|
|
|
|---|---|---|
|
|
|
Alceste Santini su «l'Unità» di venerdì 17 gennaio dà ampio spazio e risalto alle "bacchettate" di «Civiltà Cattolica», rivista della ufficialità gesuitica e vaticana, rispetto a quegli intellettuali cattolici che sarebbero responsabili di grave sottovalutazione delle nuove posizioni romane sul terreno del rapporto tra scienza e fede.
Non è né la prima né la decima volta che Alceste Santini e alti giornalisti laici, facendo eco a qualche documento o dichiarazione vaticana, manifestano grande apprezzamento per le scelte e le prese di posizione di Giovanni Paolo II. In verità il «miracolo» italiano dei cosiddetti giornali laici («I'Unità» in prima fila) sta soprattutto nel fatto che essi riescono a vedere "nuovi orizzonti", svolte, reali novità e promettenti aperture là dove molti credenti leggono per lo più tardive manovre di adeguamento o semplici correzioni di rotta o spudorate inversioni di marcia, dettate molto spesso dalla esigenza di non cedere al ridicolo o di non perdere l'ultimo treno.
Le recenti prese di posizione sul "caso Galileo" (dopo ben 359 anni) non fanno che archiviare una vergogna, e le ultime dichiarazioni circa la teoria dell'evoluzione possono benevolmente impressionare soltanto chi ritiene che il magistero cattolico cammini con il passo dei tempi quando registra un ritardo di un solo secolo. Sarebbe forse più pertinente e onesto ricordare che quasi tutti gli apporti scientifici, antropologici e culturali di questi ultimi secoli (compresi metodo storico-critico, psicanalisi e femminismo) sono stati combattuti a lungo e successivamente "digeriti" solo parzialmente, quando ormai era impossibile negare l'evidenza. Comunque sempre con estremo ritardo.
La cultura laica non fa un buon servizio quando archivia il "vizio della memoria" e dimentica che le posizioni «oscurantiste dei vari fondamentalismi religiosi» sono state coltivate proprio dal magistero cattolico che, su molti terreni, le caldeggia e le promuove ancora oggi come le uniche veramente cristiane.
Non c'è «nuovo orizzonte» della Chiesa là dove - e parlo di storia di oggi - si estromettono sistematicamente, con precisa e martellante pianificazione, quelle voci qualificate che rimettono in questione, anche proprio in nome delle scienze storiche bibliche e antropologiche, quei dogmi che da secoli bruttificano e disumanizzano il tessuto della Chiesa cattolica rischiando di infangare anche il nome di Dio e l'Evangelo di Gesù.
Non c'è proprio nessun nuovo orizzonte là dove i sinodi vengono espropriati delle loro prerogative, quando le donne non hanno pari opportunità ministeriali, quando si demonizza chi ricorre all'aborto, quando si vieta una seria contraccezione, quando si impone il celibato, quando si proibiscono le seconde nozze, quando si emarginano gli omosessuali e le lesbiche con la commiserazione, quando si illudono i poveri e sotto sotto (a volte neanche tanto nascostamente) si continua, nella sostanza delle cose, l'alleanza con i poteri che opprimono.
In una certa misura posso capire il discorso di Alceste Santini. Per voi la Chiesa cattolica gerarchica è quella grossa "fetta" di realtà e di potere che bisogna trattare con diplomatico riguardo e possibilmente "tirare" dalla propria parte. Per noi credenti, che nonostante tutto amiamo questa "nostra" Chiesa, esistono esigenze umane ed evangeliche che riteniamo irrinunciabili per una comunità di fede. Esse ci proibiscono la retorica dei nuovi orizzonti. Quando vediamo questa Chiesa oppressiva, creatrice di angoscia, - sessuofobica, maschilista, assassina della libertà di coscienza e di opinione, sospettosa della felicità e del piacere, discriminante e alleata del potere iniquo non ci bastano più le tardive ritrattazioni o ammissioni. Ci viene il sospetto che si tratti di squallide metamorfosi della potenza sacerdotale, di pratiche di aggiornamento che sono ben altra cosa dalla conversione e mirano alla sopravvivenza.
Le donne e gli uomini di oggi che
amano questa Chiesa non si rassegnano. Noi, a differenza forse
di Alceste Santini, non facciamo tanto caso alle "bacchettate"
dei gesuiti, ma preghiamo e lottiamo sapendo che non c'è
nuovo orizzonte nella Chiesa se non cade la dittatura ecclesiale,
se non si abbattono certe barriere disciplinari, se non si spostano
quegli orologi dogmatici e morali che sono fermi al Concilio di
Trento o al Vaticano I, se non ci si rituffa a tutto cuore nell'oceano
dei poveri e degli emarginati, se non ci si prende il rischio
di ribellarsi in nome dell'Evangelo.
* Franco Barbero, Comunità di Base di Pinerolo (TO)