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Negli Stati uniti e in Europa

Il carcere, macchina per gestire l'esclusione


Nelle società contemporanee, e più particolarmente nei grandi centri urbani, il crescendo della delinquenza e della violenza non risparmia nessun paese. Per tentare di fronteggiarlo le autorità americane ricorrono in misura crescente alle pene detentive, che occupano un posto centrale nel dispositivo della repressione. E come solitamente avviene, l'evoluzione in corso negli Stati uniti rischia di prefigurare quanto avverrà in Europa.

di jean-paul jean*

I detenuti nelle carceri Usa sono attualmente oltre un milione e mezzo (1). La soglia simbolica del milione (limitatamente agli istituti di pena federali e a quelli degli stati) è stata superata nel giugno 1994. Più precisamente, in questo paese di 260 milioni abitanti 1.012.851 cittadini (l'equivalente della popolazione di Dallas) si trovavano in carcere: un americano su 260, o un adulto su 193 proporzione che supera di quattro volte quella del Canada e di quattordici volte quella del Giappone (2).
Secondo una ricerca del ministero della giustizia (3), nelle carceri americane sia federali che dei diversi stati alla fine del 1993 i detenuti erano 948.881, contro 329.821 il 31 dicembre 1980: il loro numero si è praticamente triplicato, dato che l'aumento è del 188%.
Evoluzione particolarmente inquietante, se si considera che il ritmo di crescita è di 1.500 ogni settimana, o del 7,4% dal 1992 al 1993, corrispondente a 65.225 detenuti in più da un anno all'altro; un aumento largamente superiore al totale della popolazione carceraria francese, che era di 53.736 detenuti il 1 gennaio 1995.
Questi ultimi dati sono però tutt'altro che uniformi nei vari stati. A esempio nel Massachusetts (- 3,6%) si è persino arrivati quest'anno a ridurre lievemente o a stabilizzare il ricorso alla carcerazione, grazie a una politica di "sentencing" (riflessione sulle condizioni di pronuncia e di applicazione delle sanzioni). All'estremo opposto, quattro stati il Mississippi, il Minnesota, il Texas e il Connecticut hanno registrato un aumento superiore al 15% da un anno all'altro. Gli stati del Sud sono i più repressivi. L'aumento del numero dei detenuti nel 1993 vede ai primi posti la California (+10.455), il Texas (+9.925) e la Florida (+4.746), dove peraltro l'aumento demografico è pure il più elevato del paese.
considerando anche le carceri federali (+9.327), questi tre stati, che accolgono oltre un terzo del numero totale dei detenuti, hanno contribuito per oltre la metà (52,8%) all'aumento complessivo.
Il tasso medio dei condannati a oltre un anno di detenzione, che era di 139 condannati su 100.000 abitanti nel 1988, ha raggiunto alla fine del 1993 la cifra record di 351, quasi il quintuplo dello stesso dato in Francia e otto volte quello dei Paesi Bassi.
Il numero più elevato di carcerati si è rilevato nel distretto di Columbia (ove si trova la capitale, Washington), che precede il Texas, l'Oklahoma, la Louisiana, la Carolina del Sud, tutti con percentuali superiori o vicine a 500 condannati a pene superiori a un anno su 100.000 abitanti.
Nel 1992 i neri rappresentavano quasi il 48% della popolazione penitenziaria colpita da condanne a pene superiori a un anno, pari a un tasso di 2.678 su 100.000 abitanti, circa 8 volte maggiore di quello relativo alla popolazione bianca. Il tasso più elevato, di 6.301 su 100.000, riguarda i neri di sesso maschile tra il 25 e i 29 anni d'età. In altri termini, il 6.3% dei giovani neri americani stava espiando pene superiori a un anno di carcere. Il dato relativo a questo gruppo di persone, che già nel 1980 era al primo posto con una percentuale del 3,5%, dimostra su quale fascia di popolazione si esercitino le scelte repressive della società americana. Nel vecchio continente, il sistema statistico istituito nel 1983 dal Consiglio d'Europa consente di misurare l'evoluzione della popolazione carceraria nell'arco di un decennio (4). Dal 1 settembre 1983 al 1 settembre 1992 l'aumento del numero dei detenuti è stato superiore al 50% in Grecia, in Spagna, in Portogallo e nei Paesi Bassi; si è attestato tra il 20% e il 50% in Francia, in Svizzera, in Irlanda e in Svezia; gli aumenti minori (del 10% circa) si sono rilevati in Italia, in Belgio, in Danimarca e nel Regno Unito. Fanno eccezione a questa tendenza due paesi, la Germania e l'Austria, che però agli inizi degli anni 80 avevano la percentuale di carcerati più elevata dell'Europa occidentale.
Paradossalmente, si constata una tendenza alla riduzione del numero dei nuovi detenuti grazie alla misure sostitutive del carcere, ma contemporaneamente aumenta anche la durata media dei periodi detentivi. Ciò si spiega con le crescenti lungaggini delle procedure, l'aggravamento delle pene e il ricorso meno frequente a misure di libertà condizionata. (5) La situazione francese è sintomatica in questo senso. Ogni anno diminuisce il numero delle persone che vengono associate alle carceri 83.000 nel 1993 contro 97.000 nel 1980, un record storico! (una riduzione che riguarda in particolare i minori di 21 anni), ma la durata media della detenzione è passata, nello stesso periodo, da 4,6 a 7,6 mesi. Il numero dei detenuti che fruiscono della libertà condizionata diminuisce ogni anno, mentre ricorrono periodicamente le amnistie e i provvedimenti collettivi di grazia, che costituiscono l'unico mezzo a disposizione per mantenere la sovrappopolazione carceraria entro limiti "accettabili". I detenuti che scontano condanne all'ergastolo sono passati da 255 a 457. Il numero degli stranieri detenuti è passato dal 15% al 30% tra il 1974 e il 1994, un aumento due volte più rapido di quello rilevato tra i cittadini francesi, dovuto esclusivamente all'intensificazione della repressione contro le persone in situazioni irregolari (6).
Un cambiamento si rileva nelle motivazioni delle condanne a pene detentive. La percentuale dei furti è notevolmente diminuita (il 55% dei condannati nel 1974, il 22% nel 1994); il 21,5% delle condanne è motivato da violazioni della legge sugli stupefacenti (contro il 14% nel 1987), con elevati tassi di recidive. Il numero dei condannati per reati contro la morale (stupri, offese al pudore) si è moltiplicato per 4,9 tra il 1974 e il 1994 (7).
L'aggravamento delle sanzioni non è un mito. La Francia ha una giustizia tutt'altro che lassista. Tra il 1 gennaio 1971 e il 1 gennaio 1991, il numero delle pene detentive di lunga durata è più che raddoppiato; i detenuti che scontano condanne all'ergastolo sono passati da 255 a 457, mentre quelli che devono espiare pene detentive di 10 - 20 anni sono passati da 1.561 a 3.177; i condannati a pene da 5 a 10 anni sono passati da 2.020 a 5.021 (8).
A fronte di questa inflazione carceraria, la maggior parte dei paesi occidentali ha notevolmente aumentato gli stanziamenti in favore delle amministrazioni penitenziarie. Negli Stati Uniti, la legge anticrimine adottata nel 1994 dal Congresso su pressioni del presidente Clinton ha stanziato 7,9 miliardi di dollari, devoluti agli stati, nel tentativo di far fronte all'aumento dei numero dei detenuti. Nel Regno Unito il governo ha approvato, nel 1992, un programma triennale di costruzione di nuovi stabilimenti carcerari per un costo di 739 milioni di lire sterline. Dodici istituti carcerari sono stati costruiti tra il 1985 e il 1992; alla fine del 1992 altri 9 (di cui sette in parte già funzionanti) erano in costruzione. Per porre in atto una politica di privazione parziale della libertà è stato reclutato un nuovo direttore generale dell'amministrazione penitenziaria, che in precedenza era responsabile di un canale televisivo; il suo salario è pari al doppio di quello del suo predecessore (9).
In Francia, su iniziativa di Albin Chalandon, allora guardasigilli, è stato realizzato, a partire dal 1987, un programma per la costruzione di 13.000 nuovi posti in carcere, affidato a imprese private cui sono stati concessi incarichi di servizio pubblico. E' stato inoltre recentemente approvato un nuovo programma quinquennale che prevede la costruzione di 4.200 nuovi posti in detenzione di 1.200 presso centri di semi-libertà.
Le nazioni occidentali continueranno a lasciarsi trascinare in questa spirale? Esiste la possibilità di una politica diversa?
Le misure sostitutive del carcere controllo giudiziario, residenza coatta, libertà vigilata o su cauzione, libertà condizionata, pene sostitutive scontate in comunità, lavori di interesse collettivo sono efficaci nei confronti della piccola e media delinquenza. Queste misure alternative, il cui sviluppo si estende in tutta l'Europa (10), rendono possibile una reale mobilitazione sociale, con il coinvolgimento degli eletti e delle associazioni, e hanno costi molto inferiori a quelli della repressione carceraria. Perché allora non prevederne un maggiore sviluppo?
Ma interventi di questo tipo non incidono molto sulle cause strutturali dell'inflazione carceraria, e in particolare sulla durata crescente delle pene detentive. Al di là delle scelte interne alle istituzioni giudiziarie, e in particolare nei quartieri meno favoriti delle zone fortemente urbanizzate, si assiste a un degrado delle situazioni economiche e sociali; e la gestione dei guasti sociali del liberismo finisce per essere delegata ai sistemi repressivi (11). Per la maggioranza dei detenuti, il carcere altro non è che una macchina per l'esclusione di una popolazione a basso livello di formazione, con gravi problemi sociali, in gran parte dovuti a difficoltà di integrazione. A questo riguardo è rivelatore il fatto che l'inflazione carceraria abbia come causa prima il modo in cui le nostre società rispondono alla tossicodipendenza e all'immigrazione illegale. I muri delle prigioni ci proteggono innanzitutto dalle nostre paure.


note:
(*) Magistrato, Cercle Condorcet di Parigi.

torna al testo (1) Ai detenuti delle carceri federali e di quelle degli stati 1.100.000 circa vanno aggiunti altri 500.000 detenuti delle 3.304 carceri locali e dei posti di polizia dipendenti dalle contee e dai comuni; si tratta di persone in attesa di giudizio o condannate a pene detentive brevi, il cui numero è raddoppiato nel corso di un decennio. I dati sono del dipartimento della Giustizia, citati dall'Agenzia Associated Press, 1 maggio 1994.

torna al testo (2) Dati del dipartimento della giustizia. citati da le Monde, 31 ottobre 1994.

torna al testo (3) "Prisonners in 1993", Darrel K. Gilliard e Allen G. Beck, BJS Statisticians; Bureau of Justice Statistics; US Department of Justice, Washington, giugno 1994.

torna al testo (4) Space, ultima inchiesta al 1 settembre 1992, non pubblicata. Le principali cifre citate sono tratte da questa banca dati e dalla comunicazione di Pierre Tournier (Cnrs/Ces-Dip) al Colloquio di Romainmotier (Svizzera) sul tema "Il crimine e la politica anticrimine in Europa", settembre 1994.

torna al testo (5) Sintesi delle analisi di Pierre Tournier.

torna al testo (6) Pierre Tournier, ibid.

torna al testo (7) Philippe Robert, Bruno Aubusson de Cavarlay, Marie-Lys Pottier, Pierre Tournier Les Comptes du crime: les délinquances et leurs mesures, L'Harmattan, Parigi 1994.

torna al testo (8) Annie Kensey e Odile Timbart, Infostat Justice, ottobre 1991.

torna al testo (9) "Rapporto al guardasigilli sulla carcerazione dei detenuti difficili e pericolosi", ispezione generale dei servizi giudiziari e ispezione generale dell'amministrazione, Parigi, aprile 1993.

torna al testo (10) Claude Faugeron, Les politiques pénales, la Documentation Franìaise, Parigi, 1992.

torna al testo (11) Cfr. Jean-Paul Jean, "Le libéralisme autoritaire", le Monde diplomatique, ottobre 1987. (Traduzione di E.M.)
Articolo tratto da Le Monde Diplomatique del Luglio-1995, inserto mensile de il manifesto