Pagina 2945 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE Discussione della relazione annuale: Violante Luciano, Presidente, Relatore 2962 Seguito della discussione ed approvazione della relazione sulla Calabria: Violante Luciano, Presidente 2948, 2951, 2952, 2954 2961, 2962 Brutti Massimo 2954 Cabras Paolo, Relatore 2948, 2961 Casoli Giorgio 2961, 2962 Frasca Salvatore 2959, 2961, 2962 Galasso Alfredo 2957 Mastella Mario Clemente 2956 Matteoli Altero 2952, 2954 Scalia Massimo 2960, 2961 Taradash Marco 2955 Tripodi Girolamo 2951, 2952 Pagina 2946 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente 2947, 2948 Florino Michele 2947, 2948 Sull'ordine dei lavori: Violante Luciano, Presidente 2963, 2964, 2965, 2966 2967, 2968 Acciaro Giancarlo 2968 Bargone Antonio 2964, 2966,2967, 2968 Biscardi Luigi 2966 Brutti Massimo 2967 Frasca Salvatore 2965 Galasso Alfredo 2963, 2964, 2965, 2966, 2967 Matteoli Altero 2963, 2965, 2968 Montini Walter 2963 Scalia Massimo 2964, 2967 Smuraglia Carlo 2965, 2966 Pagina 2947 La seduta comincia alle 16,05. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il senatore Florino, al quale do la parola. MICHELE FLORINO. Onorevole presidente, onorevoli membri della Commissione, desidero proporre di attuare nel più breve tempo possibile alcune procedure in merito ad alcuni episodi che potrebbero incidere notevolmente sull'eventuale ulteriore affermazione della criminalità nel nostro paese. Mi riferisco, in primo luogo, ad un dibattito che si è svolto in questa Commissione riguardante i consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose. La discussione della Commissione - che doveva essere seguita dal ministro Mancino si è fermata sull'ipotesi di un'eventuale proroga dei poteri dei commissari straordinari che prestano la loro opera nei comuni suddetti. Purtroppo il dibattito non è stato più ripreso e oggi tutti sappiamo che il 21 novembre prossimo i cittadini di molti di questi comuni saranno chiamati alle urne. Rivolgo a lei, signor presidente, e agli autorevoli colleghi la preghiera di convocare, prima che si svolgano le elezioni in una situazione niente affatto migliorata (della quale anche i giornali hanno dato ampio resoconto), i commissari straordinari di questi comuni per conoscere se, in concomitanza con le elezioni vi siano stati o meno ... PRESIDENTE. Quali sono questi comuni? MICHELE FLORINO. Marano di Napoli, Casal di Principe ed altri comuni che sono nell'occhio del ciclone per la presenza massiccia della criminalità. E' indispensabile sentire i commissari straordinari per conoscere la situazione di questi comuni in vista delle elezioni e per sapere se vi siano preoccupazioni per il futuro riassetto, da attuare nel rispetto della volontà degli elettori. Il discorso affrontato in merito in questa sede è rimasto però senza conclusione. La mia seconda richiesta è molto più grave della precedente e riguarda la mancata tutela dei familiari dei pentiti. Non so se sia sfuggito alla Commissione o a lei, signor presidente, che sono stati uccisi il fratello di Ammaturo e il fratello di Pepe, è stato intimidito il pentito Delli Paoli ed è stato ucciso l'ex avvocato di Cutolo, Madonna (tutto questo rientra in una strategia). Sono preoccupato per questo attacco alle famiglie dei pentiti, non tutelate dalle forze dell'ordine: dovremmo scoprire o chiedere i motivi per cui non è stata predisposta una vigilanza in grado di evitare che innocenti paghino al posto dei colpevoli. Ritengo - e questa forse è la risposta alla domanda - che, in questo momento, la saldatura tra potere politico e criminalità organizzata si stia rinsaldando per evitare che alcuni pentiti di grosso calibro, come Umberto Ammaturo, possano aprire nuovi scenari e quindi fare accertare nuove responsabilità nelle connessioni tra criminalità organizzata e politici. Credo che tutto questo faccia parte di una strategia messa in atto dal potere politico ... Pagina 2948 PRESIDENTE. Non esageriamo! MICHELE FLORINO. .. per far tacere i pentiti che avrebbero dovuto essere tutelati e non lo sono stati: se vi è qualche organo istituzionale che si presta al gioco del massacro, dobbiamo scoprirlo. La terza ed ultima mia richiesta riguarda la vendita - che sta avvenendo in questi giorni - della Cirio- Bertolli-De Rica, che è stata aggiudicata per il 62,12 per cento alla FISVI, istituto finanziario per la cooperazione, una società di cui fa parte un certo signor Gravante. Questo personaggio ha ceduto, alcuni mesi orsono (o qualche anno fa), per cento miliardi di lire, la Latte Matese alla SME ed ha rilevato altri marchi insieme con un gruppo di azionisti di cui sfugge ad ognuno di noi l'esatta individuazione. Poiché è compito di questa Commissione accertare anche le infiltrazioni criminali nelle finanziarie, dovremmo verificare se vi sia un attacco della criminalità nei confronti di queste aziende che sono oggetto di privatizzazioni. Per i motivi già ampiamente menzionati in articoli di giornali, domando se non sia il caso che questa Commissione chieda tutti gli atti relativi alla cessione di una quota della SME (62,12 per cento) alla FISVI. PRESIDENTE. Delibereremo successivamente su queste sue richieste. Seguito della discussione ed approvazione della relazione sulla Calabria. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla Calabria. Do la parola al senatore Cabras per la replica. PAOLO CABRAS, Relatore . Innanzitutto ringrazio i colleghi che sono intervenuti sulla seconda stesura della relazione. In modo molto sintetico darò risposta alle sollecitazioni che mi sono state rivolte. Voglio chiarire - se ve ne fosse ancora bisogno - che la relazione non può e non intende essere il compendio di tutto quello che sappiamo sulla 'ndrangheta: è una relazione di aggiornamento, con considerazioni finali che commentano il fenomeno e soprattutto la sua più recente evoluzione, quale abbiamo constatato nel corso delle visite e delle audizioni svoltesi in Calabria. Non c'è dubbio che in una materia così complessa ed in una situazione in continua trasformazione saranno necessari ed opportuni indagini, approfondimenti e visite della Commissione, in aggiunta a quelle che abbiamo svolto. Non ho voluto dare - non avevo questa pretesa e non lo ritengo utile - una spiegazione sociologica o di carattere generale o enunciare una teoria sulle cause, riferite, soprattutto da alcuni interventi con grande convinzione - che rispetto - a fatti, a responsabilità, a soggetti politici determinati. In materia, non solo per la 'ndrangheta ma anche per altra criminalità organizzata, credo che per quanto riguarda le cause e le origini del fenomeno occorra affidarsi alla complessità delle vicende: ho la convinzione che fra cielo e terra vi siano sempre più cose di quanto non supponga la nostra filosofia. Credo sicuramente, per esempio, alla responsabilità della politica. Ritengo che in azioni, omissioni, comportamenti collusivi e nei fenomeni stessi di corruzione e degenerazione della vita politica ed istituzionale vi sia una grave e diffusa responsabilità della classe dirigente politica; ma sono convinto che la ricerca delle responsabilità solo in questa direzione sarebbe inadeguata ed incompleta, perché vi è anche un fenomeno, che qui è stato ripetutamente rilevato in tutti gli interventi (penso a quelli del senatore Frasca e del senatore Garofalo), di inadeguatezza storica - come diceva il senatore Garofalo delle istituzioni locali. A questo problema in qualche modo è stato accennato nella relazione. Sono d'accordo anche di dover essere più preciso su questo aspetto, però ricordando anche le difficoltà della vita istituzionale Pagina 2949 locale; non per ricercare in queste ultime capri espiatori, che sarebbe ingeneroso e ingiusto, ma per indicare una delle cause di difficoltà, tra le quali ho individuato anche la debolezza - anche questa storica e accentuatasi soprattutto negli ultimi anni - della classe politica e della classe dirigente. Sono d'accordo con chi ha rilevato i guasti che la spesa pubblica, sia quella nazionale sia quella locale, ha provocato, divenendo indiretta incentivazione della corruzione e quindi anche dell'inserimento mafioso. Credo di aver dedicato una parte abbastanza larga - anche se si può benissimo integrarla ulteriormente - alle responsabilità dell'industria pubblica. Ho citato vari esempi concreti, richiamandomi anche ad indagini svolte dalla stessa Commissione antimafia nella X legislatura, che riguardavano le vicende note dell'ENEL e via discorrendo. Credo che un'ulteriore precisazione si possa introdurre, tenendo presente che il problema sia di classe dirigente e, soprattutto, di regole. In questo ambito, aggiungerei anche un allarme sollecitato anche negli interventi del presidente Violante e dell'onorevole Tripodi - per quanto può avvenire per i futuri appalti della centrale di Gioia Tauro. Naturalmente, la questione non riguarda solo Gioia Tauro ma non c'è dubbio che anche questo sia un campo in cui occorra il massimo scrupolo nell'osservare le leggi ma soprattutto un supplemento di vigilanza da parte delle autorità preposte all'ordine pubblico, per evitare che poi si lamenti a posteriori l'infiltrazione di imprese mafiose in appalti e subappalti. Quindi, accolgo anche questa sollecitazione. Il senatore Garofalo ha anche sollecitato un riferimento alla necessità del rinnovamento della magistratura. Ho qualche esitazione ad inserire in una relazione parlamentare l'invito al rinnovamento della magistratura, aspettandomi che la magistratura inviti poi al rinnovamento la classe politica. Credo comunque che nella valutazione contenuta nella relazione - critica per il passato e di apprezzamento, invece, per una certa attività negli ultimi tempi - sia implicita una sollecitazione, una sollecitazione che possa anche essere di stimolo alla stessa magistratura. Ritengo complessivamente - nonostante che alcuni colleghi, come legittimo, siano di avviso diverso - che questa relazione sia molto severa verso le responsabilità politiche e verso altre responsabilità istituzionali. Non credo che severità significhi indicare casi singoli sui quali sono in corso approfondimenti da parte dell'autorità giudiziaria. Non credo che noi dobbiamo, in questa sede, andare oltre la descrizione del fenomeno, la denuncia di quanto è avvenuto ed anche la proposta perché si cambi indirizzo, perché ci sia una svolta negli atteggiamenti e nei comportamenti politico-istituzionali. Credo che questa valutazione si rinvenga in tutta la relazione e quindi, da questo punto di vista, non posso soddisfare forse alcune delle critiche e delle esigenze che sono state prospettate. Per quanto riguarda singoli aspetti, accetto le modifiche richieste dal senatore Garofalo per la precisazione, il chiarimento di alcune frasi, che non sto a riepilogare, in particolare con riferimento - venendo incontro ad una sollecitazione anche del senatore Frasca - alla descrizione del disagio della procura di Paola, dove alcuni fatti si sono verificati anche successivamente alla nostra visita e per la quale è giusto dare una descrizione più esatta del fenomeno, soprattutto esprimendo preoccupazione per le conseguenze delle dimissioni di alcuni magistrati (la vicenda del procuratore Arnoni). Sul fenomeno della massoneria deviata - sollecitato dall'onorevole Olivo - credo che nella relazione ci sia un sufficiente equilibrio delle varie ragioni e preoccupazioni ed anche una certa cura nel distinguere i fatti di libertà associativa o che riguardano la libertà tout court , da fatti, invece, di deviazione, di degenerazione, di uso improprio, di strumentalizzazione di iniziative e di attività associative come quelle della massoneria. Pagina 2950 Per quanto riguarda l'inchiesta del giudice Cordova, come già avevo chiarito in un'interruzione che mi ero permesso di fare al collega Olivo, non ci sono, al di là di quello che il magistrato ci ha detto qui in audizione, ulteriori documenti che, allo stato dei fatti, possano corredare questa relazione con altro materiale. Credo comunque che quanto contenuto nella relazione in termini di descrizione del fenomeno, di preoccupazione, di sollecitazione al proseguimento delle indagini (anche con la richiesta, al ministro di grazia e giustizia e al Consiglio superiore della magistratura, di mettere in grado la procura di Palmi di proseguire tali indagini), risponda alle sollecitazioni che gli onorevoli Olivo, Tripodi ed altri hanno rivolto nel corso del dibattito. Voglio aggiungere una cosa che forse non c'entra con la relazione ma che è stata sollecitata ed alla quale non voglio sottrarmi, anche perché la sento come una responsabilità personale. Nelle more del nostro dibattito si è aperto il caso dell'onorevole Mancini. Voglio confermare qui tutta la mia stima e solidarietà nei confronti dell'onorevole Giacomo Mancini. Non ho motivo per modificare questo atteggiamento di stima e di solidarietà, avendo lavorato con l'onorevole Mancini nella passata legislatura in questa Commissione e conoscendo la sua trentennale battaglia politica contro la mafia e i poteri occulti. Come in occasione di altre vicende giudiziarie, che non ho né esaltato né deprecato, anche per rendere giustizia a vicende come quella dell'onorevole Mancini, credo sia utile da parte mia attenermi ad una linea di prudenza e di non interferenza. Accolgo anche la sollecitazione dell'onorevole Olivo a richiamare le responsabilità che vi sono per il fatto che negli anni passati denunce avanzate da consiglieri e amministratori regionali non abbiano avuto esito giudiziario. Accolgo altresì la richiesta del senatore Garofalo di inserire un riferimento ai TAR nel brano della relazione in cui, con riferimento solo ai comitati regionali di controllo, si lamenta la carenza degli organi amministrativi di controllo sugli appalti e sull'attività degli enti locali. E' giusto estendere questa denuncia anche all'attività dei TAR, che, negli interventi dei colleghi Olivo, Tripodi e Garofalo, è stata giustamente censurata. Condivido anche la proposta dell'onorevole D'Amato di accennare, nell'ambito del discorso sugli enti locali, alla necessità di recuperare pienamente gli orientamenti, gli indirizzi, le novità della legge n. 142 di riforma delle autonomie locali ma anche della legge n. 241 sulla trasparenza degli atti amministrativi, perché credo che l'una e l'altra possano concorrere ad un indirizzo generale di risanamento istituzionale. Così come ritengo di poter accogliere il richiamo, formulato dal presidente Violante, alla vicenda di Gioia Tauro - della quale ho parlato prima a proposito dell'allarme per i futuri appalti - in merito alla mancata gestione politica della vicenda, a differenza di quanto è avvenuto a Crotone, dove le istituzioni locali, il Governo nazionale e il governo regionale si sono attivati per aiutare uno sbocco di quella vertenza sindacale. A Gioia Tauro forse c'è stata più confusione, più reticenza, anche istituzionale, ed è bene che anche questo compaia nella nostra relazione. Spero di aver risposto a tutte le sollecitazioni che mi sono state rivolte. Praticamente, accolgo tutti gli emendamenti che contribuiscono ad integrare e ad arricchire la relazione rispettandone l'impianto. Questo è il significato della mia replica. Per l'efficacia di un pronunciamento della Commissione ai fini della lotta alla mafia - che è appena agli inizi in Calabria, perché si deve recuperare il tempo perduto (più di quanto non sia avvenuto nelle altre regioni) - mi auguro che questa relazione possa raccogliere il maggior consenso possibile nell'ambito della Commissione. Pagina 2951 PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ricordo ai colleghi che hanno a disposizione cinque minuti ciascuno. GIROLAMO TRIPODI. Ho ascoltato la replica del relatore Cabras e, anche se egli ha cercato di chiarirne alcuni aspetti, ritengo che i suoi chiarimenti siano insufficienti per cambiare il giudizio che la mia parte politica fino a questo momento ha espresso sulla relazione. Voglio premettere che la nostra posizione critica nei confronti di questa relazione non scaturisce da interessi di parte. Qualche giorno fa, ho voluto essere molto corretto, educato e sereno quando mi è stato obiettato che la nostra era una posizione strumentale, di parte, finalizzata forse a qualche spot propagandistico per il partito di rifondazione comunista. Devo dire, per quanto mi riguarda, che faccio parte da molto tempo di questa Commissione e che ho cercato sempre di affrontare i problemi sulla base delle mie convinzioni e non sulla base di calcoli o di obiettivi che esulino dai problemi reali e dalla gravità della situazione che riguarda la criminalità organizzata e la mafia. Non l'ho fatto soltanto qui ma anche in ogni momento della mia attività politica, sia di amministratore locale sia di parlamentare, perché sono convinto che l'impegno che ognuno di noi, anche rischiando, deve assumere nella lotta alla criminalità organizzata sia un dovere primario di ogni dirigente politico, di ogni eletto. Perciò, respingo i tentativi di imputare a me altra finalità che non sia quella - dimostrata e non da oggi con i fatti - di dare il mio modesto contributo, quando l'ho potuto fare, alla lotta alla criminalità organizzata. Detto questo, debbo dichiarare che voterò contro la relazione che è stata presentata dal senatore Cabras, perché non ne condividiamo l'impostazione. Riteniamo che essa non corrisponda alla realtà drammatica della situazione né alla gravità degli intrecci fra affari, politica e mafia né alle conseguenze devastanti che la mafia ha provocato sul territorio calabrese e sul tessuto democratico. Pertanto, riteniamo che questa relazione non possa essere - almeno per quanto ci riguarda - approvata, in quanto appunto limitata e superficiale rispetto ai problemi che abbiamo davanti. Confermiamo questo giudizio anche alla luce di alcuni fatti. Abbiamo sostenuto che nella relazione non vi sono espliciti riferimenti per quanto riguarda responsabilità politiche: quando si rimane nel generico, quando si dice che tutti sono responsabili, vuol dire che nessuno lo è. Invece, ognuno ha le sue responsabilità e quei partiti, quei movimenti che ne hanno di precise devono essere individuati, anche affinché correggano i comportamenti che hanno tenuto fino a questo momento e che hanno prodotto i risultati negativi a tutti noti. Per tali motivi riteniamo che il modo con il quale la Commissione deve rispondere alle attese della gente rappresenti un punto centrale e qualificante. Qualora ciò non avvenga - così come si sta verificando - è evidente che la relazione in esame non può essere considerata rigorosa - non so sotto quale profilo potrebbe esserlo - giacché essa non provoca effetti positivi sul piano dell'impegno generale contro la mafia, ma fa permanere ancora elementi di confusione e di genericità. Di conseguenza, nonostante la Commissione abbia lavorato, non si produrranno quei risultati che dovrebbero essere conseguiti. Vanno inoltre considerati alcuni problemi particolari. Ho già avuto modo di fare riferimento, per esempio, alle questioni concernenti la magistratura, sulle quali la relazione dice molto poco nonostante in questi giorni si continui a constatare quello che avviene a Reggio Calabria, laddove si riscontra una frattura tra i sostituti della procura antimafia e il presidente della Corte d'Appello e tra il presidente, il procuratore generale e l'avvocato generale dello Stato. Tutto ciò accade in una sede che ha avuto grandi responsabilità in passato, soprattutto con riferimento ad un atteggiamento di lassismo che è stato mantenuto nei confronti di tutto quello che avveniva in quella Pagina 2952 città. Tale aspetto non è stato approfondito mentre sarebbe opportuno - lo ribadisco - intervenire per affrontare questi problemi. PRESIDENTE. Onorevole Tripodi, lei ha superato di molto il tempo a sua disposizione! GIROLAMO TRIPODI. Ho terminato, presidente (Commenti) . Ritengo che questa relazione sarà approvata... ALTERO MATTEOLI. Va bene che ha superato il tempo ma non credo che parlare sei minuti su una relazione come questa sia...! PRESIDENTE. Infatti! ALTERO MATTEOLI. Interromperlo... Perdio! PRESIDENTE. Matteoli, ti ringrazio. Onorevole Tripodi, concluda. GIROLAMO TRIPODI. Mi auguro - in questo senso rivolgo una richiesta formale - che la relazione sia approvata dalla maggioranza della Commissione, nonostante il nostro voto contrario. Ricordo tuttavia che vi è stato un impegno assunto da tutta la Commissione, quello di discutere - così come è accaduto per Cosa nostra in Sicilia - sulla 'ndrangheta. Credo che, conclusa questa parte riferita alle audizioni ad ai sopralluoghi che abbiamo effettuato, noi dobbiamo ritornare in Calabria, perché in questo momento vi è un tentativo - ed è questo l'aspetto che maggiormente mi preoccupa - di restaurazione di carattere generale e di restaurazione di rapporti che sembrava fossero stati in qualche modo messi in discussione. Mi pare che l'esigenza di un superamento dei limiti e delle insufficienze di questa relazione possa essere appagata da una relazione specifica sul fenomeno della 'ndrangheta. PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tripodi. Do la parola all'onorevole Matteoli. ALTERO MATTEOLI. Anche noi voteremo contro questa relazione, nonostante non me la senta - lo dico sinceramente di usare le stesse parole del collega Tripodi, il quale ha sostenuto che la relazione è limitata e superficiale. Io non trovo che sia superficiale: la relazione ha infatti un impianto che lascia capire molte cose, anche se non le approfondisce. In essa è contenuta una specie di cronistoria ma non un'analisi né, tanto meno, una proposta. Una Commissione come la nostra, che nasce anche per verificare la congruità delle normative vigenti, deve intervenire più energicamente per sanare certe discrasie. La Calabria, per esempio, non ha magistrati né forze dell'ordine in numero sufficiente; le commissioni straordinarie dei comuni disciolti sono apparse in alcuni casi inadeguate; vi è un'omertà più diffusa che in Sicilia: ciò vuol dire che i cittadini hanno ancor meno fiducia di quella che si ha in Sicilia nei confronti delle istituzioni (penso, per esempio alla notizia, diffusa oggi, del sequestrato che si è liberato grazie alla propria abilità o alla propria fortuna). Nella relazione mancano alcune cose che avrebbero potute esservi inserite; del resto, nel fare questa considerazione dico un'ovvietà: accade sempre così, anche perché non potevamo certo inserirci tutto. Tuttavia, vi sono determinati aspetti, ai quali hanno fatto riferimento alcuni commissari intervenuti nella discussione generale, sui quali sarebbe opportuno soffermarsi. Penso, per esempio, alla situazione del comune di Cassano Ionico, in riferimento al quale vi è un rapporto dei carabinieri nel quale si parla di un vicesindaco che avrebbe fatto una telefonata per ottenere voti. E anche un capogruppo consiliare avrebbe fatto la stessa cosa. Alle pagine 34, 71 e 78 del rapporto si fa chiaramente riferimento a questa situazione, della quale avrebbe dovuto essere fatto un cenno nella relazione. Lo stesso discorso vale per i comitati d'affari Pagina 2953 per il centro direzionale di Reggio Calabria. Nei consorzi vi erano non soltanto la Cogefar, l'Impresit e la Lodigiani, ma anche le cooperative rosse! Di tutto questo si sarebbe perlomeno dovuto fare un accenno. Vorrei ora far riferimento, seppur brevemente (per restare nel limite dei cinque minuti a mia disposizione), ad altre situazioni. Un magistrato ha dichiarato - ed il relatore lo ha riportato fedelmente tra virgolette nella relazione - che: "Mafia, pezzi dello Stato, della politica e delle professioni: non c'è differenza, si tratta della stessa cosa". Mi chiedo: si tratta di un convincimento del magistrato o è anche la Commissione a pensare in questo modo? Per tre volte nella relazione c'è scritto: "Il magistrato ha detto (...) " ed allo stesso si mettono in bocca pesanti affermazioni sulla collusione tra la mafia, pezzi dello Stato e politici. Tuttavia, non si dice se noi condividiamo o meno tale analisi. Basta leggere a pagina 6 delle conclusioni: per tre volte, l'estensore della relazione sottolinea: "Questo è il convincimento del magistrato". Gradiremmo sapere se si tratti del convincimento anche della Commissione, alla quale viene sottoposta la relazione per la sua approvazione. A pagina 18 delle conclusioni finali si ritorna per l'ennesima volta a parlare dello stesso teorema e, quando si parla di massoneria e di criminalità organizzata, si scrive: "Lo schema su base locale è del tutto simile a quello della più nota fra le logge occulte, la P2 di Licio Gelli, (...) coltivava disegni eversivi, congiurava per obbiettivi di potere (...)". Non vi è dubbio che la P2 congiurasse per obbiettivi di potere, ma va anche detto che essa non coltivava certamente disegni eversivi. La P2, infatti, era congeniale a questo sistema, era parte di esso, oserei dire che questo sistema è tutto P2! Pertanto, su questo punto siamo di avviso esattamente contrario a quello espresso nella relazione. La P2 congiurava per mantenere lo statu quo : questa è la realtà, ovviamente a nostro avviso. Riteniamo che questa relazione avrebbe dovuto essere introdotta dalla seguente frase: "La Calabria è oppressa da un sistema politico-affaristico di stampo mafioso". La relazione dovrebbe iniziare con questo assunto. Ovviamente, se fossimo d'accordo su questo punto, la relazione stessa avrebbe imboccato una strada diversa. Con riferimento, per esempio, a quanto scritto a pagina 62, ritengo che sia possibile ipotizzare comitati di controllo impermeabili alla mafia e alle degenerazioni. Non basta dire che manca il controllo ma, come Commissione, abbiamo la possibilità, in qualche modo, di ipotizzare tali comitati. Basti pensare che a Catanzaro vi è una sezione regionale della Corte dei conti, i cui compiti potrebbero essere ampliati; in ogni caso, a livello di procura generale, dovrebbe essere sentita anche la Commissione antimafia per stabilire in che modo operare. A pagina 63 si afferma che è "impensabile in via preliminare realizzare la massima efficienza di tutte le strutture giudiziarie". Quando siamo andati in Calabria, abbiamo verificato che questa efficienza non c'è (il collega Tripodi ha ragione quando fa certe osservazioni)! Inoltre, quando si parla di tenuta democratica della regione (a pagina 67), viene in rilievo un combinato che va dalle affermazioni contenute nella pagina 62 a quelle inserite nelle pagine 63 e 67, che fa capire la scarsa credibilità della regione Calabria in ordine alla sua efficienza istituzionale ed amministrativa, inquinata da scarse incisività politiche e da strutture burocratiche tutte da verificare, per esempio con riferimento all'andamento clientelare delle carriere. A fronte della mancata tenuta democratica e dell'illegalità diffusa, nella relazione si sarebbero dovute prevedere iniziative di vigilanza della Commissione, anche perché questo rientra nei compiti a noi affidati. A Reggio (lo abbiamo constatato quando abbiamo ascoltato i magistrati ma soprattutto quando abbiamo sentito i rappresentanti della Guardia di finanza e dei carabinieri), sono moltissimi gli esercizi pubblici privi di regolare licenza. Ci troviamo di fronte ad una piaga di Pagina 2954 illegalità che poi partorisce e favorisce inevitabilmente il dilagare della criminalità organizzata. E gli obiettivi socio-economici - almeno quelli minimi - che si intenderebbe raggiungere (ai quali si fa riferimento alle pagine 70 e 71)? Accanto ad efficienti strutture giudiziarie e di polizia, dovrebbero essere il deterrente pregiudiziale per sconfiggere l'isolamento e la rassegnazione della Calabria. In quella regione noi abbiamo per esempio alcuni comuni che sono praticamente isolati. Io non ero a Bovalino, ma molti dei colleghi che si sono colà recati - io ci sono stato in altri momenti - avranno certamente constatato in che condizioni si vive: non c'è una strada di collegamento apprezzabile... PRESIDENTE. Onorevole Matteoli, lei sta parlando da 8 minuti! ALTERO MATTEOLI. Sì, ha ragione; cercherò di concludere nel più breve tempo possibile, ma 5 minuti sono obiettivamente pochi. PRESIDENTE. Si tratta della norma di un regolamento che abbiamo approvato tutti. ALTERO MATTEOLI. Me ne rendo conto. Ha ragione. Comunque, chiedo scusa e mi avvio alla conclusione. La strada che attraversa l'Aspromonte è interrotta dal 1951 ed è difficilmente percorribile. Non parlo poi della linea ferroviaria ionica: quando si isola parte del territorio, evidentemente si mette la criminalità in condizioni di dilagare in regioni come queste. A pagina 4 delle conclusioni si afferma che la criminalità organizzata - la mafia o la 'ndrangheta - è espansa in tutto il territorio della regione Calabria e a tale riguardo viene fatta tutta un'analisi: il relatore non la fa all'inizio ma a quel punto delle conclusioni fa la storia del dopoguerra e di personaggi che hanno caratterizzato la vita politica ed economica della regione; poi dice che vi è stata una caduta. Se è vero che la criminalità si è espansa in questo modo in tutta la regione, un'analisi del perché ciò sia accaduto andava fatta. Il relatore fa riferimento a taluni personaggi e chiarisce, per la verità, che essi appartengono a tutti i partiti. Non vi è quindi la rivendicazione da parte del senatore Cabras di una parte politica: questi personaggi evidentemente hanno lasciato un vuoto con la loro scomparsa e non hanno saputo creare i presupposti per far fronte alla criminalità organizzata. Potremmo dire altre mille cose su questa relazione. Mi limiterò soltanto ad un riferimento alla vicenda Ligato, alla quale la relazione dedica un accenno. Come ho già avuto modo di sottolineare nel corso del mio intervento in sede di discussione generale, quella di Ligato è una delle vicende più emblematiche di una persona che, nonostante sia stato provato trattarsi di un personaggio discutibile, è potuta poi diventare deputato ed addirittura presidente dell'ente autonomo delle Ferrovie dello Stato. Comunque, Ligato ha pagato pesantemente e quindi è inutile spendere ulteriori parole di fronte ad una persona che poi ha pagato con la vita il suo atteggiamento. Concludo, preannunciando il voto contrario del gruppo del MSI-destra nazionale sulla relazione in esame. MASSIMO BRUTTI. Nella relazione del senatore Cabras è apprezzabile lo sforzo di individuare tutto quel che di positivo si muove oggi in Calabria: il risveglio della società civile e l'impegno anche all'interno degli apparati dello Stato. Credo sia importante che noi oggi concludiamo questo lavoro avviato sulla Calabria con una relazione che va anche al di là della rilevazione compiuta durante le visite in questa regione. La situazione in Calabria si sta aggravando (la relazione lo segnala e i fatti dell'attualità lo confermano): oggi il tribunale della libertà ha deciso la scarcerazione di Giorgio De Stefano ed io considero questo un segnale negativo per quanto riguarda la lotta contro la mafia, se è vero, come mi sembra, che le Pagina 2955 dichiarazioni accusatorie che chiamavano in causa Giorgio De Stefano non erano di un solo collaboratore di giustizia, erano convergenti ed è quindi una decisione grave quella che lo rimette in libertà. Tra l'altro, in questa fase si tratta di un segnale politico assai negativo. E' in corso in Calabria un'opera di intossicazione informativa e di depistaggio, che voglio segnalare ai colleghi della Commissione. E' uscito proprio in questi giorni un libro a firma dell'avvocato di Raffaele Cutolo, il Cangemi, nel quale, a parte una serie di insinuazioni oscure e anche di minacce, si tenta di demolire le dichiarazioni accusatorie dell'ex sindaco di Reggio Calabria, Agatino Licandro. E' come un controlibro rispetto alla lunga confessione di Licandro, che nella relazione viene anche citata, e viene citata a proposito dal senatore Cabras, poiché da quanto è venuto dicendo e scrivendo Licandro emerge lo scenario inquietante del coinvolgimento della 'ndrangheta nella vita politica ed istituzionale della regione. La relazione contiene una serie di elementi che noi sottoscriviamo: in essa sono stati compiuti passi avanti rispetto alla stesura originaria, ed è anche per questo, anche per la disponibilità del senatore Cabras a tenere conto di tutti i suggerimenti che da noi erano venuti, che voteremo a favore della relazione. Mi sembra che siano correttamente messi a fuoco i rapporti della 'ndrangheta con Cosa nostra ed il coinvolgimento delle cosche mafiose calabresi nella vita politica. Dalle inchieste in corso sul voto di scambio emerge soltanto una conferma di questo coinvolgimento, già nitidamente disegnato dalle relazioni prefettizie poste a base dello scioglimento di numerosi consigli comunali. La relazione si sofferma sui grandi appalti pubblici, sulla debolezza delle istituzioni, sulle logge massoniche occulte, menzionando, in modo che io considero corretto, l'indagine delicata e complessa che è in corso presso la procura della Repubblica di Palmi. Certo, vi sono aspetti che potevano essere ulteriormente approfonditi, ma qui voglio considerare e valutare la relazione per quello che c'è dentro. Noi presenteremo una nota integrativa, ma questo non ci impedisce di valutare il significato positivo che ha oggi l'approvazione di una relazione sulla Calabria da parte della Commissione antimafia, la quale mette al centro le parole scritte dal senatore Cabras a pagina 66 della relazione: "Una comparazione con le precedenti indagini della Commissione ci induce a concludere che siamo di fronte ad un aggravamento della situazione, a una crescita della minaccia mafiosa nell'intera regione, anche in province che si ritenevano a torto inquinate solo marginalmente dalla criminalità organizzata". Da questa relazione, che credo sarà approvata a larghissima maggioranza dalla Commissione, emerge un allarme che noi dobbiamo porre al centro del dibattito politico in Calabria, che dobbiamo sottoporre alle forze politiche democratiche, le quali si qualificheranno se avranno il coraggio e la forza di portare fino in fondo questa denuncia. Noi sottoponiamo questo allarme anche alla magistratura, chiedendo ai magistrati calabresi di operare con alta professionalità, con impegno, con rigore, di tacere e di fare con il massimo rigore possibile il loro dovere, perché c'è bisogno di una magistratura impegnata e seria, che non si lasci depistare né distogliere dal proprio lavoro in un momento di scontro che è anche - io credo - in questi giorni un momento di riflusso e di pericolo per chi lotta seriamente contro la mafia. Anche a costoro deve andare, con l'approvazione della relazione, la solidarietà della Commissione antimafia. MARCO TARADASH. La relazione è molto ampia e tenta anche, per quanto sia possibile in questo momento a chi l'ha redatta ed alla maggioranza che la voterà, di offrire un quadro dell'intreccio tra sistema politico e sistema mafioso. Trovo in questa relazione due difetti fondamentali che mi inducono a votare Pagina 2956 contro: il primo è la sottovalutazione di fatto del ruolo del narcotraffico. Credo che non si possa redigere una relazione sulla Calabria semplicemente introducendo nelle pagine che descrivono le varie situazioni locali il tema del traffico di droga come fonte principale della ricchezza finanziaria delle organizzazioni della 'ndrangheta e poi non cercare di dare un quadro complessivo di questo traffico e non cercare di domandarsi come mai questo traffico sia così esteso e perché non sia possibile ridurne il volume, ponendosi magari anche delle domande più di fondo. Certamente dovremmo avere un'analisi specifica di questo fenomeno, perché - torno a ripeterlo - due sono le ragioni per cui la mafia da fatto limitato, localizzato e quindi, di fronte ad una volontà reale dello Stato, fenomeno che può essere sconfitto, è diventata invece un fatto di enorme estensione. Un dato è rappresentato dal commercio della droga, l'altro dall'estensione della partitocrazia, cioè dall'uso del denaro pubblico a scopo di arricchimento politico, personale o delinquenziale. Vi è nella relazione Cabras un continuo approssimarsi a questo secondo elemento, ma poi c'è anche un ritrarsi, come per esempio quando, a pagina 62, si afferma che "in realtà l'intreccio tra politica e 'ndrangheta è, come altrove, il segno della pervasività delle cosche che non sono un corpo separato ma tendono ad inserirsi in ogni spazio istituzionale e societario e ad occupare e contrattare potere influenzando la vita pubblica e confermando la loro identità di sistema di potere chiuso e rigidamente regolato e programmato". Io, per la verità, invertirei i termini della questione (dico una cosa che può apparire paradossale ma è la realtà della storia d'Italia): in realtà, non è la 'ndrangheta che in Calabria si è insinuata all'interno della vita pubblica, ma è la vita pubblica che si è insinuata all'interno della 'ndrangheta. E' la vita pubblica, sono le istituzioni, i partiti, le attività commerciali che si sono insinuati all'interno di quel reticolo di associazioni a delinquere che altrimenti, se non ci fosse stata questa continua pressione da parte del mondo politico organizzato in un sistema di depredazione del bene pubblico, non avrebbero potuto fare quel salto di qualità che hanno fatto, grazie da un lato alla fonte autonoma di arricchimento, e quindi di intromissione nell'attività edilizia, commerciale e così via (rappresentata dal denaro che proveniva dal traffico della droga), e, dall'altro, alle occasioni che venivano quotidianamente offerte dal sistema politico legato alla spesa pubblica. Questi sono i due elementi che dovrebbero essere letti via via attraverso il modo in cui si svolge poi il percorso di attribuzione delle risorse. Una parte della società calabrese è stata "premiata" (lo dico tra virgolette) con tolleranza verso le più diverse forme di illegalità (dalle pensioni di invalidità fittizie, all'abusivismo edilizio, ai premi di maternità per le lavoratrici agricole e via dicendo, tutto gratis, tutto per mantenere un controllo clientelare); un'altra parte della società calabrese, quella che si è organizzata in modo criminale, è stata ancora di più premiata attraverso l'impunità e la collusione nella spartizione dei beni pubblici. Ci avviciniamo a questo nella relazione, c'è un tentativo di far capire che le cose stanno così ma ancora non c'è (e credo che non possa esserci) la forza di dire fino in fondo tutta la verità. Vi sono quindi due ragioni fondamentali per il mio voto contrario: da un lato, la sottovalutazione di un fenomeno che invece ha inciso e incide pesantemente nel salto di qualità delle organizzazioni mafiose italiane, cioè la partecipazione al traffico di droga; e, dall'altro lato, un ruolo di coabitazione tra potere politico e pubblico in senso lato, istituzionale (cioè le varie parti delle istituzioni che sono state via via legate o complici) e la crescita del fenomeno malavitoso. Per questi motivi voterò contro la relazione. MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non credo che esistano approssimazioni, come Pagina 2957 è stato lamentato da chi mi ha preceduto, nella relazione Cabras. Noi esprimiamo, a nome della democrazia cristiana, un notevole apprezzamento per lo sforzo compiuto, per il campo di indagine vastissimo, per l'apertura di varchi all'interno della società calabrese, una società, come si legge anche nel corpo della relazione, dove c'è una forma di rassegnazione, rassegnazione che finisce a volte per essere indubbiamente anche un aspetto di complicità nel sistema di rapporti tra la malavita organizzata e la classe politica. Devo dare atto in maniera particolare al senatore Cabras (che è espressione di un partito che per alcuni aspetti ha rappresentato molta parte della vicenda politica calabrese) del grande coraggio che ha avuto; e credo si dia anche atto del grande coraggio con il quale in questo periodo ci stiamo sforzando, all'interno della Commissione, di guardare alle nostre nudità, laddove sono intervenute, senza montare la guardia in una sorta di garitta abbastanza spericolata, dando tutto il nostro avallo nei confronti di aspetti che, laddove emergono, rischiano di essere puntualmente, come nel caso della relazione Cabras, riportati all'attenzione. Vi è quindi un dato non di disperazione né di smarrimento, ma in questo caso di apprezzamento per quanto è consegnato all'interno di questa vicenda. Vorrei aggiungere che per la verità il problema non richiama soltanto un modo di analizzare, perché evidentemente una relazione non è mai compiuta di per sé, ma induce sempre a forme di riflessione, e la risposta non può essere mai giocata in takle abbastanza puntuale; non esiste una puntualità rispetto ad una serie di argomenti di tale vistosità e di tale diffusiva presenza all'interno di un territorio per tantissimi aspetti massacrato. Il dato a mio avviso molto importante, che mi pare sia anche presente nella relazione, è quello di tenere conto di questo sforzo, di questa capacità di risveglio, ma mi sembra che nella parte meridionale dello stivale questo sia ancora abbastanza limitato rispetto a quanto si è visto in Sicilia e si intravede in Campania. Di qui la rassegnazione e il rischio della complicità insieme alla rassegnazione stessa. La Calabria (diciamo la verità), anche dal punto di vista statistico, è indubbiamente la regione di per sé più povera. I casi eclatanti come quello di Crotone, che sono apparsi nel caleidoscopio nazionale, maturano e fanno maturare la dimensione di un fenomeno di una povertà autentica. Non so se in Calabria esista il massimo di invalidità; secondo una recente indagine (ma non vorrei sbagliare), il massimo di invalidità esiste a La Spezia, e non certamente nelle regioni meridionali. Voglio dire però che probabilmente anche questo è un fenomeno che esiste nel Mezzogiorno d'Italia e in Calabria in maniera particolare. Questo è indubbiamente lo stato della difficoltà in cui si trova una regione come la Calabria, rispetto al quale evidentemente, come in tutte le regioni povere, c'è bisogno di tanta solidarietà e non soltanto di un'analisi del fenomeno. Mi rendo conto che dal punto di vista della relazione Cabras, per quanto attiene istituzionalmente a questa Commissione e a coloro che vi sono preposti, l'unica cosa da fare era sentire, ascoltare, parlare, rendersi conto, porre i problemi all'attenzione; credo che tutto questo verrà posto all'attenzione, come è avvenuto in questi giorni o nei mesi scorsi, quando se ne è parlato, quando la gente ha visto che anche a livello istituzionale vi era qualche referente che aveva la voglia di "giocare in malo modo" nei confronti della criminalità. Queste sono le ragioni di apprezzamento per cui, da parte della democrazia cristiana, si dice sì alla relazione del senatore Cabras. ALFREDO GALASSO. Signor presidente, mi accingo con dispiacere a votare contro la relazione in esame, perché considero queste relazioni territoriali e settoriali un lavoro molto importante di Pagina 2958 costruzione di un quadro di riferimento, di conoscenza e di valutazione dell'intera Commissione. Vi sono però in questa relazione alcuni punti di carattere generale che, se approvassi la relazione stessa, mi metterebbero inevitabilmente in contraddizione con ciò che penso e che ho detto; dico di più: alcune di queste cose sono già consegnate agli atti della Commissione. E dico subito di cosa si tratta. Vi è in primo luogo una sfasatura, che considero grave, tra la situazione della Calabria, la condizione materiale del potere politico, economico, affaristico e criminale in Calabria ed il taglio, il tono della relazione; una sfasatura grave che mi meraviglia alcuni colleghi particolarmente sensibili a questi fenomeni mi riferisco a Massimo Brutti - non abbiano colto. Me ne stupisco perché in Calabria è accaduto qualcosa che è raccontato, cari colleghi, con parole impressionanti in recenti atti giudiziari; qualcosa che invece nella relazione è ricordato piuttosto che come il punto di partenza di un'analisi del fenomeno come uno dei fenomeni di contiguità tra politica e mafia: sto parlando dell'assassinio di Ligato e della sua storia. Non a caso quando abbiamo predisposto la relazione sulla Sicilia o sui rapporti tra mafia e politica siamo partiti da un dato, da un fatto sconvolgente: l'assassinio di Salvo Lima; mi sarei aspettato che per la Calabria fossimo partiti dall'omicidio di Ligato. Questa sfasatura è grave - lo ripeto - perché esprime una sottovalutazione del fenomeno a livello complessivo, non solo in Calabria. In secondo luogo, vi è una concezione del potere mafioso che ancora una volta indugia sull'autonomia, per così dire, del potere criminale, delle cosche, le quali avrebbero penetrato, determinando intrecci e ramificazioni, il mondo politico, il mondo affaristico, il mondo imprenditoriale. No, cari colleghi, noi sappiamo che in Calabria particolarmente vi è un'identificazione di soggetti. La vicenda che riguarda, ad esempio, il mandato di cattura emesso dal GIP di Reggio Calabria per i famosi 130 o 131 (di cui il centotrentunesimo è Licio Gelli) descrive uno spaccato nel quale i soggetti che si fregiano di una tessera, che agiscono come dirigenti politici, che si muovono durante la campagna elettorale sono i capimafia, i quali, a loro volta, fanno e trattano affari leciti ed illeciti. Qui davvero vi è il rischio che indirizziamo l'analisi che ci accingiamo a compiere sul fenomeno mafioso ancora una volta verso la mafia come una sorta di organizzazione criminale feroce, temibilissima, potente, che mette a rischio apparati dello Stato. No, non possiamo fare questo salto all'indietro nell'analisi, non ce lo possiamo permettere, particolarmente per la Calabria, dove l'unicità di questo sistema di potere, la vischiosità, la compattezza, il carattere oppressivo sono evidenti, nel senso che si colgono recandosi in Calabria, girando per la regione, parlando con la gente. Sono queste le due considerazioni di carattere generale che ho inteso svolgere. Al termine del mio intervento (che sto comunque per concludere) esporrò un rilievo metodologico che va oltre questa relazione. Vi sono poi tre punti che cito soltanto riservandomi di presentare una relazione in proposito. Il primo riguarda il potere giudiziario, la magistratura: per noi che abbiamo il compito di individuare le disfunzioni ed i rimedi non è possibile non esprimere, caro collega Cabras, un giudizio articolato, dando a ciascuno il suo nome, il suo cognome e la sua responsabilità, come facciamo con i mafiosi. E' nostro compito, non possiamo arrestarci di fronte al fatto che quella è la magistratura: sappiamo bene che in Calabria la magistratura non è un tutt'uno e dobbiamo distinguere perché, altrimenti, non si capisce più nulla, altrimenti va tutto bene e va tutto male contemporaneamente. Vi sono corti d'appello e corti d'appello, procure e procure, tribunali e tribunali (poc'anzi il collega Brutti ricordava un grave episodio). Dobbiamo fare ciò che sto dicendo tanto più in quanto il nostro è un giudizio politico, come tale non sostitutivo rispetto all'attività Pagina 2959 giudiziaria, con la premessa - che potremmo anche evitare di fare, ma che forse non risulta inutile ribadire - che non ci compete sostituirci ai giudici, mentre la valutazione politica vivaddio è libera, altrimenti cosa ci stiamo a fare? Il secondo punto riguarda le indicazioni specifiche di responsabilità di amministratori locali e di dirigenti politici, responsabilità che sono emerse in questo periodo con una corposità ed una pesantezza che ancora una volta non hanno nulla a che fare con la materia penale ma che pure esistono. Può non essere naturalmente Riccardo Misasi - tanto per fare un nome ed un cognome - responsabile penalmente di concorso in associazione mafiosa o peggio - perché questo non ci riguarda - ma che cosa abbia rappresentato Riccardo Misasi nel sistema di potere politico in Calabria questa Commissione deve pur dirlo! Il terzo punto si riferisce all'accenno che si è fatto alla vicenda della massoneria: si tratta, a mio avviso, della parte più pregevole di questa relazione in quanto è molto diffusa; essa si occupa anche dell'inchiesta del procuratore di Palmi. Si è parlato, ad un certo punto, di ostacoli istituzionali, ma a chi ci si intendeva riferire? Chi ha ostacolato quell'inchiesta sul piano istituzionale? Vi è una storia che hanno raccontato le cronache di tutti i giornali, vi sono stati momenti aspri di scontro che sono stati espressi perfino in questa Commissione da chi si attribuiva allora il titolo di ministro della giustizia pluridecorato e pluriammirato (per essere chiari); ebbene, allora diciamo anche questo. Ho voluto portare tre esempi ma altri se ne potrebbero fare; per me il giudizio negativo sulla relazione nasce comunque soprattutto dalle due considerazioni di carattere generale che ho svolto nella prima parte del mio intervento. Poiché queste relazioni territoriali e settoriali sono molto importanti e poiché naturalmente mantengo intatti la stima e l'apprezzamento verso i colleghi estensori (Robol ed il presidente ieri, Cabras oggi) perché ovviamente qui stiamo esprimendo una critica di natura politica - è inutile sottolinearlo, ma forse vale comunque la pena di dircelo credo che, vista la delicatezza di questo genere di relazioni che vanno a comporre il quadro di un lavoro importante della Commissione, sarebbe bene che queste relazioni così delicate (e mi riferisco anche a quella sulla Campania ed a quella sulle zone di non tradizionale insediamento mafioso che dovremo discutere di qui a poco) nelle loro linee generali venissero esposte prima di procedere alla stesura anche per non mettere in difficoltà i relatori. Mi rendo conto, infatti, perché faccio questo mestiere, che correggere le cose quando ci si accorge che vi sono lacune ed insufficienze è faticoso e difficile ed alla fine non si riesce a farlo. Invece, se si svolge una discussione generale in cui ciascuno interviene per cinque o dieci minuti, il relatore può cogliere da chi magari ha partecipato ad una determinata missione o ha letto talune carte un orientamento di carattere più generale grazie al quale l'impianto della relazione può risultare maggiormente adeguato. Dico questo per contribuire ad un tipo di costruzione del nostro lavoro che possa essere più conducente rispetto allo scopo finale. SALVATORE FRASCA. Signor presidente, avrei voluto svolgere alcune osservazioni di natura metodologica ma non lo farò per recuperare del tempo, riservandomi di farlo in occasione della discussione sulla relazione annuale. Nel dichiarare il mio voto contrario alla relazione presentata dal senatore Cabras, vorrei sentirmi libero psicologicamente, cioè al di fuori ed al di sopra di una condizione che spesso si determina in questa Commissione, per cui non sempre si può esprimere tutto ciò che si avverte attraverso la sensibilità del proprio animo e l'uso della propria ragione: prevalgono metodi, sistemi che appartengono ad una cultura che ha allignato per lungo tempo nel movimento operaio, in certi Stati ed in determinate società, e che non vorremmo albergasse in questa Commissione. Anche a questo proposito avrò Pagina 2960 occasione di meglio specificare il disappunto che vado denunciando in occasione della discussione della relazione annuale. Voterò contro la relazione, pur apprezzando ancora una volta lo sforzo compiuto dal collega Cabras, perché credo che essa abbia conservato quei punti negativi, quei vuoti, quei nei di cui abbiamo avuto occasione di parlare discutendo la prima stesura. E' una relazione disorganica, che non offre comunque uno spaccato del fenomeno criminoso nella società calabrese. Più specificatamente, desidero osservare che questa relazione non fa riferimento alle drammatiche condizioni in cui versa la Calabria e da cui non solo ha tratto origine ma si è anche espanso il fenomeno mafioso. Non vi è, quindi, un'approfondita analisi del fenomeno criminoso, della sua origine, della sua evoluzione, della sua attività, delle sue connivenze con i pubblici poteri; non viene opportunamente preso in esame il sistema di potere che governa la Calabria, un sistema di potere che è intrecciato con la politica e con le istituzioni. Certo, non possiamo accusare uomini politici, i cui nomi abbiamo appreso nel corso delle audizioni, di essere responsabili di determinati misfatti come, ad esempio, la violazione dell'articolo 416- bis del codice penale; ma questi uomini politici sono comunque i creatori, gli autori di quel sistema di potere da cui la mafia ha tratto l'alimento necessario e si è potuta sviluppare. Questo non si ha il coraggio di dirlo, così come non si ha il coraggio di parlare dello scarso funzionamento delle istituzioni e, tra queste ultime, in primo luogo della magistratura che tiene in Calabria un comportamento omissivo, contraddittorio, che non sempre interviene al momento giusto, che è eccessiva in alcune circostanze e remissiva in altre. Non si vogliono dire queste cose perché lo stampo della relazione, signor presidente, onorevoli colleghi, deve essere uno stampo di marca dorotea, perché in questo Parlamento non si possono sciogliere inni alla libertà ed alle scelte che possono scaturire, come dicevo all'inizio del mio intervento, dal prorompere del proprio animo. Concludo sottolineando come non possano rimanere inascoltate talune drammatiche denunce. In una precedente seduta ho parlato di alcune registrazioni telefoniche che non sono state inventate da me ma che risultano da un rapporto di polizia; ad una di tali registrazioni ha fatto cenno poco fa il collega Matteoli. Adesso voglio fare riferimento ad un'altra di queste registrazioni: "Telefono 2883, ore 21,34 dell'1- 6-92: Saletta informa Maria raggiunta all'utenza 06/890960. In merito la informa che l'avvocato Roberto Falvo ha assicurato che entro quindici giorni riuscirà a far mettere Domenico in libertà. All'uopo lo stesso legale aveva riferito alla Saletta che, per sgravare la posizione dello stesso Domenico, egli avvocato aveva contattato, impegnandosi a pagarlo, il medico di Cosenza che si interessa delle analisi della sostanza stupefacente sequestrata per non farla risultare pura". Di fronte a fatti come questi, le istituzioni si piegano, chi si dovrebbe muovere non lo fa, vengono assicurate coperture politiche. Ecco quindi che, usando il metodo induttivo, arriviamo a considerazioni di carattere generale che ci portano a dire che questa relazione non può essere approvata perché è di chiaro stampo doroteo e perché non affonda il bisturi dell'analisi nella realtà criminosa presente nella regione calabrese. MASSIMO SCALIA. Signor presidente, desidero preannunciare il voto favorevole del gruppo verde. Un voto favorevole che però ribadisce, ampliandola, la scarsa convinzione con la quale già approvammo il più impegnativo documento sul rapporto tra mafia e politica a proposito della Sicilia e dell'omicidio Lima, che a quel documento diede origine. La convinzione è ancora minore che in quell'occasione perché alcune delle critiche che sono risonate nelle dichiarazioni di voto fatte dai colleghi che mi hanno Pagina 2961 preceduto mi sono parse molto incisive. Non voglio adesso andare ad accuse politiche sulla natura più o meno correntizia del documento e della cultura che lo ispira, però è indubbio che sul piano... PAOLO CABRAS, Relatore . Il doroteismo non mi riguarda né come cultura né come opzione. Riguarderà il collega Frasca. MASSIMO SCALIA. Lo so bene. SALVATORE FRASCA. Sono stato per lunghi anni alla scuola della DC. MASSIMO SCALIA. Mi pare abbastanza evidente, tuttavia, che questa relazione sia, sul piano dell'indagine del rapporto tra mafia e politica, assai poco soddisfacente proprio con riferimento all'individuazione delle responsabilità politiche. La Calabria, infatti, è stata nell'occhio del ciclone proprio per il legame tra molti suoi uomini politici ed attività che sono o confinanti o del tutto intersecate con quelle della criminalità organizzata. La visione che qui viene proposta della 'ndrangheta come estremamente frazionata cozza, ad esempio, con la visione che ci è stata esposta da alcuni pentiti e che tende, invece, a fornire uno schema molto unificato di interpretazione della criminalità organizzata sia per quanto riguarda la 'ndrangheta sia per la Sacra corona unita. Ma il punto importante non è tanto questo quanto la sottovalutazione delle responsabilità politiche. Un altro elemento che dà luogo alla mia insoddisfazione nell'esprimere comunque un voto a favore sta nel fatto che non solo io ma anche altri colleghi, tra i quali l'onorevole Olivo, avevamo richiamato l'attenzione del relatore sulla questione della centrale di Gioia Tauro, l'impresa più grossa dal punto di vista economico e industriale in corso nella regione calabra. Non vorrei essere stato affrettato, ma mi pare che nella relazione non se ne faccia neanche menzione. PAOLO CABRAS, Relatore . Ne ho parlato anche nella replica, lei è arrivato tardi, onorevole Scalia. PRESIDENTE. Ha detto che l'avrebbe inserito. MASSIMO SCALIA. Rimane il fatto che nella relazione non c'è. PAOLO CABRAS, Relatore . Checché ne dica lei se ne parla. In più ho annunciato un'integrazione. MASSIMO SCALIA. E' una questione di misura e di pesi su cui non ci troviamo d'accordo. Concludo con un auspicio. Poiché mi pare che debba essere iscritto all'ordine del giorno dei nostri lavori un ulteriore argomento che riguarda la Calabria nella versione specifica del fenomeno 'ndrangheta, spero che questa ulteriore relazione possa in qualche modo integrare ed andare molto più a fondo rispetto alle carenze che io, come altri colleghi, ho avvertito. Desidero anche comunicare con sommesso garbo la situazione in cui mi trovo. Io sono tra coloro che hanno maggiormente insistito affinché questa Commissione procedesse nei suoi lavori senza procrastinare, perché è importante che si arrivi a delle conclusioni. Però non a qualunque conclusione. Quindi, qualora la Commissione si trovasse nell'incapacità di pervenire, rispetto ad indagini di questo tipo, ad un documento conclusivo che soddisfi la gran parte dei commissari e dovessi nuovamente trovarmi di fronte a documenti quale quello oggi al nostro esame, il mio imbarazzo nel votare a favore cesserebbe; nel senso che non voterei più a favore e non mi sentirei più obbligato a farmi carico di quel senso di responsabilità collettiva che, in questo anno di funzionamento della Commissione antimafia, mi ha indotto ad esprimere a nome del gruppo un voto favorevole alla relazione del senatore Cabras. GIORGIO CASOLI. Non era mia intenzione intervenire ma mi pare doveroso farlo dopo quanto detto dal collega Frasca, perché condivido nello spirito quanto egli ha detto e condivido anche le osservazioni Pagina 2962 in dissenso alla relazione. Indubbiamente, tutti coloro che sono intervenuti l'hanno fatto allo scopo di dare un contributo costruttivo e positivo al perseguimento del risultato migliore. Però, il gruppo socialista si riconosce essenzialmente nella linea di condotta e nelle parole che sono state espresse dal collega Olivo e che sono di sostanziale adesione alla relazione Cabras. Tale relazione, indubbiamente, non è perfetta sotto ogni aspetto ma è bene che sia così; sarebbe veramente grave che in una materia di questo genere si potesse raggiungere un giudizio di perfezione. Anzi, io sarei preoccupato se vi fosse unanimità di giudizio e, soprattutto, se vi fosse un coefficiente di soddisfazione amplissimo. Probabilmente, se questa soddisfazione vi fosse, avremmo fatto veramente un documento doroteo. Mi sembra, invece, senatore Frasca, che questo non lo sia e sia invece un documento equilibrato e rappresenti quanto di meglio si possa oggi licenziare al termine di un coscienzioso ed approfondito esame. E' questa, in sostanza, la ragione per la quale il collega Olivo ed io riteniamo, a nome del gruppo, di esprimere... SALVATORE FRASCA. Il gruppo non c'entra. Parli a suo nome! GIORGIO CASOLI. Dico allora che a nome soprattutto del collega Olivo e mio, ritengo di esprimere voto favorevole alla relazione Cabras. PRESIDENTE. Pongo in votazione la relazione sulla Calabria. (E' approvata) . Eventuali note integrative, per chi ha votato a favore, orelazioni di minoranza possono essere depositate entro trenta giorni. SALVATORE FRASCA. Preannuncio la presentazione di una relazione di minoranza. PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Frasca. Chiedo che la presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento formale del testo. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito) . Discussione della relazione annuale. PRESIDENTE. Il secondo punto all'ordine del giorno reca la discussione della relazione annuale. Nella precedente seduta ho rinviato alla relazione scritta, rinunciando ad una esposizione orale. Possiamo quindi dare inizio alla discussione. Desidero soltanto precisare che in questo rapporto si segnala l'opportunità di mettere a punto alcune questioni legislative. In particolare, desidero evidenziare ai colleghi l'opportunità di discutere due questioni. La prima riguarda la certificazione antimafia. Pongo tale questione alla vostra attenzione perché dal lavoro che si è svolto è emerso che tale certificazione oggi produce oneri notevoli e per la pubblica amministrazione e per gli operatori economici, mentre dà vantaggi quasi nulli per il fatto che, ormai, le imprese a presenza mafiosa si organizzano in modo che i vertici siano rappresentati da persone pulite (prestanome, eccetera). Mi domando, quindi, se non sia il caso di sostituire alla certificazione antimafia una valutazione di merito su quali siano gli effettivi operatori economici che stanno dietro la sigla. La seconda questione, assai delicata, riguarda il problema delle fusioni societarie. Questo perché là dove ci sono fusioni o acquisti, oggi come oggi, con l'acquisto non passa il portafoglio appalti; dunque, sostanzialmente, alcuni passaggi di proprietà di imprese non possono essere effettuati perché l'impresa non vale nulla se non può passare anche il suo portafoglio di lavori. La ratio di questo limite, prevista nella legislazione antimafia, ha avuto senso fino ad un certo momento; ora pongo all'attenzione dei Pagina 2963 colleghi l'interrogativo se non sia il caso che, fermo restando che l'impresa che succede o che risulta dalle fusioni presti tutte le stesse garanzie che aveva prestato la prima, sia possibile il passaggio del portafoglio. Questo per evitare che le norme antimafia finiscano per rappresentare un intralcio al mercato ed alla circolazione delle imprese sane, senza riuscire a conseguire gli effetti che si volevano conseguire nei confronti delle imprese mafiose. Sull'ordine dei lavori . ALFREDO GALASSO. Intervenendo brevemente sull'ordine dei lavori, le chiedo, presidente, quali siano le previsioni sull'andamento e l'eventuale conclusione di questa discussione. PRESIDENTE. Possiamo stabilirlo insieme, colleghi. Tutto dipende dal numero degli iscritti a parlare. ALTERO MATTEOLI. Penso che la domanda del collega Galasso tenda a chiarire se si intenda concludere questa sera la discussione generale. ALFREDO GALASSO. Esatto. PRESIDENTE. Dipende, come ho detto, dal numero degli iscritti a parlare. Personalmente ritengo che questa sera non sia possibile concludere la discussione, anche perché vorrei riservarmi un po' di tempo per riflettere prima della replica. ALFREDO GALASSO. Desidero anche un chiarimento, dal momento che considero questo un appuntamento importante. Se ho bene inteso, la bozza di relazione che il presidente ci ha inviato rinunciando ad esporla oralmente è una trama, cioè una relazione aperta; desidero precisare questo punto per dare un tono all'andamento della discussione e, in particolare, al mio intervento. Se non ho capito male, sono state volutamente omesse valutazioni e conclusioni di ordine politico, secondo uno spirito - che io riterrei di apprezzare - che vuole rinviare all'esito della discussione la stesura definitiva della relazione da parte del presidente. PRESIDENTE. Se non ricordo male, nella lettera di accompagnamento si precisa proprio che il documento è privo di premessa politica e di conclusione politica in quanto vuol essere soltanto una rassegna delle cose fatte e che, di conseguenza, premessa e conclusione scaturiranno dagli indirizzi emersi nel dibattito. Era questo il senso. Per quanto riguarda, invece, l'andamento dei lavori, credo che oggi potremmo proseguire fin verso le 19 per poi rinviare ad altra seduta. Poiché venerdì prossimo la Commissione sarà impegnata in una missione in Abruzzo, proporrei di tenere seduta giovedì 14 dalle 15 alle 16,30, cioè fino all'inizio della seduta al Senato. In un'ora e mezzo di lavoro potremmo forse concludere la discussione. Ricordo che la settimana successiva sarà molto più pesante a causa dell'esame della legge finanziaria, quindi di difficile utilizzazione per noi, mentre è bene che, una volta iniziata, una discussione come questa sia portata a conclusione, senza restare in sospeso. ALFREDO GALASSO. Non potremmo continuare la discussione domani? PRESIDENTE. Io sono d'accordo. WALTER MONTINI. Al Senato siamo impegnati nella discussione della legge finanziaria. PRESIDENTE. In effetti, la discussione della legge finanziaria al Senato è in questi giorni particolarmente impegnativa perché sta per concludersi l'esame da parte delle Commissioni. Sappiamo bene che negli ultimi due giorni di esame in Commissione il lavoro è sempre molto pesante. Ritengo invece che sia possibile tenere seduta giovedì prossimo alle 15. Pagina 2964 Chi intende intervenire adesso sulla relazione annuale? ALFREDO GALASSO. Il fatto è che siamo stanchi, signor presidente. Avrei bisogno di rilettere ancora sulla relazione. Preferirei intervenire giovedì. PRESIDENTE. Il documento è stato presentato una settimana fa, per cui credo che il tempo per leggerlo ci sia stato. Avevamo due iscritti a parlare per oggi, cioè i colleghi Galasso e Montini. Se però questi colleghi non vogliono intervenire oggi, possiamo rinviare a domani alle ore 19. ALFREDO GALASSO. Mi pare un'ottima idea! ANTONIO BARGONE. Credo si tratti di una proposta destinata a naufragare. PRESIDENTE. Allora, dobbiamo utilizzare questa seduta. MASSIMO SCALIA. Mi rendo conto dell'imbarazzo in cui si trova il presidente... PRESIDENTE. No, io non sono imbarazzato. L'imbarazzo è di altri: è di chi deve parlare e non parla. MASSIMO SCALIA. Devo dire che neanch'io mi sento particolarmente imbarazzato, perché ognuno di noi ha un suo carico di lavoro rispetto al quale ha come tribunale eminentemente le proprie capacità e la propria coscienza. E' vero, lei ha inviato più di una settimana fa questa relazione ma il problema è di riuscire a leggerla e di rifletterci sopra per poter poi intervenire in modo motivato. Come è stato ricordato, la relazione è la sintesi del lavoro di un anno, per cui merita una discussione non superficiale. Ciò premesso, desidero proporre, signor presidente, una soluzione diversa da quella che potrei suggerirle se lei rinunciasse all'uso di un metodo sassone neanche anglo -, cioè quello per cui, dichiarato aperto il dibattito, e constatato che nessuno interviene, si passa ai voti. Mi rendo conto che non ci sono tante altre soluzioni, nel senso che se si volesse essere rigidi è questa la soluzione che la procedura prevede; tuttavia, se così fosse, credo che questo "sassonismo" produrrebbe effetti deteriori. Allora, è ben vero che domani abbiamo tutti molto lavoro sia al Senato sia alla Camera ma forse varrebbe la pena rinviare di ventiquattro ore, in modo che vi sia una fluidificazione che andrebbe a vantaggio degli interventi. Se così fosse, potremmo iniziare domani sera verso le 19 il dibattito su questa relazione. PRESIDENTE. Colleghi, io "fluidifico" tutto, però devo insistere su un punto determinante: considerato che disponiamo di un pomeriggio libero e che avete avuto il documento una settimana fa, a questo punto dobbiamo cominciare. Mi richiamo al vostro senso di disciplina, anche perché mi sembra di capire che la giornata di domani sia per tutti piena di impegni. ANTONIO BARGONE. Oggi è un'occasione più unica che rara! Cominciamo! ALFREDO GALASSO. Non vorrei essere "inchiodato" per essermi iscritto... MASSIMO SCALIA. Sì, ma a questo punto voglio vedere chi interviene. PRESIDENTE. Se nessuno interviene, sono costretto al rispetto del regolamento. Pertanto, se i colleghi che hanno chiesto di intervenire non intendono farlo, devo prenderne atto e poi passare ai voti. C'è un'altra soluzione? MASSIMO SCALIA. Sì, signor presidente, quella di aggiornare la riunione. Forse è banale ma è l'unica soluzione. PRESIDENTE. Sì ma non è possibile aggiornarci a domani e giovedì potremo disporre soltanto di un'ora e un quarto Pagina 2965 per lavorare; è decisamente troppo poco, considerato che, come è facile prevedere, saranno molti i colleghi che chiederanno di intervenire. Quindi, giovedì non potremo concludere la discussione. Tenuto conto che la settimana successiva i colleghi del Senato avranno molti impegni cui far fronte, rischiamo di rinviare questa discussione ai primi di novembre. Credo che tenere "appesa" venti giorni una relazione sul lavoro annuale, di cui tutti hanno sottolineato l'importanza, non sia una cosa seria, soprattutto considerato che potremmo discuterne oggi perché c'è stato il tempo per leggere la relazione e per riflettere sulla medesima. ALTERO MATTEOLI. Però, signor presidente, non è neanche serio intervenire dopo una lettura superficiale. PRESIDENTE. Se una settimana non è stata sufficiente per leggere la relazione...! ALTERO MATTEOLI. Ma abbiamo dovuto fare tante altre cose! CARLO SMURAGLIA. Signor presidente, vorrei capire. Indipendentemente dalla relazione, se non ricordo male, mi pare che da giugno si chieda di fissare una data per la discussione politica sugli orientamenti generali eccetera. Presumo, quindi, che già allora vi fosse qualcosa su cui si intendeva parlare. Adesso, la relazione è l'occasione per farlo. A questo punto, dunque, vorrei capire per quale ragione nessuno intende intervenire. Il collega Galasso una spiegazione l'ha data, in quanto ha detto che è stanco, che vorrebbe rifletterci di più, per cui preferirebbe non intervenire oggi. Vorrei che chi chiedeva di fare questa discussione tre mesi fa, mi dicesse per quale motivo non intende intervenire oggi. Ripeto, amichevolmente vorrei capire il motivo per il quale adesso, improvvisamente, non c'è più quella fretta. Se c'è una ragione comprensibile, sono disponibile a riunirci stasera dopo cena, domani, giovedì o in un altro giorno. Però, vorrei che ci parlassimo con franchezza, in modo da chiarire la questione. SALVATORE FRASCA. Al collega Smuraglia voglio dire che sono fra coloro che hanno chiesto che si svolgesse un dibattito sulla relazione. Però, voglio precisare, caro collega, che dopo la mia partenza da Roma giovedì, ho dovuto impegnarmi, come dirigente politico e come parlamentare, su un'infinità di problemi. E' questa la ragione per cui non sono preparato questa sera. Se fossi un professionista dell'antimafia, mi dedicherei solo a questo mestiere ma siccome così non è... ALFREDO GALASSO. I professionisti dell'antimafia sono morti tutti. Meno male che non lo sei! SALVATORE FRASCA. Chissà che un giorno non capiti anche ame. PRESIDENTE. Un giorno capita a tutti! SALVATORE FRASCA. Sì, ma Galasso parla d'altro. Comunque, credo che in questo mondo si possa essere lineari, seri, tranquilli e onesti. E poi, quando si va senza scorta può sempre capitare qualcosa. Ma penso che la scorta sia la mia coscienza, e per quanto mi riguarda non voglio gravare sullo Stato (anzi, credo che anche di questi gravami dovremmo cominciare a discutere, magari anche in sede di discussione della relazione). Ripeto, proprio perché gli interventi sulla relazione debbono essere approfonditi, a mio parere, considerato che è da giugno che attendiamo di farlo, non significa niente se aspettiamo ancora qualche giorno al fine di svolgere un dibattito serio e di dare una svolta a questa Commissione. ALFREDO GALASSO. Non vorrei subire un trattamento contrastante con le esigenze che ho esposto. Dico, provocatoriamente, che sono anche disposto ad intervenire nonostante la stanchezza che Pagina 2966 provo per gli impegni cui ho fatto fronte stamattina. Potrei intervenire tenendo conto delle condizioni poste dal presidente, il quale ha detto che se io e un altro collega intervenissimo adesso, la Commissione procederebbe poi alle votazioni... PRESIDENTE. Non ho detto che farei questo! ALFREDO GALASSO. Comunque, vi prego, non vorrei essere costretto a dover intervenire stasera con fatica e poi scoprire che giovedì si prosegue nel dibattito. Se non vi è nessuno che intende intervenire, è ovvio che spetta al presidente prenderne atto e trarne le conseguenze. CARLO SMURAGLIA. Io non sono per chiudere, ma per trovare un accordo. LUIGI BISCARDI. Signor presidente, direi di fissare la riunione per martedì pomeriggio. ANTONIO BARGONE. Martedì la Commissione è in Lombardia. LUIGI BISCARDI. In due o tre ore, all'inizio della prossima settimana, potremmo fare la discussione e la votazione con un'unica tornata. PRESIDENTE. Ma con la sua proposta lei fa slittare ulteriormente i tempi, senatore Biscardi. LUIGI BISCARDI. Se fissiamo la seduta per giovedì va bene. ANTONIO BARGONE. Si può assumere l'impegno di svolgere interventi che non superino i dieci minuti. PRESIDENTE. Sì, purché su questo l'intesa sia comune. Del resto, le dichiarazioni di voto sulla relazione sulla Calabria non hanno superato gli otto o nove minuti. ALFREDO GALASSO. Forse, potremmo rinviare le visite in Abruzzo e in Lombardia. Quando l'altra volta ho posto il problema sull'ordine dei lavori era perché il ritmo dei lavori era tale che alcuni di noi non riuscivano a seguirlo perché impegnati in altre cose. PRESIDENTE. Sì, però la data della visita in Lombardia l'abbiamo votata tutti! ALFREDO GALASSO. E' del tutto evidente che un insieme di proposte possono passare se votate in ufficio di presidenza. Il problema è che chi come lei si trova di fronte alla necessità di organizzare l'ordine dei lavori deve recepire preliminarmente, quasi interiorizzare... PRESIDENTE. L'interiorizzazione del calendario mi sembra eccessiva! ALFREDO GALASSO. Comunque, lei non deve rispondermi formalmente che le proposte sono state votate. Se venerdì dobbiamo andare in Abruzzo e lunedì in Lombardia, vuol dire che la discussione non si può fare. PRESIDENTE. Il calendario è stato predisposto tenendo conto che oggi avremmo potuto contare su una giornata libera, in cui non si sarebbe presentato l'intralcio che i colleghi Galasso e Scalia hanno più volte denunciato. E' questa la ragione per cui avevamo fissato per oggi la discussione. ALFREDO GALASSO. Comunque, è certo che non può concludersi in un pomeriggio la discussione su questa relazione. PRESIDENTE. Infatti, abbiamo detto oggi e giovedì. ALFREDO GALASSO. Ma lei dovrà preparare la sua replica, probabilmente ci saranno integrazioni scritte... Pagina 2967 PRESIDENTE. La ringrazio, ognuno è responsabile delle cose che fa, per cui spetta a me decidere quando devo replicare e quali integrazioni apportare. ALFREDO GALASSO. Ma lei ha detto che non c'era la premessa per la conclusione. PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galasso. MASSIMO BRUTTI. Credo si debba prendere atto della mancanza di iscrizioni a parlare per il pomeriggio di oggi. Questo, venendo da chi aveva ripetutamente chiesto una discussione sulla Commissione antimafia, suoi suoi lavori e le prospettive, ha un significato. Spero che l'unico significato sia che i colleghi non hanno fatto in tempo a prepararsi. Comunque, ne dobbiamo prendere atto. Non credo sia utile intervenire in una discussione della quale mi è chiaro soltanto uno dei due termini, non avendo ascoltato le ragioni di coloro che hanno chiesto questo rendiconto, altrimenti sarei già intervenuto. Francamente vorrei capire quali siano la dialettica ed il campo di argomentazioni entro cui collocarmi. Ricordo le ripetute richieste del senatore Cappuzzo e di altri colleghi oggi presenti che invito a dire ciò che pensano dei lavori della Commissione: se non sono in grado di farlo, rinviamo la seduta. Propongo, comunque di rinviarla ad un momento il più ravvicinato possibile. Non credo che questa assenza di iscrizioni a parlare di oggi possa essere presa ad argomento per far slittare altre attività della Commissione. Credo sia giusto lavorare il più intensamente possibile, perché i tempi che abbiamo di fronte non sono lunghi e le cose da fare sono molte. Quindi, a meno che ci siano interventi che si propongono ora in extremis , mi pare inevitabile rinviare: l'importante è che si rinvii al più presto possibile, cioè a domani e domani vedremo se sarà possibile concludere il dibattito. MASSIMO SCALIA. Il collega Brutti ha reiterato la proposta che ho avanzato prima. A proposito però dell'osservazione del presidente, informo che me ne vado, perché devo partecipare alla seduta delle Commissioni riunite V e X della Camera sulle questioni del bilancio, perché en passant anche la Camera ha preso l'abitudine di lavorare appieno il martedì, che ci sia Aula o meno. Non credo che ci sia altro da fare: o prendere atto che non vi sono iscritti a parlare e aggiornare (non comprendo le polemicuzze con un briciolo di limone su chi abbia voluto questa discussione, che personalmente non ho voluto, anzi non so neppure se sia fondamentale; il presidente si sarà certo affaticato nel predisporre questa relazione, che però non è affascinante come L'asino d'oro di Apuleio e richiede una lettura che non è a livello della letteratura amena); ovvero, se si vuole usare una strada di rigore e procedura formale, si apra e si chiuda il dibattito. Personalmente, ho altri impegni e me ne vado. Ho fatto una proposta di aggiornamento: se i colleghi la vorranno accogliere e se il presidente la vorrà sottoporre ai colleghi, benissimo, altrimenti pazienza. Aggiungo che non ritengo fondamentale - forse distinguendomi da altri colleghi - fare l'esamino a noi stessi su come è andato quest'anno. Credo - e il presidente me lo confermerà - che possa essere utile se la riflessione su un anno di lavoro troverà una sede - proprio il Parlamento sulla quale riversarla, senza tenerla chiusa all'interno di una Commissione bicamerale che ha sì una rappresentanza di Camera e Senato ma riguarda 50 persone. Dico questo perché in altre commissioni bicamerali si procedeva - mi riferisco ad un'esperienza personale - ad una valutazione del lavoro annuale per riportarla alla Camera e al Senato. Non so se questo sia l'intendimento ma dovrebbe esserlo e forse sarebbe anche utile. ANTONIO BARGONE. E' previsto dalla legge. MASSIMO SCALIA. A maggior ragione ritengo che una strozzatura sui tempi sia un fatto buffo. Pagina 2968 GIANCARLO ACCIARO. Sono fermamente convinto che un momento di sintesi sia importante e che vadano rispettati i tempi. Però io stesso - e me ne faccio una colpa - non sono preparato per intervenire. Chiedo al presidente, se riterrà opportuno rinviare la discussione di qualche giorno, di prevederne anche la conclusione, perché vi è il rischio di ritrovarci tra uno o due giorni con altri colleghi oggi non presenti che pongono le stesse questioni, come già è avvenuto in altre occasioni. In questo modo, la relazione potrebbe diventare una barzelletta. Quindi, chiedo al presidente di stabilire che nella giornata in cui si discuterà la relazione, sia prevista anche la votazione. ALTERO MATTEOLI. Rispondo all'invito fatto, a mio avviso molto correttamente, dal senatore Smuraglia, il quale vede "qualcosa" in alcune richieste di rinvio del dibattito. Per quanto mi riguarda, o meglio, per quanto riguarda il mio gruppo, il motivo è molto semplice: questa sera, per impegni che io e il mio collega abbiamo, non possiamo intervenire sulla relazione. Poiché è una relazione che non soltanto è prevista dalla legge istitutiva ma che merita un dibattito serio, intervenire ora in modo superficiale, dopo una lettura neppure completa, mi pare anche offensivo nei confronti di chi l'ha predisposta. Per questo motivo, ho chiesto di poter parlare nel corso di un'altra seduta, riservandomi 24 o 48 ore di tempo per leggere la relazione e poter portare il mio modesto contributo. Questo è l'unico motivo per cui ho chiesto di non parlare questa sera; non c'è altro. La relazione d'altra parte, non è neppure segreta perché è già stata data alla stampa, che l'ha commentata: noi ancora non l'abbiamo esaminata adeguatamente ma la stampa sì, perché gli uffici o chi lo ha ritenuto opportuno l'ha "passata" alla stampa e alla televisione. ANTONIO BARGONE. In relazione alla proposta di rinvio, vorrei di nuovo segnalare il fatto che domani è assolutamente impossibile riunirci perché alla Camera è prevista anche una seduta notturna sulla disciplina della campagna elettorale. Facendo parte del Comitato dei nove, io sarò molto impegnato e non vorrei essere penalizzato e non avere la possibilità di intervenire. Non lo faccio ora per gli stessi motivi indicati dal senatore Brutti. Forse la più adatta è la giornata di giovedì; non capisco perché si affermi che si potrà lavorare solo fino alle 16,30. PRESIDENTE. Non sono previste votazioni? ANTONIO BARGONE. Alla Camera non sono previste votazioni emi sembra neppure al Senato. Quindi, avremo a disposizione tutto il pomeriggio. Questa sera mi pare di aver scoperto l'uovo di Colombo! PRESIDENTE. Potremo fare in modo di concludere gli interventi giovedì, rinviando poi di qualche giorno la replica. ANTONIO BARGONE. Benissimo. ALTERO MATTEOLI. Dovremmo cercare di convocare la Commissione nel primo pomeriggio. PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato a giovedì 14 ottobre alle ore 15. La seduta termina alle 18.