Il tumore

Al dramma carcerario di Silvia si sono aggiunte le sue gravi condizioni di salute.

Nel lager di Lexington nel Kentucky, Silvia ha accusato violenti dolori addominali e chiesto inutilmente per quattro mesi una visita medica approfondita. Quando finalmente, nell'agosto del 1988, un oncologo del Kentucky l'ha esaminata e ha constatato la presenza di un tumore maligno, Silvia è stata sottoposta nello stesso carcere ad un primo e generico intervento chirurgico da cui è emersa la presenza metastatica di un cancro uterino squamoso.

La paziente é stata trasferita d'urgenza con un aereo nel Centro Medico Federale del Carcere Maschile di Rochester nel Minnesota. I medici della vicina clinica Mayo, si sono rifiutati di sottoporre la paziente ad un necessario trattamento radiologico nell'infermeria di Rochester, priva di adeguate attrezzature tecniche, e così Silvia é stata trasferita nella stessa clinica Mayo.

Per tre settimane, incatenata notte e giorno alle caviglie, in condizioni disumane, malgrado le proteste degli specialisti, ha subito una dolorosa irradiazione al cobalto mediante l'inserimento nel basso ventre di un dispositivo metallico radioattivo. Subito dopo é stata trasferita nel carcere giudiziario di Manhattan e privata per vari mesi delle cure postoperatorie prescritte dai medici.

Sette mesi dopo l'intervento dell'agosto 1988 le autorità giudiziarie americane hanno ordinato un controllo medico delle condizioni di salute di Silvia, detenuta nel "Manhattan Correctional Center" di New York. Svegliata alle due di notte, ammanettata con le mani chiuse nella "scatola nera", incatenata dalla vita alle caviglie, é stata trasferita sotto scorta armata al King's County Hospital di Brooklin dove é stata sottoposta alla Tac. Come prevedibile, a soli sette mesi dall'ultimo intervento chirurgico, non ha rivelato ricorrenza di metastasi.

Nella primavera del 1991 le condizioni di Silvia si sono improvvisamente aggravate; il 16 aprile é stata trasferita al Jackson Memorial Hospital, a sessanta chilometri dal carcere femminile di massima sicurezza di Marianna, dove nel frattempo era stata trasferita, ed é stata sottoposta ad una stratigrafia all'addome.

Dopo gli interventi del 3 e dell'11 agosto 1988 per tumore all'utero, erano state prescritte sette stratigrafie, una ogni tre mesi: quella era solo la terza (mentre dopo trenta mesi dall'intervento avrebbe dovuto essere la decima) che Silvia chiedeva di fare con urgenza fin dal 15 febbraio, a seguito dell'insorgenza di nuovi disturbi. Il medico, non specializzato in oncologia, ha riscontrato un'ernia iatale tra stomaco ed esofago ed una massa di tessuti morbidi sull'aorta addominale. Pertanto era evidente il pericolo di una nuova insorgenza del cancro uterino squamoso a due anni e sette mesi dal duplice intervento chirurgico.

All'inizio di maggio del 1991 Silvia improvvisamente é stata prelevata di notte dalla sua cella; incatenata e con le manette ai polsi é stata trasferita sotto scorta e d'urgenza nell'ospedale del carcere di Dothon nell'Alabama, ad una cinquantina di chilometri da Marianna. Il chirurgo locale ha esportato una escrescenza alla palpebra inferiore dell'occhio sinistro e poi, ancora sotto l'effetto dell'anestesia, Silvia é stata riportata nel suo carcere di massima sicurezza a Marianna. L'intervento all'occhio si era reso necessario perché i medici temevano che fosse un tumore della pelle e invece il risultato della biopsia é stato negativo.

Sono passati altri giorni. Le autorità carcerarie e mediche si sono rifiutate di fornire i dati diagnostici sulla Tac e sul prelievo di tessuti dalla palpebra e hanno respinto la richiesta della sua legale Elizabeth Fink di inoltrare questa documentazione medica al centro oncologico di Rochester ove la Baraldini era stata operata nell'agosto del 1988. Solo quando l'avvocato difensore ha minacciato di intentare causa al Dipartimento di Giustizia, le é stato permesso che la paziente sarebbe stata sottoposta ad un altro esame clinico molto generico, il "Gallian test", invece che quello di rigore in casi del genere, il "Mri" che riproduce l'immagine stratigrafica di tessuti presumibilmente affetti da tumore.

I1 15 giugno dello stesso anno 1991 alla Baraldini é stato comunicato l'esito, fortunatamente negativo, dell'ulteriore esame stratigrafico dell'addome.