Logo Banca dati della Memoria IL CASO CERVIA

Le informazioni riportate di seguito riportate sono tratte dal libro di Gianluca Cicinelli
"IL CASO CERVIA: UN GIALLO DI STATO"
Inchiesta sul rapimento e sulla scomparsa di Davide Cervia, esperto di guerra elettronica
ed.I LIBRI DELL'ALTRITALIA (supplemento al n.35/1995 del settimanale Avvenimenti)


Davide nasce a Sanremo nel '59, dove risiede con la famiglia fino al '78, quando decide di arruolarsi come volontario in Marina, anche se poi rinuncia a rimanere in servizio fino al termine della ferma di sei anni. Accade infatti che nel 1982 conosce Marisa Gentile, che sposa durante l'anno. Dopo il matrimonio comincia a provare insoddisfazione per i lunghi periodi di lontananza dalla nuova famiglia che si e' formato e decide di congedarsi con un anno di anticipo sulla scadenza naturale. Nel 1988 si trasferisce a Velletri, dove lavora nella societa' Enertecnel Sud, che ha sede presso Ariccia, trenta minuti di auto dalla sua abitazione."


"Davide Cervia viene visto l'ultima volta alle ore 17 del 12 settembre 1990. "Ho visto un gruppo di persone che spingevano Davide con la forza verso l'interno di una macchina color verde scuro. Ho visto anche che lo hanno picchiato e subito dopo gli hanno messo un fazzoletto sulla bocca, come per narcotizzarlo. Davide urlava tanto, faceva resistenza, tentava di difendesi. Poi, forse perche' mi aveva visto o forse perche sperava che fossi nel giardino,mi ha chiamato urlando tre volte il mio nome." Cosi' racconta a Marisa (la moglie di Davide Cervia) Mario, un anziano che vive solo da anni custodendo una villa vicino ai Cervia.
Qualche mese piu' tardi due persone si presentano a casa di Mario. Dicono di esere due agenti assicurativi, ma il loro tono e' arrogante e perentorio, insistono per entrare in casa, dicono che devono parlargli. L'agricoltore non si fida dell'aspetto minaccioso e riesce a riparare all'interno dell'abitazione."


"Marisa Gentile (la moglie di Davide Cervia) casualmente viene messa sulla pista giusta da un ex collega di Davide ancora in servizio. Quando Marisa lo mette al corrente di tutto l'accaduto, il militare non ha dubbi nel mettere in relazione la specializzazione conseguita da Davide con la sua sparizione.
Un ispettore della Digos incontra Marisa. E' insistente: vuole sapere il nome di un ex collega di Davide che prestava servizio a la Spezia ma che e' di Napoli. Una descrizione precisa che permette a Marisa di capire subito a chi si riferisce l'ispettore della Digos. Si tratta di una persona che ha fornito alla famiglia indicazioni sul passato in Marina di Davide, successivamente rivelatesi di estrema utilita'. "In quel momento - ricorda Marisa - ebbi la certezza che le mie conversazioni telefoniche erano regolarmente ascoltate, perche' con quella persona ho parlato soltanto al telefono". In seguito si presentera' a casa di questo ex collega di Davide un uomo, con la scusa di un censimento sulle Fiat Uno (sic): in realta' e' un uomo con incarichi non precisati in Polizia. Se il suo scopo e' di intimorire il marinaio, la missione puo' considerarsi un successo. Da quel momento chiedera' a Marisa di non contare piu' su di lui.
Al convento dei Cappuccini di Velletri arriva una lettera anonima da Grottaglie, in provincia di Taranto. Chi scrive dice di essere la moglie di un ex sottufficiale di Marina, "agganciato" da strani e misteriosi individui che gli chiedono di fare il lavoro che sa, se vuole evitare guai. Il fatto che non sia firmata e' giustificato dalla paura di essere individuati e di esporsi quindi a rischi troppo elevati. La speranza dell'anonima scrivente e' che l'inchiesta vada avanti e che "i magistrati indaghino meglio nei servizi segreti" per venire a capo della verita'.
Il 12 settembre 1994 il Comitato per la verita' su Davide Cervia ha occupato per dodici ore l'ufficio del capo-gabinetto del ministero della Difesa, alla presenza di numerose telecamere e giornalisti di varie testate.
Lo Stato Maggiore della Marina fornira' ai familiari di Davide ben quattro fogli matricolari diversi, prima di arrivare a quello reale, in cui viene ammessa la qualifica di "specialista Ete/GE" (tecnico elettronico/guerra elettronica)."
L., un altro collega di Davide Cervia, riferisce: "Il nostro corso in Marina militare era inizialmente di 900 persone. Quando si fa il corso base non sai neppure che esistono le guerre elettroniche. Gli Elt, i tecnici elettronici, erano 120. Dopo i primi tre mesi di corso siamo diventati 90. Dopo un anno siamo diminuiti a 50 persone. Alla fine del secondo anno abbiamo portato a termine il corso in 22, di cui solo 6 sistemisti. Noi eravamo fieri di un radar ideato dalle industrie belliche italiane, un radar tridimensionale. Quello che non capivamo proprio, che anzi ci faceva arrabbiare, era averlo venduto a 109 paesi. Noi sistemisti siamo stati invitati a compiere "gite turistiche" con le navi, che avevano lo scopo di magnificare e vendere i nostri armamenti ai paesi stranieri. Non immaginavamo per niente il giro di soldi che era dietro al traffico d'armi.
La palazzina dove studiavamo aveva le porte blindate. Eravano tenuti sotto controllo dai servizi. Scoprivi cosi' che il tuo amabile interlocutore del treno era un uomo della "sicurezza" che ti controllava. All'inizio del corso si fa un giuramento di particolare riservatezza, di livello Nato. Ti permette di accedere a tutti gli uffici che hanno una classe di segretezza affine alla tua.
Per un paese straniero e' quasi impossibile formare dei propri tecnici, perche' ci sono delle nozioni-chiave di base per cui neanche un ingegnere elettronico riesce a leggere i manuali delle singole apparecchiature che leggiamo noi. Ma non e' un problema d'intelligenza. Ci sono delle chiavi precise per capirle. Io ho conosciuto Davide Cervia alla scuola sottufficiali di Taranto nel 1979. Lui era entrato sei mesi prima di me. Era capo-corso, il primo degli allievi."



"Le indagini ufficiali sono ferme a quel 12 settembre 1990 e il silenzio, come una pietra tombale che avvolge tutti i segreti italiani, rischia di far dimenticare una vicenda drammatica che coinvolge i nostri servizi segreti, sempre loro, lo Stato maggiore della Marina militare e i trafficanti di tecnologia militare.
Il magistrato che conduce le indagini convoca per la prima volta la moglie di Davide Cervia, Marisa Gentile, dopo sei mesi esatti dalla scomparsa del tecnico. Il sostituto procuratore Romano Miola, che segue il caso, l'attende nella sua stanza ma non e' solo. Con lui e' il procuratore capo, Vito Giampietro, anzi sara' proprio lui ad interrogarla. Fin da subito il contatto con la procura non e' sereno. Il procuratore chiede a Marisa Gentile di rispondere alle domande con un "si'" o con un "no" e ad ogni tentativo della donna di spiegare meglio varie circostanze, viene bruscamente invitata ad attenersi alle richieste o, nella migliore delle ipotesi, interrotta. Il dottor Giampietro contesta ogni episodio riportato dalla moglie del tecnico rapito.
La giornalista Laura Rosati chiede di essere ricevuta dal sostituto Miola il quale, non conoscendo da subito il motivo della visita, e' molto cordiale. Il cambiamento del suo atteggiamento e' tanto repentino, quanto radicale, non appena viene pronunciato il nome di Davide Cervia. Alzandosi di scatto, terreo in volto, ripete ossessivamente, mentre addirittura volta le spalle all'interlocutrice: "Non posso dire niente, vada via".
Le intimidazioni colpiscono un po' tutti coloro che tentano di scoprire cosa si muova dietro il rapimento di Cervia.
Nonostante l'importanza delle affermazioni di L., un ex militare che aveva studiato guerre elettroniche a Taranto con Davide Cervia, gli inquirenti non danno peso alle rivelazioni sulle guerre elettroniche e sulle "gite" che i militari della Marina italiana compiono per pubblicizzare nel mondo il sistema d'arma su cui e' specializzato Davide Cervia.
L., dopo essersi congedato dalla Marina per un incidente, viene avvicinato da sconosciuto che gli propongono di tornare al suo vecchio lavoro in cambio di soldi. Non accetta. Viene minacciato. L'impianto elettrico della sua auto prende fuoco (come era accaduto a Davide Cervia). Riceve una telefonata: "Hai visto? Puo' essere la macchina, puo' essere qualsiasi cosa." L. racconta agli inquirenti di conoscere la situazione di altri tecnici specializzati in guerra elettronica minacciati da sconosciuti, ma il titolare dell'inchiesta non gli chiede nemmeno di chi si tratta. Riceve altri avvertimenti nell'ottobre 1990, poco dopo il rapimento di Cervia. L. vive ancora oggi nascosto. Nessuno lo protegge.
Gli inquirenti prestano invece ascolto ad un certo Giuseppe Carbone, di Taranto. Spunta fuori il 22 gennaio 1991. Carbone e' la persona giusta al momento giusto. Con la sua versione tutto torna per chi tende alla tesi dell'allontanamento volontario. Nessun intrigo internazionale, nessun rapimento. Ci sono pero' molti dati di fatto che hanno permesso di appurare come Giuseppe Carbone non abbia mai conosciuto Davide Cervia. Eppure occorreranno affinche' gli inquirenti si accorgano dell'impresentabilita' di Carbone. Nessun procedimento per falsa testimonianza pende sul suo capo. Rimane il mistero su chi gli abbia fornito tutte le informazioni su Davide, ma soprattutto come fa a conoscere cosi' bene gli ufficiali che lavorano al ministero della Difesa a settecento chilometri da casa sua. Carbone ha una fedina penale consistente: appropriazione indebita, emissione di assegni a vuoto (un reato commesso due volte), reati amnistiati ma che non dovrebbero sfuggire al vaglio di chi indaga su Cervia.
Quando alla moglie di Cervia arrivano le minacce di morte che investono tutta la sua famiglia, decide, per alcuni giorni, di non mandare i figli a scuola. Due carabinieri vanno piu' volte a scuola per verificare la possibilita' di denunciare Marisa Cervia per mancati obblighi scolastici. La procedura e' anomala perche' spetta ai capi d'istituto segnalare eventuali inadempienze agli obblighiscolastici dei genitori.
Alla trasmissione televisiva "I fatti vostri" Marisa Cervia ha raccontato di aver ricevuto l'offerta di un miliardo per non cercare piu' Davide."

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