PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE INDICE pag. Seguito della discussione della relazione sulle risultanze dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali: Violante Luciano, Presidente .............. 3421, 3422, 3427 3428 Biscardi Luigi .................................. 3426, 3427 Cabras Paolo .......................................... 3423 Cafarelli Francesco ................................... 3427 Marchetti Fausto ...................................... 3422 Ricciuti Romeo .................................. 3421, 3428 Smuraglia Carlo, Relatore ............................. 3421 Sui lavori della Commissione: Violante Luciano, Presidente .............. 3428, 3429, 3430 Montini Walter .................................. 3429, 3430 Olivo Rosario ................................... 3429, 3430 Ricciuti Romeo ........................................ 3430 Smuraglia Carlo ....................................... 3430 Pag. 3420 Pag. 3421 La seduta comincia alle 16,55. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Seguito della discussione della relazione sulle risultanze dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulle risultanze dell'attività del gruppo di lavoro incaricato di svolgere accertamenti su insediamenti e infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali. Ha chiesto di parlare il senatore Smuraglia, al quale do senz'altro la parola. CARLO SMURAGLIA, Relatore. Prima dell'inizio della discussione generale, vorrei fornire un chiarimento ai colleghi, ai quali è stata distribuita una sorta di errata corrige alla proposta di relazione. Come ricorderete, la proposta stessa fu presentata tre giorni prima della data originariamente prevista; ne conseguì che la revisione conclusiva dell'elaborato avvenne in maniera un pochino affrettata. Di qui la necessità di apportare una serie di correzioni ad alcune schede, correzioni che si risolvono sostanzialmente nella eliminazione (laddove non sono stati ritenuti necessari) di alcuni nomi di persone nei cui confronti pendono indagini o alle quali erano stati fatti riferimenti probabilmente inutili in questa fase. Va infatti considerato che nella relazione in esame hanno un peso gli insediamenti e le infiltrazioni più che le indicazioni di carattere personale e nominativo. In definitiva, si tratta quindi di eliminare nomi di persone sulle quali pendono indagini (e che quindi - ripeto - sarebbe stato inutile menzionare in questa sede) oppure di attenuare alcune formulazioni: ad esempio, laddove in alcuni casi gli organi di polizia ci hanno detto "risulta", noi sostituiamo tale espressione con la seguente: "risulterebbe", quando non sia ancora intervenuto un provvedimento giudiziario. Ciò, evidentemente, per ragioni di correttezza. Un'integrazione più consistente riguarda la scheda relativa alla Toscana. A suo tempo, avevamo chiesto alla DIA un rapporto di aggiornamento. Tale rapporto ci è pervenuto il 23 dicembre scorso. In esso viene fatto riferimento ad alcune operazioni effettuate nel periodo successivo al nostro sopralluogo, con particolare riferimento all'individuazione di personaggi legati a determinati ambienti. Di questo si deve quindi dare conto nella relazione, evitando riferimenti a nomi. In definitiva, l'errata corrige consiste in un semplice aggiornamento e in una serie di attenuazioni. ROMEO RICCIUTI. Signor presidente, colleghi, ho letto la proposta di relazione che, ad un primo impatto, mi è sembrata non rispecchi completamente quello che è scaturito dalle audizioni, sia per un mancato esame obiettivo degli elementi emersi sia per il fatto che mi sembra vi siano alcuni riferimenti alla grande pubblicistica che si è sviluppata su questo argomento. Si tratta comunque di un giudizio che non intendo esprimere in via definitiva. Pag. 3422 Chiedo pertanto alla presidenza e ai colleghi se sia possibile rinviare ad altra seduta la votazione della relazione, in maniera tale che possa essere messo in grado di approfondirne i contenuti e quindi di poter esprimere un giudizio più sereno ed approfondito. PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni da parte dei colleghi, rimane stabilito di rinviare la votazione sulla relazione concernente gli insediamenti e le infiltrazioni di soggetti ed organizzazioni di tipo mafioso in aree non tradizionali ad una delle prossime sedute. (Così rimane stabilito). Ricordo, in particolare, che la Commissione è già convocata per le giornate di giovedì e venerdì prossimi. In ogni caso, concluderemo la discussione generale nella seduta odierna. FAUSTO MARCHETTI. Concordo con la relazione alla quale il collega Smuraglia ha dedicato tanto impegno, così come lo ha dedicato a tutto il lavoro portato avanti insieme ai commissari i quali hanno seguito le vicende mafiose nelle aree cosiddette non tradizionali. Si tratta, in particolare, di fenomeni di infiltrazione, concetto quest'ultimo che il relatore usa più di frequente in quanto il più delle volte rappresenta l'espressione più adatta per metterci in contatto con i fatti e con le realtà di presenza mafiosa in quelle che sono, appunto, le zone non tradizionali. Concordo sia con le linee generali sia, per quanto mi è stato possibile conoscere nel breve periodo nel quale ho fatto parte di questa Commissione e per alcune esperienze dirette, nonché per la lettura dei documenti che abbiamo acquisito, con il complesso della relazione proposta dal collega Smuraglia. Per tale ragione, non mi soffermerò tanto sulle linee generali quanto, piuttosto, su alcune situazioni di cui ho maggiore conoscenza e rispetto alle quali la Commissione ha avuto modo di prendere contatto. Mi riferisco, in particolare, ad alcune situazioni riscontrabili nella zona della Toscana e della Liguria, non tanto con l'intenzione di entrare nel merito dei fatti riportati nella relazione e dei giudizi complessivi in essa espressi (che, ripeto, condivido), quanto per segnalare alcune esigenze di precisazione che non intaccano minimamente il significato complessivo della relazione stessa. Si tratta, in particolare, di apportare alcune modifiche, forse marginali. Va inoltre segnalata un'omissione (che non è certo marginale), che evidentemente è stata determinata dal complesso lavoro di stesura e di sintesi dei dati di conoscenza acquisiti. Mi riferisco in particolare alla pagina 111 della parte relativa alle schede, laddove sono riportati i dati più rilevanti di carattere criminale verificatisi nella zona di Massa Carrara. Può darsi che la lettura alla quale ho proceduto sia stata affrettata, ma mi è sembrato che sia stata omessa la doverosa citazione di un fatto che ci era stato ricordato nel corso delle audizioni svoltesi a Genova. Si tratta, in particolare, dell'assassinio dell'ingegner Dazzi. Ripeto: può darsi che il riferimento a tale episodio sia contenuto in altre parti della relazione e che sia sfuggito alla mia attenzione. Ritengo tuttavia che la sede più propria per menzionarlo sia quella in cui si dichiara: "La provincia negli ultimi anni è stata scossa da numerosi attentati dinamitardi a cave ed immobili, le cui motivazioni sono al vaglio degli investigatori". L'assassinio dell'ingegner Dazzi, che ci è stato ricordato a Genova dai rappresentati del SIULP, ha rappresentato un fatto che ha scosso indubbiamente l'opinione pubblica della zona. Tra l'altro, non si è riusciti ad accertare chi siano stati gli esecutori né chi abbia provocato l'assassinio, perpetrato con l'installazione di una carica di esplosivo all'interno di un'automobile (almeno stando a quello che si sa). L'ingegnere stava percorrendo in automobile la strada proveniente dalla propria casa ed è stato assassinato in questo modo. Ripeto: credo che questo episodio Pag. 3423 vada senz'altro segnalato tra i fatti più rilevanti accaduti nella zona considerata. A pagina 112, dove si parla di dismissione del polo chimico industriale, probabilmente è stata omessa una "e", perché siamo di fronte alla dismissione del polo industriale e non del polo chimico industriale. Propongo quindi di aggiungere una "e" o di sopprimere la parola "chimico" lasciando l'espressione "polo industriale". Nel periodo successivo, sempre a pagina 112, mi permetto di suggerire una modifica alla formulazione adottata. Si dice: "Ne consegue che il territorio non è ormai appetibile se non in quanto punto di riferimento e di snodo delle attività mafiose, proiettate verso l'espansione nel nord (...)". Proporrei in questo caso di sostituire all'espressione "se non in quanto" il termine "anche". Si è determinata la dismissione industriale cui è stato fatto riferimento, ci sono gravissime difficoltà, purtroppo non ci sono nuovi investimenti né la reindustrializzazione che il Governo si era impegnato a promuovere anche a seguito di una risoluzione parlamentare, ma ciò non toglie che quella adottata in questo periodo è una formulazione non felice. A pagina 120, dove si fa riferimento alla situazione della zona industriale di Massa Carrara che è veramente drammatica, mi sembra riduttivo il modo in cui tale situazione viene presentata. Si dice: "Con specifico riferimento alla grave crisi economica, è stata portata all'attenzione della Commissione la particolare situazione della zona industriale di Massa Carrara, ove verrebbe disatteso (con le inevitabili conseguenze sul piano occupazionale) il disposto della legge del 1939 istitutiva della zona industriale e del consorzio a tutela della stessa". Sembrerebbe quindi che la situazione disastrosa che in quella zona si registra derivi dalla disapplicazione della legge istitutiva del consorzio, mentre è da imputare alla deindustrializzazione e al tentativo di snaturare questa zona con l'inserimento di strutture commerciali e non invece avviando quel processo di reindustrializzazione sul quale tutti a parole si erano dichiarati disponibili. Vorrei ora svolgere una considerazione di carattere istituzionale rispetto ad un punto che sicuramente è sfuggito nella redazione finale. Giustamente nella relazione, ricca di proposte e di puntualizzazioni su varie questioni, si sottolinea l'esigenza di un coordinamento reale fra le varie polizie che operano nel nostro paese, e di una piena collaborazione fra queste polizie, la magistratura, le istituzioni e la società civile in generale. Accanto a tale esigenza, che vale per questa ma anche per altre zone, anche se ognuna ha la sua specificità, ricordo che si registra la situazione del tutto particolare per cui in Toscana il distretto giudiziario non copre l'intera regione, dal momento che la provincia di Massa Carrara per quanto riguarda il distretto giudiziario fa capo alla città di Genova. Credo che questo sia un elemento che, nel quadro delle proposte che si avanzano, occorre mettere in rilievo proprio per andare ad una organizzazione giudiziaria per la regione Toscana coerente con un disegno regionale, eliminando cioè quello che credo sia l'unico caso in Italia di una provincia che fa capo al distretto giudiziario di un'altra regione. In più occasioni sono state assunte iniziative parlamentari in tal senso, ma mai sono riuscite ad andare in porto, e non se ne comprende la ragione. Qui non vi sono ragioni di campanile, ma si tratta di soddisfare un'esigenza di razionalità che è evidente e comune a tutti, proprio per conseguire una maggiore efficienza dell'istituzione giudiziaria e un rapporto di collaborazione piena tra istituzione giudiziaria, forze di polizia, popolazione e istituzioni. Concludo rinnovando l'apprezzamento pieno per il lavoro svolto e per la proposta che ci è stata presentata. PAOLO CABRAS. Intervengo per esprimere il mio apprezzamento convinto per una relazione così densa di notizie, di documentazioni ed anche di proposte, quale quella che è seguita all'indagine Pag. 3424 coordinata dal senatore Smuraglia. L'apprezzamento per la relazione si accompagna anche alla necessità di sottolineare l'importanza di questa relazione, che a torto può apparire marginale rispetto agli obiettivi prevalenti della Commissione che si sono orientati verso le regioni cosiddette a rischio, verso i fenomeni più appariscenti, più visibili, anche più violenti della presenza della mafia nella vita collettiva. Già avere scelto questo terreno di indagine delle aree non tradizionali e averlo svolto e sviluppato, grazie anche all'impegno del collega Smuraglia, con tanta intensità e capillarità, sta a significare una cosa molto importante, che del resto non è nuova nelle analisi che questa ed anche precedenti Commissioni antimafia hanno fatto. In particolare, negli ultimi anni si è sempre più avvalorata la considerazione che la mafia sia un fenomeno diffuso sul territorio nazionale e che, quindi, sia un errore pensarla, con miopia di giudizio e di osservazione, come un fenomeno tipicamente meridionale. Si fa confusione con il problema delle radici storiche della mafia, della camorra e della 'ndrangheta nelle terre meridionali, legato alla stessa evoluzione dell'unità nazionale, alle particolari condizioni culturali, economiche e sociali di quelle regioni, che hanno consentito a queste organizzazioni criminali di impiantarsi, di ramificare, di avere anche un rapporto del tutto particolare con la vita collettiva, con la vita sociale, prima ancora che con la vita pubblica ed istituzionale. Per cui in qualche misura camorra, 'ndrangheta e mafia si sono sempre più intrecciate anche con l'evoluzione e con i problemi nuovi del Mezzogiorno, dal sottosviluppo ad un diverso decollo economico, con tutti i difetti ed i limiti di tale decollo, ma che comunque c'è stato ed ha trasformato profondamente il Mezzogiorno, costringendo le stesse organizzazioni criminali a trasformarsi, a mutare. Tutto questo non può però far dimenticare che proprio il mutamento delle ragioni sociali della mafia, della camorra e della 'ndrangheta, nonché l'estensione e l'articolazione degli interessi di tali organizzazioni, la specificazione della loro attività, volta a conseguire profitto e con il profitto sempre più potere, l'hanno portata a diventare fenomeno nazionale. Questo aspetto era stato intuito molti anni fa, ma difficilmente è entrato nella valutazione dell'opinione pubblica ed anche in analisi sociologiche e politologiche; peraltro, recentemente e con difficoltà è entrato nella stessa legislazione contro la criminalità organizzata. Si tratta dunque di un'acquisizione recente ma estremamente importante, perché forse anche in termini di prevenzione aver sottovalutato o addirittura ignorato il fenomeno della diffusione nazionale della mafia, dei suoi interessi, dei suoi referenti, delle sue articolazioni, del suo percorrere la realtà nazionale, è stata una delle cause di debolezza, di insufficienza, di inefficacia di quella che chiamiamo l'azione di contrasto intesa nei suoi termini più generali. Ecco perché considero questa indagine sulle aree non tradizionali un'indagine non solo non marginale ma essenziale per lasciare ancora una volta certificata quella che fra di noi - ma per fortuna non solo fra di noi - è una convinzione radicata: l'estensione, lo spessore del fenomeno mafioso. Del resto non c'è dubbio che una mafia che traffica armi e stupefacenti, che partecipa al processo di internazionalizzazione dei commerci e dell'economia, una mafia che gioca in borsa a Zurigo e a New York, che investe in Canada ed in Australia, non può che avere questa dimensione nazionale ed anche internazionale e non può che avere una mobilità, una pervasività, una sorta di relazioni quali quelle che qui emergono dalle schede relative alle varie regioni che sono state visitate. Tutto ciò conferma che la mafia che noi perseguiamo non è soltanto la mafia della violenza, del fango, della ferocia primitiva, dell'omertà, della compattazione delle organizzazioni mafiose e della sua influenza nell'ambiente in cui ha radici, santuari, protezioni, garanzie, talora riesce Pag. 3425 anche a filtrare una certa quota di consenso sociale. Ma la mafia è anche questa presenza, per esempio, nell'economia. Non a caso la relazione, anche nelle considerazioni finali del collega Smuraglia, si richiama al Forum che abbiamo tenuto sull'economia criminale, perché non vi è dubbio che la presenza della mafia nel resto del territorio nazionale passa per gli affari, per gli investimenti, per il riciclaggio, per il tentativo di insediare attività produttive, commerciali, turistiche, residenziali anche in luoghi molto distanti da quelli di tradizionale impianto della mafia come impresa. Non a caso la relazione parla dell'imprenditoria mafiosa, di questa nuova realtà rappresentata dalla mafia imprenditrice e non soltanto intesa come forza eversiva e organizzazione criminale; vi è infatti - lo ripeto - anche la mafia imprenditrice, quella con cui bisogna fare i conti perché può inquinare non soltanto l'economia delle zone a rischio ma in generale l'economia del paese. Si tratta della mafia degli appalti, degli investimenti, del riciclaggio, e non a caso, del resto, negli ultimi anni si assiste a presenze mafiose autorevoli (pensiamo a Madonia, sorpreso nel vicentino) ed anche molte testimonianze di collaboratori della giustizia parlano di frequenti viaggi, di contatti, di relazioni praticati non nelle regioni tradizionali ma nel nord del nostro paese. Del resto, la forza che hanno, per esempio, gruppi di derivazione 'ndranghetista o mafiosa in aeree come quella dell'hinterland milanese, in certe zone del Piemonte, a Bologna (se ne dà conto nella relazione), in Toscana (ricordiamo la relazione svolta in questa sede dal procuratore Vigna, titolare della direzione distrettuale antimafia di Firenze), stanno a significare che si tratta non di un allarme, di segnali o soltanto di indizi ma di una realtà che purtroppo è ormai consolidata. Questo è estremamente importante per comprendere il fenomeno e per contrastarlo in maniera adeguata. La relazione in esame offre questo spaccato e serve anche a scuotere da pigrizie, da torpori, da errori di impostazione. Il collega Smuraglia, siccome è milanese ed ha vissuto anche un'esperienza come amministratore di tale città, ricorda anche nella relazione (io lo ricordo come membro della Commissione antimafia della scorsa legislatura, quindi parliamo non di molti ma di pochi anni fa) come l'establishment politico e amministrativo ed anche autorevolissimi organi di stampa del nord, di Milano in modo particolare, menarono grande scandalo per il solo fatto di una visita della Commissione antimafia a Milano. Era, per capirci, la Milano della "Duomo connection", che costituiva già un crimine, una congiunzione affaristico-mafiosa svelata, su cui si stava già indagando ed erano stati assunti provvedimenti dall'autorità giudiziaria. Ciò nonostante, in quell'occasione venne contestata l'iniziativa della Commissione. Del resto, nella peregrinazione che è stata fatta dall'Abruzzo al Veneto molte volte in particolare la stampa locale e qualche volta anche la classe dirigente locale, gli esponenti dei partiti, delle forze sociali e imprenditoriali hanno manifestato insofferenza e mosso critiche nei confronti della presenza della Commissione antimafia, ne hanno sottolineato l'assoluta inutilità ed hanno ritenuto che il ricercare tracce di una presenza mafiosa fosse un esercizio demagogico o un tentativo di trovare quello che non c'era, quindi in qualche modo di inventare, di fabbricare un mostro; di questo poi è fatta la resistenza, la collusione involontaria. Il collega Smuraglia cita, al riguardo, un termine, che ora mi sfugge, attribuendolo ad un sociologo. Comunque, la collusione involontaria consiste proprio in questo: il fatto di non rendersi conto, di essere paghi della propria disinformazione, di sottovalutare il fenomeno, di non assumere misure di prevenzione significa favorire obiettivamente, anche se indirettamente, la crescita e l'influenza del fenomeno mafioso Pag. 3426 in queste regioni. Sicuramente nessuno dice che in queste ultime vi è la mafia, che essa è stanziale, che è presente un'organizzazione, ma vi è indubbiamente una diffusione e una presenza di fenomeni e di interessi mafiosi, di strategie economiche mafiose. Questo è più che sufficiente per lanciare un allarme, per considerare la necessità del contrasto come una necessità che deve interessare e coinvolgere tutte le istituzioni, tutti gli apparati amministrativi e che deve trovare un'adeguata risposta da parte della classe dirigente locale, della politica. Infatti, anche un atteggiamento della politica, delle istituzioni locali, una prassi amministrativa che sia segnata dall'inquinamento della corruzione, dell'affarismo, del clientelismo facilita indubbiamente qualsiasi tipo di infiltrazione e di approccio da parte di interessi e di personaggi mafiosi, che naturalmente si presenteranno in queste realtà con un volto più accettabile e diverso, non con l'imposizione arrogante delle cosche, dei clan e dei gruppi tipica delle regioni cosiddette a rischio. Si presenteranno invece in forme mascherate e, per così dire, mediate, perché praticano in tali realtà un'intermediazione di tipo finanziario, economico ed imprenditoriale. Ma tutto questo rischia indubbiamente di destabilizzare fortemente non solo l'assetto economico ma anche quello della vita pubblica e istituzionale, anche in zone molto distanti da Palermo, da Napoli o da Reggio Calabria. Questo è il valore di questa presa di coscienza, di questa documentazione che offriamo al Parlamento e all'opinione pubblica. Credo sia un merito non piccolo di questa Commissione, che ormai sta concludendo i propri lavori tirandone le somme, aver offerto questo contributo concreto fatto di riferimenti precisi, di notizie e di documenti che sono stati forniti da interlocutori istituzionali ed anche individuati nell'ambito della società locale, delle forze economiche, imprenditoriali, sindacali, del volontariato, culturali di tali realtà; di qui la necessità di ricevere un'adeguata risposta politica e un'adeguata messa a punto delle istituzioni in ogni parte del paese. Del resto, la stessa costituzione della Direzione nazionale antimafia e la creazione di direzioni distrettuali antimafia in tutte le regioni che abbiamo visitato sta a significare, come dicevo in precedenza, che anche nella legislazione questa verità sullo spessore e sul significato della presenza mafiosa nel territorio nazionale è stata finalmente acquisita anche al livello dell'istituzione giustizia e quindi deve essere assunta in ogni ambito della vita pubblica e di quella politica. Per questo, nell'esprimere il mio ringraziamento ed apprezzamento al collega Smuraglia, ho desiderato svolgere questa semplice sottolineatura di un problema che mi sembra di grande rilevanza fra i tanti che abbiamo esaminato nel corso della nostra attività. LUIGI BISCARDI. Mi limito innanzitutto ad esprimere brevemente un consenso generale nei confronti della relazione Smuraglia, che trovo particolarmente importante in quanto segna in senso preventivo il lavoro della Commissione, per evitare o limitare la generalizzazione del fenomeno della criminalità organizzata in tutte le parti d'Italia, offrendo naturalmente alcuni momenti significativi di conoscenza dei fenomeni, sia pure sparsi, ma riconducibili, come è stato fatto nella relazione, ad alcune coordinate generali. Nel sottolineare, in particolare, l'aspetto specifico su cui intendo soffermarmi, desidero evidenziare due principi che sono alla base dell'intera relazione: a pagina 6 si sottolinea il principio della progressività delle infiltrazioni, mentre il secondo punto è quello della contiguità geografica. Rifacendomi a queste due coordinate fondamentali della relazione Smuraglia, vorrei soffermarmi in particolare sulla mia regione, il Molise, che nella relazione viene trattata in modo molto limitato, non certo per difetto del lavoro della Commissione e del relatore, ma probabilmente Pag. 3427 a causa di notizie insufficienti o limitate che sono state fornite alla Commissione. Si pone innanzitutto il problema della contiguità geografica: alcuni fenomeni presenti in Abruzzo (in ordine a tale regione la relazione è sostenuta anche da una ricognizione in loco) valgono anche per il Molise, tenuto conto che vi è una zona altomolisana che è vicinissima e del tutto contigua all'Abruzzo. Non è un caso che in quella situazione si sia verificato un episodio particolare che andrebbe segnalato: mi riferisco alla penetrazione e al rovistamento nella casa del parroco di Castelguidone, un comune situato proprio al confine del Molise; di tale fatto è stato vittima don Antonio Conti, un sacerdote che fa parte della diocesi di Trivento, che si trova in Molise, ed è molisano. Il fatto è avvenuto a seguito della presenza nei comuni dell'Alto Molise, ed anche a Castelguidone, di padre Pintacuda: due o tre giorni dopo che quest'ultimo aveva tenuto delle conversazioni a Trivento, Capracotta e Castelguidone, la casa di don Antonio Conti è stata visitata e abbondantemente rovistata in assenza del suo titolare senza che nulla sia stato toccato. Si è trattato, insomma, di un atto di chiara intimidazione, sul quale, per la verità, le indagini non hanno conseguito risultati persuasivi, non appurando né se si sia trattato di intimidazioni da parte di elementi locali né se si sia trattato di intimidazione da parte di elementi provenienti dall'esterno della zona. Il problema dell'infiltrazione è notevole, ed infatti il Molise confina da una parte con la Puglia, nella zona che va da Campomarino a Santa Croce di Magliano, dove vi è una notevole presenza di traffico di droga, anche con relativi decessi, in numero da non trascurare. FRANCESCO CAFARELLI. Più che decessi sono "dipartite urgenti"! LUIGI BISCARDI. Vi è poi la zona del Venafrano, che è contigua a Terra di lavoro e quindi soggetta all'infiltrazione camorristica. Non vorrei che nella relazione il Molise (piccola regione, senza dubbio) fosse trattata alla stregua di una "isola felice", cliché che non corrisponde, come è stato dimostrato, alla realtà, soprattutto a quella di Tangentopoli, che avrebbe richiesto un'attenzione superiore da parte della magistratura. Questo devo sottolinearlo in quanto a mio avviso non vi è stata adeguata attenzione. Anche sugli aspetti più tipici dell'infiltrazione criminale si è rimasti sul piano dell'episodicità piuttosto che sul piano di un'attenzione preventiva, soprattutto nelle zone che ho indicato essere a rischio dopo che si sono registrate presenze camorristiche di un certo significato. Ho creduto opportuno intervenire per segnalare non una eventuale lacuna della relazione, che condivido senza riserve, ma per offrire un contributo di conoscenza di una zona che, proprio perché ha avuto una situazione politica statica e di assoluta egemonia, ha fatto ritenere essere esente da infiltrazioni criminali. Si tratta però di una rappresentazione che non risponde a verità e che ha fatto sì che l'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura non fosse non dico molto penetrante, ma per lo meno attenta alle implicazioni generali. Per questi motivi ho sentito il dovere di intervenire e di richiamare l'attenzione della Commissione e di chi esaminerà gli atti della Commissione stessa, come questa relazione che ripeto condivido integralmente. PRESIDENTE. Vorrei esprimere anch'io l'apprezzamento per il lavoro originale compiuto in ordine agli approfondimenti svolti dalle diverse Commissioni antimafia che si sono succedute negli anni. Ritengo opportuno inviare la relazione del senatore Smuraglia e gli annessi allegati ai vari consigli regionali, in modo che possano approfondire le tematiche indicate ed utilizzare i suggerimenti avanzati. A pagina 95 della relazione si elencano degli indici in presenza dei quali dovrebbero sorgere delle preoccupazioni da parte degli amministratori locali e delle forze di polizia. Se i colleghi sono Pag. 3428 d'accordo, dopo l'approvazione della relazione potremmo comunicare all'ANCI, e ad altri organismi, questi indici, in modo che costoro possano prestare la massima attenzione su quanto accade. Non è detto che in presenza di uno di questi indici vi sia per forza una presenza mafiosa, tuttavia la presenza di più indici può certamente attivare una particolare attenzione da parte degli organi competenti. Alla lettera c) si legge: "L'acquisizione di beni immobili e/o cui non segue...". Probabilmente si è saltata qualche parola; forse si voleva dire: "Acquisizione di beni immobili e/o attività produttive". Alla lettera d) si legge: "Il diffondersi di società finanziarie al di là del normale sviluppo della zona". Forse sarebbe opportuno aggiungere anche il diffondersi di sportelli bancari. Per esempio a Prato, in coincidenza con una formidabile crisi del settore tessile, è aumentato il numero degli sportelli bancari e la cosa non è spiegabile su basi fisiologiche. ROMEO RICCIUTI. Gli sportelli bancari aumenteranno inevitabilmente sul territorio nazionale. Vorrei che si mettesse in luce la liberalizzazione dell'apertura degli sportelli bancari anche rispetto alle banche estere, soprattutto a quelle appartenenti a paesi della Comunità europea... PRESIDENTE. Naturalmente questo fenomeno non va confuso con l'altro. Nella lettera g) si legge: "L'accentuato interessamento verso società in stato di decozione". Probabilmente occorrerebbe specificare anche chi è il soggetto di tale interessamento. Nella lettera m) si legge: "Tutte le possibili forme di riciclaggio". Mi domandavo a questo proposito se non fosse opportuno sottolineare il problema delle aste giudiziarie. In tutti i luoghi ove ci siamo recati ci è stata segnalata tale questione; per esempio, quando ci siamo recati in Toscana ci è stata segnalata la vicenda di Montecatini, ed anche a Milano i magistrati del luogo ci hanno prospettato questo problema. Sui lavori della Commissione. PRESIDENTE. Colleghi, per quanto riguarda i nostri lavori, alle sedute ove non si devono assumere deliberazioni, e quindi non si vota, partecipano ovviamente i colleghi che sono interessati; dobbiamo tuttavia prevedere una seduta nella quale è presumibile vi sia il numero legale per votare. Proporrei pertanto di riunirci giovedì prossimo alle ore 10 per votare la relazione del collega Smuraglia; subito dopo ascolteremo il questore ed il comandante del gruppo carabinieri di Reggio Calabria in ordine alla questione delle "vacche sacre". Alle 11,30 potremo incontrare la dottoressa Cesqui ai fini della relazione sulla criminalità organizzata a Roma. Onorevoli colleghi, vi devo ora comunicare le decisioni assunte oggi dall'ufficio di presidenza in ordine alle cose da fare nei giorni precedenti lo scioglimento. Come voi certamente saprete a Camere sciolte le Commissioni di inchiesta non possono compiere attività di inchiesta esterna, ma possono terminare i lavori già avviati e compiere attività che non comportino la pienezza delle funzioni. In questo quadro l'ufficio di presidenza propone che si presentino le relazioni su Caserta, Benevento, Avellino, Salerno e Roma; inoltre che si presenti (ma questo è un obbligo di legge) la relazione finale e che in essa sia dato uno spazio alla 'ndrangheta, organizzazione che non abbiamo considerato. Naturalmente non potrà essere una relazione sulla 'ndrangheta perché, per ragioni politiche, non è opportuno fare una relazione complessiva sulla 'ndrangheta a Camere sciolte ed anche perché non abbiamo tutti gli elementi per fare un discorso compiuto su questa organizzazione criminale. Abbiamo però degli elementi conoscitivi che possiamo benissimo inserire nella relazione. Naturalmente non si possono compiere attività esterne. Pag. 3429 Un'altra relazione da chiudere è quella concernente le "vacche sacre". Occorrerà certamente individuare una soluzione per risolvere il problema... WALTER MONTINI. Come le vacche di Fanfani! PRESIDENTE. Quelle erano sempre le stesse, queste invece sono diverse e crescono; tra l'altro mentre prima erano presenti solo sul versante tirrenico, adesso, poiché l'operazione pare convenga, sono presenti anche sul versante ionico. Siamo arrivati a 3.500 capi! La cosa certamente conviene perché stanno all'aria pura, mangiano agrumi, quindi assumono vitamina C. Abbiamo riscontrato che senza un input politico di un certo peso, anche attraverso un intervento legislativo, è difficile che il problema si risolva. Dobbiamo inoltre concludere la relazione sui sequestri di persona, di cui è relatore il senatore Butini, nonché la relazione sulla destinazione dei beni sequestrati e confiscati, di cui è relatore l'onorevole Bargone, ma credo che essa sia già pronta e che venerdì mattina sarà presentata. Infine, vi è la relazione sulla criminalità romana: queste in pratica sono gli argomenti da trattare. ROSARIO OLIVO. E il ponte sullo stretto di Messina? PRESIDENTE. Certo, vi è anche la questione del ponte di Messina. Vorrei comunicare inoltre ai colleghi che una delegazione degli avvocati napoletani ci ha proposto una sorta di intervento di mediazione nella vertenza con la procura di Napoli. Ho informato l'ufficio di presidenza che la Commissione non poteva svolgere alcuna funzione di questo tipo a Camere sciolte e che era in corso un intervento del ministro. Inoltre, poiché questi avvocati chiedevano insistentemente una correzione del codice per un riequilibrio tra avvocatura e procura della Repubblica in particolare, l'ufficio di presidenza ha concordato nel segnalare loro l'esistenza di un problema di fondo riguardante la struttura della professione forense. A Napoli vi sono 12 mila avvocati e la stragrande maggioranza degli studi, che sono composti da una sola persona, sono dotate di scarse attrezzature informatiche e quindi di ridotte capacità di operare. Certamente in queste condizioni un sostituto procuratore che abbia competenze, tempo, strumenti informatici e che si avvale dell'opera della polizia è avvantaggiato rispetto a un avvocato, ma è su questo terreno che va affrontato il problema del riequilibrio, piuttosto che su quello normativo. In questi termini l'ufficio di presidenza aveva concordato l'invio di una lettera al presidente del consiglio dell'ordine per riassumere queste posizioni. Il consiglio comunale di Lamezia Terme ha chiesto che la Commissione si rechi in loco, visto che è stato eletto il nuovo consiglio comunale. Ricordo che nella precedente visita effettuata dalla Commissione, si erano messi in luce alcuni rilevanti limiti del commissario straordinario. Il consiglio comunale ha inoltre manifestato l'intenzione di intitolare una strada o una piazza della città a due netturbini uccisi dalla mafia mentre guidavano un camion. Infatti, una ditta legata alla mafia intendeva riprendersi la gestione dello smaltimento dei rifiuti urbani. Si è fatto giustamente rilevare che a Camere sciolte si può fare la seconda cosa ma certamente non la prima, in quanto un incontro ufficiale con il consiglio comunale non sarebbe opportuno. Si potrebbe però partecipare, dietro autorizzazione dei Presidenti dei due rami del Parlamento, alla cerimonia commemorativa ed avere un incontro molto informale con gli amministratori locali. Ci è stato comunicato dal Ministero degli esteri che il presidente della Commissione difesa e sicurezza della Camera dei deputati della Repubblica Ceca ha chiesto un incontro con la Commissione antimafia o con una delegazione della Commissione, perché gli uffici hanno inviato a tutte le ambasciate il documento "Indicazioni per una economia libera dal Pag. 3430 crimine", che è stato tradotto in inglese ed in francese. In relazione a questo problema dell'economia, voi sapete che quell'area di confine tra est e ovest è particolarmente attraversata da traffici illeciti e che in essa sono presenti problemi di riciclaggio. La richiesta di questo incontro non è stata comunicata questa mattina in ufficio di presidenza perché è arrivata successivamente. Proporrei pertanto di comunicarla ai Presidenti delle Camere perché decidano se autorizzare o meno l'invio di una delegazione. Tra le questioni deliberate oggi in ufficio di presidenza vi è anche un incontro con le direzioni distrettuali di Reggio Calabria e di Catanzaro sui temi riguardanti la 'ndrangheta. La proposta è di svolgere l'audizione martedì 18 gennaio; naturalmente, se le Camere saranno già sciolte, chiederemo ai Presidenti delle Camere l'autorizzazione a svolgere l'audizione. ROSARIO OLIVO. Possibilmente di pomeriggio. PRESIDENTE. Sì, martedì pomeriggio. WALTER MONTINI. Martedì c'è la riunione per la nascita del partito popolare. PRESIDENTE. Possiamo fissare l'audizione per mercoledì 19 gennaio. Se non vi sono obiezioni sul programma illustrato, rimane così stabilito. (Così rimane stabilito). ROMEO RICCIUTI. Ritornando alla relazione del senatore Smuraglia, vorrei esprimere apprezzamento per il richiamo all'approfondimento del tema delle aste giudiziarie. Sarei infinitamente grato se si potesse insistere sulla destinazione finale dei beni fallimentari; quindi, non solo per i piccoli beni che si vendono all'asta ma anche per quelli dei fallimenti. PRESIDENTE. Va bene, è giustissimo. Tanto per chiarirci, colleghi, la seduta di giovedì 13 gennaio si svolgerebbe così: proposte di emendamenti, dichiarazioni di voto e voto finale della relazione sulle aree non tradizionali. La discussione è chiusa. Lei, senatore Smuraglia, intende replicare? CARLO SMURAGLIA. No. Presenterò un nuovo testo con le modifiche già inserite. PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Smuraglia. La seduta termina alle 18. il 12 gennaio 1994.