La condanna

La sentenza é stata emessa dopo cinque mesi di processo, nel luglio del 1983.

Silvia Baraldini non é stata riconosciuta colpevole di detenzione di esplosivi o di armi da fuoco, né di alcun atto di violenza o di sangue. Eppure la sentenza emessa dal giudice Buffy, noto negli Stati Uniti per la sua severità, le ha inflitto una condanna durissima: 43 anni di carcere. I reati di cui é stata dichiarata colpevole sono risultati tre.

Intento di cospirare in attività criminose, punibili in base alla legge antimafia Rico.

Rico é la sigla di Racheteering influenced corrupt organization act. Si tratta di una legge speciale del 1970 promulgata per colpire la mafia e la criminalità organizzata. Per la sua arbitraria applicazione anche ad altri reati, finanziari, politici o d'altro genere, é stata denunciata come anticostituzionale da quotidiani come il "Wall Street Journal" o "The New York Time".

In pratica la Baraldini é stata condannata per aver militato nel gruppo "19 Maggio" e ne "La famiglia". I crimini commessi da un membro dei due movimenti, in base alla legge Rico sono stati automaticamente imputati a tutti gli altri membri, tra cui la Baraldini, anche se é stata riconosciuta la sua non partecipazione alla perpetrazione di attività criminose.

Per questa imputazione le sono stati inflitti venti anni di carcere.

Concorso nell'evasione incruenta della rivoluzionaria afro-americana Joanne Chesimard, alias Assata Shakur, dal penitenziario federale di Clinton nel New Jersey.

Per questo reato le sono stati inflitti venti anni di detenzione.

Contempt of court (letteralmente "sprezzo di un Tribunale"), ossia rifiuto di testimonianza davanti al Gran Giurì che indagava sulle attività rivoluzionarie degli indipendentisti portoricani.

Per questa imputazione ha avuto tre anni di carcere.

La Baraldini é stata dunque dichiarata colpevole di associazione a delinquere e di compartecipazione, con ruolo secondario a due reati gravi, ma che non hanno comportato spargimento di sangue. Per questi reati é stata condannata a 43 anni e di questi ne ha già scontati 12, alcuni dei quali in condizione di particolare rigore carcerario.

E' giusta una condanna di questa entità per chi non ha né ucciso né ferito? Riteniamo che questa pena sia contraria al principio di proporzione tra crimine e punizione che é alla base del moderno diritto europeo. Uno stato democratico deve essere giusto. Quarantatré anni di carcere, per i reati prima ricordati, non ci sembrano una pena equa.