Pagina 3181 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente .............. 3183, 3184, 3185 3187,3188 Bargone Antonio ....................................... 3185 D'Amelio Saverio .......................... 3183, 3184, 3187 Fausti Franco ......................................... 3184 Sorice Vincenzo ....................................... 3185 Tripodi Girolamo ...................................... 3186 Discussione della relazione sulla camorra: Violante Luciano, Presidente, Relatore .......... 3188, 3191 3192, 3193 D'Amelio Saverio ...................................... 3193 Montini Walter .................................. 3191, 3192 Pagina 3182 Pagina 3183 La seduta comincia alle 17. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Il senatore D'Amelio ha chiesto di parlare sui lavori della Commissione. SAVERIO D'AMELIO. Signor presidente, colleghi, chiedo scusa per quella che può sembrare un'irruenza ma non lo è, certamente non lo è nei sentimenti e nelle intenzioni. Vorrei porre innanzitutto una domanda. La Commissione antimafia oggi viene chiamata ad esaminare una bozza di relazione sulla camorra. Comprendo l'importanza e sono pronto a dare il mio contributo, perché credo che ognuno di noi, per il fatto stesso di essere presente in questa Commissione, sia animato dai più alti intendimenti, che sono quelli di concorrere alla lotta alla mafia genericamente intesa. La mia domanda può essere di metodo ma, per me, riveste anche aspetti di costume. Da un paio di giorni assistiamo ad un battage pubblicitario che vede impegnati tutti i mass media, dai telegiornali ai giornali, che danno ampi stralci della relazione. Pertanto, si è spinti a chiedere: i commissari sono gli ultimi ad esprimere la propria opinione, visto che ormai, non solo per dovere di mestiere, che apprezzo, i giornalisti dicono la loro ma anche il paese è ovviamente già orientato, ha già le verità tutte intere e si è formato comunque un concetto? Questa Commissione, a più riprese, ha stigmatizzato comportamenti anche di magistrati nel momento in cui fughe di notizie dai diversi tribunali anticipavano audizioni di magistrati che pure dovevano avvenire lo stesso giorno o il giorno dopo in Commissione antimafia. Ricordo che non un commissario né un gruppo soltanto, ma i gruppi della Commissione unanimemente hanno sempre denunciato siffatto comportamento, cioè la fuga di notizie quando riguardavano magistrati o altri. Questa volta, credo che le responsabilità non possano essere addebitate ad altri, ovviamente se responsabilità ci sono. Certamente io, personalmente, mi sento limitato nel mio ruolo di componente di questa Commissione dal momento che, dopo due giorni di battage pubblicitario e di orientamento dell'opinione pubblica su una relazione che certamente ha visto, meritoriamente, l'impegno di tanti componenti della Commissione, la relazione stessa risulta di per sé svuotata. Il secondo problema, sotto certi aspetti, è un corollario del primo; qui userò alcune espressioni con un po' di pudore. Avevo sempre sentito dire, e la Commissione era stata unanimemente d'accordo con tale impostazione, che con l'approssimarsi di una campagna elettorale si sarebbero sospese le sedute e non si sarebbero compiute visite soprattutto in quei comuni ed in quelle regioni dove si sarebbero svolte le consultazioni elettorali. Sarà un caso, ma siamo chiamati a discutere della relazione sulla camorra a pochi giorni dalle elezioni in quel di Napoli. Questo savoir faire, questo fair play, in nome di quale logica vienemeno? Perché - come io ritengo - sono preminenti Pagina 3184 gli interessi della ricerca della verità o invece perché vi sono anche altre logiche che presiedono a questo fatto? Mi auguro che a questi due interrogativi verrà data una risposta che mi metta in condizione di sentire il mio ruolo di componente di un'importante Commissione non viziato, se non addirittura svilito, dalle notizie che non sono semplicemente trapelate, ma sono state addirittura oggetto di una battage pubblicitario (uso volutamente questa espressione a più riprese). Vorrei sapere anche se, nel frattempo, siano intervenute altre logiche rispetto ai comportamenti che meritoriamente, senza nulla togliere alla ricerca della verità, questa Commissione ha sempre perseguito. PRESIDENTE. Ringrazio il senatore D'Amelio, anche per il garbo con cui ha posto una questione di grande delicatezza. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che sulla questione potrà intervenire un'oratore per gruppo, dopo di che la Commissione potrà pronunziarsi. (Così rimane stabilito). Per quanto riguarda i due giorni di tempo, mi consta che solo i giornali di oggi hanno pubblicato stralci della relazione, non quelli di ieri; del resto, avantieri la relazione non era ancora stata completata. SAVERIO D'AMELIO. Ne hanno parlato tutti i telegiornali di ieri sera. PRESIDENTE. Il problema non è di secondaria importanza, per due motivi. In primo luogo, con riferimento alla diffusione del testo, ricordo che la relazione è stata consegnata a partire dalle ore 18 di ieri. In secondo luogo, vorrei far presente che già ci siamo trovati di fronte ad un problema analogo, quando un collega ha ritenuto di esprimere attraverso un'emittente televisiva un'anticipazione sull'audizione di un pentito. FRANCO FAUSTI. Si trattava del pentito Galasso. PRESIDENTE. Esattamente. Tale comportamento non era in sé vietato, ma ci si rese conto che poteva dare adito a strumentalizzazioni di parte delle deposizioni, soprattutto in mancanza del testo integrale. Fu perciò assunto concordemente un impegno a non rendere dichiarazioni prima che la stampa ricevesse il resoconto delle sedute pubbliche. Su questa linea abbiamo proceduto da allora e non sono sorti problemi. Per la vicenda oggi in questione, credo che debba essere assunto un orientamento del genere, cioè un impegno a non divulgare il testo. Una seconda possibilità, che ritengo più seria, è quella di assumere un diverso orientamento e cioè che il testo venga divulgato, distribuito ai colleghi, il giorno stesso in cui deve essere discusso; questo è l'unico modo per evitare l'inconveniente lamentato. Il senatore D'Amelio non ha partecipato alla seduta di giovedì scorso - credo che fosse impegnato -, nel corso della quale ho più volte chiesto alla Commissione se il testo dovesse essere presentato la sera prima della discussione o la mattina stessa, sapendo che siamo in un sistema in cui i mezzi di informazione hanno un peso rilevante e che è difficile porre un freno quando il testo è nelle mani di più persone. Il problema che il senatore D'Amelio pone è comunque reale: dal punto di vista di un "preorientamento", sarebbe opportuno decidere, come in quell'occasione, che non debbano essere rese anticipazioni di testi prima che la Commissione ne abbia preso atto nella sua collegialità. Quanto alla concomitanza con la campagna elettorale, desidero segnalare che ho più volte chiesto ai colleghi quando intendessero discutere la relazione. La Commissione ha deciso all'unanimità una data, che è slittata più volte in base a richieste di alcuni colleghi; siamo arrivati ad oggi. Desidero perciò rilevare che né la parte politica alla quale appartiene il senatore D'Amelio, né altre parti politiche hanno sollevato Pagina 3185 obiezioni; dai resoconti delle discussioni è possibile verificare che la data non è stata decisa da una sola persona, bensì all'unanimità dalla Commissione. Ricordo inoltre che non è stata avanzata alcuna segnalazione scritta da parte di colleghi che non potevano intervenire alle sedute. In questa sede si decise che la discussione della relazione doveva avvenire tra il primo ed il secondo turno elettorale; dissi che per me non cambiava nulla tra il primo, il secondo turno o un'altra data. Un'attivazione da parte di qualcuno che si fosse fatto parte diligente, o nelle sedute di Commissione o segnalando per iscritto oppure telefonando al presidente per far presente un'esigenza politica, credo che sarebbe stata senz'altro possibile. Se avessi assunto un orientamento che avesse prevaricato un orientamento unanime della Commissione credo che altri colleghi, o lei stesso, avrebbero potuto muovermi un'obiezione uguale e contraria. Le cose stanno in questi termini. Credo quindi - sentirò ora i colleghi che cosa ne pensano - che sarebbe utile assumere come orientamento quanto ho detto al fine di evitare pubblicizzazioni o comunque che i documenti vengano consegnati prima di essere stati formalmente presentati; ritengo inoltre che, laddove vi siano preoccupazioni di coincidenze politiche, ciascuno si possa fare parte diligente - anche attraverso l'uso del telefono, che è un mezzo comodo da usare - per segnalare l'esistenza di una questione. Debbo dire anche a lei, senatore D'Amelio, che nessuno mi ha segnalato questo problema, pur essendo da tempo noto che si sarebbe votato in questi giorni e che vi sarebbe stata questa discussione. VINCENZO SORICE. Vorrei fare una precisazione. Il senatore D'Amelio - lo dico perché rimanga agli atti di questa Commissione - deve sapere che su questo argomento vi fu una votazione con la quale il calendario dei lavori fu approvato a maggioranza. L'osservazione fatta dal senatore D'Amelio fu sollevata dal sottoscritto in sede di ufficio di presidenza allargato ai capigruppo e vi fu la richiesta di rinviare a dopo le elezioni questa discussione. ANTONIO BARGONE. Fra il primo ed il secondo turno. VINCENZO SORICE. Si votò su questa mia richiesta ed andai in minoranza; a maggioranza dalla Commissione si decise dunque di discuterla. Che poi non si sia discusso il 17 novembre a causa di altri impegni questo è un altro discorso, ma la democrazia cristiana, o perlomeno il sottoscritto, in quella occasione, chiesi di rinviare la discussione della relazione a dopo le elezioni. Ripeto, la richiesta fu messa ai voti e andai in minoranza. PRESIDENTE. Come riporta il resoconto sommario, l'onorevole Sorice ha dichiarato che "la relazione sulla camorra dovrebbe essere sottoposta alla Commissione dopo il 21 novembre". Non si disse "dopo i due turni", tant'è - se mi permette, onorevole Sorice - che quando vi fu la discussione fra il primo e il secondo turno nessuno ha sollevato obiezioni. I dati sono a disposizione dei colleghi. VINCENZO SORICE. Vi fu una votazione. PRESIDENTE. Sì, vi fu una votazione che non riguardava il problema del primo o del secondo turno. ANTONIO BARGONE. Molte delle cose che intendevo dire sono state già dette dal presidente. Vorrei far riferimento alle decisioni che sono state assunte anche a seguito della precisazione dell'onorevole Sorice. Ho partecipato a tutte queste discussioni e ricordo che si decise di svolgere la relazione sulla camorra a prescindere dalle elezioni; infatti vi era stata una richiesta di rinvio in quanto al Senato era in discussione la legge finanziaria e, nonostante questo facesse slittare di moltissimo tempo la discussione, la Commissione aderì a tale Pagina 3186 richiesta, che sostanzialmente proveniva dalla democrazia cristiana. Nel momento in cui questa relazione sarebbe dovuta essere discussa, si è preso atto anche della richiesta di non trattare gli argomenti specifici che riguardavano i comuni in cui si sarebbe dovuto votare. Infatti, oltre alla relazione sulla camorra, Vi sono anche quelle su Napoli, Caserta, Benevento e Avellino che attendono di essere esaminate dalla Commissione perché vi è stata una richiesta specifica in questo senso, essendo in corso la campagna elettorale prima del voto del 21 novembre e del 5 dicembre. Ricordo che avevamo deciso insieme di discutere la relazione sulla camorra perché non aveva un riflesso diretto nei confronti dei comuni in cui si sarebbe votato e che su questo vi è stata una decisione di tutta la Commissione. Vi fu una richiesta dell'onorevole Sorice, ma prima del 21 novembre: ricordo che si doveva stabilire se svolgere la relazione prima del 21 novembre e la discussione successivamente e che si decise di farla il 16. Tale decisione poi rientrò e la Commissione decise di ascoltare il collaboratore della giustizia Migliorino. Si è svolta poi un'altra riunione dell'ufficio di presidenza nella quale si è decisa all'unanimità la data della seduta in cui svolgere la relazione sulla camorra. Mi pare dunque che tutte le esigenze connesse alla campagna elettorale siano state rispettate; pertanto giudico assolutamente tardiva e contraddittoria rispetto alle decisioni assunte l'obiezione che è stata mossa. Per quanto riguarda le altre questioni vi è una specie di ritornello: ricordo che si svolse una discussione - il presidente l'ha testé ricordato - e che fui io a proporre che la relazione venisse consegnata il giorno stesso in cui sarebbe stata esaminata. Infatti vi è sempre il rischio concreto che la stampa se ne impadronisca e la pubblichi: questo è sempre successo - sfido un collega a dirmi che qualche volta non è stato così - con tutte le relazioni poiché è naturale che, nel momento in cui se ne distribuiscono oltre 50 copie, il giorno dopo il contenuto appaia sulla stampa. Credo che questo sia assolutamente inevitabile. Per evitare ciò avevo proposto che la distribuzione avvenisse il giorno stesso della discussione, ma da più parti fu detto che non era possibile ricevere la relazione a ridosso della seduta perché non si sarebbe avuta la possibilità di valutarla. Inoltre nessuno ha proposto che fosse ritenuta segreta e quindi parlare di fuga di notizie o fare unparagone con quanto avviene nei tribunali è abbastanza improprio. Si tratta, infatti, di una relazione che deve essere sviluppata in maniera pubblica e che comunque oggi sarebbe stata resa pubblica; quindi si è trattato soltanto di un'anticipazione rispetto alla discussione che vi è stata. Ritengo che l'obiezione che oggi è stata sollevata possa essere superata soltanto accogliendo le proposte che ha fatto il presidente, altrimenti ci troveremo nuovamente, a seconda delle circostanze e degli stati d'animo, ad ascoltare obiezioni di questa natura. Per come stanno le cose, tuttavia, mi pare che nessun appunto si possa muovere: i fatti si sono svolti in maniera assolutamente lineare, anzi credo che la Commissione abbia tenuto conto, in maniera anche eccessiva, delle successive richieste di rinvio che sono pervenute a proposito di questa relazione, che in sostanza è stata rinviata di circa un mese e mezzo rispetto ai tempi previsti del programma che la stessa Commissione si era data. GIROLAMO TRIPODI. Concordo sulle affermazioni che sono state fatte perché, avendo partecipato alle riunioni dell'ufficio di presidenza, posso confermare che è stato effettivamente stabilito il calendario che oggi è stato ricordato e cioè che su questa relazione si discutesse dopo il 21 novembre. Mi pare dunque che su questo non vi siano problemi perché si è trattato di una decisione assunta democraticamente. Per quanto riguarda invece la questione della pubblicizzazione della relazione con un giorno di anticipo, si Pagina 3187 tratta di valutare le responsabilità personali di chi ha utilizzato questa relazione ai fini della diffusione anticipata del testo o di alcune parti; ricordo tuttavia che ciò è avvenuto anche in altre occasioni. Sono d'accordo, per quanto riguarda il futuro, a che non venga più anticipato l'invio delle relazioni e che esse vengano distribuite successivamente all'illustrazione da parte del relatore; in questo caso si dovrà dare il tempo ai commissari di esaminarne il testo in modo da poter successivamente intervenire. L'episodio di ieri dimostra che vanno modificate le procedure alle quali ci siamo finora attenuti e, per quanto mi riguarda, sono dell'avviso che la relazione venga distribuita successivamente alla comunicazione. Procediamo dunque all'illustrazione della relazione, dopodiché ognuno avrà modo di esprimersi sui contenuti perché la sostanza è quella e su di essa dobbiamo pronunciarci; in quella sede ognuno avrà il diritto di dire la sua prima di pervenire ad una conclusione. Questo è l'iter più democratico. PRESIDENTE. Ringrazio coloro i quali sono intervenuti. Se i colleghi sono d'accordo, nella seduta di domani si potrebbe presentare un ordine del giorno sulla questione dell'impegno alla non pubblicizzazione. Il secondo aspetto - possiamo metterlo o meno per iscritto - riguarda la non presentazione dei documenti prima della discussione in aula. Tutto il resto - lo sappiamo per esperienza - rischia di essere un'ipocrisia che possiamo anche stabilire pattiziamente tra di noi, ma che purtroppo impegna in limiti relativi. SAVERIO D'AMELIO. Do atto al presidente di avere avuto la bontà di apprezzare lo stile ed il tono delle mie osservazioni. Per quanto riguarda la discussione di questa relazione nel corso della settimana fra un turno elettorale e l'altro, non ho fatto eccezioni di sorta ed ho solo constatato come vi fosse una prassi consolidata. Ignoravo che si fosse, di volta in volta, andati a deliberare e comunque ciò è in contraddizione con la mia memoria storica, che risale al 1983 (tranne una breve parentesi nella quale non ho fatto parte di questa Commissione). Esisteva una prassi consolidata che riguardava comportamenti, credo, di civiltà che la Commissione si era data autonomamente. Prendo comunque atto che si è votato in proposito e quindi non ho nulla da obiettare in merito. Aggiungo, tra l'altro, che non mi impressiona il fatto che si discuta oggi della camorra; rilevavo soltanto una sorta di cambiamento nei comportamenti rispetto alla mia memoria storica. Restano valide, invece, a mio avviso - scusate la mia insistenza - tutte le perplessità espresse in ordine alla questione principale, cioè al fatto di essere stati chiamati a discutere di questa relazione dopo ventiquattr'ore di battage pubblicitario. Non ho motivo di mettere in dubbio quello che dice il presidente, cioè che la relazione è stata distribuita ieri pomeriggio alle 18 ... PRESIDENTE. No, a partire dalle 18, ho detto. SAVERIO D'AMELIO. A partire dalle 18. Ma io sono in grado di dimostrarle che alle ore 17 - poi, non sto davanti alla televisione permanentemente - le notizie venivano divulgate. Però non è questo il problema. Dico subito all'onorevole Bargone che io non ho rivolto neppure un appunto in merito: non c'è da fare appunti al presidente o alla presidenza, perché sarebbero appunti a noi stessi. Io ho voluto soltanto, nel denunciare questo fatto (e ripeto che la mia denuncia è in linea con tante altre denunce che colleghi di diversi gruppi, di volta in volta, hanno fatto quando si lamentavano fughe di notizie)... A me sta bene che la stampa dibatta su queste questioni, ci mancherebbe altro che non dibattesse: siamo in un paese libero e la stampa concorra a questa libertà. Non mi sta bene che si discuta nel paese prima che la Commissione abbia delibato il problema. Pagina 3188 La mia è stata quindi una constatazione per difendere il ruolo della Commissione e dei singoli commissari. Quindi, caro Bargone, nessun appunto, nessuna eccezione né, tanto meno, una proposta: rilevo un dato. E se il dato è questo, qui mi permetterà il presidente di osservare che la sua intenzione di innovare nella prassi, quando dice che distribuiremo le relazioni lo stesso giorno in cui la Commissione sarà chiamata a discutere, può essere uno strumento che eviterà la fuga delle notizie, ma non è il solo. Certamente, è uno strumento che metterà i singoli commissari nelle condizioni di non distribuire e di non dare notizie fuori, ammesso che i commissari o qualcuno di essi possano avere un interesse del genere. Ma credo che l'interesse da difendere sia complessivo: è tutta la Commissione che deve tutelare il suo diritto-dovere e quindi il suo ruolo di esaminare gli atti e di dibatterli a seduta aperta. Ci mancherebbe: io non chiedo stasera che si oscurino le telecamere... No, io voglio dire a seduta aperta - naturalmente prenderò atto... - ma da oggi, da questo momento, che nello stesso momento in cui il commissario viene a conoscenza della relazione e su di essa dibatte, dibatta con la Commissione e il paese, e quindi la stampa aiuti il paese a conoscere la verità. Ma se questo avviene prima, da qualunque parte ci sia la fuga, questo non mi sta bene - ripeto - per il ruolo istituzionale che compete alla Commissione e ai singoli commissari. PRESIDENTE. La ringrazio, senatore D'Amelio. Se mi permette voglio fare solo un accertamento, perché a me risulta l'ANSA alle 20 e qualcosa (ho visto adesso), però mi hanno detto che il telegiornale di Raitre alle 19 aveva trasmesso questa cosa. Alle 17 francamente non lo so, perché stavo finendo di lavorare. La cosa non è di scarsa importanza, evidentemente. Ora faremo un rapido accertamento per vedere se prima delle 19 o delle 18 vi sia stato qualcosa. Discussione della relazione sulla camorra. PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda la relazione - voi ne avete il testo - innanzi tutto voglio dire che ci sono anche state naturalmente, come in genere capita, anche delle ingiustizie nell'informazione, cioè delle manipolazioni, delle alterazioni e così via: quindi, questa esposizione ha anche il compito di ristabilire degli elementi di verità attorno ad alcune cose dette. Innanzitutto c'è una difficoltà relativamente ad un rapporto sulla camorra, determinata dal fatto che non vi è mai stato un rapporto di questo genere in passato, in quanto nessuna Commissione ha mai presentato una relazione sulla camorra in quanto tale. E anche gli approfondimenti sono stati molto settoriali e parziali, quando ci sono stati. Quindi c'è stata una difficoltà complessiva di valutare e acquisire elementi e tanto più importante è il peso della discussione perché può darsi che alcuni aspetti andranno integrati sulla base delle valutazioni, delle analisi e dei contributi dei singoli commissari. La relazione si divide in tre parti: la prima riguarda la struttura delle organizzazioni; la seconda riguarda i principali punti di crisi della Campania; la terza lo sviluppo dell'attuale camorra. Quello relativo ai punti di crisi è un problema trattato mi pare per la prima volta così approfonditamente. Questo perché mi è sembrato, lavorando a questo tema, che ci sia una differenza di fondo tra mafia e camorra, nel senso che, mentre la mafia è un organismo compatto, ma che non si mescola, non si disperde nella società, la camorra ha invece questa sua grande abilità, questa sua grande capacità di mescolarsi con la società civile. Già il fatto che ci siano più di cento bande camorristiche in tutta quanta la Campania dà la misura. Il fatto che di volta in volta queste bande si compongano e si Pagina 3189 scompongano... (interruzione del deputato Fausti). Ma non c'è oggi quel voto; se è questo che la preoccupa, si vota domani. Dicevo che c'è questa grande capacità di mescolarsi con la società civile; soprattutto c'è un tale livello di illegalità nella realtà di Napoli e di molte aree della Campania da esservi un mescolamento continuo tra camorra, intesa come criminalità organizzata, e delinquenza comune, gangsterismo, banditismo, microbanditismo. Anche questa capacità di reclutamento dei giovani nella camorra, per cui è possibile che un ragazzo di 25 o 26 anni diventi un capo di un gruppo camorristico, cosa che è impossibile per Cosa nostra, è qualcosa che ci deve preoccupare molto come persone che hanno responsabilità politica, perché mi pare - questo è uno dei sensi della relazione - che senza un intervento sociale di fondo, senza una ridiscussione della questione meridionale ed, all'interno di essa, della questione campana sia difficile venirne a capo. Mentre, al limite, con un'attività distruttiva della struttura militare di Cosa nostra un qualche risultato di cambiamento si può avviare, anche se questo non basta, per la camorra il dato della necessità di avere il pedale della repressione ma insieme quello della riforma sociale è assolutamente inestricabile. Senza una riforma sociale non c'è possibilità di vincere questa battaglia. Per questa ragione è stato dato un ampio spazio alle questioni casa, scuola, lavoro, urbanizzazione di Napoli. Vi è un'enorme conurbazione: ci sono a Napoli delle aree che hanno la densità abitativa più alta del mondo. Portici è la realtà che ha la densità urbana più alta del mondo (più alta di quella giapponese). In una realtà di tal genere pensare di intervenire soltanto con i poteri repressivi credo sia davvero una grande illusione e una grande ipocrisia. Quindi si è dato spazio a queste questioni ed all'interno di esse sono segnalati i punti di crisi non solo sociali, ma anche istituzionali. Tra questi c'è un capitolo oggettivamente pesante - me ne rendo conto: i colleghi, se riterranno, potranno poi con fatti correggerlo - che è quello sull'amministrazione della giustizia a Napoli. E' indicata una serie di episodi concreti di malcostume, di collusione, di cedimento, di mancanza di senso pubblico, di senso dello Stato che francamente sono molto gravi e fanno capire per quali motivi c'è questa situazione. Abbiamo notato che il più alto numero di magistrati che sono sotto processo penale sono campani. Credo che questo sia un segnale di allarme per la tenuta della legalità, che purtroppo corrisponde a tanti altri segnali: la quantità enorme di consiglieri comunali, provinciali e regionali sotto processo; il numero più alto di comuni sciolti per mafia in Campania; una situazione della scuola di altissimo degrado; la fragilità del sistema bancario, che è un'altra delle grandi questioni, perché con un sistema bancario fragile è difficile che ci sia una ripresa economica. In questo capitolo sono messe insieme tutte queste cose ed alla fine mi sono permesso di dire su questa materia che, poiché bisogna cominciare da una cosa, si cominci dai minori, si cominci dagli investimenti su questo terreno, perché lì c'è probabilmente da fare un investimento sul futuro. Poi vedremo cos'altro; credo sarebbe illusorio pensare di risolvere insieme i problemi della casa, dell'occupazione, dell'urbanizzazione, eccetera. Si può prendere una questione e, anche in base ai lavori che abbiamo fatto in passato, è sembrato opportuno giudicare quella come una questione da indicare tra le priorità. Ciò anche perché il livello di criminalità minorile, di devianza minorile di Napoli è altissimo; il livello di utilizzazione dei minori come "foderi" (questo è il termine che usa la camorra), cioè come porta-armi da un posto all'altro, è altissimo; il tipo di trattamento penale dei minori è giustamente molto più attenuato e questo consente di servirsene come manodopera, eccetera. Pagina 3190 C'è però un altro punto: la capacità della camorra di coinvolgere interi gruppi familiari, che sono nello smercio minuto di sostanze stupefacenti, nel contrabbando, nella fabbrica dei falsi (i doppi: le false borse firmate e altre cose). Tutto ciò innesca un processo economico, dà salario, dà una possibilità di vita. E credo che si tratti di un qualcosa di assolutamente specifico di questa realtà, che sarebbe stato sbagliato - mi è sembrato - non indicare, perché dentro questo intreccio tra illegalità tradizionale, crisi sociale, mancanza di salario, mancanza di possibilità di lavoro legale esiste un grande spazio davanti alla camorra. La terza questione riguarda lo sviluppo e le connessioni della camorra moderna. Sulla base di un lavoro effettuato, si è colto nel sequestro Cirillo e nell'assassinio di Casillo lo snodo nei confronti della camorra moderna. Nel passato noi abbiamo avuto prima... Negli anni quaranta o cinquanta non c'è camorra, ma c'è Cosa nostra che va in Campania e comincia ad organizzare il traffico di tabacchi. Lentamente ci sono contatti con alcune famiglie illegali della provincia (in particolare Nuvoletta che sta a Marano, e così via) e queste si federano a Cosa nostra; lentamente ne acquisiscono anche la mentalità e la cultura; cominciano a dominare, in modo abbastanza spietato, il mercato dei tabacchi, anche uccidendo i cosiddetti indipendenti, che sono ragazzi o adulti di Napoli (in genere ragazzi) che fanno in modo autonomo rispetto ai siciliani il contrabbando e lo scarico di sigarette e che vengono uccisi dai siciliani perché essi non vogliono autonomia sul territorio. Cutolo nasce così, nasce come una forma di rivendicazione di massa nei confronti di questi che vanno ad ammazzare i contrabbandieri locali. Una cosa assai singolare di Cutolo è la seguente: Cutolo è stato sempre in carcere, tranne che per un periodo di un anno e qualcosa, essendo evaso. Ora, bisogna chiedersi come si possa dall'interno del carcere, di un carcere di uno Stato moderno, organizzare un gruppo giunto a contare fino a 7 mila elementi, stando sempre in carcere e facendo di esso il luogo di arruolamento, reclutamento, affiliazione, potenza di questa organizzazione. Ebbene, una domanda su come il carcere sia stato gestito in tutti quegli anni è, a mio parere, necessaria. Vi è tra l'altro un fatto drammatico: nel 1983 disponevano addirittura di armi automatiche nel carcere di Poggioreale e le sparatorie si susseguivano ed addirittura si sono dovuti sospendere processi perché le bande avverse impedivano che venissero tradotti i detenuti perché essi dovevano attraversare alcuni raggi dominati da altri. Il problema non riguarda tanto la denuncia del fatto specifico, ma il tipo di gestione che si è fatto di questo settore. Come è stato possibile che in uno Stato moderno crescesse questo tipo di potere e dal carcere partisse per organizzare fuori dal carcere? Per fortuna che è dentro, figuriamoci cosa avrebbe combinato Cutolo se fosse stato fuori. Successivamente contro Cutolo sorge un'aggregazione derivante da una famiglia di bande, legate ed ispirate da Cosa nostra e che vincono lo scontro, ma lo vincono attorno alla vicenda Cutolo-Cirillo (secondo la ricostruzione che qui è stata fatta). Ormai, tutti ammettono che vi è stata negoziazione: l'ha ammesso il capo della polizia, l'hanno ammesso altri in questa sede. Ormai è chiaro, perché l'hanno detto anche loro in varie sedi, che Cutolo non voleva soldi ed anzi dice subito, sin dal primo incontro, che lui non vuole soldi. E qui c'è il problema dei favori giudiziari o altro tipo di favori che vi sono stati. Favori che Cutolo non guadagna. Qui ci sono due questioni abbastanza delicate: dopo la liberazione ci sono due perizie psichiatriche favorevoli a due uomini di Cutolo; una a lui stesso, perché la Cassazione gli riconosce la seminfermità mentale; una per un certo Catapano, killer delle carceri, che si vede riconosciuta l'infermità mentale. Pagina 3191 In questo quadro, un episodio che mi è sembrato particolarmente drammatico, e che ho citato, è quello di un detenuto che, poco dopo essere stato accoltellato in carcere dalla nuova camorra organizzata, viene mandato al centro clinico di Pisa: al centro clinico di Pisa viene trasferito anche Catapano (che è uno dei boia delle carceri, perché Cutolo impone la sua legge in carcere mandando i suoi killer) e lì questi ammazza Gatti. Anche in questo caso bisognerebbe cercare di capire se si tratta di un caso, di un accidente, di un peso che avevano anche sulla direzione. Colleghi, vi prego di sfogliare, se ne avete il tempo, i fascicoli personali di Cutolo che abbiamo ricevuto dalla direzione generale delle carceri: c'è persino la lettera di una persona che si rivolge a Cutolo chiedendo il trasferimento di un agente di pubblica sicurezza da un posto all'altro. Certamente si è trattato di una richiesta esorbitante, ma la cosa preoccupante è che un cittadino italiano abbia pensato di rivolgersi a Cutolo per chiedere il trasferimento di un agente di pubblica sicurezza. Su questo bisogna riflettere. Risulta, poi, che Cutolo ha speso in carcere in un anno circa 20 milioni - 20 milioni degli anni ottanta - cioè gli è stato consentito di spendere e di ricevere tale somma; e i vaglia che erano mandati ai singoli aderenti alla nuova camorra erano un meccanismo di coinvolgimento e di costrizione del gruppo. Vi è stata, quindi, un'enorme mancanza di controllo sul carcere, il che ha prodotto la crescita di questa organizzazione. All'interno di tale mancanza di controllo si riconnettono, poi, tutte le vicende delle trattative e negoziazioni per Cutolo. Ripeto: gli unici dati che risultano accertati - e non sappiamo se come contropartita, sembra che sia così ma non vi è alcuna certezza in proposito - sono le due perizie psichiatriche ed alcuni appalti dati dopo il terremoto ai Sorrentino e ad altri del giro delle imprese legate a Cutolo. Poi Cutolo viene trasferito all'Asinara. Anche a questo riguardo c'è una specie di giallo, perché abbiamo trovato negli atti relativi a Cutolo una lettera del SISDE che segnala alla direzione generale degli istituti di prevenzione e di pena la necessità che Cutolo, avendo ricevuto quella sentenza positiva che riconosce la seminfermità di mente, se mandato in ospedale psichiatrico giudiziario venga sottoposto a rigorosa vigilanza. Se mi consentite, ricordo che si tratta dello stesso servizio che un anno prima aveva trattato con Cutolo; un anno dopo esso afferma, invece, che deve esservi la più rigorosa vigilanza. Cutolo, però, non viene mandato in ospedale psichiatrico giudiziario perché vi sono alcuni mandati di cattura che pendono nei suoi confronti e quando vi è un mandato di cattura non scatta la misura del ricovero in ospedale psichiatrico. Poco dopo, invece, vi è un indirizzo del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenutosi a Napoli: il ministro Rognoni - se non ricordo male - segnala al ministro della giustizia l'opportunità che Cutolo sia mandato all'Asinara. Questa richiesta resta ferma venti giorni, fino al 17 marzo 1982, giorno in cui l'Unità pubblica il falso documento, quello che accusa falsamente alcuni esponenti democristiani: quella stessa mattina viene emesso l'ordine di trasferimento di Cutolo all'Asinara e il giorno dopo c'è la revoca di quest'ordine. WALTER MONTINI. Chi l'ha fatta? PRESIDENTE. Darida, il ministro Darida: di suo pugno è l'ordine di trasferimento e di suo pugno, il giorno dopo, la revoca dell'ordine, con l'invito al direttore del carcere di Ascoli Piceno di mandare indietro l'ordine di trasferimento. Poi accade quello che accade, lo ricorderete. Vi sono prese di posizione anche molto autorevoli e Cutolo è trasferito all'Asinara. Dall'Asinara egli chiede la contropartita ed abbiamo acquisito (è sempre in quegli atti) la sintesi delle conversazioni che Cutolo ha con i suoi familiari; si tratta infatti di conversazioni fatte alla presenza di agenti di Pagina 3192 custodia, che poi riferiscono. In occasione di queste visite Cutolo esige che ci sia qualcosa per lui. WALTER MONTINI. Dai familiari? PRESIDENTE. Sì, sempre dai familiari. Esige che ci sia qualcosa per lui, cosa che fa pensare - è questa una riflessione da farsi ed i colleghi potranno anche concludere con opinioni diverse - che qualche promessa debba averla avuta, altrimenti non si comprende perché si agiti in questo modo. Il 17 marzo la pubblicazione della notizia su l'Unità fa scattare un doppio problema. Innanzitutto, coloro che hanno trattato a questo punto sono preoccupati, perché è vero che la notizia è falsa però potrebbe venir fuori quella vera. Secondo quello che ci dicono i collaboratori della giustizia, accade quindi che viene rivolto alla banda di Alfieri, cioè alla banda opposta, l'invito a cercare di mettere a posto Cutolo. I fatti sono questi: dopo poche settimane da quella data viene ammazzato in ospedale Alfonso Rosanova, che è la mente economica di Cutolo, ed alcuni mesi dopo a Roma viene ammazzato Casillo, che è il braccio militare di Cutolo. Ma viene ammazzato con una tecnica particolare: i colleghi ricorderanno che mentre Galasso avrebbe voluto ucciderlo con un colpo di pistola, anzi sparandogli in bocca perché aveva ammazzato personalmente il fratello, viene chiesto un attentato che abbia una carica simbolica, un'esplosione; infatti vanno a Torino a prendere l'innesco e l'esplosivo, lo mettono sotto la macchina e fanno saltare in aria Casillo. A questo punto c'è il ridimensionamento di Cutolo e le imprese passano da Sorrentino ed altri nell'orbita di Alfieri, che diventa poi quella potenza che conosciamo. Tenete presente che Alfieri è il boss al quale sono stati sequestrati beni per il più alto valore rispetto a qualsiasi altro boss, mafioso, camorristico o di 'ndrangheta; questo è indicativo della sua ricchezza. In questo quadro si collocano alcune questioni. La camorra si sviluppa - così è scritto nella relazione - grazie ad un rapporto privilegiato con le imprese e con alcuni settori della politica. C'è un problema delle imprese e qui è citato anche l'episodio particolarmente sgradevole e grave di quel rappresentante della lega delle cooperative che prende contatto - come voi sapete - con Galasso. Quella che viene fuori, nel complesso, è una permeabilità, una disponibilità delle imprese e sono poche quelle nei confronti delle quali si va armi in pugno: ci sono anche queste ma sono poche. Vi è, poi, una tecnica di conquista delle imprese. Ricordo il caso di un'impresa molto importante in Campania, l'impresa Messere, la quale, ad un certo punto, ha bisogno di liquidi e non riesce a far fronte agli impegni. Le si presenta la Romano Agizza che fa il finanziamento, e lentamente la ditta viene svuotata; resta il nome Messere ma la ditta passa nelle mani di Agizza e Romano. Questo è uno degli svuotamenti che si sono verificati; in genere, però, devo dire che, purtroppo, vi è stato consenso, anche perché viene fuori che ci guadagnavano tutti, a spese della spesa pubblica. Passiamo alla questione del blocco politico-camorrista, come è detto qui. Ci sono certamente fatti gravi. Nella relazione sono stati citati fatti oggettivi, riconosciuti dagli stessi protagonisti. In sostanza, Granata, cinque altri sindaci di comuni dei quali ora non ricordo il nome, il generale De Sena, riconoscono tutti di avere rapporti con la camorra. I cinque sindaci riconoscono di aver partecipato ad una riunione in casa di Francesco Alfieri, il cugino di Carmine Alfieri, che tratta i voti e che è imprenditore camorrista, proprio per un problema di voti ed ammettono di essere al corrente di quanto riguarda il senatore Gava. Il generale De Sena ammette la stessa cosa: ammette di essere andato per ragioni elettorali da Francesco Alfieri. Successivamente questi ottiene una serie di subappalti relativi ad imprese curate dal generale De Sena. C'è poi la questione di Sant'Antonio Abate: in questo paese vi sono due Pagina 3193 leader, che fanno entrambi capo al senatore Gava, uno è addirittura il suo segretario particolare; l'onorevole Vito dice, tra l'altro, di aver segnalato la questione al senatore Gava e che questi risponde di saper bene che entrambi i gruppi fanno capo a bande delinquenziali e che, più o meno, come persona l'uno vale l'altro. Questo è il quadro: si tratta di uomini che sono punti di riferimento di un importante esponente politico e, allo stesso tempo, sono legati alla camorra. La cosa da dire - che non è detta dai giornali ed è grave che sia così - è che Galasso ha riferito che il boss D'Alessandro gli avrebbe detto in carcere che il senatore Gava l'avrebbe fatto uscire. E Galasso queste cose le dice prima che D'Alessandro esca, le annuncia. In realtà, D'Alessandro esce dal carcere sulla base di una artificiosissima interpretazione della corte d'appello di Napoli, che va contro altri suoi precedenti e contro decisioni della Cassazione. SAVERIO D'AMELIO. In che anno questo? PRESIDENTE. Adesso, nel 1992. Agosto 1992, mi pare. In realtà, non è emerso alcun elemento che in questa vicenda conduca a Gava e questo è detto con chiarezza. Come sono dette altre cose, che purtroppo sono quelle che sono. Per quanto riguarda la questione della responsabilità politica, è stato indicato lo stesso tipo di espressione usata nella precedente relazione sui rapporti tra mafia e politica. Nella conclusione si segnala il problema della crisi sociale e dell'intervento sociale come assolutamente indispensabile accanto alla repressione. La relazione segnala che vi è una svolta positiva nell'azione repressiva della camorra, perché finalmente si sta facendo quello che non si è fatto prima. Lo si segnala positivamente e lo si riconduce ad una certa gestione; mi pare infatti che da quando è procuratore della Repubblica il dottor Sbordone vi sia stato, per così dire, un cambio. Come un cambio positivo, da questo punto di vista, vi è anche a Salerno e non soltanto a Napoli, e queste cose sono segnalate. Questo è il quadro complessivo, molto sintetico, della proposta di relazione. Un terreno sul quale sarebbe utile, oltre tutto quello che i colleghi segnaleranno, approfondire la riflessione è, a mio avviso, quello della questione meridionale. Se riuscissimo ad arricchire questa relazione con una riflessione, se pur breve, che riguardi tale aspetto - specie oggi particolarmente attuale - sarebbe positivo al fine di legare meglio insieme la questione criminale e la questione sociale in quest'area del paese. L'intesa, colleghi, era quella di procedere oggi alla sola relazione dando inizio domani alle 15, alla discussione generale. Se, dunque, non vi sono colleghi che intendano intervenire, la discussione è rinviata a domani, mercoledì 1^ dicembre alle 15. La seduta termina alle 18,05.