In seguito al trasferimento da Palermo a Roma di Giovanni Falcone, sembrava che il caso Baraldini potesse risolversi. Il magistrato ha mostrato interessamento e conoscenza approfondita del caso e ha fatto una visita nel carcere di Marianna, dove ha avuto un lungo colloquio con Silvia.
Alla fine di agosto del 1992 Falcone ha sottoposto all'attenzione del presidente degli Stati Uniti Bush una documentata petizione, corredata dagli emendamenti restrittivi alla legge Gozzini. Bush ha deciso di accogliere la richiesta italiana e di applicare nei confronti della detenuta la Convenzione di Strasburgo.
La decisione presidenziale ha provocato un'immediata reazione del vertice dell'Fbi. Il direttore William S. Sessions, ha chiesto ed ottenuto un incontro alla Casa Bianca con il presidente Bush per discutere il caso Baraldini.
L'Fbi ha sostenuto la tesi di una continua pericolosità della detenuta italiana fuori dal territorio degli Stati Uniti, attribuendole un ruolo di guida intellettuale dei movimenti afroamericani di liberazione. Il presidente Bush é stato facilmente convinto e nella seconda metà di settembre del 1992 ha rescisso l'autorizzazione ad applicare la Convenzione di Strasburgo al caso della Baraldini.
In questa vicenda é emerso un elemento di incomprensibile crudeltà nell'atteggiamento dell'amministrazione degli Stati Uniti. Perché infierire su una donna da poco operata di tumore e che ha diritto di essere curata nel suo paese? Qual è il pericolo per gli Stati Uniti e per l'ordine mondiale?
Ma é apparsa evidente anche la subalternità delle autorità italiane. E' stata proclamata la collaborazione e la partnership paritaria tra Italia e Stati Uniti. E' bastata una telefonata di Bush perché il Governo italiano mettesse la base di Sigonella a disposizione dei bombardieri americani; ma per l'applicazione di una convenzione umanitaria, quella di Strasburgo, non sono valsi gli appelli del Parlamento né del Governo italiano al presidente degli Stati Uniti.