Pagina 2605 AUDIZIONE DEI RESPONSABILI DEI SERVIZI SEGRETI ALL'EPOCA DEL SEQUESTRO CIRILLO,PREFETTO VINCENZO PARISI E GENERALE ABELARDO MEI PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE indice Audizione del prefetto Vincenzo Parisi, direttore vicario pro tempore del SISDE: Violante Luciano, Presidente 2607, 2616 2617, 2618 2620, 2621, 2622, 2623, 2624, 2625, 2649 Bargone Antonio 2619, 2620, 2622, 2623, 2624, 2651 2653 Cappuzzo Umberto 2616, 2617, 2625 D'Amato Carlo 2621, 2622, 2625 D'Amelio Saverio 2651 Fausti Franco 2625 Frasca Salvatore 2617, 2618 Mastella Mario Clemente 2618 Parisi Vincenzo, Direttore vicario pro tempore del SISDE 2607, 2617, 2619 2621, 2622, 2623, 2624, 2625, 2649, 2650, 2651, 2652 Audizione del generale Abelardo Mei, direttore vicario pro tempore del SISMI: Violante Luciano, Presidente 2626, 2627, 2628 2629 2630, 2631, 2632, 2633, 2634, 2635, 2636, 2637, 2638 2639, 2641, 2642, 2643, 2644, 2645, 2646, 2647 2648, 2649 Bargone Antonio 2627, 2630 2631, 2633, 2634, 2635 2637, 2638, 2639, 2640, 2641, 2642 Cafarelli Francesco 2647 Cappuzzo Umberto 2644, 2645 D'Amelio Saverio 2645, 2646, 2647 Ferrara Salute Giovanni 2639, 2647, 2648 Mei Abelardo, Direttore vicario pro tempore del SISMI 2626, 2627 2628, 2629 2630, 2631, 2632, 2633, 2634, 2635, 2636 2637, 2638, 2639 2640, 2641, 2642, 2643, 2644, 2645 2646, 2647, 2648, 2649 Pagina 2606 Pagina 2607 La seduta comincia alle 9,20. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione del prefetto Vincenzo Parisi, direttore vicario pro tempore del SISDE. PRESIDENTE. Vorrei informare il prefetto Parisi che la Commissione ha avviato un lavoro su strutture e connessioni della camorra. In questo quadro, sulla base di quello che è emerso dalla documentazione raccolta dalla Commissione ed anche da quanto la direzione distrettuale antimafia di Napoli ci ha comunicato, la vicenda del rapimento dell'assessore Cirillo acquista un peso particolarmente significativo nell'evoluzione dei rapporti tra camorra, imprenditoria e settori del mondo politico. Il prefetto Parisi era vicedirettore vicario del SISDE all'epoca della vicenda e per questa ragione la Commissione ha deliberato di ascoltare tanto lui questa mattina quanto oggi pomeriggio, alle ore 14,30, il generale Mei, che nello stesso periodo era vicedirettore del SISMI, per avere un quadro del comportamento dei servizi su questa vicenda e per ricevere il complesso delle informazioni di cui questi alti funzionari dispongono. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . La ringrazio, signor presidente, per l'opportunità che mi è data di chiarire ancora una volta i temi che sono in discussione... PRESIDENTE. Mi scusi, prefetto; ricordo per i colleghi che il rapimento Cirillo avvenne il 27 aprile 1981. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . ... e per la disponibilità che mostra ancora una volta a chiarire questa vicenda, fatto di cui le sono immensamente riconoscente, poiché dal chiarimento definitivo emergerà la piena congruità della linea fin qui seguita che mi permetterò di illustrare immediatamente. La relazione che mi accingo ad illustrare a lei, signor presidente, ed agli onorevoli membri di questa Commissione si snoda lungo linee direttrici che tengono in assoluto conto sia le mie pregresse escussioni testimoniali presso il giudice di Roma Antonio Marini, che risalgono al 1982, e presso il tribunale di Napoli il 19 aprile 1989, sia le mie precedenti audizioni al Comitato dei servizi in anni lontani (plurime audizioni) e alla Commissione parlamentare stragi il 23 maggio 1989; sia infine il compendio di atti e fatti che risalgono al mio agire nell'interesse istituzionale al periodo 25 aprile 1981-24 luglio 1981, durante il quale ho svolto con le specificazioni più avanti esposte le funzioni di direttore del SISDE in sede vacante. Ero in effetti vicario dell'organismo, unico vicedirettore... PRESIDENTE. 25 aprile... VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . 25 aprile-24 luglio 1981. Ritengo indispensabile questa premessa per riconfermare e ribadire quanto da me negli anni affermato in un contesto di linearità e conseguenzialità fattive ed espositive già soggette a riscontro istruttorio e dibattimentale in sede giudiziaria, a sindacato di controllo in sede parlamentare, ad esame di merito in sede amministrativa. Pagina 2608 Vorrei altresì richiamare brevemente per un verso i dati cronologici indispensabili in merito alle responsabilità operative di titolare del SISDE da me rivestite in quel periodo e per altro verso l'evento criminoso per il quale le Brigate rosse di Senzani addivennero al sequestro dell'assessore della regione Campania Ciro Cirillo. In ordine al primo profilo, relativo alla scansione temporale delle responsabilità operative di titolare del SISDE, giova richiamare alla memoria come il periodo vissuto in quel tempo dal paese venisse reso ancor più delicato e difficile dalla generalizzata offensiva terroristica, concretizzatasi nei primi sette mesi del 1981 in ben 15 omicidi, in decine e decine di ferimenti, in centinaia di attentati (561 in quel periodo). Erano in atto altresì ben tre sequestri di persona compiuti dalle Brigate rosse (Sandrucci, Taliercio, Peci, cui si sarebbe aggiunto di lì a pochi mesi quello del generale americano James Lee Dozier), mentre vivissima sarebbe stata l'eco del gravissimo attentato al Sommo Pontefice (13 maggio 1981). In questa cornice di ansia e sofferenza istituzionale si inserisce la vicenda della diffusione dei nominativi degli appartenenti alla loggia massonica P2. La lista degli affiliati, pubblicata interamente e confermata ufficialmente solo il 20 maggio 1981, aveva già dato luogo, da circa un mese, a propalazioni di notizie allarmanti sui nominativi in essa contenuti, facendo così trapelare voci sempre più insistenti sull'appartenenza ad essa di taluni personaggi di rilevante spicco e di notevole pregnanza istituzionale. Tra questi, era anche emerso il nominativo del generale Giulio Grassini, all'epoca direttore del SISDE, il quale, proprio per tale evidenza, ritenne di affidarmi il 25 aprile la responsabilità operativa del servizio, nel quale avevo assunto l'incarico di vicedirettore solo poco più di otto mesi prima, il 31 luglio 1980. Successivamente, a seguito della citata ufficializzazione della lista, rivelatasi in effetti comprensiva del nominativo del generale Grassini, lo stesso il 29 maggio venne posto in congedo ordinario, per poi essere definitivamente sostituito nell'incarico dal prefetto Emanuele De Francesco, che il 27 luglio gli subentrò nelle funzioni di direttore del servizio. Alla luce di quanto sopra esposto, ritengo pertanto di poter riattestare come risalente alla mia persona ed alla mia responsabilità la direzione, in sede vacante, dell'organismo nel periodo compreso tra il 25 aprile ed il 26 luglio 1981. In tale quadro di riferimento, si colloca la vicenda del sequestro di persona perpetrato dalle Brigate rosse in pregiudizio dell'assessore alla regione Campania Ciro Cirillo, consumato nella serata del 27 aprile con l'omicidio di due appartenenti alla polizia di Stato, Mario Cancello e Luigi Carbone, ed il ferimento del segretario dell'uomo politico, Ciro Fiorillo. Il sequestro, destinato come è noto a concludersi dopo novanta giorni, il 24 luglio successivo, con il rilascio dell'ostaggio, arrecava notevole scompiglio nelle istituzioni e nell'opinione pubblica, in una prospettiva che vedeva: spostarsi decisamente anche verso il Meridione d'Italia la fenomenologia brigatista; ripetersi, con agghiacciante determinazione, uccisioni e ferimenti di personale di scorta appartenente alle forze dell'ordine; concretizzarsi in una realtà sociale già fortemente provata, quella napoletana, un ulteriore parametro di alta criminosità e di elevata destabilizzazione. La legge istitutiva devolve, come è noto, al SISDE tutti i compiti informativi e di sicurezza per la difesa dello Stato democratico e delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento contro chiunque vi attenti e contro ogni forma di eversione. Non va però dimenticato che, al momento del sequestro, il SISDE, istituito come nuovo organismo istituzionale, si dibatteva ancora in pesanti pastoie organizzative, con rilevanti riflessi costituiti da fortissime carenze organiche ed infrastrutturali che, tra loro collegandosi, davano vita ad ulteriori disfunzioni, rese più che evidenti dall'assenza di strumentazioni tecnologiche moderne, Pagina 2609 dall'ammassamento dello scarso personale in pochi locali, dalla disfunzionalità generale e logistica, per forza di cose riverberantesi su quella operativa. Qualora ciò non bastasse, l'assoluta novità dell'organismo aveva di per sé comportato da un lato l'assenza di archivi pregressi e dall'altro l'impossibilità fisica di acquisire, per mancanza di spazi idonei, quelli che la normativa disponeva di transitare, da altri uffici, alla competenza del servizio. Questi in linea di larga massima i motivi che avevano indotto il Presidente del Consiglio pro tempore ad emanare una direttiva con la quale, in attesa di vedere conseguita dal SISDE la voluta funzionalità, il SISMI veniva incaricato di prestare in via temporanea assistenza ed ausilio al SISDE supportandolo con tutta la propria organizzazione ed anche sostituendolo sul territorio, in presenza di evidenti necessità. L'attività del SISDE, pur tra tali difficoltà, si sviluppava giorno dopo giorno in una precisa volontà di fare, di far bene, di riuscire a ricostituire le basi portanti di un'organizzazione efficiente ed efficace, anche se i più avveduti non si nascondevano l'onerosità dell'impegno e la consapevolezza che il lavoro intrapreso avrebbe dovuto essere proseguito nel tempo. La responsabilità del coordinamento operativo di tutte le attività svolte sul campo dal servizio era già stata attribuita al dottor Giorgio Criscuolo, in ragione del suo brillante passato di investigatore, nel quale venivano annoverate (oltre alla collaborazione con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nell'ambito del nucleo speciale antiterrorismo) numerose, brillanti operazioni, anche internazionali, tra cui anche quelle relative alle indagini sul sequestro del giudice D'Urso. Nell'ambito di questa ultima operazione era emersa, tra l'altro e per la prima volta, la pericolosità dell'allora sconosciuto Giovanni Senzani. In tale contesto, nelle primissime ore successive alla notizia dell'eccidio e alla conferma del sequestro, ho provveduto ad indire una riunione - protrattasi, poi, nelle ore notturne - nel corso della quale si profilavano, quasi subito, linee di intervento sufficientemente circoscritte. L'intelligenza operativa del SISDE, infatti, delinea il quadro d'insieme dell'evento criminoso. Sono certi la paternità brigatista del delitto, la dislocazione territoriale nell'area napoletana, l'incontrovertibile realtà per la quale appare sin dal primo momento difficile immaginare che il sequestro, azione assai complessa nei suoi molteplici aspetti organizzativi, operativi e logistici, possa essere stato consumato e venire poi gestito senza che i numerosi sensori delinquenziali, caratterizzati da massicce e capillari infiltrazioni camorristiche, possano averne avuto o averne almeno sentore. Incidono altresì, in tale contesto generale, da un lato il ricordo che proprio a Napoli si era, anni prima, determinato l'incontro attivo tra terroristi e delinquenti comuni nell'area dei NAP, con connessioni operative che ebbero poi significativi riscontri nella stessa città, nei sequestri Moccia e Gargiulo e, in altre sedi, nei sequestri Costa e Saronio. Dall'altro lato vi è la felice intuizione, confermata e sancita poi, in verità, dagli esiti processuali, per la quale il SISDE riesce per primo a delineare un quadro analitico che fa risalire alla colonna napoletana delle BR, capeggiata dal Senzani, la responsabilità del sequestro Cirillo. Emerge pertanto la necessità di sviluppare un'ampia azione informativa che tra le necessarie proiezioni ad ampio spettro contempli, oltre alla attivazione informativa del circuito carcerario, anche lo sviluppo di contatti con gli ambienti della camorra napoletana, caratterizzati a quel tempo dalla leadership pressoché incontrastata di Raffaele Cutolo, allora detenuto ad Ascoli Piceno, e della sua organizzazione criminale denominata Nuova camorra organizzata. E' appena il caso di ricordare che la gravità del fatto delittuoso, per un verso, e la monolitica gerarchia che contraddistingueva la consorteria malavitosa campana, Pagina 2610 per altro verso, suggerisce fin dall'inizio di non trascurare la possibilità di instaurare un contatto con il vertice dell'organizzazione, verosimilmente il solo a potersi determinare a formule collaborative volte alla individuazione del covo-prigione e dei brigatisti, per giungere così alla liberazione dell'ostaggio e alla cattura dei responsabili. Circostanza questa, del resto, poi ampiamente confermata dalla infruttuosità degli altri contatti coltivati dal SISDE, con personaggi di più basso profilo della Nuova camorra organizzata e con altre fonti d'ambiente. Sono questi, in linea di larga massima, i parametri che caratterizzano gli albori dell'attività del servizio nell'evento, in un crescendo sempre più consistente di sviluppi sul campo e in una temporalità destinata a concludersi - come più avanti specificato, dopo 15 giorni appena, a seguito del richiesto e concesso subentro nell'operazione stessa da parte del SISMI. Fin dall'inizio il responsabile del coordinamento operativo nel territorio nazionale, dottor Criscuolo, si attiva immediatamente su diversificate direttrici, avvalendosi per tali esigenze della collaborazione del centro SISDE di Napoli, diretto dal colonnello dei carabinieri Tarallo, recandosi a Castellammare di Stabia, contattando tra l'altro sia il dottor Granata, segretario di Cirillo, sia Vincenzo Casillo, esponente della camorra, in libertà, ritenuto uomo vicino allo stesso Cutolo. Constatata l'insufficienza dei contatti con il Casillo, il funzionario si convinceva della necessità di avvicinare direttamente Cutolo, ristretto, come dianzi detto, nella casa circondariale di Ascoli Piceno. Messo a parte immediatamente di tale maturato convincimento decidevo, nella mia responsabilità, di rivolgere formale istanza nella tarda mattinata del 28 aprile al direttore generale degli istituti di prevenzione e pena del Ministero di grazia e giustizia, dottor Sisti, affinché venisse concessa al dottor Criscuolo la prevista autorizzazione al colloquio con il detenuto. Il funzionario vi si sarebbe recato con il capitano dei carabinieri Salzano, effettivo al centro di Napoli e, a sua volta, buon conoscitore della realtà campana anche per avervi comandato la compagnia carabinieri di Benevento. Le visite nel carcere di Ascoli Piceno - tre in tutto - si svolsero con le seguenti caratteristiche: in occasione del primo colloquio, avvenuto nell'ufficio del direttore del carcere, in presenza del dottor Granata e del Casillo, venne svolta una ricerca informativa finalizzata agli obiettivi indagatori perseguiti. Tale ricerca si collocava al di fuori di qualsiasi patteggiamento, promessa o lusinga che potesse rappresentare gli estremi di un inammissibile riconoscimento della camorra e dei suoi componenti da parte dello Stato. E ciò avveniva sia per debito morale dell'ufficio e di coloro che operavano sia in ottemperanza a costanti, incontrovertibili direttive del ministro dell'interno pro tempore . Secondo la testimonianza di verità a me resa - appena di ritorno da Ascoli Piceno - dai funzionari Criscuolo e Salzano, in occasione dell'incontro Raffaele Cutolo si dimostrò evasivo e disinformato, pur palesando l'intendimento di collaborare per cancellare l'onta subita, a suo dire, da Napoli ad opera delle brigate rosse. Nella stessa circostanza il Cutolo, precedendo qualsiasi profferta, ostentò rilevanti possibilità economiche, manifestando propensioni per "iniziative filantropiche e di sollievo dell'umana miseria". Tale punto degno di rilievo tratteggia l'intendimento del Cutolo di svuotare di ogni possibile contenuto economico, per fini non noti ma certo a lui più convenienti, il contatto con i funzionari del SISDE, consapevole come era che di certo mai avrebbe potuto attendersi, nel confronto dialettico, una proposta compensativa, in quanto è solare l'evidenza per la quale la fonte indica il prezzo delle proprie informazioni mentre il servizio si riserva, di contro, di valutare e decidere sull'accettazione o meno della proposta. Pagina 2611 Durante la seconda visita al carcere di Ascoli Piceno il dottor Criscuolo, senza incontrare il boss , giunse ad accertarne i collegamenti con gli ambienti dell'eversione, individuando una rete interessante di quanti intrattenevano rapporti di corrispondenza con il Cutolo: Sante Notarnicola e Antonio Marano, politicizzati; Nicola Pellecchia, dei NAP; Fiorella Pigozzo, eversiva di sinistra; Giuseppe Serra, politicizzato di prima linea. La terza ed ultima visita ad Ascoli consente di assumere definitivamente l'infruttuosità dei colloqui con il Cutolo, verificando come lo stesso, dietro una parvenza collaborativa, riferisse come notizie di fonti proprie fatti riportati sulla stampa. Già da qui si fa strada l'intendimento di abbandonare la "pista Cutolo"; intendimento che due giorni dopo, in occasione del mio incontro con il dottor Sisti e il generale Musumeci, diverrà definitivo e provocherà la diramazione delle necessarie direttive, nel senso dell'abbandono, ai miei più diretti collaboratori e anche specificamente al centro SISDE di Napoli. Le richieste di colloquio concesse con la consueta, tempestiva sensibilità dal dottor Sisti si estendevano anche al dottor Granata e al Casillo, atteso che per un verso l'accompagnamento del primo era suggerito dall'opportunità di avere collaborazione dalla persona informata della sfera di conoscenze del sequestrato e come tale in grado di cogliere eventuali spunti informativi di interesse per le indagini. Per altro verso, la presenza del Casillo si presentava come indispensabile, in quanto Cutolo senza una introduzione idonea ad accreditare i visitatori non avrebbe di certo accettato di aprirsi sul piano collaborativo. Alla prima richiesta ne seguirono altre due rivolte al segretario particolare del dottor Sisti, il dottor Vinci, nel corso delle quali vennero nuovamente specificate per le vie brevi le generalità dei funzionari del SISDE e indicati i nomi degli accompagnatori. Pertanto, riassumendo, la prima richiesta di colloquio in carcere con Cutolo è stata avanzata da me personalmente e le successive dal dottor Criscuolo, che naturalmente mi teneva costantemente informato sugli sviluppi della situazione. Le motivazioni delle richieste rivolte ai suddetti magistrati del competente ufficio del dicastero di grazia e giustizia si posero ovviamente e sempre in termini puntuali e argomentati. A distanza di tanti anni, tengo a ribadire il mio grato riconoscimento e apprezzamento per il grande senso di responsabilità dimostrato dai magistrati di quell'ufficio in quella e in altre circostanze similari, afferenti sia le esigenze di sicurezza penitenziaria sia quelle di giustizia. In ordine alla collocazione temporale delle tre visite, ritengo che le stesse siano da collocarsi rispettivamente nei giorni 28 aprile, 5 maggio e 9 maggio 1981. Nel senso è di conforto la documentazione del servizio, predisposta alcuni mesi dopo i fatti e su specifica richiesta, sulla scorta della memoria mia personale e dei funzionari sopra nominati, mentre sussiste a tale proposito una parziale discordanza con le risultanze del Ministero di grazia e giustizia (laddove le tre visite risalirebbero rispettivamente ai giorni 29 aprile, 2 maggio e 5 maggio). In proposito, tenuto conto del tempo trascorso e considerato il fatto che l'attività di un servizio di informazione non è legata alle formalità tipiche della polizia giudiziaria, non vi è imbarazzo da parte mia a riconoscere che non sono in grado di stabilire quali date siano esatte. Tale asserzione apre la strada, però, a due considerazioni di spessore. La prima riguarda l'ammaestramento derivato dalla carenza di documentazione dedicata: non posso non riconoscere al riguardo che proprio ad una Commissione parlamentare, la Commissione stragi, risale il merito di aver sottolineato, per la prima volta e con grande forza, l'esigenza della tenuta in atti di una memoria storica specifica. Lo stimolo che ne è conseguito ha fatto sì che da quegli esordi si passasse a testimonianze documentate dello sviluppo delle operazioni, anche per evitare che comportamenti di intrinseca, Pagina 2612 adamantina liceità potessero appiattirsi nel tempo in ricordi sfumati e quindi lacunosi. Sulla seconda considerazione tornerò tra pochissimo, dovendo prima illustrare un parametro importantissimo che la riguarda. Si tratta della mia convocazione, l'11 maggio 1981, al Ministero di grazia e giustizia, da parte del direttore generale degli istituti di prevenzione e pena dottor Sisti, il quale, avendo rilevato una richiesta di colloqui per dipendenti del SISMI da parte del generale Musumeci, del medesimo organismo, ritenne di invitarmi nel suo ufficio allo scopo, più che condivisibile, di evitare sovrapposizioni od interferenze tra servizi nelle indagini. Nel corso dell'incontro, svoltosi in parte alla presenza del dottor Sisti e in parte del dottor Vinci, il generale Musumeci, che io ebbi occasione di conoscere ed incontrare per la prima volta (su questo punto vorrei essere molto preciso: io non avevo mai visto il generale Musumeci, non sapevo nemmeno che esistesse un generale Musumeci; quest'ultimo comparve ai miei occhi per la prima volta quel giorno e mi fu presentato da Sisti), fece presente l'individuazione da parte del SISMI di un percorso informativo molto promettente e comunque tale da fargli ritenere di essere giunto assai vicino all'identificazione dei brigatisti ed alla scoperta del covo, con conseguenti evidenze di positiva soluzione del caso e di liberazione dell'ostaggio. La prospettazione convincente e persuasiva di tale possibilità mi ha indotto a condividere l'opinione espressa, tenuto anche conto che sul piano deontologico non desideravo affatto intralciare il generale Musumeci. Ne scaturiva l'esigenza di attendere il buon esito della sua azione e di prendere atto dell'insuccesso del SISDE nel tentativo esperito con il Cutolo. Ciò posto, la data dell'11 maggio 1981 segna il discrimine operativo, nei confronti del detenuto Cutolo, tra l'agire del SISDE e quello del SISMI. E' un fattore importante, che da meramente temporale si fa sostanziale, corroborando la cesura operativa tra i due servizi e dando corpo, appunto, alla seconda considerazione in argomento in un contesto di conferma: del numero delle visite effettuate ad Ascoli Piceno (tre per il SISDE e tre per il Ministero di grazia e giustizia); della data riguardante l'ultima di queste (comunque avvenuta prima dell'11 maggio del 1981, giorno della suddetta convocazione). La prioritaria esigenza di risolvere in modo incruento il sequestro Cirillo, giungendo all'identificazione ed alla cattura dei terroristi ed alla scoperta del covo brigatista, ha indubbiamente costituito fattore essenziale nella mia decisione di aderire alla pressante richiesta avanzata dal generale Musumeci. Altri parametri di incidenza - come detto hanno pesato sulla decisione finale. A questi vanno aggiunti, altresì, quelli attinenti al dovere di osservanza sia dell'articolo 7 della legge 24 ottobre 1977, n. 801 (che prescrive al SISMI ed al SISDE di prestarsi reciproca collaborazione ed assistenza), sia della richiamata direttiva emanata dal Presidente del Consiglio al tempo dell'istituzione dei servizi, che raccomandava al SISMI di sostenere il SISDE nell'azione antiterroristica e ciò in rapporto all'emergenza, in considerazione dell'incompletezza organica e funzionale del SISDE. Inoltre, devo soggiungere che ha anche inciso un'ulteriore valutazione di merito, per la quale resta indubitato che le fonti sono quasi sempre infungibili ed intrasmissibili, per cui sul piano del riferimento fiduciario ciò che è possibile ad un organismo può non esserlo ad un altro. Dall'11 maggio 1981 non ho più visto né sentito il generale Musumeci. Telefonando al suo ufficio, intorno al 25 dello stesso mese, per chiedere notizie in merito agli sviluppi dei contatti con il Cutolo, ho appreso da un suo collaboratore (forse il colonnello Belmonte) che tale azione non aveva avuto alcuno sviluppo positivo. Dall'ultimo incontro con il Cutolo, e comunque dall'11 maggio 1981, il SISDE, pur impegnato da altre terribili vicende (i citati sequestri Sandrucci, Taliercio, Peci, Pagina 2613 l'attentato al Papa, eccetera), prosegue nel proprio sforzo informativo, praticando ogni altra pista che lasci intravvedere utili acquisizioni e rispettando l'impegno assunto con il SISMI e con i magistrati della direzione generale di prevenzione e pena. Né, d'altra parte, il SISDE, anche in data anteriore all'11 maggio, ha mai inteso esaurire nel solo "canale Cutolo" le proprie attività di ricerca, neppure quelle orientate sul carcerario. In particolare, ricordo che il dottor Criscuolo incontrò nel carcere di Paliano il terrorista Alfredo Bonavita, ivi detenuto, dal quale ricevette interessanti spunti valutativi. Ne sono significativa conferma l'attivazione di proprie fonti informative, presenti all'interno delle case circondariali, ed i plurimi e ripetuti tentativi di stimolare la dialettica all'interno e nei circuiti delle stesse. In questo senso, un'occasione proprizia si presenta allorché, il 14 maggio 1981, perviene alla direzione del servizio la segnalazione di un grave pericolo di vita per la persona dell'"ex comune-politicizzato" Luigi Bosso, detenuto nel carcere di Nuoro, penitenziario con significative presenze brigatiste. Il Bosso non è una fonte del SISDE, né vi sono elementi che lascino pensare che possa diventarlo (ed infatti neppure in seguito lo è mai diventato) ma si muove con disinvoltura nel magma di eversione e di criminalità di quel tempo, facendo ben sperare in possibili acquisizioni informative. Ne consegue quindi la doverosa segnalazione del pericolo di vita alle competenti autorità penitenziarie che, ove recepita in autonoma determinazione, potrebbe produrre anche l'ulteriore effetto di alimentare la discussione in carcere sui tanti delitti terroristici che incombono. La direzione generale degli istituti di prevenzione e pena giunge alla determinazione di trasferire il Bosso a Palmi con un transito per Ascoli Piceno, mentre si fa massimo l'allertamento delle fonti del servizio per cogliere ogni segnale di interesse con risultati che non mancano, se è vero che proprio tali canali consentono di acquisire, tra l'altro, i telegrammi comprovanti le relazioni tra camorra e BR, già inseriti agli atti dell'istruttoria sul sequestro in argomento. E' certo comunque che, a partire dall'11 maggio, per le suddette ragioni di correttezza e di lealtà, il SISDE si astiene da qualsiasi iniziativa presso il Ministero di grazia e giustizia anche in ordine al Bosso ed anche dopo il suo trasferimento a Palmi, sussistendo il timore di non voluti ma sempre possibili intralci alla penetrazione informativa del SISMI. Dopo l'11 maggio, quindi, il servizio si adopera in diversificate direzioni purtroppo con scarse risultanze informative ma dando prova ancora una volta di notevolissime potenzialità di analisi. E' infatti l'attento e approfondito esame dei comunicati brigatisti pervenuti che consente di maturare più consolidati convincimenti sulle responsabilità del Senzani ed ancora di ipotizzare fondatamente che la ricerca di soluzioni populiste attinenti alle tematiche rivendicative del sottoproletariato napoletano stia facendo premio negli intendimenti dei terroristi su propositi di giustizia rivoluzionaria. In particolare, sono due gli elementi di base che mi inducono a far delineare da parte del SISDE scenari non luttuosi per la conclusione del sequestro. Si tratta, per un verso, delle richieste delle brigate rosse riferite tra l'altro alla requisizione degli alloggi sfitti nell'area napoletana, all'indennità stabile per i disoccupati, alla chiusura delle baraccopoli dei terremotati - e, per altro verso, del proposito delle BR di pubblicare "il materiale politico dell'interrogatorio Cirillo", in un ampio confronto con i molteplici orientamenti emersi nel tempo all'interno della galassia brigatista. Considerazioni, queste, da me personalmente esposte in sede di Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 23 maggio e rivelatesi poi fondate ed ulteriormente confermate dalle successive dichiarazioni dei brigatisti arrestati. Solo più tardi, precisamente il 18 giugno, si comincia a parlare di riscatto, ma il parametro è da considerarsi verosimilmente di successivo inserimento nel disegno terroristico originario, al punto Pagina 2614 che il capo della colonna napoletana Chiocchi giunge a dire che i brigatisti si erano vergognati del denaro percepito, nel timore non infondato che nei loro ambienti potesse essere considerato un atto di corruzione, di deviazione e comunque certamente contrario alla loro tradizione. Ciò che mi preme sottolineare, tuttavia, sono la solerzia e l'intensità dell'impegno profuso dal SISDE che, pur abbandonata definitivamente la pista Cutolo l'11 maggio, ha continuato ad adoperarsi con generoso slancio, così come confermato anche dal riscontro analitico al quale si è fatto cenno. Il tutto in un contesto di generalità e di alacrità che ha caratterizzato la ricerca informativa nel tempo. Per lo specifico periodo considerato, ci piace rammentare l'azione dispiegata in occasione degli altri sequestri, coordinata sul campo proprio dal dottor Criscuolo, distintosi tra l'altro in un penetrazione informativa all'interno dell'Alfa Romeo volta a conseguire la liberazione di Sandrucci, ostaggio dell'"ala rivendicazionista" del terrorismo. L'attività informativa condotta dal SISDE in merito al sequestro Cirillo, svolta in piena sintonia con la magistratura, le forze di polizia e gli altri apparati di tutela, è compendiata in numerosi rapporti informativi diretti agli organi di polizia che ne sono stati tramite a beneficio dell'autorità giudiziaria competente. Non meno tempestivo e puntuale l'adempimento del debito di informazione nei confronti dell'autorità politica, la quale è stata formalmente e dettagliatamente ragguagliata di ogni evidenza informativa di rilievo nonché di tutte le determinazioni operative più pregnanti. Non ho fatto altro, in verità, che rispettare una consuetudine di vita da me sempre osservata. Nella mia carriera infatti ho sempre informato le autorità politiche per iscritto dei fatti aventi consistenza e con prospettive di sviluppo; oralmente, circa le iniziative insuscettibili di ulteriori esiti o naufragati ovvero irrilevanti ai fini di un riferimento ufficiale. L'ho fatto per una qual forma di correttezza, poiché sulle tecniche operative di un servizio e sul modus operandi della ricerca informativa non si è soliti dare informazioni scritte, anche per evidenti ragioni di riservatezza. Non interna al sequestro, ma certamente su piani contigui se non addirittura intersecati, si è sviluppata all'epoca un'ulteriore vicenda alla quale è d'uopo far cenno: quella del noto falso documento pubblicato dal quotidiana l'Unità , nell'erroneo convincimento della sua autenticità e nella buona fede anche recentissimamente da me confermata in sede giudiziaria. L'esame dei suoi contenuti, d'interesse istituzionale per il servizio, prospettava una sostanziale bipartizione. La prima parte era relativa a visite che sarebbero state effettuate dagli onorevoli Scotti e Patriarca in data 30 maggio ad Ascoli Piceno, al fine di incontrarvi Raffaele Cutolo. Che gli onorevoli Scotti e Patriarca si fossero recati ad Ascoli Piceno per detta visita, offrendo altresì, sia pure indirettamente, garanzie di diverso genere, per sollecitare presso il Cutolo la liberazione di Cirillo, non risultava agli atti del mio ufficio. Nulla risultava, altresì, in merito ad un presunto intervento dell'onorevole Patriarca presso il sottosegretario alla giustizia onorevole Gargani, per evitare l'emanazione del provvedimento di soggiorno obbligato al costruttore irpino Antonio Sibilia. Per quanto concerne, inoltre, le fonti del finanziamento del riscatto, posso dire che ad un esame informativo specifico non corrispondevano riscontri di verità in ordine alle singole agenzie ed agli enti cui veniva attribuito il finanziamento stesso. Per quanto attiene all'avvocato Madonna, pure citato nel falso documento, lo stesso non ha mai intrattenuto rapporti con il SISDE. Devo dire che anche Rotondi non aveva mai intrattenuto rapporti di alcun genere con il SISDE. Sul tema riscatto ho l'obbligo di chiarire che il SISDE, in pendenza di un'indagine giudiziaria ad hoc , ha tralasciato quelle iniziative che potessero straripare in ambienti di competenza esclusiva dell'autorità giudiziaria, cui necessariamente incombeva il compito d'indagine nel quadro della repressione di un grave reato. E' Pagina 2615 noto, infatti, che il SISDE opera prevalentemente nel settore della prevenzione e che si mobilita per attività investigative solo quando ciò è compatibile con il rispetto dovuto all'autorità giudiziaria, nelle sue prioritarie funzioni di giustizia. La seconda parte del documento, nel confronto con la prima, appariva formulata con maggiore proprietà terminologica ed espositiva. Per ciò che attiene agli aspetti formali del documento, desidero precisare che sulla fotocopia del falso documento è stato eseguito, all'epoca, apposito esame ricognitivo da parte del centro tecnico scientifico del SISDE, compendiato successivamente in una dedicata relazione. La falsità documentale, almeno per gli addetti ai lavori, emergeva con ogni evidenza, non trovandosi riscontri nei numeri dei contrassegni, nella topografia dello scritto, nella stessa formulazione tecnica dei contenuti, né tampoco emergevano elementi da poter far ritenere il compilatore e l'organizzatore dell'elaborazione del testo quali specialisti del ramo. In tutta coscienza devo purtuttavia una volta ancora ribadire che, se per un verso il falso appariva immediatamente tale ad esperti dell'investigazione di polizia, per altro verso lo stesso avrebbe potuto agevolmente carpire la buona fede di persone non inserite negli ambienti della polizia giudiziaria e dei servizi di sicurezza e non in possesso, come tali, delle consuetudini burocratiche di linguaggio e finanche dell'aggiornamento di sigle, prefissi, eccetera. Si trattava, a ben vedere, di riferimenti che non possono sorprendere l'attenzione di chi è avvezzo a compulsare documenti ministeriali dei quali conosce la configurazione modulistica, così come le corrette intestazioni e ancora lo stile, per certi versi inconfondibile, ma che sfuggono certamente, per la loro totale internità ad uno specifico mondo professionale, alla possibilità di individuazione del non addetto ai lavori, anche del più diligente. In proposito, ed a mero titolo di esempio, la lettera era intestata alla direzione generale della pubblica sicurezza che, come è noto, aveva da poco mutato la propria denominazione in dipartimento della pubblica sicurezza, mentre apparivano invero desueti i riscontri "AR", evidentemente indicativi della sezione "affari riservati" di un tempo. Questi i parametri di verità a me noti e già più volte ribaditi in sedi diversificate nel corso di questi anni in un afflato di coerenza e di linearità non scalfito a tutt'oggi da dissonanza alcuna. Mi preme vivamente riaffermare la perfetta liceità dei comportamenti assunti da me, dai miei collaboratori, dai tantissimi appartenenti al mondo delle istituzioni che per avventura ebbero l'onore e l'onere di servire lo Stato in quei frangenti, dove più semplici e certamente meno pericolosi si sarebbero prospettati incarichi e destinazioni per loro natura ben più defilati. Vorrei altresì ricordare - non certo e non tanto per me quanto per coloro che ho dianzi citato - da un lato la somma dei sacrifici e degli ostacoli affrontati e superati, la lotta senza quartiere portata al terrorismo, la capacità di analisi prodotta dal SISDE con la conseguente produzione di attività di contrasto mirato; dall'altro il pericolo terribile corso dal nostro paese in quel quadriennio, laddove l'anno 1981 si colloca, in definitiva, come l'ultimo a serie completa del terrorismo e per molti versi forse come il peggiore dopo il 1978. Non si vede ancora, infatti, alcun albore, mentre eventi vicinissimi, ma ovviamente ignoti, dovevano ancora verificarsi. Tra questi: il sequestro e la successiva liberazione del generale Dozier, con il determinante apporto informativo del SISDE, con la perfetta efficienza dimostrata nella contingenza dai NOCS e dalla polizia di Stato; la cattura di moltissimi brigatisti (Senzani, Moretti, eccetera); la scoperta di innumerevoli covi; lo scompaginamento militare ma soprattutto politico delle organizzazioni brigatiste. La Repubblica, forte delle sue libere istituzioni, del consenso popolare, di tutti gli apparati di tutela, del saggio operare Pagina 2616 del legislativo, dell'esecutivo e della magistratura, ha vinto contro il terrorismo la propria battaglia, brandendo le armi della legge e della democrazia ed avvalendosi, con ottimi risultati, dell'impegno spasmodico dei sui migliori servitori. Così avverrà anche contro la criminalità mafiosa, in una prospettiva che sin d'ora vede rischierate le forze di un tempo ammaestrate e migliorate dalle tante battaglie condotte sul campo, anche con alterna fortuna, ma con la certezza e la forza che vengono dal rispetto della legge e dal significativo apporto che il Presidente della Repubblica, il Parlamento, il Governo e la magistratura garantiscono. Le forze dell'ordine, conscie del proprio buon diritto e scevre da condizionamenti di qualsiasi natura, continueranno a perseguire fini istituzionali con lo scopo preciso di contrastare e vincere la mafia ovunque essa alligni e con l'intento di eliminare definitivamente tale fenomenologia criminale, altamente lesiva delle prerogative irrinunziabili di ogni cittadino in tema di libertà, dignità, democrazia. UMBERTO CAPPUZZO. Desidero esprimere un vivo apprezzamento al prefetto Parisi. Ho vissuto quegli avvenimenti in una posizione di vertice, come comandante dell'Arma dei carabinieri, e devo dire che il quadro delineato è quello a me noto, quindi ho trovato una conferma di quanto avevo potuto conoscere in quell'epoca. In effetti, il servizio si è mobilitato con grandissimo impegno; il prefetto Parisi è stato costantemente all'opera; in sede di comitati di sicurezza non sono mai state date direttive che non fossero quelle lecite e istituzionali. Quindi, dal quadro che risulta a livello ufficiale, devo dire che quanto è stato detto è ciò che io sapevo; non vi sono elementi nuovi. Quello che potrebbe sorprendere è il passaggio in consegna dell'attività informativa da un servizio all'altro, cosa che a me risulta nuova (l'ho letta ma mi risulta nuova rispetto a quello che sapevo all'epoca) perché nelle sedi istituzionali mi riferisco sempre al comitato di sicurezza - mai era stato detto che dovesse avvenire questo passaggio, né tampoco il titolare del Ministero dell'interno dell'epoca ha mai espresso questo intendimento. Vorrei fare una precisazione: così come si era verificato - non lo ha detto il prefetto Parisi - per il SISDE, il cui capo risultava nei famosi elenchi di Castiglion Fibocchi della P2, anche il titolare del SISMI era nello stesso elenco. Musumeci, all'epoca non generale ma colonnello, non era il vice di Santovito, era un ufficiale del servizio informazione che probabilmente avrà avuto... PRESIDENTE. Era responsabile, non operativo, dell'ufficio di controllo interno al SISMI. UMBERTO CAPPUZZO. Il titolare, colui che era subentrato era Abelardo Mei. Sarebbe molto interessante sapere come mai nell'ufficio del responsabile delle carceri, dottor Sisti, si sia addivenuti a questo passaggio senza che ufficialmente né noi né il comitato di sicurezza avessimo mai appreso alcunché del genere e senza che fosse trapelata qualche altra informazione sull'opportunità dello stesso procedimento. Questa è l'unica domanda che vorrei porre, dando atto, ancora una volta, al prefetto Parisi della puntualità delle informazioni fornite e dell'opera meritoria svolta in quell'epoca. Bisogna dire che il SISDE attraversava un periodo assai delicato - lo ha ricordato il prefetto Parisi - in quanto era in una fase organizzativa molto impegnativa, attuata con criteri scientifici: il servizio dal nulla era sorto ed aveva impostato l'attività di preparazione e quella organizzativa con criteri apprezzabili e ammirevoli. Tutto ciò che è stato detto corrisponde a quanto è da me conosciuto ma il passaggio delle consegne da un servizio all'altro di un'attività informativa così delicata mi risulta non chiaro. Mi chiedo come mai il SISDE ne sia stato l'iniziatore, perché nel comitato - lo ricorderà il prefetto Parisi -... Pagina 2617 PRESIDENTE. Nei verbali non c'è traccia. Il prefetto Parisi chiede di rispondere domanda per domanda. Credo che ciò sia più opportuno per tutti. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . Innanzitutto ringrazio per l'apprezzamento ed il riconoscimento del lavoro svolto a suo tempo dal SISDE. Per quanto riguarda il passaggio delle competenze, chiarisco che esso non doveva formare oggetto di riferimento al comitato nazionale dell'ordine pubblico, in quanto era un fatto che atteneva al rapporto personale di chi rispondeva dell'organismo con il ministro, che fu debitamente informato. Non è nemmeno lontanamente immaginabile che il direttore pro tempore , fatta la scelta, non ne informasse l'autorità politica. PRESIDENTE. Lei informò l'autorità politica del passaggio? VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . Certo. PRESIDENTE. Quindi, il ministro Rognoni lo sapeva. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . Certo che lo informai. Non vorrei che ci fossero equivoci. So che il ministro Rognoni... SALVATORE FRASCA. Sono emerse due o tre verità molto importanti questa mattina. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . Informai regolarmente. D'altra parte, il passaggio di competenze avveniva tra due persone che si incontravano per la prima volta. Quindi, non si possono immaginare pregresse ragioni. Non vi erano stati nemmeno telefonate, ricerche, avvicinamenti che potessero predisporre a quella decisione; vi fu solo la rappresentazione da parte del generale Musumeci che aveva una condizione più favorevole da un punto di vista operativo, che era vicino alla meta, che stava per conseguire la liberazione del sequestrato. Potrei qui aggiungere un aspetto mai rivelato che è interessante: nel pour parler che vi fu in quell'occasione, il generale Musumeci mi specificò che Cutolo aveva manifestato un profondo disprezzo per la continuazione del rapporto con noi. PRESIDENTE. Ricorda l'espressione che usò? VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . Sì: "Vi ha schifato". Furono queste le parole: "Cutolo vi ha schifato". Io che sapevo già come fosse negativamente conclusa l'esperienza SISDE e che quindi si trattava di un capitolo già autonomamente chiuso, per quale motivo avrei dovuto precludere la possibilità di esperire la stessa ricerca al SISMI, che pareva avesse più successo, e che forse aveva trovato il modo di farsi intendere meglio, di comunicare attraverso canali più qualificati e di predisporsi ad un successo? Non avevo alcuna ragione; lo decisi autonomamente senza compulsare alcuno immediatamente, ma è chiaro che ne informai l'autorità politica. Sono molto corretto: qualunque ministro abbia lavorato con me sa bene che mi sono comportato sempre in maniera chiara e corretta. Certamente non era il caso che il discorso si aprisse in comitato, perché l'attività di ricerca informativa dei servizi non aveva come referente il comitato ma i ministri dell'uno e dell'altro ramo. UMBERTO CAPPUZZO. Il CESIS in tutto questo è rimasto assente, a quanto pare. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . No. UMBERTO CAPPUZZO. Peraltro, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che all'epoca era l'onorevole Mazzola, non è stato forse neanche informato di questo passaggio. VINCENZO PARISI, Direttore Vicario pro tempore del SISDE . E' stato informato Pagina 2618 ene ha dato atto in sede di commissione e in sede di giudizio. Abbiamo due posizioni: quella del sottosegretario, che ricorda di essere stato informato, e quella del ministro che non ricorda di essere stato informato. La mia parola certa è che sono stati entrambi informati. SALVATORE FRASCA. Signor presidente, poiché è assente il collega Brutti, oggi posso permettermi il lusso di parlare prima di lui. Se il presidente consente, vorrei rivolgere al prefetto Parisi una domanda che forse esula dalla materia che trattiamo questa mattina. Non so se in questa Commissione o nella Commissione stragi, signor prefetto, le posi il problema delle scorte e da parte sua vi fu un impegno nel senso di una revisione di tutta la struttura delle scorte. PRESIDENTE. Questa domanda è relativa al caso Cirillo? SALVATORE FRASCA. No. PRESIDENTE. Allora, la ponga successivamente. SALVATORE FRASCA. Ho concluso. Avendo peraltro rivolto un'interrogazione al ministro competente e non avendo avuto risposta, mi domando se non sia il caso di rivolgermi addirittura alla magistratura del paese, dal momento che ritengo sia un peculato, se non una truffa ai danni dello Stato, la scorta a persone che non la meritano, anche perché molte volte, stanti i loro precedenti, hanno agito non per lo Stato ma contro lo Stato. Il prefetto Parisi, nell'esporci la sua relazione, ha fatto riferimento anche al codicillo della vertenza de l'Unità . Per quanto mi riguarda, non ho nulla da obiettare e ritengo che questo sia un episodio giudiziario e quindi estraneo alla valutazione che questa Commissione deve effettuare. Per quanto concerne invece il caso Cirillo, penso che questa mattina sia emersa qualche verità in più; in realtà, qualcun'altra era già emersa nel lavoro svolto nella precedente legislatura dalla Commissione di inchiesta sulle stragi. Questa mattina, comunque, mettendo insieme i vari tasselli del lavoro svolto dal Parlamento, emerge una verità che si è nascosta nel corso degli anni; la si è nascosta al Parlamento e la si è nascosta all'opinione pubblica. La verità che emerge è che lo Stato ha trattato, attraverso la camorra, con le Brigate rosse per ottenere la liberazione dell'ex assessore regionale Cirillo. Dal momento che lo Stato, a proposito del sequestro Moro, aveva scelto la linea della fermezza e della resistenza, in ciò assistito e corroborato dalla maggioranza del Parlamento del tempo, vorrei sapere chi, per conto dello Stato e al di fuori del Parlamento, abbia modificato la linea precedente. Sul piano politico, credo che molto probabilmente ci darà una risposta il collega Mastella nel prossimo convegno di Ceppaloni, dove ci si dirà perché, per esempio, la democrazia cristiana è stata contro la trattativa... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Ha esordito con una cosa fuori posto e conclude con una cosa altrettanto fuori posto! SALVATORE FRASCA. Non si è voluta la trattativa per liberare l'onorevole Moro e la si è voluta invece per liberare l'assessore Cirillo. Ma sul piano istituzionale una risposta la dobbiamo avere perché altrimenti questo Stato rischia di non essere uno Stato serio e le verità che emergono finiscono per rimanere fini a se stesse. Dal momento che il prefetto ha detto molto chiaramente di aver informato il ministro dell'interno del tempo e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che si interessava di questi problemi, allora, anche se non ce lo dice il prefetto, dobbiamo trarre una conclusione, ossia che vi è stata una modifica della linea precedentemente sostenuta dallo Stato, che prima non ha voluto trattare per Moro e successivamente ha trattato. Come Commissione, dobbiamo sciogliere questo Pagina 2619 nodo politico relativo a chi ha autorizzato la modifica della linea dello Stato. A proposito delle trattative che vi sono state, lei ricorderà, signor presidente, che su sua richiesta il pentito Galasso ha fatto l'elenco di uomini politici che sarebbero andati nel carcere di Ascoli Piceno a trattare con Cutolo a proposito della liberazione di Cirillo. Al riguardo, vorremmo sapere qualcosa di più; se ho capito bene e non mi sono distratto, il prefetto ha detto di ignorare un fatto di questo genere, che viene sempre più smentito dagli interessati ma riconfermato da altri. Anche su questo dovremmo cercare di fare giustizia. Concludo dicendo, signor presidente, che emerge in tutto questo, nel lavoro che stiamo svolgendo noi come in quello che sta portando avanti la Commissione di inchiesta sulle stragi (faccio parte dell'una e dell'altra, e quindi non pongo questioni di orgoglio di Commissione), una certa mancanza di delimitazione dei compiti: in quella Commissione la sensazione che si ha è che questa Commissione si espanda, e se così è dobbiamo cercare di avere anche qualche preoccupazione perché, come giustamente diceva Michele Pantaleone, "se tutto è mafia nulla è mafia". Qui la mafia comincia ad entrarci relativamente e vengono ad essere coinvolti il Governo, le forze di polizia, i servizi segreti dello Stato e vi è un certo debordamento dai compiti, per cui si pone anche il problema di riprecisare i compiti del SISMI e del SISDE facendo in modo che le forze di polizia operino in una certa direzione e queste altre forze si interessino di altri compiti, rispetto ai quali mi pare vi siano molte manchevolezze. E' stato detto, inoltre, che le brigate rosse arrossivano quando prendevano il denaro; vorrei sapere se chi ha disposto il cambiamento della linea dello Stato abbia arrossito qualche volta. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Per quanto riguarda le scorte, vi è stata una revisione consistente, tanto che sono state recuperate mille unità ai servizi ordinari delle forze dell'ordine e quindi a beneficio della collettività, con una riduzione sensibile dei servizi di protezione, riduzione in termini o di totale eliminazione o di contrazione dei dispositivi. Alcuni personaggi, ancorché inquisiti, continuano a formare oggetto di protezione, non come status symbol ma come protezione contro aggressioni, fatto, questo, particolarmente temuto in quanto la situazione è quella che è e sappiamo come vi siano molte tensioni nella società e la disposizione della gente verso alcune personalità sia estremamente negativa e contraddistinta da note di animosità. Per quanto concerne le trattative nel sequestro Cirillo, posso dire che nessuna parte ha avuto il SISDE in queste trattative. La nostra fu un'attività finalizzata esclusivamente alla ricerca di informazioni; è di tutta evidenza che le trattative vi sono state, ma non riguardano il SISDE. Mi auguro quindi e spero che dagli sviluppi dei lavori di questa Commissione emerga la verità, che in ogni caso troverà il SISDE completamente estraneo a qualunque responsabilità e nella trattativa e in ogni altro aspetto conseguente alla trattativa. Il mutamento della linea rispetto al caso Moro è un fatto politico da accertare in sede giudiziaria per vedere chi veramente... Io non ho poteri di indagine. Per quanto riguarda l'indagine Galasso, mi compiaccio che lei sia più informato di me: io non so assolutamente niente di quello che ha detto. ANTONIO BARGONE. Devo ringraziare anch'io il prefetto Parisi per la sua relazione molto puntuale. Desidero tuttavia porgli alcune domande con riferimento soprattutto a quanto è emerso dagli atti giudiziari e quindi ad apparenti contraddizioni che emergono dai fatti così come sono esposti. Intanto, sempre con riferimento anche alle valutazioni che sono state fatte in questi provvedimenti di carattere giudiziario, vorrei chiedere qual era la ragione per cui è stato chiesto l'incontro con Pagina 2620 Cutolo, se cioè questa fosse una pista. Si dice che non poteva essere una pista, dal momento che le forze di polizia non avevano alcuna idea di dove fosse il sequestrato, tant'è vero che poi questi fatti sono emersi a seguito di alcune dichiarazioni di pentiti e che invece per iniziativa autonoma della polizia questo non era ancora emerso. Vorrei quindi sapere quali siano le ragioni di questo incontro con Cutolo se non vi era quella di seguire una pista. Rispetto a questo, un altro elemento è rappresentato dal rivolgersi all'avvocato Cangemi, che appare dagli atti giudiziari come primo intermediario di questa vicenda. L'avvocato Cangemi, nel momento in cui è stato contattato, sostiene: "Non è possibile, non credo che Cutolo sia disponibile a collaborare perché i sequestratori vengano individuati ed arrestati, ma può essere invece disponibile ad una trattativa perché venga rilasciato il sequestrato, però a fronte di alcune contropartite". PRESIDENTE. Cangemi è di Napoli o di Reggio Calabria? ANTONIO BARGONE. E' di Napoli. L'avvocato Cangemi sostiene di essere stato contattato da un tal Pasquale Mollica, componente - si dice - della segreteria della democrazia cristiana, il quale gli avrebbe preannunciato l'arrivo del vicequestore Schiavone del SISDE per un incontro con Cutolo. PRESIDENTE. Mi pare che Mollica non fosse componente della DC ma della segreteria dell'onorevole Zaccagnini, se non ricordo male. ANTONIO BARGONE. Sì, della segreteria dell'onorevole Zaccagnini. Sostiene inoltre di essersi incontrato successivamente con Titta e Belmonte, i quali sostenevano di essere stati inviati dal Presidente del Consiglio, onorevole Forlani, che aveva molto interesse alla liberazione del sequestrato. Dico questo perché vorrei da lei un chiarimento rispetto al ruolo di Schiavone e dell'avvocato Cangemi, che peraltro pare conforti la tesi che questo incontro con Cutolo avvenisse in relazione non di una pista da seguire ma invece ad una trattativa da aprire con lo stesso Cutolo. Si tratta di un fatto che mi preoccupa e credo che vi sia la necessità, in questa sede, di chiarire tale contraddizione, dal momento che - lo ripeto - risulta da atti giudiziari acquisiti dalle varie Commissioni. Quanto al rapporto con il SISMI, si dice che vi è stato questo passaggio di consegne tra il SISDE ed il SISMI, fatto che appare abbastanza anomalo, tenuto conto che il SISDE non poteva comunque sottrarsi ad un ruolo in questa vicenda. Dalle carte giudiziarie risulta peraltro che successivamente al 10 maggio Sarzano avrebbe accompagnato in carcere Granata perché Cutolo smentisse una lettera apparsa su Il Mattino con cui si diffidavano le BR dal lasciare vivo l'onorevole Cirillo. Questo episodio, che è successivo al 10 maggio, conforterebbe la tesi secondo cui il SISDE comunque poi si è occupato di tale questione. Vorrei pertanto chiederle intanto se questa circostanza sia vera, in che misura e in che modo si è occupato di tale questione, e soprattutto poi del rapporto con il SISMI; di questo parleremo poi con il generale Mei ed è inutile rivolgere a lei queste domande, però il SISMI è intervenuto non soltanto in maniera poco istituzionale ma anche con personaggi che nulla avevano a che fare con il ruolo e le funzioni istituzionalmente attribuite, come per esempio con l'attività abbastanza frenetica di Pazienza. Vorrei sapere se di questo lei abbia notizia e se abbia avuto conoscenza di questo ruolo e di questa funzione in tale vicenda. Vorrei inoltre sapere se il SISDE abbia stanziato delle somme per questa attività nella ricerca del sequestrato. Infine, anche se lei ha già detto che non lo sa, vorrei fare riferimento ad alcuni elementi emersi dagli atti giudiziari: Pagina 2621 non solo il pentito Galasso ma, come risulta dagli atti giudiziari, tutti (Sanfilippo, Ognibene, camorristi e brigatisti) hanno parlato di un interessamento di esponenti della democrazia cristiana, in particolare dell'onorevole Gava per la liberazione di Cirillo. Vorrei sapere se di questo lei sappia qualcosa. Da ultimo, desidero infine chiederle se lei abbia notizia che questa trattativa con Cutolo ha previsto contropartite anche rispetto agli appalti del terremoto in Irpinia. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . I motivi dell'incontro con Cutolo, come ho spiegato, furono istituzionali, motivati dal convincimento che in una città come Napoli, che in quel momento era veramente in mano alla camorra, non potesse essersi inserito un fatto come il sequestro Cirillo senza che la camorra ne fosse a conoscenza e senza che in qualche modo avesse accettato di tollerarlo. E' da considerare che un evento di questo genere reca all'ambiente uno scossone tale da mobilitare sul territorio più forza pubblica, da determinare migliaia e migliaia di perquisizioni, come in effetti avvenne, e quindi una pressione che si sarebbe rivelata di fortissimo disturbo. Si immaginava perciò che, in mancanza di un'intesa con le Brigate rosse, potesse sussistere un fortissimo interesse della camorra a sganciarsi da questo problema delle brigate e quindi a lasciarlo fuori dal proprio territorio, per continuare a muoversi con tranquillità. L'incontro, per la parte SISDE, fu finalizzato esclusivamente a ragioni informative. Il passaggio dal SISDE al SISMI non era anomalo, perché, come ho spiegato nella relazione che ho appena terminato di leggere, a parte l'articolo 7 della legge n. 801 del 1977, che impone l'obbligo della reciproca collaborazione, vi era una direttiva a quel tempo ancora valida per cui era prevista una copertura sostitutiva del SISMI al SISDE in tutti i casi di sua insufficienza e di sua non piena adeguatezza alle esigenze del momento. PRESIDENTE. Esiste una direttiva di questo tipo? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . C'era una direttiva, che portava la firma dell'onorevole Forlani, in virtù della quale era previsto che finché non fosse giunto alla maggiore età o all'emancipazione il SISDE, era normale che fosse il SISMI ad assisterlo. In altre parole, quasi una sorta di supremazia gerarchica nelle funzioni quotidiane; un dato di fatto. CARLO D'AMATO. Una tutela! VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Una tutela, perfetto. Forse era dovuta al fatto che il sistema binario dei servizi non era stato pienamente accettato e si voleva la subalternità del servizio più giovane al fratello più grande. Cangemi non ha mai avuto rapporti con il SISDE, mai. Non ha mai incontrato alcuno del SISDE; glielo garantisco. Così anche per Pasquale Mollica: nessun input. Titta e Belmonte non avevano nessun rapporto; Titta era uomo che lavorava su un'altra sponda, un ex capitano dell'aeronautica, che poi è morto, che era in contatto con i colleghi del SISMI. Siamo completamente sull'altro binario; semmai, queste cose dimostrano la contestualità dei movimenti del SISDE in una direzione forse più bersaglieresca, più ingenua, più scoperta: queste lunghe riunioni con Cutolo protrattesi per ore rivelavano la genuinità di un'azione forse più contraddistinta da esperienze proprie delle forze di polizia che non dalla raffinatezza che in casi di questo genere, che sono imbarazzanti, dovrebbero avere i servizi. Si vedeva, in questa fase, che era un servizio giovane, che si è esposto soltanto nella parte evidente, mentre nei contenuti purtroppo non ha avuto buoni risultati. Quanto al fatto che Sarzano abbia incontrato Granata dopo il 10 maggio, lo escludo in maniera totale. Ritengo che questa sia una delle tante note di disinformazione diramate per creare una sorta di cortina fumogena e per far sempre Pagina 2622 convergere verso il SISDE responsabilità che non gli appartengono. Allo stesso modo per Pazienza. Personalmente non l'ho conosciuto e nessun personaggio dell'organismo ha mai avuto rapporti con lui, mai. Sono sicurissimo che Pazienza ha operato fuori dal quadro SISDE e, d'altra parte, è di un'evidenza solare anche questo; è documentato. Quanto allo stanziamento di somme per raccogliere informazioni, è chiaro che questo c'è stato. La somma più consistente fu di 150 milioni, però purtroppo non fu spesa. Si sperava di avere notizie decisive - allora questa somma aveva un valore di gran lunga superiore a quello attuale - e di trovare l'amatore; non lo trovammo. Pertanto, questa busta con i 150 milioni accantonati fu da me personalmente consegnata al prefetto De Francesco all'atto del suo insediamento e reincamerata dall'organismo. Era stata messa a diretta disposizione degli operativi perché, in caso di bisogno, potesse essere immediatamente spesa in cambio della notizia sul covo di Cirillo. Nessun contributo al pagamento del riscatto; non vi è una probabilità su un miliardo di dimostrazione contraria. Quanto alle testimonianze di Galasso ed altri, non le ho viste. Non ho accesso a questi atti. Mi dispiace deludere... CARLO D'AMATO. Sono state pubblicate. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Credo negli atti giudiziari quando li vedo. Quanto alle pubblicazioni, non so fino a che punto le notizie pubblicate siano vere. CARLO D'AMATO. Sono atti della Commissione. PRESIDENTE. Il riferimento è alle deposizioni rese da Galasso dinanzi a questa Commissione. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Non le ho viste, non le ho ricevute. ANTONIO BARGONE. Il documento cui ho fatto riferimento per alcune deposizioni (di moltissimi boss, quali Sanfilippo e Ognibene), è la sentenza di proscioglimento e ordinanza di rinvio a giudizio nel procedimento contro Cutolo ed altri del tribunale penale di Napoli, ufficio istruzione. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Vorrei dire, a questo proposito, che è fuori discussione che ci sia stata la trattativa. E' anche fuori discussione che ci sia stato il pagamento. Poi abbiamo visto dei riferimenti. Come riuscire a personalizzare le responsabilità e dire chi ha trattato, chi ha fatto la raccolta di fondi e chi ha conferito il denaro, per quali vantaggi (appalti ed altre cose) è cosa che potrà emergere dalle indagini giudiziarie. Il presupposto di verità è certo: non si può escludere quello che è avvenuto, sarebbe il colmo. Grazie al cielo, si stanno raccogliendo elementi di prova e mi auguro che il chiarimento segua, perché sono certo che da questo sarà esclusa qualunque responsabilità, sia pure remota, non solo del SISDE ma anche dei suoi appartenenti. PRESIDENTE. Vorrei alcuni chiarimenti. Il primo riguarda Casillo, l'uomo-tramite. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Diciamo l'uomo-spalla. PRESIDENTE. Non solo uomo-spalla, anche uomo- cerniera tra Cutolo e la sua organizzazione e gli organismi esterni, tanto che Casillo è presente al primo colloquio e poi è l'uomo al quale Pazienza - sentiremo forse oggi un chiarimento dal generale Mei in proposito - si rivolge. Insomma, è l'uomo che dà fiducia a Cutolo in ordine all'interlocutore, se non ho compreso male. Casillo era ricercato? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. . No. PRESIDENTE. Aveva pendenze? Pagina 2623 VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . No, non aveva nessuna pendenza. PRESIDENTE. La seconda questione riguarda la data del 28 aprile. Il 27 aprile avviene il sequestro, il 28 si svolge la prima seduta del Comitato per l'ordine e la sicurezza; poi, parallelamente, c'è la richiesta a Sisti dell'autorizzazione ad entrare e l'ingresso, per la prima volta sulla base della collocazione di data che dà il SISDE, nel carcere. Non so se sia possibile a distanza di tempo, ma si dovrebbero chiarire gli orari. Non so se c'è l'ora della prima seduta del Comitato; sì, alle ore 11. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Le posso dire questo. La riunione c'è stata immediatamente; come arrivò la notizia, ci fu la riunione. Si decise la partenza immediata di Criscuolo a Napoli; il mattino successivo ci fu l'interessamento sul presidente Sisti per avere l'autorizzazione. Alle 11 c'era il Comitato; si lavorava non stop , d'altra parte non era la prima volta. Io ricordo bene, tutti i collaboratori ricordano che era il 28. Il Ministero di grazia e giustizia indica la data del 29. PRESIDENTE. Lei andò personalmente da Sisti o gli telefonò? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Non ricordo, forse andai. Dato il tempo trascorso, siamo a 12, 13 anni fa, con tutta la buona volontà... Sicuramente mi rivolsi io la prima volta e lo trovai molto disponibile; fu molto comprensivo. PRESIDENTE. Nel verbale del primo Comitato ad un certo punto c'è scritto che l'onorevole Sansa, all'epoca sottosegretario agli interni, "ricorda le condizioni ambientali della zona di Torre del Greco, segnate da un'eccezionale densità demografica, dalla presenza continua della gente in strada, dal controllo del territorio da parte della criminalità comune. Questo contesto potrebbe favorire le indagini". Poi c'è scritto: "L'onorevole ministro condivide le opinioni dell'onorevole Sansa. La camorra potrebbe avere interesse ad agevolare la liberazione dell'assessore Cirillo. I rapporti tra la delinquenza organizzata ed il terrorismo a volte si intrecciano a volte si divaricano. Devono quindi essere attivati tutti i possibili canali". E' questo l' input politico che porta a Cutolo? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . C'eravamo già arrivati. Questa non era altro per noi che una ratifica di comportamento. PRESIDENTE. Il ministro sapeva, quando compiva questa affermazioni, che avevate già deciso l'accesso a Cutolo? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Non lo poteva sapere. Sapeva che ci stavamo muovendo in direzione della camorra; è evidente. D'altra parte, era la cosa più ovvia e lo ricorderà bene l'onorevole Cappuzzo, che allora era comandante generale dei carabinieri: era di un'ovvietà tale che si partì tutti in quella direzione. Del resto, anche sulla base di altri canali si vede che anche la polizia si mosse in quella direzione. Era talmente naturale, che andare a Napoli ed occuparsi soltanto di fantasmi senza occuparsi della camorra sarebbe stato incongruo! PRESIDENTE. Onorevole Bargone, mi scusi, di quand'è la dichiarazione dell'avvocato Cangemi secondo la quale Cutolo avrebbe fatto la trattativa ma non avrebbe liberato puramente e semplicemente? ANTONIO BARGONE. Appena contattato. PRESIDENTE. E quando è stato contattato? ANTONIO BARGONE. La data precisa non risulta dagli atti. PRESIDENTE. Lo verificheremo. Pagina 2624 Pertanto, quanto all'espressione "nell'ambito del primo Comitato", non so se ci fosse allora il... ANTONIO BARGONE. La data non c'è; si dice che è il primo ad essere stato contattato. PRESIDENTE. Contattato da chi? Dal SISDE? ANTONIO BARGONE. Avrebbe ricevuto una telefonata dal Mollica, che preannunciava l'arrivo di Schiavone. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Schiavone allora non era del SISDE; era della polizia. PRESIDENTE. E Titta era SISMI. No, non c'era in questa prima seduta. Il punto è che l'espressione di cui ho parlato prima è intesa per un verso come ratifica dell'operato che si stava compiendo... VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Per noi di fatto diventava ratifica, perché già eravamo partiti nella notte in quella direzione. PRESIDENTE. Ho capito. Per quanto riguarda poi la questione dell'11, cioè della data di passaggio delle consegne, in questa giornata c'è il suo colloquio, prefetto Parisi, con Sisti e Musumeci. E' così? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sì. PRESIDENTE. Poi, nella stessa giornata dell'11, un aereo del SISMI si reca a Milano, prende il maggiore Titta e lo porta a Reggio Calabria. Il maggiore Titta, adesso deceduto, è quello che poi seguirà i rapporti veri con Cutolo. Quindi, tutto ciò avviene nello stesso giorno: sia il colloquio sia il passaggio di consegne. La mattina o il pomeriggio? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Al mattino sicuramente; credo proprio alle 11 o forse a mezzogiorno. PRESIDENTE. Lei informò il ministro che c'era stato il cambiamento di mano? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISD . Sì, sicuramente. Quel giorno si è usciti e quel giorno stesso ho telefonato al centro di Napoli; è documentato, perché è stata presentata la memoria al processo. Sono andato in ufficio, ho telefonato al centro di Napoli, non ho trovato il capocentro Tarallo, in quel momento assente, per cui ho parlato con Musti, un altro colonnello dell'Arma, che era il vice capocentro e gli ho detto: "La situazione è in questi termini: stamani... ". Gli ho fatto prendere nota di tutto tant'è vero che costui, da persona precisa qual era, ha fatto una trascrizione: "C'è chi esce di scena, sparisce di scena; niente più pista Cutolo". Il mattino successivo vado con Criscuolo ad avvertire i magistrati... PRESIDENTE. Il mattino siamo al 12? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Il 12! Ritorno al Ministero di grazia e giustizia perché della decisione presa con Sisti fosse data conferma a tutto il personale del Ministero di grazia e giustizia, Direzione degli istituti di prevenzione e pena, agli altri magistrati... "Noi siamo usciti di scena", perché non ci fossero dubbi da quel momento. Vorrei dire che l'uscita di scena era un fatto legato anche... C'è qualcuno che chiede: "Perché non siete rimasti?". No, perché in queste cose o si lavora da soli o non si sta insieme. PRESIDENTE. Un'ultima cosa: Coronas nella prima riunione dice che le forze di polizia sono sufficienti a Napoli. Successivamente però vengono mandate ingenti forze di polizia e, sulla base dei dati statistici, questo porta al crollo dei delitti a Napoli. Pagina 2625 VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Questo sì. PRESIDENTE. Poi, il 4 giugno, tutte le forze di polizia vengono ritirate. Ecco, la cosa è significativa perché il 6 giugno c'è il sequestro e la gambizzazione di Siola e, sempre con riferimento al 6 giugno, Il Mattino del 7 giugno 1981 scrive: "Si scatena la camorra: sei delitti in 24 ore". C'erano stati alcuni regolamenti di conti interni, approfittando del fatto che a quel punto s'era liberata... Ecco, su questa questione, invio della polizia-ritiro della polizia, lei è in grado di dire qualcosa? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . No, proprio no, perché io ricordo che dopo fu deciso di spingere massicciamente in quella direzione. La polizia sicuramente - questo lo dico come dato storico acquisito nell'attuale funzione, a posteriori - eseguì circa duemila perquisizioni. Poi vi furono le numerosissime perquisizioni fatte dai carabinieri, almeno altrettante, con un impegno straordinario. Quello che poi è stato al tempo il flusso o l'eventuale deflusso di forze di polizia dal territorio a me sfugge completamente. PRESIDENTE. In merito a quale autorità dovremmo chiedere? Alla documentazione del dipartimento? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Potremmo cercare di fare una ricerca per vedere a livello di ordine pubblico ed a livello di Criminalpol cosa risulti in ordine all'eventuale invio e ritiro di forze dell'ordine. In questo momento non sono in grado di dirlo. CARLO D'AMATO. Sembra atipico il fatto che si possa disporre l'invio di ingenti forze che determinano una mobilitazione sul territorio con una forte compressione, evidentemente, delle attività criminali e che poi dopo poco tempo queste si ritirino e ciò non rappresenti un dato che sia stato apprezzato o valutato o comunque disposto in ragione di una logica. C'era una logica prima, quando è stato mandato il contingente di polizia, ci dovrebbe essere stata una logica dopo, quando esso è stato ritirato. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . E' vero, certo! PRESIDENTE. Bisogna acquisire tutti quanti i dati, non c'è dubbio! UMBERTO CAPPUZZO. Nel comitato non c'è? PRESIDENTE. No, nel comitato non si discute di questo. I verbali sono a disposizione dei colleghi. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Non c'è alcun riferimento. PRESIDENTE. Ho tratto questa informazione da atti di stampa. Se i colleghi lo ritengono, possiamo chiedere al Ministero... VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . Facciamo un riscontro ed io senz'altro risponderò per scritto. FRANCO FAUSTI. Nell'audizione di Galasso è comparsa questa ipotesi a testimonianza dell'accordo. Ne dà un'interpretazione piuttosto singolare. PRESIDENTE. Sì però guardiamo ai dati e vediamo. La ringrazio, prefetto Parisi; le faremo pervenire questa richiesta... VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE . No, non ce n'è bisogno, la ritengo acquisita. Può essere messo a verbale ed io provvedo subito. PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio. Sospendo la seduta fino alle 14,30, ora in cui avrà inizio l'audizione del generale Mei. Ho fissato questo orario per venire Pagina 2626 incontro alle esigenze dei colleghi che devono partire in serata. La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 14,40. Audizione del generale Abelardo Mei, direttore vicario pro tempore del SISMI. PRESIDENTE. Informo il generale Mei che la Commissione sta lavorando intorno alle connessioni e strutture della camorra, in ordine alle quali consegnerà alla fine di ottobre una relazione al Parlamento. In questo quadro è emerso con una certa nettezza il problema del sequestro dell'assessore Cirillo, il rapporto avviato con Cutolo ai fini della liberazione dell'assessore Cirillo. Questa mattina abbiamo ascoltato il vicario del SISDE all'epoca, prefetto Parisi, ed ora ascoltiamo lei che all'epoca era vicario del SISMI. Vorrei pregarla di riassumere alla Commissione il suo itinerario professionale, dopo di che dovrebbe riferire ciò che è a sua conoscenza in ordine a questo fatto. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Si riferisce ai miei trascorsi nell'ambito del servizio o anche prima? PRESIDENTE. Complessivamente. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sono un ufficiale in servizio permanente effettivo, quindi provengo dalle accademie, e praticamente ho passato tutta la mia vita nell'ambito delle trasmissioni, cioè parte telecomunicazioni ed elettronica. Sono stato dieci anni alla difesa come capo ufficio generale delle telecomunicazioni ed elettronica e successivamente sono entrato nei servizi di sicurezza. PRESIDENTE. Quando è entrato nei servizi di sicurezza? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Alla fine... Dunque, vediamo un po'... nel 1978, credo. Adesso il giorno esatto... PRESIDENTE. Con quale compito? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Con il compito di vice direttore del servizio addetto alla parte logistica e tecnica. PRESIDENTE. Chi era direttore del servizio? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Il direttore del servizio in quell'epoca era Santovito, mentre il ministro della difesa era l'onorevole Ruffini. PRESIDENTE. Sì. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Volevo chiarire una questione di fondo. Non sentendomi eccessivamente, anzi per nulla preparato in campo informativo, avevo subordinato la mia adesione al servizio alla possibilità di trattare esclusivamente problemi a mia conoscenza, e cioè la parte infrastrutturale, delle telecomunicazioni, elettronica e così via. Lo feci presente al ministro Ruffini assieme al generale Santovito, i quali furono d'accordo nel concordare con me che non mi sarei mai occupato durante i miei trascorsi al servizio di questioni di carattere operativo. Ciò effettivamente è stato tranne il periodo in cui il generale Santovito fu posto in licenza per 55 giorni, mi pare. PRESIDENTE. Cioè nel periodo in cui, mi pare, la vicenda Cirillo... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ho avuto questo incarico di supplenza dopo 10- 15 giorni che era stato rapito Cirillo, mi pare. PRESIDENTE. Quindi i primi giorni di... maggio? Pagina 2627 ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì. Ho sostituito Santovito alla fine di maggio e ho lasciato l'incarico di vicario alla fine di luglio, quando il generale Santovito è rientrato dalla licenza e ha riassunto la direzione del servizio. Posso, diciamo così essere interessato, per quanto riguarda la vicenda Cirillo, a 35-40 giorni, credo. PRESIDENTE. Sì fine maggio o fine aprile? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Fine maggio. Sono rimasto nei mesi di giugno e luglio. Perché, non risulta? PRESIDENTE. Forse ricordo male. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . In questi 50-55 giorni ho assunto il vicariato e ho dovuto anche far fronte alle esigenze di carattere operativo; praticamente significava avere rapporti con le divisioni prima e seconda, le vere operative del servizio, con le quali non avevo avuto alcun rapporto di alcun genere se non per questioni di carattere tecnico-logistico. Ovviamente tutto ciò che le divisioni hanno trattato in quel periodo veniva coordinato da me. ANTONIO BARGONE. Ventinove maggio? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì Santovito è andato via il 29 maggio ed è rientrato il 27 luglio, mi pare. ANTONIO BARGONE. Il 24 luglio. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non il 27? ANTONIO BARGONE. Ah, sì, il 27. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Il 27. Poi è tornato il generale Santovito, il quale ha ripreso il servizio in mano ed è stato sostituito dal generale Lugaresi il 15 agosto, mi pare. ANTONIO BARGONE. Il 5 agosto risulta. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ho capito. A me pare di no. Comunque non è questione... L'importante è che poi il generale Lugaresi abbia preso le consegne dal generale Santovito, dopo di che Lugaresi ha continuato a fare il direttore. Diciamo che non mi sono trovato troppo bene con... PRESIDENTE. Lugaresi? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . ...il generale Lugaresi, il quale chiaramente dimostrava la volontà di sottrarmi continuamente attribuzioni che avevo in precedenza. Non so per quale motivo, non per incapacità, perché sarebbe stato abbastanza grave, ma probabilmente perché riteneva di articolare il servizio in maniera diversa. Ciò mi portò a dare le dimissioni verso la fine di ottobre, dimissioni che poi furono accettate. Successivamente rientrai in forza armata e poi andai in quiescenza. PRESIDENTE. Quando andò in quiescenza? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Nel febbraio 1982. PRESIDENTE. E' passato, per alcune funzioni, a lavorare per il ministro della giustizia? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì. Sono stato al ministero della giustizia quando c'era l'onorevole Darida, successivamente anche con il ministro Sarti e poi con il ministro Martinazzoli. Il ministro Sarti rimase pochissimo tempo. Nel periodo di Sarti ero ancora ai servizi di sicurezza in quanto mi avevano inviato in supporto alle esigenze connesse con la sicurezza degli edifici giudiziari. Pagina 2628 PRESIDENTE. Lei si occupò di ciò quando andò al ministero? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì ho avuto anche una consulenza per 18 mesi da parte del Ministero di grazia e giustizia proprio per questa esigenza. PRESIDENTE. Consulenza retribuita? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì. PRESIDENTE. Con quanto? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Mi pare 35 milioni per tutto quanto. PRESIDENTE. Per 18 mesi? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì per 18 mesi. PRESIDENTE. Ciò avvenne dopo la vicenda Cirillo? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì direi di sì. Ero già uscito. PRESIDENTE. Quando inizia il rapporto con Darida? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Il rapporto con Darida è iniziato quando stavo ancora ai servizi di sicurezza. C'era la questione delle auto blindate, forse ricorderà, la necessità di... PRESIDENTE. Cosa hanno a che fare le auto blindate con le telecomunicazioni? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Si trattava di sicurezza in generale. Avevo competenza anche per quella divisione. PRESIDENTE. Ricorda il periodo? Sempre nel 1981? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì, anche nel1981. PRESIDENTE. Nel 1981 ci fu questo rapporto con Darida? ABELARDO MEI,Direttore vicario pro tempore del SISMI . Nel 1981 mi pare che Darida fosse già fuori. Al ministero sono andato con Sarti che dalla difesa passò al Ministero di grazia e giustizia. Successivamente Sarti andò via, subentrò Darida ed io continuai questo rapporto. PRESIDENTE. Non ricorda quando è cominciato il rapporto con Sarti? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Nel... 1980. Quando Sarti era ministro della giustizia. PRESIDENTE. Fu Sarti a chiamarla? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Certo. PRESIDENTE. Ho capito. Lei aveva già un rapporto di conoscenza con Sarti? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Lo conoscevo in quanto ministro della difesa; aveva visto che i servizi lavoravano in un certo modo e quindi pensò di usufruire di questa mia conoscenza. PRESIDENTE. Sulla vicenda Cirillo? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Nella vicenda Cirillo ci sono entrato in maniera molto marginale e molto fortunosa. Durante il primo periodo del rapimento non ne sapevo nulla, o quanto meno ne ero a conoscenza attraverso i giornali, ma non certamente per notizie datemi dal personale del servizio, in quanto non potevo trattare questioni operative con la prima e la seconda divisione. Durante la gestione del rapimento, non sapevo neppure se il SISDE era stato allertato, se era andato ad Ascoli Piceno; Pagina 2629 durante un pranzo conviviale per il quarantesimo anno dell'istituto Feltrinelli, ebbi occasione... PRESIDENTE. L'istituto tecnico? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . L'istituto tecnico di Milano. Stavo dicendo che in quella circostanza ebbi occasione di incontrare, tra gli altri, dopo tanto tempo, un certo Adalberto Titta, il quale al momento di salutarci, dal momento che avevamo parlato del caso Cirillo e di tante altre cose (c'erano parecchie cose in pentola come il caso Taliercio, Peci, eccetera), mi disse che se fosse stato di interesse avrebbe potuto trovare un canale per giungere a Cutolo. Io chiesi perché proprio Cutolo e lui rispose che il rapimento era avvenuto a Napoli dove nulla si muove, se la cosa è molto grossa, che Cutolo non ne sia a conoscenza. Lo ringraziai per questa sua offerta dicendogli che non potevo decidere nulla in quanto la parte operativa non era di mia competenza, ma che comunque avrei potuto avvertire il direttore del servizio. Rientrato a Roma, parlando con il generale Santovito, gli feci presente questa opportunità e gli dissi anche che Titta non lo vedevo da 40 anni e quindi non sapevo assolutamente cosa avesse combinato in quel periodo. Quindi, secondo il mio parere, bisognava cercare di capire bene quale fosse il curriculum di questo individuo e verificare se fosse credibile (diciamo così) sotto il profilo democratico. Il generale Santovito, d'accordo con me, avocò la cosa e mi disse di non preoccuparmi. Dopo tre giorni, e precisamente il 9 maggio, partii per gli Stati Uniti per una visita al direttore della DIA e tornai il 16 maggio. Dopo due-tre giorni dal mio rientro, parlai ancora con il generale Santovito per riferirgli ciò che avevo fatto in America; nel contempo lui mi annunciò che praticamente la questione Cirillo era andata a cattivo fine per la mancanza di collaborazione da parte del Cutolo stesso. Ciò significa che il canale era stato attivato ma non proficuamente sfruttato, anche per cattiva volontà, credo, da parte di Cutolo. Da quel momento la pratica si è anemizzata, perché così succede quando... PRESIDENTE. In realtà dai dati risulta che non era così ma che i rapporti andavano avanti. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Bisogna vedere quali rapporti. Non certamente con il SISMI. Dal momento in cui il 31 maggio presi praticamente il servizio in mano al cento per cento non ho mai avuto visione di alcuna pratica da parte della prima divisione, quella interessata a questo tipo di operazioni, né ho avuto dall'esterno sollecitazioni per riaprire il caso. Quindi per me il caso Cirillo si è esaurito dopo il colloquio con il generale Santovito, il quale mi disse che il caso veniva abbandonato. Ciò non significa che il SISDE non abbia continuato ad indagare. PRESIDENTE. Il SISMI? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Il SISDE, in quanto istituzionalmente interessato. PRESIDENTE. Da dati oggettivi, da varie indagini risulta che l'11 maggio il SISMI è intervenuto per prendere in mano la questione e che successivamente l'ha condotta fino alla fine. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non è precisamente così. Ricordo che ero in America; comunque, ricostruendo i fatti posso dire che esisteva una lettera, una circolare del ministro Andreotti, il quale diceva che i due servizi avrebbero dovuto collaborare, sia in campo operativo che infrastrutturale, per quanto riguarda il personale, eccetera, con il coordinamento del SISMI, che praticamente aveva affiliato il SISDE. La circolare giustamente stava a sottolineare che almeno fino a quando non fosse diventato maggiorenne il SISDE, il SISMI avrebbe dovuto assisterlo. Pagina 2630 Credo che in questo quadro, d'accordo il capo del SISDE, generale Grassini ed il capo del SISMI, avendo la possibilità di un certo canale, emerse la volontà di volerlo sfruttare. Non potendo andare in due, il SISMI, nell'ambito di questa collaborazione, ha cercato di venire a capo della vicenda. Come è noto la vicenda, a quanto mi risulta, per quanto riguarda la pista che il SISMI aveva in mano, è andata male e tutto è finito lì. PRESIDENTE. A me risultano cose diverse, comunque ora vediamo. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Vediamo. ANTONIO BARGONE. Dalle notizie in nostro possesso, sia da quelle che provengono dagli atti giudiziari ma anche dalla relazione parlamentare del Comitato sui servizi ed inoltre anche dall'audizione di questa mattina del prefetto Parisi, risulta che il SISMI si è occupato prevalentemente di questa vicenda soprattutto dal 10 maggio in poi. Vi sono però alcuni fatti che non sono chiari anche all'avvio di questa vicenda. Innanzitutto negli atti giudiziari si dice che il primo ad essere contattato è l'avvocato Cangemi, legale di Cutolo ed amico di Titta, e che all'avvocato Cangemi viene chiesto un contatto con Cutolo affinché si riesca ad individuare una pista ed a trovare i sequestratori. La risposta è "non è possibile che Cutolo collabori; Cutolo può semmai offrire una possibilità di trattativa per rilasciare il sequestrato, però con contropartite". In questo modo viene avviata la vicenda. Si dice anche che l'avvocato Cangemi - legale di Cutolo, lo ripeto, ed amico di Titta - avrebbe ricevuto una telefonata da un tale Pasquale Mollica della segreteria dell'onorevole Zaccagnini di presentazione di un tale Schiavone, vicequestore del SISDE, e si sarebbe incontrato con Titta e Musumeci che si dice, sempre negli atti giudiziari, erano stati mandati dal Presidente del Consiglio Forlani il quale era interessato alla liberazione del Cirillo. Su questo credo che vi sia bisogno di un chiarimento per capire come è stata avviata la trattativa per Cirillo ed a quale fini, tenuto conto - io almeno ritengo così e vorrei sapere cosa ne pensi lei - che era assolutamente impensabile che la camorra potesse collaborare col SISMI per colpire i sequestratori, perché avrebbe aperto un fronte con le brigate rosse che sicuramente non gli sarebbe convenuto aprire. Successivamente la gestione della vicenda è abbastanza anomala; questo peraltro è già scritto nella relazione del Comitato sui servizi, ma è molto più approfondita negli atti giudiziari. Intanto non sono chiari i rapporti all'interno del SISMI perché il responsabile è Santovito, che poi viene messo in ferie dal Presidente del Consiglio... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì, in licenza. ANTONIO BARGONE. E' scritto così nell'atto ed io l'ho ripetuto. Dicevo che poi lei è subentrato come vicario; si dice anche che, a seguito di un attacco di Pazienza, o meglio procurato da Pazienza su alcuni giornali, Tuttoroma e l'agenzia Repubblica , nei suoi confronti, lei avrebbe preferito defilarsi tanto che il colonnello Serappo dichiara al giudice istruttore: "Ero scavalcato nelle mie funzioni non solo dai miei superiori come Musumeci ma anche da inferiori come Pazienza". Risulterebbe quindi che la trattativa sarebbe addirittura stata condotta dal Pazienza in posizione di preminenza anche rispetto ai responsabili del SISMI. Che vi sia un'anomalia in questo è confermato dal fatto che Musumeci avrebbe avuto un ruolo di rilievo in questa vicenda, tant'è vero che il prefetto Parisi questa mattina ci ha riferito che all'incontro al Ministero di grazia e giustizia presso il dottor Sisti in cui vi sarebbe stato un presunto passaggio di consegne fra SISDE e SISMI erano presenti il prefetto Parisi, che ne aveva titolo in quanto vicario del SISDE, ed il colonnello Musumeci, che invece non aveva nessun incarico operativo ma Pagina 2631 era responsabile del controllo all'interno del SISMI. Questa è un'altra anomalia. Che vi fosse questo clima di intimidazione nei suoi confronti - e mi riferisco sempre agli atti giudiziari, non ho raccolto notizie qua e là - che le consigliasse di defilarsi lo dimostra il fatto che lei sarebbe intervenuto presso il generale Notarnicola per evitare che vi fosse un'inchiesta amministrativa nei confronti di Pazienza. Sto dicendo tutte queste cose... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Dovrà ripetermele una per una perché ho già perso il filo. ANTONIO BARGONE. Le consideri domande. Se vuole mi fermo eriprendo dopo. PRESIDENTE. Sono abbastanza... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . La prima cosa che lei ha detto è che trova anomalo il fatto che Santovito abbia incaricato Musumeci; poiché lei ha letto gli atti giudiziari e li ho letti anch'io, vi sono nelle testimonianze... ANTONIO BARGONE. Sono partito da come è nata questa trattativa: sono partito da Cangemi, dal rapporto con Titta e da chi avrebbero ricevuto l'incarico di iniziare questa trattativa e per quali obiettivi. Questa è la prima domanda. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Per quanto mi riguarda dissi al generale Santovito che era possibile attivare un canale per raggiungere Cutolo su questa questione attraverso una persona di mia conoscenza che si chiamava Titta Adalberto il quale, conoscendo Cangemi, lo avrebbe messo in contatto, attraverso l'avvocato Madonna, con Cutolo. ANTONIO BARGONE. L'avvocato Madonna? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì l'avvocato di Cutolo è Madonna. ANTONIO BARGONE. Dagli atti risulta che fosse Cangemi. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, non credo. ANTONIO BARGONE. Questo avvocato Madonna è la prima volta... PRESIDENTE. Credo che Cutolo avesse molti procedimenti. Un solo avvocato era insufficiente... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì certo, un solo avvocato non poteva bastare. Per quanto mi riguarda il discorso finché quando misi nelle mani del generale Santovito la questione. Egli mi disse che la questione gli sembrava interessante ed io mi raccomandai di controllare cosa avesse fatto questo individuo nei precedenti quarant'anni perché io l'avevo perso di vista e lui mi disse "ci penso io". Dopo di che ho tralasciato la questione perché è passata nelle mani di Santovito, il quale ha allertato sulla faccenda Musumeci; quindi il canale è Santovito, Mei, presentazione di Titta (non accreditamento), Santovito che chiama Musumeci e gli dà l'incarico di indagare sulla possibilità di trovare un canale per arrivare direttamente... PRESIDENTE. Era il 6? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Per quanto mi riguarda gli ho dato il 5 maggio la disponibilità, la presenza di questo canale che poteva essere sfruttato o meno a seconda di cosa ne avesse pensato il direttore del Servizio. Egli ha incaricato Musumeci il quale insieme a Belmonte credo abbia preso contatti con questo Titta dopo - spero - aver verificato la credibilità dell'individuo; dopo di che sono andati, con un aereo del servizio, come risulta dagli atti, da Milano a Pagina 2632 Reggio Calabria per controllare se questo Cangemi era veramente conosciuto da Titta; credo che abbiano constatato la disponibilità del Cangemi di arrivare fino a Cirillo e, tornando a Milano con una macchina del servizio, sono andati ad Ascoli Piceno (Belmonte e Titta) per cominciare la prima trattativa con il Cutolo. PRESIDENTE. A quale reparto apparteneva Belmonte? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Belmonte era praticamente il numero due nell'ambito dell'ufficio controllo e sicurezza, era il vice di Musumeci. PRESIDENTE. Quindi i reparti operativi furono tagliati fuori? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Quello è un reparto operativo perché doveva controllare la credibilità sotto il profilo democratico di tutto il personale del servizio. PRESIDENTE. Musumeci era iscritto alla P2, no? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì. PRESIDENTE. Ed era proprio lui a controllare il profilo democratico? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Signori miei, non è compito mio dirlo, ma rimane il fatto che prima che scoppiasse il caso di Castiglion Fibocchi tutta questa gente era tranquillamente salutata e riverita; poi è scoppiato quello scandalo e sono venute fuori certe cose. PRESIDENTE. Lei ha affermato che la prima e la seconda divisione erano quelle operative, le più delicate; se non ho capito male la domanda dell'onorevole Bargone, risulterebbe in qualche modo anomalo che non fossero quelle più immediatamente agguerrite sul piano operativo ad intervenire. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Diciamo leggermente anomalo, non completamente anomalo, perché il direttore del Servizio può disporre di qualsiasi elemento a sua disposizione per esplicare certe attribuzioni caratteristiche del Servizio stesso. In particolare, se la prima divisione era oberata di lavoro, egli avrà ritenuto opportuno alleggerirla di questa vicenda, affidandola a Musumeci, perché, in definitiva, si trattava soltanto di controllare la possibilità di aprire un canale. PRESIDENTE. I direttori della prima e della seconda divisione erano anch'essi iscritti alla P2? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, in tutto il SISMI (composto da 1.800, quasi 2.000 persone), gli iscritti erano solo sette. PRESIDENTE. Volevo solo anticipare una malignità di qualche collega che potrebbe osservare che per fare questa operazione era stato scelto fra i vari responsabili proprio quello iscritto alla P2. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo è vero. Per quanto mi riguarda non ho premuto verso la scelta di Musumeci, tant'è che credevo che lui avesse allertato Notarnicola. Vi era una certa ruggine fra Notarnicola e Musumeci per i soliti motivi di dipendenze o di spettanze, ma è certo che non sarebbe stato anomalo se il generale Santovito avesse affidato la questione a Notarnicola. Non si può però dire che è completamente anomalo il fatto che abbia chiamato Musumeci; se poi ci vogliamo aggiungere la questione della P2... Man mano che si è andati avanti tante cose sono state chiarite, ma allora non si poteva essere così sicuri di quello che... Il generale Santovito lo conosco bene, l'ho Pagina 2633 sempre apprezzato ed è un eccellente ufficiale: credo che nessuno lo possa negare. Il fatto che sia incappato nella P2 è tutto un altro discorso. PRESIDENTE. Più che incappato ci si è iscritto! Non vi è inciampato... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Può anche darsi che vi sia "inciampato". In piena coscienza debbo dire che molti ufficiali di basso grado sono "inciampati" nella P2 solo perché il loro superiore era un iscritto: questi ragazzi sono quelli che hanno più sofferto per questa questione ed io sono passato per un difensore di questi cinque che poi sono usciti ma hanno avuto la carriera, la vita e la famiglia rovinata. PRESIDENTE. La seconda questione era quella relativa a Pazienza. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Pazienza era un informatore personale del direttore; il direttore può scegliersi gli informatori che vuole, ma ne risponde egli stesso di fronte al Presidente del Consiglio. Pertanto, nell'ambito del Servizio, nessuno poteva criticare i rapporti tra Pazienza ed il generale Santovito. Per quanto riguarda l'affermazione di Notarnicola che dice che io gli ho impedito, è una balla grossa come una casa. Gli dissi "sii prudente a fare questa cosa" e lo dicevo per lui perché a me cosa interessava? In quel momento, quando mi disse quelle cose, mi pare - non mi ricordo quando l'abbia detto che non fossi ancora vicario (mi pare, può darsi che sbagli), ma anche se lo fossi stato era solamente un avvertimento di essere prudente in queste cose. Da chi aveva avuto lui l'ordine di "curare" Pazienza? Da Santovito? Da chi aveva avuto l'ordine Notarnicola? O lo faceva per conto suo, di sua iniziativa? Questo sarebbe interessante conoscerlo. ANTONIO BARGONE. Non lo può chiedere a me perché non c'ero. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Poiché dice di aver letto gli atti... ANTONIO BARGONE. Leggere gli atti non significa sapere come stanno le cose, tant'è vero che lei sta dicendo cose diverse da quello che è scritto negli atti. Come vede c'è la prova storica che questo non è sufficiente. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ho qui nella borsa il testo delle testimonianze rilasciate in occasione del processo Cirillo da Santovito, Musumeci e Belmonte, dove le cose scorrono come ho detto io; di Pazienza non si parla o se ne parla più in là. PRESIDENTE. Pazienza era ai Servizi in quel momento? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Pazienza è sempre stato accanto a Santovito. Finché c'è stato Santovito, Pazienza è stato nell'orbita dei Servizi, si vedeva al secondo piano di via XX Settembre; sparito Santovito, o meglio messo in licenza "cautelativa" il generale Santovito, Pazienza è sparito dalla circolazione, cioè non si è più visto presso i Servizi di sicurezza. Non l'ho più visto dal quel momento. ANTONIO BARGONE. Durante il sequestro Cirillo non l'ha più visto? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, mai più visto. PRESIDENTE. Vi è un problema: il 10 luglio 1981 Pazienza andò ad Acerra nella casa di Oreste Lettieri per incontrare Casillo, che era l'uomo dell'intermediazione con Cutolo siamo già a luglio - per trattare... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì ma non per ordine del servizio. Ognuno è libero di fare ciò che vuole. Non so chi glielo abbia detto, può darsi che qualcuno glielo abbia detto, Pagina 2634 ma certamente non glielo ha detto il servizio. Qui basta chiamare il generale Notarnicola e chiedere a lui se aveva mandato Pazienza a fare questa operazione. ANTONIO BARGONE. Il generale Notarnicola insieme con il colonnello Serappo è tra quelli che si lamentano del fatto che Pazienza comandava il servizio. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo è tutto un altro discorso. ANTONIO BARGONE. Questo è il discorso! ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . A me Pazienza non ha mai dato un ordine, per esempio. Con me era molto rispettoso. L'ho visto pochissime volte e quando veniva da me bussava ed entrava. Parlavamo del più e del meno e mai di servizio. Certo, stava vicino al generale Santovito. Ma era potente anche Musumeci allora, era potente anche Belmonte, che vuol dire? Perché stanno vicino al capo sono potenti? E i direttori di divisione cosa stavano a fare se si sentivano tanto defraudati? I casi erano due: o dicevano al direttore del servizio di cambiare modulo se no se ne sarebbero andati, o accettavano le cose come erano. Dopo tre anni vengono a dire queste cose, abbia pazienza! Ovviamente può darsi che mi sbagli, intendiamoci. Secondo me era giusto allora, quando le cose si stavano manifestando, manifestarle a chi di dovere, in questo caso al direttore del servizio. I capi delle divisioni, anche Serappo che era segretario particolare di Santovito, avevano libero accesso all'ufficio del generale Santovito. Ritengo che il Pazienza avesse una certa dimestichezza nel trattare le cose, ma tra dire ciò e dire chi comandava il servizio... a me ordini non ha mai dati, e ci mancava altro! ANTONIO BARGONE. Lei ha detto che non c'era più, che era sparito. Dal dire che non comandava il servizio a dire che era sparito mi sembra ce ne corra molto. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Credo di no, perché lui comandava il servizio, secondo ciò che dicono Serappo e Notarnicola, alla luce del generale Santovito. Spenta la luce del generale Santovito, lui è rimasto nell'ombra e per quanto riguarda l'accesso a palazzo Baracchini lui non è più venuto. PRESIDENTE. Il collega Bargone faceva una domanda: è vero che Pazienza tentò un ricatto nei suoi confronti facendo pubblicare sul giornale Tutto Roma un articolo lesivo della sua correttezza professionale? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Mi è giunto all'orecchio qualcosa del genere ma di queste cose non me ne curo perché se c'è qualcosa ci sono i carabinieri ed i magistrati. Se qualcuno vuol dire qualcosa sulla mia onorabilità si rivolge ai carabinieri i quali fanno rapporto e lo inviano al magistrato: tutto il resto sono balle. Se uno dovesse leggere ciò che scrivono i giornali ed arrovellarsi starebbe fresco. Mi ricordo vagamente questa faccenda, ma non ne ho mai tenuto alcun conto. Adesso lei me lo sta ricordando, adesso mi sovviene questa faccenda che lui aveva pagato Tutto Roma che poi era un giornalucolo da 50 lire o 100 lire. Tutto Roma era veramente una cosa pietosa. ANTONIO BARGONE. Anche l'agenzia Repubblica . ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Anche l'agenzia Repubblica, però io questi pezzi di carta non li ho visti né li ho voluti vedere perché non mi interessavano. PRESIDENTE. Era un articolo nel quale si diceva che lei aveva rapporti preferenziali con una ditta svizzera di impianti tecnologici avanzati. Questo articolo Pagina 2635 avrebbe dovuto essere pubblicato dietro pagamento di 2 milioni di lire. Ci fu un tale Magri, che lavorava con Pazienza, che si presentò, se non ricordo male, al direttore di questo settimanale chiedendogli di pubblicare l'articolo e portandogli i 2 milioni. Subito dopo un capitano, che faceva parte del SISMI, andò dallo stesso direttore offrendogli la stessa cifra per non pubblicare l'articolo. Il direttore intascò i 2 milioni e non pubblicò l'articolo, restituendo le bozze all'altro. Si dice, da parte di persone che sono state interrogate in questi anni, che sostanzialmente la sua prudenza nei confronti di Pazienza era determinata dal suo timore di essere ricattato da lui. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Assolutamente no, lo posso garantire. Per quanto riguarda la ditta svizzera, la Hagelin, essa è l'unica al mondo che costruisce apparecchiature crittofoniche di altissima tecnologia. Chi voleva fare qualcosa di positivo doveva andare alla Hagelin a Zug: questo è vero. Certo che ero amico, ci trattavo, abbiamo cambiato tutto il parco macchine che bisognava cambiare in quanto l'altro era vecchio. Erano i Presidenti del Consiglio essenzialmente che volevano questa cosa, questo aggiornamento tecnologico per impedire che tante conversazioni telefoniche potessero essere intercettate in maniera accidentale. ANTONIO BARGONE. Torniamo al sequestro Cirillo. Le avevo già fatto questa domanda a proposito degli obiettivi della trattativa su cui vorrei sapere di più. Come si è sviluppata? Intanto dagli atti risulta che Pazienza era al centro di questa trattativa, anche se lei dice che era sparito. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . La seconda o la prima? ANTONIO BARGONE. Quella successiva, quella del SISMI. PRESIDENTE. Dopo l'11 maggio. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Pazienza non c'era dentro, che io sappia. ANTONIO BARGONE. Bene, prendo atto della sua risposta. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Dal 9 al 16 maggio ero negli Stati Uniti, quindi non potevo sapere cosa accadeva là dentro. Il giorno 16, grosso modo , è stata fatta la seconda visita nella quale Belmonte disse a Musumeci che la cosa non poteva andare avanti perché non vi era collaborazione da parte di Cutolo. Poi fece una terza riunione verso la fine del mese nella quale fu confermata la tesi di Belmonte ed il direttore del servizio disse di cancellare la cosa e di ciò dovrebbe essere stato avvertito anche Parisi perché i due servizi, checché se ne dica, lavoravano in parallelo e qualsiasi documento di una certa importanza usciva fuori da un servizio, andava per conoscenza anche all'altro: questo è sicuro. PRESIDENTE. Quindi Parisi doveva essere avvertito che il SISMI era uscito di scena. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non che era uscito di scena, ma che non era più conveniente andare avanti lungo quella pista che si era interrotta per l'ostinazione di Cutolo il quale non voleva portare avanti la trattativa. Ad un certo momento quando le cose non vanno avanti, si continuano? No, si chiudono. E' stata anemizzata. PRESIDENTE. Lei afferma che la trattativa, che comunque ci fu (perché risulta), non fu quindi condotta dal SISMI, dice lei. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì dal SISMI sì perché l'ha condotta Belmonte. La prima parte della trattativa; fino ai giorni 8 o Pagina 2636 9vi era Criscuolo del SISDE, poi ad un certo punto si vide che questo servizio non andava avanti, venne fuori... PRESIDENTE. Come facevate a sapere che non andava avanti? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Perché vi era un continuo contatto di informazioni tra i due servizi. Vi era quella famosa collaborazione imposta da quella circolare... PRESIDENTE. Se vi era collaborazione non si capisce perché ad un certo punto Sisti convoca Parisi con Musumeci e dice al primo che è giunto il momento di passare la mano. Se ci fosse stata quella famosa collaborazione la questione si sarebbe risolta tra servizi. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Se ci fosse stata collaborazione come dice lei, io avrei preso il buon Titta e lo avrei passato al SISDE, che se la vedesse lui visto che era suo compito istituzionale... PRESIDENTE. Quindi non c'era collaborazione! ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . La collaborazione c'era, tant'è vero che avendo il SISMI una struttura operativa più consistente, si pensava che una maggiore conoscenza nell'ambito di Napoli (perché bisogna pensare anche a questo)... Il SISMI aveva pensato... Poi il coordinamento, in base a quanto specificato dalla circolare Andreotti, doveva essere fatto dal servizio più forte che era il SISMI il quale doveva passare un certo numero di carico... PRESIDENTE. La questione è questa: Santovito sa che il SISDE sta lavorando, ha le sue informazioni su Titta, non passa questa informazione al SISDE ma la elabora per conto suo. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì. PRESIDENTE. Poi l'11 avviene una cosa un po' strana: Parisi non sa da Santovito che è arrivato il momento di passare la mano... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ma Parisi non doveva saperlo da Santovito, ma da Grassini, che era il direttore del SISDE. PRESIDENTE. Invece non lo sa da Grassini ma da Sisti, che non c'entra niente in questa storia perché dirige gli affari penitenziari. A questo personaggio si è rivolto Musumeci per attuare questo passaggio. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Senta, presidente, se ad un certo momento un vicedirettore dei servizi si fa convocare anche da un personaggio come Sisti, allora dorme da piedi. Questi non è certamente Parisi al quale riconosco una enorme capacità sotto tutti i profili. Quindi certamente Parisi è stato mandato al colloquio con Sisti con l'autorizzazione del SISDE, ossia del generale Grassini. PRESIDENTE. Ci rivolgiamo alla sua competenza per capire. Il passaggio non avviene tra servizio e servizio, il passaggio avviene in un'altra maniera. In realtà vi è un personaggio come Sisti (almeno questo è quanto lei ha affermato poc'anzi e poi spiegherà alla Commissione cosa intende dire)... In pratica un funzionario del Ministero della giustizia chiama Parisi per dirgli che è giunto il momento di passare la mano. La cosa singolare è che in operazioni di sicurezza intervenga un funzionario di altro ministero a dire che è giunto il momento di passare la mano. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sisti era nella catena perché essendo direttore generale degli istituti di pena, era quello che dava l'autorizzazione per entrare nelle carceri. PRESIDENTE. Esatto, ma chi decide chi entra nelle carceri e fa la richiesta Pagina 2637 non è Sisti: egli una volta avuta una richiesta dice sì o no, ma deve esserci stato qualcuno da qualche altra parte che ha deciso che... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Secondo me sono accordi tra i due capi dei servizi cioè tra Grassini e Santovito. PRESIDENTE. A noi risulta che quando Parisi va da Musumeci non sa cosa deve succedere e lì apprende che è giunto il momento di... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ma Parisi, vicedirettore del SISDE, si fa dire queste cose da Musumeci o da Sisti? PRESIDENTE. Pare che in quella riunione Musumeci abbia detto (l'espressione non è delle più raffinate, ma la materia non è raffinata): Cutolo vi ha schifato (riferendosi al SISDE) per cui è il caso che interveniamo noi. Questo presupporrebbe un contatto già avviato tra SISMI e Cutolo. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Si dicono tante cose, non so se la parola riferita da Musumeci sia vera. So solamente una cosa e cioè che né Sisti né Musumeci né Parisi erano in grado di stabilire questo passaggio di consegne, ma lo erano solamente, a mio avviso, i due direttori, che mi pare fossero in sede in quel periodo. Io poi ero in America e non so niente di questa questione. Lei giustamente dice che si meraviglia, ma mi meraviglio anche io, in un certo senso. Se non ci fosse stata concordanza tra i due direttori dei servizi allora la questione era tutta da ridere! Ma che si fa tutto quanto senza che i direttori sappiano niente? Soprattutto quando si tratta di una cosa delicata come questa? PRESIDENTE. Lei poi ha detto che il 16, quando torna dall'America, e Santovito le dice che la cosa è finita, avrebbe dovuto essere informato Parisi. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Certo, dovrebbe essere così La collaborazione tra i due servizi era abbastanza stretta; non vi era un antagonismo feroce. L'antagonismo feroce era nel fatto che il SISDE voleva il personale e il SISMI faceva un po'... PRESIDENTE. Voleva anche i documenti, in realtà. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . I carabinieri dovevano dare il personale e non lo davano, la Guardia di finanza doveva dare il personale e non lo dava, quindi questo povero SISDE nasceva con molta fatica. Meno male che è arrivato Parisi che ad un certo momento ha cominciato a mettere le cose a posto; però era un grosso cervello sopra un corpo rachitico che poi man mano si è andato formando. Non è che i servizi si riformino o si rifanno o si attivano in quattro e quattr'otto: chi dice una cosa simile non conosce lo spirito dei servizi. Sono cose molto delicate che per essere attivate o mutate abbisognano di molto tempo, molta pazienza e soprattutto molta capacità. ANTONIO BARGONE. Pazienza c'era... ABELARDO MEI, Direttore Vicario pro tempore del SISMI . Non quel Pazienza, che avrebbe fatto più "cagnara" che altro. PRESIDENTE. Quanto alla questione Pazienza- articolo ufficiale del SISMI che va dal giornalista a offrirgli la stessa cifra che aveva offerto l'altro per non pubblicare l'articolo, che non è pubblicato... mentre precedentemente mi pare che fosse stato pubblicato un altro critico nei suoi confronti e nei confronti del sottosegretario, onorevole Mazzola... Il dottor Cencelli è accusato di rapporti impropri con la Mondialpol, un'agenzia di vigilanza. In relazione a questa cosa - mi permetto di chiarire il senso della domanda che le faccio - poiché sembra che Pazienza ha sostanzialmente seguito - Pagina 2638 non so se in parte per i servizi, in parte per sua, come dire, dedizione alla causa o in parte per altri input ... ANTONIO BARGONE. Dagli atti risulta perché incaricato dall'onorevole Piccoli. PRESIDENTE. Questo lo dice lui, bisogna vedere se è vero, comunque gli input possono essere tanti. Il sapere, come dire, se Pazienza è stato lasciato fare perché aveva capacità ricattatorie nei confronti di chi poteva impedirgli di fare, non è certamente cosa di secondaria importanza. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non certamente di Cutolo; non poteva mica ricattare Cutolo, Pazienza. PRESIDENTE. Il problema non era Cutolo, era lei. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ah, io. Beh, c'era poco da ricattare, perché io non avevo fatto niente e stavo estremamente tranquillo. PRESIDENTE. Lei ignorava che c'era stato questo ufficiale del SISMI andato a pagare questo... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ignoravo perfettamente. PRESIDENTE. E' la prima volta che lo sa? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Come ho detto all'onorevole Bargone, a me sta bene questo fatto, adesso completo il quadro. Sapevo di questi articoli ma non me ne sono mai curato, perché sono del parere che è inutile andare a far cagnara quando si ha la coscienza a posto. PRESIDENTE. Quindi, nessuno le ha mai detto che un ufficiale del servizio di cui lei era vicario era andato ad offrire una somma di denaro perché un articolo per lei dannoso non fosse pubblicato? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Io ero vicario ma mi interessavo della parte tecnico-logistica. Io non avevo alcun contatto con la I e II divisione. Non sono mai venuti da me con una pratica a discuterla quelli della I e della II divisione. PRESIDENTE. Scusi la nostra ignoranza, non essendo nessuno di noi pratico di servizi, ma l'impressione che si ha è che se c'è da fare un'operazione che salvaguardi un alto ufficiale - praticamente il numero due del servizio quest'ultimo dovrebbe saperlo: "Guarda che qui stiamo spendendo una somma del servizio per proteggerti". Questo è avvenuto. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Io, ripeto, in questo momento... non escludiamolo ma posso dire tranquillamente di non... PRESIDENTE. No, noi no, l'escluso è lei. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non ricordo assolutamente una cosa del genere, che mi abbiano detto di aver dato dei soldi per chiudere un mio articolo... PRESIDENTE. Non un suo articolo, un articolo su di lei. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì sì appunto, un articolo che mi riguardava. Quindi, non c'erano problemi. PRESIDENTE. Quindi, aveva, come dire, degli estimatori all'interno del servizio che si muovevano a sua difesa senza dirglielo. Pagina 2639 ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo io non... Estimatori ne avevo ma avevo anche... PRESIDENTE. Detrattori? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Eh! Ha voglia lei! E può darsi pure che questi articoli fossero un po' "pelosi" per quanto riguardava, diciamo così l'attività mia. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Pelosi in che senso? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, no, pelosi nel senso di avere il pelo (Si ride) . Con tutti questi nomi di gente coinvolta, scappano fuori sempre... Quindi, avevo anche dei nemici nell'ambito del servizio, chiaramente. Può darsi pure che queste cose siano venute fuori... PRESIDENTE. Scusi, la catena Pazienza-Santovito- Musumeci faceva parte, diciamo, di questi suoi nemici o comunque critici o no? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Mah, io non me ne sono mai accorto. Santovito con me è stato sempre di una lealtà notevolissima. Musumeci non mi ha mai dato alcun fastidio, sino a quando mi insabbiava le pratiche relative alle informazioni di alcune persone, insomma. PRESIDENTE. Che non è cosa di secondo piano. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, questa è solo una battuta. Con Pazienza, ripeto, ho avuto ben poco da fare. Se lo gestiva direttamente Santovito. Io l'avrò visto nel mio ufficio tre volte. PRESIDENTE. Però, questa posizione "dominante" di Pazienza a lei era nota? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Dominante, no, cioè che lui dominasse Santovito, no. PRESIDENTE. Diciamo, "condominante"? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Beh, diciamo così che lui per certe attività si muoveva molto bene, questo sì. Ne posso render conto perché aveva una conoscenza abbastanza interessante al di fuori dei confini nazionali, questo sì. Però non so se lui poteva incidere - questo lo voglio dire - sull'attività della I divisione. Con quel mastino di Notarnicola non ci sarebbe stato niente da fare, assolutamente, secondo me. Però, ripeto, quando Santovito o il ministro dovevano andare negli Stati Uniti, in Francia od in Inghilterra, un buon ambasciatore era il Pazienza, non so per quale motivo, per le conoscenze pregresse, eccetera. ANTONIO BARGONE. Infatti, risulta aver fatto 130 viaggi con aerei del SISMI. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo non lo so perché l'aereo non dipendeva da me ma dipendeva dal capo dell'ufficio del direttore. Può darsi, intendiamoci. ANTONIO BARGONE. Vorrei che ci chiarisse i termini della trattativa ed il ruolo della camorra. Noi questa mattina abbiamo saputo - lo sapevamo già ma ci è stato confermato che furono trasferiti nel carcere di Ascoli Piceno Sante Notarnicola, Bosso, Attimonelli e Pellecchia, che dovevano essere poi il tramite con le Brigate Rosse. Poi si è condotta una trattativa. Si è detto - ripeto: negli atti giudiziari ma anche nella deposizione del collaboratore di giustizia Galasso - che in questa trattativa ci sono state delle interferenze e delle presenze. Sanfilippo, Galati, Sanna, Fenzi, Planzio, Ognibene, Biamonte, Franceschini, dicono tutti che c'è stato un interessamento di una parte della democrazia cristiana - in particolare Pagina 2640 dell'onorevole Gava ma non solo, anche di Piccoli - per la liberazione, una trattativa che prevedeva delle contropartite per la camorra, che dovevano essere non soltanto quella di liberare il territorio dalle forze dell'ordine - cosa peraltro, non so se per una coincidenza o per altri motivi, successa subito dopo, perché furono ritirate tutte le forze dell'ordine che erano state mandate in soprannumero a Napoli e che avevano fatto precipitare il numero dei reati - ma anche quella degli appalti del dopo terremoto. E questo era confermato anche dalla presenza in carcere di alcuni di questi esponenti. Vorrei sapere rispetto a questi elementi - che ripeto risultano dagli atti - lei cosa ha da dire, chi in particolare ha condotto questa trattativa, in che termini e come si è conclusa. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Di tutti i nomi che lei mi ha detto non ne conosco neanche uno. E' la prima volta che li sento nominare, salvo l'onorevole Gava che è sempre sui giornali, è una persona conosciuta, anche quando era ministro delle poste, ma degli altri non so assolutamente niente. Chi sia stato o non sia stato, non lo so. Certo, non era il SISMI che faceva i trasferimenti dei detenuti ma doveva essere, probabilmente, il Ministero di grazia e giustizia, cioè il direttore generale degli istituti di prevenzione e pena. Quindi, bisognerebbe andare verso quella parte là, cioè verso il SISDE. Il SISDE dovrebbe sapere tutto quanto di queste cose e, per riflesso, la I divisione. Ripeto, so che annoio, ma ero fuori di tutto questo discorso. ANTONIO BARGONE. Ma ci può dire almeno in che termini è stata condotta la trattativa? Questo dovrebbe saperlo. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Bisogna vedere quando. ANTONIO BARGONE. Fino al rilascio, perché la trattativa c'è stata, indubbiamente, perché un riscatto è stato pagato questo è ufficiale - ed è stato rilasciato il sequestrato. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ma non è l'attività dei servizi che ha portato al rilascio, mi pare. ANTONIO BARGONE. Ma lei non sa niente di questo? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non so niente di queste cose, perché nessuno me le ha mai fatte presenti. Basta chiedere al direttore della I divisione per sentire se lui mi ha fatto presenti queste cose. Non è che nel servizio di sicurezza di quel periodo c'era un solo fatto, il caso Cirillo, ma ce ne erano tantissimi, molto più importanti sotto il profilo operativo di quello di Cirillo, che per noi era chiuso. ANTONIO BARGONE. Titta, Musumeci, Belmonte che ruolo hanno svolto? Non lo sa più? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, no, io lo so. Titta, Musumeci e Belmonte hanno svolto la loro azione dal giorno 10, mi pare, 11 maggio, fino all'ultima visita che fecero così per dire "facciamo un ultimo tentativo", che mi pare sia stata il 28 maggio. Tre visite hanno fatto questi: una verso l'11 o il 12; un'altra verso il 15 o il 16 o il 17 (doveva essere domenica, non lo so, anche perché leggo anch'io)... Siccome sono stato testimone a Napoli al processo Cirillo, lì la cosa era abbastanza seria e quindi mi sono dovuto documentare abbastanza. Ecco, anche in quel caso lì risulta quello che ho detto e cioè che il giorno 29 la questione riguardante Cutolo è stata anemizzata da parte del servizio. Già avevano cominciato il giorno 17, alla seconda visita, dopo di che sarà passato in mano a qualcun altro il discorso, perché non è che si è esaurito lì perché se Cirillo è stato liberato qualcuno poi si deve essere interessato della bisogna. Chi Pagina 2641 è stato? Io personalmente non lo so. L'archivio dei servizi di sicurezza può dire qualche cosa, più il SISDE che non il SISMI. ANTONIO BARGONE. Pare che non ci sia più niente. Non risulta che ci sia una memoria... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Come non c'è più niente? E allora vuol dire... ANTONIO BARGONE. E' la relazione dei servizi che dice che in pratica non esiste un documento su questa... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, lo dice Lugaresi su una richiesta da parte del ministro Lagorio. Dice che sulle cose non importanti non si facevano appunti, non si scriveva niente; ma solamente nei fatti che dovevano essere riportati all'esterno del servizio. PRESIDENTE. E questo è esatto? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . E' esatto. Se una cosa è molto importante, cominciavamo a mandarla a Mazzola, ai carabinieri, alla Guardia di finanza, alla polizia... PRESIDENTE. Mi scusi, generale, per capire un attimo. Questa questione comporta un contatto da parte di ufficiali dei servizi con un capo camorra - una vicenda che ha avuto due omicidi e un sequestro di persona -, contatto che avviene passando attraverso strutture legali come sono le carceri, in cui comunque qualche traccia resta (si può cancellare tutto ma è inutile perché prima o poi le cose vengono fuori, quando passano attraverso questi canali). Allora, è pensabile che in una cosa di questo genere non fosse rimasta - anche per ragioni ostruzionistiche, di autodifesa dell'istituto - una traccia, perché se un domani fosse capitato un qualcosa si potesse dire: "Guardate che le cose hanno avuto questa dinamica". Non staremmo qui a chiederci, a disturbare lei ed altri. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Per carità, non è un disturbo, è per cercare di capire quel che è successo. Secondo me, le prime tre visite non avevano bisogno di alcuna traccia scritta, perché erano questioni di carattere verbale in quanto niente si è praticamente configurato. Si è solamente fatto dei colloqui dove si è accertato che il Cutolo praticamente ignorava la possibilità di risolvere il problema attraverso i servizi di sicurezza. Forse lui cercava un altro canale più importante? Bisognerebbe vedere quello che è successo dopo quella data. Può darsi che lui abbia trovato un altro canale, non lo so, oppure sia rimasto fuori da tutta la parte decisionale, anche se è difficile pensarlo perché, come ripeto, a Napoli in quel momento Cutolo sapeva tutto. PRESIDENTE. Che la trattativa era in corso risulta anche da questo, che il 10 giugno 1981 un detenuto originariamente comune e poi diventato politicizzato in carcere, Sante Notarnicola, manda dal carcere di Palmi un telegramma a Cutolo che suona così: "Pur nell'impossibilità di fermare un processo avviato, ho trovato la necessaria disponibilità al dialogo ed al confronto. Importante è non cadere nelle trappole di chi semina zizzania e mantenere rapporti che devono essere impostati sul reciproco rispetto e fiducia". Ora, Notarnicola era stato mandato a Palmi, dove c'erano i grossi delle Brigate Rosse, e scrive a Cutolo in questi termini, segno quindi che la trattativa, come dire, andava. Ora, una delle domande è questa. Lo scopo per cui Titta e Belmonte vanno da Cangemi e poi da Cutolo qual è? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo è il 10 giugno, quindi è successivo al momento in cui Santovito chiuse la trattativa per... Pagina 2642 PRESIDENTE. Esatto, per questo l'ho citato. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ritengo... dopo che il SISMI è uscito da tutto il discorso, e credo che anche il SISDE sia uscito dal discorso, ad un certo punto si è riattivato qualche altra cosa che, attraverso trattative varie, è arrivata alla liberazione di Cutolo. Cutolo è stato liberato, non c'è niente da fare, e non è stato liberato perché le Brigate Rosse si sono decise: "Va bene, mandiamolo a casa che è tardi". No! PRESIDENTE. Cirillo, non Cutolo, potrebbe offendersi qualcuno per la confusione. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . E' giusto, Cirillo. Quindi, Cirillo è stato liberato, secondo me, in base a certe operazioni. Chi le ha condotte? Beh, questo personalmente non lo so. Certamente non da servizi di sicurezza, perché, ripeto, era stata anemizzata l'operazione alla fine di maggio. PRESIDENTE. Se il 10 giugno 1981 un detenuto scrive all'altro ed è stato trasferito pochi giorni prima per questo, questi soggetti - comunque contitolari della trattativa avevano rapporti per lo meno con la direzione delle carceri, perché altrimenti queste traduzioni non potevano esserci. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Certo, ma siccome mi sembra che questo detenuto, Notarnicola, sia ancora vivo, perché non chiederlo a lui? Lui è quello che dovrebbe chiarire il senso, perché è abbastanza nebuloso il discorso di quel messaggio, non si capisce bene cosa voglia dire e dove voglia andare ad appendersi. ANTONIO BARGONE. Nella relazione del Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza del 10 ottobre 1984 si dice ad un certo punto: "Dell'operazione Cirillo non v'è memoria perché non è stata un'operazione ufficiale fatta dal SISMI come tale ma da quello spezzone parallelo e segreto che si era costituito all'interno del servizio e che aveva collegamenti con altre parti, altri uomini dell'amministrazione statale". Poi spiega anche perché (lei probabilmente lo avrà letto). Lei condivide questa valutazione? PRESIDENTE. Sulla base della sua esperienza. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ad un certo momento basta far dei nomi. C'è stato un processo per il super SISMI, o no? Chi c'era dentro? Santovito, Musumeci e il povero Belmonte. Loro hanno condotto l'azione su Cutolo (non mi sono sbagliato questa volta) e quindi è chiaro che ad un certo momento, se è riconosciuto il fatto che il super SISMI era composto da questi tre più Pazienza, è chiaro che questi tre, avendo collaborato, possono far pensare che il super SISMI, cioè una struttura anomala, al di fuori dei canali ufficiali dei servizi, ha potuto fare qualche cosa, questa cosa. Ma questa è una mia supposizione, non la posso suffragare con dei fatti. PRESIDENTE. Perché Santovito le avrebbe detto una cosa non corrispondente al vero il 16 maggio, dicendole che si era anemizzato tutto. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Si era anemizzato, veramente si era anemizzato. PRESIDENTE. Ma a lei risultava che si era anemizzato? ABELARDO MEI,Direttore vicario pro tempore del SISMI . Me lo ha detto. PRESIDENTE. No, a parte il fatto che glielo diceva. Pagina 2643 ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, no, a me non risultava perché non ho visto dei pezzi di carta. E' certo che non se ne è più parlato e questo è indicativo. Non se n'è parlato non solo dopo la fine di maggio ma anche nei mesi successivi, giugno e luglio. Poi è rientrato Santovito il 27 luglio, facendomi un grandissimo favore... PRESIDENTE. Mi scusi, generale, perché lei dice che forse qualche traccia scritta è conservata presso gli archivi SISDE? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Perché il SISDE istituzionalmente era quello che si doveva preoccupare di questa cosa. E' quello il servizio che si interessa della sicurezza democratica. PRESIDENTE. Ma se fu messo da parte? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ma lui aveva già in precedenza fatto qualcosa e certamente se Musumeci avesse preso degli appunti e li avesse presentati a Santovito, perché solo quest'ultimo è autorizzato a farli "uscire" fuori, sarebbero senz'altro arrivati a Grassini. Questi li avrebbe passati alla divisione competente e li avrebbe messi in archivio. Quindi i casi sono due. A mio avviso il più logico è quello che non è stata lasciata memoria scritta di alcun genere. L'altro, in percentuale molto piccola secondo me, è che abbiano portato via i documenti. Ma non credo. Per che cosa? PRESIDENTE. La cosa che continua a non capirsi è quali siano i soggetti: è uscito uno, è uscito l'altro, quello è stato scarcerato, ma la trattativa c'è stata. Chi l'ha fatta? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Appunto. Io dico questo: una trattativa è stata iniziata dai servizi di sicurezza (prima SISDE e poi SISMI). La trattativa si è anemizzata, cioè non ha portato ad alcun risultato, tant'è che il Santovito, che era praticamente il primo responsabile di questa operazione, ha detto: "Va bene, tagliamo il discorso, anemizziamo tutto quanto". Certamente... PRESIDENTE. Le ha detto di aver fatto questo? Lei non sa se ciò è stato fatto? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Quando sono tornato dagli Stati Uniti a me ha detto: "Guarda, per quanto riguarda la questione di Cutolo, questa pista proprio non va; non si riesce a fare niente; adesso vediamo un po' cosa possiamo fare, ma certamente la chiudiamo". Questo mi disse, grosso modo s'intende. Ciò poi è stato successivamente riconfermato con la terza visita, dove praticamente disse che non c'era più niente da fare. Questo è tutto. Dopo di ciò, per ripetere ancora una volta la questione, qualcosa deve essere successo perché, se si è arrivati alla liberazione di Cirillo, qualcuno ci deve aver pensato! Certamente non il SISMI. PRESIDENTE. Può essere che ci abbia ripensato il SISDE? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Ma non credo. L'avrebbe detto al SISMI. C'è una collaborazione con questa gente. Non è che fossero due servizi... PRESIDENTE. La collaborazione - mi scusi l'ingenuità credo sia amplissima come al solito, ma su questo fatto, visto come è avvenuto il passaggio delle consegne, francamente... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Non è un passaggio. Io sono convinto che i due direttori del servizio si sono messi d'accordo per stabilire che, visto e compreso che il Pagina 2644 SISDE non andava avanti su questa pista, considerato che ... io ho una pista nuova, falla gestire a me! Forse è stato quello l'errore di Santovito. Doveva passare il discorso a Criscuolo perché lo gestisse lui, secondo me! Invece ha voluto gestirlo lui, non so per quale motivo, forse perché riteneva che quei suoi funzionari fossero più bravi, non lo so. Ma è certo che è andato avanti con questa soluzione, la quale poi, aperto il canale, è arrivata praticamente a niente; e ha chiuso l'operazione. PRESIDENTE. Comunque c'è qualcuno che si è dimostrato più bravo del SISDE e del SISMI a fare questa operazione. UMBERTO CAPPUZZO. Ritengo che qui si faccia un po' di confusione, usando indifferentemente due termini. Il primo è l'attività informativa di partenza, che inizia dal presupposto che in un ambiente come Napoli nulla potesse essere fatto che sfuggisse alla camorra, la quale quindi diventava soggetto interessante per poter attingere dati informativi... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Senatore, ricordiamoci anche che a Napoli c'è un comando alleato, della cui sicurezza è responsabile il SISMI. Ciò vuol dire che era ben introdotto sotto questo profilo. UMBERTO CAPPUZZO. Il primo punto è dunque quello dell'attività informativa. Successivamente si è parlato di trattativa. Se noi confondiamo le cose, evidentemente non ne veniamo fuori. Io ritengo che i servizi di informazione giustamente siano stati attivati alla luce di questa particolare caratteristica dell'ambiente napoletano. Debbo dire peraltro, per la carica che rivestivo a quell'epoca e per la mia presenza nel comitato di sicurezza... In tale comitato - voglio ricordarlo - erano presenti moltissimi di coloro che poi sono risultati nell'elenco della P2 (l'unico non nella P2 sono stato io!): Torrisi, Santovito, Grassini, Malfatti, Giannini, Semprini, Pelosi. PRESIDENTE. Era in pessima compagnia, generale! ABELARDO MEI. Direttore vicario pro tempore del SISMI . Forse era fuori dall'elenco il capo della polizia! UMBERTO CAPPUZZO. No, era Coronas... PRESIDENTE. Non c'era? (Commenti) . UMBERTO CAPPUZZO. No, non c'era. Non ho nulla contro queste persone, nei cui confronti ancora adesso ho sentimenti di grande considerazione. Debbo dire che in quell'ambiente mai nulla è trapelato di direttive particolari sul piano politico per privilegiare un filone piuttosto che l'altro dell'indagine, lasciando ai responsabili istituzionali le scelte da compiere. Questo è un fatto che devo chiarire senza ombra di dubbio. Debbo dire che, per la carica rivestita, neanche indirettamente dagli amici del SISMI (tra i quali c'è l'amico Abelardo Mei) mi è stato mai detto che si stava trattando debbo dirlo proprio onestamente - con la camorra per venire ad una soluzione del caso Cirillo. C'è un dato di fatto, che Cirillo ad un certo punto è stato liberato, che evidentemente qualcuno ha pagato e che in un qualche modo una qualche organizzazione o agenzia (la si chiami come si vuole) ha favorito Mei. Quindi ritengo che l'equivoco nasca dal fatto di volere trovare, a livello istituzionale, l'anello tra l'attività informativa di partenza e lo svolgimento della trattativa. Se noi riuscissimo a separare le due cose, vedere dove finisce l'attività informativa, che poi, a quanto sembra, è fallita... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sì, sì. Pagina 2645 UMBERTO CAPPUZZO. ...è fallita, come abbiamo appreso stamane dal prefetto Parisi, per quanto riguarda la prima fase; sembra che sia fallita anche la seconda fase, come apprendiamo adesso dal generale Mei. Bisognerebbe allora trovare il punto di giunzione per quello sviluppo: che siano stati i servizi paralleli... SAVERIO D'AMELIO. E chi! PRESIDENTE. E' quando si è passati dall'informativa alla trattativa (Commenti) . UMBERTO CAPPUZZO. Naturalmente, e chi l'ha passato! Debbo dire ad onor del vero - io non debbo difendere i politici - che in sede di comitati mai e poi mai è trapelata l'idea che si potesse fare una trattativa. Ad onore del vero debbo dire che mai e poi mai, anche a livello privato, qualcuno ha detto al comandante dell'Arma dell'epoca - che ero io, che ero e sono molto curioso - che c'era qualcosa di questo genere. Sarebbe dunque molto interessante evidentemente dirigere verso altri elementi la nostra attività di ricerca della verità. Perché sul piano istituzionale io posso dichiarare, senza tema di essere smentito, che tutti i responsabili politici dell'epoca naturalmente non fecero alcuna pressione l'avrebbero potuta fare anche indiretta, amichevolmente - sui responsabili delle istituzioni, dei servizi e delle forze di polizia, eccetera; né trapelò alcuna idea che ci fosse questo sviluppo. Quindi, a chiusura di questa giornata, abbiamo la sensazione che i servizi si siano fermati ad un certo punto e che quello che è andato avanti - su questo vorrei il conforto anche del generale Mei - vi è andato anche con il contributo di qualcuno dei servizi (questo è molto interessante!), che si è sottratto, diciamo così alla catena istituzionale e che ha fatto diventare l'attività informativa attività vera e propria di trattativa. In sintesi, è questa la domanda che porrei al generale Mei. PRESIDENTE. Vorrei soltanto dire che l'avvocato Cangemi avverte immediatamente che il problema non è l'informativa ma la trattativa. Egli dice infatti: "Guardate che Cutolo non farà mai arrivare le cose alle BR; magari lo fa liberare, ma non lo fanno entrare in esito". UMBERTO CAPPUZZO. Ma questo non fu mai detto in sede di comitati! Non c'è alcun riferimento al riguardo. PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione. SAVERIO D'AMELIO. Intervengo perché vorrei comprendere un po' meglio la questione (non è una deminutio di quanto ha detto già il senatore Cappuzzo) e per completare il quadro, sempre ai fini della notizia. Come giustamente è stato osservato dal senatore Cappuzzo, bisogna distinguere l'informativa dalla trattativa... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Certo! SAVERIO D'AMELIO. Tutto il periodo dell'informativa, malgrado quello che lei dica circa la stretta collaborazione, credo che ancora una volta - a meno che dobbiamo convincerci che le schegge impazzite erano nell'ufficialità istituzionale - l'informativa non ci sia o c'è, come sempre, all'italiana. Qui praticamente malgrado quanto anche in questa Commissione sia stato sempre detto a proposito del coordinamento delle forze dell'ordine, ognuno agisce per conto suo, e sappiamo anche quali sono i motivi. Da ciò che ha detto il senatore Cappuzzo e cioè che mai nel comitato per la sicurezza è trapelato alcunché di tutto questo, dando fede ed atto certamente all'onestà, alla correttezza del senatore, devo dire che ciò conferma l'ipotesi - che è la mia - secondo la quale tra SISMI e Pagina 2646 SISDE non c'era la collaborazione che pure lei, in buona fede anche in questo caso, ha ammesso che vi sia. Se è così l'informativa in sede istituzionale era legittima. Perché che razza di servizio sarebbe stato quello che in presenza di un fatto certamente eclatante qual è il sequestro di una persona - comunque si chiami e a chiunque appartenesse - non si rendesse conto di cosa stesse avvenendo in quel momento. Quindi legittima l'informativa! Legittimo, per l'informativa, qualsiasi canale, anche il contatto con la camorra, sapendo che quest'ultima aveva il dominio del territorio su Napoli quindi nessuno scandalo sotto questo aspetto nella logica dei servizi, ovviamente -... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Certo. SAVERIO D'AMELIO. Altrimenti, l'informativa come avviene? Si tratta di sapere se quanto è avvenuto nella trattativa abbia impegnato una scheggia impazzita di uno o di tutte e due i servizi, che autonomamente si sono mossi per chissà quale fine o per compiacere o per avere dei vantaggi, o se invece la mancanza di informazione all'interno dei servizi fa dire a lei - in tutta buona fede, gliela riconosco, generale Mei, conoscendo la sua serietà e il suo impegno - che in effetti i servizi a quel punto si sono fermati. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Confermo quello che ho detto fino a questo momento e cioè che il SISDE aveva inviato dei personaggi (Criscuolo non so quale grado ricoprisse, certamente non molto elevato) di fronte ad un Cutolo non troppo credibile. Questo potrebbe essere un motivo per cui ad un certo momento si è cambiato cavallo. Ma ai fini pratici i due servizi hanno lavorato assieme su questo argomento, solo che una volta ci è andato Criscuolo, poi visto che quest'ultimo non riusciva a sfondare perché secondo me non aveva un grado molto elevato, hanno pensato di mandare Musumeci il quale aveva appunto la possibilità di gestire tale famosa fonte. PRESIDENTE. Titta? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Titta. Ciò nonostante si è visto che, malgrado gli sforzi - si vede che anche Musumeci per il nostro Cutolo non era sufficientemente importante - ha mollato tutto quanto. Si è chiusa, diciamo così, definitivamente la questione alla fine di maggio, con la terza visita di Belmonte e Titta ad Ascoli Piceno. Da quel momento silenzio assoluto sulla questione, nell'ambito dei servizi. Io non ho più saputo assolutamente niente di questo. Allora vuol dire che quell'anellino famoso va ricercato da questo momento a quello successivo. Chi potrebbe essere stato un sostituto autorevole nei confronti di Cutolo se i servizi non erano riusciti a fare questo? SAVERIO D'AMELIO. Non potrebbe essere avvenuto - faccio ovviamente la parte dell'avvocato del diavolo - che, sia pure nell'ambito istituzionale della correttezza nell'informazione, alcune notizie comunque i servizi le avessero acquisite e che nel momento in cui i servizi si sono tirati indietro, perché evidentemente hanno compreso che avrebbero comunque invaso un terreno non proprio, hanno passato le notizie a qualcuno da individuare, il quale ovviamente se ne è servito. Non mi si faccia credere che è stato tutto un fallimento non la trattativa ma gli incontri che ci sono stati! Alcuni elementi il Cutolo li ha pur dovuti dare a qualcuno dei servizi! Può darsi che quegli elementi fossero tali da dire: "Benissimo, noi ci ritiriamo nell'alveo naturale...". PRESIDENTE. E viene un altro! SAVERIO D'AMELIO. Viene chi verrà, chi sarà: vedremo un po' se sarà la scheggia impazzita o sarà qualcuno che Pagina 2647 comunque ha utilizzato le notizie, le informazioni per me utili, che sarebbe riuscito a prendere dai servizi. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Sarebbe stata un'eccellente uscita per Belmonte, il quale avrebbe detto: "Mi hanno detto così per questo, questo e questo motivo di mollare ed io ho mollato". Invece il Belmonte ha detto secondo me la verità, che a un certo punto il capo del servizio ha detto: "E' inutile andare avanti perché tu, Belmonte, mi dici che è inutile continuare". Queste sono dichiarazioni che sono agli atti, quindi si tratta di stabilire questo anello... SAVERIO D'AMELIO. Lo sforzo che questa Commissione meritevolmente sta facendo è quello di cercare di capire: laddove si sono fermati, siccome la logica ci porta a dire che... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Lei non ci crederà, ma io sto comprendendo alcune cose proprio adesso, perché piano piano ci si arriva completando un po' questo mosaico che certamente è estremamente complesso. Questo è verissimo. Però ripeto: per quanto riguarda l'attività dei servizi noi ci siamo fermati lì. PRESIDENTE. Lei dice che senz'altro il SISDE è stato informato che voi vi fermavate. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Dovrebbe essere stato informato perché questa era la prassi: informato per iscritto o a voce. Tant'è che Santovito, mi pare, nella sua deposizione al tribunale (non so) dice che senz'altro il Parisi dovrebbe aver avuto da Musumeci una specie di comunicazione orale dicendo che tutto è... Ma insisto sul concetto che non c'è stata cattiveria tra i due servizi. FRANCESCO CAFARELLI. Desidero completare un'informazione che è rimasta a metà. Si è parlato di Cutolo, si è parlato di Pazienza, si è accennato anche a Casillo Vincenzo per il ruolo svolto nella lotta tra le bande della camorra, tra i cutoliani e quelli di Alfieri. Ha mai visto lei Casillo Vincenzo - perché sembra che, quando saltò in aria, abbiano trovato addosso un tesserino dei servizi segreti - frequentare, come faceva Pazienza, il palazzo? Non ne ha mai sentito parlare? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, assolutamente. Non ho conosciuto Casillo né ho visto Cutolo. Non conosco nessuna di queste persone perché era talmente fuori da tutti i miei discorsi, per cui mi ci hanno costretto ad entrare perché Santovito è stato messo in licenza particolare, quindi ho dovuto affrontare quelle cose. Ma nel periodo particolare non ho assolutamente visto niente che potesse riferirsi al caso Cirillo. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Mi scusi, generale, rifacendomi alle cose che lei ha detto e ai suoi accenni, volevo chiederle, tornando con la memoria a quel periodo, quando lei era ancora... ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Mi sforzo di tornarci, è passato un po' di tempo. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Con particolare riferimento a questa vicenda della trattativa del rapimento Cirillo e a ciò che accadeva anche nei servizi (l'attivazione, la non attivazione), avevate allora la sensazione di quello che lei stesso ha adesso riconosciuto possibile, ossia che all'interno del vostro organismo si stesse creando o si fosse creata una specie di struttura parallela, che in sostanza facesse cose non istituzionali o le facesse ad un livello non istituzionale? In altre parole, tutto quello che poi si è saputo o si è creduto di sapere - in gran Pagina 2648 parte si è saputo - era qualcosa che già aveva creato disagi, problemi? Ritiene che certe cose che lei non sa o che altri suoi colleghi possono non aver saputo fossero invece conosciute da altri? Oggi, tornando con la memoria, che cosa direbbe? C'era questa sensazione? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Se dimentico tutto quello che è successo dopo, le informazioni che sono uscite dopo, posso dire che non ho avuto mai la sensazione che stesse succedendo qualcosa di anomalo. Vedevo questo Pazienza che effettivamente stava sempre lì con Musumeci, che parlavano, eccetera, e non capivo bene questo rapporto molto stretto nei confronti di Santovito, perché loro avevano accesso all'ufficio di Santovito e tutto quanto. PRESIDENTE. Aveva un ufficio lì? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . No, no. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Mi scusi, generale, dato che sta parlando di questo, volevo aggiungere: a proposito di Pazienza, lei ha memoria di aver avuto - o ha adesso l'impressione che questo Pazienza, circostanza cui lei del resto ha alluso, avesse un altro tipo di rapporti e rappresentasse anche altre cose, per esempio straniere, diciamo così? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Altre cose straniere nel mondo degli affari? GIOVANNI FERRARA SALUTE. No, anche nel mondo dei servizi. ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Nel mondo dei servizi so che lui era molto ben inserito, nei servizi francesi e nei servizi americani. Infatti lui, come ho detto prima, era molto prezioso sia per il ministro sia per il direttore del servizio allorquando c'era da organizzare delle visite, perché lui, conoscendo bene l'ambiente, riusciva a fare le cose nel più breve tempo possibile e con il massimo rendimento, questo sì. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Sono personaggi estremamente diversi, però si sono molto incontrati: assimilerebbe qualcuna delle funzioni svolte da Pazienza a quelle che per esempio su altra scala o in altro modo ha esercitato Licio Gelli? Questo tipo di presenza nei servizi, questo lavoro internazionale, questo far parte di una rete che c'è e non c'è? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Dico la mia impressione perché con questa questione della P2 ho avuto ben poco a che fare! Ritengo che siano due personaggi diversi. Pazienza è forse più diplomatico, intelligente, una persona molto più flessibile, un carattere molto estroverso, eccetera. Riusciva a fare queste cose in breve tempo perché riusciva a far apprezzare agli altri la sua personalità. Che poi questa personalità dopo un po' di tempo sia venuta fuori estremamente contorta, questo è tutto un altro discorso che io in quel momento non potevo sapere. Gelli invece era un tipo che aveva un piano molto preciso, lo portava avanti con molta pazienza, lentamente in maniera da non poter sbagliare, ma certo che anche lui arrivava ai risultati in tempi maggiori. Questa è la mia impressione. GIOVANNI FERRARA SALUTE. Uno un tattico, l'altro uno stratega, diciamo così! ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Questo bisogna chiederlo al senatore Cappuzzo che in fatto di strategia è un maestro. PRESIDENTE. Mi pare che, secondo il generale, Pazienza aveva un carattere di poliedricità che forse sfuggiva... Pagina 2649 ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Era troppo intelligente. PRESIDENTE. Che attività svolge adesso, generale? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Adesso faccio un po' di consulenze in Alenia Spazio, faccio consulenze nella BULL e faccio consulenze alla Vitrociset: consulenze di carattere tecnico, niente di particolare. Con il servizio io ho "tagliato". PRESIDENTE. Ma rimangono nell'ambito delle sue competenze originarie? ABELARDO MEI, Direttore vicario pro tempore del SISMI . Di quella che è la mia preparazione culturale; sono un "tecnico", tra virgolette, si intende, non voglio darmi troppe arie perché questo magari non è vero. Ma insomma posso essere utile, visto e considerato che la gente mi chiama e mi paga. PRESIDENTE. La ringrazio, generale; la prego di attendere un momento fuori perché devo dare una comunicazione ai colleghi. (Il generale Mei viene accompagnato fuori dall'aula) . PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, procediamo in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,25. PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Seguito dell'audizione del prefetto Vincenzo Parisi, direttore vicario pro tempore del SISDE. PRESIDENTE. Poiché la Commis-sione ha deliberato di riascoltare il prefetto Parisi, prego di accompagnarlo in aula. (Il prefetto Parisi viene accompagnato in aula) . PRESIDENTE. Prefetto, ci scusiamo per averla disturbata nuovamente. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Per l'amor di Dio! PRESIDENTE. Sulla base dei dati che abbiamo acquisito, c'è la necessità di un chiarimento su una cosa che forse è puramente formale ma che è bene chiarire subito per evitare che poi si ingenerino equivoci. La questione è la seguente. L'11 maggio lei venne informato prima da Grassini o da qualcun'altro che quel giorno vi sarebbe stato il passaggio di consegne oppure ne apprese notizia direttamente nell'ufficio del dottor Sisti? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. No, io fui chiamato direttamente al telefono dal presidente Sisti, il quale mi disse di voler chiarire una cosa con me perché c'era lì un funzionario del SISMI del quale non mi disse il nome. Mi chiese quindi se avevo possibilità di raggiungerlo per chiarire immediatamente. Io andai immediatamente, senza avvertire alcuno e senza essere stato preavvertito da alcuno. Le cose stanno in questi termini. Andai, ci fu il colloquio, tornai dal colloquio; dopo di che, informai le autorità politiche. Punto e basta. Nello stesso tempo, informai il capo centro SISDE di Napoli e, per esso, il vice capo centro, che in quel momento era presente e ne fece memoria. Il giorno successivo, il 12, andai con il dottor Pagina 2650 Criscuolo alla direzione generale degli istituti di prevenzione e pena per confermare che noi eravamo usciti di scena: fatto definitivo. PRESIDENTE. E' normale che a gestire questo passaggio sia il direttore generale degli istituti di pena? E' questa è la domanda che è venuta fuori. Grassini era in funzione? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Ho spiegato che si era completamente sottratto ai compiti operativi e che me li aveva ceduti dal 25 di aprile perché, nonostante non fosse stata ancora pubblicata la lista degli appartenenti alla P2, aveva ritenuto - per ragioni sue di correttezza - di mettersi da parte. Mi disse: si occupi lei di tutto; oltretutto, non ho nemmeno la testa per seguire queste cose perché sono distratto da altre... PRESIDENTE. Quindi, lei era nella pienezza delle sue funzioni quando, avendo assunto questa informazione, diceva: "Basta, vedete voi!". VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. E non detti nemmeno alcuna comunicazione a Grassini, che in quel momento mi sembrava essere in una posizione molto delicata. PRESIDENTE. Seconda questione. Ci si dice che verso il 16 maggio - se non ricordo male - il generale Mator torna dagli Stati Uniti e chiede al generale Santovito come è andata la vicenda Cutolo. Santovito gli dice che la cosa non ha avuto più alcun seguito. In base a quello che dice Mei, a questo punto il SISDE avrebbe dovuto essere informato che il SISMI aveva smesso di occuparsi della vicenda. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Non arrivò alcuna comunicazione, assolutamente! Non ci fu alcuna comunicazione, tanto è vero che dopo una quindicina di giorni - pressappoco - telefonai all'ufficio di Musumeci, qualche giorno prima che la pubblicazione delle liste ne determinasse la defezione... PRESIDENTE. L'allontanamento. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sì, l'allontanamento. Chiesi: non mi rispose lui ma uno che era nel suo ufficio (forse Belmonte, ma non vorrei sbagliarmi) e mi disse che in realtà la pista si era rivelata infruttuosa. A quel punto - vorrei chiarirlo - l'aver esperito la pista Cutolo infruttuosamente (e questo era un fatto che avevamo già autonomamente valutato e constatato, indipendentemente dal subentro del SISMI) non poteva in alcun modo suggerirci di ritornare nella cella di Cutolo, nella direzione di Ascoli Piceno, per riparlare con Cutolo con il quale il discorso si era aperto e si era anche chiuso. Quindi, poteva seguitare l'attività informativa - e seguitò - e ci sono state tante informative che hanno dimostrato che in direzione di quel sequestro, così come in direzione di tutti gli altri sequestri, l'attività non si era mai interrotta e anzi si era sviluppata, anche con una certa proficuità. Non vorrei dimenticare come nello stesso sequestro Cirillo le responsabilità principali (Senzani, Chiocchi) furono individuate immediatamente e come molti altri tasselli fossero stati posti proprio in virtù dell'attività informativa, ma al di fuori ormai di qualunque raccordo specifico con la pista Cutolo, con il carcere di Ascoli Piceno ed anche con il carcere di Palmi (del quale si è parlato questa mattina), dove nessuno elemento del SISDE è andato. PRSIDENTE. Tuttavia, Cutolo continua ad avere un ruolo, nel senso che poi la trattativa qualcuno la conduce. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sul fatto che la trattativa ci sia stata vorrei dire che si Pagina 2651 tratta di un dato storico assolutamente inequivocabile. Negare che vi sia stata una trattativa è come negare l'evidenza della nostra presenza in questa sede. Adesso il problema è di vedere chi abbia sviluppato questo rapporto e che ruolo abbiano avuto altri personaggi, che comunque non erano e non potevano essere in rapporto, neppure indiretto, con il SISDE. Allo stesso modo, tutto ciò che si è verificato dopo ci ha visti completamente fuori, totalmente fuori. PRESIDENTE. In sostanza, ad un certo punto il SISMI - il SISMI ufficiale, diciamo così - ed il SISDE si ritirano ed interviene un altro soggetto. Bisogna accertare di chi si tratti. Questo è il nodo della questione. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Certo. Ricordo un'intervista che a suo tempo, subito dopo la liberazione di Cirillo, fu rilasciata dall'allora direttore del SISMI, generale Santovito. Parlò anche di contatti in funzione di promesse. Si potrebbe repertare quella cassetta alla televisione. PRESIDENTE. Si tratta di un'intervista televisiva? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sì lo ricordo perfettamente, anche perché mi rimase impressa per l'estrema franchezza con la quale parlò il generale Santovito. Parlava di promesse fatte, di quali promesse si potessero fare: la liberazione, un condono, uno sconto di pena, il trasferimento in una sede più favorevole ed altre cose di questo genere. La cassetta dell'intervista potrebbe essere repertata, a dimostrazione del fatto che egli ammise l'effettuazione di colloqui e nello stesso tempo anche l'apertura di un discorso. Poteva essere tranquillamente un discorso finalizzato - anche quello - esclusivamente alla raccolta di informazioni; tuttavia, vi era stato un discorso più avanzato del nostro, avendo noi soltanto una disponibilità effettiva a compensare in denaro la persona che ci fosse stata indicata come in grado di dare informazioni risolutive del caso. SAVERIO D'AMELIO. Il prefetto Parisi ha fatto riferimento ad un particolare che può essere importante. L'intervista televisiva al generale Santovito, successiva alla liberazione di Cirillo, in che data è stata rilasciata? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sarà stato agosto-settembre, tenuto conto che la liberazione avvenne a fine luglio. SAVERIO D'AMELIO. Ritengo importante visionare la cassetta contenente l'intervista. PRESIDENTE. Certo, ora la richiediamo. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Può essere utile tale acquisizione. L'intervista mi colpì senz'altro e dimostra per lo meno come egli fosse informato di certi aspetti in modo particolare. ANTONIO BARGONE. Vorrei porre una domanda rispetto al ruolo del dottor Sisti. La cosa che non si riesce a capire è se lei riconosceva una legittimazione al dottor Sisti per quell'incontro e per quel passaggio di consegne (anche se è improprio definirlo in questi termini). Inoltre, vorrei sapere se vi sia qualche ragione perché ciò sia accaduto e perché se ne sia occupato il dottor Sisti. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Io la legittimazione la trovai piena perché il direttore aveva ricevuto da me una richiesta. PRESIDENTE. Il direttore Sisti? VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Il direttore Sisti. Pagina 2652 Ad un certo punto, per avere colloqui con lo stesso detenuto, si manifestava una richiesta di provenienza diversa, sia pure parallela e plausibile nella stessa logica e nella stessa ottica della ricerca informativa avviata da noi. Io trovai molto corretto il comportamento del presidente Sisti perché, nel chiamarmi, evitò di dare tout court un'autorizzazione e determinare una sovrapposizione senza che io lo sapessi. Invece, mi pose di fronte all'interlocutore Musumeci con il quale c'erano tre strade da percorrere: la prima era quella di dire "Non entri, perché continuiamo noi", cosa che non ero abilitato a fare anche per quella posizione particolare di cui ho parlato... PRESIDENTE. Sì, la posizione del SISDE rispetto al SISMI. VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISDE. Sì. Inoltre, vi era un aspetto che non era di poco momento con riferimento a gerarchie militari: il titolare del SISDE era un generale di divisione, quello del SISMI era un generale di corpo d'armata. Anche questo, nella gerarchia delle funzioni, ha un peso enorme: magari non lo ha agli occhi delle gente comune, però nell'ambiente dove le gerarchie hanno un valore questo aspetto era rilevante. Pertanto, non potevo farlo, non mi conveniva farlo e debbo anche dire che non desideravo farlo perché non vedevo l'ora di uscire da questa situazione (perché non ammetterlo?). C'era anche una scomodità intrinseca e devo ringraziare il Signore di essere stato correttamente ispirato. La seconda strada che potevo percorrere era quella di dire: "Fate voi" (cosa che feci); la terza era quella di dire: "Lavoriamo insieme", ma questo non conveniva intanto perché se si lavora in proprio è un conto, se si lavora con altri c'è una parte che sfugge. Nello stesso tempo, rischiavamo di turbare l'equilibrio di una ricerca che poteva andare a buon fine, posto che non eravamo minimamente desiderati. Il chiarimento e il fatto che ci fosse addirittura la nausea del contatto con noi stavano a significare che non vi era stata un'attitudine ad improntare il rapporto alla convenienza necessaria per un approccio di quel tipo. Dicevo questa mattina che il fatto stesso di avere agito in modo forse un po' troppo spontaneo, troppo genuino... Vorrei ricordare che il dottor Criscuolo, chiamato in causa troppe volte, a sproposito, come presunto trattativista, è un uomo che in un libro importante nel quale si parla di BR è trattato in pendant con il generale Dalla Chiesa. In questo libro vi è un capitolo nel quale si parla di "Giorgio Criscuolo, lo sfondatore": era quello che entrava nei covi facendo irruzione e con le spallate faceva saltare le porte. In sostanza, un uomo d'azione... PRESIDENTE. Anche perché il fisico glielo permette! VINCENZO PARISI, Direttore vicario pro tempore del SISD. Sì glielo permette. Era un uomo d'azione, non certamente la persona che andava lì per lavorare in punta di forchetta. Avrà fatto un discorso da poliziotto. Il caso di specie non richiedeva tanto una condotta poliziesca, quanto una condotta più avveduta, più prudente. La mia non è una critica perché io ho grande stima del collega Criscuolo: è un bravo professionista ed abbiamo tanti motivi di gratitudine per tantissimi interventi effettuati nell'antiterrorismo ed andati a buon fine per il suo coraggio e la sua determinazione. In tanti interventi egli ha autenticamente rischiato la vita. Naturalmente in questo caso si è comportato con la spontaneità tipica di chi lavora in polizia, di chi ha il contatto semplificato e non si preoccupa tanto di quello che può accadere, perché per penetrare nello spirito dell'agente di un servizio di informazione occorre del tempo. Probabilmente alcuni danni sono venuti in passato proprio dal fatto che pochissime persone hanno questa forma mentis speciale. Quella per lavorare in questo settore è certamente Pagina 2653 una forma mentis che porta a comportamenti criptici, coperti, che non lascino tracce, che non lascino vistosamente i segni di condotte che poi, sia pure nella loro trasparenza, possono essere interpretate come irrituali od eterodosse da altre persone. PRESIDENTE. La ringraziamo per i suoi chiarimenti. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Nella prossima seduta della Commissione, che si terrà martedì pomeriggio, informeremo i colleghi con una sintesi delle questioni affrontate oggi. Delibereremo poi sui passaggi successivi, che debbono essere sintetici perché vi è molto materiale, per capire bene quale sia l'altro soggetto intervenuto in questa mediazione, visto che SISMI e SISDE lo hanno fatto e che è pacifico che la trattativa c'è stata. ANTONIO BARGONE. Proposte di ulteriori audizioni le avanzeremo martedì? PRESIDENTE. Direi di sì. Sentiamo in proposito i colleghi. Nel frattempo due delegazioni della Commissione si recheranno in Sardegna e a Bovalino. Martedì prossimo, alle 19, la Commissione è convocata per la relazione del collega Robol sulla Puglia e per avere una breve informativa su questa materia. Vi ringrazio. La seduta termina alle 16,45.