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FARMACI SCADUTI:
LA BEFFA DEGLI AIUTI UMANITARI


Tonnellate di farmaci da buttare inviate ai paesi del Terzo Mondo

Uno spreco di tempo e di energie. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, a Sarajevo enormi-partite di medicinali scaduti hanno dovuto essere distrutte. Inutili, servivano solo ad ingombrare i depositi. Sempre nella ex Jugoslavia, il 15 per cento dei farmaci ricevuti dall'OMS per aiutare le popolazioni era del tutto inutile, il 30 per cento completamente inutile.

Cifre da far rabbia, che la dicono lunga su come viene gestito, a livello internazionale, il "traffico dei cosiddetti aiuti umanitari. Tanto più che la denuncia viene da una "fonte insospettabile", l'OMS, appunto.

Anche per questo, la stessa OMS si è fatta promotrice, a Ginevra, di nuove linee guida per meglio gestire i doni di farmaci nei programmi d'emergenza e di aiuto allo sviluppo. Ed è, forse, la prima volta che, in modo esplicito, viene ammesso che Ğl'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che troppo frequentemente le offerte di medicinali fanno più male che bene. A volte, i farmaci forniti non corrispondono ai bisogni e alcune partite sono inviate alla "meno peggio", magari con le istruzioni scritte in una lingua sconosciuta nel Paese di destinazioneğ.

E gli esempi di questo ennesimo scandalo della "cooperazione" non mancano. In Lituania, nel 1993, undici donne hanno perso temporaneamente la vista per aver usato medicinali donati. In Armenia, dopo il terremoto del 1988, furono inviate qualcosa come 5000 tonnellate di farmaci e altri aiuti sanitari: per ben sei mesi, 50 persone hanno dovuto lavorare per vagliare il contenuto di questi aiuti, per scoprire, alla fine, che il quattro per cento dei farmaci era scaduto, la metà non era nemmeno identificabile e solo il 42 per cento poteva essere utilizzato. E ancora. In Eritrea, nel 1989, sono giunti sette camion di aspirine scadute: per distruggerle ci sono voluti sei mesi. Pur riconoscendo l'importanza che rivestono questi aiuti, l'OMS ha dovuto ammettere il fallimento delle esperienze di questi ultimi anni. Un disordine e uno spreco attribuiti a due principali fattori: ĞDa una parte, troppo spesso vige l'idea, completamente sbagliata, che in una situazione di emergenza sia meglio disporre di farmaci, qualunque essi siano, piuttosto che non averne affatto. Dall'altra, c'è un'assenza di comunicazione tra Paesi donatori e Paesi beneficiariğ. E forse, c'è anche una buona dose di malafede.

Lo spreco che ne deriva è enorme. In molti casi, i costi per l'immagazzinamento, il trasporto e il vaglio è superiore al valore delle medicine offerte. E, come se non bastasse, l'invio di medicinali scaduti può incoraggiare il loro furto e il mercato nero.

(da Liberazione del 3 maggio 96)