Il Manifesto
Da quando venni imprigionata nell'unità sotterranea di Lexington
nel Kentucky un crescente numero di individui e di organizzazioni
ha appoggiato la mia richiesta di rimpatrio. Ho avuto modo di
apprezzare in particolare la dedizione e gli sforzi dei miei
familiari che mi sono stati di gran sostegno sin dal mio arresto
nel 1982 e colgo questa occasione per ringraziarli di cuore per
questo loro continuo impegno.
Alcuni recenti sviluppi mi hanno peraltro convinta della necessità
di porre in rilievo alcuni aspetti della mia vicenda. Io sono una
prigioniera politica incarcerata per atti di solidarietà verso il
Movimento di Liberazione dei Neri. Le condizioni impostemi -
isolamento, carenza di assistenza medica e diniego
dell'Amministrazione Bush a concedermi il rimpatrio - sono il
risultato del mio rifiuto di abiurare le mie convinzioni politiche.
Ecco perché non posso circoscrivere la questione del mio rimpatrio
in termini puramente umanitari.
La lezione da me appresa in 25 anni di militanza nel movimento può
essere espressa in questi termini:
"Il potere non cede nulla senza una pressante domanda.
Non lo ha mai fatto e non lo farà mai".
Sono i termini usati da Frederick Douglass, il grande educatore e
abolizionista nero, durante la Guerra Civile contro la schiavitù
negli Stati Uniti:
questi termini sono validi ieri come oggi.
Il mio rimpatrio verrà ottenuto tramite una mobilitazione di
massa.
Ecco perché sottoscrivo ed apprezzo tutte le diverse campagne in
corso volte ad ottenere il mio trasferimento in Italia.
Silvia Baraldini
3-4 luglio 1993