Pag.2861 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE Comunicazioni del presidente: Violante Luciano, Presidente 2863 Seguito della discussione ed approvazione della relazione sulla Puglia: Violante Luciano, Presidente 2863, 2865 2867, 2868, 2869, 2870, 2871, 2872, 2873, 2875 2876, 2877, 2878, 2882, 2883, 2884, 2885 Bargone Antonio 2867, 2868, 2870, 2871, 2872, 2875 2876, 2877, 2882, 2883 Cabras Paolo 2869, 2870, 2871 Cafarelli Francesco 2874, 2875, 2884, 2885 D'Amelio Saverio 2872, 2883 Fausti Franco 2871 Frasca Salvatore 2869, 2870, 2874, 2875 2877 Galasso Alfredo 2868, 2871, 2875, 2881 Imposimato Ferdinando 2869, 2875, 2876 Mastella Mario Clemente 2871, 2872, 2876, 2877 Matteoli Altero 2871, 2873, 2876, 2878, 2884 2885 Robol Alberto, Relatore 2863, 2867, 2873 2876 Sorice Vincenzo 2867, 2868, 2870, 2873, 2874 Tripodi Girolamo 2873, 2879 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente 2863 D'Amelio Saverio 2863 Pag.2862 Pag.2863 La seduta comincia alle 15,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Comunicazioni del Presidente. PRESIDENTE. Comunico che, per accordi presi con la Presidenza della Camera, i membri della Commissione potranno partecipare alle votazioni del Parlamento in seduta comune dopo la seconda chiama dei deputati. Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Il senatore D'Amelio ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. SAVERIO D'AMELIO. Presidente, non so se questo problema sia stato già trattato, ma poiché leggo sulla stampa ormai da un paio di giorni la questione relativa a Siclari... PRESIDENTE. Ritengo opportuno proseguire i nostri lavori in seduta segreta. Se non vi sono obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Seguito della discussione della relazione sulla Puglia. PRESIDENTE. Do la parola per la replica al relatore, senatore Robol. ALBERTO ROBOL, Relatore. Farò una replica piuttosto breve, anche perché il dibattito è stato lungo, articolato ma in gran parte convergente. Ringrazio tutti gli intervenuti, signor presidente, per gli inviti e le sollecitazioni che mi sono stati rivolti. Mi pare che l'impianto della relazione sia stato considerato valido. Esso si basava e si basa su alcune considerazioni in ordine al sorgere del fenomeno della malavita intorno agli anni ottanta, al suo diffondersi e grazie al cielo - anche ad una sorta di sua restrizione che negli ultimi anni, anche in occasione di alcuni grossi processi, si sta registrando. Tra gli interventi, mi pare che qualcuno, forse perché non aveva la stesura definitiva, sia andato un po' al di là del giudizio che complessivamente è stato dato. Mi riferisco in particolare al collega Florino, che qui non è presente. M'è parso che il suo intervento in qualche maniera andasse anche al di là della relazione stessa, perché m'è parso che tutti gli altri colleghi abbiano messo in luce come, soprattutto sul piano delle responsabilità politiche, imprenditoriali e della magistratura, non si sia taciuto nulla. Anzi, senza rivendicare particolari meriti, mi pare che il taglio dato a questa relazione sia tale da far ben pensare al futuro di questa regione. Già nella mia introduzione cercavo di mettere in luce come la relazione avrebbe avuto valore se non fosse stata un documento di registrazione di una fenomenologia criminale presente in questa regione o solo un atto di denuncia contro un Pag.2864 sistema di governo e di potere ma se fosse riuscita ad essere la manifestazione di un pensiero che tendesse a proporre un'azione di risanamento, cioè ad essere un documento politico. E' per questo che il taglio da me scelto nell'introduzione convergeva con alcune pagine della relazione, laddove si fa fondamentalmente un appello a tutta la società civile perché prenda in mano il destino della Puglia, assieme a quelle forze politiche, di partito e di governo, che riescano ad essere sufficientemente nuove di fronte alla realtà della Puglia. Quindi, una relazione non contro la Puglia - come in qualche intervento alcuni paventavano - ma una relazione a favore della Puglia, a favore della sua politicità, a favore del suo sviluppo ordinato, armonico, direi in una direzione ben precisa. Una relazione tesa a porre in rilievo i rapporti fra politica e magistratura, tra politica e imprenditoria, soprattutto per cercare di capire come una criminalità organizzata che non ha - lo sottolineava molto bene il vicepresidente Cabras - un radicamento popolare come le organizzazioni criminali di altre regioni sia potuta crescere ed abbia potuto diffondersi ma anche per evidenziare come la si sia potuta contenere quando il tasso di sottovalutazione è calato e quando da parte di più forze insieme si è cercato il modo migliore per combatterla. Quindi, una relazione che guarda in avanti, come si usa dire, che ha voluto e vuole essere un segnale di positività. Da questo punto di vista, il fatto che quasi tutti gli interventi l'abbiano considerata in termini positivi costituisce il segno che su questa posizione si trova tutta la Commissione o gran parte di essa. Se mi si consente una valutazione che va al di là della stessa situazione pugliese, credo che questa relazione possa essere un momento valutativo ed interpretativo del fenomeno in questione utile anche all'osservazione della fenomenologia delle altre regioni. Cioè, privilegiare il momento politico significa anche individuare alcune linee di cambiamento effettivo, nell'ambito di quello che è il compito proprio di una Commissione come la nostra. Pertanto, il ringraziamento a tutti coloro che sono intervenuti non è di facciata, perché m'è parso che tutti abbiano cercato di mettere in luce come la complessità di questo lavoro di indagine, delicato e pluriarticolato, debba considerarsi non solo la conclusione di un'indagine ma anche l'avvio di una sorta di viaggio politico per cui nei prossimi anni la Puglia venga a trovarsi in una situazione assolutamente diversa. Mi è parso di capire che gli interventi sulla stampa di tutte queste settimane, il dibattito che nella regione si è aperto, testimonino che la scelta di recarsi per la quinta e poi per la sesta volta in Puglia sia stata positiva. Se quel dibattito non assume i toni di una contrapposizione statica tra forze opposte ma assume la forza di una volontà politica complessiva di cambiamento, credo che da questo punto di vista possiamo dichiararci assolutamente e positivamente soddisfatti. Quindi, credo che anche in questo pezzo di storia e di geografia del nostro paese la Commissione si sia mossa alla ricerca di una nuova statualità, di un nuovo senso dello Stato, essendo consapevoli tutti - almeno questa era la mia linea direttiva - che anche noi siamo una parte dello Stato e che chiunque attenti ad esso deve essere messo ai margini e combattuto fino in fondo. Da questo punto di vista, quindi, la rivendicazione del ruolo politico - nel senso nobile della parola - della Commissione mi pare emerga da tutte le pagine di questa relazione ed anche dagli interventi dei colleghi che hanno parlato nelle precedenti sedute. La serietà del dibattito viene testimoniata anche dal fatto che non si è voluto chiudere in pochissime sedute ma si è consentito di rivedere fino a questa mattina le posizioni che dal dibattito sono emerse. Credo allora, come notazione finale, che spetti a me, visto che alcuni parlamentari hanno presentato emendamenti, chiudere questa breve replica con Pag.2865 il rendere noto quali di questi emendamenti siano da me accettati e quali no. L'onorevole Bargone ha presentato otto o nove emendamenti; mi pare di poter dire che, ad eccezione di due, gli altri sono accettabili. PRESIDENTE. Sono stati presentati i seguenti emendamenti: Apagina 13, dopo le parole "Commissario di Governo", aggiungere : "il quale ha individuato gravi distorsioni nella gestione delle risorse pubbliche da parte della regione. Di queste molte di rilevanza penale, senza che da parte della magistratura sia stato adottato alcun provvedimento. Non risulta per esempio che sia stato avviato alcun procedimento penale per il clamoroso buco di bilancio (di oltre 2000 miliardi) alla regione Puglia, nemmeno per falso in bilancio, pacificamente acclarato. In particolare il Commissario di Governo...". 1. Bargone. A pagina 16, prima delle parole "La Commissione è del parere" inserire : "Per quanto riguarda Bari e Foggia, il ritardo è tanto più grave in quanto non c'è un livello adeguato di investigazione nel fenomeno criminale e nelle sue caratteristiche. L'audizione del collaboratore Annacondia ha posto all'attenzione della Commissione la dimensione e la natura di gruppi di organizzazione criminali strutturati alla stessa stregua della SCU ignorati dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. Evidentemente questo deficit investigativo ha impedito di cogliere le connessioni tra criminalità, economia e politica, che invece sono emerse con chiarezza dall'audizione di Annacondia". 2. Bargone. A pagina 18, dopo le parole "Lo studio scientifico" sostituire le parole che seguono fino a "nella provincia ma anche" con le parole : "Una più incisiva azione di contrasto ha consentito". 3. Bargone. A pagina 18, dopo le parole "sono stati decapitati", aggiungere : "Tuttavia manca una valutazione approfondita della natura e delle caratteristiche di queste organizzazioni, che proprio per questo non hanno trovato ancora una compiuta valutazione in sede giuridica". 4. Bargone. A pagina 22, alla fine del capoverso, dopo le parole "Una più efficace", aggiungere le parole : "Allo stato invece si devono registrare un numero irrilevante di richieste di misure di prevenzione patrimoniale ed ancor meno provvedimenti di confisca". 5. Bargone. A pagina 28, dopo le parole "Sta di fatto però che", aggiungere : "In particolare, non appare opportuno che continui a dirigere la procura di Bari e la DDA, un magistrato indagato a seguito di dichiarazioni di un collaboratore della giustizia, su cui lo stesso magistrato sta indagando". 6. Bargone. A pagina 58, alla fine del capoverso, dopo le parole "Circa l'attività di prevenzione", aggiungere le parole : "E' allarmante la denuncia fatta in sede di audizione da parte del segretario della CGIL relativa alla manipolazione degli appalti delle grandi opere anche per responsabilità di aziende meridionali a partecipazione statale (riferirsi allo stenografico)". 7. Bargone. Pag.2866 A pagina 74, dopo le parole "Sono state chiarite molte delle" aggiungere : "Va comunque segnalato che, nonostante sia da più tempo annunciato che dai collaboratori della giustizia sono fornite notizie relative ai rapporti con i politici (come ad esempio nel caso di Annacondia), ancora però non è stato adottato alcun provvedimento giudiziario". 8. Bargone. A pagina 75, alla fine dell'ultimo capoverso, aggiungere : "Non può non essere sottolineata la grave situazione denunciata dai direttori delle carceri, che si trovano ad ospitare un numero di detenuti due volte e, in qualche caso, tre volte superiore alla capacità ricettiva, con personale addirittura inferiore agli organici previsti. Questo crea situazioni difficili da governare e rende precario il controllo dei rapporti dei detenuti di maggiore spicco con l'esterno". 9. Bargone. A pagina 76, dopo il penultimo capoverso aggiungere : "Va segnalato però che i rappresentanti sindacali delle forze dell'ordine, ed in particolare della PS, hanno evidenziato carenze di organico, e la circostanza che il lavoro straordinario effettuato non viene retribuito nella sua interezza perché la Puglia non è considerata, a quei fini, regione a rischio". 10. Bargone. A pagina 11 sopprimere il secondo capoverso . 11. Sorice. A pagina 16, sopprimere l'ultimo capoverso dalle parole : "In Puglia, infatti, come", fino alle parole : "Mondo degli affari e criminalità comune organizzata". 12. Sorice. A pagina 25 sopprimere il primo capoverso . 13. Sorice. A pagina 25 sopprimere il secondo capoverso. 14. Sorice. A pagina 25, secondo capoverso, sostituire la parola "manifesti" con la parola "sospetti". 15. Sorice. A pagina 26, al primo capoverso, sopprimere la parola "Gravina" 16. Sorice. Apagina 27, al secondo capoverso, sostituire l'ultimo periodo con il seguente : "Il livello è più alto e va ricercato sulla base dei dati finora noti nei presunti collegamenti che questa "società" ha con alcuni amministratori locali, con le amministrazioni pubbliche, con alcuni imprenditori, professionisti e magistrati per i quali la magistratura inquirente ha delle indagini in corso". 17. Sorice. A pagina 28, al primo capoverso, sopprimere l'ultimo periodo : "Le nuove acquisizioni...da parte delle Autorità competenti". 18. Sorice. Invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti di cui ho dato lettura. Pag.2867 ALBERTO ROBOL, Relatore . Dichiaro di accettare gli emendamenti Bargone 1, 2, 3, 4, 5, 7, 9 e 10. Mi dichiaro contrario agli emendamenti Bargone 6 e 8. VINCENZO SORICE. Voglio richiamare l'attenzione del relatore e della Commissione sul fatto che, in presenza dell'emendamento aggiuntivo Bargone 1 e dell'emendamento soppressivo Sorice 11, il senatore Robol mi ha mostrato adesso una bozza che non altera il concetto degli emendamenti in questione e che concilia, al tempo stesso, le due posizioni espresse. ALBERTO ROBOL, Relatore . Dichiaro di accettare gli emendamenti Sorice 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17 e 18. PRESIDENTE. Onorevole Bargone, insiste nei suoi emendamenti non accettati dal relatore? ANTONIO BARGONE. Il relatore si è dichiarato contrario ai miei emendamenti 6 e 8, il primo relativo alla direzione della DDA da parte del dottor De Marinis, il secondo alla questione dei pentiti. Se il primo emendamento fosse tradotto in ciò che ha detto il presidente nella parte conclusiva della seduta precedente, credo che potrei ritirarlo accettando quella formulazione, la quale mi sembra di ricordare che accentuasse l'aspetto di non interferenza della Commissione nei confronti del CSM e della magistratura, nel senso di riferire soltanto che vi è una questione di delicatezza istituzionale, cioè quella relativa ad un soggetto che dirige la DDA e che indaga su un pentito il quale accusa anche chi dirige la stessa DDA. Vi è una ragione oggettiva che impedisce, per motivi di opportunità, che questo accada. Vi è anche un fatto storico che suggerisce l'opportunità di andare in questa direzione. Infatti, in un primo momento, il dottor De Marinis, che aveva ritenuto di attuare la sua scelta sulla base di una valutazione personale, aveva detto che fino a quando questa storia non fosse finita, avrebbe affidato l'incarico al suo vice. Poi, improvvisamente, è invece rientrato nelle sue funzioni, nonostante la situazione non sia mutata. C'è un'indagine in corso da parte del CSM e della magistratura su cui noi non dobbiamo interferire - come peraltro è scritto nella relazione -, però, a mio parere, dobbiamo far rilevare che, quanto meno, vi è una situazione di disagio, o di delicatezza istituzionale, che non può essere taciuta, perché altrimenti faremmo la figura di chi, pur constatando la situazione, sta zitto. Credo che questo, oltre a non essere nello stile della Commissione antimafia, ci esporrebbe anche alle critiche di chi ci vorrebbe ipocriti in una simile circostanza. Quindi, se accettiamo questo atteggiamento di non interferenza, dichiaro di non insistere nel mio emendamento. Per quanto riguarda il secondo emendamento, il problema che in esso ho evidenziato esiste. Ricordo di aver fatto una domanda precisa ad Annacondia proprio perché ogni volta che arrivavamo ad individuare dei nomi, quindi a specificare meglio il rapporto esistente tra l'organizzazione criminale, uomini politici, magistrati o imprenditori, ci ha risposto sempre che non poteva dirci nulla perché lo aveva già fatto con i magistrati. Però, siccome su questo non abbiamo notizia di indagini da parte dei magistrati, non sappiamo nemmeno se sia vero, cioè se sia stato verbalizzato, se ci siano delle indagini eccetera. Può darsi che il mio emendamento, da questo punto di vista, sia troppo esplicito, ma una preoccupazione di questo tipo, a mio avviso, deve essere presente nella relazione, perché si tratta di un problema che riguarda anche la gestione di questi pentiti, e non solo Annacondia; non mi riferivo infatti soltanto a costui, dal momento che ho notizia di altri, per esempio di Cirfeta, che sta rendendo dichiarazioni ormai da un anno. Dopo un anno, non so che tipo di indagini si stiano sviluppando e perché non vi siano provvedimenti giudiziari. Pag.2868 Vorrei che questo fosse sottolineato, perché si tratta di un fatto delicato e importante che non possiamo sottacere. Questo è quanto intendevo dire con riferimento agli emendamenti. VINCENZO SORICE. Con riferimento all'emendamento in questione, pur rendendomi conto che andiamo tutti alla ricerca della verità, devo rilevare che, se ricordo bene, nel resoconto stenografico dell'audizione di Annacondia risulta che questi, rispondendo a una domanda dell'onorevole Bargone, abbia affermato: "Mi riservo di dire i nomi alla magistratura". Credo che questo risulti dal resoconto stenografico, ma posso anche sbagliare. Comunque, indipendentemente dal fatto che Annacondia abbia detto di riservarsi di fare i nomi o di avere già detto i nomi alla magistratura, lo stesso onorevole Bargone riconosce che nell'emendamento la questione è posta male. ANTONIO BARGONE. Io non ho riconosciuto che la questione è posta male ma ho offerto la mia disponibilità. VINCENZO SORICE. Voglio precisare: le dichiarazioni di un pentito devono avere dei riscontri, che sono affidati alla magistratura. Nella fattispecie, nella relazione invitiamo la magistratura ad andare avanti nella sua attività giudiziaria, e credo che questa sia un'interferenza. PRESIDENTE. Dire che la magistratura deve andare avanti non è un'interferenza, perché questo è il suo mestiere. VINCENZO SORICE. Come possiamo sapere che non siano stati effettuati riscontri in base ai quali la magistratura non ritiene opportuno procedere? Si tratta quindi di una questione di principio. Che Annacondia si sia riservato o abbia fatto nomi di politici è un elemento che abbiamo accertato, ma il fatto di imporre quasi alla magistratura di procedere per rendere pubblici questi nomi o di andare avanti su tale questione credo non sia compito nostro in questo momento, in quanto si tratta di una funzione affidata alla magistratura. Infatti, le dichiarazioni dei pentiti, nel modo in cui vengono gestiti, hanno bisogno di riscontri prima di passare nelle tavole giudiziarie. PRESIDENTE. Visto che i due presentatori di emendamenti sono intervenuti, a questo punto la questione dovrebbe considerarsi esaurita e dovremmo passare alle dichiarazioni di voto. Se però vi sono richieste di chiarimento in ordine al modo in cui il relatore collegherà gli emendamenti accolti al testo della relazione, credo che questo sia utile e opportuno. ALFREDO GALASSO. Desidero fare una breve osservazione sull'emendamento Sorice 4. Per un fatto di compiutezza nella lettura della relazione, mentre sono d'accordo sul riferimento a"possibilità di intrecci" anziché a "manifesti intrecci", proporrei al relatore - e anche al presentatore dell'emendamento, se è d'accordo - di attenersi ai fatti e quindi di eliminare il riferimento secondo cui "non è stata fatta ancora chiarezza sulle fortune di questa struttura", oltre a quello relativo alla posizione non chiara di Cavallari. Mi limiterei ad eliminare queste parti e a mantenere il riferimento ai fatti, che servono anche per comprendere la parte precedente, perché altrimenti non si capisce nulla. In sostanza, adotterei la seguente formulazione: "Esiste un procedimento penale aperto nei confronti delle Cliniche riunite (si tratta di un fatto incontestabile) per questioni di rimborso di denaro; c'è un elenco di settanta indagati (...). Lo stesso titolare Cavallari ha di recente denunciato minacce di intimidazione (...)". Questi sono fatti inconfutabili e non vedo la ragione per cui non debbano essere inseriti nella relazione, dal momento che servono per completare il quadro precedente. Pag.2869 Mi pare di capire che il senso dell'emendamento sia quello di evitare l'espressione "non è stata fatta chiarezza sulle fortune di questa struttura" o "non è chiara la posizione di Cavallari". Se questo è il senso dell'emendamento, propongo al senatore Robol di modificare la relazione nel senso che ho indicato. FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda l'emendamento presentato dall'onorevole Sorice, tendente a sostituire l'espressione "manifesti" con "sospetti", credo che sarebbe opportuno, riconoscendo che l'espressione "manifesti" è un po' eccessiva, ricorrere ad un'affermazione un po' attenuata del seguente tenore: "Si profilano intrecci". Ritengo infatti che anche l'espressione "si registrano" sia un po' contraddittoria. In sostanza, in luogo dell'espressione "si registrano manifesti intrecci" adotterei la seguente: "Si profilano intrecci". Per quanto riguarda invece la questione posta dall'emendamento Bargone 5, relativo alle dichiarazioni rese da Annacondia sul procuratore De Marinis, mi rendo conto di quanto ha detto l'onorevole Sorice circa la pericolosità di affermazioni che potrebbero anche condizionare l'autorità giudiziaria, nel senso che introducendo nella relazione un emendamento di questo genere potremmo anche spingere il magistrato ad assumere una posizione accusatoria. Desidero tuttavia rilevare che se volessimo fare considerazioni e affermazioni, sia pure con molta prudenza, dopo le decisioni della magistratura, molto spesso saremmo costretti ad aspettare anni; potremmo quindi essere costretti ad attendere due o tre anni prima che la magistratura decida quale sia la posizione processuale del procuratore De Marinis. Ritengo invece che le cose dette da Annacondia ci impongano comunque una valutazione sull'attendibilità, e devo rilevare proprio l'estrema prudenza usata da Annacondia nel rendere queste affermazioni: egli non ha mosso accuse di complicità con la camorra, ma ha detto semplicemente che l'avvocato Gironda, il quale aveva un ottimo rapporto con De Marinis, gli ha procurato i verbali di interrogatorio di due persone che accusavano Annacondia. Ritengo pertanto che l'emendamento Bargone 5 vada accolto, perché mi sembra importante questa considerazione sull'inopportunità che De Marinis continui ad esercitare la funzione di procuratore della Repubblica di Bari. PAOLO CABRAS. Il relatore è di diverso avviso. PRESIDENTE. Stiamo discutendo non della relazione ma degli emendamenti presentati. FERDINANDO IMPOSIMATO. Ritengo - lo ripeto - che l'emendamento Bargone 5 vada accolto, perché questo è un fatto fondamentale. PRESIDENTE. Questo è un suo intervento ad adiuvandum . FERDINANDO IMPOSIMATO. Credo comunque che fosse necessario spiegare la motivazione, dal momento che vi sono dichiarazioni attendibilissime. SALVATORE FRASCA. Vorrei sapere se stiamo votando sugli emendamenti. PRESIDENTE. No, non stiamo votando. SALVATORE FRASCA. Allora siamo in sede di richiesta di chiarimenti al relatore? PRESIDENTE. Sì. SALVATORE FRASCA. Desidero porre una questione di coscienza che viene dal profondo del mio animo: nel corso delle audizioni, dei sopralluoghi e così via, sono stati fatti diversi nomi di politici. Vedo però che nella relazione ne è rimasto uno solo; non vorrei allora che si attuasse una discriminazione, né vorrei Pag.2870 che il nome venisse citato per il solo fatto che il parlamentare al quale si fa riferimento nella relazione appartiene ad un piccolissimo partito. Occorre pertanto seguire una regola generale valida per tutti: o tutti i nomi dentro o tutti fuori. PRESIDENTE. Credo che il relatore abbia già recepito questo fatto. SALVATORE FRASCA. La ringrazio e mi riservo di intervenire sugli emendamenti. ANTONIO BARGONE. Gli onorevoli Galasso e Imposimato hanno fatto riferimento all'emendamento Sorice 4, volto a sostituire l'espressione "manifesti" con "sospetti"; tuttavia, si propone anche di sopprimere il secondo capoverso. Vorrei quindi chiedere al presentatore se l'emendamento sia soppressivo dell'intero capoverso, e non solo sostitutivo di una parte. PRESIDENTE. Credo che le due cose siano alternative. ANTONIO BARGONE. Il relatore ha accolto la soppressione ola modificazione? VINCENZO SORICE. Nell'emendamento c'è un errore; le due soluzioni sono alternative: si propone di sopprimere il capoverso oppure di sostituire l'espressione cui si è fatto riferimento. PRESIDENTE. Il relatore ha accolto la sostituzione dell'espressione. SALVATORE FRASCA. Gli emendamenti sono stati tutti accolti? PRESIDENTE. Sono stati accolti tutti ad eccezione di due, in ordine ai quali chiedo al presentatore, onorevole Bargone, se insista. SALVATORE FRASCA. Se l'onorevole Bargone li ritira li faccio miei! ANTONIO BARGONE. Per quanto riguarda l'emendamento sulla questione della DDA, ho già espresso il mio parere e confido nella nuova formulazione del relatore. Insisto invece sull'emendamento riguardante i pentiti perché si tratta di una questione importante. Sono disponibile anche ad accettare una formulazione diversa, purché il problema venga sollevato. Ricordo, tra l'altro, che tale emendamento non si riferisce soltanto ad Annacondia. PAOLO CABRAS. Si dice: "Come, ad esempio, nel caso di Annacondia". ANTONIO BARGONE. L'espressione "ad esempio" si giustifica perché abbiamo ascoltato Annacondia e quindi abbiamo sentito con le nostre orecchie le sue affermazioni. PRESIDENTE. Per quanto riguarda il suo emendamento, onorevole Bargone, quando lei afferma che non è stato adottato alcun provvedimento giudiziario, sembra che l'unica cosa da fare sia non di dimostrare anche l'eventuale non attendibilità ma di convergere necessariamente verso l'attendibilità dell'eventuale chiamata. ANTONIO BARGONE. Il provvedimento giudiziario può essere quello di aver svolto le indagini e di aver archiviato. PRESIDENTE. Se il fatto è stato archiviato si potrebbe anche non conoscere. ANTONIO BARGONE. Ho già detto che l'emendamento si può formulare in maniera diversa, purché il problema venga sollevato. PAOLO CABRAS. Sono emerse due preoccupazioni, una delle quali è stata espressa dall'onorevole Bargone, mentre l'altra è quella di non sollecitare l'autorità Pag.2871 giudiziaria a dare uno sbocco di tipo accusatorio alla vicenda in questione. Abbiamo comunque l'interesse che, non solo in questa vicenda in cui vengono chiamati in causa politici ma in genere quando si tratta di accertare la verità su fatti rilevanti, vi sia sollecitudine nel definire e nel chiarire le circostanze. E' proprio questa sollecitudine che va richiamata e possiamo affidare al relatore la nostra giusta preoccupazione di vedere definiti in questo caso rapporti con i politici denunciati da un collaboratore della giustizia. ALFREDO GALASSO. Siccome ne abbiamo sentite e dette di tutti i colori, desidero precisare che ciò che è precluso istituzionalmente a questa Commissione è adottare provvedimenti, ma non esprimere giudizi. Questo è il senso di quanto sosteneva l'onorevole Bargone. PRESIDENTE. Mi pare che il senatore Cabras proponga una riformulazione. ANTONIO BARGONE. Sono d'accordo su tale riformulazione. PRESIDENTE. Il problema riguardava i due emendamenti dell'onorevole Bargone, su uno dei quali mi pare che il presentatore non insista, mentre sull'altro accetta una riformulazione perché l'importante era, a suo avviso, mantenerne la sostanza. ANTONIO BARGONE. Gli emendamenti sono entrambi riformulati. PRESIDENTE. Sì, ha ragione. PAOLO CABRAS. L'onorevole Bargone non insiste quindi sulla formulazione dei suoi emendamenti e si affida al relatore perché ne recepisca la sostanza. FRANCO FAUSTI. La mediazione che dovrebbe fare il relatore è riferita alla non opportunità, in relazione alla procura di Bari ed in particolare alla DDA, per questo caso o complessiva? Si cita l'ipotesi in cui il magistrato non responsabile è lo stesso che viene indicato. Ciò può creare, nella fattispecie, un elemento di preoccupazione. Allora l'obiettivo che si vuole raggiungere e che il relatore dovrebbe tradurre è la non opportunità che lo stesso soggetto si occupi di questo caso particolare, ovvero... PRESIDENTE. Ognuno di noi può avere un'opinione, ma io ho l'impressione che un eventuale giudizio di non opportunità debba essere espresso dal Consiglio superiore, perché è il presupposto sulla base del quale scatta l'allontanamento. Mi pare che l'onorevole Bargone abbia proposto, recependo il suggerimento del senatore Robol, una valutazione di "alta delicatezza istituzionale" della questione, senza pronunciarsi nel merito e sollecitando il Consiglio superiore a risolvere la questione nel modo più celere possibile, perché se a capo della procura che cura un pentito vi è un procuratore accusato dal pentito stesso, evidentemente la questione va chiarita. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Va chiarita nel caso specifico? ALTERO MATTEOLI. Però qualora il pentito intenda allontanare un procuratore scomodo... PRESIDENTE. Però, questo procuratore è accusato; la sua vicenda non è stata archiviata ma vi è un procedimento penale nei suoi confronti. Comunque, su questo sta giudicando il Consiglio superiore. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non entro nel merito, però poiché mi pare che vengano formulate questioni di principio è giusto definirle. Ritengo, in premessa, che nell'eventualità che un collaboratore di giustizia rivolga accuse e che questo diventi un fatto manifesto, probabilmente nel caso specifico il procuratore affiderà il compito ad un altro. Ciò mi pare abbastanza evidente, per cui non vedo questo grande Pag.2872 rilievo e questa preoccupazione. Però, se accettiamo tale tipo di presupposto, ha ragione Matteoli, nel senso che rischiamo di infangare o di creare problemi dappertutto in Italia, perché il gioco dei pentiti, quando diventa enorme come è accaduto negli Stati Uniti, produce il rischio che si infanghi dal punto di vista morale una persona di grande serietà e probità. Non andrei, quindi, sul piano dei principi, perché la questione è di grande delicatezza, considerati i rischi nei quali potremmo incappare. Per evitare problemi, chiedo ai presentatori di ritirare l'emendamento, altrimenti con molta fermezza dirò "no" per una questione di principio. PRESIDENTE. Non ha seguito un punto essenziale! MARIO CLEMENTE MASTELLA. No, non mi convince neppure la spiegazione successiva. PRESIDENTE. Il punto è questo: vi è un procedimento penale nei confronti di questa persona che, quindi, non è soltanto chiamata in causa. Contemporaneamente vi è un procedimento presso il Consiglio superiore per trasferimento d'ufficio. Questa è la situazione: sono due cose distinte. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Questo non mi interessa: se è così lui si astiene. PRESIDENTE. Il procuratore di cui parliamo ha lasciato la direzione distrettuale antimafia compiendo un atto corretto. Dopo di che l'ha riassunta, mentre pendono su di lui due diversi procedimenti. Se non ho capito male, il relatore sostiene di non voler esprimere un giudizio di opportunità o inopportunità, perché potrebbe interferire con altri giudizi in corso, però dice che questa è una situazione di alta delicatezza istituzionale per cui il Consiglio superiore deve comunque decidere in fretta. Credo che tutti noi comprendiamo che la situazione di instabilità non giova alla congruità dell'azione giudiziaria: è questo il punto che il relatore poneva. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Se il procuratore di una qualsiasi procura italiana è accusato e nel frattempo vi è lo svolgimento di un'indagine che riguarda il pentito che lo accusa, l'intervento è corretto ma subito dopo il procuratore deve ritornare in ruolo, come accade in normale giurisprudenza. Se, invece, si chiede l'allontanamento per tutto quanto... tranne che non vi siano connessioni. PRESIDENTE. Sta parlando di altro. Il relatore non ha chiesto questo. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Era nella premessa e ha fatto scaturire anche la conseguenza. PRESIDENTE. La formulazione proposta parla di "alta delicatezza istituzionale". MARIO CLEMENTE MASTELLA. Allora vorrei sentire questa "alta delicatezza" del profilo sul piano finale. SAVERIO D'AMELIO. Ricordo che De Marinis è stato posto sotto inchiesta e, evidenziando una notevole sensibilità, si è messo da parte delegando a un sostituto i suoi compiti nell'ambito della DDA. Ricordo anche di aver letto di una sentenza a favore di De Marinis. C'è stata o no? ANTONIO BARGONE. No, non c'è stata. PRESIDENTE. Ritengo opportuno proseguire i nostri lavori in seduta segreta. Se non vi sono obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno. (La Commissione procede in seduta segreta). Pag.2873 PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. ALTERO MATTEOLI. Il dibattito sull'emendamento Bargone 5 parte da una formulazione chiarissima ed estremista: "in particolare non appare opportuno che continui a dirigere la procura di Bari e la DDA un magistrato indagato a seguito di dichiarazioni di un collaboratore della giustizia su cui lo stesso magistrato sta indagando". Questo è il motivo del dibattito. Che poi il presentatore abbia manifestato la sua disponibilità a modificare l'emendamento è un'altra questione. Dal modo in cui il presidente lo pone sembra che questo dibattito sia assurdo ma non dimentichiamo che esso prende spunto da questo emendamento che è chiarissimo e che è di condanna. Tutti abbiamo letto l'emendamento e la discussione che ne è seguita non è assurda. ALBERTO ROBOL, Relatore . L'emendamento è stato presentato ed il relatore non lo ha accolto. A questo punto nasce una disputa sulla nuova formulazione dell'emendamento stesso che affronta un problema che esiste. GIROLAMO TRIPODI. A proposito della posizione di questo magistrato, credo che non stiamo stabilendo una procedura che debba essere applicata in modo indiscriminato; stiamo valutando il caso di un soggetto non indicato come responsabile ma inquisito e oggetto di provvedimenti amministrativi da parte del Consiglio superiore della magistratura. VINCENZO SORICE. Non è esatto. Si sta discutendo davanti al CSM. GIROLAMO TRIPODI. Mi pare di aver capito che vi è una proposta di trasferimento. PRESIDENTE. Vi sono due procedure, una penale davanti all'autorità giudiziaria di Potenza o Matera e l'altra per trasferimento davanti al Consiglio superiore. GIROLAMO TRIPODI. Sto dicendo proprio questo. Allora, una Commissione come la nostra con un elevato senso di responsabilità e con un ruolo particolare, su cui si dirige l'attenzione della gente, nel momento in cui sa che sta concludendo l'analisi complessiva sulla situazione della criminalità in Puglia e sulle sue implicazioni sul piano politico - appena sfiorate, almeno per quanto riguarda la Puglia - e sull'inquinamento di settori decisivi dal punto di vista della lotta alla mafia, come è il caso della DDA di Bari e nel momento in cui conclude una lunga discussione come quella che si è svolta, deve essere chiara. Non intendo dire che dobbiamo schierarci contro questo o quell'altro, però vi sono fatti precisi: ci troviamo di fronte ad un soggetto che prima si è fatto da parte e poi è tornato, non si sa per quali pressioni, a ricoprire l'incarico che aveva lasciato e che comporta l'assunzione di gravi responsabilità. Non capisco, a questo punto, se la Commissione possa dare alla gente motivo per dire che anche l'antimafia annacqua le cose o cerca di individuare soluzioni che non danneggiano alcuno, lasciando al suo posto, magari non occupandosene, un soggetto che ha simili responsabilità. Questo è un fatto importante che qualifica tutta la relazione e non soltanto un suo aspetto. Nel dire questo mi rivolgo anche al collega Bargone disposto ad accettare una formulazione "annacquata" del suo emendamento: io non sono di questo avviso. Se le cose stanno così, posso anticipare che la mia parte politica non si esprimerà a favore dell'emendamento. Proprio questo punto squalifica il complesso del lavoro che sta svolgendo la Commissione. Pag.2874 SALVATORE FRASCA. La Commissione deve trovare un punto di equilibrio. Con riferimento alla relazione sulla Sicilia, devo ricordare che, facendo esplicito riferimento anche a pentiti, a dichiarazioni raccolte e ad audizioni, abbiamo messo, o contribuito a far mettere sotto accusa, eminenti personalità dello Stato. Ora non vorrei che, a proposito dei magistrati, usassimo due pesi e due misure. In questo caso vi è un magistrato sottoposto a procedimento disciplinare da parte del Consiglio superiore della magistratura e all'azione penale. Non c'è dubbio che questo magistrato non possa stare, rebus sic stantibus , nel posto che occupa perché, come si dice, la moglie di Cesare deve essere al di fuori di ogni sospetto! Questo deve valere per tutti e soprattutto per i magistrati. Mi dispiace, non sono un tecnico del diritto ma i colleghi, i quali hanno affermato che questo magistrato si è impegnato ad emendare la trattazione di determinati processi al suo sostituto, non hanno tenuto conto che è il capo della procura e come tale sovrintende a tutto. E' sufficiente pensare a quanto si verifica a Milano dove il capo della procura parla per tutti, facendo modificare anche il punto di vista dei suoi sostituti, per accorgersi dell'importanza del ruolo del capo! Dobbiamo essere coerenti, a parte il fatto che questo magistrato in un primo tempo aveva avuto l'amabilità di dimettersi, successivamente è tornato ad assumere il ruolo che svolgeva in precedenza. Insisto pertanto sull'emendamento Bargone 5, ricollegandomi a quanto sostenuto dal collega Tripodi, ossia che su fatti del genere, che rappresentano grosse questioni di principio, ciascuno di noi deciderà se esprimere o meno il proprio voto. VINCENZO SORICE. Signor presidente, dobbiamo cercare di precisare i termini del problema. Chi vi parla che cosa vuole evitare? Intendo evitare che questa Commissione esprima un giudizio di merito su fatti e avvenimenti all'attenzione di un organo istituzionale qual è il Consiglio superiore della magistratura. E' una questione di opportunità oltre che di rispetto dei singoli ruoli. Se invece dovessimo entrare nel merito della vicenda ed esprimere un giudizio definitivo, dovremmo ascoltare i protagonisti. Ancora: si sottolinea un dato certo, ossia che le dichiarazione di Annacondia sono attendibili, mentre vi sono provvedimenti nei quali viene messa in dubbio l'attendibilità di Annacondia. SALVATORE FRASCA. Oltre all'avvio di un procedimento penale basato anche sulle dichiarazioni di Annacondia, vi è una procedura di trasferimento davanti al CSM. Sono due cose diverse. VINCENZO SORICE. Al di là di questo, due questioni non mi trovano d'accordo: in primo luogo conferire validità certa alle dichiarazioni di Annacondia; in secondo luogo, è per me inopportuno da un punto di vista istituzionale che la Commissione esprima su questi fatti, senza conoscerne i dettagli specifici, un giudizio mentre contemporaneamente il Consiglio superiore della magistratura sta decidendo nel merito. Ciò significa influenzare il CSM e tentativi in questo senso sono stati già attuati da alcune parti politiche presenti in Commissione. FRANCESCO CAFARELLI. Vorrei ricordare a me stesso, per rammentarlo alla Commissione, che prima della pausa estiva già ci interessammo della vicenda del magistrato De Marinis, deliberando all'unanimità di sollecitare il Consiglio superiore della magistratura a decidere sul caso. Ripeto si è già discusso, pervenendo ad una decisione unanime della Commissione. Quindi, il problema l'abbiamo posto e senza fare alcun distinguo delle parti. Pag.2875 Parecchi di noi vivono in quella regione e sanno che si verificano fatti molto antipatici. Il collega Tripodi ha ragione: abbiamo anche dichiarazioni in merito di sostituti procuratori o di procuratori della Repubblica. E' il caso di Renella, il quale, per difficoltà insorte in Trani, ha chiesto il trasferimento a Bari, addirittura in sottoruolo, non più da procuratore bensì da sostituto: gli è stato chiesto se si è reso conto che a Bari dovrà lavorare o collaborare con il procuratore della Repubblica De Marinis. La cosa è di pubblica opinione, non vi è telegiornale regionale in cui questi aspetti non vengano sottolineati. Di fronte a situazioni del genere e di fronte alle dichiarazioni degli stessi sostituti procuratori i quali sostengono che "a Bari non ci si ferma davanti a niente" specificando "abbiamo arrestato anche il cognato di De Marinis" - che è un imprenditore - che fa la Commissione? Ripropone quanto fecero altre Commissioni? In altri termini puliamo tutto, togliamo tutto? Capisco le preoccupazioni, ma potremmo trovarci dinanzi a casi come quello di Ciancimino. All'epoca c'erano i distinguo, perché alcuni sostennero che non vi era nulla di certo e quindi la Commissione non avrebbe dovuto sollecitare alcun procedimento, però a distanza di vent'anni ci siamo trovati di fronte a fatti oggettivamente riscontrabili. Nessuno deve esprimere giudizi; tuttavia credo si possa modificare il testo proposto dall'onorevole Bargone, in quanto l'altro è più circoscritto, evidenziando l'esistenza di questa situazione ma senza esprimere giudizi. PRESIDENTE. E' la proposta del senatore Robol. FRANCESCO CAFARELLI. Ma la proposta di Robol è peggiore -se ho capito la preoccupazione di Sorice - rispetto a quella dell'onorevole Bargone. Allora approviamo quest'ultima... Se riteniamo che la questione oggettiva sia quella sollevata dall'onorevole Bargone - da tutti sottolineata nel corso della discussione - votiamo; eliminare ogni riferimento non sarebbe giusto nei confronti del lavoro svolto dalla Commissione. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi sono tre proposte formalizzate rispettivamente dagli onorevoli Bargone, Robol e Cafarelli. La proposta dell'onorevole Bargone è nota; il relatore propone di definire "delicata" la situazione e conseguentemente di sollecitare il Consiglio superiore della magistratura a decidere con rapidità. L'onorevole Cafarelli sostiene che la proposta non basta o è peggiore, o tutte e due le cose, tanto che chiede una correzione. Domando all'onorevole Bargone se concorda con la proposta del relatore. ANTONIO BARGONE. Sì. ALFREDO GALASSO. Faccio mio l'emendamento. SALVATORE FRASCA. Io l'avevo già fatto. PRESIDENTE. Per chiarezza leggo l'emendamento: "in particolare, non appare opportuno che continui a dirigere la procura di Bari e la DDA un magistrato sottoposto a procedimento penale e a procedimento disciplinare per fatti su cui lo stesso sta indagando". FERDINANDO IMPOSIMATO. E' la stessa cosa che dice Cafarelli. PRESIDENTE. Scusi, senatore Imposimato, lei non è mai stato presente alla discussione sulla relazione in oggetto; la cosa ci è dispiaciuta, ma lei non è mai venuto. Ora è presente, ma non sa che cosa è successo, non sa di che cosa si sta discutendo... FERDINANDO IMPOSIMATO. Ma può essere la soluzione. Pag.2876 PRESIDENTE. Se sostiene che è la soluzione, vuol dire che non ha neanche seguito il dibattito. Spiritualmente posso anche essere d'accordo con lei. FERDINANDO IMPOSIMATO. Signor presidente, se mi consente di illustrare la proposta, le dimostrerò che è molto più garantista dell'altra. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei sottolineare una questione: essendo in corso un procedimento del Consiglio superiore della magistratura, mi permetto di segnalare alla Commissione l'opportunità di evitare che si esprima un giudizio che spetta al CSM. Comunque è la Commissione a decidere. A me sembra, ma può darsi che sbagli, che il giudizio del senatore Robol sia il più coerente e consenta la massima oggettività. E' una mia opinione. Per ricapitolare, i colleghi Frasca, Tripodi, Imposimato e Galasso fanno proprio l'emendamento Bargone. ANTONIO BARGONE. Signor presidente, ho accettato la formulazione del relatore ritenendo giusta la preoccupazione secondo cui la Commissione non deve interferire con la procedura penale e con quella disciplinare del CSM. Volevo evitare che la Commissione antimafia mettesse la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Mi pare che la formulazione indichi la preoccupazione della Commissione antimafia, la sua sensibilità rispetto al problema e la sollecitazione che la questione venga risolta nelle sedi opportune, ossia l'autorità giudiziaria penale ed il CSM: perciò ho accettato l'emendamento Robol. Per tali motivi, a questo punto, mi asterrò sull'emendamento presentato. ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, a seguito del dibattito odierno preannuncio il voto contrario sulla relazione, che verrà confermato in sede di dichiarazione di voto finale. E' ininfluente la mia decisione positiva o negativa su questo emendamento, anche se mi esprimerò negativamente su di esso coerentemente con quanto farò sull'intera relazione. ALBERTO ROBOL, Relatore . In relazione alle precisazioni dell'onorevole Bargone, chiederei ai colleghi Frasca, Tripodi, Imposimato e Galasso di ritirare l'emendamento (Commenti) . PRESIDENTE. Mi pare di capire che l'invito al ritiro non sia stato accettato. Pongo in votazione l'emendamento Bargone 5, fatto proprio dal senatore Frasca, e dagli onorevoli Tripodi, Imposimato e Galasso. (E' respinto) . Prego il relatore di leggere l'emendamento come da lui riformulato. ALBERTO ROBOL, Relatore . "A questo si aggiunge un problema di grave delicatezza costituzionale per Simonetti e per De Marinis, in quanto titolare delle indagini..." PRESIDENTE. Ma Simonetti non è titolare delle indagini. ALBERTO ROBOL, Relatore . Sì, infatti è De Marinis il titolare. PRESIDENTE. Per Simonetti si pone un'altra questione. ALBERTO ROBOL, Relatore . Si può eliminare il riferimento a Simonetti; in tal modo il testo sarebbe il seguente: "A questo si aggiunge un problema di grave delicatezza istituzionale per il dottor De Marinis, in quanto titolare delle indagini che lo coinvolgono direttamente". PRESIDENTE. E l'invito al Consiglio superiore della magistratura? MARIO CLEMENTE MASTELLA. Farei un invito al Consiglio superiore della Pag.2877 magistratura "a definire qualora esistano problemi di grave delicatezza istituzionale" PRESIDENTE. Questo significa invitare a cacciarlo. ANTONIO BARGONE. Ho ritirato l'emendamento sulla base del testo presentato dal relatore. Diversamente, rientra tutto in discussione. PRESIDENTE. E' una giusta osservazione. Tra l'altro abbiamo già votato l'emendamento nella sua formulazione originaria. Affinché sia chiaro, leggo il testo dell'emendamento riformulato dal relatore che porrò in votazione: "A questo si aggiunge un problema di grande delicatezza istituzionale per il dottor De Marinis, in quanto capo della procura distrettuale e della procura della Repubblica incaricate di indagini che lo coinvolgono direttamente. Appare perciò opportuno che il Consiglio superiore della magistratura concluda rapidamente le proprie indagini". MARIO CLEMENTE MASTELLA. Il gruppo della democrazia cristiana si asterrà. PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento di cui ho dato poc'anzi lettura. (E' approvato) . Passiamo alle dichiarazioni di voto. SALVATORE FRASCA. Signor presidente, devo sottolineare l'anomalia con la quale si svolgono i nostri lavori: stiamo per approvare una relazione di cui non abbiamo la stesura definitiva, il che vuol dire che ci dobbiamo rimettere alla ben nota saggezza del collega Robol il quale, nello stendere in maniera definitiva le relazione, dovrà tener conto (mi auguro che lo voglia fare) degli interventi, comprese le ultime battute. Auspico che questo fatto non rappresenti un precedente per i futuri lavori della Commissione. Ritengo che la relazione del senatore Robol offra uno spaccato ben circostanziato e preciso sulla presenza della delinquenza organizzata su tutto il territorio della regione pugliese. L'analisi da lui effettuata ci spinge a rivedere alcune tesi che finora abbiamo unanimemente sostenute per spiegarci le ragioni del fenomeno mafioso. Mi pare che fino a qualche tempo fa gli elementi costitutivi di tale fenomeno fossero tre: la carenza dei poteri dello Stato, il carattere associativo della delinquenza, la depressione economica e sociale. La relazione fa giustamente riferimento ai primi due elementi che restano sempre validi al fine di spiegarci le ragioni del propagarsi del fenomeno; per quanto riguarda invece il terzo elemento, mi si consenta di dire che, se i dati pubblicati sono esatti, la Puglia è una regione con un reddito piuttosto elevato. Si può affermare che la Puglia sia il nord del sud, il che significa che è venuto meno, ai fini della spiegazione del fenomeno, uno degli elementi costitutivi quale quello della depressione sociale. La verità è che la mafia ha avuto nel corso degli anni un'evoluzione: essa è divenuta soprattutto imprenditrice e pertanto va alla ricerca dei mercati in cui inserirsi in modo sempre migliore. In Puglia la mafia è presente nell'amministrazione dei fondi CEE, nell'attività finanziaria, per la quale si contano 1.126 società finanziarie, nel commercio, nell'assunzione della gestione di aziende in crisi, oltre che negli appalti, nel commercio della droga, nel racket , nelle estorsioni, nel controllo della manodopera soprattutto nell'agricoltura. Ebbene, rispetto a questa mafia dobbiamo riconoscere che l'azione dello Stato e delle sue strutture periferiche è assolutamente carente: irrilevanti si sono dimostrati i controlli dello Stato, ad esempio della Banca d'Italia per quanto riguarda le nuove attività finanziarie, del Ministero delle finanze circa il controllo di alcune Pag.2878 gestioni per la riscossione dei tributi locali. Quasi del tutto inesistente è il controllo del Ministero del lavoro e dei suoi organi periferici sull'assunzione della manodopera; insignificante è il controllo della regione, quando questa non è stata addirittura fomite del fenomeno. Analogamente dobbiamo riconoscere che non sempre è stata adeguata l'azione delle forze di polizia e della magistratura, se è vero come è vero quello che ha dichiarato il nuovo prefetto di Bari e cioè che fino a qualche tempo fa nel comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di quella città la situazione pugliese si riteneva molto tranquilla dal punto di vista dell'ordine pubblico. Capitolo a sé stante è da ritenersi l'intreccio tra la delinquenza organizzata e il mondo della politica. Ho potuto constatare che la relazione del senatore Robol ha suscitato molte reazioni da parte di parlamentari e di esponenti del mondo politico ed istituzionale della Puglia. Mi sarei augurato che di fronte a tali reazioni avessimo avuto il coraggio della verità, quello stesso coraggio che abbiamo avuto in occasione della discussione sulla relazione che affrontava il fenomeno mafioso in Sicilia. Questo coraggio in realtà è mancato; lo hanno dimostrato i comportamenti che abbiamo tenuto nei confronti di alcuni magistrati a proposito dei quali voglio dire che la relazione Robol non tiene conto delle gravissime dichiarazioni espresse dall'onorevole Cafarelli in una precedente seduta. La verità è che, soprattutto quando si tratta di affondare il bisturi nell'analisi dei comportamenti della magistratura, anche questa Commissione arretra. Lo scioglimento dei comuni è un fatto davvero molto parziale, che riguarda la provincia di Bari e non altre province, e perciò è opportuna l'osservazione del senatore Robol e cioè che il ministro dell'interno si debba preoccupare di dettare norme particolari o di dare alle prefetture indirizzi pressoché univoci, dal momento che le valutazioni che gli uomini, e quindi anche i prefetti, esprimono non sempre sono obiettive o comunque confacenti tra loro. Concludo affermando che non possiamo rimanere tetragoni, pietrificati rispetto ai comportamenti istituzionali; insisto perciò nel dire che, soprattutto per quanto è emerso anche in Puglia a carico della magistratura, o quanto meno circa alcune sue disfunzioni, complicità o omissioni, è necessario che la Commissione abbia quanto prima un contatto con una delegazione del Consiglio superiore della magistratura, sempre che vogliamo che le nostre relazioni, in sostanza il nostro lavoro, servano per incidere nella realtà - direbbe Marx così come il piccone modifica la pietra. Annuncio infine la mia astensione sulla relazione del senatore Robol. ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, come ho detto in un precedente intervento, voterò contro questa relazione; voterò contro perché, al di là di quello che è stato scritto dal senatore Robol, sulla Puglia si è svolto un dibattito un po' strano e si sono manifestati atteggiamenti, anche da parte di alcuni commissari e dello stesso presidente della Commissione, caratterizzati ora da accelerate ora da frenate. Il presidente, che tra l'altro conosce molto bene la Puglia perché mi risulta che abbia vissuto a lungo in quella regione... PRESIDENTE. Prima che ci fosse la Sacra corona unita! ALTERO MATTEOLI. Questa precisazione non mi interessa, non mi tange: quello che dicevo non voleva essere offensivo perché è una realtà il fatto che lei conosca molto bene la regione Puglia come io conosco la regione Toscana. Ho avuto l'impressione che attraverso la Commissione antimafia alcuni gruppi politici volessero raggiungere taluni obiettivi, e il precedente dibattito sul magistrato lo ha confermato. La relazione risente di una mediazione (è sempre così in politica!), tutto è scritto in maniera Pag.2879 epidermica, vi sono alcuni passaggi di una certa rilevanza ma, se si leggono le cronache locali della Puglia, troviamo che parlamentari, anche membri di questa Commissione, dopo aver sostenuto determinate tesi non hanno ritenuto di chiederne l'inserimento nella relazione. Come ho detto, tutto o quasi tutto è descritto in modo epidermico, non vengono focalizzati analiticamente gli aspetti più scottanti della situazione pugliese. Quanto poi alla vicenda De Marinis, si ha l'impressione che l'argomento venga usato per arrivare a soluzioni diverse verso la procura di Bari; sembra quasi che si voglia insistere per dire: "De Marinis se ne deve andare perché è pronto uno che a noi piace di più". Non sarà vero ma ho questa impressione ed è per tale motivo che ribadisco il mio voto contrario alla relazione. Sulla stampa sono stati riportati dibattiti legati a vicende della massoneria verificatesi a Brindisi e a Lecce, ma anche di queste nella relazione non vi è traccia, nonostante le denunce di alcuni componenti di questa Commissione (mi riferisco all'onorevole Bargone) vengano riportate quotidianamente dai giornali. L'onorevole Bargone ha presentato per altro verso emendamenti molto puntuali ma su questo punto non ha chiesto nulla. Eppure un consigliere, Mario De Cristofaro, ha presentato al consiglio comunale di Lecce un'interrogazione che ha dato vita ad un dibattito: una parte del consiglio comunale è risultata iscritta alla massoneria e un'altra parte è inquisita ma nella relazione neanche un rigo è dedicato a queste vicende! Addirittura troviamo scritto: "Sconcertante è la longevità della vita pubblica barese: i posti direttivi sono occupati da 15-20 anni dalle stesse persone". E' una banalità perché è così in tutta Italia! Non ci rimane che tornare a casa tutti perché non si tratta di un problema pugliese ma nazionale e, inoltre, gli anni sono più di 15 o 20! Come è noto vi è stata una sottovalutazione da parte degli amministratori locali sul fenomeno mafioso ma la relazione ne parla senza approfondire, come invece avrebbe dovuto, l'argomento. Il punto focale della relazione, quello relativo alla mancanza di strumenti di controllo (di cui si fa cenno a pagina 54 della precedente stesura della relazione), è riportato in modo generico mentre si sarebbe dovuto affrontare in maniera più incisiva sia indicandone le cause sia prospettando le soluzioni della Commissione volte a far sì che certi strumenti di controllo tornino ad essere presenti nella vita politica pugliese. Lo stesso discorso vale per la situazione di Lecce. Le numerose interrogazioni parlamentari presentate da vari colleghi denunciano situazioni gravissime, come quella esistente nel comprensorio per il quale vi sono tre progetti, dell'ENEL, dell'ufficio regioni e di altri uffici, e c'è l'architetto Pellegrino che ha presentato gli ultimi due progetti. Al riguardo si sta svolgendo un dibattito, vengono rivolte accuse reciproche ma nella relazione la vicenda è liquidata con una sola frase. Lo stesso si può dire per l'inchiesta sulla FIAT a Lecce in merito alla quale ci sono accuse reciproche perché si sarebbe concordato il licenziamento di 500 dipendenti per il problema delle discariche o dell'area di sviluppo industriale. E' tutto un mondo che andava approfondito ma che viene appena accennato nell'ambito della relazione. C'è addirittura un capitolo dedicato allo scioglimento del consiglio comunale di Surbo, dove si è registrata una vicenda legata alla Ipercoop, ma non si è ritenuto di scrivere nulla se non un breve accenno a pagina 62. Ci dividiamo in un dibattito di un certo tipo, ma la relazione, che era stata presentata come tendente ad approfondire determinati problemi, nella sostanza, non lo fa, come ha detto il collega Florino, che ha avuto la possibilità di parlare per più tempo di me. Io ho avuto soltanto cinque minuti a disposizione, per cui non ho potuto che spiegare per flash i motivi che mi inducono a votare contro la relazione. GIROLAMO TRIPODI. Abbiamo detto che questa relazione, dopo la riscrittura, Pag.2880 segna qualche passo in avanti e che giudichiamo alcuni suoi aspetti molto importanti in quanto recepiscono largamente quanto era stato individuato nel corso del sopralluogo e delle audizioni. Tuttavia, riteniamo, come abbiamo già osservato, che la relazione sia monca di alcuni giudizi e di alcune proposte di fondo. Per quanto riguarda i giudizi, mi riferisco all'assenza di una valutazione e di un'analisi su quello che ha determinato, anche in Puglia, l'espansione del fenomeno criminale, in particolare della criminalità organizzata. Questo fatto è non di poco conto ma importante, perché la mafia e la Sacra corona unita collegata con la 'ndrangheta, la camorra, o Cosa nostra, non sono cadute dal cielo, non sono venute fuori soltanto perché vi è stata una penetrazione di queste organizzazioni dove erano tradizionalmente presenti. Vi è stata, invece, una situazione oggettiva che ne ha consentito l'espansione, con il radicarsi di un'organizzazione criminale oggi molto pericolosa in Puglia. E i fatti lo dimostrano. Qual è stata questa realtà oggettiva? Quella che abbiamo individuato anche negli altri posti, e sostanzialmente pure in Sicilia, per la quale abbiamo approvato una determinata relazione, proprio perché la nostra analisi faceva un grande salto e per la prima volta la Commissione parlamentare antimafia dava un contributo notevole nella ricostruzione di responsabilità politiche per quanto riguarda la crescita ed il rafforzamento delle organizzazioni criminali. Qui è la stessa cosa, eppure questo fatto non emerge, oppure ciò avviene in modo marginale, nel senso che, mentre si indica che in Puglia vi sono stati fenomeni di totale degenerazione per quanto riguarda l'uso del denaro pubblico e la gestione della pubblica amministrazione, quindi degli enti, a partire dall'istituzione regionale per giungere alle province, ai comuni, e così via, ricordando una serie di elementi (per esempio, lo scioglimento di tanti consigli comunali), non si ha il coraggio - che a mio avviso è necessario - di indicare una volta per sempre le responsabilità di chi ha consentito che si potesse arrivare a tale tipo di degenerazione. E' quest'ultima che ha aiutato e promosso, per molti aspetti, l'espansione della criminalità organizzata. Si presenta, quindi, in primo luogo, la questione complessiva della mancata evidenziazione delle responsabilità delle forze che hanno avuto un ruolo permanente di governo e che sono state tante volte complici di questa situazione. Voglio aggiungere che in Puglia rimane persino in vita un vecchio strumento di sfruttamento davvero vergognoso: il caporalato. Chi non ha voluto combatterlo? Le forze che avevano la responsabilità ed il compito di operare: quelle di governo innanzitutto. Al riguardo, anche nella conclusione, non vi è una parola né una proposta; eppure, l'altro giorno è successo che, attraverso il sistema di reclutamento e di sfruttamento del caporalato, che colpisce le categorie bracciantili, e in particolare le donne, sono morte proprie delle donne che venivano trasportate con mezzi sgangherati (lo stesso è avvenuto per altro in Calabria). Vengono dunque violate le leggi più elementari: come possiamo dire, allora, che vogliamo combattere la mafia, quando non evidenziamo che vi è un'illegalità diffusa a livello di massa? Non comprendo perché con la relazione in esame non si fornisca uno stimolo e non si avanzi una richiesta affinché venga superato questo male storico, che poi è collaterale alla mafia, talvolta contiguo e talaltra direttamente collegato ad essa. Ecco perché, come prima osservavo, la relazione è monca di alcuni punti fondamentali e qualificanti per quanto riguarda il contributo che la nostra Commissione deve dare ai fini della strategia di lotta alla criminalità organizzata. Per tale motivo, ritengo che dobbiamo riflettere prima di votare su di essa. Consideriamo poi il fatto di oggi, che riguarda un problema di inquinamento non soltanto dei comuni, delle province e della regione, cui prima accennavo, ma del settore più importante e competente nella lotta alla criminalità organizzata: Pag.2881 quello della magistratura. Ci troviamo di fronte ad un magistrato che non è soltanto indicato, ma che è già sotto processo: egli rimane in un posto di responsabilità, ma oggi la Commissione non ha avuto il coraggio di prendere una posizione chiara e di dare risposte precise alla gente. Le brevi considerazioni che abbiamo ora svolto sono non in contraddizione ma coerenti rispetto a quanto avevamo osservato quando avevamo espresso inizialmente il nostro parere sulla relazione. Per tali ragioni, il gruppo di rifondazione comunista non può votare a favore: riteniamo infatti, ripeto, che manchino dei punti fondamentali ed il tipo di qualità di cui ho parlato. Riservandoci di presentare eventualmente una relazione di minoranza nei tempi che saranno stabiliti, ci asterremo nel voto su questa relazione. ALFREDO GALASSO. Confermo in via generale un giudizio favorevole per quanto riguarda l'impianto della relazione, che avevo già anticipato la volta precedente. Rispetto alle precedenti stesure, vi è soprattutto una comprensione della gravità del fenomeno nella sua profondità e nelle sue connessioni sul piano economico, sociale ed istituzionale, che credo vada segnalata positivamente rispetto ad un ritardo che si è registrato nell'analisi del sistema del potere mafioso in Puglia in questi lunghi anni. E' sicuramente un passo avanti, quindi, rispetto ai compiti della Commissione, che sono appunto di segnalazione e di intervento sulle ragioni che determinano il verificarsi e la permanenza del potere mafioso. Devo dire, però - su questo sono d'accordo con l'onorevole Tripodi, che mi ha preceduto, ed anche con il senatore Frasca -, che vi è una lacuna, niente affatto secondaria. Mi riferisco alla lacuna dell'azione giudiziaria e del potere giudiziario. Nella relazione, per esempio, ci sono dei giudizi molto netti (i colleghi, forse, non lo hanno registrato sufficientemente) sull'azione del TAR e della Corte dei conti: in proposito, i giudizi sono netti, chiari e, se mi è consentito, anche pesanti. Sono convinto che, almeno per la magistratura barese, un giudizio altrettanto netto e forse ancora più duro andava manifestato per quanto riguarda la giurisdizione ordinaria. Questo è grave, perché la connessione, o il sistema di potere, ha trovato nel difetto di controllo di legalità sul piano giudiziario un punto non secondario di rafforzamento e di sviluppo. Al riguardo vorrei dire ai colleghi intervenuti precedentemente che dobbiamo essere molto coerenti nell'esprimere giudizi. Questo Parlamento ha espresso in sedi proprie giudizi durissimi nei confronti della magistratura; questo Parlamento ha segnalato al Consiglio superiore della magistratura richieste di autorizzazioni a procedere che erano state spedite allo stesso Parlamento nell'esercizio di funzioni giurisdizionali. Che dunque adesso, per Bari, alcuni colleghi si pongano il problema di non entrare in rotta di collisione con il Consiglio superiore della magistratura rotta di collisione inesistente per la semplice ragione che il CSM è titolare di un potere che qui non è messo in discussione - per non segnalare una disfunzione reale (hanno ragione i colleghi: il caso di De Marinis è emblematico e non è un piccolo particolare) è, a mio avviso, un difetto grave di questa relazione. Rappresenta inoltre il venir meno ad alcuni compiti istituzionali che ci competono, perché dobbiamo misurare le nostre relazioni ed i nostri giudizi nei confronti di tutti gli organi dello Stato, che svolgono determinate funzioni: non vedo per quale ragione, quando le disfunzioni e i difetti di funzionamento sono accertati, non dobbiamo segnalarlo. Devo dire che il comportamento di alcuni magistrati, in particolare del procuratore della Repubblica e del capo della procura distrettuale di Bari, dottor De Marinis, è grave. Se ascoltiamo i pentiti, il problema che dobbiamo porci è non di stabilire se sono attendibili o inattendibili, ma di avere un quadro di riferimento, di informazione e di dati rispetto ai quali qui si aggiunge l'apertura di un procedimento penale e di un Pag.2882 procedimento paradisciplinare, come quello della I commissione del CSM. Mi sembra che ce ne sia abbastanza per potersi spingere nella direzione dell'emendamento proposto dall'onorevole Bargone. Se si trattasse soltanto della questione di De Marinis, pure simbolica, non ne farei neanche un grande problema; al contrario ne faccio una grande questione e registro questo difetto che considero grave della relazione, perché il giudizio complessivo sulla magistratura è estremamente attenuato rispetto a giudizi espressi su altri organi dello Stato. Credo che per questa ragione un voto di astensione da parte mia sia un voto equilibrato e mi riservo di integrare con una relazione apposita taluni aspetti che considero difettosi nella relazione. PRESIDENTE. Vorrei invitare i colleghi ad essere succinti nelle loro esposizioni in quanto tra poco saremo chiamati a votare in Assemblea. ANTONIO BARGONE. Esprimo una valutazione positiva, così come avevo anticipato nella discussione generale, soprattutto per un rispetto del ruolo e della funzione della Commissione antimafia abbandonando ogni tono propagandistico o superficiale, com'è accaduto nel caso dell'onorevole Matteoli, con uno sforzo di approfondimento che ha rappresentato un contributo costante alla stesura della relazione e degli emendamenti. Il giudizio complessivamente favorevole sulla relazione è fondato su questioni importanti, non marginali. Innanzitutto c'è da rilevare che per la prima volta emerge in maniera chiara ed evidente la rilevanza dell'economia criminale e il suo forte condizionamento sulla vita della regione pugliese. Tutto ciò è sottolineato con sufficiente approfondimento (non dobbiamo stendere un trattato in quanto si tratta di una relazione parlamentare) ed incisività per far capire le interconnessioni che questo fenomeno ha con le organizzazioni criminali ma anche con il mondo dell'imprenditoria, dell'economia, della finanza e della politica. Non sono d'accordo con l'onorevole Galasso quando fa coincidere la valutazione sul De Marinis con quella sulla magistratura. Infatti, grazie anche ai miei emendamenti emerge in maniera chiara un giudizio negativo sul deficit investigativo che c'è stato nel corso di questi anni, soprattutto nel barese e nel foggiano rispetto alla struttura, al radicamento e alla diffusione del fenomeno criminale. Tutto ciò finalmente emerge dalla relazione, e dico finalmente da pugliese, perché nelle altre relazioni non c'è stato verso di rilevarlo, in quanto da questo punto di vista ci siamo sempre trovati di fronte ad un muro di gomma. In questo modo colmiamo un ritardo e diamo un utile contributo perché l'azione di contrasto alla criminalità organizzata sia più omogenea di quanto non sia stato fino ad ora su tutto il territorio pugliese. L'azione di contrasto, infatti, è stata molto più incisiva nella zona sud e meno incisiva nella zona nord, con tutte le conseguenze che un simile atteggiamento ha comportato non soltanto dal punto di vista dell'espansione militare dell'organizzazione criminale ma anche dal punto di vista dell'infiltrazione nell'economia e del condizionamento delle istituzioni e degli enti locali. Basti vedere i recenti scioglimenti dei consigli comunali, decisi dal prefetto di Bari, di Terlizzi, di Gioia del Colle e di Trani. Ritengo che tutto ciò rappresenti un fatto estremamente importante. PRESIDENTE. Onorevole Bargone, gli uffici mi avvertono che è cominciata la seconda chiama dei deputati. ANTONIO BARGONE. Stavo preannunciando la presentazione di una nota integrativa perché ho delle riserve da esprimere sulla relazione. Quindi, se ho il tempo di farlo bene, altrimenti... PRESIDENTE. Tutti hanno la possibilità di presentare note integrative. ANTONIO BARGONE. Intendevo dire che avevo necessità di alcuni minuti per Pag.2883 illustrare la nota integrativa che intendo presentare e precisare le mie riserve in ordine alla relazione. PRESIDENTE. Potremmo sospendere i nostri lavori per riprenderli tra un'ora con il secondo punto all'ordine del giorno. ANTONIO BARGONE. Stavo parlando del rapporto che emerge in maniera più organica tra criminalità e politica. Per quanto riguarda la procura di Bari ho introdotto la discussione con il mio emendamento perché credo che la Commissione antimafia abbia il dovere di segnalare situazioni di disagio e di malessere che sono obiettive. In questo senso la formulazione a cui si è giunti mi pare risponda alle esigenze cui si deve tener conto in una relazione. Le mie riserve sulla relazione si riferiscono agli emendamenti accolti dal relatore che rispecchiano una vecchia logica, cioè quella della relazione epurata. Tali emendamenti eliminano due punti importanti della relazione che mi riservo di indicare nella mia nota integrativa, ma tuttavia non la danneggiano paradossalmente in quanto sono in contraddizione con i miei emendamenti accolti. E' una sorta di soddisfazione compiaciuta di aver tolto alcune parti della relazione che in qualche modo fa riferimento a questa o a quella cosa, a questo o quell'ente, a questa o a quella persona, nella logica epurativa, senza per questo danneggiare la relazione medesima in quanto non gli toglie nulla sul piano dell'analisi. Termino, signor presidente, dicendo che per quanto riguarda la questione della massoneria mi sembra che dal nostro sopralluogo non sia emerso nulla che possa farci pensare ad un suo rapporto con la criminalità organizzata e quindi da questo punto di vista sarebbe stato del tutto fuori luogo farvi riferimento. La stessa cosa si può dire per il caporalato, sul quale tuttavia chiederò alla Commissione la costituzione di un gruppo di lavoro per un approfondimento. PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo ancora cinque minuti a nostra disposizione prima delle votazioni del Parlamento in seduta comune. Tenendo conto che l'onorevole Cafarelli intende svolgere una dichiarazione di dissenso, vorrei pregare il collega D'Amelio di limitare il suo intervento ad un paio di minuti ed eventualmente presentare una nota integrativa. Prego i colleghi di non allontanarsi dall'aula. SAVERIO D'AMELIO. In premessa devo subito dire che ho sempre provato una punta d'invidia nei confronti di coloro che hanno la certezza delle verità. Anche questa sera ho sentito alcune affermazioni per le quali ho provato lo stesso sentimento, mitigato dalla considerazione e dalla riflessione per cui in alcuni emerge sempre il desiderio di voler utilizzare o di voler strumentalizzare alcune occasioni, magari forzandole, per fare in modo che la via giudiziaria diventi lo strumento di lotta politica. Credo che da ciò dobbiamo rifuggire così come ha cercato di rifuggire la relazione del senatore Robol, che dichiaro di approvare a nome del gruppo della democrazia cristiana, in quanto il suo impianto è obiettivamente sereno. La relazione, infatti, parte dalla considerazione che non solo la Puglia ma tutta la realtà di questa nostra amata Italia è purtroppo complessa e diventerà sempre più complessa per cui capire la verità, la realtà delle cose sarà sempre più difficile e non solo alla Commissione antimafia, che pure svolge un lavoro certamente attento ma pur sempre limitato perché le audizioni sono quelle che sono e le "puntate" sul territorio sono limitate anche nel tempo. Credo si debba dare per scontato che esiste un'obiettiva difficoltà a comprendere fino in fondo la complessa situazione che è dinanzi ai nostri occhi. Credo, tuttavia, che sia necessario rifuggire dalla criminalizzazione sconsiderata e generalizzata che anche sul caso della Puglia, magari non conoscendo gli orientamenti della Commissione antimafia, né tanto meno avendo letto la relazione Pag.2884 del senatore Robol, da alcuni mesi è stata da più parti portata avanti. Ad esempio, la stampa pugliese ha riportato alcune notizie dandole come verità assolute contrariamente a quanto sarebbe stato possibile fare da una serena lettura della relazione che, ripeto, fotografa una realtà con le sue luci e le sue ombre. La difficoltà della interpretazione di una realtà complessa quale quella della Puglia e delle altre realtà laddove il radicamento delinquenziale, anche se non storico, è purtroppo presente, renderà sempre più complessa la situazione. Per concludere, la relazione evidenzia dati negativi, propone alcune soluzioni anche se non le porta alle estreme conseguenze perché obiettivamente non poteva farlo. Con queste considerazioni a nome del gruppo della democrazia cristiana preannuncio il voto favorevole sulla relazione. PRESIDENTE. Onorevole Cafarelli, la prego di essere estremamente sintetico. FRANCESCO CAFARELLI. E' molto difficile. PRESIDENTE. Se lo desidera può presentare una nota integrativa. FRANCESCO CAFARELLI. Vorrei essere autorizzato a presentare un'integrazione che va nel senso auspicato anche da coloro che sembrano momentaneamente in dissenso dal voto favorevole sulla relazione, che reputo positiva, anche se mancante di una parte. Ricordo per alcune questioni specifiche riferite alla magistratura, ai rapporti tra camorra ed imprenditori, tra imprenditori e magistrati, tra imprenditori, magistrati e politici. Mi riferisco non soltanto a quello che ho detto io ma soprattutto a ciò che hanno riferito gli stessi magistrati nel corso dell'audizione segreta svoltasi a Foggia. Si tratta di dati oggettivi, non superficiali o generici. Nel momento in cui ci troviamo di fronte a precise denunce, cosa fa la Commissione? Si blocca? Non propone nulla? Qual è il senso della nostra presenza e della nostra attività? Sono convinto che in Puglia sia possibile arginare il fenomeno in quanto ancora a livelli... PRESIDENTE. Onorevole Cafarelli, la prego di essere estremamente sintetico. FRANCESCO CAFARELLI. Non sono in grado in una battuta, se non banale, di dire che condivido la relazione che tuttavia, come ho già detto, ritengo vada integrata. Vorrei ricordare che ci sono dichiarazioni di magistrati già oggetto della nostra attenzione: mi riferisco a Carofiglio, alla D'Alessandro che minacciano querele e denunce. Ci sono alcuni imprenditori (mi riferisco a Pasquale Casillo), come ha riferito il collega D'Amato nel corso del suo intervento, che si dicono vittime e perseguitati e che mi minacciano pubblicamente dicendo di attendere l'esito delle elezioni così come i magistrati attendono il momento in cui sarò privo della immunità parlamentare. Non si può chiudere, presidente, con una battuta, anche per non mortificare il lavoro del collega Robol. PRESIDENTE. Il lavoro sarà mortificato se non approveremo la relazione. FRANCESCO CAFARELLI. Mi riservo di presentare la nota integrativa riguardante il Consiglio superiore della magistratura e alcune attività che devono essere avviate dalla Commissione. ALTERO MATTEOLI. Il resoconto del dibattito sarà allegato alla relazione? PRESIDENTE. Possiamo anche allegarlo. FRANCESCO CAFARELLI. Nel momento in cui si vota la relazione, indipendentemente dall'atteggiamento di ognuno di noi, che senso hanno le note integrative che verranno aggiunte? PRESIDENTE. Ad esempio, sulla relazione mafia e politica, alcuni colleghi, Pag.2885 pur votando a favore, hanno presentato note integrative. Il collega Brutti, ad esempio, ha presentato una nota integrativa sul caso Gladio, così come il collega Galasso ha fatto in un'altra circostanza. FRANCESCO CAFARELLI. Quindi si aggiungono alla relazione? PRESIDENTE. Si tratta di note integrative. ALTERO MATTEOLI. All'inizio del dibattito, in una seduta presieduta dal vicepresidente Cabras, si è deciso che il resoconto del dibattito sarebbe stato allegato alla relazione. PRESIDENTE. Possiamo farlo. Del resto, si tratta di atti pubblici. Pongo in votazione la relazione sulla Puglia. (E' approvata). Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la presidenza è autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. (Così rimane stabilito). Ricordo che il termine per la presentazione di note integrative è di 30 giorni a partire da oggi. Essendo in corso votazioni del Parlamento in seduta comune, sospendo la seduta. La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 19,30. PRESIDENTE. Comunico che, essendo ancora in corso le votazioni del Parlamento in seduta comune, il secondo punto all'ordine del giorno della seduta odierna, concernente l'esame della relazione annuale, è rinviato alla seduta di venerdì 8 ottobre 1993. La seduta termina alle 19,35.