Pag.2821 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE Comunicazioni del presidente: Violante Luciano, Presidente 2823 Galasso Alfredo 2823 Seguito della discussione della relazione sulla Puglia: Violante Luciano, Presidente 2823, 2825, 2828 2833, 2834, 2836, 2847, 2848, 2852 2854, 2855, 2856 2857, 2858, 2859 Bargone Antonio 2825, 2829, 2832 2833 2834, 2835, 2836, 2837, 2852, 2853, 2859 Brutti Massimo 2834, 2853 Cabras Paolo 2824, 2833, 2837, 2848, 2852, 2853 Cafarelli Francesco 2834 Calvi Maurizio 2825, 2829, 2832, 2835 D'Amato Carlo 2833, 2836, 2848, 2856, 2857 Ferrauto Romano 2847, 2848 Frasca Salvatore 2829, 2835 Galasso Alfredo 2823, 2824, 2825 2834, 2852, 2855, 2856, 2857, 2858 Mastella Mario Clemente 2833, 2834 Robol Alberto, Relatore 2848, 2856, 2857 Scalia Massimo 2859 Sorice Vincenzo 2834, 2853 Sull'ordine dei lavori: Violante Luciano, Presidente 2837, 2838, 2839 2840, 2841, 2842, 2843, 2844, 2845, 2846, 2847 Bargone Antonio 2841, 2842 Brutti Massimo 2846 Buttitta Antonino 2840 Cabras Paolo 2838, 2841, 2846 D'Amato Carlo 2838, 2839, 2840, 2843 Frasca Salvatore 2843, 2844, 2845, 2846 Galasso Alfredo 2837, 2838, 2843 Imposimato Ferdinando 2843 Mastella Mario Clemente 2837, 2838, 2840, 2841, 2842 Rapisarda Santi 2837, 2838, 2839, 2840 Ricciuti Romeo 2842 Pag.2822 Pag.2823 La seduta comincia alle 10,5. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Comunicazioni del presidente. PRESIDENTE. Prima di tutto, desidero comunicare ai colleghi che ieri e avantieri una delegazione della Commissione si è recata in visita a Bonn. Abbiamo incontrato il ministro che coordina le politiche della sicurezza, il ministro degli interni ed il sottosegretario agli interni e le Commissioni giustizia e interni. E' venuto fuori un quadro che comprende elementi che potranno interessare il Presidente del Consiglio Ciampi nell'incontro che avrà con Kohl il 22 ottobre aBonn. Avevo assunto con il Presidente Ciampi l'impegno di riferire su questa visita, per cui si era pensato che oggi pomeriggio l'ufficio di presidenza della Commissione si recasse a riferire sulla visita, in relazione alle cose specifiche che i tedeschi chiedono che vengano proposte dal Presidente del Consiglio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di stringere un'intesa tra le polizie dei due paesi. ALFREDO GALASSO. Oggi pomeriggio? PRESIDENTE. Sì, oggi pomeriggio, ma riguarda l'ufficio di presidenza ristretto, non possiamo andare in tredici anche perché porta sfortuna. Comunico inoltre che è stato stampato il volume degli atti del forum su economia e criminalità. Visto che il documento ha avuto una notevole eco sulla stampa specializzata - mi pare che il Sole 24- Ore abbia dedicato ad esso 25 articoli l'idea era di presentare il volume alla presenza, se lo riterrà opportuno, del Presidente del Consiglio Ciampi. Questa è una delle iniziative che assumeremo. Seguito della discussione della relazione sulla Puglia. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla Puglia. Ha facoltà di parlare l'onorevole Galasso. ALFREDO GALASSO. Voglio esprimere innanzitutto la mia approvazione di carattere generale - di massima, come si dice - alla relazione elaborata dal collega Robol. Aggiungo che a me sembra che questo insieme di relazioni che sono state elaborate e si stanno elaborando per le singole aree regionali o per singoli problemi - mi riferisco a quella altrettanto valida sull'edilizia scolastica di Palermo - già compongono un quadro di riferimento molto importante, anche abbastanza originale, rispetto al lavoro della Commissione, che mi pare stia procedendo in modo molto puntuale ed anche intenso nella ricostruzione di un quadro di riferimento - un quadro di riferimento settoriale, territoriale, insomma di una capacità di articolazione di questo fenomeno ed anche della questione di cui c'era veramente molto bisogno. Questo voglio dirlo, con una nota di apprezzamento particolare - se mi è consentito per il presidente, che ha condotto tutto Pag.2824 questo lavoro, ma anche per il modo in cui la Commissione complessivamente ha proceduto. Per quanto riguarda specificatamente questa relazione sulla Puglia, voglio sottolineare un aspetto che mi pare sia più marcato rispetto ad altre zone del paese, cioè un deperimento graduale, vistoso, del controllo di legalità, particolarmente del controllo di legalità in sede giudiziaria: indipendentemente dalle responsabilità disciplinari, penali o morali dei singoli magistrati, vi è un dato diffuso che va considerato sul piano politico ed istituzionale con molta attenzione. Mi pare che risalti un dato utile per la formulazione di un giudizio di carattere generale come quello che ci accingiamo a dare. Cioè, non esiste un rapporto, un "prima" e un "dopo", tra i fenomeni di degenerazione e di caduta dell'impianto economico, sociale, civile e, poi, la crisi del controllo di legalità. Questi due aspetti si intrecciano in maniera indissolubile, come si vede proprio in Puglia: in un periodo relativamente breve, una regione che fino a qualche anno fa, dal punto di vista economico, sociale e culturale, era una regione tranquilla, normale, è diventata tra le prime regioni a densità mafiosa, con un intreccio tra affari, politica, pubblica amministrazione, istituzioni nel loro complesso e criminalità che effettivamente è venuto fuori in maniera molto preoccupante, particolarmente preoccupante. Questo segna - ripeto - un tratto caratteristico di un andamento che si può considerare generale, cioè la caduta del controllo di legalità, la disattenzione o comunque l'insufficienza dell'azione di controllo anche sul piano giudiziario, che si intreccia - ripeto: prescindo dalle responsabilità di ordine disciplinare e penale dei singoli; parlo del fenomeno nel suo complesso - con un inquinamento della pubblica amministrazione, una caduta anche delle regole legali nell'economia e nell'imprenditoria e via dicendo. Questo mi sembra il tratto caratteristico ed importante. Rispetto a questa relazione - che, ripeto, approvo - mi riservo comunque una nota integrativa per alcuni punti specifici, senza voler con questo presentare emende ma solo, come ho fatto per la relazione generale, per approfondire alcuni aspetti. Ho visto anche che questa è una tecnica di composizione che può essere particolarmente utile. Aggiungo, presidente, una nota particolare: credo sia venuto il tempo che, sulla base degli elementi esistenti oppure, se necessario, di un ulteriore approfondimento, proviamo a predisporre anche una relazione sulla Toscana. PAOLO CABRAS. Solo per la Toscana? ALFREDO GALASSO. No, non solo per la Toscana. Dicevo, separatamente Sicilia, Campania, Calabria e Puglia e poi il resto d'Italia. Riflettiamoci un momento. In ogni caso, il lavoro ottimo che avrà compiuto o che sarà facendo Carlo Smuraglia non sarebbe perso. Il problema è di come elaborare questo materiale: se convenga oppure no dare una visione più generale. Francamente, ho qualche dubbio, ma questo lo vedremo successivamente. Comunque, vorrei dire che è importante, per dare un quadro generale, che ci occupiamo anche di altre regioni che presentano segnali particolari. A me pare, per esempio, che questa parte della Toscana e una parte della Liguria presentino, secondo quanto ho potuto intravedere, una specificità rispetto al resto, ma è possibile che sbagli. Segnalo comunque soltanto l'esigenza di arrivare, in questo percorso che condivido (settorialità, territorialità, articolazione e poi ricomposizione), il più rapidamente possibile ad una conclusione. Desidero aggiungere il riferimento a un'altra esigenza che ci è stata segnalata da più parti: mi pare che abbiamo acquisito in Commissione gli elenchi della massoneria, trasmessi - credo - dalla procura di Palmi, con riferimento a quattro regioni (le quattro regioni del sud, per intenderci). Francamente, non capisco Pag.2825 questa limitazione e siccome poi le cose girano lo stesso, mi sento anche piuttosto a disagio nel momento in cui non ho una conoscenza generale del fenomeno. Credo allora che sarebbe bene (lo chiedo formalmente) che la presidenza acquisisse gli elenchi della massoneria di tutta l'Italia; non vedo perché, per esempio, quelli della Toscana, dell'Emilia Romagna o della Sardegna non debbano essere acquisiti dalla Commissione antimafia. Non vi è alcuna ragione per tale limitazione, se si considera il fenomeno mafioso nel suo complesso: altrimenti, sarebbe come se il problema del rapporto tra mafia e massoneria riguardasse semplicemente la Sicilia, la Campania, la Puglia e la Calabria. Questo fatto non si giustificherebbe. La seconda questione su cui desidero soffermarmi è forse più importante: mi rendo conto delle esigenze di segretezza, di riguardo e di tutto quello che si vuole, ma so che il Consiglio superiore della magistratura tiene riservati, addirittura chiusi in cassaforte, gli elenchi dei magistrati iscritti alla massoneria e che ne ha trasmesso l'elenco al ministro di grazia e giustizia e al procuratore generale presso la Corte di cassazione, perché valutino la sussistenza di elementi per promuovere l'azione disciplinare. ANTONIO BARGONE. Anche il Corriere della sera ha pubblicato questi elenchi. PRESIDENTE. La cassaforte della Rizzoli! ALFREDO GALASSO. La pubblicazione degli elenchi sul Corriere della sera risale allo scorso mese di giugno, ma non ho elementi per ritenere che siano quelli e che ci siano tutti; non so infatti che cosa faccia il giornalista e non mi fido. Propongo pertanto al presidente (del resto, la nostra Commissione ha gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria e da questo punto di vista abbiamo anche un regime di riservatezza, che abbiamo utilizzato) di chiedere al Consiglio superiore della magistratura la trasmissione di questi elenchi, perché altrimenti il senso che abbiamo dato in generale al nostro lavoro ed anche la valutazione specifica, preoccupata e allarmata, che abbiamo formulato dei rapporti tra mafia e massoneria finirebbero con l'essere in qualche modo contraddetti dalla mancanza di documenti che mi sembrano importanti. MAURIZIO CALVI. La Commissione parlamentare antimafia, sul piano istituzionale e su quello legislativo, si pone come obiettivo la verifica dell'azione dei poteri dello Stato, la congruità di tale azione, la correttezza dei comportamenti dei pubblici poteri e soprattutto la qualità degli interventi e dell'azione dei poteri; essa si pone soprattutto come obiettivo quello di verificare lo stato della sicurezza del nostro paese, in particolare nelle aree a rischio. Si tratta di obiettivi di carattere generale che, sul piano istituzionale e su quello della sua azione costante, la Commissione parlamentare ha verificato dando attuazione al dettato legislativo. Anche la relazione sulla Puglia rientra in questa verifica dell'azione dei poteri dello Stato, tenendo conto che soprattutto la Commissione parlamentare antimafia ha il dovere di comprendere l'evoluzione dei comportamenti dei poteri dello Stato, l'evoluzione della criminalità organizzata, le implicazioni e le conseguenze di un'azione dello Stato che, se non è coerente, rischia di mettere in crisi l'azione stessa e di rendere evanescenti tutti gli interventi sul piano dell'azione di contrasto. Due sono le questioni che dobbiamo affrontare in questa dinamica: la quantità delle azioni di contrasto e, soprattutto, la qualità della stessa azione di contrasto; occorre cioè affrontare il problema della prevenzione sul piano generale piuttosto che i comportamenti relativi alla lotta dello Stato contro la criminalità organizzata, che può essere più o meno coerente rispetto agli obiettivi fissati. Il problema che abbiamo dinanzi è allora quello di un'azione frontale sul piano della prevenzione, delle analisi e Pag.2826 delle informazioni. Dico questo - e lo sottolineo come punto di fondo - perché l'esito della lotta nei confronti della criminalità organizzata dipende non tanto dalla quantità delle azioni di contrasto quanto piuttosto, a mio avviso, dalla quantità e dalla qualità delle informazioni che possiamo ricevere: quanto più aumenta il livello dei flussi informativi, quanto più forte e coerente è l'azione dello Stato, tanto più rilevanti possono essere i successi della stessa azione dello Stato. Nella dinamica del nostro paese, da uno stato di desertificazione dei livelli informativi, che non avevano consentito, in tutti questi anni, di conseguire risultati importanti, siamo invece passati, negli ultimi due o tre anni, ad alimentare i flussi informativi attraverso due grandi obiettivi che abbiamo raggiunto. Il primo è quello della legislazione premiale, che ha consentito, attraverso l'uso dei pentiti, di acquisire una quantità e una qualità delle informazioni che sono di tutto rilievo ed hanno permesso di penetrare all'interno dei poteri criminali, di comprendere le loro articolazioni e soprattutto di capire i rapporti, le relazioni, le interrelazioni tra poteri criminali di mafie diverse (mi riferisco alla 'ndrangheta, alla camorra, alla Sacra corona unita). Abbiamo così potuto leggere la politica interna dei poteri criminali e da questa siamo potuti risalire alla loro politica estera, ossia al problema del collegamento e delle alleanze, e soprattutto, attraverso la politica delle alleanze, abbiamo potuto capire anche le realtà in cui vi era una specificità dei poteri autonomi, come la Puglia, in cui salta il livello del potere autonomo, del potere criminale e si verificano collegamenti di volta in volta, per questioni che oggi possono essere anche di tattica ma che alla fine possono trasformarsi in strategia: è chiaro che la Sacra corona unita tenta inevitabilmente di porsi in collegamento con poteri criminali diversi e quindi di determinare una sorta di alleanza che richiede una più robusta e forte azione dello Stato. In questa dinamica, l'evoluzione dei poteri criminali e il loro livello di attacco in Puglia appare di tutto rilievo rispetto a quanto avevamo verificato nel corso della precedente legislatura, nel 1989-1990; di qui un ulteriore salto di qualità del potere criminale in Puglia, e soprattutto un salto di qualità del sistema delle alleanze tra poteri criminali diversi. Quello che oggi abbiamo riscontrato è una sorta di alleanza su spaccati di economia diversi, su interessi diversi delle economie di scala di quella regione: comunque la sostanziale differenza che abbiamo potuto notare rispetto ad una fase storica precedente consiste nel fatto che il collegamento dei poteri criminali in Puglia tende inevitabilmente ad allargarsi verso altri sistemi di alleanze. Questo deve preoccupare maggiormente l'azione dello Stato e soprattutto indurre a comprendere le cause di questo sistema di alleanze, i suoi interessi, nonché le implicazioni, i passaggi e l'evoluzione successiva di questi poteri criminali. In tale visione di carattere generale, precedentemente l'azione dello Stato aveva sottovalutato l'insieme dei poteri della criminalità organizzata di qualsiasi tendenza ed espressione, il livello della criminalità comune, quello della criminalità minorile; vi era stata una sorta di sottovalutazione forte e costante da parte di tutti i poteri dello Stato, che non avevano capito né avevano fatto comprendere la gravità della situazione pugliese. Rispetto ad una sorta di sottovalutazione generalizzata che avevamo constatato nella precedente legislatura, abbiamo oggi un quadro diverso, nel senso che il miglioramento anche della qualità delle persone che hanno avuto ed hanno responsabilità in quella realtà, il livello dell'azione dello Stato, una più forte azione legislativa e di contrasto nei confronti dei poteri criminali sono tutti elementi che hanno reso più forte l'azione dello Stato, attraverso la quale abbiamo potuto raggiungere risultati importanti, colpire duramente il livello della criminalità e dei poteri criminali in quella realtà. Pag.2827 Tuttavia, anche se questa doppia velocità dell'azione dello Stato e della criminalità organizzata si è attenuata, oggi, in questa fase storica, per le implicazioni e l'evoluzione degli stessi poteri criminali e per il sistema di alleanze che comincia a innestarsi anche in quella realtà, dobbiamo dire che la situazione in Puglia è preoccupante e risulta ancora grave, anche se l'azione dello Stato ha inferto durissimi colpi e quindi si registra un miglioramento dell'attività di contrasto. Il miglioramento riguarda anche i flussi informativi in quella realtà; dico questo perché attraverso un'attenta politica del cuneo del pentitismo, che in quella realtà è stato usato in maniera più coerente, attenta e oculata, abbiamo potuto acquisire un quadro informativo di tutto rilievo che ci ha fatto comprendere le dinamiche interne, gli interessi, gli intrecci, e soprattutto ci ha offerto una lettura nuova del rapporto tra poteri criminali e politica, ossia del condizionamento che il potere criminale determina sulla politica e dell'accettazione da parte della politica dei poteri criminali. Di qui deriva, come conseguenza, una serie di scioglimenti di consigli comunali, di sospensioni di molti amministratori, in una sorta di intreccio che però bisogna evitare di definire di carattere generalizzato. Condivido alcune osservazioni dell'onorevole Sorice, secondo cui nella relazione vi sono taluni passaggi in cui il livello del giudizio è sommario nei confronti di tutta la classe politica pugliese. Devo dire che la maggioranza della classe politica italiana fa il suo dovere, serve le istituzioni e non si serve di esse. Vi è naturalmente una forte corruzione anche nella classe politica, ma la somma della corruzione della classe politica italiana non può essere estesa, come giudizio di carattere generale, a chi fa il proprio dovere. Nella relazione infatti è specificato bene che vi sono forze e poteri dello Stato e del sistema delle autonomie locali che, quando hanno attaccato il fronte criminale e la pressione criminale, hanno ricevuto minacce. Si sono verificati casi importanti di intimidazioni, minacce e violenze nei confronti di chi compie il proprio dovere in questo paese; ha fatto quindi bene la relazione a sottolineare questo passaggio importante. Quello di cui ci dobbiamo preoccupare, presidente, anche in conseguenza dell'evoluzione di uno stato di insicurezza del sistema politico e soprattutto di quello economico (con la correlata affermazione di una situazione di insicurezza sociale), è lo stato di attacco della criminalità minorile, che in quella realtà fa registrare una elevata e diffusa presenza. Nella relazione si osserva che tale fenomeno è circoscritto nei grandi centri pugliesi, soprattutto nelle città di Bari, Brindisi e Taranto; dobbiamo invece ritenere che la criminalità minorile sia diffusa (come del resto si evince da alcuni punti della relazione) in diverse aree della Puglia. Di qui la necessità di esprimere un giudizio sullo stato sociale, sulla insicurezza sociale e sulle conseguenze che quest'ultima determina in ordine alla diffusione della criminalità minorile. Già nella precedente legislatura avevamo colto come in alcuni quartieri della città di Bari vi fosse un collegamento tra poteri criminali e microcriminalità e come tra questi due poteri si fosse creato un anello di congiunzione che aveva reso preoccupata la stessa azione dello Stato. Sulle questioni della insicurezza economica e quindi sociale, la Commissione parlamentare deve promuovere una forte azione nei confronti del Governo, con riferimento a tutte le realtà aggredite sul versante dei piccoli poteri criminali e su quello connesso alla conseguente nascita di nuovi eserciti - perché proprio di questo si tratta - che si orientano verso i poteri criminali stessi ed a questi si collegano. Si tratta di un elemento che abbiamo riscontrato non solo nella città di Bari ma anche a Napoli, a Palermo e a Catania. Come Commissione parlamentare antimafia, dovremmo fare un passo presso il Governo perché in tutte le realtà nelle quali la diffusione della criminalità minorile è più forte, e quindi più forti Pag.2828 sono le preoccupazioni per un possibile legame con la grande criminalità e con la delinquenza comune, venga favorita un'azione di risanamento del sistema della sicurezza. Solo attraverso il passaggio da un sistema di insicurezza ad uno di sicurezza potremo cogliere nei prossimi anni - perché si tratta ovviamente di un lavoro non certo breve, ma lunghissimo - i risultati auspicati. Si tratta tuttavia di un lavoro che dobbiamo avviare subito, presidente, perché se non dovessimo realizzare quest'azione di prevenzione e di risanamento fin da ora, certamente l'insicurezza economica, sociale, politica ed istituzionale dalla quale è aggredito il nostro paese (senza parlare della situazione dell'insicurezza sotto il profilo dell'ordine pubblico), potrebbe alla fine determinare un cedimento ed un indebolimento complessivo della nostra democrazia e degli stessi poteri del sistema delle autonomie locali. La questione della Puglia va attentamente riguardata. La relazione al nostro esame è piena di luci ed ombre: luci, perché l'azione dello Stato si è fatta più forte; ombre, perché non possiamo accettare, presidente, che un procuratore della Repubblica ci dica che la situazione della sicurezza e dell'ordine pubblico nella realtà territoriale considerata è notevolmente preoccupante e grave e poi ascoltare, due minuti dopo e nello stesso contesto, da rappresentanti di altri poteri (i quali hanno responsabilità in ordine alla sicurezza pubblica di quella realtà), la formulazione di un giudizio complessivamente diverso, più attenuato rispetto alla effettiva situazione! Noi, presidente, queste discrasie e questi giudizi, che non sono di poco conto dal punto di vista delle implicazioni che comportano, dobbiamo in qualche misura porli a confronto: dobbiamo mettere a confronto magistratura e singoli poteri (i cui rappresentanti abbiamo ascoltato separatamente) per capire su quali punti vi sia una maggiore distanza, perché i giudizi siano diversi, e quali siano le cause della diversità dei giudizi. Se non cogliamo il senso di tale differenziazione, alla fine l'azione dello Stato non sarà più coerente e rischierà di non apparire efficace sotto il profilo del contrasto alla criminalità. Ho voluto citare questo caso perché lo considero emblematico; del resto, è stato giustamente riportato nella relazione. Noi non possiamo limitarci soltanto a registrare la diversità del giudizio, comportandoci in maniera indifferente rispetto ad essa. Noi dobbiamo capire perché c'è tale diversità e quindi dobbiamo approfondire i motivi di dissenso emersi in quegli incontri. Capire le differenze e comprendere le cause serve a noi, e soprattutto a loro, per recuperare il ritardo che si registra in quella realtà. La relazione in alcuni punti formula precisi giudizi. Sarebbe preferibile evitare questo, dal punto di vista istituzionale, essendo in corso una serie di attività giudiziarie rispetto ad alcune questioni prese in considerazione dalla relazione stessa. Io rifuggo dalla tentazione di prefigurare giudizi rispetto all'evoluzione di un'indagine giudiziaria che può giungere a conclusioni analoghe ai giudizi stessi ma che potrebbe anche pervenire ad acquisizioni diverse. Sotto questo profilo, sarebbe utile che alcuni passi della relazione fossero cancellati. D'altra parte, la Commissione parlamentare non si può comportare con eccessiva cautela. Alla fine, potrei essere d'accordo per la questione De Marinis, però, presidente, non posso accettare una sorta di velato silenzio sulle questioni della magistratura foggiana. Non è giusto! Personalmente, quando ho diretto nella precedente legislatura l'audizione dei magistrati foggiani, ho potuto constatare come il livello di scontro al loro interno fosse di tutto rilievo. Rispetto a questa diversità di comportamenti, di giudizi e di azioni della magistratura, non possiamo esprimere un giudizio che alla fine, presidente, fa rimanere le cose come stanno, visto che il dato che abbiamo riscontrato nel 1989-1990 lo ritroviamo tutto intero nel 1993! PRESIDENTE. Per di più, degenerato! Pag.2829 MAURIZIO CALVI. Sì, degenerato. Ritengo che nella relazione il passo relativo alla magistratura foggiana debba essere ripreso con maggiore chiarezza e che debbano essere fissati maggiori obiettivi per cercare di incidere a livello politico sui differenti comportamenti. Se la situazione rimanesse in questi termini, si complicherebbe ulteriormente ed allora diventerebbe più difficile incidere su quel tessuto. Da un punto di vista generale, quella sulla Puglia è quindi una relazione di tutto rilievo. Di qui un giudizio positivo ed un riconoscimento al senatore Robol per il ruolo svolto. Quella in esame è una relazione che non può essere demolita. Ho detto all'onorevole Sorice che il giudizio da lui espresso è eccessivo. Certo, vi è la necessità di apportare alcune correzioni e di procedere ad alcuni approfondimenti. La relazione tuttavia, nella sua articolazione, è buona, di tutto rilievo, fa un'analisi giusta di alcune realtà, anche se si riscontrano alcuni ritardi nell'analisi delle questioni alle quali mi sono richiamato in precedenza. Considero importante questo dibattito per recuperare un sistema di sicurezza all'impostazione di questa relazione da un punto di vista politico, ed auspico una rilettura della stessa ed una votazione unanime all'interno della Commissione parlamentare antimafia. Ritengo che l'azione dello Stato possa rafforzarsi maggiormente se sul piano parlamentare una Commissione importante come la nostra, con i riflessi di carattere esterno che essa può avere su questioni decisive che riguardano la sicurezza del nostro paese, riuscirà ad esprimere una posizione non spaccata al suo interno. Considero pertanto necessario recuperare un indirizzo unitario a tutti i livelli della Commissione parlamentare, perché penso che tale recupero ne possa rafforzare i poteri e soprattutto la dignità istituzionale e costituzionale. SALVATORE FRASCA. Presidente, rinuncio ad intervenire e mi riservo di prendere la parola in sede di dichiarazione di voto. ANTONIO BARGONE. Comincio subito con il dire che, da pugliese, sono grato al relatore per il lavoro svolto. Dico questo perché la relazione rappresenta davvero un salto di qualità rispetto alle valutazioni che sono state fatte fino ad oggi. Vi è la necessità di sottoporre la Puglia ad una valutazione molto approfondita; soprattutto, si avverte il bisogno di capire quali possano essere le strade per uscire da una situazione che fino a questo momento ha destato molto allarme. Si è detto, anche nel contesto delle due relazioni elaborate nel corso della precedente legislatura, che la Puglia vive una situazione particolare nel senso che, poiché è una regione che non ha tradizioni di insediamento criminale ma ha anzi una cultura che respinge questo tipo di fenomeno (insomma, ha un assetto che in qualche modo è refrattario all'insediamento ed al radicamento criminale), vi è la possibilità di vincere davvero questa battaglia senza rimandarla nel tempo. Non ci sono cioè quegli ostacoli, quelle resistenze che costituiscono addirittura l' humus di altre regioni, che possono rendere difficile e lontana nel tempo una vittoria rispetto all'organizzazione criminale. La relazione fa lo sforzo di delineare una valutazione molto articolata, che parte anche dalla situazione sociale ed istituzionale della Puglia e non si ferma - del resto, mi pare che questo sia in sintonia con l'impostazione di questa Commissione - a considerare soltanto il degrado e le degenerazioni ma arriva anche ad individuare una strada, un percorso da seguire per uscire dalla situazione di degrado. Penso che tutti noi dobbiamo fare uno sforzo in questa direzione. Non è possibile svolgere un dibattito partendo dal particolare, addirittura dal proprio particolare, per dare poi un giudizio che pretende di essere complessivo. Non può certo essere questa la strada da seguire. Sicuramente, rispetto al progressivo evolversi del fenomeno criminale vi è stato un altrettanto progressivo adeguamento complessivo - Pag.2830 parlo della situazione pugliese in generale - della magistratura e delle forze dell'ordine. Per completezza, ed anche per non disperdere un patrimonio nostro, della Commissione antimafia, mi rifaccio alle due relazioni del 1989 e 1991, anche per capire da dove siamo partiti e dove stiamo arrivando. Faccio riferimento, in particolare, alla relazione del luglio del 1989, redatta con la collaborazione preziosa del dottor Vito Savino, attuale presidente della giunta regionale pugliese, il quale nella introduzione di quella relazione scrive: "Le zone di più intenso spaccio di droga sono quelle di Bari, Modugno, Bitonto, Andria, Barletta, Monopoli e Gravina. Rispetto a questo quadro, colpisce, a livello politico, istituzionale e giudiziario, la diversità delle valutazioni. Secondo alcuni, Bari sarebbe un'isola felice per quanto riguarda la criminalità organizzata, l'occupazione del territorio da parte di associazioni criminali". Poi, si dice: "Da questa visione si discosta invece chi interpreta in maniera più sistematica e più approfondita una serie di segnali". Successivamente, si dice ancora - non leggo testualmente ma questo è il senso che c'è bisogno di superare atteggiamenti di sottovalutazione, di superficialità, che si traducono in atteggiamenti di connivenza nei confronti della criminalità organizzata. Siamo partiti da lì e questo ragionamento - che in qualche modo era individuato in particolare per la zona di Bari ma che in questa relazione valeva per tutta la Puglia successivamente, con la relazione del 1991, è stato in parte superato. Nel senso che, per esempio, per quanto riguarda la zona sud della Puglia (Brindisi, Lecce, Taranto), c'è stata una svolta dal punto di vista dell'azione di contrasto di magistratura e forze dell'ordine, tant'è vero che - sono le carte, cioè i fatti, a parlare - l'investigazione è andata tanto avanti, è stata così incisiva che si sono celebrati i processi alla Sacra corono unita. Addirittura, c'è stata una sentenza della Cassazione - quindi, una sentenza passata in giudicato - in cui sono acclarati quel fenomeno criminale, le caratteristiche di quell'organizzazione, i termini e il contesto in cui si muoveva. Questo naturalmente è stato importantissimo ai fini di individuare le caratteristiche del fenomeno e di capire come colpirlo. Tutto questo, invece, non è avvenuto per Bari e per Foggia. E questo adesso è un dato storico con cui bisogna fare i conti: c'è stata una doppia velocità. E' stata una doppia velocità indubbia, tanto è vero che noi non abbiamo, da questo punto di vista, giudiziariamente, un investigazione che sia tanto avanti; addirittura, non abbiamo nemmeno un processo di primo grado (c'è stato solo un processo alla Rosa, un'organizzazione che non esiste più). Però, devo dire che quando abbiamo ascoltato il collaboratore di giustizia Annacondia, ci siamo trovati di fronte quasi con sorpresa noi pugliesi per primi - al rappresentante di un'organizzazione che aveva le stesse caratteristiche della Sacra corona unita, la stessa forza militare ed economica e addirittura, forse, una maggiore capacità di influenza, soprattutto in materia di narcotraffico. Infatti, Annacondia è stato, come narcotrafficante, una specie di ambasciatore nei paesi esteri anche delle altre organizzazioni criminali (mi pare - credo sia una valutazione che non si possa smentire che, tra i pentiti che abbiamo sentito, Annacondia sia l'unico vero narcotrafficante). In questo senso, ci ha dato un contributo anche per capire le rotte della droga, i meccanismi con cui questo traffico si svolge, i rapporti che si hanno, l'utilizzazione del territorio della Puglia, soprattutto delle coste, a conferma, per esempio, di una valutazione fatta dal collaboratore Messina, che ci ha detto che la Puglia è stata individuata come una zona importante dal punto di vista geografico soprattutto per l'utilizzazione delle coste, quindi per allargare il fronte anche dell'utilizzazione territoriale, non soltanto per il narcotraffico ma anche per il contrabbando delle sigarette ed il traffico d'armi, che sono importantissimi per capire questo fenomeno. Pag.2831 Dico sempre che tutto questo nella relazione c'è, anche se forse va in qualche modo accentuato per capire come si sta evolvendo questo fenomeno e come noi dobbiamo farvi fronte. Rispetto a tutto ciò, si registra una doppia velocità. Questo è un dato storico: Bari e Foggia non sono a questo livello di investigazione. Addirittura, se voi scorrete le relazioni del 1991, di Annacondia e dell'altra organizzazione criminale - che in questa relazione si dice decapitata - non si fa assolutamente cenno, come se non fossero mai esistiti, mentre all'epoca era un'organizzazione che non soltanto esisteva ma aveva una notevole forza ed influenza e addirittura un rapporto organico con Cosa nostra, tant'è vero che, come sapete, Annacondia è "battezzato". Dico questo non per individuare responsabilità personali in questo o in quel magistrato - argomento sul quale tornerò in seguito - ma perché sicuramente c'è un dato culturale da superare - lo si è visto anche nel dibattito in questa Commissione - e c'è ancora un residuo di quella mentalità per cui parlare di organizzazioni criminali significa criminalizzare il territorio; il che, come sapete, ha un effetto devastante, perché è il modo migliore perché le organizzazioni criminali si radichino, si espandano e trovino il modo per avere maggiore influenza sul territorio. Dico che questo è molto grave anche per un altro motivo: perché la Puglia sta cambiando e anzi in qualche modo ha già cambiato pelle a causa della presenza delle organizzazioni criminali. Credo che nessuno possa negare - soprattutto noi che ci occupiamo di questo come addetti ai lavori - il fatto che un'organizzazione criminale non è soltanto un'organizzazione militare, ma ha una grande forza economica e finanziaria, ha la necessità di immettere capitali nel tessuto economico e finanziario per ragioni fisiologiche, quindi si traduce quasi sempre in una holding in attività diversificate, articolate, che sono le estorsioni, il gioco d'azzardo, il traffico di droga e quant'altro; e naturalmente anche - come ci ha confermato Annacondia (ma non c'era bisogno che ce lo dicesse lui, altrimenti qui avremmo perso tempo come Commissione antimafia da qualche anno a questa parte) - nel sistema degli appalti, nell'utilizzazione delle risorse pubbliche e quindi nel rapporto con le istituzioni e con la spesa pubblica. Se su questo c'è ritardo - e c'è ritardo - noi rischiamo di perdere questa regione dal punto di vista del tessuto economico. E' un dato - non un fatto generico - che nella nostra regione ci sono subingressi in attività industriali e commerciali attraverso lo strumento dell'usura ma anche senza di essa. Diciamo che l'estorsione spesso è indirizzata a questo obiettivo; è funzionale ad un fenomeno molto più devastante che non la stessa estorsione in sé, quello dei subingressi, delle nuove società, delle nuove attività commerciali e imprenditoriali. Voi capite che sorgono così nuovi blocchi sociali sulla base di capitali illeciti o di provenienza da attività illecite. Nuovi blocchi sociali, commerciali, imprenditoriali, che tra l'altro mano a mano si legittimano rispetto alla società, rispetto alle istituzioni e poi diventa difficile combatterli, perché il confine è diventato labile. Un esempio può essere dato dalla grande organizzazione imprenditoriale dei Casillo. Quindi, credo che, arrivati a questo punto, in una situazione come questa, con la chance che abbiamo di vincerla davvero questa battaglia, le sottovalutazioni, le connivenze, le complicità vanno abbandonate. Credo che a questo punto sarebbe sciagurato lasciarsi andare a questi comportamenti. Tenete presente anche che la Puglia ha vissuto il rapido espandersi di questo fenomeno in pochissimi anni. Pur avendo origine la Sacra corona unita alla fine degli anni settanta, è soprattutto dalla metà degli anni ottanta che questo fenomeno si sviluppa molto rapidamente. Tutto questo - credo si farebbe torto all'intelligenza dei componenti della Commissione antimafia se non si facesse questa valutazione - non sarebbe successo senza coperture politiche: non credo che Pag.2832 qualcuno mi possa smentire su questo. Senza coperture politiche queste organizzazioni criminali - da qualcuno all'inizio definite addirittura "straccione", prive di una loro capacità di espansione sul territorio, di autonomia, di un adeguato livello di impenetrabilità, della stessa capacità militare delle organizzazioni di tipo tradizionale - non sarebbero diventate poi così forti da condizionare addirittura anche le istituzioni. E' chiaro che ci sono state coperture politiche: per esempio, si è civettato in campagna elettorale. E' un dato obiettivo, perché il pugliese lo sa e non sto dicendo una cosa che è successa solo in Puglia; mi pare che il fenomeno sia diffuso. Che tutto ciò trovasse nel sistema degli appalti la sua massima espressione non c'era bisogno che lo dicesse Annacondia, perché è un dato abbastanza scontato. Tra l'altro, questa rapida crescita del fenomeno ha trovato una coincidenza con il buco di bilancio della regione dal 1985 in poi. E' una coincidenza; non so dire su questo cose più precise. Lo pongo come elemento di riflessione, perché quella dispersione di migliaia di miliardi - mai più trovati e su cui tra l'altro non c'è un accertamento vero da parte di nessuno - ha coinciso anche con il rapido evolversi della organizzazione criminale. Credo che in quel momento soprattutto in quel momento - ci sia stata una saldatura tra l'illegalità, l'economia e la politica. Se nel sud della Puglia si è superata anche la resistenza culturale dello scetticismo, della sottovalutazione, questo invece non è avvenuto nel nord della regione. Sono d'accordo con il vicepresidente Calvi che sulle questioni di Foggia bisogna dire qualcosa di più. Ho letto l'intervento dell'onorevole Cafarelli, che mi pare abbia fornito elementi interessanti ai quali fare riferimento. Tuttavia, mi pare che la questione più importante sia quella della magistratura. Ci trasciniamo - sono stato componente di questa Commissione anche nella passata legislatura - da tanto tempo questo scontro all'interno della magistratura foggiana; vediamo che non c'è un intervento incisivo da parte del CSM. La situazione rimane quasi congelata rispetto al passato: mi pare sia arrivato il momento di superarla. Non si tratta di mettere il naso nelle questioni della magistratura foggiana, ma obiettivamente la conseguenza più evidente di questa divisione è che non c'è un'attività investigativa adeguata, c'è un'incapacità strutturale ad indagare sui fenomeni criminali. Va segnalato con soddisfazione il nuovo ruolo di prefetti, forze dell'ordine, magistratura, mentre va registrata un'insensibilità delle forze politiche. Sulla questione dello scioglimento dei consigli comunali... MAURIZIO CALVI. E' pure un ritardo. ANTONIO BARGONE. E' un ritardo, nel senso che lo scioglimento presupponeva che poi ci fosse un'attivazione da parte delle forze politiche perché certe situazioni fossero rimosse. Questo non è avvenuto! Posso fare un esempio per capire come la questione non riguardi l'onestà del singolo consigliere ma la capacità di influenzare quell'amministrazione, anche attraverso la struttura burocratica. Porto l'esempio di Gallipoli. E' un dato storico: a Gallipoli, il consiglio comunale è stato sciolto per un rapporto organico con le imprese dei Capoti, che sono della Sacra corona unita in maniera acclarata, ai quali erano sistematicamente concessi gli appalti. Ebbene, i commissari straordinari hanno affidato ai Capoti l'appalto per la pulizia delle spiagge. Siccome i commissari di Gallipoli sono persone perbene, è chiaro che c'è un problema di influenza sull'amministrazione comunale che non può finire con lo scioglimento. La critica allo scioglimento non può riguardare il provvedimento in sé ma semmai la necessità di fare qualcosa di più. Del resto, nella relazione del senatore Cabras mi pare siano indicati alcuni correttivi a quella legge che mi sembra necessario introdurre. E' chiaro che bisogna fare anche un appello alla responsabilità delle forze politiche, tenuto conto che negli ultimi tempi si sono Pag.2833 verificati altri scioglimenti. In ordine a ciò, credo che non si possano avere sospetti circa l'impulso nuovo dato, per esempio, da questo punto di vista, dal prefetto di Bari. Citerò due esempi per sottolineare come, da parte del suo predecessore, vi sia stata quanto meno una sottovalutazione: mi riferisco alla questione dell'Agizza, che nessuno sapeva avesse appalti a Bari, cosa che ha scoperto Catenacci (questo è un dato storico). Si tratta di una sottovalutazione grave. PAOLO CABRAS. Abbiamo trovato la presenza di Agizza anche in Emilia Romagna. CARLO D'AMATO. L'Agizza ha una gestione commissariale, perché il tribunale di Napoli vi ha messo un amministratore che sta svolgendo l'attività per conto della società. PAOLO CABRAS. Sono soci di una società, la Rapida, che ha appalti di pulizia in molti comuni dell'Emilia Romagna. CARLO D'AMATO. Sono presenti in tutta Italia. ANTONIO BARGONE. Anche per quanto riguarda la questione di Gioia del Colle, mi pare che quanto è avvenuto dimostri come vi fosse un'influenza che, anche a prescindere dall'onestà dei consiglieri, condizionava in qualche modo l'attività. Non possono quindi essere formulate valutazioni minimaliste e devo rilevare che vi sono anche gravi omissioni (si potrebbero citare degli esempi). Da questo punto di vista, mi rimetto alla relazione, ma il commissario di Governo ha segnalato (ricordo anzi che era anche abbastanza contrariato) moltissime distorsioni nella gestione della cosa pubblica, soprattutto nella regione, e nessuna attività da parte della procura. La questione riguarda, per esempio, le Cliniche riunite, non sul versante dell'elenco per i posti di lavoro (questa è una parte marginale rispetto a quanto è accaduto), ma proprio dal punto di vista del flusso di denaro da parte della regione e del tipo di convenzione. Mi riferisco altresì alla questione del palazzo regionale a Lecce, all'ospedale San Paolo e al fatto che non vi è un procedimento penale per i bilanci della regione nonostante che il falso in bilancio sia una cosa acclarata. Si tratta di un atteggiamento omissivo da parte della procura che è assolutamente intollerabile e denota un grave ritardo. Se, per esempio, si legge il resoconto stenografico dell'audizione del dottor De Marinis, risalente al 1991, si può constatare che egli affermò: "Qui non c'è criminalità organizzata". PRESIDENTE. Si riferiva a Bari o a Trani? ANTONIO BARGONE. A Bari. A prescindere dai reati eventualmente commessi (si tratta di un fatto che dovrà essere accertato dalla magistratura), siamo di fronte ad una inadeguatezza culturale, prima ancora che professionale, da parte di questo magistrato. Sempre in ordine a tale questione, ho letto il testo dell'intervento dell'onorevole Cafarelli e sono rimasto colpito dal fatto che ricevesse telegrammi da De Marinis perché favorisse Di Corato con riferimento ai lavori relativi alla strada di Cerignola (Commenti del deputato Sorice). C'è scritto nello stenografico, onorevole Sorice, che costui gli era stato presentato da Mele su sollecitazione di De Marinis, ma ha ricevuto anche telegrammi. PRESIDENTE. Per chi non è pugliese o non ha presente la questione, può precisare chi è questo Mele? ANTONIO BARGONE. Il procuratore della Repubblica di Roma. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presentare una persona non significa... Pag.2834 FRANCESCO CAFARELLI. Me l'ha presentato e mi ha detto che andava aiutato. VINCENZO SORICE. Tu hai affermato che il procuratore De Marinis ha inviato un telegramma all'onorevole Cafarelli per sollecitare finanziamenti all'impresa Di Corato? FRANCESCO CAFARELLI. De Marinis ha inviato un telegramma al Ministero dei lavori pubblici per dimostrare l'urgenza dei lavori. VINCENZO SORICE. Il discorso allora è un altro. FRANCESCO CAFARELLI. Il fatto grave è che Di Corato era in possesso di questo telegramma. VINCENZO SORICE. Questo è un altro discorso. MASSIMO BRUTTI. Vorrei sentire il racconto dell'episodio dall'onorevole Cafarelli senza che il collega Sorice lo interrompa. VINCENZO SORICE. Perché, lei è il presidente? FRANCESCO CAFARELLI. L'impresa Di Corato mi ha fatto leggere un telegramma a firma del procuratore della Repubblica De Marinis che sosteneva la necessità e l'urgenza di quei lavori. Il fatto grave è che l'imprenditore era in possesso di questo telegramma inviato dal procuratore della Repubblica al Ministero dei lavori pubblici per sollecitare i lavori. VINCENZO SORICE. Quella era una strada che creava grossi problemi per quanto riguarda non soltanto il traffico ma anche i gravi incidenti che vi si verificavano. ANTONIO BARGONE. Questo semmai possiamo farcelo dire da De Marinis; non credo che tu sappia perché De Marinis abbia inviato quel telegramma. PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei aprire una "Camera pugliese". Andiamo avanti. ANTONIO BARGONE. Desidero soffermarmi su un'ultimo aspetto vertente sempre su tale questione (in questo senso ho presentato anche un emendamento). A prescindere dalle valutazioni che il CSM potrà fare e dalle indagini in corso, mi pare comunque che vi sia un motivo di opportunità per cui il procuratore della Repubblica De Marinis non diriga la procura o almeno, per adesso, la DDA: mi riferisco al fatto che egli è indagato sulla base di dichiarazioni di un collaboratore della giustizia su cui egli stesso indaga. Mi pare quindi che vi sia un motivo d'incompatibilità, a prescindere dal fatto che le accuse nei suoi confronti siano o meno fondate, che suggerirebbe che egli fosse sollevato dall'incarico. ALFREDO GALASSO. E' ancora lì? ANTONIO BARGONE. Sì, è ancora lì. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non dobbiamo decidere noi se uno deve stare lì oppure no! ALFREDO GALASSO. Ho fatto soltanto una domanda; ho chiesto se sia ancora lì oppure no, non ho detto che dobbiamo decidere noi. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Galasso, tu sei stato membro del Consiglio superiore della magistratura e sai che questo tipo di decisione spetta a quell'organo! ALFREDO GALASSO. Mastella, non fare finta di non capire! Ho soltanto chiesto se è ancora lì oppure no. PRESIDENTE. In un certo momento De Marinis aveva lasciato la direzione della DDA ma poi l'ha ripresa. Pag.2835 ANTONIO BARGONE. Vorrei chiarire, anche all'onorevole Mastella, che quello che dico io non c'entra niente con le indagini del CSM: io ho posto un problema di opportunità mentre questo organismo svolge le sue indagini su altre questioni, valutando, per esempio, se vi è un'incompatibilità ambientale o se sussistono ragioni per cui bisogna applicare le norme dell'ordinamento. Da parte mia, ho sollevato un'altra questione, che riguarda la Commissione antimafia. Analogamente, è a mio avviso importante sottolineare (l'ha già fatto il senatore Brutti ma credo di doverlo fare anch'io) la questione della gestione dei collaboratori della giustizia, in ordine alla quale vi sono perplessità che devono essere sollevate. Si è verificato soprattutto un episodio sconcertante e assolutamente ingiustificato di un sostituto della procura che, pur non avendo nulla a che fare con quel collaboratore della giustizia perché non lo interrogava lui e non aveva la gestione dell'indagine, ha ritenuto (questo è un dato storico perché risulta da un'intervista rilasciata ad un giornale e ad una televisione regionale) di avvertire tutti che vi era un appartenente ad un'organizzazione criminale che stava collaborando con la giustizia. Sapete bene che cosa ciò significhi: in pratica, egli ha violato la segretezza di un fatto così importante, impedendo, da quel momento in poi, che il collaboratore della giustizia potesse fornire notizie utili. Soltanto chi vuole far finta di non capire non capisce che cosa ciò significhi. Ho sollevato tale problema perché si tratta, a mio avviso, di una questione da tenere presente. In conclusione, torno brevemente alle valutazioni che dobbiamo fare noi; ho letto che dovremmo addirittura, nell'ambito del nostro ruolo, individuare responsabilità specifiche di carattere penale (così ho letto dall'intervento dell'onorevole Sorice). Ritengo però che ciò esuli completamente dal nostro ruolo, perché tale compito spetta alla magistratura e noi dobbiamo esprimere valutazioni, non sentenze. Se poi dal punto di vista del giudizio popolare queste valutazioni equivalgono a sentenze, ciò dipende dal prestigio della Commissione e nessuno può dolersene ma ritengo anzi che ogni componente della Commissione dovrebbe esserne orgoglioso, perché ciò dipende dalla credibilità della Commissione. Non si può comunque confondere tra sentenze e giudizi: la nostra è una Commissione d'inchiesta che deve esprimere queste valutazioni, proprio al fine di individuare distorsioni, degenerazioni, connessioni con il fenomeno criminale, e di individuare anche soluzioni, a prescindere dalle responsabilità penali che possono essere accertate. Ecco perché, pur essendo pugliese, non mi sento accusato dalla relazione, onorevole Calvi, perché non è vero, come lei dice, che vi è un'accusa generica rivolta a tutta la classe politica. Si dice semplicemente che vi sono connessioni con esponenti politici, col mondo politico, e ciò è vero. Naturalmente, non possiamo fare nomi e cognomi, perché ognuno si ribellerebbe a questo e ciò non compete a noi (si tratta di un compito dell'autorità giudiziaria). Non possiamo però nascondere che questo sia vero, a meno che qualcuno non voglia negarlo, ma ciò significherebbe (torniamo al discorso di prima) fare torto all'intelligenza di ogni componente della Commissione e non sapere che un dato strutturale dell'organizzazione criminale è proprio quello del rapporto sinergico con pezzi delle istituzioni, del mondo delle professioni e così via. MAURIZIO CALVI. Su questo non c'è disputa. ANTONIO BARGONE. Tuttavia, dire che la relazione voleva accusare tutta la classe politica mi sembra ingiusto e ingeneroso nei confronti del relatore, perché da questo punto di vista non si vuole capovolgere nessuno Stato di diritto ma si esprime una valutazione obiettiva. SALVATORE FRASCA. Il dibattito non deve restare nell'astrattezza, perché se si riconosce l'esistenza di un rapporto tra mafia e istituzioni, tra mafia e politica, Pag.2836 questo rapporto non può essere metafisico ma deve estrinsecarsi attraverso determinate persone. Il coraggio della Commissione deve essere appunto quello di dire chi sono queste persone. PRESIDENTE. Senatore Frasca, lei ha anticipato il suo intervento. ANTONIO BARGONE. Vorrei dire al senatore Frasca che la Commissione antimafia non può avere questo coraggio, perché sarebbe un atto di temerarietà. La Commissione antimafia deve fare il suo dovere, prendere atto dei dati e degli elementi in suo possesso e, sulla base di questi, esprimere valutazioni complessive. Tocca alla magistratura individuare responsabilità penali di tipo personale. (Commenti del senatore Frasca) . Quello di sovrapporre la responsabilità penale alla responsabilità politica è stato un trucco che finora ha consentito a chi magari non aveva responsabilità penali, perché non vi era stato un procedimento penale a suo carico, di rimanere sulla scena politica nonostante vi fossero delle responsabilità politiche precise a seguito delle frequentazioni, del ruolo e della funzione svolti, delle connessioni con il mondo dell'illegalità. Tra l'altro, abbiamo già svolto un dibattito sul rapporto tra politica e Cosa nostra e mi pare che sulla responsabilità politica vi sia già stato un voto della Commissione. Credo pertanto che non si possa tornare ogni volta su questo, perché si tratterebbe di un fatto dispersivo se non paralizzante. Concludo facendo riferimento agli emendamenti e dicendo che condivido la relazione nel suo impianto, ma ritengo sia necessario sottolineare il ritardo investigativo della magistratura barese e foggiana rispetto a fatti specifici che ho indicato e che ci sono stati segnalati, per esempio, anche dal commissario di Governo. Credo anche che debba essere rilevato, in particolare per quanto riguarda Bari e Foggia, come il numero delle richieste di misure di prevenzione patrimoniale sia assolutamente irrilevante (quello delle confische lo è ancor di più!), con il risultato che l'economia criminale, in questo momento di crisi, rappresenta addirittura la forza vincente. Vi è la necessità di svolgere una valutazione più approfondita sulle organizzazioni criminali nel barese, anche alla luce delle informazioni che ci ha fornito il collaboratore di giustizia Annacondia. Andrebbe inoltre introdotta una sottolineatura maggiore, soprattutto per quanto riguarda Taranto (in questo senso abbiamo presentato alcuni emendamenti), circa la manipolazione degli appalti di grandi opere riguardanti, in particolare, le imprese a partecipazione statale. In tale settore sono emersi fenomeni di distorsione e di degenerazione davvero gravi. Vorrei inoltre che fosse sottolineato un altro fatto, del quale siamo stati testimoni. Voi sapete che Annacondia, nel momento in cui doveva fare dei nomi, diceva sempre: "Li ho già fatti ai magistrati". Gli ho chiesto quando li avesse fatti e lui ha risposto: "Molti mesi fa". Questo non è accaduto soltanto per Annacondia, ma anche per Cirfeta ed altri. Vi sono numerosi collaboratori di giustizia che con le loro dichiarazioni stanno riempiendo moltissime pagine di verbali, da moltissimi mesi. Tuttavia, non si vede un solo provvedimento giudiziario! CARLO D'AMATO. Anche per la vicenda ENEL ci sono molte dichiarazioni a verbale! ANTONIO BARGONE. Su tutte le vicende, collega D'Amato. Credo che la Commissione si debba chiedere, e debba chiedere a sua volta, che fine abbiano fatto tali dichiarazioni. Si tratta di stabilire se i provvedimenti giudiziari conseguenti non siano stati fino ad ora adottati per prudenza e cautela da parte delle DDA competenti (quelle di Lecce e di Bari) oppure se vi siano altre ragioni. Credo che a questo punto sia necessario saperlo perché il ritardo potrebbe compromettere l'indagine. Ricordo che già vi Pag.2837 è stato uno scontro tra la DDA di Bari e quella di Lecce in merito alla gestione di un collaboratore di giustizia, tanto che è dovuta intervenire la DNA. Credo si tratti di un aspetto molto delicato; la Commissione antimafia non può sentirsi dire che i nomi sono stati fatti al magistrato e poi magari scoprire che non risultano da alcun verbale! Credo si tratti di un fatto molto importante da verificare. Concludo, con un riferimento alle carceri e ad alcuni problemi della polizia di Stato. Per quanto riguarda le carceri, credo che nella relazione debba essere fatto riferimento all'allarme lanciato dai direttori degli istituti di pena nei quali è ospitato un numero di detenuti superiore di tre volte a quello per il quale vi sarebbe capacità recettiva. A ciò si aggiunga un organico inferiore a quello ottimale. Naturalmente, questo provoca problemi gravissimi (penso, per esempio, a Brindisi, dove è ospitato il processo contro la Sacra corona unita), oltre ad un problema di gestione del rapporto con l'esterno. Il rapporto con l'esterno è abbastanza facile, soprattutto per gli elementi di spicco delle organizzazioni criminali. Quanto alla polizia di Stato, ci è stato denunciato e segnalato che il lavoro straordinario non viene retribuito perché la Puglia non è considerata una regione a rischio dai vertici della polizia di Stato. PAOLO CABRAS. Cosa c'entra questo? ANTONIO BARGONE. C'entra, c'entra! Del resto, si tratta di una situazione che risulta a verbale: non è certo una mia rivendicazione! Tutto questo provoca molti malumori. Le forze dell'ordine non hanno soltanto un problema di coordinamento ma anche di movimento tempestivo sul territorio. Credo quindi che si tratti di questioni da affrontare. Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Colleghi, approfittando del fatto che la Commissione è in numero legale, vorrei fare alcune comunicazioni. La prima. Il presidente della provincia di Palermo ha invitato il presidente ed i componenti disponibili della Commissione alla seduta che il consiglio provinciale terrà il giorno 4 ottobre prossimo, alle ore 9, per discutere sui problemi attinenti all'edilizia scolastica. Voi sapete che la regione ha trasferito le competenze in questa materia alla provincia. Vi sono colleghi disponibili ad aderire all'invito? SANTI RAPISARDA. Io, presidente. ALFREDO GALASSO. Non stiamo un po' esagerando? PRESIDENTE. In che senso? ALFREDO GALASSO. Chiunque ci invita, noi andiamo! Palermo è la mia città, però mi pare... PRESIDENTE. Non ci dobbiamo andare? ALFREDO GALASSO. No, solo che mi sembra un po' eccessivo. Ora ci ha invitato il presidente della provincia di Palermo; mi pare che poi dovremmo andare a Termini Imerese; abbiamo accettato l'invito di "Città dell'uomo"... PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di accettare l'invito del presidente della provincia di Palermo a partecipare alla seduta che il consiglio provinciale terrà il giorno 4 ottobre, alle ore 9, per discutere sui problemi attinenti all'edilizia scolastica. (E' approvata) . Quali colleghi sono disponibili? Galasso... Altri? MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presidente, ci lasci un po' di tempo a disposizione! PRESIDENTE. Onorevole Mastella, l'invito è per la giornata di lunedì! Pag.2838 PAOLO CABRAS. Potrebbe venire Cappuzzo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Noi designiamo Cappuzzo. PRESIDENTE. Seconda comunicazione. Il senatore Rapisarda, coordinatore del gruppo di lavoro sugli appalti, propone di effettuare, nella giornata di mercoledì 6 ottobre, un sopralluogo a Catania per approfondire le modalità di concessione di appalti e di realizzazione delle opere del Centro fieristico di viale Africa e delle scuole della provincia. Ci sono osservazioni? PAOLO CABRAS. Il mercoledì è una giornata poco indicata, in considerazione dell'andamento dei lavori parlamentari. PRESIDENTE. Sì, ma saremmo considerati in missione. CARLO D'AMATO. Si sospettano cose non lecite? SANTI RAPISARDA. Se ho fatto questa richiesta, si vede che c'è qualcosa che non funziona! PAOLO CABRAS. Propongo di discuterne in ufficio di presidenza. CARLO D'AMATO. Non ho capito bene: noi andiamo dovunque si fanno gli appalti? Se vi sono elementi precisi, è un conto. Ma se dobbiamo andare dovunque si fanno gli appalti... PRESIDENTE. Si tratta di una proposta. Possiamo dare la parola al senatore Rapisarda? ( Commenti del deputato D'Amato ). Lei fa parte del gruppo di lavoro? CARLO D'AMATO. No, faccio parte della Commissione antimafia! SANTI RAPISARDA. Noi abbiamo ascoltato diversi pentiti. Leonardo Messina ha detto che tra tutti gli appalti in Sicilia, soprattutto in quelli relativi alla Sicilia orientale, ve ne erano alcuni controllati dalla mafia. A me risulta che a Catania moltissimi di questi appalti sono stati controllati dagli ambienti mafiosi. Non capisco perché il gruppo di lavoro sugli appalti, che ha lavorato e che ha già predisposto documenti su questo argomento, non dovrebbe recarsi a Catania per verificare sul posto l'esistenza di questo fenomeno. Non capisco quale possa essere il motivo... CARLO D'AMATO. Ma ci saranno indagini in corso! Vorrei capire se su queste questioni gravissime denunciate dal senatore Rapisarda vi siano indagini della magistratura. PRESIDENTE. Siamo di fronte alla tipica ipotesi del gatto che si mangia la coda: se vogliamo sapere se su queste cose vi sono elementi di reato, evidentemente indaga la magistratura; se non vi sono elementi di reato, non c'è ragione perché indaghiamo noi. CARLO D'AMATO. Si dovrebbe fare un accertamento preventivo! PRESIDENTE. Sulla base della nostra legge istitutiva, noi possiamo accertare la congruità dell'azione dei pubblici poteri. Mi pare che il gruppo di lavoro proponga di accertare in che modo sia stato affidato l'appalto, in particolare questo, chi lo abbia vinto, come si sia svolto. ALFREDO GALASSO. Quale appalto? PRESIDENTE. Quello relativo al Centro fieristico di viale Africa. SANTI RAPISARDA. Anche quelli relativi alle scuole ed alla metropolitana. Si tratta di accertare perché questi lavori siano stati affidati in concessione e non si sia mai fatto ricorso all'asta pubblica o ad altro tipo di gara. CARLO D'AMATO. Chiedo scusa. Catania non è un'isola, anche se fa parte della Sicilia. Ai sistemi di concessione si Pag.2839 ricorre in tutta Italia. Allora io vorrei andare a vedere, per esempio, gli atti di concessione per i lavori della metropolitana di Bologna e di quelle di Milano, di Torino e di Napoli! PRESIDENTE. Quella di Catania, no? CARLO D'AMATO. Anche di Catania! PRESIDENTE. Era per capire... CARLO D'AMATO. Dobbiamo seguire una logica. Si tratta di stabilire se vi siano indagini giudiziarie in corso (e questo non ci risulta). Non si tratta di una questione sulla quale c'è una presa di conoscenza... Se vi sono dichiarazioni dei pentiti, non credo che la magistratura di Catania, che vedo particolarmente attiva (non mi pare che sia una magistratura che stia dormendo) non ne abbia tenuto conto. Vorrei evitare, presidente, proprio nello spirito di rafforzare il ruolo della Commissione, che si verifichi quello che poco fa prospettava Bargone, cioè che noi interferiamo con iniziative in atto della magistratura, cosa, questa, che potrebbe anche appannare, per certi aspetti, il nostro ruolo ed il nostro impegno. Non vorrei sentire nuovamente - lo dico con grande chiarezza - attacchi come quello di Martinazzoli in Senato, quando ha detto che noi ci sovrapponiamo ai lavori della magistratura. Si tratta di una questione sulla quale bisogna fare un minimo di riflessione. Dico ciò proprio perché credo nei lavori di questa Commissione, che ha lavorato bene e che ha prodotto una serie di atti importanti e significativi. Vorrei tuttavia che si facessero delle considerazioni mirate, in modo tale da evitare di essere accusati di interferire. PRESIDENTE. Qual è la sua proposta? CARLO D'AMATO. E' una proposta di metodo, presidente. PRESIDENTE. Sulla proposta che stiamo discutendo? CARLO D'AMATO. Io ho posto una domanda pregiudiziale: rispetto alle dichiarazioni del senatore Rapisarda, il quale dice di essere a conoscenza che i pentiti hanno fatto riferimento ad una serie di vicende che hanno riguardato... SANTI RAPISARDA. I pentiti lo hanno dichiarato davanti a noi, davanti alla Commissione, ne siamo tutti a conoscenza! CARLO D'AMATO. I pentiti non riferiscono niente di più di quello che hanno riferito all'autorità giudiziaria. Mi pare sia stato questo quello che ci è stato sempre detto. I pentiti non possono derogare, perché le domande che noi rivolgiamo loro... SANTI RAPISARDA. Presidente, c'è anche la relazione dei ROS che abbiamo acquisito agli atti della Commissione! PRESIDENTE. Senatore Rapisarda, faccia concludere l'onorevole D'Amato! Il collega D'Amato ha detto che non è contrario alla proposta. Vorrei capire i motivi delle sue obiezioni. CARLO D'AMATO. Io non sono contrario, ma vorrei capire il metodo che si intende seguire. Noi abbiamo sempre detto che le dichiarazioni dei pentiti ascoltati dalla Commissione antimafia sono state in ogni occasione preventivamente riscontrate dalla magistratura, tant'è vero che le domande che noi rivolgiamo ai pentiti ricevono un preventivo assenso, proprio per evitare interferenze con la magistratura. Allora, mi chiedo (credo che si tratti di una domanda legittima e coerente): sulle vicende richiamate dal senatore Rapisarda, la magistratura di Catania, che, dalle notizie riportate sui giornali, sta portando avanti iniziative lodevolissime e si sta attivando... SANTI RAPISARDA. La magistratura di Catania sta lavorando molto bene. Non Pag.2840 ho capito per quale motivo non dovremmo andare. A Palermo ci siamo stati 20 volte! CARLO D'AMATO. Rapisarda, c'è un'indagine della magistratura su queste questioni? SANTI RAPISARDA. Ma perché ti arrabbi? PRESIDENTE. C'è un punto sul quale dobbiamo cercare di fare chiarezza. Tutte le Commissioni d'inchiesta parlamentare - ripeto: tutte - si trovano ad operare, nell'ambito del nostro ordinamento, anche su materie su cui indaga l'autorità giudiziaria. Penso, per esempio, alle Commissioni d'inchiesta Moro, Sifar e quella sul terremoto del 1980. Il problema è di stabilire che cosa spetta accertare agli uni e che cosa agli altri. I poteri - come lei sa, onorevole D'Amato - sono gli stessi, cioè sono i poteri dell'autorità giudiziaria. La differenza sta in questo. Se dicessimo "Siccome su questo fatto sta indagando la magistratura, noi non possiamo..."; oppure se dicessimo "Siccome non c'è nessuna denuncia, noi non possiamo...", lei capisce che questo significherebbe proporre la paralisi dell'attività di un organo parlamentare. Non credo sia questa la sua intenzione. Il problema è un altro: si tratta di stabilire quali sono le finalità dell'accertamento. Se le finalità fossero l'accertamento di responsabilità di carattere penale, questo evidentemente non sarebbe ammesso. Se il problema è di vedere come sono stati concessi determinati appalti - a Bologna, a Torino, a Milano, a San Remo, dove lei ritiene -, va bene. Se si tratta di vedere se queste modalità di aggiudicazione degli appalti abbiano agevolato o no organizzazioni mafiose, credo che ciò rientri nei compiti della Commissione. E' questo il tipo di problema. Perché altrimenti le Commissioni d'inchiesta non avrebbero ragion d'essere: dal SIFAR in poi, dalla prima antimafia in poi, questo problema si è posto sempre ed è stato sempre chiarito in questi termini. ANTONINO BUTTITTA. A me pare che fra i compiti istituzionali di questa Commissione ci sia lo studio e non solo lo studio dei rapporti tra mafia, criminalità e appalti. L'area del catanese è sicuramente un territorio privilegiato, dove questo rapporto si è esercitato e si sta esercitando. Dunque, ritengo assolutamente scolastica l'obiezione del collega D'Amato e, come ha giustamente osservato il presidente, addirittura paralizzante rispetto all'attività, ai compiti istituzionali della Commissione. Per cui mi permetterei di insistere sulla proposta avanzata dal senatore Rapisarda. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non voglio aprire il campo ad una serie di aspetti. Il segretario del mio partito, in un intervento al Senato, ha fatto riferimento ad una serie di questioni anche attinenti a questa Commissione. Non entro nel merito, per la semplice ragione che c'è una delegazione che andrà da Scàlfaro, quindi in questo caso l'avarizia delle mie parole è compensata da questo evento. Però, vorrei dire che occorre - lo chiedo all'ufficio di presidenza e non entro nella questione di merito sulla scelta di Catania, perché se la criminalità ha connessioni le ha dappertutto e quindi le infiltrazioni avvengono dappertutto ed anche il sistema delle concessioni da questo punto di vista può essere oggetto di attenzione - una chiarezza di propositi circa l'andamento dei lavori della Commissione. Chiederei allora di sospendere la decisione circa questa trasferta anche perché mi pare difficilmente praticabile la data del 6 ottobre ocomunque quella di un giorno della prossima settimana. Su questo chiederei al presidente di riflettere un po', perché un povero diavolo come me, costretto ad agitarsi tra la Presidenza della Camera ed altri impegni, incontra anche a volte delle difficoltà. Qualcun altro lamenta difficoltà il martedì od il venerdì. Quindi, bisogna esaminare i criteri di lavoro in modo tale da poter essere più presenti, perché magari anch'io vorrei andare a Catania o stabilire di andare in Pag.2841 altre città per studiare questo sistema delle concessioni, una volta che si è appalesato il dato di un'infiltrazione della mafia in tutto il territorio nazionale, non solo in alcuni luoghi dove appare con maggiore evidenza. Allora, vorrei chiedere al presidente, se fosse possibile, anche per evitare che ci siano inutili contrapposizioni tra di noi, di sospendere la decisione su questo punto, rinviandola ad un momento successivo, ad una riunione dell'ufficio di presidenza in cui decidere indagini di questo tipo e in genere l'itinerario su cui incamminarci. PRESIDENTE. Sono d'accordo con lei ma c'è solo un problema. Se la data dovesse essere quella del 6 ottobre, c'è bisogno di decidere per tempo. Lei ritiene che l'ufficio di presidenza si debba convocare al termine di questa seduta? MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non sarei in grado di partecipare perché debbo allontanarmi. Potremmo discuterne martedì e quindi decidere. Anziché il 6 ottobre, si potrebbe fissare un altro giorno. Stabiliamo un criterio ed una modalità che vale per questo ma anche per altri aspetti. Chiederei questo. Non mi pare che la data debba essere per forza il 6 ottobre. Chiedo che si discuta in via preliminare tra di noi in ufficio di presidenza, per poi valutare insieme questo ed altri aspetti. PAOLO CABRAS. Abbiamo sospeso la discussione generale della relazione sulla Puglia. La sospensione della discussione generale, motivata dalla presenza del numero legale, è stata decisa solo per comunicazioni che non comportino, evidentemente, una discussione. Adesso, stiamo parlando di principi e di criteri che devono regolare l'attività delle Commissioni d'inchiesta, del rapporto istituzionale fra la Commissione parlamentare e la magistratura, del rapporto criminalità-affari-appalti-politica e quant'altro. Io non sono contrario alla proposta del senatore Rapisarda. Siccome non è stata discussa specificamente in ufficio di presidenza e siccome la data del 6 ottobre mi sembra troppo ravvicinata ed incompatibile con altri impegni parlamentari, prego - dato che abbiamo fissato una riunione dell'ufficio di presidenza il 5 ottobre - di discuterne in quella sede. Preannuncio che il mio orientamento è favorevole al sopralluogo. Però, cerchiamo anche di darci delle regole nei nostri dibattiti per evitare che si discuta di tutto, interrompendo il corso di una discussione che tra l'altro si sta concludendo, perché mancano soltanto due iscritti a parlare. Quindi, la mia è una formale proposta di rinvio della decisione sulla proposta del senatore Rapisarda. PRESIDENTE. Questo possiamo anche farlo. Volevo solo dire che il compito non è dell'ufficio di presidenza ma, in base al nostro regolamento, della Commissione. PAOLO CABRAS. L'ufficio di presidenza deve istruire la cosa e poi portarla in Commissione, il 5 ottobre stesso. PRESIDENTE. Sì, ma deve essere chiaro che l'ufficio di presidenza non ha nessuna funzione in questo caso. ANTONIO BARGONE. Desidero solo dare un chiarimento che può essere utile ai fini della decisione. Come gruppo di lavoro, abbiamo esaminato i meccanismi di appalto ed abbiamo visto le distorsioni, a prescindere dalle responsabilità penali. Abbiamo preso atto anche dei lavori della Commissione di indagine istituita da Camera e Senato che poi ha dato il via alla discussione sulla riforma degli appalti, adesso all'esame del Senato. Quindi, partendo da lì, cercando di capire quello che non va nei meccanismi e quindi elaborando proposte di modifica su questo, abbiamo preso atto di quello di cui siamo in possesso sul piano anche delle connessioni con la mafia. Disponiamo soprattutto di un rapporto del ROS, molto puntuale, che riguarda soprattutto la zona di Catania, in cui c'è una valutazione delle distorsioni dei meccanismi Pag.2842 che ci interessano. Non dobbiamo andare ad individuare responsabilità penali di nessuno; dobbiamo capire come questi meccanismi hanno funzionato ed in che modo hanno potuto favorire l'infiltrazione mafiosa. Tutto qui. Mi pare che questo sia compito nostro. Partiamo da Catania soltanto perché abbiamo molti più elementi lì che non da un'altra parte. Questo rapporto dei ROS mi pare davvero interessante per capire questi meccanismi ed invito i colleghi a leggerlo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Allora, dobbiamo andare anche a Brindisi! ANTONIO BARGONE. Per me puoi anche cambiare residenza ed abitarci a Brindisi! PRESIDENTE. Siccome c'è il sospetto evidente che voi abbiate scelto Catania - così sembrerebbe dagli interventi di alcuni colleghi - al fine, come dire, di non so bene se danneggiare o favorire qualcuno... (Commenti) MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, presidente! PRESIDENTE. Non è questo? Allora ho capito male io, benissimo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, è solo un problema di metodo. Non perché è Catania ma dovunque: si vada a Benevento, ad Avellino, a Salerno, a Napoli! Però, il problema è sul piano del metodo. Non è possibile lavorare così! PRESIDENTE. Sì, onorevole Mastella, sappiamo tutti cosa vuol dire porre questioni di metodo. Colleghi, vi prego, sedetevi! ROMEO RICCIUTI. Dovrebbero smettere altri di fare discussioni fuori posto! PRESIDENTE. C'è una richiesta del vicepresidente Cabras diretta a riportare questa questione in ufficio di presidenza. Il 5 ottobre alle 12 l'ufficio di presidenza è già convocato per ascoltare la signora Torre. Subito dopo prendiamo in esame questa cosa. Prego il collega Rapisarda e gli altri componenti il suo comitato di presentare un piano di lavoro, visto che c'è un sospetto - bisogna dire le cose come stanno... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non c'è sospetto! Non è così! PRESIDENTE. A me sembra di capire che ci sia un sospetto in ordine a queste cose. Vi prego di presentare un piano di lavoro... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presidente, su questo non le consento... Per l'amor di Dio, per quanto mi riguarda, non c'è nessun... Chiedo un criterio di metodo per quanto riguarda i lavori della Commissione. Se potessi, vorrei andare anch'io ma se si tratta di mercoledì, quando presiedo l'Assemblea, non posso andare! Allora, anche su questo ordine dei lavori, vorrei pregare in maniera cortese... Se lei poi dice che c'è un sospetto, allora me ne vado proprio! PRESIDENTE. Benissimo, allora possiamo escludere che ci sia un sospetto. A me interessava... MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non è possibile che ogni volta che uno dice una cosa... PRESIDENTE. Non ogni volta. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non è possibile che c'è chi lotta alla mafia e chi non lotta! A me non me ne fotte nulla della mafia, con molta onestà, nel senso che voglio combatterla anch'io! E' bene che chiariamo. Siccome lei ha avuto la sensibilità o altro di richiamare la storia della Sicilia, lei sa con quanta accortezza uno come me da quando è in Commissione ha dato una mano per evitare problemi o confusione. Però, non accetto che lei dica che ci siano sospetti per Pag.2843 quanto mi riguarda! O lei ritira questa affermazione o me ne vado! Se uno chiede una cosa per correttezza e per coadiuvare, sembra che ci sia il sospetto! PRESIDENTE. Comunque, l'importante è che non ci sia sospetto su nessuna cosa. Resta la proposta. Nella seduta che l'ufficio di presidenza... CARLO D'AMATO. Significa criminalizzare anche gli interventi! PRESIDENTE. Onorevole D'Amato, mi faccia finire. FERDINANDO IMPOSIMATO. Non attizzare il fuoco! CARLO D'AMATO. Non attizzo il fuoco! Siccome ho posto io il problema, mi consenti di dire che non sono... Tra l'altro, su una richiesta fatta da un mio compagno di partito! PRESIDENTE. Sono lieto che questo equivoco sia scomparso, perché mi devi dare atto che nel momento in cui si chiede: "perché lì e non là?", questo può sembrare... ora tu mi dici... CARLO D'AMATO. Può sembrare una richiesta di approfondimento sul metodo di lavoro, non un sospetto! PRESIDENTE. Per questa ragione chiediamo al senatore Rapisarda ed ai suoi colleghi di comitato di partecipare all'ufficio di presidenza e di presentare in quella sede un piano di lavoro in ordine a questo tipo di visite, in modo che si possa valutare complessivamente e stabilire le priorità di questo lavoro, compresi i tempi. Va bene così? Possiamo fare in questo modo? ALFREDO GALASSO. Su questo argomento, abbiamo chiuso o no? Vorrei che concludessimo qualcosa questa mattina, se possibile! Se su questo argomento che riguarda non Catania ma l'andamento dei lavori... PRESIDENTE. Se siamo d'accordo sulla proposta del senatore Cabras, la discussione si chiude qui su questo argomento, perché si vedrà in ufficio di presidenza. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito di accogliere la proposta formulata dal vicepresidente Cabras. (Così rimane stabilito) . SALVATORE FRASCA. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Per che cosa? SALVATORE FRASCA. Sull'ordine dei lavori. PRESIDENTE. Va bene. SALVATORE FRASCA. In questa Commissione non può essere consentito a chicchessia di parlare sullo stesso argomento, intervenendo a torto o a sproposito tre, quattro o cinque volte, mentre chi democraticamente, direi civilmente, educatamente, chiede la parola non può parlare. Questa è la prima questione. Sull'argomento di prima avevo chiesto di parlare ma lei non me l'ha concesso, mentre l'onorevole Mastella ha parlato cinque volte. Ora, egli andrà da Scàlfaro e mi auguro che porti al Presidente della Repubblica il messaggio che gli ho lasciato, cioè che il Presidente della Repubblica preghi per me (Si ride) . Signor presidente, insisto perché si faccia quella discussione di ordine metodologico e di esame del lavoro che abbiamo fatto fino a questo momento. PRESIDENTE. L'abbiamo oggi all'ordine del giorno! SALVATORE FRASCA. Non ce l'abbiamo. Io non l'ho vista iscritta all'ordine del giorno. Non c'è scritto! PRESIDENTE. Ma scusi, senatore Frasca: "Discussione ed eventuale votazione della relazione annuale". E' al secondo punto dell'ordine del giorno. Pag.2844 SALVATORE FRASCA. Dove? PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno, quello che lei ha avuto... SALVATORE FRASCA. Ma non è questo, signor presidente, quello che dovremmo fare. Se andiamo a prendere il verbale del 14 settembre, lei mi aveva dato per scontato che avremmo svolto una discussione sull'evoluzione... PRESIDENTE. Scusi, senatore Frasca, non è così! Abbiamo deciso che questa relazione sarebbe stata introdotta da una relazione annuale sulla base della quale si sarebbe avviata la discussione politica. L'abbiamo già decisa questa cosa! E' il secondo punto all'ordine del giorno di oggi. SALVATORE FRASCA. Modestamente, posso dire il mio punto di vista? La relazione annuale è una cosa di grande dignità, che dobbiamo presentare al Parlamento... PRESIDENTE. L'abbiamo già decisa questa cosa! Forse, l'ha votata anche lei, non lo so! SALVATORE FRASCA. No, io non l'ho votata, non avrei dato il mio consenso... Vuol dire che metteremo insieme capra e cavoli e quando si andrà a discutere della relazione, chi vorrà interverrà su tutta una serie di questioni... PRESIDENTE. Certo, perché è il bilancio del lavoro! SALVATORE FRASCA. Ma io invece avrei voluto che le cose fossero state superate. PRESIDENTE. Ma se la Commissione ha deciso una cosa diversa, cosa vuole che le dica? SALVATORE FRASCA. Quando l'ha deciso la Commissione, non lo so, andrò a leggermi i verbali. A me non risulta che la Commissione abbia deciso, perché sono un attento lettore dei verbali della Commissione e non mi risulta... PRESIDENTE. E' l'ufficio di presidenza dell'8 settembre 1993: "Discussione politica. Si propone la data..." - era prima il 24 settembre, poi è stata spostata - "Per quella data sarebbe opportuno predisporre un sintetico documento che raccolga i dati sull'attività compiuta nel primo anno di lavoro e che illustri le linee generali dei futuri impegni. Il documento può costituire un concreto elemento di discussione e, se approvato, poi essere indirizzato alle Camere". Era questa la questione. SALVATORE FRASCA. Questo l'ha approvato l'ufficio di presidenza ma non la Commissione, mi dispiace. PRESIDENTE. E' l'ufficio di presidenza che propone il programma dei lavori! SALVATORE FRASCA. Presidente, occorre un voto della... PRESIDENTE. No, per il programma dei lavori, no! SALVATORE FRASCA. Occorre però un voto da parte della Commissione! (Commenti) . PRESIDENTE. Ma no! Si guardi il regolamento! SALVATORE FRASCA. L'ordine del giorno, sì, ma le proposte, no! PRESIDENTE. No, ma non solo. Come tutti i colleghi, lei ha avuto tempestivamente questo verbale, in cui c'era scritta questa cosa. SALVATORE FRASCA. Quello che voglio dire è che l'ufficio di presidenza ha fatto quelle proposte, cioè di discutere quella relazione, ma le proposte dell'ufficio di presidenza non sono mai state Pag.2845 sottoposte all'approvazione da parte della Commissione. Semmai, quindi, dobbiamo appurare se la Commissione sia d'accordo o meno su questo. Altrimenti, verremmo qui soltanto per ratificare le decisioni dell'ufficio di presidenza, il che non avviene in nessuna Commissione che sia diretta democraticamente. A me era stato formalmente promesso (non ho qui gli atti ma andrò a consultarli) che avremmo discusso sul lavoro svolto fino a questo momento, ma non ai fini della relazione da presentare al Parlamento, bensì per valutare come "setacciare" gli argomenti più importanti e utilizzare gli ultimi mesi della legislatura per fare qualcosa di concreto: abbiamo infatti seminato molto e in un certo qual modo dovremo raccogliere. Questo era il senso del discorso. Sulla relazione del presidente avremmo potuto discutere; comunque, signor presidente, a me non risulta formalmente che le proposte dell'ufficio di presidenza siano state approvate dalla Commissione. PRESIDENTE. Le proposte dell'ufficio di presidenza sul programma dei lavori non sono approvate dalla Commissione, perché la predisposizione del programma dei lavori compete all'ufficio di presidenza, non alla Commissione. SALVATORE FRASCA. Sì, ma poi l'ufficio di presidenza deve sottoporlo all'approvazione della Commissione. PRESIDENTE. Mi pare di no; comunque, controlli anche lei, perché potrei sbagliare. SALVATORE FRASCA. Io sono convinto che sia così, tant'è vero che lei di volta in volta inserisce all'ordine del giorno, come ultimo punto, le comunicazioni del presidente, per verificare se la Commissione condivida decisioni che sono state assunte dal presidente o dall'ufficio di presidenza. PRESIDENTE. Poi controlleremo insieme e vedremo come stanno le cose. SALVATORE FRASCA. Insisto comunque formalmente perché procediamo a questo approfondimento. PRESIDENTE. Questo è il secondo punto all'ordine del giorno della seduta di oggi, ammesso che abbiamo tempo. SALVATORE FRASCA. Non mi consideri testardo, signor presidente, ma voglio dire che la relazione annuale che dobbiamo presentare è una relazione politico- culturale. Altra cosa è procedere ad una discussione tra noi per valutare in che modo abbiamo lavorato, come stiamo lavorando, come risolvere determinate questioni di metodo e individuare alcuni obiettivi che dobbiamo necessariamente perseguire. Questo era il senso della mia proposta, sulla quale mi pare vi fosse convergenza e credo che anche lei fosse d'accordo. Si tratta quindi di due cose diverse. PRESIDENTE. Si è deciso che questo documento preveda una sintesi delle cose fatte. Sulla base di questa cosa, che non avrà conclusioni politiche, la Commissione discuterà e, a seguito della discussione politica che avrà luogo in Commissione, si stabilirà quale sia il giudizio politico da dare sull'attività svolta. SALVATORE FRASCA. Non voglio esprimere alcun giudizio politico, perché per molti aspetti la mia è già una valutazione positiva. Desidero però che vengano individuati, attraverso il lavoro che abbiamo svolto, alcuni argomenti essenziali. Se lei mi dice che discuteremo in sede di relazione, fermo restando che la proposta dell'ufficio di presidenza deve essere prima avallata dalla Commissione, allora sono d'accordo. PRESIDENTE. Valuteremo tale questione, perché non si tratta di un fatto da poco. SALVATORE FRASCA. D'accordo. Inoltre, signor presidente, desidero avanzare Pag.2846 una proposta: chiedo che venga acquisito agli atti della Commissione il fascicolo processuale sull'ENEL pendente presso la procura di Gioia Tauro. Chiedo altresì che venga ascoltato il presidente dell'ENEL, con riferimento non soltanto al passato ma anche a quello che si potrebbe verificare: è stato raggiunto un accordo tra Governo e sindacati... PAOLO CABRAS. Siamo alle "varie ed eventuali" adesso! PRESIDENTE. Valuteremo tale questione in sede di ufficio di presidenza. Il gruppo di lavoro presieduto dal senatore Smuraglia propone di effettuare, a conclusione dell'attività relativa agli insediamenti in aree non tradizionali... SALVATORE FRASCA. In questa Commissione non si può più lavorare! La proposta di andare a Catania l'avete fatta voi! Io ho il diritto di presentare un'altra proposta per chiedere di andare, per esempio, a Messina o a Reggio Calabria o di ascoltare il presidente dell'ENEL! Se poi questa proposta deve essere formalmente discussa di qui a qualche momento, non ha importanza; quello che conta è che si deliberi sul valore altamente politico di una proposta di questo genere, perché stanno per essere spesi 3.500 miliardi e dopo tutto quello che è accaduto è necessario che la ditta appaltatrice non sia una ditta mafiosa. Nella lotta contro la mafia dobbiamo infatti svolgere un'attività di prevenzione. E' possibile che qui non si possa parlare di cose serie ma si debba fare soltanto della propaganda politica? PRESIDENTE. Stavo dicendo che il senatore Smuraglia propone di effettuare, a conclusione dell'attività relativa agli insediamenti in aree non tradizionali, due sopralluoghi, in Abruzzo e in Lombardia. Le probabili date potrebbero essere venerdì 15 e sabato 16 ottobre per l'Abruzzo e i giorni 18 e 19 ottobre per la Lombardia. SALVATORE FRASCA. Questa è una proposta? PRESIDENTE. Sì. SALVATORE FRASCA. Allora è come la mia! Io avevo avanzato un'altra proposta e non comprendo perché si debba discutere su questa e non sulla mia. PRESIDENTE. Non stiamo discutendo, sto comunicando questa cosa. SALVATORE FRASCA. Questa è una proposta dell'ufficio di presidenza? PRESIDENTE. E' il gruppo di lavoro che propone alla Commissione di svolgere questo lavoro (si tratta di una questione analoga a quella prospettata dal senatore Rapisarda) e la Commissione deve decidere se è d'accordo o meno che quel lavoro venga effettuato. MASSIMO BRUTTI. Possiamo prevedere che alla fine facciamo parlare anche il senatore Frasca. PRESIDENTE. La proposta l'ha già avanzata. Mi pare che, in relazione all'intesa intercorsa, il senatore Frasca si ponga il problema di evitare che i nuovi appalti vadano a ditte mafiose, dopo che la Commissione ha già lavorato su tale questione ed ha fatto interrompere alcuni contratti d'appalto, come i colleghi ricorderanno. SALVATORE FRASCA. Voterò contro la proposta dell'ufficio di presidenza, così come voterò contro tutte le altre proposte dell'ufficio di presidenza se prima non avremo sviluppato una discussione sul lavoro svolto fino a questo momento. Poiché siamo accusati di fare del turismo, cerchiamo di valutare come andare meno in giro e raccogliere maggiormente il frutto del lavoro che abbiamo svolto fino a questo momento: finora abbiamo praticato dell'agricoltura estensiva mentre invece dobbiamo dedicarci all'agricoltura intensiva. Pag.2847 PRESIDENTE. Senatore Frasca, vedrà che non è così. Pongo in votazione la proposta in questione. (E' approvata). Si riprende la discussione. PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame della relazione sulla Puglia. ROMANO FERRAUTO. Ritornando alla relazione sulla Puglia, devo dire preliminarmente che ne apprezzo l'impianto generale. Desidero altresì sottolineare un aspetto che considero sempre fondamentale ma che si perde in relazioni in cui devono essere colti tanti aspetti sul piano generale. Mi riferisco ad una questione che mi preme in modo particolare, quella della supplenza della struttura amministrativa a tutti i livelli che, molte volte, a seguito delle esigenze, nasce abbastanza pacificamente e poi di fatto viene appaltata a strutture private. E' attraverso questi appalti della struttura amministrativa che si inseriscono e si insediano fenomeni malavitosi o mafiosi come quelli che si registrano in Puglia. Perché questo aspetto dovrebbe assumere una valenza superiore mentre invece sembra non troppo valutato? Perché il sistema politico in generale, regionale e locale, ha consentito di fatto che questo apparato, questa struttura burocratica amministrativa diventasse nel corso degli anni quasi evanescente. Non esistono strutture amministrative che abbiano esse stesse, per i poteri di cui dispongono, la capacità di diventare gli interlocutori del sistema sociale e civile di questi territori. Quando il sistema politico abbassa la guardia su questi aspetti che considero fondamentali (poiché ogni società civile vive e deve rapportarsi a tali strutture), diventa inevitabile che queste ultime vengano supplite o addirittura diventino appalto o riserva di iniziative private, se non addirittura malavitose. Ritengo che un'attenzione particolare verso questo aspetto debba essere valutata positivamente dalla Commissione: io sono un ingenuo, ma in questa Commissione vengono spesso enfatizzati e sopravvalutati i rapporti con la magistratura, ossia con un altro potere, fino al punto da attribuire a questo potere un ruolo egemone anche sulla politica, che è quella preminente, se ci crediamo. Se invece affidiamo tutto al potere giudiziario, è chiaro che non possiamo lamentarci delle conseguenze che da ciò derivano, in quanto molto spesso le abbiamo volute noi, con l'incapacità di attrezzare al meglio gli apparati pubblici contro le aggressioni che ogni giorno essi subiscono dal potere malavitoso in generale, e in particolare da quello mafioso. Può anche accadere (ormai comincia ad essere una pratica quasi normale nel Mezzogiorno) che prima di assumere decisioni importanti in comuni o regioni si vada dal magistrato per chiedere il suo consenso preventivo. Si tratta di un fatto così avvilente sul piano generale, che a mio avviso è necessario analizzarlo prima e combatterlo poi, con atteggiamenti positivi conseguenti e con un'assunzione di responsabilità sul piano generale. Molto spesso quando si parla e si discute (ciò emerge chiaramente nei dibattiti come quello di poco fa) si hanno dei preconcetti o dei pregiudizi che fanno velo a posizioni che dovrebbero essere espresse sul piano più generale. Dopo aver ascoltato l'intervento del collega Galasso, devo dire che condivido pienamente la sua richiesta, perché occorre fare chiarezza su tutto e gli elenchi ai quali egli faceva riferimento devono essere acquisiti. Occorre fare chiarezza su questo aspetto e credo che la Commissione debba farsi carico di tale problema. Per quanto riguarda l'evidente e sempre crescente collusione tra politica e mafia che viene evidenziata abbastanza bene (si tratta comunque di un discorso generale), nella relazione figura il nome Pag.2848 di un parlamentare. A me sembra che questo nome, inserito a titolo di esempio sul piano generale... PRESIDENTE. Si tratta dell'onorevole Bruno? ROMANO FERRAUTO. Sì, è l'onorevole Bruno, con riferimento a Lecce. Ritengo che questo nome sia stato tirato in ballo a sproposito: non è infatti vero che con l'inserimento del nome di un parlamentare si testimonia una situazione e che senza il nominativo la relazione perde efficacia. Si tratta di un fatto che a mio avviso può essere... ALBERTO ROBOL, Relatore. ...ininfluente. ROMANO FERRAUTO. Esattamente, ininfluente. A mio avviso, quindi, il riferimento può essere eliminato per non far torto a qualcuno nel momento in cui siamo in presenza di un fenomeno che è più generale. PRESIDENTE. L'autorizzazione non è stata ancora decisa? CARLO D'AMATO. No, non è stata ancora decisa. ROMANO FERRAUTO. Per il resto, credo che si debba dare atto al relatore di aver compiuto un esame attento della situazione pugliese. Ritengo altresì che il dibattito che sta seguendo la relazione testimoni proprio questa capacità di affrontare situazioni che è giusto affrontare con uno sguardo attento e con un'ottica che deve essere politica, non quella propria dell'inquirente. PAOLO CABRAS. Considero la relazione illustrata dal collega Robol esauriente ed equilibrata nell'analisi e nella valutazione dei fenomeni in essa esaminati. Pertanto, sull'impianto della relazione do una valutazione assolutamente positiva e ringrazio il collega Robol per lo sforzo compiuto. L'aspetto rilevante di questa nostra indagine riguarda la pericolosità della criminalità che viene esaminata. Si tratta di una criminalità con caratteristiche di associazione di stampo mafioso, che presenta evidentemente una sua specificità non sovrapponibile ad altre espressioni di criminalità organizzata che operano in diverse regioni del Mezzogiorno. Per la natura dei crimini commessi, per il modello organizzativo e per i suoi collegamenti, tale criminalità è sicuramente ascrivibile nell'universo delle organizzazioni di stampo mafioso. Certamente negli ultimi anni, negli ultimi dieci anni, vi è stata non soltanto la nascita ma anche la trasformazione di una criminalità endemica di modello mafioso che preesisteva e di altre organizzazioni, come la Sacra corona unita. Non c'è dubbio, per esempio, che la tradizione del contrabbando di tabacchi, che ha radici antiche nella realtà di alcune zone della Puglia, ha favorito un'evoluzione od un'integrazione con altri traffici, come quelli della droga e delle armi, che hanno messo in connessione la criminalità organizzata pugliese con la mafia, la 'ndrangheta e la camorra. Con quest'ultima, tra l'altro, vi sono anche problemi di contiguità territoriali (non vi è dubbio, per esempio, che il foggiano è influenzato fortemente ed ha legami con la camorra). Oltre a questi traffici, vi è un altro elemento che ci fa considerare la pericolosità di questo tipo di criminalità: vi è tutta una gamma di iniziative criminali che va dalle estorsioni alle truffe, si riscontra una penetrazione nell'economia e vi è infine un condizionamento della vita istituzionale. A livello di pericolosità e di gravità della situazione non possiamo non ricordare - giustamente la relazione lo sottolinea - che la criminalità organizzata di cui ci occupiamo, giudicata a volte un po' rozza ed improvvisata, è tuttavia una criminalità che non ha esitato di fronte a tentativi di strage. Il fallito attentato al treno Lecce- Zurigo e Pag.2849 l'attentato al Palazzo di giustizia costituiscono elementi che non solo caratterizzano una particolare aggressività e violenza intimidatrice ma che iscrivono anche le gesta della criminalità organizzata pugliese in quella strategia stragista che tra l'altro anche la mafia ha adottato con riferimento a vicende che tutti conosciamo e delle quali abbiamo discusso. Del resto, di questo tipo di criminalità avevamo anche avuto conoscenza approfondita sulla base delle conclusioni del maxi processo di Lecce alla Sacra corona unita, che ha posto in evidenza l'impianto, il modello organizzativo ed anche la struttura verticistica di questo gruppo criminale. Io ritengo che di quest'ultimo dovremo seguire l'evoluzione. Va infatti considerato un aspetto, che rappresenta un elemento positivo. I clan pugliesi sono stati decapitati, alcuni da faide interne (pensiamo a quello che è accaduto a Taranto, dove i capi storici degli ultimi decenni si sono eliminati a vicenda), altri in seguito ad arresti, a successi delle operazioni delle forze di polizia, ad un'azione di contrasto che a livello di repressione è sicuramente migliore sotto il profilo qualitativo e quantitativo. Penso quindi che ci sarà una trasformazione, un'evoluzione o un'aggregazione. Mi auguro tuttavia che vi sia fin da ora un indebolimento e che si abbia la possibilità di reagire e di contrastare questa criminalità - lo accennava prima il collega Bargone - con l'intento di sgominarla. Del resto, tale criminalità presenta un elemento di debolezza. Credo che non si possa parlare mai, in nessuna parte della Puglia, di quell'occupazione del territorio, di quell'elemento di radicamento che invece è tipico della 'ndrangheta, della mafia ed anche della camorra; e lo è storicamente, per una maggiore anzianità, ma anche per lo spessore di legami e di connessioni che con la vita economica, sociale ed istituzionale hanno - diciamo così - le prime tre mafie, cioè quelleche hanno un'antichità di servizio criminale. Questo è un elemento di debolezza che può concorrere, insieme all'azione di contrasto delle istituzioni, a conseguire successi. E' giusto - ed è stato messo in rilievo - che se c'è questa svolta nella risposta istituzionale, c'è anche tuttavia una possibilità per la criminalità di essere agevolata dalla recessione, dalla preoccupante crisi occupazionale che investe - come altre aree del paese e del Mezzogiorno - anche la regione Puglia, con gravi elementi di deindustrializzazione. Pensiamo all'Italsider, all'Enichem, cioè a grandi industrie pubbliche le quali hanno rappresentato poli di sviluppo e di speranze di decollo industriale ma oggi soffrono della nota crisi, o per ragioni collegate addirittura agli accordi comunitari (mi riferisco, per esempio, alla siderurgia) o per la crisi che investe il settore, determinando la chiusura di stabilimenti, la soppressione di attività, la messa in cassa integrazione di migliaia e migliaia di lavoratori. Accanto a questa crisi economica-occupazionale molto grave (che può rappresentare distruzione di speranze e, quindi, alimentare il proselitismo delle organizzazioni criminali c'è una connessione con la delinquenza minorile e con episodi di devianza che si manifestano soprattutto nelle grandi aree metropolitane, così come giustamente viene fatto rilevare nella relazione). Vi è un altro elemento che riguarda la crisi politico-istituzionale. Non c'è dubbio che quando il governo regionale si forma dopo otto mesi dalle elezioni, quando fino a qualche settimana fa (se non ho letto male le cronache giornalistiche) vi è stata un'alternanza di sindaci e di maggioranze al comune del capoluogo Bari, ci si trova di fronte ad elementi che pesano fortemente sulla situazione di disagio, di insufficienza e di ritardi delle amministrazioni pubbliche. Si tratta in sostanza di un elemento della crisi, di un aspetto che indirettamente favorisce aggregazioni criminali e comunque l'indebolimento dei poteri di contrasto. La crisi istituzionale e quella politica è la crisi delle risposte mancate ai bisogni diffusi ed è collegata Pag.2850 alla necessità di mettere a disposizione dei cittadini i servizi, offrendo la visibilità di una presenza dello Stato in termini di risposta ai bisogni. Non vi è dubbio che a questo punto si pone anche il problema del coinvolgimento delle responsabilità della politica. In questo senso qualche passo della relazione può essere sicuramente rivisto. Il coinvolgimento della politica è dimostrabile con i fatti. Basta leggere le motivazioni dello scioglimento di alcune amministrazioni comunali per trovare validi argomenti, anzi per trovare l'indicazione da dove nasca e da dove origini l'intreccio. Questo è giusto. Mi sembra meno utile ai nostri fini che in qualche modo, anche indirettamente, noi accreditiamo il genericismo. Quando sento parlare di "mondo politico" e di "sistema politico", sia che si tratti di mafia sia che si tratti di Tangentopoli, ho l'impressione di un cedimento emotivo. Non parlo certamente di un cedimento ad una sottocultura di tipo leghista (tanto per capirci) che, negando una possibilità di redenzione, di recupero, di rinnovamento e di cambiamento anche radicale del sistema politico- istituzionale, si affida al plebiscito, si affida di fatto a soluzioni autoritarie che cortocircuitano i meccanismi e le regole della democrazia parlamentare, della democrazia tout court . Questo è un pericolo. Perciò, mentre tutte le indicazioni di responsabilità politiche di singoli esponenti politici ai vari livelli debbono essere oggetto di denuncia, le espressioni più generali mi lasciano perplesso. Allo stesso modo mi lascia perplesso, in una vicenda sicuramente ambigua e degna di tutti gli approfondimenti di carattere giudiziario, come quella della Geroservice, pensare che abbiamo scoperto il legame che tutto rivela, dicendo che c'è un elenco nel quale appaiono 70 esponenti del mondo politico, della magistratura o di altre organizzazioni, un elenco di chi ha segnalato persone le quali poi sono risultate (almeno alcune di esse, penso non tutte perché credo che tali segnalazioni, data la cultura prevalente, siano molto numerose), soggetti mafiosi. In questa vicenda, tra l'altro, vi è anche da sollecitare un chiarimento ed una conclusione da parte della magistratura. Questi 70 nomi sono stati scritti... So che nello svolgimento del floppy disk, la Guardia di finanza ne ha forniti altri 70 che non sono stati però segnati al registro. A parte il fatto che c'è da chiedersi il perché di questa disparità di trattamento, va detto comunque che la magistratura deve sollecitamente o archiviare o inviare gli avvisi di garanzia. Credo che sia necessario anche qui chiarire, perché la vicenda merita un approfondimento. Abbiamo anche avuto un'interessante relazione di due magistrati della procura distrettuale antimafia qui a Roma, proprio su questa vicenda. Non credo che quest'ultima possa essere ridotta all'esame della raccomandazione di soggetti mafiosi e questo di per sé non assolve le responsabilità di chi, a livello politico- istituzionale, può aver favorito comportamenti illeciti del sistema sanitario locale, delle USL e della Geroservice. E' però questione diversa dire che chiunque ha segnalato in qualche modo è colluso con i mafiosi...! Su questo vorrei quanto meno che vi fosse qualche distinzione. Lo dico sempre per l'esigenza di uscire dal genericismo. Un altro aspetto importante, che riguarda anche possibili collusioni ma soprattutto la forza e la capacità di penetrazione della mafia, attiene al crimine economico. Ho l'impressione che, non per cattiva volontà o distrazione di chi ha fatto un ottimo lavoro di indagine e di audizione, ma per carenze istituzionali, in una regione ricca, in una regione di diffusione della mafia, al di là delle collusioni denunciate anche in base a dichiarazioni dei collaboratori della giustizia ed autorevolmente anche da membri della Commissione (per esempio, la vicenda Casillo nel foggiano), ci sia molto poco per quanto riguarda responsabilità connesse al crimine economico ed al settore del credito. Certo, vi sono truffe, come quelle ai danni dell'AIMA e a livello comunitario, che coinvolgono ovviamente interessi imprenditoriali e pongono in Pag.2851 evidenza la mancanza di controlli da parte degli organi dell'amministrazione pubblica a ciò preposti. Tuttavia, non vi è dubbio che a livello di informazione e di documentazione noi siamo molto più arretrati rispetto a quelle situazioni ricordo, per esempio, la Calabria - con riferimento alle quali abbiamo denunciato che vi era qualcosa che stava affiorando, ma era troppo poco. Qui ho l'impressione che siamo al di là del troppo poco rispetto alla conoscenza del crimine economico. Ripeto: questo non è dovuto a mancanza di buona volontà del senatore Robol, del presidente Violante e di quanti di noi sono stati in Puglia, ma dipende dal fatto che né le indagini delle forze dell'ordine e della Guardia di finanza, né quelle della magistratura offrono a questo scopo un qualche aiuto. Sui controlli, condivido la denuncia della relazione: l'inadeguatezza dei comitati regionali di controllo e di altri controlli amministrativi è evidente. La relazione si sofferma a lungo su questo aspetto. Credo che sia molto giusto e credo che sia anche importante, a proposito della Puglia ma anche come nostro costante indirizzo di orientamento politico, rivalutare sempre più le leggi nn. 142 e 241, chiederne applicazioni puntuali, esigenti. Questo è un monito che va rivolto innanzitutto alla classe politica, perché non c'è dubbio che - noi riteniamo - sul terreno delle autonomie locali, della trasparenza, della conoscibilità degli atti amministrativi e delle procedure, del rapporto con i cittadini, abbiamo legiferato in senso giusto, forse anche fortemente innovativo. Ma dovunque si vada in giro nel paese ho l'impressione, non soltanto al centro-sud ma limitiamoci alle regioni che più frequentiamo - c'è un'assoluta inapplicazione o una insufficiente applicazione di queste leggi, di queste procedure. Credo che questo sia un elemento fondamentale. L'efficienza dei servizi nasce dalla trasparenza. Il buongoverno nasce da quella correttezza che è anche garantita dal controllo popolare, dall'informazione dei cittadini. Questo è un aspetto molto importante ed è anche un modo per rispondere a chi, in maniera populistica e demagogica, chiama icittadini a cambiare sede di riferimento istituzionale per pagare le tasse. Prima di invitare a pagare le tasse ai comuni e non allo Stato, bisogna che funzionino le strutture, che le procedure e le regole siano in grado di offrire il massimo di trasparenza e di protagonismo attivo dei cittadini nella vicenda pubblica. Da questo punto di vista, non c'è dubbio che il recupero di errori gravi, di deviazioni, di elementi di corruzione, passi per nuovi criteri di governo, per nuovi obiettivi di programma, per una lotta alla discrezionalità e al clientelismo, a tutto quello che di fatto apre la strada all'infiltrazione e alla penetrazione criminale. In questo senso, alcune disavventure di responsabili amministrativi, di responsabili politici, l'insistenza con cui compaiono truffe comunitarie o lo scorretto uso di crediti erogati dalla pubblica amministrazione, evidentemente impongono una grande attenzione. Sono d'accordo anche - è stato già detto nel dibattito di questa mattina - con quanti hanno richiamato un elemento di sottovalutazione che c'è stato in passato. Credo che elementi di sottovalutazione rimangano in parte. Sicuramente, l'azione dei prefetti e delle forze dell'ordine in questi ultimi anni è stata invece di recupero del minimalismo del passato, e questo è un aspetto positivo, ma non c'è dubbio che tutte le istituzioni, non solo alcune, debbono atteggiarsi in maniera diversa rispetto al problema della conoscenza e della prevenzione del crimine, in particolare di quello organizzato. Non voglio fare chiamate di correità di altre istituzioni ma credo che questo discorso riguardi in primis le istituzioni politiche ma anche altre istituzioni, non esclusa evidentemente la magistratura. A questo punto, senatore Robol, vorrei fare un richiamo ad un aspetto particolare. Nella relazione c'è una descrizione della vicenda dell'incendio del Petruzzelli che mi sembra non tenga conto delle conclusioni del tribunale della libertà. Vengono dati per certi elementi di com Pag.2852 mistione fra affarismo, mafia, politica rispetto all'incendio, che fanno riferimento alla denuncia del collaboratore di giustizia Annacondia e che però non hanno trovato credito presso il tribunale del riesame (Commenti) . Dopo due settimane è stato messo in libertà il sovrintendente ... ALFREDO GALASSO. Tu sai quali sono i suoi limiti. Questa è una relazione politica, non è un atto giudiziario. PRESIDENTE. Collega Galasso, per favore, faccia concludere. PAOLO CABRAS. Mi consenti di concludere e di esprimere il mio pensiero? Se me lo consenti ti sono grato. Allora: il tribunale del riesame, rimettendo in libertà dopo due settimane il dottor Pinto, ha di fatto negato credito ad una costruzione di imputazioni che faceva riferimento fondamentalmente alla denuncia di Annacondia. Credo che tutto questo non serva a far luce sull'incendio del Petruzzelli. Personalmente, mantengo molti dubbi sul carattere fortuito di quest'incendio: credo che ci sia un intreccio di affarismo, eccetera, tutto quello che volete, e credo che la magistratura debba fare chiarezza, indagando fino in fondo. Dico però che allo stato non possiamo più riproporre quegli elementi nei termini in cui erano stati proposti come attribuzione di responsabilità e che hanno portato a quei mandati di custodia cautelare; allo stato, perché poi può darsi pure che le ulteriori indagini confermino le denunce del collaborante. Però, chiedo che nella relazione si tenga conto della valutazione del tribunale del riesame, per un'esigenza anche qui di evitare genericismi, polveroni, che non servono mai. Questo lo dico anche per quanto riguarda in genere la magistratura. Ritengo che il disagio che esiste a Bari e a Foggia, in modo particolare, nelle file della magistratura e che ha portato anche ad iniziative del Consiglio superiore della magistratura derivi da elementi che devono preoccupare grandemente. Però, dissento dall'onorevole Bargone su una sola cosa, quando egli dice che ci sono i motivi per richiedere la rimozione di un procuratore della Repubblica. Vede, onorevole Bargone, credo che qui valga la distinzione dei ruoli ed il rispetto dell'indipendenza della magistratura. Per esempio, ho sempre criticato a livello politico con molta asprezza quel "porto delle nebbie" che era rappresentato dalla procura della Repubblica della mia città, Roma, con tutto quel che conseguiva di ridondanza anche politica della vicenda, data la centralità che in fatti importanti, drammatici, essenziali della vita nazionale ha avuto la procura di Roma, anche in negativo, nelle "nebbie". Però, non ho mai chiesto la rimozione di procuratori nei confronti dei quali personalmente nutrivo anche profonda disistima, oltre che motivi di censura. ANTONIO BARGONE. Non ho chiesto la rimozione! PAOLO CABRAS. Il problema è un altro. Noi dobbiamo denunciare il disagio, l'inadeguatezza delle funzioni istituzionali proprie ma non possiamo richiedere né pensare di concorrere con il CSM alla rimozione di un procuratore della Repubblica, perché altrimenti ... ANTONIO BARGONE. Ho chiesto a lui che se ne vada! Non chiedo la rimozione! (Commenti). PAOLO CABRAS. Benissimo, allora dico un'altra cosa. Siccome c'è stata ... ANTONIO BARGONE. Bisogna far riferimento a quel che ho detto! PRESIDENTE. Scusate, colleghi! PAOLO CABRAS. Mi riferivo ad un'affermazione qui resa dall'onorevole Bargone. Condivido con gli onorevoli Bargone e Cafarelli, a proposito di Bari e di Foggia, una grave preoccupazione per lo stato di confusione che c'è, per le gravi accuse che vengono mosse da varie parti Pag.2853 esoprattutto credo che dobbiamo sollecitare il Consiglio superiore della magistratura a dire una parola chiara, ad adottare provvedimenti, a fare luce su queste accuse. Questo è il nostro compito istituzionale. ANTONIO BARGONE. Siamo d'accordo. PAOLO CABRAS. Poi, i nostri desideri potranno coincidere o meno con le conclusioni del Consiglio superiore della magistratura. A livello politico, possiamo anche esprimere desideri ma a livello istituzionale dobbiamo soprattutto esprimere una denuncia, sollecitare una soluzione e chiedere che la tenuta delle istituzioni sia al livello della gravità e della complessità della situazione dell'ordine pubblico e della criminalità nella regione Puglia. Credo che questo sia un elemento unificante. Non considero poi - questo me lo consentiranno gli amici e colleghi del partito democratico della sinistra - coadiuvante dell'azione unitaria, incisiva, radicale, anche su questo terreno, della Commissione che, a fianco dei nostri dibattiti in Commissione quando ancora non si è formulato un giudizio su una relazione, si assumano pressanti iniziative che vanno dalle interviste alle conferenze stampa. MASSIMO BRUTTI. Questo lo dici a tutti, anche ai colleghi del MSI-destra nazionale! PAOLO CABRAS. Lo dico a tutti, per carità! Lo dico al PDS nella fattispecie, ma per carità...! VINCENZO SORICE. Si pubblica una bozza e si danno dei giudizi! PAOLO CABRAS. Per comprendere il mio giudizio, senatore Brutti, è lo stesso che ho espresso fuori di qui e in questa Commissione quando ho criticato un'iniziativa dei presidenti dei gruppi parlamentari del mio partito, della democrazia cristiana. Lei sa a quale iniziativa dei presidenti dei gruppi parlamentari io alluda, e credo avesse anche un impatto ancora maggiore dal punto di vista politico. Voglio dire che le azioni parallele dei partiti, di qualsiasi partito, accanto all'elaborazione di compiti istituzionali così delicati e così gravi, come quelli cui unitariamente ... Sono sempre stato un sostenitore della prevalenza del momento istituzionale su quello di appartenenza quando si fa parte di una Commissione d'inchiesta come quella antimafia. Siccome lo sono stato con grande indipendenza di giudizio, anche in polemica con il mio partito, posso fare un richiamo analogo, di coerenza per quanto mi riguarda. Perché ho paura che questi atteggiamenti rischino non tanto e non solo di interferire con l'azione della magistratura ma anche di avvelenare i compiti, i lavori, i rapporti e quindi quel che dobbiamo fare per contrastare le tendenze che vogliamo combattere. Lo dico veramente con uno spirito non di parte e vorrei che il mio richiamo fosse accolto come tale da colleghi che stimo, come l'onorevole Bargone. Mi rivolgo all'onorevole Bargone perché egli è più impegnato nel dibattito sulla sua regione e so quanti meriti ha nell'azione di denuncia di questi fenomeni criminali, che egli non da oggi ha svolto. Questo è essenziale, perché altrimenti rischiamo di appesantire tutta la nostra attività con elementi esterni, che possono apparire anche di collusione e di interferenza. Certo, ha ragione il presidente Violante quando dice che una Commissione d'inchiesta agisce sempre parallelamente all'autorità giudiziaria, perché altrimenti il Parlamento non potrebbe mai deliberarne l'istituzione. Dal caso Atlanta, a Sindona, alla P2, al delitto Moro, alle stragi in genere, non c'è dubbio che le Commissioni d'inchiesta vanno in parallelo con le indagini giudiziarie, che - ahimé - nel nostro paese hanno la cadenza dei decenni. Si tratta però di darsi obiettivi, regole, comportamenti che non diano mai nemmeno la sensazione di un utilizzo che sia improprio rispetto ai fini Pag.2854 istituzionali. Dobbiamo fare chiarezza per il Parlamento e per il paese. Credo - do un giudizio positivo - che noi finora questo lo abbiamo sempre fatto, accantonando anche visioni particolari: chiedo di metterci sempre in condizioni di farlo in qualsiasi occasione. E' un richiamo che rivolgo a me stesso; non faccio nessuna predica, mi guardo bene dall'avere atteggiamenti pedagogici. E' un richiamo estremamente amichevole, è una preoccupazione che ho anche perché voglio che l'azione della nostra Commissione in questa legislatura colga positivamente tutti gli obiettivi che ci siamo dati, mantenendo credito, non essendo oggetto di critica. In fondo, anche il riferimento che Martinazzoli ha fatto in un recente intervento al Senato non aveva affatto - come è stato decrittato dai titoli dei giornali - il significato di una polemica con la Commissione antimafia. In questo c'è stato un uso scorretto da parte di alcuni giornali, che peraltro si distinguono per non amare mai né la Commissione antimafia né tutte le Commissioni d'inchiesta. Forse all'insegna dell'ipergarantismo, sia pure sempre a senso unico, c'è una certa stampa che non ama chi cerca di fare questi lavori gravosi e non sempre piacevoli e che mettono in campo disfunzioni e responsabilità politiche ed istituzionali. Il rilievo di Martinazzoli era soltanto un richiamo a mantenere sempre separati gli ambiti, i campi dell'azione dell'indagine parlamentare da quelli dell'azione dell'indagine giudiziaria, per il rispetto che si deve all'operato della magistratura ma anche alla nostra funzione peculiare. Credo che in questo senso vada accolto quel richiamo, che non aveva alcun valore polemico. Chiediamo quindi con forza al Consiglio superiore della magistratura (possiamo sottolinearlo anche in maniera più evidente) di non lasciare una grande procura come quella di Bari nell'incertezza, nel limbo delle decisioni; questo naturalmente non si può fare a Bari ma non si può fare neanche aFoggia. Mi sembra però che a Bari, città sede della direzione distrettuale antimafia e attraversata dai fenomeni descritti nella relazione, occorra una maggiore celerità nell'adozione delle decisioni. In conclusione, ritengo che la relazione, pur offrendo un quadro che non può non preoccupare e non sollecitare un'adeguata reazione politica e istituzionale, dia anche conto di alcuni passi avanti: oggi sono molto minori le resistenze culturali che vi erano un tempo nel riconoscere il fenomeno (lo ricordava anche il collega Bargone), e questo mi sembra un fatto estremamente positivo. L'azione di contrasto - come ricordavo - è migliorata e quindi vi è lo spazio per una vittoria delle istituzioni, vi è lo spazio per sgominare questa criminalità in nome non dell'ordine pubblico ma di un interesse generale dei cittadini, che contempla anche quelle risorse virtuose delle forze politiche e istituzionali, che sanno che si tratta non solo di prevenzione o di repressione ma di un cambiamento più radicale che riguardi il complesso della vita pubblica in quella regione. PRESIDENTE. Vorrei intervenire brevemente su tre questioni. Innanzitutto, condivido il giudizio positivo sulla relazione che è stato espresso da gran parte dei colleghi. Desidero altresì fissare l'attenzione - lo ripeto - su tre punti, il primo dei quali riguarda il passaggio in cui si parla delle connessioni (a pagina 27 della relazione). Anche a me sembra che il discorso, nel modo in cui viene svolto, sia eccessivamente generico. In particolare, si legge: "Il livello più alto va ricercato nei collegamenti che questa società ha con il mondo politico, con le amministrazioni pubbliche, con l'imprenditoria, con i professionisti e con la magistratura". Vi sono alcuni dati che sarebbe bene precisare, anche perché intanto riusciamo ad avere la credibilità e l'attendibilità che abbiamo in quanto siamo precisi in questo tipo di questioni. Non mi sembra quindi opportuno gettare un'ombra su tutte le amministrazioni o su tutti i professionisti, ma occorre trovare un Pag.2855 modo diverso, anche perché vi sono i dati e gli elementi per farlo: basti pensare soltanto al disastro dell'amministrazione regionale in Puglia e a tutti i processi svolti nei confronti di amministratori per vari casi di corruzione. Come osservava il senatore Cabras (in questo senso sono molto d'accordo con lui), questo tipo di indebolimento del sistema istituzionale è un dato che favorisce altri poteri. Vi è lì un tipo di sistema istituzionale regionale e - mi pare - di alcuni grandi comuni debole, per corruzione, per indebolimento, e quando uno è corrotto è ricattabile e così via. Questo è quanto è avvenuto in quella realtà. Per quanto riguarda la seconda questione, esiste un problema di responsabilità per le sottovalutazioni. Nella relazione la questione viene affrontata ed è stata sollevata anche negli interventi di Bargone, Cabras e in altri interventi di oggi. Questo problema indubbiamente esiste: quando siamo andati lì e ci dicevano che non c'era niente, in realtà c'era Annacondia che a Trani strangolava la gente e nessuno se ne era accorto, insieme ad altre cose di questo genere. ALFREDO GALASSO. Andavano alla sua trattoria! PRESIDENTE. O andavano alla sua trattoria. Su questo aspetto vi è qualcosa che non funziona e si pone un problema di sottovalutazione da parte di molte autorità, non solo di quelle giudiziarie ma anche di altre. Tuttavia, poiché quello della repressione è un compito specifico dell'autorità giudiziaria, lì un problema esiste. L'altra questione su cui desidero soffermarmi è quella relativa alla procura della Repubblica. Credo che al riguardo si ponga il seguente problema: nel momento in cui un organo deve decidere se rimuovere o no un magistrato, trovo improprio che forze politiche si schierino circa il fatto se rimuovere o no quel magistrato, anche perché a questo punto qualunque tipo di decisione si prenda è sbagliata, visto che rischia di essere collaterale agli uni o agli altri. Si pone allora un problema connesso a quella che si definisce responsabilità politica, che consiste anche nel self restrainment , nell'autodisciplinarsi quando c'è una questione. Capirei al limite quando la questione non c'è, ma nel momento in cui essa si pone c'è un altro organo che deve decidere. L'onorevole Bargone ha parlato di inopportunità; io penso che vi siano alcuni dati oggettivi che preoccupano e credo sarebbe utile che la Commissione si limitasse a segnalare i dati oggettivi, che sono i seguenti: in primo luogo, il fatto che il capo di una procura riprenda, dopo averla lasciata, la direzione della direzione distrettuale antimafia, mentre questa continua a indagare sulle dichiarazioni di un soggetto che, non so se a torto o a ragione, ma comunque lo accusa e per il quale c'è un procedimento in corso. Quel magistrato ha avuto prima la sensibilità, a mio avviso giusta, riconosciuta, di lasciare quell'incarico, ma poi l'ha ripreso; si pone quindi una questione. Un'altra questione riguarda la vicenda di Annacondia e del mandato di cattura di Pinto; se non ricordo male, il provvedimento che restituisce la libertà dice che Annacondia è attendibile dal punto di vista intrinseco ma non sono state effettuate le verifiche estrinseche. Si indicano una serie di cose che devono essere verificate. Come si spiega allora questa precipitazione nell'emettere un provvedimento restrittivo di questa fatta? Tra l'altro, Annacondia fa dichiarazioni anche a Milano, dove sono stati emessi una serie di mandati di cattura, confermati in tutti i gradi, sulla base delle sue dichiarazioni, con riferimento al traffico di stupefacenti e - credo - anche a cose che non riguardano soltanto il mondo criminale. In tale contesto, è presente un elemento di precipitazione che è stato rilevato da altri organi, non da noi, e che si presenta delicato. Il fatto che, avendo una persona detto: "Quello lì non è morto di morte naturale ma è stato ucciso in questo modo", la perizia sia affidata agli Pag.2856 stessi periti che avevano stabilito la prima causa di morte, quella accidentale, credo sia un dato oggettivo (non so dire se sia stato giusto o sbagliato) che comunque va segnalato. Siccome il punto istituzionale è la congruità, credo sia opportuno segnalare questi casi, punto e basta, senza esprimere giudizi, perché c'è il procedimento in corso, non per altro; con tutto il garbo e la misura possibili, non andrei oltre questo. Poi decideranno altri se questi sono dati in base ai quali bisogna dire che il magistrato deve restare oppure andarsene, visto che non sta a noi esprimere una valutazione di questo genere. Infine, comprendo le ragioni per cui questa relazione è stata oggetto di una discussione così lunga, perché la Puglia è un'area nella quale questo processo di espansione criminale è andato avanti molto "sotto pelle", nonostante che venisse segnalato, e ad un certo punto è esploso ed ha colto di sorpresa ambienti politici i quali ritenevano che non fosse così grande; ha colto altresì di sorpresa ambienti burocratici, istituzionali e così via. Ho l'impressione che fino ad un certo tempo, anche prossimo, si sia ritenuto che la situazione fosse comunque governabile. Mi rendo conto che nel momento in cui si è ritenuto ciò, possa porsi un problema da parte di quelle autorità politiche che l'hanno ritenuto, le quali si trovano di fronte all'esplosione del fenomeno e si chiedono che cosa sia successo. Si determina così una situazione di incertezza, ma naturalmente sarebbe senz'altro sbagliato prendere questa situazione di incertezza per farne un'imputazione di responsabilità che va al di là della politica. Mi sembra però opportuno segnalare anche, se il collega Robol lo ritiene, la specificità di tale situazione: si tratta infatti di una regione che tradizionalmente non aveva questi problemi ed è l'unica che è stata "invasa". Le varie Commissioni antimafia che si sono susseguite, a cominciare da quella presieduta dall'onorevole Alinovi in poi, avevano cominciato a segnalare questi fenomeni; ma nonostante quello che sostenevano le Commissioni antimafia, vi è stata una continua disattenzione e l'instabilità amministrativa si è aggravata. CARLO D'AMATO. Facendo riferimento alla mia esperienza di Foggia e Bari (ma risulterà anche agli atti della Commissione), ricordo che ci siamo trovati di fronte a prefetti e a questori che tendevano ad una sottovalutazione del fenomeno. Infatti, quando noi facevamo domande circa il livello di coinvolgimento, di compromissione, di espansione, nonché in ordine al salto di qualità, constatavamo un atteggiamento abbastanza banalizzante da parte di questi organi, che erano preposti ad una funzione di prevenzione oltre che di osservazione e di intervento sul territorio. Si tratta di un elemento al quale occorre rivolgere attenzione, tanto che nel mio intervento lo avevo sottolineato, perché abbiamo riscontrato obiettivamente che vi era quasi un rifiuto psicologico, proprio per le ragioni che lei sottolineava, a credere che la Puglia potesse essere stata "invasa" da questa occupazione del territorio da parte delle attività criminali e mafiose. PRESIDENTE. Basti pensare alle difficoltà che abbiamo incontrato a Foggia circa la questione se ascoltare o meno il presidente dell'Associazione degli industriali. ALFREDO GALASSO. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere quando sarà pronta la stesura finale della relazione. PRESIDENTE. Diamo ora la parola al senatore Robol. ALFREDO GALASSO. Allora interverrò in seguito. ALBERTO ROBOL, Relatore. Signor presidente, nella seduta odierna avrei dovuto svolgere la replica, ma l'altro giorno ho già fatto presente che sarebbe stato piuttosto complesso: mi sembra infatti che dopo tutta la serie degli Pag.2857 interventi svolti sia assolutamente fuori luogo svolgere oggi la replica, visto che ho bisogno di qualche giorno di tempo, perché le richieste emendative, le perplessità espresse da alcuni ed anche queste affermazioni finali richiedono un riassestamento complessivo, per altro sulla scia di quanto è stato detto. Il dibattito è stato molto approfondito e mi pare che la relazione riveli, in qualche punto, di essere "datata" perché è stata predisposta nella scorsa estate prima di alcune conclusioni. Siccome è necessario qualche chiarimento, le chiedo di avere un paio di giorni di tempo; se lei non ha nulla in contrario, nella seduta di martedì pomeriggio potremmo concludere la discussione approfittando del fatto che in quel giorno i lavori parlamentari non saranno intensi, almeno al Senato. ALFREDO GALASSO. Martedì prossimo è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un membro del Consiglio superiore della magistratura. PRESIDENTE. A che ora? ALFREDO GALASSO. Alle 17. PRESIDENTE. Nel momento in cui inizierà la seconda chiama potremo sospendere la nostra seduta e recarci a votare. ALFREDO GALASSO. Potremmo fissare la discussione per un altro giorno, dando così più tempo al senatore Robol. PRESIDENTE. Vi è però il problema della cosiddetta discussione politica, che si trascina da tempo. Se i colleghi sono d'accordo ed il senatore Robol è disponibile, potremmo fissare per martedì prossimo il seguito della discussione e nel momento in cui avrà luogo la seconda chiama ci recheremo in Aula per votare. CARLO D'AMATO. Possiamo anticipare la seduta alle 15,30? PRESIDENTE. Sì, certamente, ma poi dovremo svolgere la cosiddetta discussione politica. ALBERTO ROBOL, Relatore. Per me è indifferente proseguire la discussione della relazione martedì alle 15,30 oppure accettare la proposta dell'onorevole Galasso. ALFREDO GALASSO. Desidero svolgere qualche considerazione sull'ordine dei nostri lavori partendo dall'importante questione della relazione sulla Puglia: siccome vi sono stati una serie di interventi di fondo che vanno in una direzione o nell'altra (non convergenti, per intenderci) e di cui naturalmente il senatore Robol deve tenere conto trovando un punto di equilibrio, sono sicuro che lo stesso senatore Robol farà un lavoro anche migliore di quello già buono che ha svolto, però la dichiarazione di voto non è un atto formale e già scontato. Un conto è infatti la relazione, sulla quale ho espresso un parere positivo oggi; altro conto è che, pur essendo sicuro che essa sarà migliorata, vi è l'esigenza da parte mia di vedere in che modo sarà articolata. Non entro quindi nel merito di molti aspetti che non condivido e che sono stati trattati in molti interventi, tra i quali quello pronunciato da Cabras. Fatta questa premessa, presidente, vorrei cogliere l'occasione per formulare qualche considerazione che - lo dico subito - nasce da un giudizio non soltanto positivo ma altamente positivo del lavoro svolto dalla Commissione. Lungi da me qualsiasi ... PRESIDENTE. ... sospetto. ALFREDO GALASSO. ... tentazione di ordine polemico. Non lo dico per ritualità ma perché si tratta di una serie di considerazioni costruttive che nascono da un giudizio - ripeto - altamente positivo. Credo che la Commissione abbia l'urgenza di fare il punto ed il bilancio dell'attività svolta, anche per stabilire quale debba essere il nostro ordine dei lavori nelle prossime settimane e nei Pag.2858 prossimi mesi. Vi è un dato che mi pare ormai abbastanza evidente, cioè che rispetto ad una impostazione generale dei lavori della Commissione, si registra - come dire? - un andamento delle scelte relative agli incontri ed ai punti da inserire all'ordine del giorno che, almeno a me, dà la sensazione di una casualità. Tale andamento rende estremamente difficile programmare di volta in volta anche la presenza. Capisco che il presidente e forse anche qualche altro membro dell'ufficio di presidenza dedichino gran parte del proprio lavoro al funzionamento della Commissione bicamerale antimafia. Del resto, è giusto che sia così. Tuttavia, oltre un certo limite si deve anche tenere conto che la Commissione è composta da parlamentari che hanno anche una serie di altri impegni. Ne consegue che anche questo - come dire? riempimento con i lavori della Commissione parlamentare antimafia (finora per molti aspetti positivo) di tutti i giorni lasciati liberi dai lavori d'Aula (e neanche tutti) sta rendendo estremamente faticoso tenere dietro alle iniziative che vengono promosse. Con questo - sia chiaro - non voglio affatto sostenere, presidente, che si debba rallentare il ritmo. Intendo dire che debbono essere discussi, prima di andare avanti, con molta rapidità e molto rigore gli obiettivi ed i criteri di scelta, in modo che ciascuno si possa regolare in maniera molto più precisa. Vi è un altro problema, che sottopongo alla vostra attenzione, conseguente a quello che ho ora prospettato. Mi riferisco agli obiettivi ed ai criteri della costituzione dei comitati finora costituiti. Anche sotto questo profilo, se operiamo una selezione rispetto al lavoro da svolgere nei prossimi mesi, dobbiamo rivedere daccapo i criteri di costituzione e l'obiettivo di questi comitati. Per quanto riguarda le proposte da selezionare, io ne ho formulate un paio. Ho la sensazione - ma, ripeto, finora non ho ragioni di particolare contestazione ... Qui cadono delle proposte. Io ne ho fatte alcune, non E ricordo più nemmeno quelle fatte tempo addietro. PRESIDENTE. A quale si riferisce? ALFREDO GALASSO. Se ho detto che non ricordo, vuol dire che non ricordo, presidente! Ad un certo punto il presidente decide e dice: "C'è questa proposta: votiamola". Un'altra non c'è e non si vota ... Ripeto: non si tratta di una contestazione ma di un'osservazione relativa all'andamento abbastanza frenetico della nostra attività in virtù del quale le cose si accumulano via via, senza una possibilità di orientamento. Stabilire chi è interessato e chi no ... La questione è che quando si fanno scelte di carattere generale che vanno in una certa direzione, è vero che queste ultime vengono sottoposte al voto della Commissione ma è anche vero che bisogna stabilire che cosa si sottopone al voto. Io avverto l'urgenza - lo voglio dire con molta fermezza, proprio perché tale considerazione parte da un giudizio altamente positivo - che prima di procedere oltre a riempire come si sta facendo - l'agenda dei lavori della Commissione (ci invita il presidente della provincia di Palermo, il Comitato appalti va a Catania, poi ci sono i viaggi all'estero ed altre iniziative) ci si debba per un momento fermare tutti ededicare tre ore ad una discussione serrata non sugli obiettivi o l'orientamento politico generale (questo lo faremo in altre occasioni) ma sul modo in cui andare avanti nonché sui criteri con i quali selezionare le cose. Dispiace il fatto che ciascuno di noi si possa sentire un po' imbarazzato perché nel momento in cui, per esempio, si dice che il presidente della provincia di Palermo ci invita e poi c'è il sopralluogo in Lombardia,si crea un problema, soprattutto per chi è unico rappresentante del proprio gruppo. Allora, si tratta di trovare un punto di equilibrio rispetto a questo andamento, anche perché mi pare che il lavoro svolto finora sia importante, notevole, rilevante e, a mio avviso, altamente positivo: quello fatto dalla Commissione antimafia resterà, io credo senza nessun dubbio, come la parte più consistente ed importante del lavoro di questo Parlamento. Tuttavia, sento il bisogno di ap Pag.2859 profondire ora alcuni criteri di scelta dei punti all'ordine del giorno, dei programmi di lavoro, in modo da evitare che qualcuno di noi - non dico tutti - venga messo nelle condizioni di affaticarsi a rincorrere iniziative ed a ricostruire un mosaico praticamente impossibile. MASSIMO SCALIA. Presidente, intervengo anch'io sull'ordine dei lavori per associarmi alle osservazioni e alle proposte formulate dal collega Galasso. A tale proposito, vorrei sottolineare ed esplicitare un aspetto del tutto evidente, ma che comunque considero importante precisare ulteriormente. Credo che le preoccupazioni alle quali ha fatto riferimento nel suo intervento non siano state tirate fuori casualmente dal collega Galasso. Quest'ultimo, come me, partecipa della caratteristica di appartenere ad un piccolo gruppo parlamentare nel quale non esiste soltanto l'afferenza alle Commissioni permanenti o bicamerali, ma esiste anche una divisione di responsabilità che cumula incarichi di natura istituzionale e parlamentare sul singolo. Sotto questo profilo, il ritmo dei lavori della Commissione antimafia - che non va rallentato - deve trovare un ordine di priorità ed un equilibrio che io ho varie volte raccomandato - come dire? sottovoce, ma che adesso intendo porre in evidenza approfittando della voce più robusta che il collega Galasso ha voluto dare a quest'ordine dei problemi che spesso hanno a che vedere con l'ubiquità. Probabilmente in futuro, quando i piccoli gruppi saranno ammazzati, questo problema non si porrà. PRESIDENTE. Può darsi invece che l'elettorato ... MASSIMO SCALIA. Intendevo dire quando saranno più piccoli! ANTONIO BARGONE. Nello spirito delle considerazioni svolte dai colleghi Galasso e Scalia, penso che potremmo approfittare della discussione sulla relazione annuale perché, in coda ad essa, ciascuno di noi esprima un'opinione sul modo in cui programmare i futuri lavori della Commissione. La relazione annuale mette un punto dal quale dovremo ripartire. Apartire da questo punto, possiamo anche articolare gli impegni da assumere in futuro. PRESIDENTE. Informo che l'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi è convocato per martedì 5ottobre 1993, alle ore 12, per ascoltare la signora Torre, vedova dell'ex sindaco di Pagani ucciso dalla camorra, che ha chiesto di essere sentita dalla Commissione. In quella sede potremo verificare i primi successivi impegni che avremo. Comunico inoltre che la Commissione è convocata per martedì 5 ottobre 1993, alle ore 15,30. L'ordine del giorno recherà al primo punto le dichiarazioni di voto (che proporrei di limitare a 5 minuti per ciascun intervento) ed il voto della relazione sulla criminalità in Puglia; al secondo punto l'illustrazione, la discussione e l'eventuale votazione della relazione annuale. Nella mattinata di martedì farò pervenire il testo della relazione annuale (che consta di 35-36 cartelle) nelle caselle di tutti voi. Comunico anche che il collega Cabras ha deposito la relazione sulla Calabria, per la cui discussione dovrà essere fissata una data. ANTONIO BARGONE. Vorrei sottolineare l'esigenza che la discussione sulla relazione annuale si esaurisca martedì o al massimo mercoledì perché, se vi fossero ulteriori rinvii, la discussione si farebbe sui giornali! PRESIDENTE. Sono d'accordo. Decideremo in merito martedì prossimo. La seduta termina alle 13,5.