LA STRATEGIA DELLA TENSIONE |
LA STRATEGIA DELLA TENSIONE
0. Nel capitolo III la Commissione ha indicato con chiarezza le varie componenti di una realtà sommersa quanto complessa, che venne a costituirsi già nel corso degli anni '60, ma che oggi può affermarsi, in termini di certezza, attiva soprattutto nella prima metà del decennio successivo. In particolare la Commissione ha indicato e analizzato le fonti che consentono un saldo ancoraggio all'affermazione dell'esistenza nel periodo considerato:
a) di un complesso di reti clandestine composte di militari e civili di ampiezza ben superiore al livello ufficializzato di Gladio, non ancora conoscibili nel dettaglio - in particolare per quanto riguarda la loro riferibilità ad un unico centro di comando e controllo - nelle quali la finalità di controinsorgenza e più in generale anticomunista era divenuta prevalente sul compito originario di attivazione nella eventualità, sempre più improbabile, di una occupazione da est del territorio nazionale da parte di eserciti nemici;
b) di gruppi clandestini di estrema destra che avevano come finalità quella di determinare una forte involuzione autoritaria delle istituzioni dello Stato;
c) di rapporti di contiguità e di connessione tra settori istituzionali dello Stato e gruppi di destra eversiva;
d) del collante costituito dal comune apprezzamento che, nel mondo diviso in due blocchi, fosse già in corso anche nell'Occidente una guerra non convenzionale (la c.d. guerra rivoluzionaria), che imponeva una forte azione di contrasto al pericolo comunista, nutrita di adeguate strategie controrivoluzionarie. Trattasi, come già ricordato, di una realtà che il tempo ha consentito di percepire con sempre maggiore chiarezza ed alla quale sono attribuibili in termini di certezza eventi che nella prima metà degli anni '70 fortemente incisero, turbandola, sulla vita democratica del Paese. Alla Commissione è apparso opportuno, prima di misurarsi con il problema delle stragi insolute, che tragicamente segnarono il medesimo arco temporale, una analisi sia pur riassuntiva dei più noti e clamorosi tra tali episodi. Va peraltro preliminarmente sottolineato come appaia storicamente credibile e logico che le tensioni sociali di segno opposto, (la contestazione studentesca, la protesta sindacale ed operaia, l'azione sempre più intensa dei gruppi eversivi della sinistra) che caratterizzarono la vita nazionale a partire dalla fine degli anni '60, rendano pienamente conto del perché la realtà occulta, cui ora si ha riferimento, sia passata dalla potenzialità operativa che l'aveva caratterizzata nel periodo anteriore, ad una attivazione concreta. Vuol dirsi cioè che il tempo consente ad una riflessione serena di apprezzare il rapporto di interazione reciproca che venne a stabilirsi tra i due opposti focolai di tensione, nel senso che da un lato l'acuirsi della protesta sociale di sinistra attivò tentazioni di involuzione autoritaria rendendo apparentemente più concreto il c.d. pericolo rosso, dall'altro la percezione di tendenze golpiste presenti anche in apparati istituzionali dello Stato, spinse le tensioni sociali che alimentavano la protesta di sinistra ad assumere più intensamente forme eversive e rivoluzionarie; (la già ricordata personale esperienza di Gian Giacomo Feltrinelli appare in tal senso esemplare). Si è quindi in presenza di due fenomeni (eversione di destra e eversione di sinistra), che indubbiamente interagirono tra di loro e che non sono pienamente comprensibili se non complessivamente analizzati nell'unicità del contesto. Conseguentemente la stessa valutazione del rilievo che nei d ue fenomeni assume la risposta degli apparati di Stato, non appare correttamente operabile se non in una logica di insieme, che unitariamente rintracci una identità o almeno una coerenza delle ragioni che spinsero settori degli apparati dello Stato a comportamenti di copertura o addirittura di collusione rispetto all'eversione di destra, di relativo contrasto e in alcuni casi di tolleranza rispetto all'eversione di sinistra.