il manifesto
"Le motivazioni addotte dal governo americano per il quarto rifiuto
consecutivo di trasferire in Italia Silvia Baraldini, come prevede
la Convenzione di Strasburgo, sono insultanti e menzognere".
Così esordisce con amarezza Elizabeth Fink, legale della Baraldini,
quando finalmente riesce a leggere il contenuto ed i termini della
lettera inviata da John Keeney, assistente del ministro Janet Reno,
a Vittorio Mele (direttore della sezione crimini dei dicastero di
giustizia a Roma) il 22 febbraio. L'avvocato Fink aveva inutilmente
richiesto alla nostra ambasciata a Washington il documento
ufficiale trasmesso alle nostre autorità a Roma e messo in un
cassetto: è stata la stessa Baraldini a comunicarle per telefono il
testo del documento, consegnatole dal direttore del carcere di
Danbury.Vengono attribuiti alla Baraldini - spiega la Fink -
reati di attentato, furto, rapina: crimini mai commessi e per i
quali infatti la detenuta non è stata condannata.
Il capo d'accusa fu di "cospirazione per reati di matrice
terroristica". Accusare ora la Baraldini per rapina nel fallito
attentato del "Brink Robbery" vuol dire non essere informati che il
principale teste a carico, Tyron Rison, ammise durante il processo
che la Baraldini non si recò affatto sul luogo, perchè era altrove.
E accusare la Baraldini del rapimento di due guardie per la fuga dal
carcere di Assata Shakur nel 1979 è una distorsione grossolana delle
prove, perchè il ruolo della Baraldini nella fuga fu del tutto
secondario, senza nessun contatto con le guardie carcerarie. La
Baraldini è in prigione non da due o tre anni ma da oltre 14, senza
che siano state trovate armi o che sia stato sparso sangue: questo
tenore di accuse da parte del governo americano - continua la Fink - è
la prova che la condanna a 43 anni e le dure condizioni di
detenzione sono motivate solo dalle sue idee politiche.
Quanto al governo italiano, nel documento viene trattato con
condiscendenza: "Siamo certi che l'Italia condivide con noi queste
preoccupazioni e sarebbe riluttante a trasferire dei criminali seri
perchè ne verrebbe offesa la sensibilità del popolo italiano".
Dini, la Farnesina, l'ambasciata a Washington e forse il Quirinale
hanno acconsentito e taciuto.
31 Marzo 1996
Patricia Lombroso
New York