Pagina 3083 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Audizione del collaboratore di giustizia Salvatore Migliorino: Violante Luciano, Presidente 3085, 3086, 3087 3088, 3089, 3090, 3091, 3092, 3093, 3094, 3095, 3096, 3097 3098, 3099, 3100, 3101, 3102, 3103, 3104, 3105 3106, 3107, 3108, 3109, 3110, 3111, 3112 3113, 3114, 3115, 3116, 3117, 3118, 3119, 3120 3121, 3122, 3123, 3124, 3125, 3126 3127, 3128, 3129, 3130, 3131, 3135, 3136, 3137 Bargone Antonio 3135 Brutti Massimo 3106, 3120, 3121, 3133, 3134 Buttitta Antonino 3109 Imposimato Ferdinando 3111, 3118, 3119, 3131, 3132 Leccese Vito 3131 Matteoli Altero 3103, 3106, 3108, 3117 Migliorino Salvatore 3086, 3087, 3088, 3089, 3090 3091, 3092, 3093 3094, 3095, 3096, 3097, 3098, 3099, 3100, 3101, 3102 3103, 3104 3105, 3106, 3107, 3108, 3109, 3110, 3111, 3112, 3113 3114, 3115 3116, 3117, 3118, 3119, 3120, 3121, 3122, 3123 3124, 3125, 3126 3127, 3128, 3129, 3130, 3131, 3132, 3133, 3134 3135, 3136, 3137 Taradash Marco 3123, 3129, 3130, 3131, 3135 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente 3085 Matteoli Altero 3085 Pagina 3084 Pagina 3085 La seduta comincia alle 9,50. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. L'onorevole Matteoli ha chiesto di parlare per una precisazione sui lavori della Commissione. ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, desidero che rimanga a verbale una dichiarazione relativa alla documentazione che ci è stata inviata. Lasciamo stare la documentazione che ci era pervenuta in precedenza, perché era piena di omissis, a discrezione, evidentemente, della magistratura che ce l'aveva inviata, ma dal verbale di udienza manca la pagina 56; guarda caso, a mio avviso le pagine 55, presumo la 56, e la 57 sono le più importanti, per quanto ci riguarda. Sono infatti proprio quelle in cui si parla dei rapporti con i politici e dei rapporti tra i politici, gli imprenditori locali e gli imprenditori del nord: per essere più chiari, la cooperativa Edilter di Bologna. Ebbene, si tratta della pagina 56. Non ho dubbi che si tratti di un errore, però desidero che rimanga a verbale, perché una dimenticanza può capitare, però è significativo che manchi proprio la pagina più importante, almeno per quanto ho ricavato dalla lettura del verbale dell'udienza. PRESIDENTE. In merito alla questione sollevata dall'onorevole Matteoli Informo i colleghi che la pagina ci sarà trasmessa via fax: quindi arriverà tra pochi minuti. Desidero informare i colleghi che l'Ufficio di Presidenza ha deciso di ascoltare il 26 novembre prossimo, con una serie di audizioni successive nella stessa giornata, sulla materia dei sequestri di persona, il ministro dell'interno, Mancino, il ministro dell'interno pro tempore Scotti, il capo della polizia e il comandante generale dell'Arma dei carabinieri. In relazione alla richiesta avanzata in ufficio di presidenza di anticipare quanto più possibile queste audizioni, l'inizio della discussione della relazione sulla camorra è stata spostata al pomeriggio del martedì successivo, 30 novembre. Cercheremo, come al solito, di far avere la relazione ai colleghi la sera prima perché abbiano la possibilità di leggerla per tempo. Se non vi sono richieste di integrazione in riferimento all'elenco delle domande che è stato redatto, procediamo senz'altro all'audizione di Salvatore Migliorino.(Salvatore Migliorino è accompagnato in aula). Audizione del collaboratore di giustizia Salvatore Migliorino(*) PRESIDENTE. Buongiorno, signor Migliorino. La Commissione antimafia intende rivolgerle alcune domande in ordine ai suoi rapporti con le organizzazioni camorristiche ed all'evoluzione di tali organizzazioni nella zona che lei ha conosciuto. Può dirci come si chiama? ---------- (*) Le parti sostituite con la parola Omissis sono state segretate con delibera della Commissione del 25 novembre 1993. Pagina 3086 SALVATORE MIGLIORINO. Migliorino Salvatore. PRESIDENTE. Può dire la sua età? SALVATORE MIGLIORINO. Trentasette anni. PRESIDENTE. Vorremmo innanzitutto chiederle di spiegare alla Commissione quale sia stata la sua carriera criminale all'interno dell'organizzazione: come sia cominciata, a quale organizzazione abbia aderito, dove abbia operato. SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che la mia carriera è cominciata nel 1984, globalmente. PRESIDENTE. Quanti anni aveva allora? SALVATORE MIGLIORINO. Poco più di 24-25 anni, anzi, 27-28 anni. PRESIDENTE. Prima cosa aveva fatto? SALVATORE MIGLIORINO. Prima ero in carcere, stavo scontando la pena per un omicidio. PRESIDENTE. Quando ha commesso, più o meno, il primo delitto? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1975. Ebbi una lite con una persona e feci il mio primo omicidio, il mio primo reato, avevo poco più di 19 anni. PRESIDENTE. Lei faceva già piccolo contrabbando di sigarette, allora, o no? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, già facevo piccolo contrabbando. PRESIDENTE. Ma senza stare in un'organizzazione specifica? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che all'epoca non esisteva un tipo di organizzazione completa, a Torre Annunziata, c'erano solo sporadici personaggi, ma niente di concreto. PRESIDENTE. Ho capito. In che cosa si sostanziava il suo lavoro? SALVATORE MIGLIORINO. Io mi occupavo di contrabbando di sigarette. PRESIDENTE. Sì, ma che cosa faceva in particolare? SALVATORE MIGLIORINO. Caricavo, portavo casse, questo era il mio lavoro. PRESIDENTE. E come era pagato? SALVATORE MIGLIORINO. Ero pagato a casse, a giornate, come capitava; come si guadagnava così venivo pagato. PRESIDENTE. Ho capito. Poi, a 19 anni lei commette questo omicidio. SALVATORE MIGLIORINO. Dopo di che, ebbi una lite con una persona e commisi questo omicidio; mi presentai all'autorità giudiziaria dopo pochi mesi, scontai 9-10 anni di carcere e poi sono uscito. PRESIDENTE. E' uscito allora? SALVATORE MIGLIORINO. Sono uscito, ma ora devo fare un passo indietro. Nell'arco di questa mia detenzione ebbi modo di riallacciare ancora di più i miei rapporti con personaggi di Torre Annunziata, con altri personaggi, con persone che già all'epoca prendevano un certo nome in certi ambienti. PRESIDENTE. "Prendevano un certo nome" vuol dire che crescevano di peso in ambienti criminali? SALVATORE MIGLIORINO. Crescevano di peso come spessore criminale. A parte una mia certa amicizia affettiva, di crescita, di luogo, con personaggi di Torre Annunziata, queste amicizie si Pagina 3087 sono concretizzate nella mia uscita nel 1984, in tutti i sensi. PRESIDENTE. Qualcuno venne a trovarla in carcere? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, Valentino Gionta. PRESIDENTE. Può spiegare questo incontro alla Commissione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, eravamo nel 1979-1980, mi trovavo nel carcere di Avellino: un carcere, all'epoca, diciamo, in cui tutti potevano entrare. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Chiunque poteva venire, non c'erano limiti alle entrate. PRESIDENTE. In che anno, questo? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1979-1980. PRESIDENTE. Ma perché, chi comandava, in carcere, allora? SALVATORE MIGLIORINO. No, in carcere c'erano vari gruppi, non c'era un determinato personaggio che comandava, era la disponibilità della direzione che faceva entrare diverse persone. PRESIDENTE. Ma questo per intimidazione o per corruzione? SALVATORE MIGLIORINO. Intimidazione no, più per corruzione. PRESIDENTE. C'era un pagamento in denaro? SALVATORE MIGLIORINO. Di soldi non glielo potrei dire, ma forse di altra natura, di oggetti di valore, di collegamenti di amicizia, di scambi di cortesie varie... PRESIDENTE. Quando parla della direzione intende riferirsi allo staff del direttore o agli agenti di custodia? SALVATORE MIGLIORINO. Intendo riferirmi alla direzione completa: non so se può partire direttamente dal direttore o da un maresciallo, da un brigadiere. PRESIDENTE. Ho capito, dal complesso della direzione. Quindi, chi voleva entrava, allora, nel carcere. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con un po' di amicizia si entrava. PRESIDENTE. Quindi Gionta venne. Gionta era ricercato allora? SALVATORE MIGLIORINO. No, mi sembra di no. PRESIDENTE. Quindi, Gionta venne in carcere... SALVATORE MIGLIORINO. Sì, vennero lui e Gallo Enrico. Mi venne a trovare, come stai, come non stai... Ma fu una visita fugace. PRESIDENTE. Ma vennero proprio per incontrare lei, o la incontrarono casualmente? SALVATORE MIGLIORINO. No, io mi trovavo in carcere. PRESIDENTE. Ma vennero in carcere per incontrare lei, o la incontrarono per caso? SALVATORE MIGLIORINO. Vennero per incontrare me. Vennero a trovarmi, mi riproposero ancora quella loro vecchia amicizia nei miei confronti; mi dissero "quanto prima speriamo che uscirai, noi stiamo a Torre, quando uscirai ci vediamo, concretizziamo ancora di più questa nostra solida amicizia". Dopo di che, dopo tre o quattro anni sono uscito. Pagina 3088 PRESIDENTE. Però c'è un altro episodio, mi sembra. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, nel 1983 lo incontrai di nuovo. PRESIDENTE. Sempre in carcere? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, al carcere di Isernia. PRESIDENTE. Anche quello è un "carcere allegro"? SALVATORE MIGLIORINO. No, quello non era un "carcere allegro", lui era detenuto. Niente, lo incontrai di nuovo e stemmo insieme, mi sembra, un mese o un mese e mezzo, poi lui uscì. Uscendo, mi fece i soliti discorsi, le solite promesse di amicizia e dopo poco tempo venne mio padre, il mio patrigno, che mi disse "senti, Salvato', Valentino mi ha dato 5 milioni e ha detto che questo è un piccolo pensiero per te, ti manda i saluti, ti abbraccia e spera che uscirai presto". Questo è stato il secondo incontro che ho avuto con Valentino Gionta, poi nel 1984 sono uscito ed ho riallacciato quelle promesse, quelle amicizie. PRESIDENTE. Mi scusi, vorremmo capire una cosa: in quel periodo, per voi vicini, collegati o amici di organizzazioni camorristiche, quello delle carceri era un ambiente nel quale avevate molta facilità di movimento, o soltanto Avellino era così? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che quello di Avellino era uno di questi carceri; quello di Isernia era un po' più rigido su certe altre cose, però parliamo di un'epoca in cui nelle carceri c'era una certa "allegria", una certa diversità dai normali penitenziari speciali di oggi. C'era più libertà di movimento, più libertà di poter parlare con un superiore, con un maresciallo, con un brigadiere. C'era una maggiore accessibilità ad ottenere certe cose, anche pagando. PRESIDENTE. Quali erano queste carceri, per quella che è la sua esperienza? SALVATORE MIGLIORINO. Per la mia esperienza erano Avellino, Poggioreale, in quell'epoca, Lecce (parlo degli istituti in cui sono stato) ed anche Campobasso. PRESIDENTE. Isernia invece un po' meno? SALVATORE MIGLIORINO. Isernia un po' meno; non era nella disponibilità completa di favorire certi personaggi, certe persone. PRESIDENTE. Comunque, lei ha visto Gionta ad Isernia, vi siete scambiati le solite... SALVATORE MIGLIORINO. ...le solite cose. PRESIDENTE. Poi è arrivato suo padre e le ha detto dei 5 milioni. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, venne un giorno a colloquio e mi disse: "Guarda che Valentino mi ha dato 5 milioni e ha detto che questo è un pensiero per te". PRESIDENTE. Ma lei conosceva Gionta già da prima? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Fin da quando lei era ragazzo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, da quando ero ragazzo; avevo diciotto o diciannove anni. PRESIDENTE. Allora lui non era ancora un capo? SALVATORE MIGLIORINO. No, non era niente. Aveva un po' di ascendente sugli altri, ma non esistevano queste organizzazioni, queste cose. Pagina 3089 Poi, nel 1984 sono uscito e ho ripreso di nuovo questi contatti, non direttamente con lui, perché mi sembra che all'epoca fosse latitante oppure si era allontanato da Torre Annunziata per altri motivi che ora non saprei dirvi. Incontrai persone che erano già in contatto con lui: il fratello Gionta Ernesto, un suo amico che era anche amico mio (Edoardo Di Ronza), il cognato Paduano Ciro, altri personaggi che già nel 1984 avevano cominciato a formare qualcosa. Avevano formato, a livello familiare, un gruppo di persone che si guardavano il territorio di Torre Annunziata. All'epoca vi erano quei contrasti con il clan Cutolo e Gionta, non di fatto ma ideologicamente, era un aderente alla Nuova famiglia; non che lui faceva parte della Nuova famiglia... PRESIDENTE. Era più d'accordo con la Nuova famiglia che con Cutolo. SALVATORE MIGLIORINO. Ecco, era più d'accordo. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione che cosa intende dire quando afferma che era ideologicamente d'accordo? SALVATORE MIGLIORINO. Era d'accordo con le idee; materialmente ancora doveva... PRESIDENTE. Quali erano queste idee? SALVATORE MIGLIORINO. Erano idee di non cutoliano. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione (noi non lo sappiamo) quali erano le idee cutoliane e quali quelle anticutoliane? SALVATORE MIGLIORINO. Parlo di lui dicendo che aveva idee non cutoliane nel senso che non aderiva al clan Cutolo; egli era un personaggio che era al di fuori dell'area di Cutolo e già nel 1984 aveva preso contatti... PRESIDENTE. Per quale ragione stava fuori dell'area di Cutolo? SALVATORE MIGLIORINO. Già nel 1984 aveva preso i primi contatti con Nuvoletta, con Marano. PRESIDENTE. Si riferisce alla città di Marano? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Ai vostri occhi, perché era più utile stare con Nuvoletta che con Cutolo? Non vi piaceva quell'organizzazione? SALVATORE MIGLIORINO. Non era ai nostri occhi, era agli occhi di Valentino Gionta. PRESIDENTE. Sì, ha ragione, agli occhi di Gionta. SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che avevamo dei paraocchi, come i cavalli (chiedo scusa se parlo così): quello che faceva Gionta facevamo anche noi. Le sue idee erano le nostre idee. PRESIDENTE. Perché Gionta preferisce aderire a Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. Perché Gionta aveva già avuto dei contatti con dei maranesi, l'avevano messo in contatto con persone della Sicilia, ed egli aveva già inculcata quella mentalità diversa rispetto a gruppi e modalità napoletani. PRESIDENTE. Volevamo capire questo, perché ci occupiamo non di chi ha commesso i singoli delitti, cosa che rientra nella competenza dei magistrati, ma di comprendere come nasce l'organizzazione, che tipo di caratteristiche assume e così via. Quando lei dice che aveva preso questa mentalità, a quale mentalità si riferisce? Che cosa differenziava chi era dalla parte di Cutolo e chi era contro quest'ultimo? Pagina 3090 SALVATORE MIGLIORINO. La differenza era nel modo di capire, di gestire, di vedere le cose sotto un'altra forma. PRESIDENTE. Qual era quest'altra forma, per esempio? SALVATORE MIGLIORINO. L'altra forma era quella di non creare panico, di non provocare "casini" nelle città, di fare le cose sotto un'altra forma, di prendere contatti con persone altolocate, non come facevano i cutoliani all'epoca. PRESIDENTE. Come facevano i cutoliani? SALVATORE MIGLIORINO. I cutoliani facevano atti di spavalderia, ammazzavano persone senza ragione. Questo era uno dei punti fondamentali delle idee che aveva Gionta. Però, il vero punto fondamentale era l'idea che Gionta aveva appreso da Marano, dai Nuvoletta, che avevano inculcato quella mentalità, non napoletana bensì siciliana, una mentalità molto diversa da quella di Napoli, di nome e di fatto. PRESIDENTE. In sostanza, lei dice che Cutolo era molto visibile, violento, arrogante. SALVATORE MIGLIORINO. Principalmente, lui non accettava queste regole, questi soprusi, a parte il fatto che già all'epoca cercava di prendere il territorio di Torre Annunziata, e poi i fatti gli hanno dato ragione, perché è rimasto lui. PRESIDENTE. Lei che cosa sta scontando attualmente in carcere? SALVATORE MIGLIORINO. Un residuo di pena, un definitivo di tre anni e pochi mesi. PRESIDENTE. Quindi, deve scontare ancora tre anni? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Quando si è deciso a collaborare con l'autorità giudiziaria? SALVATORE MIGLIORINO. Ho deciso di collaborare per un forma di rispetto prima di tutto verso la mia famiglia, perché dopo tanti anni... PRESIDENTE. Lei è sposato? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sono sposato. PRESIDENTE. Ha dei figli? SALVATORE MIGLIORINO. No, non ho bambini, però tengo a precisare, con tutta onestà, una cosa che mi porto da molti anni: ho in affidamento un bambino, anche se non legalmente, nel senso che l'ho cresciuto per nove anni ed ero arrivato al punto di non commettere cose brutte verso questo bambino, perché il fatto di crescere in questo ambiente poteva solo danneggiare il suo futuro, il suo avvenire. Questo è stato uno dei punti fondamentali da cui ho intrapreso questa strada, quella di dare un avvenire al mio bambino, il quale possa dirmi: "Sei stato un galantuomo; se prima eri quello che eri, oggi devo ringraziarti perché sei stato un galantuomo a farmi uscire da questo ambiente che non poteva portarmi ad altro che a cose brutte". PRESIDENTE. Quando ha iniziato la sua collaborazione? SALVATORE MIGLIORINO. Nel mese di agosto. PRESIDENTE. Di quest'anno? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di quest'anno. PRESIDENTE. Prima di agosto lei era al corrente di quello che avveniva nell'organizzazione oppure no? SALVATORE MIGLIORINO. Prima che mi arrestassero sì; dopo che mi Pagina 3091 hanno arrestato, come è di prassi, di procedura, non potevo sapere più niente. PRESIDENTE. Non sapeva più niente o sapeva meno? SALVATORE MIGLIORINO. Potevo sapere qualcosina, ma... PRESIDENTE. Che vuol dire "come è di prassi"? SALVATORE MIGLIORINO. Vuol dire che in effetti, quando una persona è incaricata di fare certe cose, una volta che viene a mancare nell'organizzazione, c'è un altro che lo rimpiazza, che assume le sue funzioni, per non lasciare vuoto quel posto e per portare avanti certi discorsi. PRESIDENTE. Questa era un tecnica che vi avevano insegnato i siciliani o l'avevate inventata voi? SALVATORE MIGLIORINO. A parte che ce l'hanno inculcata loro, e noi la seguivamo alla lettera... Infatti, io (parlo di me personalmente) se andavo a discutere con una persona, con chiunque, vicino a me doveva esservi sempre un'altra persona per intraprendere quello che io stavo dicendo. Se un domani io fossi venuto a mancare, l'altro doveva tramandare e portare avanti certi discorsi. PRESIDENTE. Quindi, questa era la regola; andavate in due a parlare. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, questa era la regola. PRESIDENTE. Quali gruppi di camorra lei conosce? Conosce solo quelli di Torre Annunziata o anche quelli della Campania nel suo complesso o di Napoli? SALVATORE MIGLIORINO. Come conoscenza diretta, solo Marano, i Nuvoletta. PRESIDENTE. Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. No, Marano. Lei parla di Torre Annunziata? PRESIDENTE. Stavo parlando complessivamente; se lei dovesse dire: "Io posso parlare e so quello che è successo in queste zone", quali sono le zone che lei conosce? Se le parlo di Salerno, per esempio... SALVATORE MIGLIORINO. Di Salerno non potrei parlare. PRESIDENTE. Di Caserta? SALVATORE MIGLIORINO. Non potrei parlare. PRESIDENTE. Di che cosa può parlare, per far capire alla Commissione? SALVATORE MIGLIORINO. Posso parlare di Torre Annunziata, di personaggi di Marano e basta. PRESIDENTE. Cioè di Nuvoletta. Sulla base di quello che lei sa, chi comanda adesso nei gruppi camorristici? SALVATORE MIGLIORINO. Vi sono vari gruppi camorristici, formati da tante famiglie, tanti nomi e tanti personaggi. Diciamo che un vero comando non ce l'ha nessuno, come si diceva nell'ambiente... PRESIDENTE. Neanche Alfieri? SALVATORE MIGLIORINO. Stavo arrivando a questo punto. Si diceva nell'ambiente che Alfieri stava stringendo una sorta di patto con altre famiglie per creare una certa continuità in determinate cose e per poter stare sempre uniti, non con noi, ossia non con Torre Annunziata e neanche con Marano. Questi erano gli unici due paesi ai quali non avrebbe mai potuto dire di aderire a questa cosa, per ampi motivi. Pagina 3092 PRESIDENTE. Si riferisce ai motivi di scontro tra Nuvoletta e Alfieri? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ci sono stati motivi di scontro, prima e dopo. PRESIDENTE. A Torre Annunziata che cosa sta succedendo adesso? SALVATORE MIGLIORINO. A Torre Annunziata adesso il gruppo Gionta non è in disarmo, perché è presente a Torre Annunziata; però vi sono altri gruppi di ideologia mafiosa, come i Gallo e i Limelli. PRESIDENTE. Il "cavaliere", praticamente? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il "cavaliere" e i Limelli. Perché in parte loro facevano parte del solo gruppo di Gionta, dopo di che si sono distaccati per avere un territorio più ampio, una fetta più proficua dei proventi illeciti. PRESIDENTE. Quindi, a Torre Annunziata comanderebbero questi gruppi (il "cavaliere", praticamente); e i Nuvoletta come sono messi? SALVATORE MIGLIORINO. Non è che Torre Annunziata sia comandata da questi gruppi; essi hanno una loro presenza a Torre Annunziata, ma quello che realmente impone una dittatura completa è Gionta. PRESIDENTE. Ancora adesso? SALVATORE MIGLIORINO. Ancora adesso è sempre lui. PRESIDENTE. Chi è il suo uomo fuori? SALVATORE MIGLIORINO. Attualmente ci sono due o tre persone: c'è quello che ha preso di diritto le redini del clan (Sperandeo Alfredo), però sotto un'altra forma Gionta potrebbe anche delegare suo fratello Ernesto, con tutto che non fa parte del clan (diciamo che è un'eminenza grigia dello stesso clan, è in disparte). Vi sono però altri personaggi che possono portare avanti questa cosa con modalità e fatti come la portavo avanti io. PRESIDENTE. Lei ha detto che, quando uno di voi entra in carcere, c'è un altro che lo sostituisce, che prende il suo posto. Perché questo non sarebbe avvenuto per Gionta, che continua a comandare pur essendo in carcere? SALVATORE MIGLIORINO. No, il posto di Gionta l'ho preso io; quando sono uscito, ho cercato di portare avanti io questa cosa. PRESIDENTE. Ma lei si teneva sempre in contatto con Gionta? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mi tenevo in contatto con Gionta. PRESIDENTE. Praticamente, era una specie di rappresentante. SALVATORE MIGLIORINO. Se dovevo fare qualcosa di molto eclatante, mandavo qualche ambasciata a Gionta; non potevo permettermi di prendere delle decisioni molto delicate senza informare chi dovevo informare. Per tutto il resto, per me era una cosa normale... PRESIDENTE. Le è mai capitato di dover parlare con Gionta di cose delicate? SALVATORE MIGLIORINO. Direttamente no. Quando lui era in carcere non ho mai avuto l'opportunità di andare in un carcere e dire... PRESIDENTE. Ha avuto qualche necessità per cui si è servito di altre persone per comunicare con Gionta? SALVATORE MIGLIORINO. Qualche volta mi sono servito della moglie; le Pagina 3093 dicevo di stare attenta quando andava ai colloqui e di fare qualche ambasciata oppure di fargli sapere che qualcuno doveva dirgli qualcosa. Si trattava di piccoli sotterfugi. PRESIDENTE. Come sono messi adesso i Nuvoletta (questi di Marano)? SALVATORE MIGLIORINO. I Nuvoletta sono sempre i Nuvoletta; non cambierà mai niente a Marano con i Nuvoletta; anche con l'arresto di Lorenzo, che in effetti era un po' in disparte negli ultimi tempi, un po' per la sua malattia, un po' per l'età, ma la vera mente, il capo della famiglia Nuvoletta è Angelo Nuvoletta, ed attualmente è ancora lui. Adesso è latitante. PRESIDENTE. Ma si trova in quella zona? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, sì. E' rimasto sempre lì e non si è mai mosso. PRESIDENTE. Che rapporto avevano i Nuvoletta con le altre famiglie? SALVATORE MIGLIORINO. Si riferisce alle altre famiglie di Napoli? PRESIDENTE. Sì. SALVATORE MIGLIORINO. Avevano rapporti normali fin quando non poteva succedere qualcosa e si vedeva dove si schieravano le famiglie, con o contro i Nuvoletta. PRESIDENTE. Cercavate di fare un'azione che non fosse molto visibile? SALVATORE MIGLIORINO. In che senso? PRESIDENTE. Non compivate atti di spavalderia od anche omicidi inutili? SALVATORE MIGLIORINO. Spavalderia no, arroganza no: cercavamo sempre di coprire le nostre cose nel migliore dei modi, sia in azioni criminose sia in azioni legali come avere contatti con tante persone. PRESIDENTE. Com'era fatta la struttura del gruppo Gionta? Gionta era il capo, poi c'erano alcuni vice... SALVATORE MIGLIORINO. Gionta era il capo, ma non si poteva chiamare famiglia nel gergo di Cosa nostra perché era una costola della famiglia di Marano. Marano si può chiamare famiglia; noi, in effetti - dico noi per dire loro - all'epoca eravamo sempre sottoposti a quello che diceva Marano. Ci potevano chiamare gruppo che poi man mano, con il passare del tempo, poteva formare una famiglia a Torre Annunziata, sempre con il consenso di Marano. PRESIDENTE. Autorizzati da Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. Autorizzati da Nuvoletta e dai nostri referenti in Sicilia. PRESIDENTE. Sempre? SALVATORE MIGLIORINO. Sempre così. PRESIDENTE. Quali erano gli affari più significativi di questo gruppo? SALVATORE MIGLIORINO. Le estorsioni, il traffico di droga, specialmente il contrabbando. PRESIDENTE. Sigarette? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in quantità elevate. PRESIDENTE. Quindi sigarette, droga ed estorsioni, sono queste le tre attività più importanti. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, poi altre cose, ma sporadicamente. Pagina 3094 PRESIDENTE. Quali potrebbero essere le "altre cose"? SALVATORE MIGLIORINO. Qualche affare di roba rubata, poche cose... PRESIDENTE. Qualche bella rapina nel centro-nord? SALVATORE MIGLIORINO. No, Gionta era contrario a queste cose; non permetteva di fare rapine e di mettere a repentaglio, con il rischio di essere arrestato o ammazzato, qualcuno dei suoi. Non ammetteva queste cose. PRESIDENTE. Un affare per volta: cominciamo dal traffico degli stupefacenti. Di quali stupefacenti si tratta? SALVATORE MIGLIORINO. Di cocaina. PRESIDENTE. Non eroina? SALVATORE MIGLIORINO. No, cocaina. PRESIDENTE. Da dove veniva questa cocaina? SALVATORE MIGLIORINO. Per un periodo di tempo è venuta dalla Sicilia e per un altro periodo è venuta da Milano. PRESIDENTE. Da Milano? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, contatti personali nostri, amicizie nostre del clan a Torre Annunziata. Quando veniva dalla Sicilia erano contatti con personaggi di cosa nostra. PRESIDENTE. Quali personaggi erano? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che il gruppo di Torre Annunziata aveva contatti con Mariano Agate di Mazara del Vallo e noi per tutte le cose ci rivolgevamo a lui quando stava fuori; quando stava in carcere c'erano altre persone che lo rappresentavano. PRESIDENTE. Si ricorda chi erano queste altre persone? SALVATORE MIGLIORINO. Ricordo Giovanni Bastone, Ciccio il costruttore (che poi mi sono ricordato si chiama Francesco Messina) e poi altri di cui ricordo solo il nome ma non il cognome. PRESIDENTE. Come arrivava la cocaina da lì a voi? SALVATORE MIGLIORINO. Un paio di volte è stato fatto un viaggio con macchine nostre, cioè con camion carichi di merce di copertura. PRESIDENTE. Per camuffare? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. PRESIDENTE. Che quantitativi prendevate ogni volta? SALVATORE MIGLIORINO. Dai 15 ai 20 chili. PRESIDENTE. E quanto costava? SALVATORE MIGLIORINO. A noi veniva dai 48 ai 50 milioni al chilo. PRESIDENTE. E poi come la vendevate? SALVATORE MIGLIORINO. La passavamo a 70, 75, 80. PRESIDENTE. A chi la passavate? SALVATORE MIGLIORINO. A nostri compratori, gente della zona. PRESIDENTE. Che non erano del vostro gruppo? SALVATORE MIGLIORINO. Noi del gruppo la smerciavamo. Pagina 3095 PRESIDENTE. Facevate i grossisti? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, poi c'erano altre persone che venivano a comprarla a 75, 70, come capitava. PRESIDENTE. La vendevate pura o cominciavate a fare un taglio voi? SALVATORE MIGLIORINO. No, com'era; come arrivava non veniva toccata. PRESIDENTE. In quali anni? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1988-1989. PRESIDENTE. E dopo no? SALVATORE MIGLIORINO. Dopo no, perché vi furono dei contrasti con il clan Gallo perché era lui il tramite perché Valentino Gionta stava in carcere. Era lui il tramite con i siciliani. PRESIDENTE. Quindi quando si staccò voleva continuare a gestire lui... SALVATORE MIGLIORINO. Vi furono dei contrasti e mi sembra che vi fu anche un periodo nel 1990 che ci fu questo traffico... PRESIDENTE. E prima del 1988 no? SALVATORE MIGLIORINO. No, che io sappia. PRESIDENTE. Non si faceva traffico di droga? SALVATORE MIGLIORINO. Droga con i siciliani no, ma qualcosina a Torre si faceva, sciocchezze... PRESIDENTE. E poi quando andate a prenderla a Milano? SALVATORE MIGLIORINO. A Milano c'erano non dei siciliani bensì qualcuno di Torre Annunziata trapiantato a Milano, qualcun altro a Genova... PRESIDENTE. Nello stesso periodo? SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1991 al 1993. PRESIDENTE. A Milano? SALVATORE MIGLIORINO. A Milano, a Genova... PRESIDENTE. Diciamo il nord. Sempre cocaina? SALVATORE MIGLIORINO. Sempre cocaina. PRESIDENTE. E perché trafficavate cocaina e non eroina? SALVATORE MIGLIORINO. Prima di tutto perché la cocaina è più smerciabile; all'eroina eravamo contrari, diciamo per coscienza umanitaria, perché era un prodotto... PRESIDENTE. Distruttivo? SALVATORE MIGLIORINO. Ecco, era distruttivo. La cocaina era invece un prodotto di vizio, che non portava alla distruzione fisica della persona. Cioè, anche la cocaina porta alla distruzione fisica della persona, però... PRESIDENTE. Però allegramente? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, però era meno eclatante dell'eroina. PRESIDENTE. Roba leggera, has-hisc? SALVATORE MIGLIORINO. No. PRESIDENTE. Praticamente nel 1988, 1989 e 1990 i siciliani; 1991, 1992 e 1993 Milano, Genova e il nord. Pagina 3096 SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo noi che prendevamo contatto... PRESIDENTE. Come si rompe questo rapporto con i siciliani? Perché esce Gallo da voi? SALVATORE MIGLIORINO. Non si è mai rotto con i siciliani, si è rotto con Gallo. PRESIDENTE. Ma perché poi andate a prenderla a Milano la sostanza? SALVATORE MIGLIORINO. Perché ai siciliani a quell'epoca mancava il prodotto da dare a noi; vi erano contrasti che non ci potevano spiegare perché noi non eravamo integrati a tutti gli effetti nei gruppi di giù. Vi erano contrasti anche fra di loro, avevano la polizia ed i carabinieri addosso, avevano cose da fare che potrei solo immaginare ma non affermare. PRESIDENTE. Vi erano grosse operazioni da fare? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Quanto pagavate la cocaina che veniva dal nord? SALVATORE MIGLIORINO. Quarantotto-cinquanta milioni al chilo. PRESIDENTE. E la vendevate sempre a 75? SALVATORE MIGLIORINO. Settanta, 75, come capitava: se una persona ne comprava di più, se era un assiduo frequentatore del nostro gruppo, come capitava. PRESIDENTE. Mi pare di aver letto negli atti che ad un certo punto Gionta vietò di vendere droga a Torre Annunziata. E' così o ricordo male? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ma all'epoca non c'ero, ero in carcere. PRESIDENTE. In che epoca? SALVATORE MIGLIORINO. Se non sbaglio nel 1983-1984. PRESIDENTE. Quindi molto prima. Si trattava di roba che non facevate voi, ma altri? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, altri. PRESIDENTE. E per quale motivo Gionta pose questo divieto? SALVATORE MIGLIORINO. Con tutta onestà non glielo so spiegare, però penso che era il motivo che dicevo prima, a parte che lui è sempre stato contrario all'eroina. PRESIDENTE. Perché distruggeva i ragazzi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a parte questo, ma principalmente non voleva avere disturbo dai carabinieri e dalle forze dell'ordine. PRESIDENTE. Portavate circa 20 chili alla volta? SALVATORE MIGLIORINO. Come capitava: 10, 15, 20, 7, 8, era un modo di vedere le cose come arrivava certa roba. PRESIDENTE. Come si pagava? SALVATORE MIGLIORINO. Noi non pagavamo. Quando riscuotevamo mandavamo i soldi. PRESIDENTE. Non pagavate subito? SALVATORE MIGLIORINO. No, non pagavamo prima. PRESIDENTE. E quelli che compravano da voi pagavano subito? SALVATORE MIGLIORINO. No, neanche loro. Pagina 3097 PRESIDENTE. C'era un rapporto di fiducia? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Come si pagava, si portavano i soldi a mano? SALVATORE MIGLIORINO. Portavano i soldi, trovavano me o un altro nell'organizzazione e se ne andavano. PRESIDENTE. In liquido? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in liquido. PRESIDENTE. Non con assegni? SALVATORE MIGLIORINO. No, solo liquido. PRESIDENTE. Né tramite operazioni bancarie? SALVATORE MIGLIORINO. No. PRESIDENTE. Tutti questi soldi - pare che Gionta avesse un sacco di soldi - dove li teneva? SALVATORE MIGLIORINO. Lui personalmente o l'organizzazione? PRESIDENTE. Una cosa e l'altra. SALVATORE MIGLIORINO. Gionta è stato ed è tuttora una persona che non crede negli investimenti; non crede di investire per poter poi perdere, sapendo che purtroppo la legge prima o dopo arriverà ai suoi investimenti. Lui ha preferito sempre avere del liquido, però se dovessi dire dove ha il liquido Gionta direi delle bugie. Per averli li ha, è uno di molti soldi. PRESIDENTE. E quindi conserva liquido? SALVATORE MIGLIORINO. Conserva liquido, li investe; fa però investimenti coperti, non alla luce del giorno. PRESIDENTE. Come si fanno questi investimenti, tramite chi? SALVATORE MIGLIORINO. Sempre tramite persone che hanno delle società, che operano in qualche settore commerciale o edilizio, però non si è mai saputo niente. Una volta aprì un negozio ma poi glielo chiusero, lo sequestrarono. PRESIDENTE. Ho capito. E lei dei suoi soldi cosa faceva? SALVATORE MIGLIORINO. In verità io i soldi li spendevo. Li ho sprecati, non ho pensato a nasconderli. Ho guadagnato un sacco di soldi, ho comprato casa a mio fratello, ho aggiustato delle proprietà di famiglia, ma non ho minimamente pensato di aprire un conto corrente oppure di investire in società e via discorrendo. PRESIDENTE. Si dice che parte di questi soldi verrebbe investita in titoli di Stato, cioè che si comprerebbero BOT e CCT: ha mai sentito parlare di queste cose? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ho sentito parlare di queste cose, però non potrei dirle affermativamente se lui li ha investiti o meno. Credo però che una buona parte di questi soldi li abbia investiti. PRESIDENTE. Passiamo ora al contrabbando di tabacchi. Rende ancora tanto questo contrabbando? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il contrabbando rende e renderà sempre. PRESIDENTE. Può spiegare come avviene? SALVATORE MIGLIORINO. In partenza ci vogliono motoscafi e personale addetto... Pagina 3098 PRESIDENTE. Spieghi bene. La vostra organizzazione ha sempre fatto contrabbando? SALVATORE MIGLIORINO. E' nata con il contrabbando e poi ha continuato a fare contrabbando sin quando stavamo fuori io e Ciro Paduano... PRESIDENTE. Quanto scafi avevate? SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire il numero degli scafi, erano talmente tanti... PRESIDENTE. Dell'ordine di 10? SALVATORE MIGLIORINO. Di più, all'epoca quasi 20 scafi. PRESIDENTE. Che vuol dire all'epoca? SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1984: 1985, 1986, 1987. PRESIDENTE. E dopo sono aumentati? SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1990 in poi abbiamo ricominciato di nuovo perché vi sono state le detenzioni di alcuni di noi; abbiamo cominciato a organizzarci nuovamente con il contrabbando. Prima che mi arrestassero c'erano quattro motoscafi d'altura. PRESIDENTE. E dove li tenevate questi motoscafi? SALVATORE MIGLIORINO. Tre li avevamo in Puglia ed uno in cantiere. PRESIDENTE. E dove in Puglia? SALVATORE MIGLIORINO. Tra Fasano e Brindisi, ormeggiati nei porti, oltre a quelli che ci ha sequestrato la Guardia di finanza. PRESIDENTE. Questi motoscafi li avete a mare. Le sigarette arrivano su navi? Scusi, io non fumo neanche, mi spieghi come avviene. SALVATORE MIGLIORINO. Prima, il contrabbando... C'avevano delle navi madre fuori delle coste della Jugoslavia; anzi, ancora prima in Albania, in Durazzo. Da lì poi ci fu quel famoso decreto che dovevano chiudere con il contrabbando; ci fu un'evoluzione politica in Albania e troncarono con il contrabbando e spostarono in Jugoslavia, verso Zara. PRESIDENTE. Lì c'erano le navi cariche di sigarette che arrivavano al limite delle acque territoriali; è così? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è esatto. PRESIDENTE. Poi c'erano i vostri motoscafi... SALVATORE MIGLIORINO. Che andavano vicino alle barche, prendevano, caricavano e portavano a terra. PRESIDENTE. Queste sigarette nelle navi madre da dove le prendono? Dalle case produttrici? SALVATORE MIGLIORINO. Le navi madre le prendono dal porto. Le case produttrici le portano nei posti dove si vanno a prendere. PRESIDENTE. Ho capito. Quindi, le caricano su queste navi, che si fermano al limite delle acque territoriali... SALVATORE MIGLIORINO. Quando si possono fermare. Quando non si possono fermare, con i motoscafi si entra direttamente nei porti. PRESIDENTE. Andate direttamente nei porti, ho capito. E si prendono lì. SALVATORE MIGLIORINO. Si caricano dal porto. Pagina 3099 PRESIDENTE. E si pagano, poi? Si pagano subito queste sigarette? SALVATORE MIGLIORINO. Non si pagano subito, si paga alla vendita, perché in effetti chi va a prendere le sigarette sono clienti del venditore, c'è quella piena disponibilità, quella piena fiducia... PRESIDENTE. Come per la droga, praticamente? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. Non c'è: "qua mi dai le sigarette e qua ti do i soldi". PRESIDENTE. Mi spieghi: vanno questi motoscafi, prendono la merce e la portano sulle coste pugliesi? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. PRESIDENTE. Poi? SALVATORE MIGLIORINO. Poi ci sono delle persone con camion, macchine e via discorrendo che le portano a Napoli, Milano, dove hanno loro i compratori di questa merce. Il nostro compito finisce lì. PRESIDENTE. Siete sempre anche lì all'ingrosso, praticamente: prendete e smerciate e poi non vi preoccupate di cosa succede. SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. PRESIDENTE. Per capire, quanto si guadagna a cassa, per esempio? SALVATORE MIGLIORINO. Su ogni cassa bisogna tener conto di una cosa, signor presidente, il discorso è questo: bisogna variare come sta il mercato delle sigarette. Se c'è una mancanza di sigarette, la sigaretta aumenta, se c'è una piena di sigarette, le sigarette vanno al ribasso. PRESIDENTE. Mancanza o piena, sempre sul mercato del contrabbando o sul mercato legale? SALVATORE MIGLIORINO. No, sempre sul mercato di contrabbando. Quando c'è piena, si aggira sulle 80-90 mila lire. PRESIDENTE. A cassa? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a cassa. Quando c'è mancanza di merce, 140-150 mila lire a cassa. PRESIDENTE. Ogni carico quante casse si fanno? SALVATORE MIGLIORINO. Su ogni motoscafo vanno dalle 300, 350, 400, 500 casse, dipende dalla lunghezza del motoscafo, dalla disponibilità a portare... PRESIDENTE. Uno scafista quanto prende a viaggio? SALVATORE MIGLIORINO. Uno scafista prende dai due, due e mezzo, tre milioni. PRESIDENTE. Per ogni viaggio? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, dipende dal viaggio che deve fare, dal tratto, dal posto in cui si trova. PRESIDENTE. Lì c'è un'organizzazione in Puglia, a Brindisi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ci sono organizzazioni a livello... noi le chiamiamo "paranze", che organizzano 10-12 persone: vanno a terra, sui punti di scarico, prendono le sigarette, le ricaricano, vengono pagate. Diciamo che in effetti è come facevo io molti anni fa. PRESIDENTE. Sì, ho capito, ma i camion sono poi vostri o sono di altri? SALVATORE MIGLIORINO. Sono di altre persone. Che poi anche noi avevamo delle quote sui camion. Pagina 3100 PRESIDENTE. Che vuol dire delle quote? SALVATORE MIGLIORINO. Dal 100 per cento prendevamo un 30 per cento. Eravamo soci. PRESIDENTE. Quindi, i camion possono anche non essere vostri. Sono di altri... SALVATORE MIGLIORINO. Di altri. Diciamo, presidente, che è una catena il contrabbando; concatena tante persone, tante cose. PRESIDENTE. Chi fa contrabbando, questi scafi, portano solo sigarette o visto che si trovano portano anche altre cose? SALVATORE MIGLIORINO. Noi portavamo solo sigarette. Qualcun altro ha potuto portare anche armi e via discorrendo, che poi noi potevamo carpire da certi discorsi. PRESIDENTE. Come mai voi facevate solo sigarette? Eravate i più buoni? SALVATORE MIGLIORINO. A noi interessava solo il contrabbando. Non eravamo interessati né a prendere armi, tanto meno a prendere droga, perché avevamo le nostre strade. PRESIDENTE. Da lì viene eroina, mi pare, no? SALVATORE MIGLIORINO. Da lì potrebbe venire eroina. Viene eroina perché è stata trovata, non lo so. PRESIDENTE. Che a voi non interessava come sostanza? SALVATORE MIGLIORINO. No, non interessava minimamente. PRESIDENTE. A proposito delle armi, può spiegare alla Commissione? Voi avevate molte armi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Che tipo di armi? SALVATORE MIGLIORINO. Fucili, mitragliette... PRESIDENTE. Anche automatiche? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, automatiche, kalashnikov... PRESIDENTE. Da dove venivano queste armi? SALVATORE MIGLIORINO. Non è che venivano direttamente da un posto che noi prendevamo. Poteva venire, non un tipo qualsiasi, ma una persona che noi conoscevamo e poteva dirci: "ho due fucili"; "ho tre pistole". E compravamo. Qualche volta ce le hanno fornite i Marano, i Nuvoletta. Non era direttamente che uno andava a comprarle ad un posto specifico certe armi. Era una cosa occasionale. PRESIDENTE. Però ne avevate tante? SALVATORE MIGLIORINO. Si, ne avevamo tante. PRESIDENTE. Quando usavate un'arma in un omicidio o una cosa importante poi la distruggevate oppure la conservavate? SALVATORE MIGLIORINO. No, la distruggevamo. PRESIDENTE. Perché la distruggevate, per evitare che fosse riconosciuta? SALVATORE MIGLIORINO. Per evitare indagini, per evitare il ritrovamento di questa arma, perché potevano risalire... PRESIDENTE. Visto che un po' di omicidi ne avete fatti, ne avete distrutte parecchi di armi... Pagina 3101 SALVATORE MIGLIORINO. Eh, sì. PRESIDENTE. Questo afflusso accidentale, casuale... SALVATORE MIGLIORINO. Ma no accidentale, diciamo che noi mettevamo quella voce in giro che ci servivano armi. PRESIDENTE. E vi fidavate della gente che ve le portava? SALVATORE MIGLIORINO. In effetti ci fidavamo perché erano tutte persone non collegate direttamente a noi ma anche indirettamente, anche per simpatia. Andavamo sul sicuro. PRESIDENTE. Uno dice: "mah, ho bisogno di armi" e veniva la gente a portare i kalashnikov, i fucili automatici. Così succede? SALVATORE MIGLIORINO. No, in un sol colpo non ve le portano, bisogna aspettare. Poteva capitare che qualche mitraglietta, qualche pistola era stata rubata a qualche agente, a qualche metronotte. Armi se ne trovano, signor presidente, però non è che lì sul punto ti portano le armi. Le trovavamo sempre; quando non le trovavamo, le mandavamo a prendere addosso a qualcuno, come dei metronotte, gente che sorvegliava degli uffici... PRESIDENTE. Avete mai fatto furti in armerie? SALVATORE MIGLIORINO. No, in armerie mai. PRESIDENTE. E avete mai preso contatto con i siciliani per farvi portare delle armi o andarle a prendere? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, prendemmo contatti, però non ce ne hanno mai mandate. PRESIDENTE. E con i milanesi, su? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, su c'è una nutrita schiera di compaesani, gente di Torre Annunziata, e da lì abbiamo avuto parecchia roba, come pistole, fucili, qualche mitraglietta. Ecco, c'era un ricambio, non c'era quel bisogno continuo, perché quando avevamo bisogno potevamo aspettare dieci giorni, quindici giorni, però arrivavano. PRESIDENTE. Dove le nascondevate queste armi? SALVATORE MIGLIORINO. Abitualmente le mettevamo in posti dove non potevano trovarle. Poi, con il passare del tempo, ci fu una certa raffinatezza nel nasconderle bene, facevamo dei nascondigli elettronici... PRESIDENTE. A palazzo Fienga? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a palazzo Fienga, fuori palazzo Fienga, dei cunicoli sotterranei... PRESIDENTE. Avevate anche cunicoli sotterranei? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Dove? SALVATORE MIGLIORINO. A Torre Annunziata. PRESIDENTE. Come si fa un cunicolo sotterraneo? SALVATORE MIGLIORINO. Non un cunicolo, diciamo che era una rete fognaria che attraversa tutta Torre Annunziata, in poche parole. PRESIDENTE. E voi la conoscevate? SALVATORE MIGLIORINO. Si, alcune persone del gruppo conoscevano questa zona. Io onestamente non ci sarei mai sceso lì sotto. PRESIDENTE. E le tenevate lì? Pagina 3102 SALVATORE MIGLIORINO. In locali appositi, che poi da questi locali si accedeva anche alle fogne... PRESIDENTE. Mi può spiegare come avvenivano le estorsioni? Lei ha detto che le cose più importanti erano: droga, contrabbando, estorsioni. Abbiamo parlato della droga e del contrabbando, ora parliamo delle estorsioni. SALVATORE MIGLIORINO. L'estorsione avveniva... Per noi era una cosa più che normale. In parte venivano loro da noi. PRESIDENTE. Chi sono loro? SALVATORE MIGLIORINO. I costruttori. In parte. PRESIDENTE. Quindi, le estorsioni si facevano ai costruttori. SALVATORE MIGLIORINO. Ai costruttori, sì. PRESIDENTE. Ma anche ai commercianti, agli artigiani o solo ai costruttori? SALVATORE MIGLIORINO. No, ai commercianti era una cosa sporadica ma generalmente non intendevamo mai toccare queste persone, perché in effetti cosa potevi ricavare da un commerciante? Spicciolata, poca roba. Ci interessavamo quelle opere pubbliche di un certo rilievo. PRESIDENTE. Questa cosa interessa molto la Commissione. Può spiegare bene? SALVATORE MIGLIORINO. Noi avevamo collegamenti sia interni sia esterni con ambienti politici a Torre Annunziata. PRESIDENTE. Quali erano questi ambienti politici? SALVATORE MIGLIORINO. Ma, assessori, qualche sindaco e via discorrendo. PRESIDENTE. Deve spiegare un po' bene. Allora, quali erano questi assessori? SALVATORE MIGLIORINO. I nomi? PRESIDENTE. Sì. SALVATORE MIGLIORINO. Principalmente quello lì che era, non addetto, diciamo collegato di fatto con il clan Gionta era Bertone, Domenico Bertone. PRESIDENTE. Che era sindaco, no? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, all'epoca era sindaco. Poi uscì dalla politica, però in effetti è uscito così, agli occhi dell'opinione pubblica, ma dietro le quinte è lui che manovra. PRESIDENTE. Tuttora? SALVATORE MIGLIORINO. Tuttora, ancora. PRESIDENTE. Di che partito è Bertone? SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra che è socialista. PRESIDENTE. Allora, c'era questo Bertone. Poi? SALVATORE MIGLIORINO. Poi ci sono i vari Carotenuto Antonio, Izzo Luigi... PRESIDENTE. Di che partiti sono? SALVATORE MIGLIORINO. Michele Gallo. Tra democrazia cristiana e partito socialista. PRESIDENTE. Questi erano i due partiti con i quali... SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che erano i due partiti con supremazia territoriale a Torre Annunziata. Pagina 3103 PRESIDENTE. Quindi, voi avevate rapporti con loro? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, avevamo rapporti con loro. PRESIDENTE. Ha detto Carotenuto, poi? SALVATORE MIGLIORINO. Carotenuto Antonio, Michele Gallo, Izzo Luigi... e basta, non mi... PRESIDENTE. Quindi avevate rapporti con questi politici; poi questi politici vi dicevano che cosa: quando c'erano gli appalti? SALVATORE MIGLIORINO. No, noi avevamo degli interlocutori presso questi politici, perché cercavamo anche di salvare... Ecco questa è la mentalità che io le spiegavamo prima, che noi abbiamo acquisito... PRESIDENTE. Dai siciliani. SALVATORE MIGLIORINO. Quella di mettere l'interlocutore nella posizione di non fargli avere problemi con noi, di non far capire che sta lavorando per il clan, che sta lavorando per Gionta, per una certa organizzazione. Allora, avevamo degli interlocutori al di fuori del comune. PRESIDENTE. Ah, cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Interlocutori che stavano bene con i vari Bertone, i vari Carotenuto. Facevamo loro le nostre richieste e loro le riportavano. PRESIDENTE. Faccia capire: chi erano questi interlocutori? SALVATORE MIGLIORINO. Gente normale. ALTERO MATTEOLI. Mediatori. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mediatori. PRESIDENTE. Come si chiamano? Si ricorda i nomi? SALVATORE MIGLIORINO. Uno era Domenico Iapicca, diciamo che è stato l'unico che aveva contatti quasi con tutti. PRESIDENTE. Che faceva Iapicca nella vita? SALVATORE MIGLIORINO. Iapicca è un simpatizzante, mi sembra, della democrazia cristiana. PRESIDENTE. Ma di professione che faceva? SALVATORE MIGLIORINO. Ha un bar, uno chalet a Torre Annunziata. PRESIDENTE. Questo Iapicca che faceva, mi spieghi? SALVATORE MIGLIORINO. Questo Iapicca ci riportava notizie e portava notizie ai vari Bertone, ai vari Carotenuto... PRESIDENTE.Omissis Quindi, queste persone andavano dai politici e facevano da tramite tra i politici e voi. E' così? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, quello che aveva da dire, ce lo veniva a dire. PRESIDENTE. Cioè, che cosa vi diceva? SALVATORE MIGLIORINO. "Ci sono queste costruzioni. C'è da fare questo appalto. Si presentano queste ditte e prendete le vostre precauzioni..." PRESIDENTE. A quel punto voi che facevate? SALVATORE MIGLIORINO. A quel punto mandavamo noi l'ambasciata: "vai da Bertone, vai da Carotenuto e digli che ci interessa questa ditta, questa impresa". Dopo di che, sono cose loro, sanno Pagina 3104 loro come fare per far andare questi lavori, quest'appalto a questa ditta. PRESIDENTE. Ho capito. E poi voi andavate dalla ditta anche? SALVATORE MIGLIORINO. Dopo di che andavamo dalla ditta, che era ditta da noi conosciuta... PRESIDENTE. Già legata a voi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, da noi conosciuta, per averci pagato, perché stava a Torre Annunziata, perché aveva contatti con noi. Andavamo e dicevamo: "tutto a posto, non ti preoccupare: l'appalto, l'opera pubblica la prenderai tu. Dopo di che, fatto questo, ne parliamo, ci sediamo, ne discutiamo: quello che c'è da dare, ci dai; quello che devi dare ai politici, lo dai ai politici". PRESIDENTE. Perché l'impresa dava un po' a voi e un po' ai politici? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, presidente, nessuno fa niente per... PRESIDENTE. Sì, questo l'ho capito. Quindi, i politici sapevano che voi avreste preso dei soldi, che voi eravate interessati a quell'appalto? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è normale, eravamo interessati a quell'appalto. PRESIDENTE. Come contropartita cosa davate ai politici? Raccoglievate anche voti? SALVATORE MIGLIORINO. In contropartita eravamo disponibili quando era tempo di elezioni, quando era tempo di elezioni amministrative, comunali; cose personali di qualche politico. Eravamo disponibili su queste cose. PRESIDENTE. Cosa vuol dire "cose personali"? SALVATORE MIGLIORINO. Il problema personale può sempre capitare nella vita a qualche politico. Anche delle sciocchezze. PRESIDENTE. Il problema personale, ad esempio, potrebbe essere anche il cattivo funzionamento di un rubinetto dell'acqua. SALVATORE MIGLIORINO. Un furto, cose banali. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Un furto. PRESIDENTE. Ad esempio, chi ha subito un furto e vuole recuperare la refurtiva o addirittura commissiona un furto? SALVATORE MIGLIORINO. No, per recuperare la refurtiva. Cose banali. PRESIDENTE. Quelle meno banali quali erano? SALVATORE MIGLIORINO. Quelle meno banali erano le votazioni, avere voti a favore di certi partiti, di certe persone. PRESIDENTE. In occasione di elezioni politiche, non amministrative, vi siete attivati per dare voti a qualcuno? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia sì. Non si tratta della mia epoca. All'epoca si è attivato molto Gionta nei confronti di Bertone e di Carotenuto. PRESIDENTE. Questo in occasione di elezioni amministrative, del comune. Per le elezioni al Parlamento nazionale? I voti che nelle elezioni amministrative facevate confluire su Bertone e Carotenuto, in occasione di elezioni regionali o elezioni politiche a quali personaggi li facevate arrivare? Oppure non ve ne interessavate? Pagina 3105 SALVATORE MIGLIORINO. Non ci interessavano. Ci siamo interessati solo della campagna elettorale di Izzo per l'elezione alla regione o alla provincia. Infatti, poi venne eletto. PRESIDENTE. Non avevate rapporti con uomini politici nazionali? SALVATORE MIGLIORINO. Io direttamente non avevo rapporti. PRESIDENTE. Il clan? SALVATORE MIGLIORINO. Forse Carotenuto e Bertone avevano rapporti con uomini politici nazionali. PRESIDENTE. Con chi? SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so. PRESIDENTE. Lei prima stava spiegando il problema relativo ai voti; tuttavia, poteva accadere che qualcuno di questi politici chiedesse qualcosa di più importante, come, ad esempio, intimidire un avversario politico? SALVATORE MIGLIORINO. Non c'è stato mai bisogno di intimidire. PRESIDENTE. Erano già intimiditi. SALVATORE MIGLIORINO. Erano entrati in quella mentalità, anche se non la condividevano. Erano entrati in quella mentalità per cui quando qualcuno di noi andava a chiedere qualcosa non si facevano pregare due volte. PRESIDENTE. Non mi sono spiegato. Qualche politico vi ha mai chiesto, ad esempio, "C'è Tizio che mi sta dando fastidio, andategli a dire di smetterla"? SALVATORE MIGLIORINO. No, non ce lo hanno mai chiesto. Nei confronti di un altro politico no. PRESIDENTE. Nei confronti di un cittadino qualsiasi? SALVATORE MIGLIORINO. Nemmeno. Se c'era da fare qualche lamentela si usava un'altra forma. Non si diceva direttamente "Quello mi sta dando fastidio". PRESIDENTE. Cosa si diceva? SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo noi che capivamo. PRESIDENTE. C'è stato qualche episodio? SALVATORE MIGLIORINO. In verità, non ricordo se c'è stato qualche episodio, può darsi che si sia verificato durante la mia assenza. PRESIDENTE. Izzo era parente di qualcuno dei vostri affiliati? SALVATORE MIGLIORINO. Era parente di Francesco Bove, un appartenente al clan. PRESIDENTE. Prima ha parlato di Carotenuto. Può spiegarci la questione relativa alla estorsione concernente i silos di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo nel 1991. Non avevamo mai toccato questi silos per ovvie ragioni, perché non ne vedevamo la necessità. PRESIDENTE. Di chi sono i silos? SALVATORE MIGLIORINO. I silos sono di un certo Rocco, che non ho mai conosciuto. Ci mettemmo in contatto con un ragioniere, una persona che portava avanti questa cosa e cominciammo l'estorsione ai silos. Dopo poco tempo venne Iapicca, l'interlocutore con i politici e disse "I silos interessano a Carotenuto. E' stato chiamato da un politico di Roma a cui interessava questa faccenda. Guardate se potete fare qualche cosa". Pagina 3106 PRESIDENTE. Che vuol dire "interessava questa faccenda"? SALVATORE MIGLIORINO. Voleva dire di non dare fastidio, di andarci piano, di vedere se si poteva evitare. PRESIDENTE. I silos cosa contenevano? SALVATORE MIGLIORINO. Grano. Rispondemmo di sì, dal momento che Carotenuto doveva fare bella figura verso un altro politico, malgrado Carotenuto non meritasse niente perché ci aveva un po' trascurato su certe cose. La trattativa si chiuse con una certa cifra. PRESIDENTE. Vi faceste dare una somma di denaro? SALVATORE MIGLIORINO. Noi volevamo 300 milioni per i silos. Carotenuto ci mandò a dire di farlo per lui e per quella persona. PRESIDENTE. Chi era quella persona? SALVATORE MIGLIORINO. Non me lo disse. Credo sia opportuno chiederlo a Carotenuto che certamente lo conosce. Ci chiese se potevamo chiudere la questione con la metà, con 150 milioni. Gli dissi di sì, per chiudere la questione e non parlarne più. ALTERO MATTEOLI. Attualmente il signor Carotenuto che ruolo ricopre? SALVATORE MIGLIORINO. Attualmente non ricopre nessun ruolo. ALTERO MATTEOLI. Non è stato più rieletto? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia no. PRESIDENTE. Quali erano le imprese a voi vicine? SALVATORE MIGLIORINO. La più importante era la Viola e Staiano. PRESIDENTE. Può dirci il nome dell'impresa? SALVATORE MIGLIORINO. Sturm. PRESIDENTE. Le altre? SALVATORE MIGLIORINO. Le altre erano piccole imprese di scarsa rilevanza. PRESIDENTE. Quando parla di estorsioni alle imprese fa riferimento anche alla Edilter? Può spiegarci meglio il problema? SALVATORE MIGLIORINO. Con la Edilter non abbiamo avuto nessun contatto. Il contatto diretto con la Edilter era tenuto dai costruttori Viola e Staiano. In effetti, noi abbiamo fatto l'estorsione a Viola e Staiano; abbiamo preso accordi, soldi con Viola e Staiano, non con la Edilter. Poi la Edilter ha dato i lavori a Viola e Staiano per la costruzione delle scuole. Sapevamo che la gara era rappresentata dalla Edilter. PRESIDENTE. Poi la Edilter dette il subappalto a Sturm? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Sapevate che ciò sarebbe accaduto? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MASSIMO BRUTTI. Era stato chiesto? SALVATORE MIGLIORINO. Da noi no. PRESIDENTE. Chi vi disse che la Edilter avrebbe vinto questo appalto? SALVATORE MIGLIORINO. Non ce lo disse nessuno. Invitavamo solo i politici ad appoggiare Viola e Staiano. Loro Pagina 3107 sapevano che Viola e Staiano erano appoggiati dalla Edilter. PRESIDENTE. Che legame c'era tra il clan Gionta e le aziende della lega delle cooperative? SALVATORE MIGLIORINO. Non credo ci fosse alcun legame. I legami con le cooperative li avevamo solo a Torre Annunziata. PRESIDENTE. Con quelle di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, qualcuna. PRESIDENTE. Si ricorda qualche nome? SALVATORE MIGLIORINO. Non mi ricordo, ma niente di straordinario. PRESIDENTE. Un collega vorrebbe sapere chi erano i referenti politici della Edilter. SALVATORE MIGLIORINO. I referenti politici a Torre Annunziata erano sempre i soliti, Carotenuto, Bertone, Michele Gallo, Luigi Izzo, Sergio Gargiulo. Erano loro che manovravano tutto. PRESIDENTE. Ci sono stati anche rapporti con la COGEFAR? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Molto tempo fa, quando io non c'ero, con un personaggio del nostro gruppo. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Con Edoardo Di Ronza. PRESIDENTE. Quello che poi fu ammazzato? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, fu ammazzato. PRESIDENTE. Che tipo di rapporti? SALVATORE MIGLIORINO. Rapporti di lavoro. PRESIDENTE. Un solo rapporto o per un certo periodo? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia un solo rapporto, su un solo lavoro, peraltro non direttamente con COGEFAR. Si trattava di un personaggio che rappresentava funzionari della COGEFAR. PRESIDENTE. Torniamo alle estorsioni. I politici sapevano che voi sostenevate l'impresa Sturm e quindi cercavano di far arrivare gli appalti a tale impresa; una volta ottenuti gli appalti la Sturm dava una quota a voi e una quota ai politici. Era questo il meccanismo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Noi prendevamo la nostra quota. PRESIDENTE. Quindi, più che di estorsione, si tratta di un accordo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, un accordo convenuto tra le parti, non estorto. PRESIDENTE. Un'impresa non di Torre Annunziata che avesse voluto lavorare nella vostra zona cosa doveva fare? SALVATORE MIGLIORINO. Niente, si presentava. Erano loro stessi che si rendevano conto della situazione in quella determinata zona. Loro non si presentavano direttamente, cercavano l'interlocutore per avvicinare qualcuno di noi o di altri clan. PRESIDENTE. E' mai capitato ciò? SALVATORE MIGLIORINO. A noi non è mai capitato. Può darsi che si sia verificata una cosa di questo genere. Pagina 3108 PRESIDENTE. Senza pagare ai clan camorristici e ai politici era possibile ottenere appalti pubblici a Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. No. PRESIDENTE. Tra le altre cose, lei fa riferimento al piano relativo alla costruzione di scuole previsto nella legge Falcucci. Si trattava di circa 10-11 edifici. Furono costruiti? SALVATORE MIGLIORINO. Non credo siano stati ancora costruiti. PRESIDENTE. Un anticipo fu dato? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Voi prendeste la vostra quota relativa all'anticipo? SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente ed un altro dell'organizzazione chiudemmo la trattativa con i costruttori che avevano ottenuto l'appalto. PRESIDENTE. Chi erano i costruttori? SALVATORE MIGLIORINO. Viola e Staiano. PRESIDENTE. Quanto vi dettero? SALVATORE MIGLIORINO. Su una trattativa pari ad un importo di circa 33-34 miliardi a noi spettava più o meno 1 miliardo e 300 milioni. PRESIDENTE. Questa somma vi fu data? SALVATORE MIGLIORINO. No, ottenemmo soltanto 300-400 milioni. PRESIDENTE. La rimanente somma quando avreste dovuto incassarla? SALVATORE MIGLIORINO. L'accordo prevedeva il pagamento di 30 milioni al mese ed una somma di 100 milioni a fine lavori. PRESIDENTE. Quindi, prendeste soltanto 300 milioni, perché poi i lavori non furono eseguiti. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i lavori non furono fatti. PRESIDENTE. I politici presero qualcosa? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, successivamente venni a sapere che anche i politici avevano preso soldi. Circa 100-150 milioni. PRESIDENTE. Ma le scuole non furono costruite. SALVATORE MIGLIORINO. Le scuole non furono costruite. ALTERO MATTEOLI. Perché? SALVATORE MIGLIORINO. Forse perché dovevano ancora reperire i terreni e per le lentezze burocratiche nell'ottenere le necessarie autorizzazioni. Non saprei con precisione. ALTERO MATTEOLI. E' stata fatta la gara d'appalto senza avere i terreni ove realizzare gli edifici! PRESIDENTE. Lei ha avuto la cerimonia di iniziazione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Come si svolse e quando? SALVATORE MIGLIORINO. Fu una cerimonia molto breve. PRESIDENTE. In che anno? Pagina 3109 SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984. C'era un tavola con delle persone intorno tra cui Angelo Nuvoletta, suo fratello, Luigi Baccante ed altri personaggi. Sul tavolo c'era una pistola, un posacenere. Il mio referente era Edoardo Di Ronza. PRESIDENTE. Quello famoso, che poi fu ucciso? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Le prime parole furono: "questa non è camorra, non è 'ndrangheta, ma bensì è Cosa nostra". PRESIDENTE. Vi faceste anche dei regali in quella occasione o no? SALVATORE MIGLIORINO. No, non ci facemmo regali, ci scambiammo solo gli auguri dopo fatto. Il regalo te lo faceva il referente. PRESIDENTE. Il Di Ronza? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, quello che ti portava, dopo, per un segno di affettuosità ti faceva un regalo in disparte. PRESIDENTE. Che regalo ebbe lei? SALVATORE MIGLIORINO. A me fece un bracciale, dopo; non so se è rilevante o meno questa cosa. PRESIDENTE. Invece in Cosa nostra in Sicilia si fanno dei regali... SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si fanno regali ma a livello personale. A me mi ha portato tizio, mi fa quel regalo perché sono legato alla sua persona dopo. Questo è il discorso. PRESIDENTE. Tutti quelli che facevano parte del clan Gionta erano affiliati... SALVATORE MIGLIORINO. Non tutti, venti-venticinque persone. PRESIDENTE. Il clan quante ne aveva complessivamente? SALVATORE MIGLIORINO. Molte di più. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Cinquanta-sessanta. PRESIDENTE. Quindi, una metà erano affiliati? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una metà. PRESIDENTE. Gli altri sapevano che vi erano degli affiliati a Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. No, lo potevano immaginare, ma non sapevano. Non era consentito dire: noi apparteniamo a Cosa nostra. PRESIDENTE. Nelle organizzazioni camorristiche vi erano cerimonie di iniziazione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, c'erano, però non gliele saprei dire. PRESIDENTE. In tutte o solo in alcune? SALVATORE MIGLIORINO. In tutte. Non c'è un'organizzazione che non abbia almeno... ANTONINO BUTTITTA. Scusi, presidente, stava descrivendo la cerimonia... PRESIDENTE. Sì, è vero. SALVATORE MIGLIORINO. C'erano persone già facenti parte di Cosa nostra. C'era una pistola a tavola, un posacenere. Poche parole ma ben calibrate. Mi misero un santino in mano, lo bruciarono. Dice: non bisogna mai rivelare l'appartenenza a Cosa nostra, non dire mai gli appartenenti di Cosa nostra, non avere rapporti Pagina 3110 con carabinieri, polizia e via discorrendo, mantenere segreta l'entità di Cosa nostra, se no si brucerà, come si brucerà questo santino, che mi bruciavano in mano. Dopo di che, buttai la cenere nel posacenere, il mio referente, che era Eduardo Di Ronza prese un ago, mi punse l'indice, si punse anche lui, ci stringemmo la mano, ci baciammo e così feci anche con gli altri. Baciai tutti quanti gli altri presenti. Dopo di me vennero altre persone con lo stesso rito. PRESIDENTE. Lei rimase nella stanza? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, rimasi nella stanza... PRESIDENTE. Perché ormai era affiliato. SALVATORE MIGLIORINO. ...perché già facevo parte di Cosa nostra. PRESIDENTE. A questo punto vi sentivate appartenenti a Cosa nostra: cosa cambiava? Quale era la differenza fra appartenere a Cosa nostra e appartenere alla camorra? SALVATORE MIGLIORINO. La differenza era talmente tale da potere dire: noi apparteniamo a Cosa nostra, ci sentiamo diversi dagli altri per mentalità, per modo di vivere e via discorrendo, anche quella presunzione di avere amicizie con personaggi di spicco, di rilievo. PRESIDENTE. Quali erano i modi di vivere che dovevate tenere? Vi erano regole particolari? SALVATORE MIGLIORINO. Dovevamo avere un modo di vivere, prima di tutto dovevamo considerare la nostra fedeltà alla famiglia, non avere altre donne. PRESIDENTE. Perché questo? Cosa c'entra? SALVATORE MIGLIORINO. Questa era una regola di Cosa nostra, che poi quasi nessuno rispettava. PRESIDENTE. Perché c'era questa regola? Qualcuno vi aveva detto queste regole? SALVATORE MIGLIORINO. Ne parlavamo così, quelle piccole cose che potevamo dirci, però in effetti nessuno l'ha mai rispettata, incominciando da me, chiedo scusa. PRESIDENTE. Né questa né altre? O altre regole sì? Quella di non rivelare il nome? SALVATORE MIGLIORINO. Questa era fondamentale, quella di non rivelare né l'appartenenza né chi apparteneva a Cosa nostra. PRESIDENTE. Quindi, distinguevate tra regole osservate e regole... SALVATORE MIGLIORINO. Tra regole e regole. Questa, diciamo, era la "più fondamentale". PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione l'omicidio di Ciro Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Prego. SALVATORE MIGLIORINO. Mi trovavo in un caseggiato di proprietà dei Nuvoletta. PRESIDENTE. A Marano? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Marano. Eravamo, ricordo, dieci-dodici persone. PRESIDENTE. In che epoca? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984. All'improvviso sentimmo degli spari. In effetti dal nostro gruppo si distaccò Ciro Pagina 3111 Nuvoletta, scese giù, non so per quale motivo scese giù verso la casa della madre. PRESIDENTE. Perché quello cos'era, era un appezzamento con tante case? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era una proprietà di Nuvoletta. PRESIDENTE. Con alcune case dentro? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una palazzina, tre-quattro piani, poi c'era il terreno dietro, un caseggiato basso, delle boscaglie, delle stalle... FERDINANDO IMPOSIMATO. A Vallesana? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Vallesana. PRESIDENTE. C'era un controllo, una vigilanza attorno a questo complesso o chi voleva entrava? SALVATORE MIGLIORINO. Il controllo no, sporadicamente c'era qualcosa, ma niente di... PRESIDENTE. Come mai a palazzo Fienga c'erano telecamere e controlli e da Nuvoletta no? SALVATORE MIGLIORINO. Ma Nuvoletta li poteva anche avere i controlli, ce li aveva, però si riteneva talmente sicuro nel suo feudo, si sentiva sicuro lì a Marano, non immaginava mai che veniva fatto un assalto. PRESIDENTE. Cosa succede? Voi eravate lì, Ciro Nuvoletta scende giù... SALVATORE MIGLIORINO. Sì, scende giù, sentimmo dei colpi e incominciarono a gridare: carabinieri, guardie, guardie! E noi scappammo. Scappammo un po' tutti, cominciando da me. PRESIDENTE. Andiamo con ordine. Da chi fu ammazzato Ciro Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. Noi ritenevamo che fu ammazzato da Bardellino, perché c'erano dei contrasti, mai arrivati sul punto di rottura di ammazzare qualcuno, sia di Bardellino sia di ... c'erano quei contrasti di mentalità e si arrivò... PRESIDENTE. Cosa vuole dire con "contrasti di mentalità"? SALVATORE MIGLIORINO. Divergenze di ... non so, di opinioni. PRESIDENTE. Su cosa? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo un po' su tutto, su come gestire la cosa, nel senso delle amicizie da intraprendere, nella velleità di comandare, di stare in un posto invece che in un altro, un po' di tutto. Dopo di che, sapemmo... eravamo sicuri che era stato il gruppo di... PRESIDENTE. Alfieri? SALVATORE MIGLIORINO. ...di Bardellino. Eravamo anche convinti che si era collegato con Alfieri. PRESIDENTE. Vediamo la dinamica. Ciro scende giù; voi sentite dei colpi... SALVATORE MIGLIORINO. Noi sentimmo: le guardie, le guardie! Davano la voce: stanno arrivando i carabinieri, sta arrivando la polizia! Sentimmo dei colpi, eravamo convinti che veramente erano le forze dell'ordine... PRESIDENTE. Che avevano sparato a Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sparavano in aria per non far scappare le persone. PRESIDENTE. Invece non erano le forze dell'ordine, erano... Pagina 3112 SALVATORE MIGLIORINO. Era un gruppo armato che fece questo assalto. PRESIDENTE. Perché sarebbe stato ucciso? Ho sentito da qualche parte che si diceva che Gionta avrebbe negato ad Alfieri una quota sulle percentuali del contrabbando. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Vuole spiegarlo meglio alla Commissione? SALVATORE MIGLIORINO. Niente, Alfieri pretendeva, in cambio dell'amicizia, una quota sul contrabbando di sigarette che faceva Gionta. Gionta gliela negò, non gliela volle dare, perché poi non è un fatto che io ho vissuto di prima persona, è un fatto detto in giro in mezzo a noi, un fatto detto da noi come è avvenuta questa cosa. PRESIDENTE. Tanto Nuvoletta quanto Bardellino erano vicini a Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Tutti e due? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Ma erano tutti e due affiliati? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, tutti e due affiliati. PRESIDENTE. Ma erano legati allo stesso gruppo o uno era legato ai corleonesi e l'altro ad altri? SALVATORE MIGLIORINO. No, diciamo che era lo stesso... quasi tutti sono legati ai corleonesi. Diciamo che il gruppo referente nostro, Mariano Agate a Mazara del Vallo è corleonese. PRESIDENTE. Ma Bardellino non era legato a Badalamenti? SALVATORE MIGLIORINO. Io non lo so, però non credo; avendo amicizie con Marano, stando con Marano non poteva mai essere con Badalamenti, che era un contrario dei corleonesi. PRESIDENTE. Nel periodo del 1984 c'erano anche gli appalti per la ricostruzione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si parlava della ricostruzione a Torre Annunziata. PRESIDENTE. E c'erano anche appalti a Torre Annunziata per la ricostruzione? SALVATORE MIGLIORINO. Si parlava di ricostruzione, però non è stata mai fatta, la ricostruzione non è stata mai attuata, però c'erano in palio questi progetti, queste cose da attuare. PRESIDENTE. Quando avete parlato dei lavori per la ricostruzione? SALVATORE MIGLIORINO. Ne abbiamo parlato... PRESIDENTE. Con Carotenuto ne avete mai parlato? SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente non ho mai parlato con..., abbiamo parlato delle cose che stavano in atto in quei momenti, all'epoca si parlava di ricostruzione, si parlava di un quadrilatero, di fare il quadrilatero delle carceri, che c'era un progetto a Torre Annunziata per fare queste cose e parlava chi era referente su queste cose, ma all'epoca era Eduardo Di Ronza, che si interessava di politica... PRESIDENTE. Carotenuto è mai venuto a palazzo Fienga? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Quando? Pagina 3113 SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1990-1991... PRESIDENTE. E perché? SALVATORE MIGLIORINO. Venne a palazzo Fienga ed ebbe un incontro con me e Gionta e suo cognato Paduano, il cognato di Valentino Gionta. PRESIDENTE. Lo convocaste voi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lo convocammo noi. PRESIDENTE. Si spostò e venne: faceva il sindaco allora? SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so se faceva il sindaco o meno, comunque era qualcosa al comune. PRESIDENTE. Era quello che comandava, insomma. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, stava al comune attivamente, lavorava al comune, non mi ricordo se faceva il sindaco o meno. PRESIDENTE. Voi lo convocaste a casa di Gionta... SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era di sera, di notte. Venne, Gionta gli chiese conferma della sua amicizia nei suoi confronti, gli chiese di aiutarci sugli appalti da fare avere a Viola e Staiano. Disse: non ci saranno problemi per un domani, come abbiamo fatto all'epoca, li facciamo di nuovo, ne hai avuto prova, ne avrai prova di nuovo della nostra amicizia nei tuoi confronti; dacci ancora riprova della tua amicizia nei nostri confronti; aiutaci su questa cosa. PRESIDENTE. Di Staiano? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di Staiano e Viola. PRESIDENTE. Perché, era difficile? SALVATORE MIGLIORINO. No, aiutare difficile no, da parte nostra era difficile perché non siamo dei politici; per loro era molto più facile fare accettare... PRESIDENTE. Per quali motivi, solo per questo appalto chiamaste questo Carotenuto e lo faceste venire da voi? C'erano delle difficoltà? SALVATORE MIGLIORINO. Difficoltà perché si tramandava sempre questa cosa, si rinviava, si rinviava, non si prendeva mai il capo, il momento di porre fine a questa vicenda. Dopo di che si chiuse questa trattativa, la gara la diedero a chi noi desideravamo che l'aveva. PRESIDENTE. In che epoca? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1990. PRESIDENTE. Che lavori erano? SALVATORE MIGLIORINO. Le scuole. PRESIDENTE. Quelle del progetto Falcucci? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, noi parlavamo delle scuole; che poi... PRESIDENTE. Poi? SALVATORE MIGLIORINO. Si è consolidato dopo questo rapporto, se si sono fatte o meno queste scuole, non... PRESIDENTE. Poi lo vedremo. Può spiegare, per cortesia, quale era il ruolo di Nuvoletta e dei maranesi nei rapporti con Cutolo? SALVATORE MIGLIORINO. Non li conosco questi rapporti fra Cutolo e Nuvoletta, non li ho mai conosciuti perché era un'epoca in cui stavo in carcere, però diciamo che ci poteva essere solo ... una mentalità diversa, due ideologie molto diverse tra Cutolo e Nuvoletta. Pagina 3114 PRESIDENTE. C'è anche uno scontro sugli affari o no? SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo saprei dire, signor presidente. Era un'epoca che io mi trovavo in carcere. PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare del sequestro Cirillo? SALVATORE MIGLIORINO. No, dai giornali. PRESIDENTE. Nel clan non ne ha mai sentito parlare? SALVATORE MIGLIORINO. Mai. PRESIDENTE. Neanche se Cutolo era intervenuto o meno? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si parlava di un intervento di Cutolo, però noi... in verità, io personalmente, come tanti altri, poco ci credevamo a questa cosa: cioè, è mai possibile che Cutolo si è inserito in questa cosa! Però se ne parlava con insistenza all'epoca; che poi sia vero o falso non sono io a... PRESIDENTE. Pasquale Gallo cosa faceva quando era detenuto Gionta? SALVATORE MIGLIORINO. Quando Gionta era detenuto era lui che portava avanti l'organizzazione. Ci interessavamo di quello che ho detto poco fa, di estorsioni, di politici, di contrabbando... PRESIDENTE. Lui mandava anche i soldi ai detenuti? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Come li mandava? SALVATORE MIGLIORINO. Davamo dei contributi alle famiglie, diciamo dei mensili. PRESIDENTE. Alle famiglie dei detenuti? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, alle famiglie dei detenuti, a noi che stavamo fuori, ci mantenevamo anche noi. Era una sorta di stipendio. PRESIDENTE. Lo facevano tutti i gruppi camorristici o solo voi? SALVATORE MIGLIORINO. Noi agivamo così; degli altri gruppi non le so dire. PRESIDENTE. Quant'era lo stipendio, più o meno? SALVATORE MIGLIORINO. Come capitava, più si guadagnava e più si portava a casa. Poi c'erano delle regole, nel senso che chi era di Cosa nostra prendeva una quota del guadagno, chi non apparteneva a Cosa nostra prendeva un mensile, due, tre, quattro, come capitava, dai guadagni. PRESIDENTE. Due, tre, quattro milioni, dice? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, al mese. PRESIDENTE. Quindi, se prendeva una quota vuol dire che prendeva molto di più. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, esatto. PRESIDENTE. Quindi, nel gruppo Gionta quelli appartenenti a Cosa nostra prendevano una quota degli affari, gli altri... SALVATORE MIGLIORINO. Prendevano anche il mensile. PRESIDENTE. Il mensile più la quota? SALVATORE MIGLIORINO. Anche il mensile, se domani si dovevano mettere dei soldi sul tavolo per spartire questi soldi, si toglievano delle quote per gli appartenenti, dopo di che gli associati prendevano quello che prendevano. Pagina 3115 PRESIDENTE. Ho capito. Mandavate anche soldi ai detenuti? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Come si faceva a mandare soldi ai detenuti? SALVATORE MIGLIORINO. Li davamo alle famiglie fuori. PRESIDENTE. Ho capito, ci pensavano le famiglie a mandarli, ma i detenuti sapevano che arrivavano dal gruppo. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. E in carcere lo sapevano che questi soldi arrivavano sempre dal gruppo, o no? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, erano persone collegate a Gionta, come potevano non saperlo? PRESIDENTE. No, mi riferisco alla direzione del carcere, a queste cose qui. SALVATORE MIGLIORINO. Ma no, li davamo alle famiglie, non ai detenuti; alle famiglie fuori, alla moglie, alla madre, al padre, alla sorella, poi erano loro che pensavano... PRESIDENTE. Non avvenivano mai invii diretti? SALVATORE MIGLIORINO. No, diciamo che è troppo pericoloso fare un fatto del genere, sarebbe da stupidi mandare dei vaglia. PRESIDENTE. Altre organizzazioni l'avevano fatto, invece voi no. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in passato Cutolo ha fatto queste cose, poi l'esperienza insegna. PRESIDENTE. Sì. Senta, dopo l'assassinio di Ciro Nuvoletta quale fu la rappresaglia dei vostri clan, quelli legati a Nuvoletta? SALVATORE MIGLIORINO. La rappresaglia fu di individuare persone collegate al clan di Bardellino... PRESIDENTE. E quindi? SALVATORE MIGLIORINO. Quindi ci furono degli attentati. PRESIDENTE. Quali furono? SALVATORE MIGLIORINO. Personalmente io sono stato coinvolto in un attentato contro i Verde di Sant'Antimo, persone che noi ritenevamo collegate a Bardellino, dopo di che fui arrestato pure, su quel fatto, in flagranza di quel fatto. PRESIDENTE. Ho capito, fu commessa una serie di omicidi, quindi. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una serie di omicidi. PRESIDENTE. E Verde era uno di questi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i Verde erano uno di questi, il tentato omicidio di Verde. PRESIDENTE. Senta, l'omicidio di Di Ronza come fu deciso? SALVATORE MIGLIORINO. L'omicidio di Di Ronza fu deciso... PRESIDENTE. Perché Di Ronza era uno importante, mi pare, no? SALVATORE MIGLIORINO. Era l'alter ego di Gionta, all'epoca. PRESIDENTE. Anche lui era di Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche lui. Pagina 3116 PRESIDENTE. Era quello che l'aveva introdotta in Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, ma introdotto come referente, non è che lui personalmente abbia detto "io ti faccio entrare in Cosa nostra". Quella era la mentalità che ci ha fatto entrare in Cosa nostra. PRESIDENTE. Sì, ho capito. SALVATORE MIGLIORINO. Niente, Di Ronza fu ammazzato per tanti motivi, ma principalmente perché noi ritenevamo che fosse un infame, aveva parlato con carabinieri, con personaggi legati ai carabinieri, della strage fatta a Torre Annunziata, aveva rivelato dei... PRESIDENTE. E la strage l'avevate fatta voi? SALVATORE MIGLIORINO. No, non l'abbiamo fatta noi, si dice che l'abbia fatta Alfieri. PRESIDENTE. Alfieri. SALVATORE MIGLIORINO. Si dice, comunque noi non l'abbiamo fatta. PRESIDENTE. Ma Alfieri non era vostro avversario? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Allora, mi spieghi bene qual era il vostro interesse a punire Di Ronza perché aveva parlato. SALVATORE MIGLIORINO. No, il discorso è che aveva fatto un'infamità, una cosa che non doveva fare. Aveva fatto: aveva cercato di fare, aveva potuto dare degli accorgimenti su questa cosa, fatto delle confidenze... PRESIDENTE. Quindi, il primo motivo fu questo. Poi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il primo motivo fu questo, perché poi altri clan, altre persone si servivano di questa cosa a nostro discapito. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Se ne servivano dicendo che avevamo un infame nel gruppo, che si doveva ammazzare... PRESIDENTE. Ho capito, per screditare. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, c'era discredito. Dopo di che, ci furono i primi contatti su questa cosa: prendemmo delle precauzioni, parlammo con Marano, portammo il discorso in Sicilia. Lo portò principalmente Pasquale Gallo, perché per ammazzare una persona di Cosa nostra bisogna avere una certa autorizzazione, bisogna chiedere se si può fare: se il motivo è grave, si fa, se il motivo è irrilevante si cerca di lasciarlo perdere. PRESIDENTE. Quindi, voi andaste giù. Chi andò, Pasquale Gallo? A Mazara? Dove andò? SALVATORE MIGLIORINO. Pasquale Gallo andò giù. Disse "io ho fatto questo, questo e questo, nel senso che ho riferito il problema giù". PRESIDENTE. Non lo sa con chi parlò? SALVATORE MIGLIORINO. Lui andò a parlare con Riina. PRESIDENTE. Ah, proprio con Riina, così disse? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lui aveva contatti con Totò Riina, sempre tramite i mazaresi. PRESIDENTE. Sempre tramite Agate? Pagina 3117 SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sempre tramite il gruppo di Agate. Disse "questo è un problema che ci dobbiamo togliere, dopo di che mi vedo tutto io". Si fece delle copie di processo dove si diceva che Di Ronza aveva detto qualcosa, aveva fatto qualche confidenza a qualche... Non so, era un colonnello dei carabinieri, un maggiore dei carabinieri, un certo Francavilla, qualcosa del genere... PRESIDENTE. Un certo Francavilla? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, Francavilla. Dopo di che, questa copia di processo fu portata a Marano per conoscenza, fu fatta visionare e si prese questa decisione, la presero un po' tutti. Nel nostro gruppo eravamo un po' contrari sia io sia Paduano Ciro, poi ci fu un atto di convincimento totale, perché Gallo ebbe anche un colloquio con Valentino Gionta, che all'epoca si trovava, mi sembra, allo speciale di Ascoli. Entrò sotto falso nome... PRESIDENTE. Addirittura? In che anno? SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra nel 1988, qualcosa del genere. Entrò sotto falso nome... PRESIDENTE. Cioè, con un documento falso? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con un documento falso. Non so come fece ad entrare, però c'è entrato. Venne e disse "ho parlato anche con Valentino Gionta, dobbiamo toglierci questa mola". ALTERO MATTEOLI. Qual era il carcere? SALVATORE MIGLIORINO. Ascoli Piceno. ALTERO MATTEOLI. In quale anno? SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra nel 1988, non voglio insistere. PRESIDENTE. Quindi, nel carcere di Ascoli Piceno uno entrò con un documento falsificato, parlò con Gionta... SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il documento era originale, sostituì la fotografia, solo così poteva entrare. Ce lo disse lui. PRESIDENTE. E parlò con Gionta. SALVATORE MIGLIORINO. Parlò, venne e disse "dobbiamo toglierci questo problema", dopo di che avvenne l'omicidio. PRESIDENTE. E lei perché si rifiutò di partecipare all'omicidio? SALVATORE MIGLIORINO. Più per un fatto affettivo, non volevamo accettare, sia io sia Paduano, di risolverla in questa maniera. Poi lo dovemmo accettare gioco forza. PRESIDENTE. Senta, ma se questo era stato davvero un infame, come dicevate voi, non era meglio eliminarlo, non poteva anche danneggiarvi? SALVATORE MIGLIORINO. Non ho capito. PRESIDENTE. Se questo Di Ronza era stato davvero un infame, come dite voi, non era utile liberarsene? Tenerlo non era peggio? SALVATORE MIGLIORINO. Noi ce ne siamo liberati. PRESIDENTE. Sì, lo so, però lei era contrario. SALVATORE MIGLIORINO. In un primo momento sì, ma come mentalità affettiva... Pagina 3118 PRESIDENTE. Vi dispiaceva, insomma. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mi dispiaceva, questo era il discorso. PRESIDENTE. Cioè, dicevate: "Lo facessero, ma lo facessero altri". SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, questo era il discorso. Infatti, lo fecero altri. PRESIDENTE. Ho capito. Può spiegare alla Commissione che cosa faceva Di Ronza, che ruolo aveva? SALVATORE MIGLIORINO. Di Ronza, come ho detto prima, era l'alter ego di Valentino Gionta. Erano lui e Pasquale Gallo, quando stava ancora unito al gruppo. Di Ronza si interessava direttamente di avvocati, di politici, di avere contatti con persone che potevano favorire il clan. PRESIDENTE. Anche con magistrati? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, ha avuto contatti, non direttamente, con un magistrato, ma tramite persone che hanno avuto un interessamento... PRESIDENTE. Con quale magistrato? SALVATORE MIGLIORINO. Con Armando Lancuba. PRESIDENTE. In relazione a quale processo? SALVATORE MIGLIORINO. Un processo di estorsione verso il mercato ittico di Torre Annunziata. PRESIDENTE. Ho capito. Andò bene, poi, il processo? SALVATORE MIGLIORINO. Il processo andò bene, non se ne è parlato più, poi, di questo processo. Lui si confidò e mi disse "Salvato', sto facendo di tutto per questo processo, ho trovato la persona". Era una signora che frequentava ambienti del tribunale di Napoli. PRESIDENTE. Chi era questa signora? SALVATORE MIGLIORINO. Io non lo so, non me lo disse, ma era una persona molto avvenente, di Torre Annunziata, che frequentava il tribunale di Napoli. Lui mi disse "quasi quasi ci siamo riusciti, servono 60-70 milioni per fare questa cosa"; io gli dissi "va bene, a te non manca modo, quando sei pronto, di prendere questi soldi". PRESIDENTE. Perché non c'erano problemi di soldi. SALVATORE MIGLIORINO. No, non c'erano problemi di soldi. Dopo di che, passò un certo periodo, non molto lungo, e mi disse "tutto a posto, ho preso quei soldi, Lancuba si è interessato di questo processo, è facile che non ne sentiremo parlare più". Infatti, non ne ho sentito parlare più, di questo processo. PRESIDENTE. Quindi, così è stato. FERDINANDO IMPOSIMATO. I soldi a chi andarono? SALVATORE MIGLIORINO. I soldi andarono a Lancuba, tramite quella signora; detto da Di Ronza, servivano per quel magistrato, per questa piccola operazione, che poi lui diceva "piccola" perché diceva che non era una cosa eclatante, che facilmente non si farà più questo processo. PRESIDENTE. Ho capito; ma questa signora era di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. E per quale ragione frequentava il tribunale? Pagina 3119 SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so per quale ragione, però aveva molta influenza sul tribunale. PRESIDENTE. Ma frequentava il tribunale o quelli che stavano nel tribunale? SALVATORE MIGLIORINO. No, frequentava il tribunale, aveva amicizie al tribunale con magistrati, con avvocati, forse per altre ragioni... PRESIDENTE. Non giudiziarie, insomma. SALVATORE MIGLIORINO. No, non giudiziarie. PRESIDENTE. Lei ha parlato anche di contatti con i politici. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i politici di Torre Annunziata, intendo. PRESIDENTE. Sì, sì, ho capito cosa vuole dire. Limelli come diventò un avversario? Limelli si staccò da voi prima di Pasquale Gallo? SALVATORE MIGLIORINO. No, Pasquale Gallo e Limelli erano la medesima cosa, era un solo gruppo, facente capo a Valentino Gionta. Limelli si distaccò per la sua velleità di vedere le cose in grande. Voleva anche lui una certa posizione, cercava di fare cose in disparte, cercava un suo spazio e cominciarono i primi contrasti. PRESIDENTE. Ma questo avvenne nell'epoca in cui Gionta era detenuto? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. E lui approfittava un po' di questa situazione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. E chi era il numero due, in quel periodo? SALVATORE MIGLIORINO. Di che gruppo? PRESIDENTE. Del vostro, di Gionta. SALVATORE MIGLIORINO. Era Pasquale Gallo. PRESIDENTE. Poi si staccarono insieme, Limelli e Gallo? SALVATORE MIGLIORINO. Prima Limelli, poi Gallo: Gallo ultimamente, Limelli un po' prima. Poi ci fu una certa calma, poi si ripresero di nuovo quelle certe alternanze di... PRESIDENTE. Ma quando c'erano queste marette, in casa vostra, non avevate idea di andare a parlare con i siciliani, per vedere se era possibile mettere pace? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ultimamente l'abbiamo fatto, per appianare un po' tutto. PRESIDENTE. Che vuol dire, "ultimamente"? SALVATORE MIGLIORINO. Parlo del 1991. PRESIDENTE. Può spiegare meglio questo aspetto alla Commissione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, personalmente io e Paduano Ciro nel 1991 abbiamo avuto degli incontri con Mariano Agate, a Roma, e Leoluca Bagarella, per appianare questa cosa fra noi e Gallo, perché anche Gallo faceva parte di Cosa nostra. Ecco, solo per appianare questa situazione ci rivolgemmo a loro, sempre tramite Marano, e avemmo questi incontri a Roma. FERDINANDO IMPOSIMATO. In quale luogo? Pagina 3120 SALVATORE MIGLIORINO. Sulla Nomentana c'è un negozio, un capannone di auto, la Carpenauto, di un signore di Torre Annunziata, Carpentieri, un nostro amico, amico di Gionta, che vende auto. Ci incontrammo un paio di volte lì, ci sedemmo in una specie di camper, in disparte, non c'era nessuno. PRESIDENTE. Chi eravate? SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo io, Mariano Agate, Leoluca Bagarella - Luchino -, Baccante Luigi... PRESIDENTE. Baccante era dei vostri? SALVATORE MIGLIORINO. Baccante è di Marano, sì. Poi c'era un certo Armando, adesso non ricordo il cognome, e Paduano Ciro. Avemmo più di un incontro. PRESIDENTE. Scusi, vuole ripetere la data? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1991. Bagarella era in soggiorno obbligato qui a Roma, dopo un po' di tempo venne anche Mariano Agate in soggiorno obbligato. PRESIDENTE. Ho capito, così era più comodo. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, loro erano stati destinati qui a Roma per il soggiorno; prendevamo questi contatti senza scendere giù, però loro avevano qualche interlocutore che mandavano giù per vedere come stavano le cose. PRESIDENTE. Voi volevate mettere un po' di pace a Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, volevamo mettere un po' di pace. PRESIDENTE. Con Limelli, Gallo, eccetera? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, per calmare un po' le acque, per dire basta a queste cose. PRESIDENTE. Che effetto ebbe questo incontro? SALVATORE MIGLIORINO. L'effetto fu che noi chiudemmo questa cosa con Gallo, ci rappacificammo... PRESIDENTE. Con Gallo ed anche con Limelli? SALVATORE MIGLIORINO. No, Limelli non partecipò all'incontro. MASSIMO BRUTTI. Gallo sì? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, esponenti di Gallo parteciparono all'incontro. PRESIDENTE. Gallo non partecipò direttamente? SALVATORE MIGLIORINO. No, Gallo Pasquale non partecipò direttamente. PRESIDENTE. E Limelli non partecipò neanche con suoi esponenti? SALVATORE MIGLIORINO. No, non partecipò. Con Limelli ci limitavamo soltanto a rimanere in buoni rapporti senza fargli sapere che noi avevamo avuto questi rapporti con i siciliani, perché in Limelli c'era sempre la velleità di fare qualcosa contro di loro. MASSIMO BRUTTI. A questi incontri, quindi, erano presenti personaggi di primissimo piano dell'organizzazione di Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MASSIMO BRUTTI. Gli oggetti erano limitati soltanto a mettere pace a Torre Annunziata? Pagina 3121 SALVATORE MIGLIORINO. Per il momento gli oggetti erano quelli, perché quello era il problema che incombeva su di noi. MASSIMO BRUTTI. Si parlava anche dell'organizzazione del traffico di stupefacenti, di altri affari? SALVATORE MIGLIORINO. In quelle occasioni no. Si parlava solo di mettere pace tra di noi. Se non c'era la pace non si poteva fare nessun discorso di guadagno. PRESIDENTE. Che utilità traeva Cosa nostra? Essa aveva qualche affare a Torre Annunziata oppure no? SALVATORE MIGLIORINO. No, non aveva nessun affare; prima sì, aveva l'affare del contrabbando. PRESIDENTE. Avevano delle quote? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, avevano delle quote con Gionta, che io sappia. Però non gliele so dire... PRESIDENTE. Quando lei dice "prima", a che epoca si riferisce? SALVATORE MIGLIORINO. Agli anni compresi tra il 1980, il 1982, il 1983 e il 1984. PRESIDENTE. Qual era quindi l'utilità di questo rapporto? SALVATORE MIGLIORINO. L'utilità di questo rapporto era più di lucro che di altra natura. PRESIDENTE. Quale lucro traeva Cosa nostra da voi? SALVATORE MIGLIORINO. Se avevano bisogno di vendere stupefacenti chiamavano prima noi, perché noi eravamo... PRESIDENTE. Eravate una specie di agenzie? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo una succursale. MASSIMO BRUTTI. Se questi incontri si svolgevano nel 1991, quella era anche la fase in cui l'approvvigionamento della droga non veniva più dalla Sicilia e voi vi rifornivate a Milano. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, non veniva più dalla Sicilia, ma per motivi loro, non nostri, per disagi loro, non nostri. MASSIMO BRUTTI. Ma loro vi chiedevano dei favori in questi incontri, visto che c'era un momento di difficoltà nel traffico della droga? SALVATORE MIGLIORINO. Favori sicuramente ce ne hanno chiesti dopo, ma in quella fase discutevamo soltanto della pace fra noi e quel gruppo. Loro si attivavano perché giustamente erano... MASSIMO BRUTTI. ...erano interessati ad avere una zona pacifica e da loro controllata. SALVATORE MIGLIORINO. Come l'hanno sempre avuta. PRESIDENTE. Lei non sa che tipo di favori hanno chiesto ed ottenuto questi di Cosa nostra dopo il 1991? SALVATORE MIGLIORINO. Non c'è stato nessun favore né dato né avuto. Si è parlato di "fare" stupefacenti, di qualche scambio di armi e cose varie, però poi tutto questo non è successo. PRESIDENTE. In queste riunioni che facevate chi era il numero uno? SALVATORE MIGLIORINO. Per rispetto era Mariano Agate, perché era il più anziano; però come portatore di Pagina 3122 notizie era Luchino Bagarella, che poi parlava a nome di suo cognato. PRESIDENTE. Quali erano gli argomenti che Bagarella e Agate usavano per convincere? SALVATORE MIGLIORINO. L'argomento era quello di calmare la guerra in atto tra noi e Gallo, perché non faceva bene a nessuno. PRESIDENTE. Ma poi che tipo di argomenti usavano dopo? SALVATORE MIGLIORINO. Non usavano nessun argomento. PRESIDENTE. Una discussione ci fu, perché non tutti dissero pacificamente: "Sì, effettivamente è vero, questa guerra ci danneggia e quindi smettiamola". Ci volle invece un po' di tempo per capire questo, vero? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Come discutevate? Questo a noi interessa capire. Che obiezioni facevano gli altri? SALVATORE MIGLIORINO. Gli altri facevano obiezioni di varia natura, nel senso che Gionta pretendeva da Gallo che alla sua uscita Gallo doveva portargli i conti del clan, di quello che aveva speso e di quanto si era guadagnato. A Gallo non stava bene che gli fossero state chieste certe cose, perché si metteva in dubbio la sua rispettabilità verso altre persone; vi era insomma un insieme di cose. Dopo di che, anche con il loro avvento, la questione fu un po' appianata e si giunse ad un accordo. PRESIDENTE. In che cosa consisteva l'accordo? SALVATORE MIGLIORINO. L'accordo consisteva nell'andare insieme, come eravamo una volta. PRESIDENTE. Ma poi Gallo portò il resoconto dei conti, quando Gionta uscì? SALVATORE MIGLIORINO. No, Gallo non portò più questo resoconto perché le cose si erano appianate e non aveva più importanza portarlo. PRESIDENTE. Da allora non ci sono stati più screzi? SALVATORE MIGLIORINO. No, da allora non ci sono stati più screzi. PRESIDENTE. Ma prima c'erano stati anche degli omicidi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Interni? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Avete dovuto aspettare gli omicidi per poi andare a chiedere a Cosa nostra di mettere pace? Non potevate farlo prima? SALVATORE MIGLIORINO. Non c'era la volontà di farlo prima, anche perché noi aspettavamo l'uscita di Gionta. Non c'era volontà per tante cose: non ce la sentivamo, un po' perché feriti nell'orgoglio per aver subito qualche attentato; altrettanto valeva per loro. PRESIDENTE. Quando la situazione è diventata grave... SALVATORE MIGLIORINO. Quando la situazione è diventata grave, decidemmo di chiudere questa cosa. PRESIDENTE. Andaste di comune accordo dai siciliani oppure vi recaste voi prima dai siciliani? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che fu un incontro casuale, perché Bagarella usciva dal carcere di Spoleto e portava i saluti di persone che stavano con lui a Spoleto. Un detenuto di quel Pagina 3123 carcere, nostro amico, disse che Bagarella era uscito ed era a Roma. Noi ne parlammo a Marano con esponenti del clan di Marano e si disse di andarlo a trovare; così facemmo solo perché era nostro dovere andare a trovarlo e da questo incontro decidemmo di... PRESIDENTE. ...di utilizzare questa presenza. SALVATORE MIGLIORINO. Di utilizzare questo nostro incontro. PRESIDENTE. Come riuscivate a influire sulle elezioni? SALVATORE MIGLIORINO. Non c'era bisogno di influire, perché in effetti una buona parte di Torre Annunziata, anche se non materialmente, ma mentalmente condivide questa mentalità di gruppo che esiste a Torre Annunziata. PRESIDENTE. Quindi, era sufficiente che voi faceste girare la voce che bisognava votare per Carotenuto? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era sufficiente dire questo. PRESIDENTE. E la gente poi votava? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Non c'era un controllo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si girava un po', ma non era necessario usare la forza. PRESIDENTE. C'erano stati anche brogli elettorali oppure no? SALVATORE MIGLIORINO. Non le so dire se ci siano stati o meno. PRESIDENTE. Così, anche per Izzo bastò far circolare il nome? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a parte che Izzo aveva un suo parente che faceva parte dell'organizzazione; si figuri quindi se non sarebbe riuscito. PRESIDENTE. Lei personalmente è mai andato a parlare con quelli di Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente sì. PRESIDENTE. Quante volte? SALVATORE MIGLIORINO. Tre o quattro volte. PRESIDENTE. Con chi ha parlato e dove? SALVATORE MIGLIORINO. Ho parlato a Mazara del Vallo con Mariano Agate, con Giovanni Bastone, con Francesco Messina. PRESIDENTE. Per la droga o per altro? SALVATORE MIGLIORINO. Si parlava sempre in base a queste cose. PRESIDENTE. Per questi problemi vostri? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, per questi problemi nostri. Dopo di che si discuteva anche di affari futuri, di che cosa si poteva fare in futuro insieme. PRESIDENTE. In che anni, questo? SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1991. PRESIDENTE. Sempre a Mazara del Vallo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Mazara del Vallo. MARCO TARADASH. Quali affari? Pagina 3124 SALVATORE MIGLIORINO. Sempre affari riguardanti stupefacenti. PRESIDENTE. La questione di fondo erano gli stupefacenti? SALVATORE MIGLIOINO. La questione di fondo erano gli stupefacenti, poi potevano venire altre cose in seguito, e venivano automaticamente. MARCO TARADASH. Si trattava sempre solo di cocaina? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, poteva essere cocaina o altra cosa, ma mai eroina. PRESIDENTE. Tipo? SALVATORE MIGLIORINO. Tipo hashisc, marijuana, però la fonte principale era la cocaina. PRESIDENTE. Avete mai venduto hashisc? SALVATORE MIGLIORINO. No, non ne abbiamo mai venduto. PRESIDENTE. Neanche marijuana? SALVATORE MIGLIORINO. No, mai. PRESIDENTE. Che lei sappia, in Campania sono mai venuti esponenti di Cosa nostra? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, sì, ma per sentito dire. Non mi sono mai trovato direttamente; so che sono venuti esponenti a Marano, ma non mi sono mai trovato in quell'occasione a partecipare a queste riunioni. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione che cosa è questo palazzo Fienga? SALVATORE MIGLIORINO. Palazzo Fienga è un edificio abitato - credo - da 30-40 famiglie. PRESIDENTE. E' grande? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è grande. Mi sembra che molti anni fa fosse un pastificio o qualcosa del genere. Non tutte le 30-40 famiglie sono esponenti del clan, ma vi sono anche due o tre famiglie che non hanno niente a che vedere e sfortunatamente si trovano in quel palazzo. PRESIDENTE. Che vita fanno questi poveri cristi che si trovano sfortunatamente in quel palazzo? SALVATORE MIGLIORINO. Una vita disagiata, signor presidente. PRESIDENTE. Cioè? SALVATORE MIGLIORINO. Una vita di paure, di disturbi, una vita brutta. Infatti, la maggior parte è andata via. PRESIDENTE. Quelli che ancora adesso abitano lì sono sempre legati a voi? SALVATORE MIGLIORINO. Quasi tutti. Diciamo che quello è il covo del clan Gionta, a parte le altre persone che abitano un po' fuori dal palazzo. PRESIDENTE. Abbiamo letto di telecamere e cose del genere. Come era combinato questo palazzo? SALVATORE MIGLIORINO. Ogni appartamento aveva degli accorgimenti tipo telecamere, porte blindate, rifugi segreti. PRESIDENTE. C'erano anche cancelli? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, cancelli blindati, portoni blindati; qualche finestra che si poteva affacciare nell'atrio del palazzo veniva murata per non dare a qualche nemico lo spazio per potere entrare nel palazzo. Pagina 3125 PRESIDENTE. Di chiunque fosse questa finestra? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di chiunque fosse. PRESIDENTE. Anche se non era di persone legate a voi? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di chiunque fosse, anche se la richiesta veniva fatta in un certo modo. PRESIDENTE. Con garbo, diciamo così. Le muravate con garbo. SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo in un primo momento con garbo, però anche se si doveva dire qualcosa di non garbato nei confronti della persona si faceva lo stesso. PRESIDENTE. Mi pare che vi fosse una merceria. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una merceria, un panificio... PRESIDENTE. E avete murato? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, chiudemmo delle finestre e delle porte esterne che davano nell'atrio del palazzo. PRESIDENTE. C'erano anche dei cani lupo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Dove? SALVATORE MIGLIORINO. Erano sulla terrazza. PRESIDENTE. Sul tetto? SALVATORE MIGLIORINO. Sui tetti del palazzo. PRESIDENTE. Che funzione avevano questi cani lupo? SALVATORE MIGLIORINO. Erano più che altro amatoriali. Però, se dovevano avere funzioni di attacco le avevano, perché erano dei cani a comando. PRESIDENTE. Lì tenevate anche armi? SALVATORE MIGLIORINO. Nel palazzo non avevamo armi. Fuori dal palazzo ma poco distante... PRESIDENTE. Fuori c'era anche un servizio di vigilanza? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, giravano ragazzi con il motorino. PRESIDENTE. Se accadeva che c'era una perquisizione, vi avvertivano prima? SALVATORE MIGLIORINO. A volte sì. A volte riuscivamo ad andare via, altre volte non ci riuscivamo per l'abilità della polizia e dei carabinieri. Comunque, detto tra parentesi, se andavamo via oppure no era la stessa cosa, perché a palazzo Fienga avevamo dei rifugi. PRESIDENTE. Quindi, potevate nascondervi là? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, potevamo nasconderci lì dentro. Chi era latitante... PRESIDENTE. Anche i latitanti erano lì? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche i latitanti stavano lì. PRESIDENTE. Ma la polizia, la magistratura sapevano che cosa era palazzo Fienga? SALVATORE MIGLIORINO. Sapevano che ci abitavamo noi. PRESIDENTE. E non venivano a trovarvi? Pagina 3126 SALVATORE MIGLIORINO. Sì, venivano. PRESIDENTE. Però non vi trovavano? SALVATORE MIGLIORINO. Purtroppo non ci trovavano perché stavamo in questi nascondigli. Chi era latitante e chi aveva problemi con la giustizia andava in questi nascondigli; chi non aveva problemi... PRESIDENTE. Erano quei nascondigli in cui si deve infilare una spina per aprire la porta? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, erano nascondigli elettronici. PRESIDENTE. Chi ve li aveva fatti questi nascondigli elettronici? SALVATORE MIGLIORINO. Il suocero di una persona che sta con noi, un appartenente al clan. PRESIDENTE. I vostri latitanti, oltre che a palazzo Fienga, dove andavano? SALVATORE MIGLIORINO. Dipende dal tipo di latitanti. Gionta ultimamente è stato a palazzo Fienga. Negli anni passati si recava a Marano... PRESIDENTE. Infatti Gionta fu arrestato a palazzo Fienga. SALVATORE MIGLIORINO. Sì, fu arrestato a palazzo Fienga, fu trovato lì. Altre persone potevano usufruire dell'appoggio dei loro familiari e via discorrendo. PRESIDENTE. A Torre Annunziata vi era un'azione di corruzione nei confronti delle forze di polizia, carabinieri, vigili urbani o no? SALVATORE MIGLIORINO. No, non credo. Vi era qualcosa, ma sporadicamente, non che qualcuno ti poteva dire "ti stanno venendo ad arrestare"; era una cosa lievissima, solo a livello di amicizia. Si poteva offrire qualche stecca di sigarette o qualcosa ad un carabiniere... PRESIDENTE. E in contropartita? SALVATORE MIGLIORINO. In contropartita niente: "ti devo portare questa carta", "è facile che domani ti consegneranno questo avviso", ma niente di concreto. PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione in che clima matura l'omicidio di Siani a Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Dal mio punto di vista fu maturato... PRESIDENTE. Quando fu commesso l'omicidio di Siani, otto anni fa? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, nel 1985. PRESIDENTE. Lei era fuori? SALVATORE MIGLIORINO. No, ero in carcere. Ho saputo di questa cosa da Edoardo Di Ronza. PRESIDENTE. E cosa ha saputo? SALVATORE MIGLIORINO. All'epoca si parlava con insistenza, si davano notizie... PRESIDENTE. Non abbiamo bisogno di conoscere i nomi degli autori, ci interessa conoscere l'ambiente in cui è maturato l'omicidio. SALVATORE MIGLIORINO. Mi diceva che dava fastidio a personaggi di Torre Annunziata come Omissis. Era molto insistente nella sua attività, ficcava il naso un po' dappertutto; era una cosa che andava fatta e poi ci sono persone che l'hanno fatto. Pagina 3127 PRESIDENTE. Omissis. Quindi lui fu ucciso perché sostanzialmente dava fastidio. SALVATORE MIGLIORINO. Si intrometteva in cose in cui non si doveva intromettere. Omissis. PRESIDENTE. Omissis. SALVATORE MIGLIORINO. Questo non glielo so dire. Omissis. PRESIDENTE. C'era un rapporto tra questo omicidio e le spese per la ricostruzione? SALVATORE MIGLIORINO. Credo di sì, perchè in effetti all'epoca si parlava della ricostruzione del quadrilatero delle carceri; si parlava di ricostruire quasi Torre Annunziata. Omissis. PRESIDENTE. Perché Siani era pericoloso? SALVATORE MIGLIORINO. Non saprei dire perché era pericoloso; non era pericoloso per noi ma per Omissis. Per essere pericoloso vuol dire che stava facendo qualcosa che non doveva fare, stava indagando su qualcosa su cui non doveva indagare, voleva scrivere su qualcosa che non doveva scrivere, poteva intralciare ciò che si doveva fare e che con il suo intervento non si poteva fare più. PRESIDENTE. Era stato minacciato prima? SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire. PRESIDENTE. A proposito dei politici di Torre Annunziata lei afferma che "anche se estranei in ogni modo ci saremmo arrivati". Vuol spiegare cosa vuol dire questa frase? SALVATORE MIGLIORINO. Politici estranei? PRESIDENTE. Anche se estranei a voi. SALVATORE MIGLIORINO. Ci saremmo arrivati con la forza fisica; in una maniera o nell'altra ci saremmo arrivati. Con qualche atto di convincimento saremmo arrivati al nostro scopo. Però difficilmente poteva succedere un fatto del genere. PRESIDENTE. Voi controllavate soltanto quei due o anche altri politici di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. A noi interessavano quelli che all'epoca avevano un nome; se un domani fosse uscito un signore qualsiasi avremmo cercato di arrivare anche a quel signore. PRESIDENTE. Oltre al caso che lei ha citato di Lancuba, ci sono altri casi che lei conosce di intervento nei processi? SALVATORE MIGLIORINO. Mi risulta di no. PRESIDENTE. Il territorio del clan Gionta coincideva con Torre Annunziata o era più esteso? SALVATORE MIGLIORINO. No, solo Torre Annunziata. PRESIDENTE. E quando c'è lo scontro con i cavalieri... Perché si chiamano cavalieri? SALVATORE MIGLIORINO. E' un soprannome di famiglia. PRESIDENTE. Mi riferisco a Gallo. SALVATORE MIGLIORINO. I Gallo. PRESIDENTE. Quindi Gallo è un cavaliere. Come vi dividete il territorio quando c'è questo scontro? Pagina 3128 SALVATORE MIGLIORINO. Non si divideva niente, si pensava solo di arrivare ad uno scontro armato e basta. PRESIDENTE. Quelli cercavano di mettere le mani sugli stessi affari? SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che all'atto dello scontro armato non si pensa agli affari ma a come eliminare l'avversario. PRESIDENTE. Questi avversari cercavano di mettere le mani sugli stessi affari vostri? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in parte sì. PRESIDENTE. Anche con gli imprenditori? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con gli imprenditori. PRESIDENTE. Quindi davano fastidio ai vostri imprenditori? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, un po' tutti. PRESIDENTE. Il vostro ruolo era anche nei confronti dei cantieri, se cioè vi erano scioperi nei cantieri voi intervenivate, o no? SALVATORE MIGLIORINO. No. C'era qualcuno a livello di sindacalista, però non arrivavamo a dire "ferma lo sciopero" perché non avevamo nessun interesse a fermare o a far continuare uno sciopero. PRESIDENTE. Qual era la quota che prendevate sugli appalti? SALVATORE MIGLIORINO. Dipendeva dalla cifra: se era una cifra elevata si aggirava su 3,5-4-4,5 per cento; se era una piccola cifra, 7-8 per cento. PRESIDENTE. Il suo gruppo aveva direttamente attività commerciali? SALVATORE MIGLIORINO. No, direttamente no. Vi fu qualche investimento come al Lido di Santa Lucia: era uno stabilimento balneare diretto dal fratello di Edoardo Di Ronza, Gaetano, che poi fu sequestrato dalla magistratura. A livello di organizzazione qualche piccola società, poi disciolta... PRESIDENTE. Mi pare che Gionta avesse una società per il commercio del pesce. SALVATORE MIGLIORINO. Ce l'aveva la moglie; poi vi furono le estorsioni, vennero arrestati e ora non ce l'ha più. PRESIDENTE. Faceva le estorsioni attraverso questa società? SALVATORE MIGLIORINO. No, non faceva le estorsioni attraverso la società. PRESIDENTE. E che faceva? SALVATORE MIGLIORINO. Niente, prendeva la quota. Le estorsioni sono tutta un'altra cosa, signor presidente. Pagava l'organizzazione, mentre la società era una cosa personale che aveva con personaggi del mercato ittico. PRESIDENTE. Gionta faceva per un verso il commerciante di pesce e per l'altro... SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. PRESIDENTE. L'impunità, cioè il fatto di non essere arrestati, è importante per voi? Dico questo perché mi è sembrato, leggendo i verbali, che mentre i siciliani stanno particolarmente attenti a non andare in carcere, a non esser processati e così via, per voi sembra che andare in carcere sia una cosa quasi normale. SALVATORE MIGLIORINO. Non è che sia più normale, nessuno vuole andare in carcere. Diciamo che noi a Napoli, Torre Annunziata ed a Marano Pagina 3129 non siamo entrati nella giusta mentalità dei siciliani; in parte cercavamo anche di non andare in carcere ed io mi sono sempre defilato da certi ambienti. Ho sempre cercato di non farmi arrestare, ho fatto il mio lavoro con molta discrezione; io e qualcun altro stavamo assimilando quella mentalità, ma quelli che si facevano arrestare non erano di cosa nostra, era gente comune. PRESIDENTE. Per la mentalità della camorra sembra... Non so chi ha detto "pensavo di dover andare in carcere e quindi ho fatto determinate cose prima", come se fosse la cosa più normale. Nella cultura della camorra - non so se mi può rispondere - il fatto di entrare e di uscire dal carcere... SALVATORE MIGLIORINO. E' un pregio. Per loro è un pregio, un vanto quello di entrare ed uscire perché si acquista più valore nella loro mentalità. Nella nostra mentalità invece meno si va in carcere e più sei apprezzato dalle altre persone facenti parte del tuo clan. PRESIDENTE. Nel giro di Cosa nostra meno stai in carcere e più... SALVATORE MIGLIORINO. Più sei apprezzato per la tua capacità di non farti arrestare, per la tua capacità di portare avanti gli affari. PRESIDENTE. Per la camorra invece più vai dentro... SALVATORE MIGLIORINO. E più sei apprezzato, perché hai compiuto più reati. PRESIDENTE. Sospendiamo brevemente l'audizione. (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori dall'aula). PRESIDENTE. Ritengo che sarebbe opportuno procedere alla segretazione di alcune parti dell'audizione; la deliberazione formale avverrà successivamente. (Salvatore Migliorino è accompagnato in aula). PRESIDENTE. I colleghi della Commissione le porranno ora alcune domande, alle quali risponderà come ha fatto con me. MARCO TARADASH. Volevo parlare dell'omicidio Siani. Lei ha detto che è stato informato da Edoardo Di Ronza mentre lei si trovava in carcere. SALVATORE MIGLIORINO. No, stavo fuori. MARCO TARADASH. Però, quando è avvenuto l'omicidio Siani stava in carcere. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MARCO TARADASH. Stava fuori quando è stato informato da Di Ronza. Ecco, l'omicidio Siani ha rappresentato un fatto nazionale. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MARCO TARADASH. Quindi, è un omicidio che ha rappresentato una svolta anche nel tipo di criminalità del clan Gionta. Questo omicidio è maturato all'interno del clan Gionta. SALVATORE MIGLIORINO. Dalla persona che me l'ha detto, sì. E ne sono convinto che è maturato nel clan Gionta. MARCO TARADASH. Lei faceva parte appieno del clan Gionta? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MARCO TARADASH. Quindi, se le ha detto questo, vuol dire che lo diceva ad un amico. Omissis. Pagina 3130 PRESIDENTE. Onorevole Taradash, tenga presente che sono in corso indagini su questo aspetto. Veda in che termini formulare la domanda. MARCO TARADASH. Omissis. Le informazioni che avete avuto su Siani da chi le avete avute? Cioè, chi vi ha detto che era pericoloso? Chi vi ha detto che Siani stava indagando, che voleva scrivere qualcosa, che voleva intralciare qualcosa? SALVATORE MIGLIORINO. Personalmente, non glielo saprei dire. MARCO TARADASH. Sono notizie venute anche da ambienti giornalistici? SALVATORE MIGLIORINO. No, credo che le notizie erano pervenute nell'ambito di Torre Annunziata e potevano venire solo da gente interessata a quelle notizie. MARCO TARADASH. Lei sapeva in particolare dell'esistenza di un libro di Giancarlo Siani su temi riguardanti Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. No, l'ho appreso dai giornali. MARCO TARADASH. Ha parlato del quadrilatero delle carceri, Omissis, come temi sui quali Siani stava indagando e che potevano avere a che fare con la vicenda. SALVATORE MIGLIORINO. No, erano temi, all'epoca, di discussione. Erano temi di dibattito pubblico; erano cose risapute, da chiunque. MARCO TARADASH. Quindi, non c'è un riferimento specifico ad un'inchiesta che stesse facendo Siani? SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, no. MARCO TARADASH. Le altre domande riguardano le aziende nazionali collegate a imprenditori legati al vostro clan. Lei ha citato due aziende nei verbali che ho letto: la Cogefar, da una parte, e la Edilter, dall'altra. Vorrei che lei approfondisse innanzitutto se ci sono state altre aziende nazionali con le quali avete avuto a che fare. SALVATORE MIGLIORINO. No, personalmente, no. MARCO TARADASH. In un verbale, lei dichiara: "l'accordo era che la ditta di Bologna, Edilter, sarebbe figurata solo formalmente, mentre i lavori sarebbero stati fatti solo da Staiano e Viola". Può spiegare il meccanismo? Cosa significa "solo formalmente"? SALVATORE MIGLIORINO. Formalmente, presentandosi per partecipare alla gara di appalto, come consorzio di tante ditte e poi passarlo in subappalto alla ditta di Staiano e Viola. MARCO TARADASH. Perché la Edilter avrebbe fatto questo? Qual era il vantaggio per la Edilter? SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo saprei dire, però diciamo che era di prassi agire così. MARCO TARADASH. Cosa significa? SALVATORE MIGLIORINO. Era di prassi, avendo due costruttori della portata di Viola e Staiano a Torre Annunziata... a mio modo di vedere, non vedo quale era il motivo perché l'Edilter doveva fare queste scuole quando poi c'erano persone che potevano farle al posto suo. MARCO TARADASH. Che vantaggio ne aveva la Edilter? SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so che vantaggio poteva avere. Poteva avere tanti vantaggi, però non glielo so spiegare il motivo, perché poteva avere questi vantaggi. Un vantaggio logistico era Pagina 3131 quello di far lavorare nella zona dei personaggi della zona, costruttori che risiedevano in quella zona, anche forse per non esporsi a dei rischi di varia natura. MARCO TARADASH. Secondo lei la Edilter era a conoscenza che questi due costruttori erano legati alla camorra? SALVATORE MIGLIORINO. Io credo di no. Non glielo posso dire se erano a conoscenza o meno. Però, penso che un quadro se l'hanno fatto con chi avevano a che fare, anche perché se loro gli assicuravano che non avevano problemi, diciamo che qualcosa avranno anche potuto capire. PRESIDENTE. Cioè, lei vuol dire che chi non aveva problemi aveva rapporti con la camorra? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, chi non aveva problemi... VITO LECCESE. Vorrei tornare molto brevemente sulla vicenda dell'estorsione ai silos. Lei ci ha detto che il proprietario, il gestore dei silos ha pagato una somma di 150 milioni. Erano stati richiesti 300 milioni, poi, per l'intervento di un politico romano, il pizzo è stato dimezzato. Questo era nei confronti del gestore dei silos? SALVATORE MIGLIORINO. Che cosa? VITO LECCESE. Chi ha pagato i 150 milioni? SALVATORE MIGLIORINO. Il gestore dei silos. VITO LECCESE. Il volume d'affari del grano che veniva stivato nei silos, giustificava il pagamento di un pizzo così alto? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lo giustificava. Anche perché, a parte il volume di affari, si stavano costruendo altri capannoni vicino ai silos per incrementare il flusso di affari di questi silos. VITO LECCESE. Venivano chieste somme anche alle aziende che si rifornivano del grano da questi silos? SALVATORE MIGLIORINO. No. VITO LECCESE. Non ci sono stati mai rapporti... SALVATORE MIGLIORINO. No, solo al proprietario dei silos. VITO LECCESE. Ha mai avuto notizia di un giro di scommesse clandestine nella sua zona legate alla corsa dei cavalli, alle lotte tra cani? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sporadicamente. VITO LECCESE. E da chi venivano gestite? SALVATORE MIGLIORINO. Da noi no ma da qualche paese confinante con noi, sì. VITO LECCESE. A Torre Annunziata, no? SALVATORE MIGLIORINO. No, a Torre Annunziata, no. Qualche amatore aveva qualche cane, però a livello organizzativo, qualche paese confinante con noi l'ha fatto. Tuttora ancora lo fa, non lo so. PRESIDENTE. Cosa hanno fatto? SALVATORE MIGLIORINO. Scommesse... VITO LECCESE. Scommesse clandestine legate alle lotte tra cani. FERDINANDO IMPOSIMATO. Vorrei sapere qualcosa in particolare circa l'episodio di cui ha parlato nei verbali resi Pagina 3132 alla magistratura, che riguarda un attentato preparato in danno di un pubblico ministero, il dottor D'Alterio. Vorrei anche sapere se ce ne erano anche altri del genere, cioè attentati preparati. SALVATORE MIGLIORINO. Per notizie apprese da me nel carcere di Secondigliano, dove ero ristretto nel 1992... Mi trovavo in una sezione con esponenti di altri clan. Si parlava di queste cose, di incontri avvenuti a Spoleto con esponenti mafiosi, tra cui c'era Pippo Calò, Valentino Gionta, il Ricciardi e altre persone... FERDINANDO IMPOSIMATO. Questo, quando? SALVATORE MIGLIORINO. Questo è avvenuto nel 1991, questi incontri; dettomi da queste persone, da voci riportate. Si parlava direttamente di destabilizzare un po' la situazione a Napoli, nel senso di fare qualche cosa per questi processi che si stavano facendo a Napoli. Io, da voci sempre nell'ambito di questo ambiente, seppi anche che Gionta si riferiva a Calò o ad altri personaggi che si doveva fare qualcosa per il suo processo, non tanto per il presidente, bensì per il dottor D'Alterio. FERDINANDO IMPOSIMATO. E c'erano anche altri... SALVATORE MIGLIORINO. E c'erano anche altri personaggi, che poi ognuno diceva il suo problema, il suo... FERDINANDO IMPOSIMATO. No, c'erano anche altri obiettivi da colpire? SALVATORE MIGLIORINO. Oltre al dottor D'Alterio, glielo sto dicendo, c'erano altri personaggi di clan malavitosi e ognuno poteva rivolgere il suo problema per quanto riguarda qualche magistrato, qualche pubblico ministero. FERDINANDO IMPOSIMATO. Nomi ne ha sentiti? SALVATORE MIGLIORINO. No, non ne ho, però, si sanno questi nomi. Si parlava del pool antimafia a Napoli. I nomi più eclatanti oggi che stanno a Napoli, stanno facendo dei processi. FERNANDO IMPOSIMATO. Volevo porre una domanda che riguarda i rapporti Omissis. SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire chi teneva i rapporti con Omissis, perchè non ho mai avuto a che fare con Omissis. FERNANDO IMPOSIMATO. Lei non ha mai avuto a che fare? SALVATORE MIGLIORINO. Io no. Omissis. FERNANDO IMPOSIMATO. Fare per che cosa? SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire. Omissis. FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda gli appalti, di cui lei ha parlato, quelli che interessavano al clan Gionta erano tutti gli appalti pubblici oppure c'erano appalti in particolare? SALVATORE MIGLIORINO. Tutti gli appalti pubblici ci interessavano; naturalmente quelli di maggior rilievo erano per noi più interessanti. FERDINANDO IMPOSIMATO. Le imprese non di Torre Annunziata, come ad esempio le imprese Agizza e Romano, potevano avere accesso in quella zona? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche loro pagavano; bisognava vedere se avevano contatti con persone a noi amiche o meno. Se avevano contatti con persone non amiche difficilmente potevano lavorare a Torre Annunziata. FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda gli attentati ha mai Pagina 3133 sentito parlare di esplosivi, delle modalità con cui questi attentati dovevano essere compiuti, cioè se con armi, bombe, esplosivi? SALVATORE MIGLIORINO. L'attentato può cominciare sia con con un'arma sia con un esplosivo. Può incominciare anche intimidendo una persona, facendogli ricevere qualche avvisaglia. Non si parlava né di armi né di esplosivi. MASSIMO BRUTTI. L'omicidio di Ciro Nuvoletta è della primavera del 1984. Subito dopo questo omicidio fu assassinato Francesco Generoso. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MASSIMO BRUTTI. Generoso era parente di un appartenente al clan Alfieri. Se ho ben compreso voi interpretaste l'omicidio di Ciro Nuvoletta come compiuto dal clan Alfieri e dai bardelliniani? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. MASSIMO BRUTTI. In questo stesso periodo il clan Alfieri infligge una serie di colpi all'organizzazione di Cutolo, alla Nuova camorra organizzata. Li fanno a pezzi, li sconfiggono nel 1983-84. SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984. MASSIMO BRUTTI. Voi avevate l'impressione che ci fosse un rapporto tra Nuvoletta e i cutoliani o almeno che Nuvoletta pagasse il fatto di non aver preso posizione contro i cutoliani? SALVATORE MIGLIORINO. Difficilmente Nuvoletta avrebbe potuto prendere soldi da Cutolo o per il fatto di non attaccare Cutolo. Escludo categoricamente un fatto di questo genere. MASSIMO BRUTTI. Esclude che Nuvoletta fosse d'accordo con Cutolo? SALVATORE MIGLIORINO. Lo escludo. Almeno dal 1984 fino al 1993. Lo escludo categoricamente. MASSIMO BRUTTI. Il fatto che Ciro Nuvoletta venga ucciso dal clan di Alfieri è indipendente dallo scontro Alfieri-Cutolo? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è indipendente. Lo scontro con Cutolo è avvenuto molto prima. MASSIMO BRUTTI. Casillo, luogotenente di Cutolo, venne ucciso nel gennaio 1983 dal clan Alfieri. Dopo di che Cutolo si trovò a malpartito. SALVATORE MIGLIORINO. Era finito, non aveva più voce in capitolo. MASSIMO BRUTTI. Quindi l'omicidio di Nuvoletta, secondo il suo punto di vista, è indipendente. SALVATORE MIGLIORINO. E' un fatto interno, un fatto tra Nuvoletta e Bardellino. E' risaputo che Bardellino si è appoggiato ad Alfieri per quanto riguarda l'omicidio. MASSIMO BRUTTI. Lei ha parlato di contrabbando dalla Puglia. C'era un rapporto con le organizzazioni criminali pugliesi, con la cosiddetta Sacra corona unita? SALVATORE MIGLIORINO. Noi non avevamo rapporti con nessuno, a parte che non potevamo avere rapporti. L'unico rapporto esterno era con la Sicilia, tanto meno potevamo avere rapporti con la Sacra corona unita. Avevamo rapporti con gente che lavorava sigarette, che faceva contrabbando. Non avevamo rapporti di altra natura. MASSIMO BRUTTI. Quindi neanche con i calabresi? SALVATORE MIGLIORINO. No. Pagina 3134 MASSIMO BRUTTI. Ci sono state presenze di elementi di Cosa nostra, di esponenti siciliani a Marano, a Torre Annunziata, oppure lei ha notizia che in qualche periodo siano stati ospitati in Campania? SALVATORE MIGLIORINO. Mi risulta che esponenti di Cosa nostra sono andati a Marano. MASSIMO BRUTTI. Chi erano? SALVATORE MIGLIORINO. Ad esempio i mazaresi, Francesco Messina, Zigolo... ora non ricordo con precisione i cognomi. MASSIMO BRUTTI. Per quale ragione venivano a Marano? SALVATORE MIGLIORINO. Credo per affari, per prendere direttive unitamente ai maranesi e a noi. MASSIMO BRUTTI. Forse venivano nei momenti in cui avevano difficoltà, erano latitanti? SALVATORE MIGLIORINO. Può darsi. Era nostro dovere dare ospitalità ad un latitante, ad un componente di Cosa nostra. Se chiedevano aiuto dovevamo darlo. MASSIMO BRUTTI. Lei prima ha parlato di momenti di difficoltà di Cosa nostra. Ha detto che nel 1990 e all'inizio del 1991 si bloccò il traffico della cocaina dalla Sicilia. Può dirci qualcosa di più preciso? Nei momenti di difficoltà gli esponenti di Cosa nostra si servivano della vostra amicizia, potevano chiedervi di favori e venire da voi per qualche periodo? SALVATORE MIGLIORINO. Per quanto riguarda l'ospitalità sì, mentre non mi risulta che vi fossero altre ragioni in quel periodo. In quel periodo non c'erano affari, ma non posso dire quali fossero le difficoltà. MASSIMO BRUTTI. Forse non arrivava la droga dall'estero? SALVATORE MIGLIORINO. Può darsi che non arrivasse droga. Sicuramente vi erano assidui controlli da parte delle forze dell'ordine. C'è da dire che vi sono cose che si possono conoscere e cose che non si possono conoscere. La spiegazione di alcuni fatti diventa chiara solo dopo che si sono verificati e ci si rende conto del perché in un certo periodo si è rimasti fermi. Forse si stava attuando qualcosa. MASSIMO BRUTTI. Forse si stava preparando qualche impresa? SALVATORE MIGLIORINO. Credo sia così. MASSIMO BRUTTI. Cosa avete pensato? SALVATORE MIGLIORINO. In Cosa nostra non bisogna pensare. Si può pensare dopo che il fatto è accaduto. MASSIMO BRUTTI. Non vi hanno detto nulla in ordine ad alcuni grandi delitti che sono accaduti? SALVATORE MIGLIORINO. Si pensa dopo, mai prima. MASSIMO BRUTTI. Non siete stati informati neppure successivamente? SALVATORE MIGLIORINO. Neppure dopo, anche se avevamo compreso alcune avvisaglie. MASSIMO BRUTTI. Ad esempio? SALVATORE MIGLIORINO. Poteva accadere qualcosa di buono o di cattivo. Non si può chiedere cosa sta accadendo. MASSIMO BRUTTI. Quando si rallentavano certi traffici pensavate che c'era qualcosa di più grosso? Pagina 3135 SALVATORE MIGLIORINO. A parte i traffici, a parte qualche incontro, a parte qualche visita fugace che potevamo fare, ci avvisavano e ci dicevano "non scendete, non venite, perché non è il momento". Si capiva dal gergo e dal modo di dire certe cose. Omissis. MARCO TARADASH. Sono stato a Torre Annunziata in occasione della campagna elettorale del 1989 per un volantinaggio davanti a palazzo Fienga. Non sapevo cosa fosse, al contrario di Amato Lamberti che in quell'occasione era con me. Sono rimasto sbalordito dal fatto che tutti fossero a conoscenza dell'esistenza di un palazzo abitato da clan camorristici, eppure la situazione appariva assolutamente normale. Ovviamente c'era un clima molto freddo durante il nostro volantinaggio antiproibizionista, ma la realtà era quella di Torre Annunziata, una città in cui una cosa del genere appariva assolutamente normale. Il sindaco Bertone era organico al clan Gionta? SALVATORE MIGLIORINO. Cosa intende per organico? Vuol dire affiliato? MARCO TARADASH. Affiliato oppure avente un rapporto di affari costante. SALVATORE MIGLIORINO. Aveva un rapporto costante con il clan Gionta. MARCO TARADASH. Non era affiliato? SALVATORE MIGLIORINO. Non era affiliato. MARCO TARADASH. Era il vostro interlocutore diretto? SALVATORE MIGLIORINO. Era il nostro interlocutore. PRESIDENTE. La ringraziamo molto. (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori dall'aula). ANTONIO BARGONE. Desidero che questo mio intervento risulti a verbale. All'inizio della seduta, l'onorevole Matteoli ha fatto riferimento ad una pagina mancante degli atti processuali relativi al Migliorino, e precisamente la n. 56. Fin qui niente di male, perché in effetti la pagina manca realmente. La dichiarazione dell'onorevole Matteoli è stata abbastanza maliziosa in quanto a suo dire si trattava della pagina relativa ai rapporti della camorra con le cooperative. Mi sono subito reso conto che ciò non poteva essere vero perché a pagina n. 57 si fa il nome di questa ditta per la prima volta. Ho atteso l'arrivo del fax e a questo punto posso dire che le dichiarazioni dell'onorevole Matteoli sono inutilmente maliziose e anche assolutamente inopportune. Infatti, mi pare si tratti soltanto di un disguido. Dal momento che l'onorevole Matteoli è solito fare affermazioni di questo tipo, accusando gli altri di essere faziosi (ciò è particolarmente grave quando un'accusa di questo genere è rivolta nei confronti del presidente), ho voluto risultasse a verbale che si tratta di una affermazione incauta, inopportuna, che ha fatto fare una brutta figura all'onorevole Matteoli. Credo debba essere considerata come una lezione per evitare che in futuro si possano utilizzare strumentalmente episodi concernenti disguidi di carattere tecnico. PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bargone. Faremo presente tutto ciò all'onorevole Matteoli nel corso della prossima seduta. (Salvatore Migliorino è accompagnato in aula). PRESIDENTE. Stando alle sue dichiarazioni il pagamento degli stupefacenti e dei tabacchi avveniva con lo stesso sistema; in pratica, si pagava non alla consegna ma successivamente. Pagina 3136 SALVATORE MIGLIORINO. Anche per un senso di fiducia. PRESIDENTE. Se, ad esempio, la partita di sigarette o di droga era sequestrata il pagamento avveniva ugualmente? SALVATORE MIGLIORINO. Si dava la possibilità di pagarla con altro lavoro. PRESIDENTE. Questo metodo era utilizzato anche nei vostri confronti? SALVATORE MIGLIORINO. Se capitava a noi no. Noi dovevamo pagare. Le sigarette andavamo a comprarle in Svizzera e pagavamo alle multinazionali. PRESIDENTE. Lei diceva che le sigarette venivano ritirate con gli scafi. SALVATORE MIGLIORINO. Sì. In Svizzera andavamo a stipulare i contratti. PRESIDENTE. Ci spieghi meglio quest'ultimo passaggio? SALVATORE MIGLIORINO. Si trattava con persone che rappresentavano la Philip Morris, con le quali si stipulava un contratto di mille, duemila, diecimila casse. PRESIDENTE. Poi pagavate? SALVATORE MIGLIORINO. Pagavamo. PRESIDENTE. E poi? SALVATORE MIGLIORINO. La merce arrivava... PRESIDENTE. Sulle navi? SALVATORE MIGLIORINO. No, in Jugoslavia, in Albania e successivamente andavamo a ritirarla. PRESIDENTE. Se la merce veniva sequestrata il danno era vostro? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Viceversa, diverso era il rapporto tra voi e i vostri acquirenti? SALVATORE MIGLIORINO. La merce potevamo prenderla soltanto nelle acque italiane, in acque straniere no. PRESIDENTE. Questo passaggio è molto chiaro. Quali erano i vostri rapporti con la criminalità ordinaria e la piccola criminalità di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Non avevamo alcun rapporto. PRESIDENTE. Ve ne servivate? SALVATORE MIGLIORINO. Ce ne servivamo sporadicamente. PRESIDENTE. Tra di voi c'era una netta separazione? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, vi era una nettissima separazione anche per quanto riguarda la mentalità. PRESIDENTE. Se veniva sequestrata una partita di cocaina, ad esempio quella che compravate dai corleonesi, dovevate pagarla lo stesso? SALVATORE MIGLIORINO. La pagavamo con la possibilità di lavorare di nuovo. Non è che ci imponevano di dargli i soldi perché avevamo perso quella partita; ci davano la possibilità di lavorare, anche se non lavoravamo cocaina, dal nostro lavoro, da altre fonti; se non potevamo lavorare più, pagavamo ugualmente. Gli affari sono affari, dicono i siciliani. PRESIDENTE. In genere si pagava? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Un'ultima domanda. Ad un certo punto accenna all'eventualità Pagina 3137 della presenza della ditta Costanzo a Torre Annunziata; si ricorda? SALVATORE MIGLIORINO. Sì. PRESIDENTE. Può ricordare alla Commissione in che contesto? SALVATORE MIGLIORINO. Ricordo che mi fu detto che partecipava anche Costanzo a questo appalto, a questa gara. PRESIDENTE. Quello dei fondi FIO? SALVATORE MIGLIORINO. No, era la Falcucci, Falcucci o fondi FIO, cose del genere. Dissi: credo che non ci sarà un problema per Costanzo. Noi possiamo mandare una ambasciata giù, vediamo chi di dovere deve avvicinare questa persona per fargli dire che si metta da parte, come infatti fu messa da parte... PRESIDENTE. Si doveva mettere da parte, non doveva dar fastidio? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, perché era una cosa nostra. Infatti Costanzo non partecipò; non so per quali motivi, per quali ragioni non prese parte a questa gara, se ne defilò, non lo so. PRESIDENTE. Limelli aveva contatti con qualche politico, suoi particolari? SALVATORE MIGLIORINO. Limelli sì, aveva contatti con un certo Umberto Caliendo. PRESIDENTE. Di che partito era? SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so se era repubblicano, socialdemocratico, non mi ricordo bene. PRESIDENTE. Sempre di Torre Annunziata? SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sempre in Torre Annunziata, però non aveva peso, diciamo, perché era solo. PRESIDENTE. La ringrazio, mi scusi se l'ho richiamata. (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori dall'aula). PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, ritengo opportuno proseguire in seduta segreta. (La Commissione procede in seduta segreta). PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Poiché non siamo in numero legale, sospendo la seduta per un'ora. La seduta sospesa alle 12,40, è ripresa alle 13,40. PRESIDENTE. Constatando la mancanza del numero legale, rinvio la deliberazione sulla segretazione alla prossima seduta della Commissione. Dispongo che nel frattempo le parti per le quali ho proposto la segretazione siano rese non ostensibili. La seduta termina alle 13,42.