GLI ANNI '80 |
GLI ANNI '80
0. Il 27 giugno 1980 un DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo cadde tra l'isola di Ponza e l'isola di Ustica causando la morte di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.
Un cedimento strutturale dell'aereo fu la causa cui immediatamente venne attribuita la ragione del disastro che apparve quindi nella contestualità del suo verificarsi agli occhi dell'opinione pubblica soltanto uno dei ricorrenti incidenti che funestano il traffico aereo.
Poco più di un mese dopo, e cioè il 2 agosto 1980, un ordigno esplosivo abbandonato nella sala d'attesa di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna deflagrava intorno alle ore 10,25 cagionando la morte di 85 persone e il ferimento di numerose altre, molte delle quali riportavano lesioni gravi o gravissime. Enorme fu l'impatto su un'opinione pubblica che, a sei anni di distanza dalla strage dell'Italicus e pur provata da un sanguinoso decennio di tensioni altissime, restò attonita dinanzi a quello che ben presto si sarebbe rivelato un attentato doloso dalle conseguenze senza precedenti.
1.1. Il 5 agosto 1980 si riunì in Roma il Comitato interministeriale per l'informazione e la sicurezza sotto la Presidenza del capo del Governo, Francesco Cossiga. Il verbale di tale riunione è stato trasmesso il 28 marzo 1995 alla Commissione dal giudice istruttore dottor Priore che lo aveva acquisito dall'attuale segretario generale del Cesis, prefetto Umberto Pierantoni. L'acquisizione è stata determinata da una richiesta del Presidente di questa Commissione rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Segretario generale del Cesis di tutti i verbali del Cesis e del Ciis del periodo.
Il prefetto Pierantoni, sentito dal giudice Priore in merito al motivo per il quale un così rilevante documento fosse stato trasmesso con tanto ritardo, ha testualmente riferito che il documento era stato reperito "a seguito di migliori ricerche attuate da personale esperto nella specifica materia a differenza delle volte precedenti"; giustificazione questa che dà adito a forti perplessità. Nella riunione del Ciis appare largamente prevalente la tesi della riferibilità della strage di Bologna alla destra eversiva, soprattutto sulla considerazione che si trattava di un attentato con obiettivo indiscriminato, analogo a numerosi altri attentati dinamitardi attribuiti alla stessa matrice, e che, come tale, appariva già nel 1980 e in una qualificatissima sede di governo estraneo alle modalità operative del terrorismo di sinistra, pur ancora fortemente attivo nel Paese. Tuttavia non mancano nel verbale riferimenti ad un possibile collegamento dell'attentato di Bo
logna con fatti eversivi di carattere internazionale.
In particolare:
- il generale Santovito, direttore del Sismi, prospettava l'ipotesi che la bomba utilizzata alla stazione di Bologna fosse stata confezionata con miscela esplosiva di nuova concezione usata in particolare in Argentina, non escludendo che si trattasse della stessa miscela esplosiva utilizzata qualche giorno prima per l'ordingo esploso in un deposito bagagli a Bengasi, in Libia; e, inoltre, faceva riferimento agli omicidi di molti cittadini libici, dissidenti dal regime di Gheddafi, commessi negli ultimi tempi in Italia e attribuiti ai servizi segreti libici;
- il generale Grassini, direttore del Sisde, confermava i contatti di emissari della estrema destra francese con ambienti della destra eversiva italiana, facendo rilevare che, nel precedente mese di luglio, era stata accertata la presenza a Bologna del signor Durand, autorevole membro della F.a.m.e (Fédération d'action nationale européenne), nota organizzazione di estrema destra francese (225);
- il ministro dell'interno Rognoni dichiarava di avere avuto contatti con il ministro degli interni della Germania federale Baum il quale, a proposito della strage di Bologna, gli aveva suggerito l'opportunità di un colloquio con il generale Belgassen, capo del servizio segreto libico, con il quale egli stesso aveva avuto un colloquio del cui contenuto nulla veniva riferito.
1.2. Singolare è peraltro nel verbale un intervento dell'onorevole Antonio Bisaglia, all'epoca ministro dell'industria, che sottolineò la possibilità di un collegamento tra l'attentato di Bologna e il disastro aereo di Ustica avvenuto alla fine del precedente mese di giugno. Dal verbale, che è peraltro redatto in forma riassuntiva e non stenografica, non sembra che l'onorevole Bisaglia aggiunga alcun dettaglio in ordine alla fonte della sua informazione e ai contenuti della stessa. Ed anzi lo stesso onorevole Bisaglia, in un suo secondo intervento, sembrò adeguarsi alla tesi prevalente della riferibilità della strage di Bologna alla destra eversiva senza alcun ulteriore accenno al presunto collegamento con il disastro di Ustica.
Tuttavia il primo riferimento dell'onorevole Bisaglia appare non privo di interesse indagativo atteso che nei primi di agosto del 1980 la tesi ufficiale era che il DC9 dell'Itavia in volo da Bologna a Palermo fosse precipitato per effetto di un cedimento strutturale. Lo spunto investigativo è apparso alla Commissione interessante perché trovò riscontro nell'affermazione piuttosto netta di un possibile collegamento tra il disastro di Ustica e la strage di Bologna che il prefetto Parisi, capo della polizia, aveva fatto a questa Commissione in due successive audizioni (17 ottobre 1990 e 22 giugno 1993).
In particolare in tale seconda audizione il prefetto Parisi, dopo aver segnalato il collegamento, inizialmente ipotizzato e poi smentito, del noto esponente di Ordine Nuovo, Marco Affatigato, in entrambe le stragi, a specifica domanda del senatore Zamberletti dichiarava di non potere escludere l'ipotesi che "la strage di Bologna potesse essere una replica al segnale non percepito della strage di Ustica".
In altri termini, nel presupposto che gli attentati terroristici fossero "segnali", il prefetto Parisi avanzava insistentemente l'ipotesi che il disastro di Ustica fosse stato un attentato doloso; e che lo stesso segnale - indipendentemente dalle modalità di esecuzione dell'attentato (missile o bomba) - non fosse stato adeguatamente percepito; sicché sarebbe stato dopo poco tempo reiterato alla stazione di Bologna.
Una tesi analoga è stata, come è noto, di recente avanzata con lucidità e forza in sede saggistica dal senatore Zamberletti, che ha collegato gli eventi di Ustica e di Bologna ad una possibile reazione della Libia all'accordo raggiunto, nella stessa estate del 1980, dall'Italia con il governo di Malta per assicurare protezione militare a questo Paese e sganciarlo in tal modo dall'influenza libica.
La Commissione era stata infatti indotta ad avanzare la richiesta di tutti i verbali del Ciis e del Cesis che potessero riguardare i due tragici eventi di Ustica e di Bologna dalla particolare autorevolezza della fonte - il Capo della Polizia - che reiteratamente aveva operato tale collegamento e dalla constatazione che mai il prefetto Parisi si era lasciato andare ad affermazioni gratuite e fantasiose.
1.3. Peraltro alla Commissione non resta allo stato che prendere atto dell'assenza di risultati cui ha condotto (in una prospettiva di fecodo parallelismo pur nella autonomia delle due sfere, tra inchiesta parlamentare e inchiesta giudiziaria) l'indagine svolta sul possibile collegamento tra le vicende di Ustica e Bologna dal G.I. Priore. Il magistrato ha infatti sentito, senza giungere ad alcun utile risultato, tutti i protagonisti della riunione del Ciis del 5 agosto 1980 ancora viventi. Non ha potuto però ascoltare l'onorevole Bisaglia, deceduto in circostanze accidentali (226). Nessuno dei partecipanti alla riunione del 5 agosto, uditi dal dottor Priore, ha ricordato alcunché in merito all'ipotesi di un collegamento tra Ustica e Bologna e della sua prospettazione da parte dell'onorevole Bisaglia, neppure, de relato, la vedova del ministro Bisaglia, Romilda Bollati De Saint Pierre, né la sua segretaria Lucia Valeri. In particolare il senatore Francesco Cossiga, dopo aver ribadit o che nella riunione si era palesata una convinzione unanime sulla matrice della strage come riferibile alla destra eversiva (matrice sulla quale peraltro sollevava al momento della deposizione notevoli dubbi e perplessità) dichiarava di non ricordare nulla della ipotesi avanzata in quella sede dal ministro Bisaglia circa il collegamento tra Ustica e Bologna. A tale riguardo il senatore Cossiga, dopo aver evidenziato di essere dotato di ottima memoria, esprimeva il proprio scetticismo sulla formulazione della tesi espressa dal ministro Bisaglia, rilevando che in tutti i presenti alla riunione era stata ben lontana l'ipotesi di un collegamento tra Ustica e Bologna; osservava niltre che, qualora la tesi di Bisaglia fosse stata da lui recepita, egli non avrebbe succesisvamente mancato di collegarla alla tesi analoga avanzata molti anni più tardi dal senatore Zamberletti e dal defunto capo della polizia Parisi. Infine specificava che mai gli era passato per la mente un collegamento tra i due eventi, sul quale continuava ad essere piuttosto scettico, ritenendo trattarsi di "un teorema dei servizi di informazione (per questi servizi del tutto legittimo) di un'ipotesi investigativa, che si pone in una posizione del tutto diversa da quella delle indagini di polizia giudiziaria, e, ancor più, degli accertamenti dell'autorità giudiziaria". In proposito osserva la Commissione che l'opinione espressa dall'onorevole Bisaglia ha uno specifico riscontro documentale nel verbale del Cesis e che (seppur lasci perplessi la circostanza che tale documento sia emerso a quindici anni di distanza dalla sua redazione) non sussistono elementi, neppure indiziari, che autorizzino a pensare ad una interpolazione e quindi ad un falso. E se è pur vero che il documento offre una pista indagativa che allo stato non ha condotto a utili risultati, è altrettanto vero che lo stesso dimostra come nei primi dell'agosto 1980 la tesi del cedimento strutturale, quale causa del disastro di Ustica, non era affatto pacifica in ambito governativo.