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Note
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NOTE
1) E ciò, peraltro, senza dimenticare che attentati stragistici
caratterizzati dalla indeterminatezza dell'obiettivo non sono comunque
estranei alla storia mafiosa, sia pure con riferimenti a dati più
lontani nel tempo. Valga per tutti il notissimo, ma per più profili
ancora oscuro, episodio di Portella delle Ginestre che, forse per
eccessiva semplicità, la Commissione nella relazione già citata aveva
ritenuto legato ad un contesto periferico (la Sicilia) ben delimitato.
2) Così l'ordinanza-sentenza 7/11/1975 nel processo penale 2289/72
R.G.U.I.:, Volume V, pagg. 988 e seguenti.
3) Senoato della Repubblica. VI Legislatura. Commissione
parlamentare sul fenomeno della mafia. Relazione di minoranza
comunicata alle Presidenze delle Camere il 4 febbraio 1976, doc.
XXIII, n. 2 pag. 1121.
4) Ibidem, pag. 1122.
5) E' noto peraltro come in sede storica (Attanasio, Gli anni
della rabbia, Sicilia 1943-1947, Milano, Mursia 1984 pag. 24) e
parlamentare (Commissione parlamentare antimafia della VII legislatura
documento n. 1104) sia stata addirittura ipotizzata l'esistenza di
documenti segreti allegati all'armistizio Cassibile che conterrebbero
l'indicazione di numerosi elementi mafiosi cui sarebbe stata
assicurata l'impunità. L'esistenza di tali documenti non può peraltro
allo stato ritenersi certa.
6) In: Panorama del 10 febbraio 1976.
7) E' la frase che secondo Francesco Marino Mannoia il capo della
mafia Stefano Bontade avrebbe rivolto all'onorevole Giulio Andreotti
in un "incontro siciliano" susseguente all'omicidio Mattarella.
8) Direttiva del National Security Council 1/2, 10 febbraio 1948.
Foreign Relations, 1948 volume III, pag. 769.
9) Direttiva del National Security Council 1/3, 8 marzo 1948.
Foreign Relations, 1948 volume III, pag. 775.
10) Ibidem, pagg. 775-776.
11) Ibidem, pag. 779.
12) Ibidem.
13) Direttiva del National Security Council 67/3, 5 gennaio 1951,
Foreign Relations, 1951, volume IV, pag. 544.
14) Ibidem, pag. 545.
15) Direttiva del National Security Council n. 5411/2, 15 aprile
1954, Foreign Relations, 1952-54, volume VI, pag. 1678.
16) Direttiva del National Security Council n. 6014, 16 agosto
1960, pag. 5.
17) Documento del National Security Council n. 10/2, 18 giugno
1948, pagg. 2-3. A Report to the National Security Council by the
Executive Secretary of the Office of Special Projects.
18) Direttiva del N.S.C. n. 5412 del 15 marzo 1954.
19) William Colby, La mia vita nella Cia, Milano, Mursia, 1981,
pag. 82.
20) Con tale quadro politico deve ritenersi sostanzialmente
coerente la permanenza all'interno del sistema amministrativo
statale - e in particolare degli apparati di sicurezza - anche in
posizione di elevata responsabilità, di personale formatosi nel
periodo fascista. In particolare nei ranghi della Polizia e nei
ruoli del Ministero dell'interno furono accolti o riaccolti ex
appartenenti alle forze della R.S.I. ed anche membri della
Milizia, prima epurati e poi immediatamente riabilitati.
21) Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri Reali. Lettera del
Comandante generale dell'Arma al Presidente del Consiglio, a vari
Ministri e ai vertici militari del 28 aprile 1946.
22) Rapporto del questore di Udine al capo della Polizia, Lugi
Ferrari, del 19 agosto 1946, archivio di Stato di Udine, B.55, F.191;
in: AA.VV., Nazionalismo e Neofascismo nella lotta politica al confine
orientale, Istituto regionale del Movimento di Liberazione, Trieste,
pag. 524.
23) La Formazione partigiana "Osoppo-Friuli" aveva partecipato
alla lotta di Liberazione nella zona del Friuli-Venezia Giulia,
raggiungendo una consistenza di 8.700 uomini. Il 24 giugno 1945,
conclusasi la lotta di liberazione, tutte le formazioni partigiane
operanti in Friuli furono smobilitate.
24) V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie,
colonnello Luigi Olivieri, relazione riguardante la "Organizzazione
O", pag. 5.
25) Ibidem.
26) Ibidem.
27) Ibidem, pag. 6.
28) Ibidem.
29) Ibidem, pag. 7.
30) Ibidem, pag. 9.
31) Ibidem.
32) V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie,
colonnello Luigi Olivieri, promemoria di servizio per il maggiore
Carlo Vendramini del 14.12.1954.
33) Stato di servizio militare, peraltro dattiloscritto e in carta
non intestata, del colonnello Luigi Oliveri.
34) V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, rel.
cit. pag. 15.
35) V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie, rel.
cit. pag. 32.
36) V Comando militare territoriale, Ufficio Monografie,
colonnello Luigi Oliveri, promemoria di servizio per il maggiore Carlo
Vendramini del 14.12.1954, pag. 4.
37) Appunto n.H/57/0 del 26 marzo 1958, poi divenuto allegato 2
dell'appunto Sid/05/3204 del 6 marzo 1972. Tutte le sottolineature
sono nel testo.
38) Ibidem.
39) Departement of State, incoming telegram secret N.MAR.608, 10
febbraio 1949, doc. 865.105/2-1049. Pubblicato integralmente in:
Faenza-Fini, cit., pagg. 319-320. Anticipato su Stampa Sera del 1¼
dicembre 1975.
40) Il riferimento è a Giuseppe Pièche figura indubbiamente
complessa: proviene dal SIM il servizio segreto militare del periodo
fascista dove, dal 1932 al 1936 è capo della sezione (III)
controspionaggio. Successivamente prende parte alla guerra di Spagna
con l'incarico di dirigente il servzio di istituto affidata all'Arma
dei carabinieri; poi svolge vari delicati incarichi su ordine
personale di Mussolini e dal luglio 1942 al luglio 1943 coordina e
dirige le azioni di polizia in Balcania. In sede saggistica è stato
attribuito a Pièche anche il ruolo di organizzatore della polizia
politica di Ante Pavelic durante la guerra. Dopo il 25 luglio regge
brevemente la prefettura di Foggia, successivamente viene nominato
Comandante generale dell'Arma dei carabineiri e poi, per incarico
degli alleati, prefetto reggente della provincia di Ancona. Mentre
ricopre tale incarico l'Alto Commissariato delle sanzioni contro il
fascismo decide di deferirlo alla Commissione di epurazione, che
dichiarò non esservi luogo al
provvedimento solo perché il Pièche fu medio tempore collocato nella
riserva. Ai sensi dell'articolo 2 del Decreto legislativo
luogotenenziale 11 ottobre 1944, 257, le persone nella sua posizione
non potevano "in nessun caso essere assunti o riassunti in servizio
alle dipendenze di amministrazioni dello Stato o di enti pubblici o di
enti comunque controllati o sovvenzionati dallo Stato".
41) "Replica di Scelba a Stampa Sera", in: Il Popolo del 2
dicembre 1975. Ciononostante, nel febbraio 1948 il Consiglio dei
Ministri deliberava di nominare il generale Pièche prefetto di seconda
classe a decorrere dal 1¼ marzo successivo, collocandolo a
disposizione del Ministero con le funzioni di Ispettore generale. In
realtà, successivamente, Pièche fu nominato Direttore generale dei
Servizi antincendio ma non sono molto chiare le funzioni realmente
svolte dal prefetto dopo la sua nomina, anche se in un rapporto
segreto della Cia datato 5 luglio 1963, poi pubblicato in un
settimanale, si legge: "Quando Scelba fu al governo come ministro
dell'interno concepì l'idea di mettere insieme una serie di fascicoli
su personalità di primo piano nei campi politico, sindacale, degli
affari e intellettuale. Il prefetto Pièche, che aveva importanti
funzioni ufficiali nella polizia segreta e nei servizi di sicurezza,
fu incaricato della cosa".
42) Antonio Gambino, Storia del dopoguerra, dalla liberazione al
potere DC, Bari, Laterza 1955-1988, pag. 516 (edizione 1988).
43) Camera dei deputati, disegno di legge n. 1593.
44) Camera dei deputati, seduta pomeridiana di martedì 8 maggio
1951.
45) Marcella e Maurizio Ferrara. Cronaca di vita italiana
1944-1958, Roma, Editori Riuniti, 1960, pag. 304.
46) "1) Sorvegliare nelle fabbriche e negli uffici ogni nucleo
promotore della disobbedienza, che è un larvato sabotaggio, degli
attentati alla libertà di associazione e di lavoro, delle minacce
contro l'efficienza e la produttività delle imprese.
2) Opporsi all'attuazione dei temi politici di disobbedienza
civile sia aperta sia mascherata dai fini sindacali.
3) Scoprire e sventare tentativi di creare organizzazioni
clandestine, abbiano o no carattere militare.
4) Sorvegliare e segnalare tutte le fonti di finanziamento
dell'avversario e prendere misure adeguate in merito.
5) Prevenire e concorrere a reprimere i rilievi e le segnalazioni
clandestine di centri nevralgici della nazione, sia civili che
militari.
6) Concorrere con le forze dell'ordine alla scoperta di
nascondigli di armi e munizioni, a svelare le fonti, i metodi e i
mezzi sovversivi di rifornimento e di ogni altra attività connessa.
7) Opporsi all'avvelenamento sistematico delle coscienze e
impedire che i più deboli soggiacciano alla propaganda avversaria,
specialmente se accompagnata da forme di coercizione.
8) Ostacolare la scalata comunista ai posti e alle posizioni di
comando e di responsabilità, da dove al momento propizio essi possono
trasformarsi in altrettanti Ponte corvo. [É]", c.f.r. Marcella e
Maurizio Ferrara, cit. pag. 306-307.
47) Camera dei deputati. Seduta pomeridiana di venerdì 18 maggio
1951, intervento onorevole Pietro Amendola.
48) Atto Camera dei deputati n. 2636-A, II legislatura.
49) Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Aldo Moro
del 12 agosto 1969. Archivio storico Camera dei deputati.
50) Ministero dell'interno. Divisione Affari riservati, fascicolo
"Pace e Libertà". Comitato centrale Milano. Sottofascicolo 1.
51) Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Carlo Sforza
del 22 ottobre 1949. Archivio storico Camera dei deputati.
52) Ministero degli affari esteri. Direzione generale degli
Affari politici. Appunto dell'11.12.1953. Archivio storico Ministero
affari esteri. Fondo "cassaforte", busta n. 8.
53) Lettera del Segretario Generale del Ministero degli affari
esteri del 10 dicembre 1953 al ministro dell'interno onorevole
Fanfani. Ministero dell'interno, Divisione Affari riservati,
fascicolo "Pace e Libertà", cit.
54) Lettera del ministro degli affari esteri Pella al ministro
dell'interno Fanfani. La lettera è senza data: il protocollo è
224-4193 del 18.2.54.
55) Ministero dell'interno, Direzione generale della Pubblica
Sicurezza, Divisione Affari riservati, relazione al Gabinetto del
Ministro del 23 gennaio 1956. In: Ministero dell'interno, Divisione
AA.RR, fasc. cit.
56) Ministero dell'interno, Direzione generale della Pubblica
Sicurezza, Divisione Affari riservati, relazione 23 gennaio 1956, cit.
57) Lettera di Edgardo Sogno al ministro degli esteri Aldo Moro
del 12 agosto 1969. Archivio storico Camera dei deputati.
58) Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo, cit.
doc. XXIII, n. 25, vol. V, pagg. 192-193. Interrogatorio del 20
marzo 1968.
59) Relazione citata, in: Ministero dell'interno, Direzione
generale della Pubblica Sicurezza. Divisione Affari riservati,
sottofascicolo n. 1.
60) "Movimento Pace e Libertà" documento anonimo del 20 settembre
1954, in: Ministero dell'interno, Divisione AA.RR, fasc. cit.
61) Sulla complessa figura di Pièche c.f.r. nota 34.
62) "Aggiornamento notizie sull'organizzazione Sogno: "Pace e
Libertà". Doc. datato 12 maggio 54 in: Ministero dell'interno,
Divisione AA.RR. fasc. cit.
63) Organizzazione politica anticomunista "Pace e Libertà",
relazione anonima del 16 aprile 1954, in: Ministero dell'interno.
Divisione AA.RR, fasc. cit.
64) Si veda L. Gennaro, "Evidenziazione ed analisi, negli atti di
talune inchieste penali, di una struttura segreta parallela ai
servizi, paragonabile alla Gladio", in Archivio Commissione Stragi, X
legislatura, doc. GLADIO 48.
65) Si vedano i numerosi interrogatori resi dal Vinciguerra al
G.I. di Venezia Casson nell'ambito del procedimento per la strage di
Peteano, in Archivio della Commissione Stragi, X legislatura, come
pure i documenti redatti dallo stesso Vinciguerra e presenti
nell'Archivio della Commissione, X legislatura, docc. PETEANO 12 e
43.
66) Il riferimento è all'istruttoria del G.I. di Padova dottor
Tamburino, al processo tenutosi a Roma nel 1977/78 relativo al "golpe
Borghese"; e in particolare anche alla Commissione parlamentare di
inchiesta sui fatti del giugno-luglio 1964, presieduta dal senatore
Alessi, che fu insediata nel 1969 e rassegnò le sue conclusioni
nell'anno successivo, nonché alla Commissione parlamentare di
inchiesta sulla loggia massonica P2, che concluse i suoi lavori nel
1984.
67) Rispettivamente in: Atti Parlamentari, Commissione Stragi, X
legislatura, Docc. XXIII, nn. 36 e 51.
68) In Atti parlamentari, Commissione Stragi, X legislatura, Doc.
XXIII, n. 26, vol. I, pagg. 77 e 85.
69) Così il dottor P. P. Saviotti, collaboratore della Commissione
Stragi, nel corso dell'incontro di lavoro del 22 marzo 1995.
70) Il parere dell'Avvocato Generale dello Stato è pubblicato come
allegato alla Relazione Andreotti alle presidenze del Senato e della
Camera, in Atti Parlamentari, X legislatura, doc. XXVII, n. 6. La
relazione del Comitato parlamentare è pubblicata in Atti Parlamentari,
X legislatura, doc. XLVIII, n. 1.
71) Relazione 1/06/59 del Servizio al Capo di Stato Maggiore della
Difesa sul programma di intervento della rete Stay behind, in Archivio
Commissione Stragi, X legislatura, docc. GLADIO, 4/23a e 4/23b.
72) In tal senso le recenti acquisizioni istruttorie del G.I.
Mastelloni nell'ambito del procedimento c.d. Argo 16, in Archivio
Commissione Stragi, XII legislatura, docc. GLADIO 4/8 e 4/9; così
anche le osservazioni congiunte dei magistrati militari di Padova,
dottori Dini e Roberti, nonché del sostituto procuratore della
Repubblica presso il tribunale di Venezia, dottor Casson, in Archivio
Commissione Stragi, XII legislatura, doc. GLADIO 4/11.
73) Si veda tra gli altri Inzerilli, La verità negata, Edizioni
Analisi, Bologna, 1995, ma soprattutto l'audizione dell'ammiraglio
Martini presso la Commissione Stragi, XII legislatura, 11 luglio 1995.
74) L'elenco ufficiale dei civili effettivamente arruolati nella
struttura era stato trasmesso dal Sismi alla Commissione soltanto nel
febbraio 1991, a distanza di mesi dalla pubblicazione di Gladio ad
opera del Presidente del Consiglio.
75) Si veda Inzerilli, op. cit., pag. 51.
76) In tal senso l'incarico peritale affidato dal G.I. di Bologna
Grassi nell'ambito del procedimento c.d. Italicus-bis, in Archivio
Commissione Stragi, XII legislatura, doc. ITALICUS 3/6.
77) Si veda la richiesta, poi accolta, del procuratore aggiunto di
Roma Coiro, di non promuovere azione penale nei confronti del senatore
Cossiga, in Archivio Commissione Stragi, XII legislatura, doc. GLADIO
5/1.
78) Significativo al riguardo il documento relativo
all'Esercitazione Delfino, Trieste 14/24 aprile 1966, in Archivio
Commissione Stragi, X legislatura, doc. GLADIO 5/17.
79) Così Inzerilli, op. cit., pag. 125.
80) Così anche l'ammiraglio Martini nel corso dell'audizione
presso la Commissione Stragi, XII legislatura, 11 luglio 1995.
81) Si vedano: l'appunto del gen. Fortunato, in data 4 dicembre
1972 in preparazione nella riunione SID-CIA del 15 dicembre 1972
nonché il verbale della riunione, in Archivio Commissione Stragi, X
legislatura, doc. GLADIO 4/23b.
82) Nella documentazione acquisita su Gladio non vi sono documenti
che non siano di provenienza militare, salvo pochi appunti provenienti
dai "gladiatori". In particolare non è stato rinvenuto alcun
documento che contenga atti di indirizzo politico o ne rechi traccia
apprezzabile; neppure in ordine a decisioni rilevanti come quelle
relative allo smantellamento dei Nasco.
83) Si veda nota 77.
84) Ibidem.
85) Ibidem.
86) Relazione pubblicata in Atti Parlamentari, XII legislatura,
doc. XXXIV, n. 2.
87) Bobbio, La democrazia ed il potere invisibile, in Rivista
Italiana di Scienza Politica, X, 2 (agosto 1980), pagg. 181-203.
88) F. De Felice, Doppia lealtà e doppio Stato, in "Studi
Storici", 1989, pagg. 493-563.
89) R. Nicolò, Diritto civile, in Enciclopedia del diritto,
Milano, 1964.
90) L'Avanti, 26 luglio 1964.
91) Gli atti della Commissione Beolchini sono pubblicati in: Atti
Parlamentari, X legislatura, Commissione Stragi, Doc. XXIII, n. 25,
vol. II, pagg. 28-29.
92) Ibidem.
93) Si veda C. Gatti, Rimanga tra noi, Milano, Leonardo, 1991,
pag. 55.
94) Ibidem, pp. 56/57.
95) Roberto Faenza, Il Malaffare, Milano, Mondadori, 1978, pag.
310.
96) Commissione Stargi cit. vol. cit. Commissione Beolchini,
verbale della seduta del 15 febbraio 1967, pag. 242-243.
97) Commissione parlamentare di inchiesta sugli eventi del
giugno-luglio 1964, atti parlamentari, V legislatura, relazione di
maggioranza, Doc. XXIII, n. 1, vol. I, pagg. 590-591.
98) Commissione Stragi, cit. vol. I, pag. 42.
99) Ibidem, p. 19.
100) Ibidem, p. 20.
101) Il memoriale di Aldo Moro rinvenuto in via Montenevoso a
Milano, a cura di Francesco M. Biscione, Roma, Coletti, 1993, pag.
45.
102) Ibidem, pag. 46.
103) Commissione parlamentare d'inchiesta suglie eventi del
giugno-luglio 1964, Relazione di minoranza, pag. 145.
104) Commissione parlamentare di inchiesta, cit., Relazione di
maggioranza, cit., 556-557.
105) Commissione parlamentare cit., Relazione di minoranza, pag.
165.
106) Commissione Stragi, cit., Doc. XXIII, n. 25, vol. IV, p.
260.
107) Luigi Cavallo collaborò con Edgardo Sogno alla
predisposizione dei "Comitati di resistenza democratica" la cui
attività ufficiale era diretta a mobilitare l'opinione pubblica per
impedire l'ingresso dei comunisti al governo ma il cui vero obiettivo
sarebbe stata un'azione diretta a condizionare il Presidente della
Repubblica per costringerlo a sciolgiere il parlamento ed a nominare
un governo provvisorio con il fine di instaurare un regime di tipo
autoritario.
108) La vivacità del dibattito politico-militare sulla minaccia
comunista all'interno dei Paesi del blocco occidentale è testimoniata
ampiamente dagli atti del secondo congresso internazionale organizzato
a Roma nel 1961 nell'ambito della Conferenza sulla guerra politica dei
Soviet, i cui atti sono presenti nell'archivio della Commissione
stragi, Doc. Gladio 3. Il carattere di ufficialità del congresso - vi
partecipavano parlamentari, uomini di governo, esperti
politico-militari dei principali paesi occidentali - è un ulteriore
inequivoco segno del clima di contrapposizione che favorì,
successivamente e in ambito questa volta locale, il proliferare di
analoghe iniziative.
109) F. Ferraresi, Minacce alla democrazia, op. cit., pag. 141.
110) Giannettini, Atti del convegno, p. 161.
111) Si veda la sentenza-ordinanza in data con la quale il G.I.
di Milano, Guido Salvini, ha concluso una parte significativa della
nuova inchiesta sulla strage di Piazza Fontana. Il documento è
presente nell'archivio della Commissione stragi, eversione di destra
I/3.
112) Su richiesta del Capo di Stato Maggiore della Difesa (cfr.
Ferraresi, op. cit., pag. 144).
113) Le rivelazioni di Spiazzi, ai tempi dell'inchiesta padovana,
erano state interrotte dall'opposizione del segreto politico militare
su impulso del generale Miceli. Successivamente - in analogia a
quanto accadrà per l'inchiesta giudiziaria sulla stay-behind si
invocheranno gli obblighi derivanti dall'Alleanza atlantica a sostegno
della necessità di mantenere il segreto politico-militare.
114) Sono dati eloquenti, ripetutamente esposti nella saggistica.
Per tutti Silj, Malpaese, 1994, p. 113.
115) Mosca e Rossanda, Mario Moretti: Brigate Rosse, una storia
italiana, Milano, Anabasi, 1994.
116) Bocca, Noi terroristi, dodici anni di lotta armata
ricostruiti e discussi con i rpotagonisti, Milano, 1985, p. 49.
117) Commissione stragi, X legislatura, 22 novembre 1990; anche
in: A. e G. Cipriani, Sovranità limitata, Roma, Edizioni associate,
1991.
118) V. Morelli, Anni di piombo: appunti di un generale dei
carabinieri, Torino, SEI, 1988, p. 48. Come si vede, Morelli parla di
"elementi", al plurale, indicando che vi erano più infiltrati validi:
"scaltri e di fiducia".
119) Giorgio Bocca, Brigate Rosse, p. 118.
120) Tempo, 20 giugno 1976.
121) Paese Sera, 20 settembre 1977.
122) G. Boca, Noi terroristi, cit. p. 122.
123) Ibidem.
124) Intervista a "Il Giorno" 26 aprile 1984.
125) G. Bocca, Noi terroristi, p. 190.
126) C. Stajano, Il sovversivo. L'Italia nichilista, Torino,
1992, pp. 218 e segg.
127) Morelli, cit., pp. 22 e segg.
128) Il bilancio del blitz del 1¼ ottobre è ragguardevole: nove
brigatisti arrestati (Azzolini e Bonisoli, del Comitato esecutivo
brigatista, che hanno partecipato al sequestro Moro; Nadia Mantovani,
Antonio Savino, Paolo Sivieri, Biancamelia Sivieri, Domenico Gioia,
Maria Russo, Flavio Amico); tre covi smantellati e una tipografia
posta sotto sequestro; un bottino ingente: armi, munizioni, esplosivi,
giubbotti antiproiettile, divise da agenti di pubblica sicurezza,
"bozze" e "note di discussione", appunti, falsi documenti di identità
e l'attrezzatura per la falsificazione, comunicati, volantini,
schedature di importanti esponenti del mondo politico ed economico,
relazioni di organi e strutture dello Stato, banconote provenienti dai
riscatti pagati in occasione di tre diversi sequestri di persona,
rapporti sulle più importanti industrie italiane, rapporti sulle
carceri, analisi sulle centrali operative dei carabinieri, documenti
d'archivio riguardanti l'attività brigatista dal 1970 in poi, e
perfino un dr appo-bandiera dell'organizzazione; ma soprattutto, i
reperti classificati al numero 5 e al numero 137, cioè le lettere e il
"memoriale" scritti da Moro durante i 55 giorni della sua prigionia,
sono il bottino più atteso e scottante.
129) Atti Commissione Moro, deposizione resa nella seduta del 7
aprile 1982.
130) G. Bocca, Noi terroristi, cit., p. 133.
131) Corrado Simioni fu tra i fondatori di una organizzazione
estremista denominata Superclan, nata nel 1970 da una scissione del
gruppo Curcio e scioltasi nel 1974 allorché i suoi fondatori
ripareranno a Parigi, dopo che la magistratura aveva aperto
un'indagine su di loro. Simioni è stato considerato esponente del
vertice operativo del Centro culturale parigino Hyperion, del quale
anzi, secondo una dichiarazione resa dal ministro dell'interno Rognoni
alla Commissione d'inchiesta sul caso Moro, sarebbe stato il
direttore.
132) Il 12 dicembre 1975 Moretti e la Balzerani si recarono a
Catania, soggiornando in buoni alberghi, senza informare gli altri
membri del fronte logistico, da lì Moretti ritornò a Milano e,
successivamente, si recò il 6 febbraio 1976 a Reggio Calabria dove
soggiornò al Grand Hotel Excelsior. Questi viaggi, forse intrapresi
per consentire contatti ignoti, saranno poi oggetto di messaggi
trasversali: un biglietto del traghetto Reggio-Messina insieme a
pallottole e fazzoletti di carta legati al caso Moro.
133) Vincenzo Tessandori, Ettore Boffano, Il procuratore.
Giancarlo Caseli un giudice fra mafia e terrorismo, Baldini e
Castoldi, 1995, p. 84-85.
134) Recentemente uno dei capi storici delle BR ha in proposito
dichiarato: "Perché ci sono tante storie in questo paese che vengono
taciute o non potranno mai essere chiarite per una sorta di
sortilegio? Come piazza Fontana, come Calabresi, che sono andate in
un certo modo e che per venture della vita nessuno può più dire come
sono veramente andate. Sorta di complicità fra noi e i poteri che
impediscono ai poteri e a noi di dire cosa è veramente successoÉ
quella parte degli anni '70, quella parte di storia che tutti ci lega
e tutti ci disunisce". Sembra alla Commissione un esemplare
ammissione della permanenza di aree opache - che possono abuon titolo
definirsi insieme di invisibilità e di indicibilità - che in qualche
modo legano l'eversione di sinistra e quella di destra nell'ambiguità
dei rapporti che unirono entrambe agli apparati istituzionali di
sicurezza. E' la linea di indagine che la Commissione ha fatto
propria al fine di verificare in quali limiti e sia pure per grandi
inee possa iniziarsi a f are luce su quelle che (ancora una volta
esemplarmente) lo stesso Curcio definisce: "Cose che noi non riusciamo
a dire perché non abbiamo le parole e le prove per dirle, ma che tutti
sappiamo!".
135) L'importanza delle due formazioni, per la verità, va ben
oltre il periodo considerato. Nella galassia della destra radicale,
infatti, esse svolsero un ruolo di indiscussa egemonia, sia per la
durata della loro presenza legale (e comunque ufficiale) sulla scena,
che è di circa vent'anni nel caso di Ordine Nuovo, di una quindicina
in quello di Avanguardia Nazionale, per la forza della loro
leadership, per le attività di cui furono protagonisti. Ancora più
importante è il fatto che, grazie alla continuità ideologica e
personale, anche dopo lo scioglimento essi costituirono un cruciale
trait d'union fra periodi e generazioni di militanti, collegando i
reduci degli anni '40 con i protagonisti della fase golpista e poi con
i terroristi dello spontaneismo armati degli anni '70 e '80.
136) Il concetto risulta espresso in un documento sequestrato a
Londra nel 1977 a Clemente Graziani, leader di Ordine Nuovo, ove si
sottolinea, in chiave critica, che nell'esaltazione del momento
tattico, A. N. sarebbe portata ad "impegnarsi più attivamente e
spregiudicatamente, sia a livello nazionale che a livello europeo ed
extra-europeo all'acquisizione di piattaforme di ovvia utilità
contingenti, ma in qualche modo pericolose e pregiudizievoli"; viene
ribadita comunque sia la contiguità tra i due movimenti sia la
impregiudicata possibilità di azioni in comune nel momento in cui
fossero "entrate in giuoco decisioni ed azioni importanti"
suscettibili di "riverberarsi non soltanto sul Movimento che le prende
e le attua, ma su tutto il nostro mondo politico".
137) Tribunale di Roma, procedimento contro Giovanni Clemente +
39, sentenza 21/11/1973.
138) I documenti acquisiti all'epoca documentano una diffusione
ampia su quasi tutto il territorio nazionale, con punti di riferimento
forti soprattutto nel Veneto, che costituisce forse il nucleo più
organizzato, e a Roma, ma con significative articolazioni anche nel
meridione, in Campania, Sicilia ed in Calabria. I documenti
ideologici ribadiscono le concezioni di fondo già indicate e
evidenziano spiccati caratteri razzisti e antiebraici. Per quanto
riguarda la formazione dei militanti, un documento dell'epoca
prevedeva la preparazione dei quadri con lo svolgimento di due diversi
corsi, uno di formazione ideologica e l'altro di formazione politica.
I temi dati ai corsi e i riferimenti bibliografici indicati (Guenon,
Evola, Giannettini con "la tecnica della guerra rivoluzionaria" e il
"Mein Kampf" di Hitler) esemplificano da una parte l'orizzonte
ideologico del movimento e richiamano dall'altro i temi che avevano
già proposto i convegni dell'istituto Pollio negli anni precedenti.
139) La parabola del pensiero di Evola condurrà poi ad una visione
più tragica e negativa, ad una idea di isolamento e di distacco
dell'uomo da una società, quella borghese, la cui crisi è ritenuta
definitiva e irreversibile, per approdare all'idea di un impegno
politico che si concretizza in una milizia eroica, quale passaggio
obbligato per la costruzione di uno stato popolare (nella
teorizzazione che ne fa Franco Freda) o nella esaltazione del gesto
come affermazione dei valori di superiorità e disuguaglianza.
140) Tribunale di Roma, 5 giugno 1976.
141) Si fa riferimento ad una relazione consegnata ai servizi
dalla fonte Parodi, identificabile in Guido Paglia. Il documento non
fu sviluppato dai Servizi in sede investigativa, n‚ consegnato
all'autorità giudiziaria. In esso si indicano i componenti del
vertice (Delle Chiaie, Tilgher, Giorgi, Campo, Perri, Crescenzi e
Fabbruzzi) oltre che alcuni elementi della struttura secondaria
(Palotto, Di Luia, Ghiacci e Fiore). Il Paglia ha negato la paternità
del documento che fu consegnato dall'ex capitano del Sid Labruna
all'autorità giudiziaria nell'aprile del 1981 nell'ambito del
procedimento P2 nella fase in cui la scoperta dell'archivio di
Castiglion Fibocchi aveva rivitalizzato anche gli accertamenti
sull'omicidio Pecorelli, concentrando l'attenzione sull'attività di
Viezzer e Labruna.
142) O.N. si ricostituisce di fatto attraverso circoli culturali
e gruppi i più organizzati e attivi dei quali sono il gruppo La
Fenice, di Milano, formalmente interno al MSI, e il gruppo Drieu la
Rochelle di Tivoli, il cui punto di riferimento è Paolo Signorelli,
leader indiscusso dell'area ordinovista a livello nazionale, attorno
al quale si aggregano anche giovani e giovanissimi militanti, come
Calore e Aleandri, che avranno poi un ruolo di primo piano nelle
successive trasformazioni della destra romana nella seconda metà degli
anni 70.
143) La fuga all'estero di alcuni leader storici di O.N. impose
sforzi immediati di riorganizzazione che condussero ad una svolta
strategica. Le iniziative assunte da alcuni settori della
magistratura e dei Servizi nei confronti di appartenenti al movimento
fu vissuta dai suoi militanti come un vero e proprio tradimento da
parte dello Stato (sulle conseguenti dinamiche del periodo in cui
maturò la diversa strategia di attacco allo Stato, cfr. Ferraresi,
Minacce alla democrazia, Feltrinelli, 1995), pagg. 275 e segg.
144) Dalla documentazione rinvenuta emerge con certezza
l'operazione preventiva di attribuzione alla sinistra dell'attentato
al presidente della Democrazia Cristiana cilena Bernard Leighton. Si
evince anche che informative dei servizi avrebbero dovuto indirizzare
a sinistra la ricerca degli autori dell'attentato.
145) Ordinanza-sentenza del G.I. Salvini nel proc. pen. 721/88F
G.I. Milano del 18 marzo 1995, pagg. 45 e segg.
146) Si voleva allarmare l'opinione pubblica moderata con la
dimostrazione dell'esistenza di una capillare rete filo-cinese in
molte città italiane; ed insieme spingere il Partito comunista
italiano ad una radicalizzazione determinata dalla necessità di
impedire la formazione di un'area alternativa alla sua sinistra.
147) Ordinanza-sentenza G.I. Grassi, proc. pen. 1329/A/84 G.I.
Bologna, 3 agosto 1994, pag. 221.
148) Ordinanza-sentenza Salvini, pag. 357.
149) Ordinanza-sentenza Salvini, pag. 316.
150) Ordinanza-sentenza Salvini, pag. 358.
151) Ordinanza Grassi, pag. 199 e ordinanza Salvini, pagg. 414 e
segg.
152) Ordinanza Grassi, pag. 218.
153) Documento rinvenuto il 30 dicembre 1985 nel corso delle
indagini relative all'omicidio Ramelli in una soffitta di via Bligny a
Milano insieme a materiale di controinformazione raccolto da
Avanguardia Operaia e riferibile ad una fonte istituzionale che aveva
attinto notizie in modo diretto da Nico Azzi (ordinanza-sentenza
Salvini, pag. 29 e pagg. 64 e segg.
154) Fino al 21 febbraio 1975 la divisione era comandata dal
generale Palumbo, cui subentrò, il generale Palombi che vi rimase nei
primi anni della gestione attorniato dagli ufficiali che erano stati
vicini al suo predecessore.
155) Ordinanza-sentenza Salvini, pag. 528.
156) Vedi supra.
157) Dichiarazioni Martino Siciliano al G.I. Salvini,
ordinanza-sentenza Salvini, pagg. 154 e segg.
158) Ordinanza-sentenza Salvini, pagg. 157-158.
159) Cfr. sentenza-ordinanza G.I. Salvini, 18 marzo 1995, in
archivio Commissione Stragi, XII legislatura, doc. eversione di
destra 1/3.
160) Assise, 59; istruttoria, 445.
161) Assise, 25-28.
162) Durante un drammatico confronto in istruttoria con il gen.
Mingarelli che lo accusava di aver indirzzato le indagini sulla "pista
rossa", il col. Santoro affermava: "Io non ho indirizzato proprio
nulla, mi pare che il gen. Mingarelli si contraddica, chi lo ha
indirizzato sulla pista rossa? io ho la velina del gen. Palumbo?
non si dimentichi che il gen. Palumbo era iscritto alla P2, sarebbe
ora di parlare dell'altra velina che bloccò l'indagine a destra"; poi,
trincerandosi dietro la facoltà di non parlare Santoro dichiarava di
"non sapere nulla" di tale velina (istruttoria, 456 seq.; corsivo
originale). I giudici di primo grado peraltro non dubitarono che
anche di questa fosse autore il gen. Palumbo (Assise, 81).
163) Assise, 238-239.
164) Ibidem, 89-98; 110; 115.
165) Ibidem, 503-504; Assise, 131.
166) Assise, 230.
167) Si vedano le dichiarazioni riportate in Assise, 225-230.
168) Istruttoria, 498-537; Assise, 141-180.
169) Nelle parole di Vinciguerra: "verso la fine di novembre 1972
[É] Cesare Turco [É] mi disse che il Fachini aveva accompagnato
Cicuttini da Paolo Signorelli e che questi aveva indirizzato il
Cicuttini da elementi di Ordine Nuovo di Genova [É] Costoro diedero
del denaro a Cicuttini e lo indirizzarono da Luis Garcia Rodriguez, a
Barcellona [É]. La conferma mi fu fatta da Paolo Signorelli nel marzo
del 1973 a Roma [É]. Appresi da Signorelli che Fachini allarmatissimo
gliene aveva parlato e che lui, dopo aver indirizzato Cicuttini a
Genova, si sarebbe recato da Pino Rauti e gli avrebbe riferito che ero
responsabile dell'attentato di Peteano [É] la reazione di Rauti mi
venne sintetizzata da Signorelli con le testuali parole: 'a Pino
vennero i capelli grigì. Fu Rauti ad avvertire Giorgio Almirante
(Assise, 272).
170) Istruttoria, 482; Assise, 111.
171) Palumbo era stato fra i partecipanti alla famosa riunione di
Villa Wanda in cui il venerabile Licio Gelli aveva "impartito ordini"
ad alti ufficiali delle Forze Armate, oltre che ai magistrati e
funzionari di alto grado. Con riferimento a Palumbo, la Commissione
ritenne di aggiungere: "la lettura dell'audizione del generale
Palumbo, delle reticenze delle scuse e delle mezze ammissioni in
ordine all'episodio citato non possono non suonare offesa a quanti, e
sono la maggioranza, indossano la divisa con dignità e senso
dell'onore" (Anselmi, 82). La deposizione del generale alla
Commissione Anselmi era stata così commentata dalla Presidente:
"Voglio dirle, generale Palumbo, con molta amarezza, credo
interpretando anche il sentimento della Commissione, che la sua
deposizione meritava un arresto non per l'evidente reticenza ma per
innumerevoli falsità; se ciò non abbiamo fatto è per rispetto
dell'Arma, ma non perché il suo atteggiamento non meritasse questa
decisione da parte della Commissione" (cit. in As sise, 113).
172) Anselmi, 77-79; Assise, 112.
173) Oscuro, nella tragica fine di Esposti, resta l'episodio
dell'identikit di uno dei presunti autori della strage di Brescia
pubblicato sui giornali; tale identikit presentava una forte
somiglianza con il volto senza barba di Esposti. Ma a Pian del
Rascino Esposti viene trovato con una folta barba che si era fatto
crescere da tempo.
174) Archivio Commissioni Stragi: documento Italicus 3/7 (XII
legislatura).
175) Yves Guillou, alias "Ralph Guèrin - Serac" (o forse
viceversa) era un ex ufficiale dell'esercito francese, che aveva
combattuto già in Corea (dove ottenne una medaglia delle Nazioni
Unite, oltre alla Bronze Star americana), svolgendo, a quanto pare,
compiti di collegamento fra i Servizi francesi (SDECE) e la CIA. In
Indocina fu due volte ferito e decorato. Promosso capitano nel 1959,
fu trasferito in Algeria ed assegnato all'XI Demi-Brigate Parachutiste
de Choc, un'unità speciale basata ad Orano, e addetta ai "lavori
sporchi", sotto il diretto controllo dello SDECE. Da questa disertò
per entrare nell'Oas, divenne capo di un commando che operava nella
zona di Orano. Alla dichiarazione di indipendenza dell'Algeria (1962)
si rifugiò in Spagna, e divenne poi membro del direttivo del Conseil
National de la Rèsistance di Georges Bidault, una derivazione di Oas -
Metro. Alla fine del 1962 si trasferì in Portogallo dove fu assunto
come istruttore prima per la Legiau Portuguesa, una formazione
paramilitare fa scista, poi per le unità anti - guerriglia
dell'esercito. Nel frattempo altri reduci dell'Oas erano giunti a
Lisbona, dove insieme decisero di dar vita ad un'organizzazione
anticomunista internazionale "privata". Nacque così l'Aginter Press,
formalmente istituito nel settembre 1966.
176) Il commissario Luigi Calabresi dichiarò a La Stampa: "certo è
in questo settore che noi dobbiamo puntare: estremismo, ma
estremismo di sinistra [É] sono i dissidenti di sinistra:
anarchici, cinesi, operaisti". Il Messaggero chiedeva
retoricamete: "sono (responsabili) i 'maoisti, i cinesì, i gruppi
fanatizzati che si pongono alla sinistra dello stesso partito
comunista [É]?" seguiva la risposta: "il dottor Calabresi se ne
dichiara convinto. E' l'opera di estremisti - dice - ma di
estremisti di sinistra, su questo non possiamo avere dubbi"
(citato in Zacaria 1986, LXXX). Da parte sua il prefetto di
Milano, Liberio Mazza, aveva telegrafato al primo Ministro:
"ipotesi attendibile che deve formularsi indirizza indagini verso
gruppi anarcoidi". Il Ministro rispondeva in sintonia con il
seguente telegramma inviato alle altre Polizie europee: "En ce
moment nous ne possedons aucune indication valide à l'‚gard des
possibles auteurs du massacre, mai nous dirigeons nos premières
soupìons vers les cercles (anarchistes)".
177) Così la Corte di Assise di Catanzaro, sentenza del 23
febbraio 1979.
178) Si veda la sentenza-ordinanza del G.I. Salvini in data 18
marzo 1995, pag. 113, in archivio Commissioe stragi, XII legislatura,
doc. Eversione destra 1/3.
179) Ibidem, pag. 119.
180) E cioè nel ricorso per Cassazione del 14 aprile 1986 proposto
dal Procuratore generale di Bari avverso la sentenza del 1985 della
Corte d'Appello di Bari.
181) I due ufficiali furono riconosciuti responsabili di
favoreggiamento dalla Corte di assise di Catanzaro, con snetenza del
23 febbraio 1979, passata in giudicato.
182) Secondo il giornalista M. Caprara che raccolse l'intervista
il Ministro aveva affermato che la decisione era stata assunta in una
riunione a Palazzo Chigi. L'onorevole Andreotti contestò il
particolare. Il confronto giudiziario con Caprara non riuscì a
chiarire la circostanza.
183) Al sequestro aveva proceduto il G.I. di Roma nell'ambito
dell'istruttoria sulla P2. Il documento è altresì allegato alla
sentenza-ordinanza Salvini, citata.
184) E' probabile che la nota riunione del 18 aprile 1969 si sia
svolta nella sua abitazione, latitante dal 1973, non è più rientrato
in Italia, e la sua presenza è stata segnalata in Spagna, Angola, Sud
Africa.
185) In tale senso, e non in termini di incompatibilità logica, va
letta l'assoluzione con la formula dubitativa che accomuna Pietro
Valpreda ai componenti il gruppo padovano nell'esito finale della
vicenda giudiziaria; e ciò anche se le recenti indagini tenderebbero
ad asseverare l'estraneità di Valpreda almeno nella strage milanese.
186) Il momento chiave era stato così ricostruito dai due
protagonisti in Assise. Angelino Papa: "Il capitano Delfino mi chiamò
in disparte e mi disse 'noi sappiamo che Buzzi c'entra con la faccenda
della strage; se tu ci dai notizie, se collabori, per te c'è un regalo
di dieci milioni. Per chi dà notizie c'è questo regalo. Ti
assicuriamo che ti terremo in disparte, non preoccuparti, tu escì.
Io dicevo che non sapevo niente di questo fatto. Il capitano Delfino
mi disse che dovevo confermare quello che mi dicevano i magistrati se
volevo salvarmi". Il capitano Delfino: "Ad un certo punto mi venni a
trovare in una stanza col detenuto, mentre i due magistrati stavano
camminando nel corridoio. [É] Angelino Papa era tutto rosso in faccia
e continuava a bestemmiare ed imprecare. Gli dissi: 'Cosa bestemmi a
fare? Se anche ti promettessi di farti scappare, se anche ti
promettessi dieci milioni, cose del tutto impossibili, tu non
risolveresti il tuo problema. Tu devi toglierti il rospo che hai
sullo stomacò. A questo punto Papa Angelo, avvinghiandosi al mio
braccio, mi disse: "La bomba l'ho messa io, me l'ha data Buzzi".
Interruppi il colloquio, aprii la porta della stanza, e chiamai i
magistrati. Penso che costoro abbiano visto il mio aspetto. Ero
anch'io impallidito per l'emozione (dalle registrazioni risulta
"cadaverico") che la notizia mi aveva dato. Il mio colloquio con il
Papa durò dieci-quindici minuti (Rotella, 148). Che un minus habens
come Papa (ancora in quinta elementare a quattordici anni) fosse in
grado di cogliere un'argomentazione complessa, ricca di subordinate e
periodi ipotetici, come quella di Delfino, sembra altamente
improbabile.
187) Silvio Ferrari, giovane neofascista che pochi
giorni prima della strage morì per l'esplosione di un ordigno che
stava trasportando su una Vespa.
188) Si veda la sentenza della Corte di Assise di Brescia in data
2 luglio 1979, in: Archivio Commissione stragi, XII legislatura, Doc.
piazza della Loggia 1/2.
189) A proposito di queste sentenze, e soprattutto dell'ultima, il
giudice istruttore Zorzi, così commentava: "Un'ulteriore e non del
tutto secondaria ragione della verità 'negatà risiede, a mio avviso,
negli effetti prodotti in giurisprudenza da certo stucchevole
ipergarantismo post-moderno, quello pervicacemente incline alla
vivisezione infinetesimale degli elementi di prova (sì da smarrirne
fatalmente, alla fine, la valenza complessiva) e alla confusione
concettuale tra riscontro e autonomo elemento di prova. Per non
parlare poi di talune prassi disinvolte e sbrigative che hanno
portato la Suprema Corte (prima sezione ovviamente), a liquidare - ad
esempio - la 'praticà con una pronuncia di inammissibilità del
ricorso del Procuratore generale di Brescia per manifesta
infondatezza attribuendo - si badi - alla sentenza gravata di
assoluzione piena una patente di 'aderenza alle risultanze
processuali e a tutti gli elementi emersì che quelli
dell'istruttoria) rimasero in realtà in cancelleria a Brescia e non
vennero dunque degnati nemmeno di uno sguardo dal Supremo Consesso.
192) Il treno indicato da Sgrò all'onorevole Almirante avrebbe
dovuto partire dalla stazione Tiburtina di Roma alle 5,30 e fu
preventivamente individuato nel Palatino. In realtà la strage si
verifica sull'Italicus in partenza, come il Palatino, dalla stazione
Termini e non dalla Tiburtina, e alle 17,30 (e cioè alle 5,30
pomeridiane). La coincidenza lascia ragionevolmente supporre che
Sgrò, che pure in sede giudiziaria è stato ritenuto un comune
bugiardo, fosse in qualche modo a conoscenza dei preparativi
dell'attentato.
193) In particolare:
- si approfondiva ulteriormente la pista dei gruppi toscani,
caratterizzata dagli emergenti collegamenti con la loggia massonica P2
e con gli ambienti di apparati di sicurezza operanti in Firenze in un
ruolo di controllo, di copertura e di chiaro sostegno alle attività
del Gelli,
- si prospettavano responsabilità a carico del grupo dirigenti
di Avanguardia Nazionale, con particolare riferimento alle figure di
Stefano Delle Chiaie e di Adriano Tilgher,
- si sviluppavano nuove ipotesi, delineate dalle dichiarazioni
di Valerio Viccei, nella prospettiva dell'esistenza di un complesso
disegno terroristico riconducibile al gruppo milanese diretto da
Giancarlo Rognoni ed attuato da derivazioni locali operanti
nell'Italia centrale e in particolare nell'ascolano.
194) L'ordinanza-sentenza del dottor Grassi - che costituisce una
delle acquisizioni più importanti per questa Commissione ai fini di
una ricostruzione attendibile dei contesti eversivi in cui maturarono
e furono compiuti gli attentati stragisti nell'ambito temporale
limitato alla prima metà degli anni Settanta - giunge alla seguenti
principali conclusioni, così definendo:
- le imputazioni di concorso in strage per attentare alla
sicurezza dello Stato, omicidio plurimo, lesioni, detenzione di
esplosivi, disastro ferroviario, in relazione all'attentato al treno
Italicus, nei confronti di Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, con
proscioglimento per non aver commesso il fatto;
- l'imputazione di concorso in associazione sovversiva, in
riferimento alla costituzione e organizzazione del "Fronte Nazionale
Rivoluzionario" in Toscana, fino al 3 agosto 1974, nei confronti degli
stessi Delle Chiaie e Tilgher, con proscioglimento per non aver
commesso il fatto;
- le imputazioni di associazione sovversiva e banda armata
operanti in Milano, Ascoli e altre zone dell'Italia centrale sino
all'agosto del 1974, nei confronti di Piergiorgio Marini e Giuseppe
Ortensi, dichiarandone l'improcedibilità per l'esistenza di precedente
giudicato sui medesimi fatti;
- l'imputazione di favoreggiamento aggravato, a vantaggio di
Luciano Franchi e Pietro Malentacchi e nell'mabito delle indagini
sulla strage dell'Italicus e commesso quindi nell'agosto-settembre
1974, nei confronti del comandante del Gruppo dei carabinieri di
Arezzo, colonnello Domenico Tuminello, dichiarando l'estensione del
reato per intervenuta prescrizione;
- l'imputazione di calunnia continuata, aggravata dalla
finalità di eversione, in relazione alle false accuse in danno di
Valerio Viccei e Angelo Izzo, per aver reso dichiarazioni
calunnatorie, per aver predisposto un'evasione dal carcere di Paliano
unitamente a Raffaella Furiozzi e a Sergio Calore e per aver detenuto
stupefacenti unitamente alla sola Furiozzi, nei confronti di
Bongiovanni Ivano, dichiarando l'estinzione del reato per intervenuta
prescrizione;
- l'imputazione di calunnia aggravata dalla finalità di
eversione, in relazione alle false accuse di omicidi tra i quali
quelli di Silvani Fedi e Manrico Bucceschi, nonché di più stragi, in
danno di Licio Gelli, nei confronti di Federigo Mannucci Benincasa e
Umberto Nobili, ordinandone il rinvio a giudizio innanzi alla Corte di
Assise di Bologna;
- le impostazioni di favoreggiamento e abuso continuati e
aggravati dalle finalità di eversione, minacce a pubblico
ufficiale, tentata sottrazione di documenti sottoposti a
sequestro, in relazione alle attività illecite dispiegate nella
qualità di direttore del centro Sismi di Firenze per ostacolare le
indagini sulle attività eversive di Augusto Cauchi, nonché per
ostacolare gli sviluppi istruttori sulla propria posizione, nei
confronti di Federigo Mannucci Benincasa, ordinandone il rinvio a
giudizio innanzi alla Corte di Assise di Bologna. Pertanto la
sentenza-ordinanza, sempre con riferimento agli ambiti temporali
considerati, trasmette agli atti:
- alla procura di Bologna per l'ulteriore corso delle indagini
contro gli ignoti autori della strage dell'Italicus;
- alla procura di Roma in ordine alle ipotesi di cospirazione
politica e attentato contro la Costituzione dello Stato delineabili
nell'intero arco temporale compreso tra il 1969 e il 1982 a carico di
Gian Adelio Maletti, Antonio Labruna, Giancarlo D'Ovidio, Federigo
Mannucci Benincasa, Umberto Nobili, Pietro Musumeci, Giuseppe
Belmonte, Licio Gelli.
195) Per una migliore comprensione del progetto si considerino i
seguenti elementi:
- esistenzagià nel '71-'72 di una cellula paramilitare
ascolana contigua al Fronte della gioventù di quella città;
- appartenenza a tale cellula di Ortenzi Giuseppe e Marini
Pergiorgio; passaggio del controllo sulla cellula ascolana dal
Nardi Gianni all'Esposti Giancarlo;
- colloquio con l'Esposti del marzo-aprile '74 nel corso del
quale il Viccei apprende per la prima volta (dopo che già era avvenuto
l'attentato di Silvi Marina): a) che i milanesi intendevano portare
avanti un progetto terroristico comprensivo dell'esecuzione di quattro
stragi e avevano individuato le ferrovie come obiettivo preferenziale;
b) che vi era stato un dissidio di fondo tra il Nardi e il gruppo
milanese in quanto il primo non si sentiva di eseguire la strategia
stragista che era stata decisa; c) che l'attentato di Silvi Marina era
stato preparato dal Marini e da due milanesi dei quali l'Esposti non
fece il nome, i quali inoltre assistettero l'Ortenzi mentre questi
installava l'ordigno sui binari; d) che l'attentato in questione
avrebbe dovuto essere la prima delle stragi volute dal gruppo milanese
da eseguirsi nel 1974 nel contesto di un piano di destabilizzazione e
di sovvertimento delle istituzioni; e) che l'attentato era fallito a
seguito di un errore tecnico dell'Ortenzi, ma che negli inten ti degli
esecutori e degli ideatori avrebbe dovuto provocare una vera e propria
strage;
- colloquio con l'Ortenzi, nel corso del quale quest'ultimo,
dopo qualche resistenza, conferma nella sostanza il racconto
dell'Esposti in ordine all'attentato di Silvi Marina, ma ne addebita
l'insuccesso al comportamento tenuto dai milanesi durante la
collaborazione dell'ordigno sui binari;
- colloquio con l'Ortenzi, nell'estate del 1975, nel corso del
quale quest'ultimo riferisce al Viccei che sia la strage di Brescia
che quella dell'Italicus erano opera del gruppo dei milanesi cui aveva
fatto capo la cellula di Ascoli;
- individuazione di alcuni dei referenti milanesi della
cellula ascolana e, in particolare, indicazione del Ballan e del
Rognoni come pesone collocate ai vertici del gruppo; contatti
personali e telefonici tra i predetti e l'Esposti;
- notizie apprese dal Marini in ordine alla latitanza di
quest'ultimo e in particolare rapporti di quel periodo tra il Marini,
il Rognoni e il Concutelli;
- rapporti tra l'Esposti e ufficiali delle Forze Armate di
stanza nel Veneto;
- trasporto a villa Nardi in epoca prossima alla Pasqua del
'74, di armi ed eplosivo; coinvolgimento in tale attività del Marini,
dell'Ortenzi, dell'Esposti e dello stesso Viccei;
- indicazione dei luoghi ove al tempo dei fatti l'Ortenzi e il
Marini erano soliti occultare armi ed esplosivi;
- colloquio
con il Marini risalente al 1980 durante il quale quest'ultimo
conferma la versione dell'Esposti in merito all'attentato di
Silvi, addebita l'insuccesso all'irresponsabilità dell'Ortenzi ed
esprime comunque soddisfazione per il fatto che non vi siano state
vittime.
196) Gianpaolo Valdevit, Gli Stati Uniti e il Mediterraneo da
Truman a Reagan, Milano, Franco Angeli, 1992, p. 150.
197) "Epoca", n. 1003, del 14 dicembre 1969.
198) Si veda la testimonianza del 25 aprile 1981, in: Commissione
parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2. Allegati alla
relazione. Doc. XXIII, n. 2 - quater/I/IV, pag. 168-192.
199) Il terrorismo di sinistra tendenzialmente rivendica le
proprie azioni per una serie di motivi, riconducibili in gran parte
alla stessa tradizione marxista, che impine un corretto rapporto
teoria-prassi: da cui la necessità di inserire la prassi della
violenza in un quadro teorico accettabile. La mobilitazione delle
masse rende inoltre necessario spiegare e giustificare gli atti di
violenza, inscenando rituali paragiudiziari, pubblicando documenti
incriminatori, imputando alle vittime colpe e misfatti. Tutto ciò
esclude peraltro dal repertorio d'azione della sinistra marxista
(diverso è il caso degli anarchici) il terrorismo indiscriminato, in
quanto non congruente con l'orientamento filopopolare dei gruppi
terroristici ed estraneo a qualunque intento di proselitismo. Queste
considerazioni non valgono per la destra terroristica, dove la mistica
della violenza, di tradizione fascista, era un dato per così dire
naturale, e comunque tale da non richiedere spiegazioni e dove la
cultura profondamente antiegualitaria ed elitaria dei gruppi, da un
lato, non poneva problemi di proselitismo, e quindi di spiegazione
della violenza a fini di mobilitazione di massa, dall'altro alimentava
quel disprezzo nei confronti delle masse e non si ritraeva di fronte
all'ipotesi di fare vittime innocenti. La teoria del terrorismo
indiscriminato, che troviamo in molti documenti della destra radicale
(ed in nessuno della sinistra), ha origine da queste premesse, rese
operative grazie alla dottrina della Guerra rivoluzionaria: questa era
stata diffusa negli ambienti della destra radicale grazie anche
all'opera di organismi come l'Aginter Press, di Yves Gu‚rin-Serac
(alias Yves Guillon). I testi da cui è agevole desumere le posizioni
della destra radicale e terroristica, sono numerosi; bastino qui
alcuni richiami. In uno scritto programmatico del 1963 di Clemente
Graziani, esponente di Ordine Nuovo, si legge: "Il terrorismo implica
ovviamente la possibilità di uccidere o far uccidere vecchi, donne e
bambini. Azioni del genere sono state finora considerate alla stregua
di crimini universalmente esecrati ed esecrabili e, soprattutto,
inutili, esiziali ai fini dell'esito vittorioso di un conflitto. I
canini della guerra rivoluzionaria sovvertono però questi principi
morali ed umanitari. Queste forme di intimidazione terroristica sono
oggi non solo ritenute valide ma a volte assolutamente necessarie".
Guido Giannettini fu uno degli estensori del cosiddetto documento di
Nuoro (insieme ad latri terroristi neri fra i quali Mario Tuti, Azzi,
Fumagalli e Malentacchi). In tale documento si colgono affermazioni
come le seguenti: "Il terrorismo indiscriminato può essere indicato
per scatenare l'offensiva contro le forze del regime contando
sull'impressione prodotta sia sul nemico che sulle forze almeno in
parte a noi favorevoliÉ La massa della popolazione sarà portata a
temerci e ad ammirarci, disprezzando nel contempo lo Stato per la sua
incapacità". Lo stesso Gu‚rin-Serac aveva elaborato un mini-manuale
per il perfetto terrorista, intitolato "Missions sp‚ciales" ove si
leggono i seguenti brani: "Il terrorismo spezza la resistenza della
popolazione, ottiene la sua sottomissione e provoca una frattura fra
la popolazione e le autorità. Ci si impadronisce del potere sulla
testa della masse tramite la creazione di un clima di ansia, di
insicurezza, di pericolo". "Il terrorismo indiscriminato distrugge la
fiducia del popolo disorganizzando le masse onde manipolarle in
maniera più efficace".
200) Sia pure a singhiozzo e senza trarne
tempestivamente e sino in fondo le conseguenze operative, come già
osservato nell'analisi specificamente dedicata al fenomeno.
201) La qualità degli obiettivi e la simultaneità degli attentati
progettayi ed attuati dovevano offrire sia la dimostrazione della
scelta operata che di una elevata capacità militare (organizzativa e
di fuoco), in grado di competere con le dimostrazioni che
contemporaneamente giungevano dalle formazioni di sinistra. Nel
gennaio del 1975 vengono compiuti attentati con esplosivo allo studio
dell'avvocato Edoardo Di Giovanni (abituale difensore degli
estremisti di sinistra) e all'abitazione del giornalista Willy de
Luca (rispettivamente il 16 ed il 18 gennaio), mentre il 30 dello
stesso mese analogo attentato veniva compiuto presso la redazione del
"Borghese", indirizzato non al periodico, ma al suo direttore, Mario
Tedeschi. Nel periodo immediatamente successivo si susseguono
numerosi attentati in Sicilia e Calabria, ove il FULAS è operativo
tramite Concutelli, Mangiameli ed altri ordinovisti, come quelli ai
danni della concessionaria Fiat di Catania, dell'ufficio del Catasto
di Reggio, all'ora di Palermo, alcuni dei quali eseguiti anche
contemporaneamente per dare, appunto, prova di efficienza e capacità
di fuoco.
202) Sempre nella linea del doppio binario si collocano le
attività di addestramento all'uso di esplosivo, il procacciamento di
armi ed esplosivo attraverso la loro sottrazione furtiva (come il
furto presso le polveriere G. Stacchini che frutterà la dotazione di
bombe a mano del gruppo) e l'attività di autofinanziamento attraverso
rapine e spaccio di denaro falso nonché l'attività di schedatura degli
avversari politici, attività nella quale si inseriscono ambigui
rapporti e singolari "scambi di favori" con ufficiali dell'arma dei
carabinieri.
203) Il programma di riorganizzazione della destra eversiva venne
discusso nel corso di numerose riunioni svoltesi in tutta Italia. Una
di esse (28 febbraio - 2 marzo 1974) cui fu presente la maggior parte
dei leader di O.N. e A.N. e dei gruppi collegati si tenne all'Hotel
Giada, di Cattolica, il cui titolare era un certo Mario Caterino
Falsari. Questi, per sua stessa ammissione, era collaboratore del
SID, della Polizia e dei Carabinieri, una circostanza nota a buona
parte dei partecipanti. Ciò indusse il giudice istruttore del
procedimento contro Ordine Nero e notare: "E' perlomeno insolito che i
dirigenti di un movimento illegale scelgano quale luogo di riunione
proprio quello in cui sanno di poter essere sorvegliatiÉ Resta la sola
spiegazione che quello fosse l'unico posto 'sicurò, ove operare,
fidando in opportune coperture".
204) I NAR si sono resi responsabili di numerosissimi atti
violenti, sia in attuazione del disegno eversivo che li caratterizza
che per procurarsi armi e mezzi finanziari. Gli omicidi di Ivo Zini
(settembre 1979), di Roberto Scialabba (febbraio 1978), il tentato
omicidio di Ivo Nibbi (dicembre 1978) rientrano in un disegno di
annientamento degli avversari politici, gli attentati alla sezione
del PSI del quatriere Testaccio, alla sezione del PCI del quartiere
Esquilino, alla emittente Radio Città Futura (condotti come vere e
proprie operazioni di guerriglia), alla centralina dell'ACEA, al
cimena Ambra Iovinelli, ai giornali Messaggero, Corriere della Sera e
Espresso, nonché altri numerosi episodi di aggressione, sono
anch'essi esemplificativi delle scelte operate dal gruppo. Nel tempo
Fioravanti poi sosterrà che l'idea dell'annientamento fisico
dell'avversario politico individuato nell'area della sinistra fu
superata e che proprio l'attentato a Radio Città Futura avrebbe
segnato una specie di lancio di una proposta di dialogo con l'opposto
schieramento, mano a mano che maturava anche nel suo gruppo la
convinzione che il vero antagonista fossero le istituzioni e non
l'estrema sinistra.
205) Il massimo della violenza omicida fu realizzato dai NAR
nell'eliminazione dell'appuntato Evangelisti, in cui i NAR operano
insieme a quelli di T.P., e soprattutto nell'omicidio del giudice
Amato che assume uno specifico significato politico, perché il
magistrato costituiva un nemico riconosciuto di tutta l'area della
destra e la sua eliminazione conferiva al gruppo di appertenenza degli
autori del gesto un prestigio all'interno di quell'area che
travalicava il vantaggio della semplice vendetta contro un nemico
dichiarato. Nell'ambito dell'attività della formazione sono poi da
ricondursi una serie numerosissima di rapine consumate per
procacciarsi le armi, azioni dalle quali derivava da una parte il
profitto diretto che le aveva determinate, dall'altra l'affermazione,
con i fatti, della propria stessa esistenza, con un meccanismo che
finisce per autogenerare nuovi delitti. La rapina all'armeria
Centofanti, in cui trova la morte Franco Anselmi, componente del
nocciolo originario dei NAR, innesterà la c adenza celebrativa di
nuovi reati in cui si colloca la rapina all'Omnia Sport, organizzata
proprio per commemorare il camerata caduto oltre all'ossessivo
progetto di eliminazione dell'armiere Centofanti al quale veniva
addebitata la morte, mentre le cadenze anniversarie dei fatti di Acca
Larenzia o della morte di Mantakas innestarono a loro volta la
reiterazione di altri fatti delittuosi.
206) In questo senso possono essere individuate delle tappe
significative: alla fine del 1975 gli arresti di via Sartorio segnano
un primo momento decisivo, mettono in crisi la riunificazione in
corso, radicalizzano lo scontro con le istituzioni, decapitano
momentaneamente i vertici in patria di AN; nel 1977 l'arresto di
Concutelli in via dei Foraggi impone un cambio di strategia radicale
proprio per il venir meno del comandante militare più prestigioso
(tanto che i progetti per la sua liberazione costituiscono una
costante negli anni successivi), pone fine all'esperienza dei G.A.O.
e concentrale le energie intorno al progetto di Costruiamo l'Azione;
nel 1979 l'arresto di Calore e Signorelli, che verranno scarcerati
dopo pochi mesi, e la contemporanea detenzione di Fioravanti
consentirà lo stabilirsi di un forte collegamento non solo tra le
persone, ma tra le aree generazionali da esse rappresentate e segnerà
una svolta nella maturazione di quest'ultimo, poi, nel dicembre, gli
arresti di Nistri e Dimitri, (che rimarrà detenuto fino al 1981 per
poi riprendere l'attività eversiva), in via Alessandria, di Dario
Pedretti nel corso di una rapina e di Calore (scarcerato da poco),
Bruno Mariani, Antonio Proietti e Antonio D'Inzillo nella quasi
flagranza per l'omicidio Leandri, sconvolgeranno lo scenario
dell'eversione lasciando Fioravanti, Cavallini, Belsito, Vale padroni
del campo e unico punto di riferimento per un'area sempre più preda di
un delirio distruttivo. Nel febbraio del 1981 l'arresto di Cristiano
Fioravanti segnerà l'inizio della parabola discendete dell'efficienza
della galassia terrorista, costellata da una serie di azioni che
proprio la consapevolezza della sconfitta renderà particolarmente
spietate anche nelle modalità esecutive, dall'omicidio dei "traditori"
Perucci e Pizzari all'omicidio Straullo e Di Roma, allo scontro nel
quale rimase ucciso Alessandro Alibrandi e trovò la morte l'agente
Ciro Capobianco, tale parabola discendente sarà segnata dall'arresto
di Valerio Fioravanti, nell'aprile del 1 981, da quello di Francesca
Mambro, ferita nel corso della rapina nella quale rimase ucciso il
passante sedicenne Alessandro Caravillani nel marzo del 1982, dalla
morte di Vale nel maggio 1982 fino all'arresto di Cavallini nel
settembre 1983.
207) Come ha ricordato alla Commissione il giudice istruttore del
Moro quater, dottor Rosario Priore, nell'incontro di lavoro del 9
marzo 1995, l'ex senatore Flamigni riferì di avere appreso
dell'esistenza di un "quarto uomo" dal brigatista Azzolini nel corso
di un colloquio in carcere. Azzolini, interrogato sul punto dai
magistrati, negò quanto riferito da Flamigni e gli inquirenti si
rimisero, sul punto, alla versione negativa già fornita da Morucci.
L'ex senatore Flamigni nel volume "La tela del ragno" Kaos, 1993, ha
avanzato l'ipotesi del &quarto uomo" ritenendola fondata, sul piano
logico, anche da concrete esigenze di vigilanza.
208) Si vedano gli atti del procedimento Moro quinquies presenti
nell'archivio della Commissione stragi, doc. 7/2, 7/4 e 7/7, XII
legislatura.
209) Rita Algranati, latitante, nome di battaglia: "Marzia", è
sposata con l'altro brigatista Casimirri. Dopo l'assoluzione
definitiva l'Algranati è fuggita, riparando per un certo periodo in
Nicaragua con il marito; successivamente è riuscita a far perdere le
proprie tracce. Recenti indicazioni, che la vorrebbero in Libia,
lascino dubbiosi gli inquirenti (sulla latitanza dell'Algranati e sul
ruolo nell'aguato di via Fani, cfr. le dichiarazioni del dott.
Marini nell'incontro di lavoro con la Commissione stragi del 9 marzo
1995. La partecipazione dell'Algranati all'agguato di via Fani è
stata ammessa da Morucci in un'intervista rilasciata a Panorama del 17
ottobre 1993; vedi anche M. Moretti "Brigate Rosse. Una storia
italiana", a cura di Carla Mosca e Rossana Rossanda, ed. Anabasi,
Roma, 1994, pp. 125-126.
210) Sentenza Moro 1 e Loro-bis, 24 gennaio 1983, pag. 801.
211) Così, Atti della Commissione stragi, X legislatura, Doc.
XXIII, n. 49, nota integrativa del deputato Cipriani Luigi a:
"Relazione sull'inchiesta condotta sugli ultimi sviluppi del caso
Moro" (Tale nota integrativa fa seguito alla memoria scritta
presentata dallo stesso Cipriani il 3 maggio 1991).
212) Così il verbale di interrogatorio; i brani citati, relativi
alle deposizioni del 28 ottobre e del 6 novembre 1992, sono riportati
alle pp. 14, 59 e 60 del Doc. Moro 7/3, Atti Commissione stragi, XII
legislatura.
213) Sereno Freato, uno fra i più stretti collaboratori di Moro e
destinatario di numerose lettere a lui indirzzate durante il
rapimento.
214) In Sergio Flamigni, La tela del ragno, Kaos, Milano, 1993,
pag. 89.
215) Vedi infra, cap. XI, sez. III.
216) E' la tesi di Sciascia nella sua relazione di minoranza.
217) L'episodio si situa nella più ampia tessitura di noti
contatti tra i vertici del PSI (Craxi, Signorile, Landolfi) e uomini
dell'Autonomia (Piperno e Pace), volta a favorire l'apertura della
trattaiva - Lanfranco Pace aveva militato nelle BR e ne era uscito
poco prima del sequestro Moro, mantenendo i contatti.
218) E' il dato più rilevante che sembra completamente sfuggire
alla valutazione della Commissione Moro, almeno per come si esprime
nella relazione di maggioranza. E' pur vero, peraltro, che questa
Commissione fonde il suo contrario assunto su acquisizioni successive.
219) Cfr., in tal senso, la deposizione resa al p.m. di Perugia,
dottor Cardella, dall'avvocato Rocco Mangia, in Atti Commissione
stragi, XII legislatura, doc. Moro, 7/13.
220) E' il colonnello Antonio Varisco che giunge in via Gradoli
subito dopo la scoperta del covo, accompagnandovi il giudice Infelisi,
titolare delle indagini.
221) Nelle stesse ore in cui viene rintracciato il falso
comunicato del Lago della Duchessa, di cui in seguito si dirà; il covo
di via Gradoli viene, come è noto, scoperto a seguito di una perdita
di acqua che si infiltra nell'appartamento sottostante e sulla cui
casualità sin dall'inizio sorsero forti dubbi.
222) Don Antonello Mennini era parroco della Parrocchia di S.ta
Lucia in Roma. Successivamente al sequestro e all'assassinio
dell'onorevole Moro ebbe alcuni incarichi nell'ambito della
diplomazia Vaticana che lo portarono a trascorrere diversi anni
all'estero. Attualmente presta servizio presso la segreteria di
Stato della città del Vaticano. Dopo ripetuti inviti, don Mennini
ha formalizzato il rifiuto a comparire dinanzi alla Commissione
con lettera del 10 luglio 1995, con la quale dichiara di non avere
nulla da aggiungere a quanto da lui già riferito in sede
giudiziaria ed alla prima Commissione Moro.
223) Sul punto una considerazione è dovuta: il progetto politico
di cui l'onorevole Moro era portatore, si poneva in una prospettiva di
antitesi assoluta al progetto politico della loggia coperta, quale
evidenziato nel già analizzato Piano di rinascita nazionale. Non vi è
dubbio quindi che uomini della P2, posti al vertice dei servizi di
sicurezza, fossero dal vincolo di "doppia lealtà" posti in una
situazione "schizofrenica" perché astretti all'adempimento di due
obblighi di fedeltà tra loro non conciliabili.
224) Il giornalista fu, come è noto, assassinato nel 1979; del
possesso di carte di Moro da parte del generale Dalla Chiesa sarebbe
stato a conoscenza pure il generale Galvaligi, anch'egli assassinato
nel 1980 in circostanze tuttora misteriose (cfr. per ampi richiami il
Corriere della Sera del 28 novembre 1995).
225) Il generale Grassini, nella medesima riunione, osservava che
"i Nar, che costituiscono la principale organizzazione della
destra eversiva, appaiono capaci di effettuare un'azione del
genere (dal 1977 ad oggi hanno compiuto oltre settanta attentati).
Peraltro, il Sisde, da tempo impegnato a seguire gli sviluppi e
l'attività del gruppo, avanza dubbi sulla matrice Nar per quanto
concerne l'attentato di Bologna, in quanto questa organizzazione,
a differenza di altri gruppi della destra eversiva, ha mutuato i
modi di agire tipici delle Br, realizzando in genere attentati
contro obiettivi selezionati: ritiene invece che l'attentato di
Bologna potrebbe essere opera di qualche elemento del gruppo.
Tutti, in circolazione in Toscana". Le stesse perplessità furono
manifestate, in quella circostanza, dall'onorevole Morlino, ad
avviso del quale "anche la matrice dell'attentato dovrebbe essere
approfondita, in quanto i Nar, come indicato dal generale
Grassini, sembrano agire attualmente in direzione di obiettivi
qualificati e non mediante stragi indiscriminate".
226) Dubbi su tale accidentalità sono stati sollevati dalla
pubblicistica dopo la morte di un fratello dell'onorevole Bisaglia,
sacerdote, scomparso in circostanze che presentano più di un lato
oscuro.
227) Del Giudice, "Staccando l'ombra da terra", Einaudi, 1994.
228) In tale direzione il Presidente del Consiglio diede
disposizione che si attivassero i servizi di informazione e
sicurezza, con l'avvertimento però che gli stessi avrebbero dovuto
riferire in ordine ai risultati dell'attivazione direttamente
all'autorità di governo e non alla magistratura inquirente.
L'atteggiamento appare alla Commissione istituzionalmente
corretto, non costituendo i Servizi organi di polizia giudiziaria;
e tuttavia sembra trasparirvi la preoccupazione che l'attività
informativa potesse portare in luce alcuni dei legami tra apparati
istituzionali e destra eversiva che, come si è visto, sono stati
per lungo tempo occultati, quale esito, sul piano di
un'oggettività ormai innegabile, dei depistaggi che costantemente
hanno accompagnato le indagini giudiziarie sugli eventi di strage
che segnarono il periodo. Sta di fatto che il servizio militare
di sicurezza ancora una volta si attivò e, contravvenendo alle
direttive del Presidente del Consiglio, fornì all'autorità
giudiziaria inquirente contributi che possono oggi in termini di
certezza affermarsi depistanti.
229) Nella sentenza della Corte di assise di appello di Milano del
7-8 marzo 1978 (divenuta definitiva), per vero si legge che la
matrice ideologica dell'attentato della strage di Milano del 17
maggio 1973 poteva essere nazifascista o anarchica, "l'una ipotesi
non essendo meno valida n‚ iù arbitraria dell'altra". Conclude
sul punto, dicendo che in definitiva il Bertoli volle ed usò
brutale violenza per affermare un'idea antitetica alla
Costituzione, lesiva degli interessi primari ch'essa tutela a
garanzia dell'essere e del sopravvivere della società: qualunque
ne sia la radice, essa non può che accentuare il disvalore del
fatto in cui s'è espressa. Tuttavia, come già rammentato, le
indagini in corso da parte del G.I. milanese Lombardi, parallele
all'inchiesta condotta dal G.I. Salvini, ricollegano anche
l'attentato di Via Fatebenefratelli al contesto eversivo unitario
cui sono riferibili le tre stragi insolute della prima metà degli
anni '70. Bertoli ha ribadito la sua appartenenza al milieu
anarchico rivoluzionario in un suo recente scritto, "Storia di un
terrorista, un mistero italiano", Emotion/Tracce, Pontedera; 1995.
230) Non può dimenticarsi che secondo Tommaso Buscetta, "Pecorelli
e Dalla Chiesa sono cose che si intrecciano".
231) Il 23 dicembre 1984, pochi minuti dopo le ore 19, una
violenta esplosione devastava una delle carrozze di seconda classe
del convoglio ferroviario denominato "rapido 904" in servizio fra
Napoli e Milano mentre questo si trovava all'interno della grande
galleria dell'Appennino immediatamente prima della località San
Benedetto Val di Sambro, nella direzione sud-nord. Perdevano così
la vita quindici persone e ne rimanevano ferite anche gravemente
altre duecentocinquanta fra i circa seicento passeggeri.
232) Per la strage di Natale del 1984 le ipotesi si erano
indirizzate verso ambienti napoletani della destra radicale.
233) Intervento di Lorenzo Pinto in un pubblico incontro tenutosi
a Foggia il 10/12/1994.
FINE
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