Ingiustizia infinita

Liberazione
12 febbraio 1995

Per la terza volta gli Stati Uniti dicono no al trasferimento in un carcere italiano di Silvia Baraldini.

Infischiandosene della Convenzione di Strasburgo, scelgono la vendetta in luogo della pena.

Lucio Manisco

Le circostanze che hanno accompagnato il terzo rifiuto statunitense di trasferire Silvia Baraldini in un carcere italiano fotografano con straordinaria chiarezza l'involuzione politica e sociale dell'amministrazione Clinton e l'opzione della sovranità limitata nei confronti del grande impero d'occidente che continua a condizionare i comportamenti dei governi di Roma.

L'accanimento del dipartimento di giustizia USA nei confronti di una cittadina italiana condannata 43 anni per reati associativi di matrice terroristica - 12 già trascorsi nelle peggiori carceri nordamericane - ha fatto esplodere anche nel nostro paese quanto era rimasto del mito di un Bill Clinton liberal progressista ostacolato nella sua opera di governo da una destra repubblicana ultra-conservatrice: il messaggio sullo stato dell'Unione ha dimostrato una volta per tutte che i programmi del Presidente democratico malgrado la loro iniziale mimetizzazione "liberal" , non erano incompatibili con quelli poi scanditi a chiare lettere dagli uomini di Neanderthal che hanno vinto le elezioni di novembre.

Basti per tutti l'esempio del "crime bill" la legislazione anti-crimine, che commina l'ergastolo per la terza recidività, indipendentemente dalla gravità dei reati che estende a sessanta nuovi reati l'obbligatorietà della pena di morte, che accentra sulla repressione e non sulla prevenzione gli stanziamenti federali con il risultato di trasformare sempre più quella statunitense in una società carceraria (un milione e quattrocentomila detenuti già condannati o in attesa di giudizio duemila e ottocento in attesa nei bracci della morte; rito abbreviato per gli appelli contro le sentenze capitali con esecuzioni al ritmo di due alla settimana).

Basta questo ritorno al barbarico assioma degli anni venti del "lock'em up and throw away the key" ("rinchiudiamoli a doppia mandata e gettiamo via la chiave") per spiegare l'ostinato rifiuto statunitense di rimpatriare la Baraldini come previsto dalla Convenzione di Strasburgo? O bisogna convenire con Gianni Mura che per l'amministrazione Clinton i nostri governi contano meno del due di bastoni quando la briscola è coppe? Niente affatto, perché il caso di questa nostra connazionale come attestato da Amnesty International, dal Parlamento Europeo e dalla famosa sentenza del magistrato statunitense Barrington-Parker, va ormai al di là dei discutibili parametri dell'amministrazione giudiziaria nordamericana e andrebbe affrontato nel contesto delle convenzioni sul diritti umani, dell'osservanza reciproca di un trattato internazionale, di una più civile e paritaria conduzione del rapporto tra due paesi alleati ed amici.

Purtroppo non è così, perché i governi Italiani, in particolar modo quello Berlusconi, con i loro comportamenti pavidi e le loro tattiche dilazionatrici hanno deliberatamente scelto di contare meno del due di bastoni, agevolando così l'intransigenza burocratica del Dipartimento di giustizia USA.

Gli esempi abbondano ed hanno dell'incredibile: noi vorremmo augurarci che il verbale degli scambi avuti a Washington dall' ex-guardiasigilli Biondi con il ministro alla Giustizia, signora Janet Reno, nella versione pervenutaci sia incompleto e falsato da una traduzione troppo approssimativa; noi vorremmo augurarci che questo ministro della repubblica non abbia tenuto chiuso in un cassetto ed occultato per settimane la risposta negativa degli Stati Uniti in data 21 dicembre 1994 per poi renderla di pubblica ragione tramite il direttore degli Affari Penali dottor Mele, solo dopo che ne aveva dato notizia il console degli Stati Uniti a Firenze; noi vorremmo infine augurarci che lo stesso dottor Mele divulghi il testo integrale della risposta oltretutto in quanto tale testo è stato gia letto per telefono dai portavoce del Dicastero USA alla giornalista del manifesto, Patricia Lombroso.

Questi aspetti oscuri ed altri più gravi della vicenda hanno fatto oggetto di un'interpellanza urgente presentata al governo da 25 parlamentari di diversi gruppi politici quali gli onorevoli Pistone, Porcari, Bindi Masini, Jotti, Muzio, Brunetti, Negri ed altri. L'interpellanza chiede tra l'altro quale risposta il governo intenda dare ad una comunicazione ufficiale che in almeno due paragrafi è lesiva degli istituti democratici e del prestigio nazionale del nostro paese: lì, ad esempio ove ipotizza che il governo italiano violi la costituzione ordinando alla magistratura di infliggere alla Baraldini una condanna a 46 anni.

Il rifiuto americano viene motivato dalla necessità di fare scontare alla nostra connazionale l'intera pena, sia per la gravità dei reati attribuita, sia per farne un esempio che serva da deterrente nella lotta al terrorismo Internazionale: né l'incriminazione né il dispositivo di sentenza menzionano la partecipazione della Baraldini a scontri a fuoco con la polizia, a fatti di sangue, o una sua militanza nei ranghi del terrorismo internazionale.

Su quest'ultimo tema un governo statunitense, che fino a poche settimane fa coltivava buoni rapporti con gli estremisti islamici in Algeria, che ha rilasciato in libertà Orlando Bosch l'autore dell'attentato all'aereo della "cubana" (79 morti), che ha concesso tutte le attenuanti a Jose' Dioniso Suarez, l'assassino del diplomatico cileno Orlando Letelier e del cittadino USA Ronnie Moffit, su questo tema, quel governo farebbe bene a sorvolare.