Un'inchiesta pubblicata in prima pagina dal quotidiano francese Le Monde a fine ottobre denunciava che "i paesi del Terzo mondo sono vittime di un traffico criminale di falsi medicinali". Naturalmente la notizia veniva ripresa, seppur in dimensioni ben più modeste, da altrettanto prestigiosi quotidiani italiani. Poi, il silenzio.
Il Terzo mondo tornava nel dimenticatoio con i giornali però pronti a riprenderlo in considerazione non appena si verifichino nuove tragedie. Ma cos'è quest'imbroglio dei medicinali fasulli? É soprattutto un grosso affare, stimato in circa 25.000 miliardi di lire corrispondenti ad una percentuale dal 5 al 10% dell'intero mercato mondiale farmaceutico. Purtroppo non si parla solo di cifre in denaro, ce ne sono altre. Decine di bambini morti, uccisi da prodotti non solo falsi, ma anche tossici; oppure bambini dei paesi più poveri lasciati indifesi davanti alle malattie da medicine e vaccini che contenevano farina, zucchero o semplice acqua invece dei componenti elencati sul cosiddetto foglietto illustrativo. Gli esperti del settore affermano che la contraffazione farmaceutica è nota da tempo. |
Non occorre essere geni dell'economia per capire che tali limitazioni incideranno sui bilanci delle multinazionali farmaceutiche. Queste allora avrebbero sollevato il problema, drammaticamente reale, dei falsi medicinali spacciati in ogni parte del mondo. Un modo per dire: "Voi ci ponete delle regole e noi le esigiamo su questo problema".
Un braccio di ferro in piena regola, mentre a rimetterci sono i paesi più poveri, indifesi contro il fenomeno dei falsi medicinali, come ci viene spiegato dal dottor Maurizio Bonati, responsabile del laboratorio Salute Materna Infantile dell'Istituto Mario Negri di Milano.
"La speculazione sui medicinali - esordisce il dottor Bonati - ha dimensioni che i non addetti ai lavori non possono nemmeno immaginare. La fabbricazione dei prodotti farmaceutici è in parte emigrata verso paesi dove la mano d'opera ha costi bassi. Abbiamo così, ad esempio, farmaci contro l'ulcera o per asmatici con etichetta Usa, ma confezionati in Slovenia e Indocina. In questi paesi, accanto alle fabbriche ufficiali, agiscono laboratori, più o meno clandestini, che producono falsi medicinali. Nasce così un mercato parallelo a quello ufficiale".
In questo mercato parallelo il prodotto è mal dosato o addirittura nocivo?
Certamente. Sovente si tratta di un dosaggio carente, e questo comportamento non è solo dei piccoli laboratori. Un'industria disonesta invece dei 100 milligrammi di un composto, dichiarati nel foglietto illustrativo, ne mette 95. É poca cosa, ma moltiplica per milioni di confezioni, vedrà che il guadagno non è esiguo. La tossicità di certi falsi medicinali non è nuova. É stato pubblicato anche nella letteratura scientifica. I casi più eclatanti riguardano Nigeria e Bangladesh dove decine di bambini sono morti e molti sono diventati ciechi, all'inizio degli anni '90, per uno sciroppo contro la tosse contenente antigelo per motori.
Sono stati trovati i responsabili
Sì e si trattava, appunto, di un laboratorio non registrato. In molti paesi, africani soprattutto, il governo riceve denaro non chiedendo la registrazione di un prodotto oppure concedendo la registrazione senza alcun controllo. Le grandi industrie evitano di sollevare grane, sia per non avere contraccolpi di immagine in Occidente, sia per tenersi buoni i governanti di quei paesi. Naturalmente calcolano e accettano in partenza il danno derivante da questa situazione.
Ci sono industrie che in certi paesi non entrano nemmeno. Sanno che il mercato è in mano ai falsi medicinali. Inoltre se si pensa che l'aspirina, venduta a 5-6 mila lire, ha un valore intrinseco di 10 o 20 lire, si può immaginare a quale prezzo "stracciato" è reperibile sulle bancarelle di molti paesi del sud del mondo. Abbiamo quindi casi sconcertanti come la Bosnia che esporta medicinali in Egitto o nel Nord Africa in genere.
A proposito di paesi produttori, più o meno ufficiali, dove nascono i falsi medicinali?
Soprattutto nell'Est europeo, Ungheria esclusa, dove si prevede che si svilupperà una produzione enorme. La Cina è gravemente indiziata, come il Brasile, la Spagna. il Belgio e l'Olanda, quest'ultima come paese di transito. Anche l'Italia è sotto osservazione. Da noi sono frequenti furti di Tir carichi di medicinali o in depositi farmaceutici, fatti chiaramente su ordinazione. Vittima dei falsi medicinali è soprattutto l'Africa: rappresentano oltre il 60% del mercato totale.
Un membro dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'olandese Martia Ten Ham, ha ricordato che già nel 1992 a Ginevra si era tenuto un convegno sulla "sicurezza farmaceutica". Ora se ne terrà un secondo nel marzo prossimo. Nel frattempo ha detto testualmente che "non è successo nulla". Lei è d'accordo?
Purtroppo concordo pienamente. Sembra questo il destino dei grandi convegni che ci riguardano da vicino, sia che si tratti di mine antipersona, di ambiente o di fame nel mondo. Non cambia mai nulla o molto poco e dopo molti anni.
É doloroso parlare di questi sprechi, di medicinali offerti con il cuore ma con la scadenza troppo vicina o già passata. Il dottor Maurizio Bonati, dell'Istituto Mario Negri di Milano, ha visitato con altri tre esperti dell'Oms i territori bosniaci definiti dall'accordo di Dayton. "Le donazioni - ci ha detto - richiedono coordinazione, interazione e cooperazione fra il ricevente e il donatore, in modo da rappresentare una risposta ad un reale bisogno e garantirne l'effettivo utilizzo".
"I medicinali sono utilizzati e distribuiti gratuitamente e rappresentano sicuramente un contributo ancora indispensabile per alcuni anni - prosegue Bonati. Tuttavia alcune distorsioni nel tentativo di questo aiuto umanitario indicano quanto siano opportuni adeguati provvedimenti. Molti "farmaci essenziali" come penicillina, analgesici, antipiretici, sono forniti da tutte le organizzazioni non governative e superano la reale necessità. Mancano o scarseggiano, invece, antitumorali, ormoni, psicofarmaci, sciroppi, gocce e pomate".
La missione in Bosnia stilerà un rapporto e verranno presentate proposte di intervento la cui efficacia, si spera, non venga diluita nei complicati percorsi della politica internazionale. (D.P.)