Pag.2887 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE AUDIZIONE DELL'ONOREVOLE RAFFAELE MASTRANTUONO E DEL SENATORE ALFREDO BARGI indice Audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono: Violante Luciano, Presidente 2889, 2891 2895, 2896, 2897 D'Amato Carlo 2896 Frasca Salvatore 2895 Mastrantuono Raffaele 2889, 2896, 2897 Robol Alberto 2896 Audizione del senatore Alfredo Bargi: Violante Luciano, Presidente 2897, 2901, 2907 Bargi Alfredo 2897, 2901, 2904, 2906 D'Amato Carlo 2901, 2906 Frasca Salvatore 2901, 2904 Matteoli Altero 2904, 2906 Robol Alberto 2903 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente 2907 Pag.2888 Pag.2889 La seduta comincia alle 20,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono. PRESIDENTE. Procediamo all'audizione dell'onorevole Raffaele Mastrantuono, che ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione. RAFFAELE MASTRANTUONO. Signor presidente, colleghi, vi ringrazio della possibilità che mi viene data dalla Commissione antimafia e da lei perché ho avvertito l'esigenza, anche a seguito della lettura delle dichiarazioni rese dal Galasso, di esplicitare la mia posizione, alcuni punti di vista e alcuni riferimenti sulla vicenda, rispetto alla quale non posso nascondere il tormento e la difficoltà nelle quali mi trovo, che non mi è facile superare. Partirei dall'amplificazione che della vicenda hanno dato, all'epoca, stampa e televisione: ero sostanzialmente accusato, secondo la stampa e secondo la televisione, di aver fatto parte di una cupola che distribuiva gli appalti del post terremoto collegati alla vicenda Cirillo. Poiché sapevo - e credo che alcuni commissari qui presenti mi conoscano - quale fosse il mio potere, la capacità di incidere, ovviamente mi sono sentito in una condizione particolare che io stesso non so descrivere. Poi ho ricevuto l'avviso di garanzia e la richiesta di autorizzazione a procedere, che ha sostanzialmente circoscritto i fatti, anche se nella parte finale della richiesta in pratica si ritorna su un capo di imputazione, come è facile leggere, che comprende tutte le contestazioni contenute nell'articolo 416- bis : favori elettorali, aver contribuito a concedere appalti, concessioni, autorizzazioni amministrative e quant'altro, come dirò in seguito. Dalla lettura della richiesta di autorizzazione a procedere non nascondo la mia preoccupazione ed anche la mia paura per l'impostazione che viene data dai magistrati napoletani; se ci si fosse limitati alla rappresentazione dei fatti così come erano stati esposti dal Galasso forse mi sarei limitato a prendere atto della vicenda, però vedo un recepimento cieco della tesi del Galasso senza tentare di fare alcun riscontro - non dico di avere un riscontro positivo o negativo - ma senza tentare, pur nel limitato spazio di tempo che è concesso per i parlamentari (i famosi trenta giorni). Rispetto a ciò, ho anche un dubbio sull'iscrizione del mio nome nel modello 21, come dirò più avanti. Mi sono trovato a dovermi difendere da un'accusa infamante, rispetto alla quale credo, nella mia vita di politico in generale, di amministratore, di sindaco di un comune e di parlamentare, di aver fatto il mio dovere, niente di più; perlomeno ho cercato e credo di esserci riuscito, di tener lontano nel mio comune, che si trova nella provincia di Napoli... PRESIDENTE. Qual è il comune? RAFFAELE MASTRANTUONO. Il comune di Villaricca in provincia di Napoli, un comune a rischio. Mi è capitato, quando sono stato rieletto sindaco nel 1990, che alcuni amministratori erano Pag.2890 indagati o sospettati di aver avuto incontri con alcuni delinquenti locali e quando è apparsa questa vicenda mi sono dimesso ed ho preteso che quegli amministratori non rientrassero più in giunta; se è necessario posso anche esibire la documentazione della stampa. Siccome tra le altre cose il Galasso dice, all'inizio della sua deposizione, che si sapeva da tempo che avevo rapporti con Alfieri, per la verità la cosa che si conosceva da tempo era la mia correttezza, tant'è vero che un magistrato certamente insospettabile, con il quale tra l'altro non ho rapporti di conoscenza particolari, il dottor Raffaele Bertone, sulla Voce della Campania pubblicata prima delle elezioni del 1992, tra i candidati segnalati nominava anche Raffaele Mastrantuono del partito socialista. Rispetto a queste vicende e alle cose che ho letto - il signor Galasso fa riferimento ad una serie di politici fra amministratori e parlamentari eletti - mi sono trovato in una difficoltà di valutazione di questa situazione, rispetto alla quale debbo pensare che nei confronti di molti, i magistrati, forse giustamente, non hanno ritenuto che sussistessero elementi per procedere nei loro confronti per il reato che a me viene contestato. Il punto di partenza, secondo il Galasso, è rappresentato proprio da questo rapporto elettorale. Questa è la tesi su cui si fonda l'impostazione accusatoria: un rapporto per appoggi elettorali nelle elezioni particolarmente del 1992. Su tale punto ho letto che alcuni commissari hanno già contestato questa tesi con il sistema della preferenza unica. Dalla lettura degli atti, sia degli interrogatori sia dell'audizione che il Galasso ha reso innanzi a questa Commissione, ci troviamo di fronte ad un soggetto che avrebbe avuto la forza politica di appoggiare, sia pure con diverse modalità, graduazioni, correzioni, ben undici deputati e tre senatori. Non posso non fare una valutazione: come è possibile con il sistema della preferenza unica dare l'appoggio a ben undici candidati alla Camera e tre candidati al Senato? Però, quello che io riscontro e rilevo è che delle dichiarazioni rese dal Galasso non ci sia stato alcun tentativo di verifica di circostanze che erano di semplice e facile accertamento; questo perché si parte dalla dimostrata capacità - come si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere - dell'organizzazione mafiosa di assicurarsi il collegamento con l'ambiente politico e quindi il potere di avere questa capacità di collegamento non soltanto con un partito ma anche con più partiti, il che rende certamente ancora più difficile quell'appoggio elettorale che si avrebbe nei confronti di candidati non di un partito, ma di più partiti. La prova del nove sarebbe data dalla carica che ho avuto di vicepresidente della Commissione giustizia, che sarebbe stata tale da consentire di assicurare benefici processuali e delinquenziali a mafiosi, a delinquenti, a quant'altro, perché questa "alta carica istituzionale" - come si legge nella richiesta di autorizzazione a procedere - sarebbe stata lo strumento, il mezzo che io avrei usato per avere un potere nei confronti di questa cosca mafiosa e questi poi avrebbero ovviamente avuto fiducia in queste capacità; si tratta di una carica che peraltro - debbo dire - ho acquisito solo il 21 ottobre 1988. Sono componente della Commissione giustizia dal 14 luglio 1988; appena fui eletto nel 1987 io ero componente della Commissione affari costituzionali della Camera, poi solo successivamente, nelle date che ho detto, fui nominato componente e poi vicepresidente della Commissione giustizia. Questa carica istituzionale credo che avrebbe dato di per sé la forza di risolvere problemi penitenziari e problemi di carattere giudiziario, perché non si è tentato nemmeno di individuare quei magistrati, quelle persone nei confronti delle quali avrei esercitato pressioni per ottenere i risultati cui fa riferimento il Galasso. Il Galasso inizia col dire che "Si sapeva da tempo che il Mastrantuono aveva collegamenti con il clan Alfieri, Pag.2891 perché aveva fatto in modo che Fabbrocino Mario avesse gli arresti domiciliari". Ora, io non ho conosciuto mai né il Fabbrocino Mario, né Alfieri, né Galasso, né Procida, né altri che vengono indicati dal Galasso stesso e debbo ribadire che in queste vicende che sono richiamate dal Galasso - in particolare quelle di Fabbrocino Mario e quella di Procida Giovanni - non ho svolto alcuna attività; sono situazioni facilmente accertabili. L'unica cosa che ho potuto fare per la vicenda di Fabbrocino è tramite il mio legale, che ha cercato di sapere chi era il legale di questo Fabbrocino. Dal legale dello stesso ha saputo che trattasi di una vicenda giudiziaria che risale al 1987. Io ho avuto un fax dal professor Stile, che vi leggo: "Egregio onorevole, in relazione alla richiesta di autorizzazione a procedere (...), le comunico i risultati dell'indagine effettuata per suo conto in relazione agli arresti domiciliari ottenuti da tale Fabbrocino Mario, il quale - secondo le affermazioni del ¦P'collaboratore¦P' Galasso Pasquale - avrebbe usufruito nella circostanza di un suo aiuto. Sia pure in extremis , sono riuscito a mettermi in contatto con l'avvocato Sergio Cola, che all'epoca assisteva il Fabbrocino. Il collega Cola - a memoria - mi ha fornito le seguenti indicazioni: la concessione degli arresti domiciliari al Fabbrocino avvenne in un periodo compreso tra il settembre e l'ottobre 1987" - epoca nella quale non ero né componente né vicepresidente della Commissione giustizia - "la vicenda fu molto ¦P'sofferta¦P' e impegnativa per la difesa (...). Il processo era in grado di appello (II sezione corte di appello di Napoli); il Fabbrocino, dopo un periodo di ricovero presso una casa di cura napoletana (pare Villa dei geranei), fu sottoposto a perizia medica. L'avvocato Cola rammenta che perito d'ufficio (...) era il professor Bruno Pannain; all'esito della perizia, la Corte d'appello concesse gli arresti domiciliari. Sono spiacente che, nei tempi...". Su questa vicenda i magistrati avrebbero avuto la possibilità di esaminare il fascicolo, di chiamare i magistrati (mi pare che il Galasso dica che io avrei fatto pressioni nei confronti dei magistrati) e quindi sapere dai magistrati quale fosse innanzitutto la posizione processuale e quale fosse il tipo di intervento che avrei fatto. Lo stesso vale per la vicenda di Procida Giovanni, rispetto al quale in una parte delle audizioni svolte dalla Commissione antimafia ho letto che era detenuto a Campobasso. Ora, io a Campobasso non conosco magistrati, avvocati, cancellieri, non conosco nessuno. Ma anche su questa vicenda la Commissione può chiedere il fascicolo per vedere come stanno le cose. Onestamente, rispetto a situazioni di questo genere non so come difendermi; mentre per l'episodio Nocera posso dare un chiarimento, per questo episodio non so come ci si possa difendere da fatti completamente inesistenti. L'unico modo è esaminare i fascicoli e se, come dice il Galasso e conferma nelle ultime audizioni, avessi fatto interventi sui magistrati, mi pare che la cosa migliore sarebbe quella di interrogare i magistrati. Con i magistrati non ho avuto mai nessun rapporto, né il potere di incidere per qualcuno. Proprio l'episodio Nocera lo conferma. Quando, in sede di audizione, il presidente, onorevole Violante - quando lui dice "Mastrantuono seguiva un nostro associato..." - gli domanda: "E' avvocato?". Lui dice: "E' avvocato. Già seguiva qualche nostro associato, tanto che fece uscire...", una volta dice prima... PRESIDENTE. Non è una domanda, è un'affermazione. RAFFAELE MASTRANTUONO. L'interruzione era - credo - anche per dire: voglio capire se lo segue come avvocato o come politico. Lui afferma che non sa se io ero o non il suo difensore. Allora non sa nulla: evidentemente non sa che dal 1972 sono avvocato interno del Banco di Napoli, iscritto all'albo dei legali interni e quindi non potevo difendere nessuno, questa posizione non l'ho potuta assumere. Forse era meglio; se ero esterno Pag.2892 avrei avuto questa veste formale e sostanzialmente è un'attività... Non lo potevo difendere. Quando dice che non sa se ero o non ero il difensore, evidentemente non sa questa cosa. Poi dice - lo conferma nell'ultima audizione e lo leggo dalla richiesta di autorizzazione a procedere - che mi sarebbe stata imposta la liberazione di Procida prima del Natale 1991. Debbo allora raccontare un fatto tragico, non so se debbo farlo verbalizzare, se lei lo ritiene. Purtroppo, l'11 novembre 1991 - credo che non lo sappia nemmeno, se no non avrebbe... - io ho perduto un figlio... L'11 novembre 1991, mi è capitato questo evento tragico e quindi come potevo preoccuparmi... Chi poteva venire da me per una cosa del genere in quelle circostanze, tant'è che io non volevo nemmeno più candidarmi, non ero nelle condizioni ideali... Ora, di questi fatti... nella richiesta dell'autorizzazione a procedere non c'è traccia. Come è possibile insomma che non si chieda la copia di un fascicolo... Io non sono in condizioni di dire di più. Insomma, è mai possibile che rispetto ad interventi... non gli chiedono che tipo di interventi? Voglio precisare come sorge la mia precisazione. Nell'interrogatorio del 17 marzo c'è questa domanda: diteci dei rapporti sui politici dell'area vesuviana e la camorra di questa zona. Si fa tutto, si espleta questa... Ad un certo punto: va bene, ora parlateci dell'appoggio dato all'onorevole Mastrantuono. Certamente un magistrato od un pubblico ministero lo può fare, però se quella rientrava in un rapporto tra politici dell'area vesuviana e camorra di quell'area... io non sono dell'area vesuviana. Si parla di tutti i sindaci, che sono tutti di quell'area. Io non lo so, ma i sindaci democristiani votavano per me. Non so se votavano gli altri, non vorrei... ma certamente non appoggiavano parlamentari di altri partiti. Quando gli si domanda come si operava, a parte il fatto che dice che nei confronti della gente, si aveva la possibilità di controllo e i voti... Ma fa riferimento ad una serie di sindaci dell'area che sono tutti di un partito diverso dal mio. L'altra questione, cioè la ragione di questo rapporto sarebbe stata nell'appoggio elettorale: mi sarei recato dall'Alfieri per trattare questo appoggio elettorale. E' chiaro che nelle condizioni in cui lui asserisce"circa un mese prima delle elezioni... io l'ho visto un pomeriggio là".... Non ho possibilità di alibi per date, luoghi... non avendo la certezza della data sull'incontro. Ma pure le modalità! E' possibile mai che ci si reca un pomeriggio, accompagnato da due pregiudicati, nel luogo di un pregiudicato famoso, poi a tutto questo lui dice, o meglio Alfieri gli dice: va bene, siccome io sono superlatitante e tu sei latitante, è meglio che tu non partecipi, partecipo solo io? Francamente mi pare una ricostruzione davvero folle... Sarebbe veramente folle che uno, in campagna elettorale, di pomeriggio va là. Però lui deve dire che mi conosce: mi ha visto in televisione e sui giornali. Quindi ha avuto il riscontro quando sarei andato di pomeriggio. Se diceva che andavo di sera, non poteva dire che mi aveva visto? Ma il punto è la ricostruzione del rapporto elettorale. Galasso afferma che io sarei ricorso a questo appoggio perché mi vedevo spacciato nel partito socialista e che quindi avevo bisogno di un appoggio determinante per ottenere questi voti. Lui dà tre versioni. Io non ho capito bene se la ragione dell'appoggio sarebbe stata la liberazione di Procida per il Natale 1991, o l'impegno nei suoi confronti oppure se il rapporto esisteva da tempo. Nelle elezioni del 1992 la previsione del partito socialista era di ottenere sette seggi. Fu predisposta una lista che tenesse conto di questa esigenza. Io non ho mai pensato di arrivare sesto. Io ho pensato che per le persone che erano presenti nella lista sostanzialmente la mia posizione non poteva che essere quella. Ed il candidato che si collocava successivamente non aveva alcuna possibilità eventualmente di scavalcarmi. Infatti io sono Pag.2893 arrivato settimo (ho i risultati elettorali, ma credo che li potete acquisire), distaccato dal sesto di ben quattro mila voti e distaccando l'ultimo - perché poi andammo al di là delle previsioni... - di ben otto mila voti. Ero consapevole di ciò. Per quanto riguarda poi l'incidenza nell'area nolana, su circa 30 mila voti di lista riportati dal PSI, in venti comuni del nolano, ho riportato 1.381 voti di preferenza (su un totale di 22.493), risultando sempre il settimo. Siccome ho letto da qualche parte che io ero collegato con il senatore Russo Raffaele e facevamo la campagna insieme: è una cosa di una falsità assoluta... In tutti i comuni del collegio di Russo (che sono 27-28, alcuni vicino al mio), la situazione sostanzialmente non muta perché rispetto a 38-39 mila voti, io ho preso complessivamente 2.644 voti. Dice che non sono conosciuto e che sarei stato votato a San Paolo Belsito ove ho preso ben 30 voti. Trattasi di un comune confinante con Nola. Tutti sanno che mi sono battuto per l'istituzione dei tribunali di Nola e di Torre Annunziata. Ho partecipato a convegni a Nola e quindi ho qui gli elementi. Ho avuto adesioni di avvocati, di magistrati e di operatori del diritto. A Nola, su tre mila voti circa del partito, ho preso 220 voti di preferenza. E' una situazione rispetto alla quale veramente non riesco a capacitarmi; non riesco neanche a capire perché avvenga questo; non so darmi una spiegazione. Veniamo alla vicenda "Nocera". Mi pare sia la conferma di tutto. Si dice: siccome nel 1987 si è interessato di Fabbrocino; nel 1991 si è interessato di... cerchiamo una conferma a questi fatti. Allora la conferma viene da un altro fatto. Questo avrebbe confermato i miei rapporti, la mia partecipazione - dice la richiesta di autorizzazione a procedere - "agli obiettivi tipicamente propri dell'organizzazione mafiosa di assicurare ai propri aderenti condizioni di privilegiato trattamento processuale e carcerario". Non mi preoccupa troppo, anche se ho una curiosità su come sia stato acquisito questo rapporto dei giudici. Insomma, ad un certo punto esce questo esposto che fa riferimento ad un mio interessamento. Perché viene interrogato un solo giudice? Perché non è stato interrogato pure Nocera Bruno il quale avrebbe potuto confermare se si era rivolto a me? Vediamo chi è Nocera Bruno. Nocera Bruno è presentato, nella richiesta di autorizzazione a procedere, come un soggetto pericolosissimo, legato al clan Bardellino, Alfieri... Si fa capire che io mi sarei interessato per Nocera Bruno, perché questi sarebbe stato un "ritorno" da parte di Alfieri, collegato con il clan Bardellino. Siccome questo era collegato al clan Bardellino, io avrei avuto questa richiesta di interessamento. Nocera Bruno è di Villaricca, già dipendente del comune allo stato in servizio presso l'USL 23, e prestava servizio al presidio sanitario di Villaricca diretto da mio fratello. Una mattina, mio fratello mi dice che Nocera Bruno gli avrebbe detto di essere sottoposto ad una misura di prevenzione. Mio fratello è un pauroso, preoccupato si chiedeva: ma io che debbo fare? Debbo fare qualcosa? Ti puoi informare? Perciò mi recai una mattina... Quello che loro dicono... Io credo il 18 o un'altra mat-tina e mi sono portato nella cancelleria, dove mi hanno detto che c'era udienza e di rivolgermi direttamente al tribunale. Mi sono rivolto all'usciere e questo mi ha annunciato al presidente. Mi hanno fatto entrare nella camera di Consiglio e ho detto che venivo per chiedere informazioni sulla posizione di Nocera Bruno. Lo dico con molta onestà; se fossi andato con l'intento di raccomandare... Non mi hanno dato il tempo. Una donna, che credo sia la Cirillo, componente del collegio, mi ha preso per il braccio... Le ho detto anche: lei sta equivocando! Come è possibile che si va da un giudice che non si conosce per raccomandare una persona, un pericoloso pregiudicato! Ma è una cosa assurda! E' incredibile! Mi domanderete: che interesse c'era a denunziare questi fatti? Questo non lo so. Vi posso dare gli elementi che che ho acquisito e che potete esaminare; voglio capire anche io; poi un magistrato fa un Pag.2894 esposto, io non so quando è stato fatto, se è stato fatto, non ho elementi, però è un fatto che già all'epoca mi lasciò perplesso; io avrei voluto assumere delle iniziative, volevo fare una interrogazione, poi francamente ci ripensai perché avevo ritenuto che magari mi ero recato nella camera di consiglio quando stavano decidendo e quindi avevo pensato di essere entrato in un momento particolare e mi sorse il dubbio; non conoscevo date, né avevo altri elementi. Solo ora, dagli accertamenti che mi ha fatto il professore Stile, è risultato quanto segue: il collegio giudicante, che ha deciso, era composto dal dottor Leonardo Colaminè, dal dottor Ferdinando Giannelli e dal dottor Angela Cirillo. Mi pare di aver letto sul giornale che anche Colaminè sarebbe stato uno dei magistrati chiamati in causa dal Galasso. Il procedimento inizia l'8 giugno 1988 e si conclude con decreto del 22 dicembre 1989. Il tribunale si era riservato la decisione il 18 settembre 1989; quindi, quando io sono andato - quindici giorni dopo che si era riservato - teoricamente avrebbero anche potuto decidere; oltre tutto nella materia delle misure di prevenzione il collegio giudica abbastanza rapidamente. Il collegio di quella mattina, di quando sono andato io - mi riferisce il mio difensore - era diverso dal collegio che ha deciso, cioè c'era un diverso presidente; solo così mi spiego, mi posso spiegare, perché non lo comprendo, perché l'esposto viene fatto da due giudici e non da tutti, anche dal presidente che quella mattina era presente quando io mi sono recato in quella sede. Questo esposto, che è stato fatto e di cui io - ripeto non conosco niente, o è un atto irrilevante, allora non so perché viene tirato in ballo in questo momento, o era un atto penalmente rilevante e già allora conteneva in sé gli estremi del reato e allora non comprendo perché non si sia proceduto. Tra l'altro debbo dire che mentre viene allegato alla richiesta di autorizzazione - credo, per lo meno così mi pare di leggere - il decreto del tribunale di primo grado nel quale al Nocera viene applicata la misura - mi pare - della libertà o della sorveglianza di un anno o due, non si dice che poi con provvedimento della corte d'appello è stata revocata la misura del giudice: viene indicato espressamente che questo è un incensurato, viene detto nel provvedimento della corte d'appello e viene anche fatto rilevare che questo è un vigile sanitario; tutto questo per la verità non appariva; stranamente, tant'è vero che la meraviglia di mio fratello era sostanzialmente questa, che lo si invitava a trovarsi un lavoro. Diceva: un vigile sanitario quale lavoro deve trovarsi? Ora, l'intervento per Nocera, che pare sia l'elemento di conferma, non viene ricollegato a quella che è la natura, nei termini in cui l'ho esposta, del mio interessamento, cioè di una informativa sulla posizione di un mio compaesano, ma viene ricollegato a tutta questa appartenenza ai clan Bardellino, Ammaturo, Alfieri, Nuvoletta, ad una riunione a Roma, di cui vi sono documenti fotografici, ovviamente ove non c'entra niente. Non si dice che Nocera era incensurato né che in sede di appello gli è stata revocata la misura di prevenzione applicata in primo grado. Queste sono le riflessioni che ho fatto sugli episodi specifici e sugli elementi su cui si fonda la contestazione. Solo un fatto voglio segnalare; non so poi quanto questo mi potrà costare. Io sono molto preoccupato dell'impostazione dell'accusa che viene dalla richiesta di autorizzazione a procedere perché, se è vero che i fatti sono solo quelli di natura elettorale, tuttavia nella richiesta di autorizzazione a procedere si chiede l'autorizzazione nei confronti di Gava, Pomicino e me per aver fatto parte di un'associazione per delinquere di tipo mafioso promossa, diretta ed organizzata da Carmine Alfieri e da altri, contribuendo in modo non occasionale - io! - "al raggiungimento degli scopi dell'associazione mafiosa, ed in particolare al controllo di attività economiche, al rilascio di concessioni e di autorizzazioni, all'acquisizione di appalti e servizi pubblici, al conseguimento di Pag.2895 profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri ed, inoltre, ad impedire ed ostacolare il libero esercizio del voto ed a procurare voti in occasione di consultazioni elettorali". Vi è cioè quanto meno una discrasia, per usare un eufemismo, tra il fatto indicato in premessa e la contestazione, chiamiamola così per capire meglio, del reato, che non è riferito solo al fatto elettorale, ma anche a tutte le vicende degli appalti. L'ultima questione è la seguente: non sono riuscito a capire o a sapere quando il mio nome è stato iscritto nel modello 21. Nella richiesta di autorizzazione a procedere si fa riferimento all'interrogatorio del 21 e 22 dicembre 1992: "nel corso dell'interrogatorio il collaboratore Galasso riferiva della capacità di diversificare il consenso elettorale, controllandolo e riversandolo anche su candidati appartenenti a varie formazioni politiche e fra queste in particolare sul candidato socialista Mastrantuono". "Riferisce sul punto il Galasso alla domanda di chiarire precedenti accenni sul punto e riporta...". Sembra che l'interrogatorio sia quello del 22 dicembre; invece dagli atti che ho letto, è l'interrogatorio del 17 marzo. Questo lo dico - non per il problema dei trenta giorni, perché ho l'esigenza di liberarmi dal merito delle questioni - per sapere se dal 22 dicembre indagavano, se potevano indagare, se è vero quanto pubblica un giornale, che io però non ho, il Roma del 28 marzo, che potete acquisire, che fa riferimento ad altri nomi: fa riferimento alla data dell'iscrizione nel registro, perché i giornali sono i più informati di tutti; il pomeriggio del 28, dopo l'uscita del Roma , che non faceva il mio nome, mi è stato recapitato a casa l'avviso di garanzia. Non dico le modalità con le quali mi è stato recapitato perché dovrei pensare che anche questo fa parte di certa modalità di conduzione; se il codice dice che deve essere mandato per posta e può non essere inviato in questo modo quando vi sono ragioni di urgenza, mi pare che non c'era alcuna ragione di urgenza per comunicarmi l'avviso di garanzia il pomeriggio del 28 alle ore 16,30, quando io non stavo nemmeno a casa, mi hanno fatto rintracciare. Questo è quanto avevo da dire; se avete esigenze di documenti... ma vi chiederei espressamente di acquisire i fascicoli di Nocera, i fascicoli di Fabbrocino, i fascicoli di Procida. Se potete interrogare i magistrati, ma io non lo so, non so come mi debbo difendere. Vi chiedo scusa e vi ringrazio. PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mastrantuono. Vi sono domande da parte dei colleghi presenti? SALVATORE FRASCA. Penso debba essere discettata tutta la materia relativa ai pentiti. Mi suona ancora nell'orecchio un'espressione del procuratore Vigna durante il Forum antimafia quando questo illustre magistrato italiano ci suggerì di fare in modo che il pentito non venisse gestito dallo stesso magistrato al quale ha fatto le prime confessioni. Dobbiamo andare avanti in questa direzione e soprattutto, anche alla stregua della legislazione americana, dobbiamo fare qualcosa, suggerire al Parlamento di fare qualcosa prima che i cannoni si puntino anche sul nostro palazzo data la "russificazione" di questo nostro Stato. Vorrei dire all'onorevole Mastrantuono che, per la parte che ci riguarda, soprattutto nella seconda audizione, grazie al collega Taradash, abbiamo cercato di farci dire dal pentito Galasso tutto quello che poteva dire su di lui. Ebbene, leggo dagli atti, che credo siano a conoscenza sua e di questa Commissione, del 17 settembre 1993. Galasso, incalzato da Taradash, dice, rispondendo alla domanda "Sì, ma l'onorevole Mastrantuono come ha agito, come avvocato, come politico?": "Non lo so, noi sappiamo, io lo so come politico, ma non so se Mastrantuono era l'avvocato di Procida Giovanni". Quindi se ho ben capito, su questo non lo so o lo so si costruisce tutta ipotesi accusatoria nei suoi confronti. Qui mi fermo perché dovrei fare delle Pag.2896 considerazioni. In nome della libertà alla quale mi ispiro devo soltanto dire, onorevole Mastrantuono, che nella stessa audizione, come in quella precedente, sono stati fatti anche i nomi di magistrati che "aggiustavano" i processi per conto della camorra: non mi risulta che, allo stato delle cose, nei confronti dei magistrati menzionati in quei verbali siano state promosse azioni penali. RAFFAELE MASTRANTUONO. Se la domanda verte sulla discrezionalità dell'azione del pubblico ministero... PRESIDENTE. Questo è un problema teorico! RAFFAELE MASTRANTUONO. ...non solo sui magistrati, ma anche sugli altri politici. Io non lo dico, ma sono noti in quanto risultano dagli atti... Vi sono persone che magari uno crede siano state arrestate per il 416- bis , ma in realtà non è vero, in quanto sono state arrestate con l'accusa di abuso d'atti d'ufficio. In ordine al pentito vorrei dire una sola cosa. Sulla sua situazione patrimoniale... ALBERTO ROBOL. Si dice che è nato ricco. RAFFAELE MASTRANTUONO. Siccome è nato ricco, bisognerebbe poi accertare come ha acquisito tutte quelle ricchezze a Poggiomarino. Bisognerebbe sapere come ha esteso la sua proprietà per accessione; bisognerebbe vedere se qualcuno a Poggiomarino è deceduto per cause non naturali. Io posso solo esibire l'articolo apparso su la Voce della Campania nell'aprile di quest'anno (ma potrà essere più opportuno esaminare i rapporti redatti dalla Guardia di finanza) ove sostanzialmente si fa riferimento ad un rapporto della commissione d'inchiesta sui mezzi di lotta contro i tentativi di penetrazione della mafia in Francia. Mi riferisco ovviamente alla commissione d'inchiesta francese, non a quella italiana. Nelle dettagliate pagine del dossier, si parla di perquisizioni effettuate a Nizza, nel quartiere di Beausoleil, in un immobile che si chiama Villa la Rotonda. Qui, secondo gli inquirenti francesi, sono stati trovati dei documenti che permettono di identificare parecchi prestanome dell'organizzazione, evidentemente dediti ad operazioni di riciclaggio. In particolare l'attenzione si è focalizzata sulle attività di una sigla, Lomar, proprietaria di palazzi ed appartamenti sparsi un po' ovunque, con quartier generale a Montecarlo. Al timone di Lomar (affermano gli investigatori) ci sono tre Galasso, ovvero Pasquale, Martino e Giuseppe. E viene aggiunto che i tre sono in stretto rapporto con Giancarlo Casaccia, conosciuto dalle forze politiche italiane per aver effettuato delle esportazioni illegali di capitali, e membro di un consorzio finanziario che controlla una trentina di società francesi, monegasche, lussemburghesi e panamensi. Il collegamento tra i Galasso e Casaccia, precisano gli 007 francesi, avviene attraverso la società anonima Nici, che fa capo a Giovanni Ghione e Antonio Gaudino. Insomma una bella ragnatela di affari. ALBERTO ROBOL. Lei ha detto che Casaccia era conosciuto dalle forze politiche italiane. RAFFAELE MASTRANTUONO. No, dalle forze di polizia italiane, non politiche. CARLO D'AMATO. Si è trattato di un lapsus . RAFFAELE MASTRANTUONO. Lui dice in pratica che si è pentito perché vuole rifarsi una vita, io penso che voglia invece salvare il patrimonio. Gli accertamenti possono comunque essere fatti tranquillamente. PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ringrazio l'onorevole Mastrantuono per la sua disponibilità. Ha per caso documenti da lasciare alla Commissione? Pag.2897 RAFFAELE MASTRANTUONO. Siccome li ho anche per la Giunta, ora vedo... PRESIDENTE. Lei con calma... RAFFAELE MASTRANTUONO. Vorrei lasciare questo documento della Corte d'appello relativo a Nocera Bruno, dove è scritto che è un incensurato... PRESIDENTE. Lei può pensarci un attimo, non abbiamo fretta, li può mandare con suo comodo, in modo che può scegliere bene i documenti da inviare. (Il deputato Mastrantuono esce dall'aula della Commissione). Audizione del senatore Alfredo Bargi. (Il senatore Bargi entra nell'aula della Commissione) . PRESIDENTE. Il senatore Bargi ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione; gli do subito la parola. ALFREDO BARGI. Innanzitutto vi ringrazio per la possibilità offertami di avere un dialogo diretto, oltre a quello scritto, con voi. Mi sono preoccupato di inviare delle note scritte rispetto alle notizie che avevo appreso dalla stampa, anche se poi ho avuto modo di leggere il testo delle dichiarazioni rese dal Galasso. Siccome la stampa ha riportato quasi integralmente quelle dichiarazioni, mi sono affidato a delle considerazioni scritte e non tanto per motivi polemici. Non credo, infatti, che la polemica paghi molto in queste circostanze; non sono, dunque, mosso da motivi polemici. Me li riservo in un momento diverso, in un discorso un po' più ampio, e sono qui questa sera con l'animo sgombro da polemiche, ovviamente non verso di voi, bensì nei confronti delle dichiarazioni rese. Sono venuto qui nel rispetto massimo e nella considerazione che ho per questa Commissione e per il lavoro che sta svolgendo. Una cosa è la valutazione del contenuto di ciò che viene riferito da chicchessia in quest'aula, altra cosa è invece lo sforzo pregevole che voi compite per l'istituzione. Vi dirò di più. Mi sarei limitato alle note scritte, che credo, almeno spero, siano esaustive di tutti i punti toccati dal Galasso, se non avessi avvertito la particolare ed insopprimibile esigenza (non vorrei apparirvi né retorico né patetico) di sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Mi sarei potuto limitare a prendere atto e ad utilizzare quanto scritto nella richiesta di archiviazione che non ha avuto seguito, come ben sapete. Vi è infatti il problema sollevato dal giudice per le indagini preliminari, in rapporto ad un tema giuridico e non certamente per il fatto di un convincimento già raggiunto, se l'eventuale necessità di ulteriori indagini fosse compatibile, non essendo compatibile con la scadenza del termine per la richiesta di autorizzazione a procedere, mai chiesta dal pubblico ministero di Salerno, sul piano costituzionale con la norma che poi prevedeva l'archiviazione, diventando quasi un atto obbligato, quindi limitando la libera valutazione del giudice per le indagini preliminari. Ripeto che già la richiesta di archiviazione (non lo devo dire certo a voi che ben conoscete il tema) poteva rendermi soddisfatto sul punto, considerando anche la successiva puntualizzazione degli stessi magistrati che pubblicamente, in una nota giornalistica, avevano sottolineato, rispetto a deformanti interpretazioni di qualche giornale, di aver chiesto l'archiviazione nella convinzione non di graziare, il che poteva avere degli eventuali indizi a mio carico, ma perché avevano accertato, dopo indagini svolte, che non vi era nulla a mio carico. Ho avvertito l'esigenza di venire qui per lasciare traccia, forse ingenuamente, di una mia reazione composta - spero e voglio - rispetto a quanto ha detto il Galasso, che offende anche le mie origini, perché sono figlio di un maresciallo dei carabinieri, che è morto lasciandomi soltanto in eredità una grande ricchezza, il Pag.2898 suo nome, ed una misera pensione, che questo Stato passa ad un militare che muore in servizio. Pertanto è stata per me l'offesa maggiore sentirmi poi colpire da un'accusa e dal sospetto di chi disinvoltamente ha cercato di infangare il mio nome, non quello della mia persona, ma della mia famiglia. Ecco il motivo per il quale sto qui davanti a voi, soprattutto per rendermi disponibile a qualsiasi domanda, a qualsiasi richiesta vogliate fare sul punto, perché ritengo sia per me indispensabile che si elimini qualsiasi ombra rispetto a quanto è stato ascoltato da voi da parte del Galasso. Non ripercorrerò tutte le cose che sono state dette sia perché oramai ci avviamo verso un'ora tarda sia perché farei cosa di cattivo gusto, anche perché sono certo che avete letto le note; vorrò soltanto aggiungere qualche piccolo particolare che ho ritenuto necessario aggiungere dopo aver letto il testo integrale delle dichiarazioni del Galasso. Non sto qui a ripetere le cose, non perché voglia sfuggire all'argomento, anzi sono pronto a rispondere su tutti i temi toccati da Galasso. Per quanto riguarda il problema della mia elezione chiaramente è un'affermazione suggestiva, ma proprio nella sua suggestività altrettanto infondata, direi ictu oculi , che per un miracolo avrei superato Forleo perché credo, così come ho già anticipato per iscritto, che si voglia mettere in dubbio la correttezza di uffici giudiziari quali la corte d'appello ed il tribunale, che sono la sede di verifica che ha accertato la mia elezione. Quest'ultima è tuttora in contestazione, ma soltanto sul piano del conteggio dei voti, non certamente sul piano di un eventuale sospetto di brogli elettorali; anzi il presidente Pellegrino pubblicamente ha dichiarato, ad una illazione che veniva fatta da qualche giornalista, che nella specie non vi era alcuna ipotesi di brogli elettorali, ma soltanto di conteggi, tant'è vero che potrei lamentarmi di aver subito torti involontari perché basterebbe vedere i verbali per verificare che molti voti non mi sono stati assegnati in fase di assegnazione in fase elettorale. Per quanto riguarda l'affermazione dell'appoggio elettorale presunto che mi avrebbe dato il Galasso mi riporto alle cose che ho detto per iscritto; vorrei soltanto sottolineare che basterebbe andare a rivedere la mappa della criminalità della zona che mi sono preoccupato di esporre, con le varie possibilità di influenza della criminalità, lo stesso sodalizio di cui fa parte il Galasso. Rinvio a quei dati e vorrei soltanto sottolineare che il Galasso, siccome non può avere questa conoscenza dei dati elettorali, ignora che io ho avuto un incremento di voti - dico io per dire il collegio perché è la prima volta che mi sono cimentato in competizioni elettorali - non nella zona che lui dice di sua influenza, ma nella città, e più specificamente a Ponticelli, a Barra, dove ho indicato - e credo di non essere smentito in questo - che imperano clan camorristici che sono in lotta con quelli di Galasso, prendendo anche per buono quello che egli afferma nella mappa che egli ha delineato qui a voi rispetto all'influenza dei vari gruppi camorristici. Dovrò anche dire che egli afferma cose false ed inesatte quando parla, e certamente non poteva fare diversamente, di un presunto appoggio che avrei avuto da tale Fiore D'Avino di Somma Vesuviana, che è l'unico che fa parte del clan Alfieri: è inutile dirvi che non l'ho mai incontrato né lui parla di un incontro che abbia potuto avere con questo Fiore D'Avino, ma per supportare la sua affermazione ancora una volta dice una cosa che a voi risulterà estremamente chiara e cioè che addirittura il senatore Russo avrebbe incoraggiato il Fiore D'Avino, che sarebbe suo parente acquisito, per poter dare voti a me nella zona di Somma Vesuviana perché ne avrebbe tratto un vantaggio. Non devo dimostrare a voi, che su questo avete particolare conoscenza ed esperienza, che il collegio VI nel quale sono stato eletto fa parte di una circoscrizione, che è quella della città di Napoli, in cui non vi è alcuna influenza né condizionamento né può condizionare a sua volta i risultati di altro collegio della provincia di cui faceva Pag.2899 parte il senatore Russo. Pertanto per il senatore Russo, secondo quello che dice il Galasso, era del tutto indifferente che io potessi o meno avere voti. Non starò qui a dire dei finanziamenti che avrei avuto, poiché egli afferma che avrei avuto un finanziamento per la mia campagna elettorale; potrei facilmente liberarmi dell'argomento dicendo che siccome egli pone come premessa che poiché avrei affermato di non avere disponibilità economiche, di non avere capacità di affrontare la campagna elettorale, uno dei motivi sarebbe stato questo ad indurlo a versarmi questi 40 milioni. Certamente non sono venuto qui per ostentare le mie possibilità economiche, ma dico che basterebbe andare a guardare sia il mio modello 101 - perché sono anche docente universitario - sia le mie dichiarazioni dei redditi sia il fatto che sono proprietario anche di patrimoni; chi mi conosce sa che a Napoli non vivo certamente in un piccolo appartamento (ma non sono qui per ostentare) e credo che già questo dimostri in sé l'infondatezza delle sue dichiarazioni. Ma vi è un dato che voglio sottoporre alla vostra attenzione e che smentisce totalmente il Galasso e cioè il fatto che avrebbe ricevuto da me una richiesta di appoggio elettorale e poi io avrei ricevuto da lui il finanziamento nel corso del procedimento a suo carico. Egli data il momento in cui avrei richiesto l'appoggio elettorale - fortunatamente per me perché così posso respingere queste illazioni e queste insinuazioni - al clan cammorristico ad una fase del procedimento a suo carico; infatti ho difeso Galasso, sono stato il suo difensore, nel procedimento in appello, ex articolo 816- bis , in cui fu riformata la sentenza di primo grado ma fu condannato a sette anni e mezzo per estorsione. Quindi egli dà un'indicazione precisa. Il processo è terminato nel gennaio 1992 - le elezioni furono nell'aprile 1992 - quindi egli data a due mesi prima la mia richiesta di appoggio elettorale e così anche il finanziamento (dice "qualche tempo dopo aveva chiesto"). Ebbene, ho già indicato nella memoria, e vi chiedo di verificarlo se lo volete fare, che non ho mai chiesto di essere candidato, né ipotizzavo di poter essere candidato (c'è qualche collega napoletano che potrà confermare e sapere se si parlasse di me quale candidato della democrazia cristiana): non ho mai avanzato nessuna istanza ad organi di partito perché non militavo nel partito, ma soltanto due giorni prima, cioè nell'aprile 1992, la direzione nazionale mi ha incluso tra i candidati. L'onorevole Scotti, l'onorevole Forlani mi hanno invitato in tale lista solo pochi giorni prima delle elezioni; proprio perché ero un laico, cioè uno che veniva dalla società civile, e non avevo svolto attività politica potrei dire, forse con una punta di cattiveria, che all'ultimo momento ero stato invitato per coprire un vuoto che si era determinato nelle liste elettorali. Qui si dice che ero stato prestato alla politica ed ero stato invitato all'ultimo momento per coprire quelle ipotesi dei seggi elettorali e delle candidature che mancavano all'ultimo momento, tant'è vero che mi ricordo benissimo che la notte mi telefonò da Roma l'onorevole Scotti per dirmi "vuoi entrare...", il che potrà essere verificato, oltre che nei verbali della direzione del partito, dalle dichiarazioni degli stessi Scotti e Forlani. Nel gennaio 1992 ignoravo completamente, quindi è impossibile ed inimmaginabile che potessi chiedere un intervento e che potessi parlarne con Galasso per chiedere poi un appoggio elettorale. Per quanto riguarda il finanziamento vale lo stesso discorso perché risale alla stessa epoca, oltre al fatto che potrei anche dire - ma non voglio dilungarmi perché non siamo in sede giudiziaria, non voglio attardarmi né farmi trascinare dalla mia passione forense - che l'austerità della mia campagna elettorale, che è ben nota, la modestia dei mezzi spesi, l'aver utilizzato riunioni di deputati per essere ospitato (chiunque mi ha seguito sa che non ho fatto nessuna riunione conviviale ed ho indicato anche in un riepilogo le spese che, in linea di massima, ho sostenuto per questo tipo di incontri, che si risolvevano in piccoli buffet ), credo sia Pag.2900 una smentita al fatto del finanziamento dei 40 milioni. Oltretutto sarebbe difficile la prova negativa, ma fortunatamente vi è l'indicazione di una data che smentisce totalmente le affermazioni del Galasso. Non vorrò neanche troppo attardarmi nell'esaminare la questione sollevata dal Galasso in ordine all'acquisto dello studio professionale; ma non mi attardo su di essa perché ho fornito al magistrato della procura della Repubblica di Salerno (mi sono recato spontaneamente appena ebbi la prima notizia delle rivelazioni del Galasso) una memoria scritta con documenti allegati che dimostrano che lo studio io l'ho acquistato nel lontano 1988. Ho pagato lo studio con assegni miei personali: il giudice Lancuba - che è stato poi il punto che ha fatto scatenare tutto - è intervenuto solo successivamente nel prendere parte in società a questo studio, quando ormai da un anno era stato già trasferito alla procura di Melfi e non svolgeva più servizio ... L'ha acquistato anche per il figlio. Ma vorrei anche richiamare la vostra attenzione, senza attardarmi sui singoli punti, sul fatto che ho fornito ai giudici di Salerno una memoria documentata, con tutti i titoli di pagamento delle cartelle di mutuo da me ritirate, ho indicato la segretaria, gli uffici del Balsamo che hanno rilasciato le ricevute, perché, siccome si assume che l'Alfieri avrebbe provveduto lui a pagare il mutuo ... Vorrei tra l'altro sottolineare il fatto che la partecipazione del dottor Lancuba, del giudice Lancuba, al di là di quelli che possono essere apprezzamenti sul piano deontologico, che possono essere oggetto di libera valutazione, sul fatto che abbia acquistato o meno una quota dello studio, è avvenuta in maniera trasparente, cioè con assegni suoi versati all'impresa. Non ha mai trovato il sotterfugio di usare un mezzo che potesse nascondere questa sua partecipazione. D'altra parte era notorio nell'ambiente giudiziario (ne aveva parlato con i colleghi) che aveva deciso di andar via dalla magistratura; per questo aveva detto a tutti che intendeva svolgere attività professionale o comunque che intendeva acquistare e che aveva acquistato per il figlio una parte dello studio. Ci sono i documenti che parlano, al di là delle mie affermazioni: non vi è cioè alcuna attività subdola o fraudolenta per nascondere questa partecipazione, soprattutto ad un anno di distanza dal suo trasferimento a Melfi. E siccome i miei rapporti con Lancuba sono stati, vengono additati come la pietra dello scandalo, io innanzi a voi rivendico, con assoluta tranquillità, di essere amico di Armando Lancuba. Non nascondo assolutamente questo mio rapporto che dura da oltre venti anni. Ma solo per tutelare il nome mio e quello del giudice Lancuba, così tanto maltrattato, voglio solo sottolineare: primo, da quando il giudice Lancuba è stato trasferito a Melfi io non ho trattato una causa in Melfi, non ho avuto un cliente in Melfi. Voglio sottolinearvi che nei venti anni in cui il giudice Lancuba è stato sostituto procuratore a Napoli, all'ufficio denunce... chi è magistrato sa che cosa significhi l'ufficio denunce di Napoli, oggetto di aperte critiche perché si dice che in esso si gestiva il potere, e potrà capire lo spessore e il significato della mia affermazione quando dico che in venti anni di sua presenza all'ufficio denunce io avrò trattato non più di quattro o cinque processi in cui era pubblico accusatore il dottor Lancuba nella fase istruttoria. Credo che migliore prova dell'assoluta trasparenza dell'amicizia non ci possa essere. Credo che conferme concrete non ce ne possano essere. Per quanto attiene poi ai presunti acquisti a Positano o ai soggiorni, posso solo affermare che non ho acquistato nessuna villa a Positano. Parlo ritenendo che voi sappiate a cosa alludo: il Galasso dice di avere beneficato dando ville in uso o cedendole. Io lo affermo, ma credo che accertamenti che sicuramente saranno svolti o sono stati probabilmente svolti dalla DIA potranno consentire di verificare che io non ho mai acquistato né il Lancuba ha mai acquistato. Conosco la situazione di Positano e tra l'altro potrei anche affermare che erroneamente Pag.2901 il Galasso, nel rimeditare tutte le vicende storiche, ha affermato che non è stata venduta dopo per situazioni fallimentari e penso che la DIA possa verificare se non sia stata mai dichiarata fallita quella società, per cui non è vero che non l'avrebbe ceduta per ragioni di carattere giuridico. Mi avvio alla conclusione perché non voglio sottrarvi altro tempo. Ho soltanto bisogno di sottolineare che, siccome il Galasso utilizza due argomenti per confermare, per suffragare l'ipotesi di miei contatti con l'organizzazione camorristica (il clan Alfieri o ...)... Naturalmente usa un'espressione che, dal mio punto di vista forense e giudiziario, non si capisce bene; non si capisce bene cosa significhi "direttamente o indirettamente", perché questa alternativa non lascia intendere esattamente quali sarebbero i contatti che io avrei avuto, perché o sono diretti o sono indiretti. Ma poggia tutto su un problema di forza politica che avrei avuto. Il che, per quanto ho detto sin qui, credo che sia ampiamente smentito dal fatto che io non ho mai svolto attività politica nell'immediato. Dopo dieci anni dall'elezione a consigliere comunale in Giugliano, non ho più preso parte ad alcuna attività politica né ho preso parte ... PRESIDENTE. Lei è stato consigliere comunale a Giugliano? ALFREDO BARGI. Sì, sono stato consigliere comunale a Giugliano, ma dieci anni prima di essere senatore; ero della sinistra indipendente, per la verità, e quindi sono stato eletto nelle liste del partito comunista per la sinistra indipendente. Dopo circa dieci anni, forse di più, adesso non ricordo bene, sono stato invitato... CARLO D'AMATO. Questo è un grosso neo! PRESIDENTE. Il primo o il secondo? ALFREDO BARGI. Poi, per quanto attiene alla forza giudiziaria, vorrei soltanto darvi delle enunciazioni ed ho finito. Innanzitutto... SALVATORE FRASCA. Che cos'è? PRESIDENTE. Capacità professionale. ALFREDO BARGI. Evidentemente, ho capito capacità di poter aggiustare i processi. Credo che voglia dire questo, chiaramente, naturalmente. Allora, io vi faccio solo... innanzitutto non capisco perché la nomina, se lui parla di una mia... non voglio usare argomenti di carattere forense, perché non sono qui a fare una difesa di questo tipo, però vorrei soltanto offrire alla vostra logica e alla vostra attenzione: se io fossi stato contiguo o addirittura organico (non si capisce se sono direttamente o indirettamente collegato all'organizzazione di Alfieri o degli altri), vorrei capire per quale motivo io avrei ricevuto la nomina del Galasso direttamente - dice - dal padre e non invitato dall'Alfieri o da qualcun altro, perché mi sembra che, se io sono al servizio di un sodalizio, devo essere ... L'Alfieri dice a lui di fare in modo di nominarmi, il che mi pare un poco contraddittorio lo voglio solo sottolineare per capire un poco il modo di ragionare - e poi potrei anche qui dire e spiegare come sono stato nominato, ma non voglio attardarmi su questo. Inoltre, vorrei capire una cosa: io ho offerto nelle memorie un'indicazione precisa: non sono stato mai nominato nei processi riguardanti il clan Alfieri o sodalizi che si dicono ad esso collegati. Io ho indicato i processi in cui ho difeso solo due persone, ma per reati che non si collegavano direttamente a fatti associativi, che occasionalmente potevano interessare associazioni, ma non nell'ambito di organizzazioni. Ho fatto il caso di tale Ruocco, poi ucciso, che era stato arrestato in occasione di una riunione ippica, che si diceva fosse funzionale rispetto a ... Ma è stato arrestato con tre o quattro persone e poi scarcerato dal tribunale del riesame per mancanza di indizi. Ebbene, su processi Pag.2902 celebrati a Napoli - chi ha memoria storica lo può sapere processi numerosi da affiliati del clan Bardellino, del clan Alfieri, e via discorrendo, io, che sarei una persona organica o comunque vicina all'organizzazione, che sarei il corruttore dei magistrati, capace di aggiustare i processi, io non ho avuto mai un incarico da nessuno di questo affiliati. Chi ha l'esperienza della vita giudiziaria napoletana - e non sto qui a fare i nomi - sa perfettamente che certe contiguità si sono sviluppate e concretizzate attraverso incarichi professionali numerosi, attraverso numerosi guadagni fatti, tanto è vero che uno degli argomenti utilizzati dalla magistratura rispetto ai miei colleghi è stato quello di aver difeso numerosi adepti o affiliati di clan. Ecco perché rivendico anche questa circostanza storica. Vorrei infine ricordare, siccome parla di questa forza giudiziaria, alla fine, su sollecitazione di un commissario, di un collega, il Galasso assume una cosa. Non sto qui neanche a dire che per la verità il Galasso non ha indicato quale favore o quale piacere avrebbe avuto da me, perché ha delineato il tipo di rapporto politico e camorra-politico-clan, cioè di caldeggiare un'elezione per averne poi un favore; ha delineato un quadro, sostanzialmente dicendo che o il passaporto, o quello giudiziario in Commissione giustizia... Potrei ricordare, sottolineare che non ha indicato un qualsiasi favore che io abbia fatto al clan o abbia fatto a lui, ma se volessi prendere spunto da quello che egli ha detto potrei dire che io in Commissione giustizia per il decreto Scotti-Martelli sono stato un assertore di tutte le misure della procura nazionale antimafia; in Assemblea sono stato io a prendere la parola per la maggioranza in dichiarazioni di voto contro l'opposizione, ho fatto violenza alle mie convinzioni di giurista - perché tra l'altro coltivo anche studi giuridici perché credo al garantismo, non quello vuoto, senza significato, avevo un'opinione diversa su certi profili della riforma - ho fatto violenza alle mie convinzioni e c'è il mio contributo in aula in cui ho sostenuto che quel decreto bisognava approvarlo e che bisognava approvarlo così com'era, malgrado le mie riserve personali che non esposi in aula. Ma dicevo, ad una richiesta di uno dei miei colleghi in Commissione il Galasso ha detto una "perla" finale per dimostrare che io fossi organico all'organizzazione e che fossi organico al suo sodalizio familiare e camorristico. Ha detto che io gli avrei garantito, gli avrei promesso - voi lo troverete nei verbali - un appoggio nel processo a suo carico in corte d'appello per quanto concerneva la sua posizione sulla libertà personale. Adesso non vado a leggere perché ho con me, mi sono fatto uno studio attento delle cose. Ha detto: "All'epoca ero latitante e mio fratello Ciro era detenuto". E ha completato dicendo: "Aveva avuto la promessa di un appoggio ecosì poi si è verificato". Cioè lascia intendere e insinua che io avrei mantenuto la promessa - l'unico favore che indica - che io avrei determinato questa situazione. Sono qui pronto a darvi la documentazione, ma mi sono preoccupato - data la mia convinzione di non aver fatto tutto questo - di andare a controllare gli atti processuali, perché volevo verificare quella che era una mia conoscenza: ebbene, Galasso Pasquale ha visto rigettare, dopo la sentenza della Corte di appello, tutte le richieste di revoca del mandato di cattura - all'epoca c'era il mandato di cattura perché avveniva con il vecchio rito - ha visto respingere la richiesta di arresti domiciliari, quando è stato arrestato dopo la latitanza, ed ha ricevuto gli arresti domiciliari in sede di appello, rispetto a decisioni di rigetto della corte di appello, dal tribunale l'8 settembre, se non sbaglio nel settembre del 1992, quando - voi controllerete negli atti aveva già cominciato a collaborare e quella misura era il premio della sua collaborazione, tant'è vero che la corte d'appello aveva rigettato, ritenendo che esistessero esigenze di pericolosità, mentre il tribunale gli dà gli arresti domiciliari sulla base di una infermità di natura psichica, di insofferenza carceraria, che Pag.2903 era documentata agli atti. Io poi ho avuto modo di verificare che nell'agosto già aveva iniziato a collaborare e mi è completamente estraneo, non debbo ulteriori... Per quanto riguarda Ciro, ebbene la cosa vi potrà sorprendere, ma Ciro non ha avuto alcun beneficio, ma per i giuristi e per voi tutti è chiaro il fatto che io vi sottolinei che Ciro è stato messo fuori per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare: quindi non ha usufruito di alcun beneficio. Ho terminato, non vi devo più trattenere. Vi ringrazio per l'attenzione. Ho avuto modo di dirvi questi ultimi due episodi che non sono contenuti nella memoria perché non avevo letto questa parte delle dichiarazioni di Galasso. Ora, a me non preme dimostrarvi perché Galasso accusi in maniera infondata, non preme a me stabilire quanta parte sia vera e quanta non sia vera di tutte le cose che egli dice, ma a me preme sottolineare - e spero di esserci riuscito - e dimostrare che per quanto mi riguarda le affermazioni del Galasso sono destituite di qualsiasi fondamento. Vi prego, se avete dubbi vi invito a farmi domande, perché non voglio che nessun angolo, anche il più riposto, possa essere coperto o protetto. Io non devo coprire niente della mia vita professionale; io spero che negli atti di questa Commissione rimanga traccia non solo di questa mia dichiarazione, ma della mia ansia che si faccia chiarezza. Voi avrete notato che io non ho accettato nessun dibattito sulla stampa su questo punto. Ho accettato in silenzio, ho subito il peso gravissimo di queste insinuazioni. Ho solo replicato a qualche giornalista che attaccava anche dei magistrati in ordine a decisioni prese sul mio conto; ho replicato dicendo che era una maniera veramente ignobile di fare, ma non ho avuto alcun intervento sulla stampa. Ho ritenuto necessario ed utile farlo in sede istituzionale: l'ho fatto a Salerno presso i giudici, sono venuto qui presso questa Commissione, per i cui lavori spero possa venire chiarezza sulla mia posizione. ALBERTO ROBOL. Ringrazio il presidente per aver offerto al senatore Bargi l'incontro di questa sera. Sono tra coloro non so se pochi o tanti - che quel giorno ascoltando il signor Galasso sono rimasti estremamente sorpresi; quindi, sollecitato dalla richiesta del senatore Bargi, pongo una domanda e faccio una considerazione. A me pare di ricordare - ma probabilmente è stato un equivoco generato nella mia mente perché altri colleghi invece hanno sentito diversamente - che Galasso non abbia detto che Alfieri ha pagato o sta pagando lo studio, ma che abbia garantito per l'ottenimento del mutuo. Almeno, io avevo inteso in questo modo la confessione di Pasquale Galasso, e sono contento che questa sera il punto sia stato precisato. Ricordo infatti che la mattina dopo, parlando con molti colleghi del Senato, il discorso per la verità fu per me dirompente. Probabilmente si è trattato di una comprensione negativa da parte mia. Desidero in secondo luogo esprimere una considerazione un po' diversa sul rapporto tra professione e criminalità, fermo restando che il discorso politica e professionalità non c'entra per i limiti di tempo. Sempre proseguendo al Senato il discorso del giorno prima, qualche collega mi dava - mi ricordo benissimo - dello stalinista perché affermavo che secondo la mia opinione già era difficile accettare l'idea di un avvocato difensore di un affiliato ad un clan - ma ovviamente ognuno ha diritto alla difesa - ma che il candidare tale avvocato, soprattutto nel partito di maggioranza impegnato a combattere questi fenomeni, mi pareva fuori del normale. Mi accusarono di stalinismo per questa posizione. Vorrei quindi che lei riprendesse questo punto: la difesa di Galasso - mi pare che si concluse nel gennaio 1992 - come si è svolta? Come è diventato il difensore di Galasso, visto che si sapeva chi fosse Galasso? La terza domanda è banalissima, è una pura curiosità: accettando fino in fondo tutto quello che lei ha detto, si è Pag.2904 domandato tra sé e sé per quale motivo Galasso possa dire quello che ha detto su di lei? In virtù della sua professione o per il fatto che è un politico, che è diventato senatore? ALTERO MATTEOLI. Il collega Robol mi ha anticipato nel porre la domanda sul modo in cui il senatore divenne difensore di Galasso. SALVATORE FRASCA. Ai fini della mia conoscenza, vorrei sapere se il collega possa dire a quale clan apparteneva Ruocco prima. Vorrei inoltre sapere se gli risulti che Ruocco è stato ucciso e a quale clan viene imputata questa uccisione. ALFREDO BARGI. Se è possibile, vorrei iniziare dall'ultima domanda perché posso liberarmi più rapidamente. A chi viene attribuita l'uccisione di Ruocco? Non è che io possa rispondere, ma so che il Galasso dice... Non è che mi voglia avvalere delle dichiarazioni di Galasso, il quale assume che Ruocco sarebbe stato ucciso dallo stesso clan Alfieri - ho letto dai verbali e da richieste fatte - per ragioni di ritorsione, perché era preoccupato... SALVATORE FRASCA. La domanda non è senza un fine! Lei viene accusato di essere stato il difensore di Ruocco, ma nel contempo di aver avuto dei collegamenti con il clan dell'Alfieri. Ora, se Ruocco, come sappiamo, è stato ucciso dal clan Alfieri, tutto questo mi sembra una contraddizione. Il clan Alfieri andrebbe a difendere uno ucciso da questo clan! ALFREDO BARGI. Infatti, questa è una delle tante contraddizioni che emergono dall'analisi delle dichiarazioni. Perché io mi sono astenuto dal fare un'analisi che mi appartiene per esperienza professionale, se no mi dovevo attardare per dimostrare l'inverosimiglianza - lo dico con grande modestia, senza presunzione - le contraddizioni e l'illogicità di una serie di affermazioni del Galasso... per dimostrare che non ha detto niente perché ha fatto intendere di dire qualcosa, perché è rimasto in superficie, ma questa è una valutazione che io faccio a braccio, che dovrei... motivare dalla mia esperienza professionale, ma avrei trasformato in maniera scorretta quest'aula, che ha ben altri intenti, in un'aula di giustizia. Sostanzialmente, avrei fatto una difesa, la mia difesa personale. Ma io ho la convinzione che non ha detto niente; ha detto poco; può dire molto di più. Per cui non è che io sono in posizione di antitesi rispetto al Galasso, sono preoccupato ed avvertito rispetto a quello che dice il Galasso. Se fossi io l'investigatore, se fossi io l'inquirente presterei fede fino ad un certo punto, ma approfondirei molto di più la ricerca, perché sono convinto che solo se Galasso si rende conto che il suo interlocutore è persona che lo sovrasti dal punto di vista intellettivo e culturale, solo allora, messo alle strette, credo che possa fornire un contributo serio per la ricerca della verità su una serie di episodi criminosi. Questa è la mia valutazione, in generale. Il che non significa sfiducia verso gli attuali inquirenti, ma il problema riguarda il pentitismo, rispondo così alla domanda che mi è stata posta: perché ha accusato? E' un interrogativo a cui vorrei dare anch'io una risposta sicura. Potrei dare una serie di indicazioni su questo punto. Perché io ho conosciuto, da difensore, il Galasso per un breve arco di tempo, quello della durata del processo in appello. Mi sono quindi formato una convinzione che mi nasce anche dalla mia esperienza professionale. Posso avventurarmi dicendo che Galasso è dotato di una discreta intelligenza; non è certamente l'ultimo arrivato! Non è il gregario del clan, che è privo di qualsiasi cultura. Credo che ci sia una componente importante della sua personalità che va tenuta presente nella valutazione delle sue dichiarazioni, e cioè che ha una mentalità mercantile. Il che significa che è portato a saper vendere e comprare il prodotto; quindi sa valutare in che misura e quale sia il prezzo da pagare per conseguire un premio. Conosce Pag.2905 anche qual è il tipo di prezzo che deve pagare, qual è il tipo di prodotto che deve offrire per avere quel premio, perché è una mente abituata a mercanteggiare. Credo che queste siano delle dinamiche psicologiche importanti, che non possono essere trascurate, per valutare la personalità e per capire poi perché... ma rendono anche più difficile e complesso capire perché accusa in certi momenti. Mi è stata rivolta la domanda: perché mi accusa? Io non potrei dare una risposta precisa, posso avanzare delle ipotesi. Credo che il peso prevalente sia determinato dalla mia attuale posizione di senatore della Repubblica. Perché è chiaro che coinvolgendo me in un discorso che comunque vedeva l'attenzione rivolta all'intreccio tra politica e camorra, è chiaro che vedeva uno di questi momenti essenziali anche il coinvolgimento di un'avvocato che era naturalmente la persona che poteva essere vicina a questo mondo, ma che poteva esserlo solo dal punto di vista dialettico, culturale, di ipotesi. Tanto è vero che Galasso non offre alcuna indicazione precisa - non vorrei apparire il difensore di me stesso, anche se lo sono sostanzialmente -, non indica un episodio particolare in cui io abbia svolto questa attività di corruzione o di aggiustamento di processi o di vicinanza particolare tra il mondo della politica, il mondo della camorra o, sostanzialmente, il mondo forense. Però si avvale dell'argomento perché ha una grande carica suggestiva. Potrei aggiungere: io mi sono rifiutato di intervenire per lui... Perché è chiaro che egli soffriva molto la carcerazione; è un soggetto che io ho visto anche durante la fase della carcerazione. Ed è stata questa una delle molle, se devo dare una mia valutazione, una delle spinte per la collaborazione. Oltre al fatto del premio, è stata soprattutto la sua difficoltà di sopportare la carcerazione... Io ricordo che nel periodo della sua detenzione, era dimagrito di oltre 10-15 chili, se non erro. Soffriva molto la carcerazione! Voleva un regime penitenziario non dico di favore ma uno che gli consentisse di vivere diversamente. Benché avesse violato gli arresti domiciliari, questo per darvi un'idea di come e chi è Galasso, che si era dato alla latitanza... Egli giustificava questa sua latitanza in una sopraffazione che aveva ricevuto dal capitano Pascale, perché il capitano Pascale l'aveva messo in condizioni - come diceva lui, nel suo gergo - di "rompere" gli arresti domiciliari, e malgrado questa pregressa violazione egli si riteneva ingiustamente detenuto e si scagliava contro le istituzioni perché lo tenevano in carcere, benché fosse innocente. Da qui la richiesta a me, come senatore (all'epoca ero già diventato senatore e l'ho conosciuto in detenzione), di un intervento, che io naturalmente ho rifiutato, e questo si può verificare perché non c'è alcuna traccia di un mio intervento presso le direzioni penitenziarie. Il che potrebbe essere una prova, non l'ho detto prima perché non volevo ostentare questa mia correttezza. Un motivo di dissapore potrebbe essere, se dovessimo andare su un piano più personale, di un mancato intervento per farlo uscire. Tanto è vero che egli "esce" dagli arresti domiciliari non per una mia attività difensiva - lasciamo perdere corruttiva, perché non esiste proprio - ma solo perché collabora ed ottiene un premio. Qui scarica tutta la sua tensione verso le istituzioni e quindi la mia posizione di senatore ritorna nuovamente in gioco e giustifica questo suo accanimento nei miei riguardi. Voglio raccontare un episodio, chiedo scusa al presidente ma sarò rapido, per dimostrarvi la mia correttezza: l'unica nota personale e forse di vanità che mi devo permettere. Sono stato al carcere di Bari (do quindi indicazioni precise)... Siccome si dice che ho chiesto l'appoggio del clan Alfieri, che avevo avuto da Galasso, conosciuto solo pochi mesi prima... Al carcere di Bari, dove ho incontrato il detenuto Verde Domenico, che era mio cliente da "secoli" e quindi non "acquistato" recentemente. Pag.2906 CARLO D'AMATO. Quello di Sant'Antimo? ALFREDO BARGI. Di Sant'Antimo, il quale, in presenza di un agente di custodia di cui non ricordo il cognome ma facilmente lo si può rilevare (io a Bari ho avuto un solo colloquio), mi rimproverò e mi disse: voi mi avete offeso perché non mi avete chiesto neanche un voto! Ricordo che l'agente di custodia si alzò, venne vicino e mi strinse la mano e disse: è la prima volta che incontro un deputato, un onorevole, che non abbia chiesto un aiuto ad una persona della malavita organizzata. Non avrei raccontato questo episodio perché appartiene... Però Verde Domenico, che era mio cliente - lo si può vedere nei processi - da almeno 10 anni, mi ha rimproverato per non aver chiesto neanche un voto. Chi vive nel napoletano sa che Verde Domenico avrebbe potuto esercitare notevole influenza sull'elettorato. Forse qui rispondo anche al collega che mi chiedeva come si sviluppi il rapporto tra il ruolo di senatore e di avvocato. Io rispondo in una maniera che può apparire retorica o banale: dipende dalla correttezza e dal modo di comportarsi dell'uomo politico e del professionista. Si può anche non essere senatore ma essere avvocati corruttori; si può anche essere senatori e svolgere con dignità la professione forense. Dipende dal modo! Se uno la svolge secondo i canoni processuali, della propria deontologia, non indulgendo a comportamenti illeciti o al facile guadagno, sacrificando la professione... Perché io posso affermare che durante il mio mandato parlamentare, che mi ha portato a questo risultato - lo devo dire con amarezza -, ho visto ridurre sensibilmente la mia attività professionale e i miei redditi da professione. Credo che forse questo sia un altro riscontro che posso offrire a questa Commissione per dimostrare come ho pensato di svolgere il mio mandato parlamentare e la mia attività professionale. ALTERO MATTEOLI. Senatore Bargi, sono venuto a questa audizione, come a quella precedente del collega Mastrantuono, convinto che non sarei neppure intervenuto: ritengo che fosse legittimo da parte vostra chiedere di essere ascoltati dalla Commissione ed ero venuto, ripeto, al solo scopo di ascoltare; lei può anche non rispondere, ma non mi sembra che abbia risposto alla domanda che le ha posto il collega Robol: come diventa difensore di Galasso? Può anche non rispondere, per carità... ALFREDO BARGI. Rispondo subito, forse preso dalla foga me ne sono dimenticato. E' molto semplice: per chi ha un minino di esperienza professionale la risposta è in rebus sostanzialmente. Mi spiego meglio: vi è un imputato condannato in primo grado, credo a circa dieci anni di reclusione, per il reato di cui all'articolo 416- bis e per estorsione. Si deve svolgere il giudizio di appello. Direi che è un fatto notorio, pacifico che per la fase di appello si cerchi di individuare un difensore che possa dare un contributo ulteriore alla vicenda processuale. Potrei aggiungere - purtroppo qui debbo apparire un po' vanitoso, credo che chi vive a Napoli possa affermarlo, debbo farlo io in questo momento per rispondere - che credo di non essere un avvocato di primo pelo, come si dice a Napoli, ma comunque di essere stato un avvocato noto, anzi potrei citare articoli della Repubblica - lo dico non polemicamente - che assumono che io avrei avuto una svolta nella mia vita professionale e sarei entrato in una dimensione particolarmente ampia, di livello quasi nazionale dopo aver difeso l'onorevole Scotti nel processo Cirillo. Mi viene rimproverato, quasi che io abbia avuto un incarico in una pubblica amministrazione, il fatto che io, dopo aver assunto la difesa di Scotti, allora ministro, nel processo Cirillo, abbia acquistato una particolare dimensione professionale. Credo che questo già rappresenti probabilmente, spero, una risposta alla domanda del perché sono stato nominato, Pag.2907 perché quello di appello era un giudizio che richiedeva un particolare approfondimento. Voglio aggiungere, se ha un peso questo, che sono professore associato di procedura penale, non sono il praticante procuratore o un procuratore legale, credo che anche la mia cultura giuridica abbia un peso; svolgo la professione da venticinque anni e credo che questo abbia un peso. Credo che la scelta di un difensore venga fatta anche in base a questi elementi, non soltanto in base a quelli che subdolamente si possono fare intendere da parte di chi voglia muovere accuse, perché credo che almeno io possedessi i requisiti. Vorrò aggiungere - ed ho terminato - che ho studiato il processo - se la domanda voleva significare anche questo -, ho svolto una difesa attenta, ho avuto i complimenti da parte della Corte, ho indotto la Corte a rinnovare il dibattimento, a chiedere gli atti di un processo sul 416- bis ; non sto qui a tediare la Commissione sul perché è stato assolto, perché sono profondamente convinto che giuridicamente non esistesse il 416- bis perché sul piano del supporto probatorio si reggeva sull'estorsione che era stata consumata e si riteneva che ci fosse l'estorsione sul fatto che vi fosse una associazione, per cui era un sistema circolare e di qui la mia difesa. Spero di aver risposto sul perché sono stato nominato; che poi Galasso o qualche altro abbia nominato me, come può essere un altro cliente, avendo in mente altre idee, per simpatia o per fare questo, non lo posso dire ma spero di aver risposto alla domanda. Non è che il cliente quando viene allo studio dice: vi nomino perché voglio questo. Non credo proprio. PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Bargi. (Il senatore Bargi esce dall'aula della Commissione). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Nella seduta odierna avrei dovuto esporre la relazione annuale; non essendo stato questo possibile e avendo chiesto alcuni colleghi di avere più tempo per la discussione di tale punto, comunico che, secondo le intese raggiunte in ufficio di presidenza, nella prossima seduta, fissata per venerdì 8 ottobre 1993, alle 9,30, verrà esaminata la relazione sulla Calabria presentata dal senatore Cabras. Nella seduta successiva, prevista per martedì prossimo, sarà illustrata la relazione annuale. La seduta termina alle 22,10.