quale processo? SALVATORE ANNACONDIA. Del processo Modeo per l'omicidio Marotta. MASSIMO BRUTTI. E Gelli poteva interessarsi con la Cassazione? SALVATORE ANNACONDIA. Marino Pulito aveva avuto garanzie che si poteva ottenere la revisione. MASSIMO BRUTTI. Non ha detto in quale sezione della Cassazione, quale magistrato? SALVATORE ANNACONDIA. No. MASSIMO BRUTTI. Però Gelli poteva interessarsi. SALVATORE ANNACONDIA. Sì, poteva interessarsi. MASSIMO BRUTTI. E si era interessato? SALVATORE ANNACONDIA. Ma poi successe che c'erano le microspie... Ci fu un blitz e Marino Pulito fu arrestato e vennero a conoscenza che nel suo ufficio c'erano le microspie. MASSIMO BRUTTI. Ho capito. E quel processo poi com'è andato a finire? SALVATORE ANNACONDIA. Per questo sputtanamento che si è avuto non si è fatto più niente, ma mi ero interessato già io per quanto riguardava la revisione. Poi c'era pure... MASSIMO BRUTTI. Lei si era attivamente interessato della revisione di quel processo: con chi? SALVATORE ANNACONDIA. Non posso parlare. MASSIMO BRUTTI. Comunque sempre per aggiustarlo in Cassazione? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. Pagina 2541 MASSIMO BRUTTI. Si può facilmente controllare, quindi se lei può dircelo ci aiuta: qual era la sezione della Cassazione su cui bisognava intervenire? SALVATORE ANNACONDIA. Non era già stato assegnato alla sezione; bisognava che arrivasse ad essere assegnato ad una sezione della Cassazione. MASSIMO BRUTTI. Voi a quale volevate assegnarlo? SALVATORE ANNACONDIA. Dato che quelli sono processi di domicilio, si sanno le sezioni che li discutono: il 99 per cento andava alla I sezione. MASSIMO BRUTTI. A voi andava bene questa soluzione? SALVATORE ANNACONDIA. Andava bene. MASSIMO BRUTTI. Ha conosciuto il pentito Screti? SALVATORE ANNACONDIA. Non l'ho conosciuto, però l'ho sentito. L'ho conosciuto di vista, mi pare. MASSIMO BRUTTI. Quindi non l'ha conosciuto direttamente. SALVATORE ANNACONDIA. Lui mi conosce soprattutto di nome. MASSIMO BRUTTI. E viceversa? SALVATORE ANNACONDIA. Sì. MASSIMO BRUTTI. Sa che ruolo aveva nella Sacra corona unita? SALVATORE ANNACONDIA. Era intrufolato in politica, nell'imprenditoria, stava molto bene con Salvatore Bucarella, con Pino Rogoli. MASSIMO BRUTTI. Abbiamo ascoltato altri collaboratori di giustizia di altre organizzazioni criminali, di altre regioni, ciascuno dei quali ha indicato quali fossero le aree politiche o i partiti politici ai quali si portavano i voti e quali fossero quelli che, invece, erano guardati con sospetto e considerati con ostilità. Quali sono i partiti dei quali lei si interessava? SALVATORE ANNACONDIA. Per quanto riguarda i collaboratori che avete sentito, le indagini ormai erano state già fatte. Purtroppo... MASSIMO BRUTTI. Senza andare alle responsabilità ed ai nomi, vorremmo avere un'idea degli schieramenti politici. SALVATORE ANNACONDIA. Sto collaborando dal 1^ gennaio: sono riuscito a collaborare con altri magistrati, ma su Bari non avevo nessun magistrato come interlocutore, come referente. Questi verbali li ho fatti con il dottor Mandoi e devo verbalizzare ancora il 50 per cento. MASSIMO BRUTTI. Però in questo modo non vìola nessun segreto... SALVATORE ANNACONDIA. Deve pensare che ho da verbalizzare altro. Per me non ho problemi, perché o si sa adesso o fra un mese o due... MASSIMO BRUTTI. Vorremmo capire quali sono i partiti che adoperano un certo meccanismo di raccolta dei voti. SALVATORE ANNACONDIA. Vi sono magistrati che stanno raccogliendo le mie deposizioni, vi sono investigatori che stanno facendo le indagini e non vorrei rovinarle perché c'è quello che pensa che sto parlando di tutto, quello che pensa "Di me non parla" e quello che dice "No, Salvatore non parla di me". Forse ho incontrato troppo presto la Commissione, oppure sono venuto in tempo ma non ho trovato prima il magistrato che potesse... MASSIMO BRUTTI. Ci può dire quali sono le due sezioni della Cassazione alle Pagina 2542 quali appartengono i ma gistrati romani con i quali avevate rapporti? SALVATORE ANNACONDIA. Onorevole... PRESIDENTE. Una è stata citata. MASSIMO BRUTTI. E l'altra? SALVATORE ANNACONDIA. Lo può leggere dai verbali qui a Roma. MASSIMO BRUTTI. Va bene, la ringrazio. PRESIDENTE. Abbiamo terminato, ci sono soltanto due brevi precisazioni. OMISSIS Seconda questione. La persona alla quale lei si rivolse per il processo di Pulito era un magistrato, un avvocato, un cancelliere? SALVATORE ANNACONDIA. No, forse... PRESIDENTE. Forse ho capito male io. SALVATORE ANNACONDIA. Fu il processo di Pulito? PRESIDENTE. Sì. Adesso, parlando con il senatore Brutti... MASSIMO BRUTTI. Il processo Modeo! SALVATORE ANNACONDIA. Per il processo Modeo un avvocato di Roma. PRESIDENTE. Un'ultima cosa: quando ci furono le due stragi di via D'Amelio e di Capaci che giudizio si dava o si è dato nel mondo criminale, nel mondo della mafia, della 'ndrangheta eccetera di queste due stragi? Si diceva: "Hanno fatto bene", "Hanno fatto male", "Ora chissà cosa ci capita!", "Finalmente ce ne siamo levati dalle scatole due, abbiamo dato una lezione". SALVATORE ANNACONDIA. Di questi giudizi non si poté parlare. All'Asinara si iniziarono questi giudizi, ma purtroppo c'erano i grossi che dovevano esprimere il loro giudizio. PRESIDENTE. E i grossi che giudizio dettero? SALVATORE ANNACONDIA. Io partii. PRESIDENTE. Quindi, non sa. SALVATORE ANNACONDIA. Ma i giudizi erano negativi. PRESIDENTE. I giudizi erano negativi, ma si chiedevano: "Perché hanno fatto questa grossa stupidaggine?". SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, non voglio trascendere in queste cose. PRESIDENTE. Perché? SALVATORE ANNACONDIA. A prescindere che non conosco di preciso i discorsi, perché non è che all'Asinara stessimo tutti quanti insieme... PRESIDENTE. Beh, certo. SALVATORE ANNACONDIA. Oggi prendevamo l'aria con dieci persone, domani con altre dieci persone. Ci cambiavano sempre, non è che eravamo sempre... I giudizi erano negativi perché non è che avevano fatto una cosa bella... Perché se si voleva fare quello che si è fatto, si poteva fare anni prima. Hanno fatto queste stragi e per causa loro sono state applicate tutte queste leggi speciali. Se le stragi le ha fatte una famiglia e devono pagare tutte le famiglie... Purtroppo la reazione non poteva esserci lì per lì. Pagina 2543 PRESIDENTE. Desidero chiederle una cosa che serve per il lavoro della Commissione, perché noi, tra l'altro, dobbiamo cercare di capire quali siano le ragioni per cui si fanno determinate operazioni, tipo le stragi, anche per cercare di proporre al Parlamento di porre in atto misure idonee ad evitare nuove stragi. Ma posto che a quasi tutti gli italiani è sembrato una specie di boomerang per Cosa nostra compiere queste stragi, stante tutto quello che è avvenuto dopo, le chiedo se si tentava qualche spiegazione, dei motivi. SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, forse non hanno mai pensato al dopo, a quello che poteva succedere, perché, ormai, nonostante tutte le stragi successe in Sicilia, loro se la sono sempre cavata bene. Quindi, pensavano che non ci fossero problemi. Non hanno mai pensato alla reazione che potevano avere l'opinione pubblica e lo Stato. Quello che è successo non se lo aspettava nessuno. Ecco perché hanno deciso la morte di Falcone e Borsellino. PRESIDENTE. Ho capito, non si aspettavano questo tipo di reazione. Però, lei dice che dopo queste stragi ne possono venire altre contro le persone. Non le sembra che questo sia in contraddizione con l'impostazione di non fare stragi pericolose perché altrimenti ... SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, quello che io ho sentito è stato pochissimo, non è stata una cosa approfondita. Io ho riferito quello che ho sentito. PRESIDENTE. Certo. E si era anche parlato di fare attentati fuori della Sicilia? Questi attentati ai monumenti? SALVATORE ANNACONDIA. Sì, perché non è che in Sicilia ci siano bei monumenti. I monumenti belli sono a Roma, a Firenze, a Milano. PRESIDENTE. Credo che possiamo considerare conclusa questa audizione. Ritengo che essa sia stata molto utile, per cui la ringrazio molto. SALVATORE ANNACONDIA. Vi ringrazio anch'io. PRESIDENTE. Ha qualcosa da aggiungere? SALVATORE ANNACONDIA. Signor presidente, se mi è concesso vorrei riaprire il verbale, ma di poco. PRESIDENTE. Prego. SALVATORE ANNACONDIA. Ho da fare un reclamo. Le parlo personalmente, ma son convinto che quello che succede a me accade a tanti collaboratori. Finché noi stavamo sotto la protezione della DIA, diciamo che non ci potevamo lamentare. Mi riferisco non a noi personalmente, ma ai nostri familiari. Per causa non voluta, ci sono state fughe di notizie per quanto riguarda la mia persona: i miei familiari furono presi, sequestrati di notte, proprio per evitare delle ritorsioni, e condotti in una località segreta senza che potessero portarsi nulla dietro. I miei fratelli non sono persone che hanno vissuto sul marciapiede, perché sono ragazzi che lavoravano in mare, facevano i pescatori. Essi sono stati privati dell'affetto della casa e del paese, tutte cose che non si possono ripagare. Io mi sento responsabile nei confronti dei miei, perché da quando sono passati sotto il Servizio centrale di protezione, stanno accadendo cose allucinanti. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE ANNACONDIA. I miei non hanno ancora i documenti, perché con i loro non possono girare, e sono costretti a vivere con lo stipendio che passa loro il Servizio centrale. I miei familiari hanno, esattamente, 16.500 lire Pagina 2544 al giorno e si trovano in una località carissima. Con 500 mila lire al mese si devono pagare luce, gas, telefono, acqua, e devono mangiare e vestirsi perché non possono andare a Trani aprendersi le cose perché in questo momento ci sono dei problemi. Pagano l'affitto delle case che occupano. Avevano un po' di risparmi, ma se li sono mangiati perché devono vivere. Parlo come Annacondia Salvatore, ma sono convinto che tutti i collaboratori hanno il mio stesso problema. Voglio, se il Parlamento è d'accordo, che sia un po' vagliata la situazione, perché ci viene risposto che a loro non gliene importa nulla. Hanno fatto anticipare i soldi ai familiari dicendo di inviare loro gli scontrini, ma questi sono stati mandati a Roma e da Roma sono tornati indietro. Diciamo che si vanno applicando sulle 100 mila lire, ma non sono 100 mila lire che devono salvare l'Italia. L'esercito dei collaboratori può offrire un grosso contributo, purché questa gente sia tenuta con la testa a posto, con la testa tranquilla. Infatti, non posso collaborare e nello stesso momento essere rimproverato dai familiari per il fatto che per causa mia li ho rovinati. Mi hanno detto questo, cioè che per colpa mia li ho rovinati. Credo sappiate che significhi sentirsi dire da un fratello che per causa mia è rovinato. Mi sento male, perché non posso rispondergli, non posso dirgli nulla. PRESIDENTE. Mi faccia capire: se i suoi familiari avessero i documenti di riconoscimento... SALVATORE ANNACONDIA. Ma loro vogliono lavorare, non hanno bisogno... PRESIDENTE. Quindi, questo consentirebbe loro di lavorare.. SALVATORE ANNACONDIA. Non hanno bisogno di avere le 500 mila lire, perché loro sono ragazzi che vanno a pescare, che con la pesca vivono e stravivono, per cui non hanno bisogno di niente. Però, fino a quando non gli vengono dati questi documenti, almeno che venga riconosciuto loro un mantenimento decente. Non è che bisogna fargli fare una vita da signori, perché a questo non sono abituati, sanno mangiare pane e cipolla. Però, signor presidente, i bambini non si possono privare dei biscotti da mettere nel latte! Eppure, so che dove stanno loro, un chilo di pane costa 5 mila lire. Per un litro di latte e un chilo di pane già se ne vanno 20-30 mila lire. Se prende le sigarette se ne sono andati i soldi. Poi si devono pagare pure luce, gas, telefono; come fanno questi a vivere? PRESIDENTE. Va bene, abbiamo capito. SALVATORE ANNACONDIA. Mi hanno detto che se ne andranno. PRESIDENTE. La Commissione cercherà di intervenire su tale questione. SALVATORE ANNACONDIA. La ringrazio moltissimo. PRESIDENTE. La ringrazio, signor Annacondia. Prego di voler accompagnare il signor Annacondia fuori dall'aula. (Salvatore Annacondia viene accompagnato fuori dall'aula) . PRESIDENTE. Colleghi, propongo di segretare, per esigenze di carattere istruttorio, alcuni passaggi dell'audizione odierna, di cui do lettura. (Il presidente procede alla lettura). Pongo in votazione questa mia proposta: (Segue la votazione) . Poiché la Commissione non è in numero legale per deliberare, a norma del regolamento, rinvio la seduta di un'ora. Pagina 2545 La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,10 presso l'aula di palazzo San Macuto. PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di segretazione precedentemente formulata. (Segue la votazione) . Poiché la Commissione non è in numero legale, tolgo la seduta. La Commissione è convocata per martedì 3 agosto 1993, alle 15; la votazione sulla proposta suddetta è iscritta al primo punto all'ordine del giorno. Dispongo che le dichiarazioni rese dal collaboratore Annacondia per le quali ho formulato la proposta di segretazione siano da considerarsi segrete fino alla deliberazione definitiva della Commissione. La seduta termina alle 18,15.