IL CONGRESSO USA PEGGIORA LA HELMS-BURTON
GUERRA DIPLOMATICA A STELLE
E STRISCE
Se qualcuno pensava che la legge Helms-Burton, virtuale dichiarazione di guerra al diritto internazionale da parte dell'ultra-destra nordamericana, fosse il massimo di sfrontatezza possibile, si era sbagliato.
A dimostrazione di come al peggio non vi sia mai fine, e di come ormai la politica statunitense verso Cuba meriterebbe più l'impegno degli analisti psichiatrici che degli analisti politici, lo scorso 6 maggio, la commissione Esteri della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto di misure tese ad inasprire ulteriormente le vessazioni piratesche contenute nella Helms-Burton. Gli emendamenti, una decina di capitoli che comportano altrettanti progetti, dovrebbero corredare la legge sulla "riforma della politica estera", a leggerli, c'è da chiedersi in che pianeta vivono i brontosauri orfani di Reagan e di Monroe. In alcuni casi, infatti, gli emendamenti sono delle semplici aggiunte - a carattere aggravante - alla Helms-Burton, in altri sono modifiche alle leggi precedenti. Il tutto è stato presentato grazie ad un fedele amico: il silenzio, che ha caratterizzato tutta la fase dibattimentale della commissione dietro le pressioni della destra repubblicana che, tanto al Senato come al Congresso, la politica estera la dirige. Gli stessi mezzi d'informazione congressuali e alcuni congressisti erano assolutamente ignari dell'approvazione delle misure. La tattica del silenzio, già precedentemente usata dalla lobby anticubana, facilita infatti l'approvazione delle misure che, ignorate, non possono essere certo modificate. Nella patria del "quarto potere", quello che funziona risulta quindi essere il silenzio.
La legge di riforma comprende le
misure per gli aiuti esteri, il preventivo del dipartimento di
Stato, insieme ad altri programmi internazionali e alla ristrutturazione
del servizio estero, che a ben vedere, comporterà un'iniezione
massiccia di spie riciclate dalla crisi dovuta alla fine della
guerra fredda e da burocrati legati in qualche modo alle lobbyes
più influenti a Washington. Sì perché una
delle caratteristiche più rimarchevoli che fà da
sfondo all'intera vicenda è quella legata alla totale "copertura
diplomatica" per i nuovi incarichi che dall'approvazione
degli emendamenti dovrebbero derivarne.
L'emendamento n. 308, relativo all'articolo della Helms-Burton che prevede la sospensione dell'assistenza Usa ai paesi che aiutano il governo cubano, definisce con maggiori particolari ciò che si considera commercializzare con Cuba su basi "non mercantili", rafforzando così il livello delle restrizioni previste per i paesi terzi e stabilendo che, entro 180 giorni dall'approvazione della legge, il presidente statunitense neghi assistenza economica per lo sviluppo a chi commercia con l'isola socialista a condizioni più vantaggiose di quelle previste dai livelli di mercato. In particolare, con la sezione 513, che concerne i requisiti per l'assistenza alla Federazione russa, si subordinano gli aiuti a Mosca alla non assistenza russa all'Avana in materia nucleare e si obbliga il presidente a informare il Congresso sulla decisione russa di interrompere il trasferimento di tecnologie nucleari a Cuba.
Quanto all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), nella sezione 1709 si subordina l'autorizzazione dei fondi statunitensi alla cessazione della sua assistenza a Cuba e si sancisce l'obbligo per il segretario di Stato di relazionare annualmente al Congresso.
Per quanto attiene alla sezione 506, relativa all'articolo della Helms-Burton e a quella Torricelli del '92, viene previsto lo stanziamento di due milioni di dollari entro il '98 per rafforzare l'esecutività delle due leggi. Finanziamenti ulteriormente aumentati (ma la cifra come volevasi dimostrare è segreta) dall'emendamento alla sezione 705, inerente all'articolo della Helms-Burton che prevede «aiuti ai gruppi di solidarietà per i diritti umani», laddove sotto la dicitura "diritti umani" si nasconde spesso attività di propaganda gestita e diretta - oltre che finanziata dagli Stati Uniti. Nell'emendamento viene sancito un processo di "certificazione" che la sezione d'interessi Usa all'Avana dovrà controllare per poi avere facoltà di supervisione nelle attività dei gruppi di "solidarietà e diritti umani" comicamente detti.
La sezione 1705 emenda la sezione 401 della Helms-Burton, obbligando il segretario di Stato a elaborare una relazione trimestrale sull'applicazione dell'articolo 4 della legge, richiedendo una serie di dati sui paesi sanzionati.
Insomma un pacchetto di emendamenti che non solo ha lo scopo di tentare il soffocamento di Cuba, ma che mentre condiziona ulteriormente fino a ridurre al lumicino il potere d'intervento dell'esecutivo in materia di politica estera, azzerando il già ridotto livello di flessibilità nella sua politica verso Cuba, si fa allegramente beffa dell'accordo sottoscritto poco tempo addietro tra Stati Uniti e Unione europea.
Proprio sul capitolo 4 della legge, infatti, l'accordo tra Ue e Usa, stipulato dopo una forsennata campagna diplomatica statunitense in Europa, attraverso il cavallo di Troja spagnolo, prevedeva la rinuncia da parte europea al ricorso al Wto (World Trade Organization, l'organizzazione mondiale del commercio) in cambio della progressiva modifica dell'articolo e, comunque, della sospensione del capitolo 3 e 4 della legge, che si riferiscono alle ritorsioni americane contro le imprese e gli imprenditori europei che sono in affari con Cuba.
A questo proposito, come ciliegina stilla torta, i congressisti fedeli all'ultrareazionario presidente della commissione Esteri del Senato statunitense, Jesse Helms, e legati a triplo filo all'organizzazione mafiosa di Miami Fnca (Fondazione nazionale cubano-americana) di Jorge Mas Canosa, hanno già annunciato che stanno lavorando ad un nuovo progetto d'ampliazione della legge Helms-Burton.
Nel nuovo testo verranno proposte
riscossioni di tasse, negli Stati Uniti, dalle aziende di paesi
terzi che fanno affari a Cuba e sanzioni contro chi dovesse rifiutarsi.
Circolano anche due altri disegni di legge preparati da membri
della commissione Esteri del Congresso che prevedono l'impossibilità
per il presidente di rimandare i processi giudiziari che stabilisce
il capitolo 3 della Helms-Burton. In uno dei due disegni questo
diviene operante già dal giugno 1997, nell'altro si continua
invece a permetterlo a condizione che i paesi terzi rispettino
sette condizioni specifiche che includono la rinuncia attuale
e futura a qualsiasi ricorso al Wto. Lungi dal consolidare la
mediazione con l'Unione europea e il Giappone, la Russia, il Messico
e il Canada, (tutti paesi che commerciano con Cuba e che hanno
annunciato la loro opposizione ed eventuali contromisure alla
legge anticubana) quello che la destra yankee sta pianificando,
è un rafforzamento della Helms-Burton e un ulteriore ampliamento
del suo carattere di extraterritorialità. Fino ad ora
non ci sono reazioni ufficiali della Casa Bianca, che del resto
appare lontana dagli standard minimi di decenza e autonomia politica
che dovrebbero guidare l'azione internazionale dell'esecutivo.
Si tratta ora di vedere se l'Europa e gli altri paesi saranno
capaci di uno scatto d'orgoglio nella difesa del diritto internazionale,
considerandosi sciolti da ogni compromesso finora intrapreso e
dando via libera al ricorso al Wto e,, soprattutto, alle contro-sanzioni,
che riportino l'arroganza imperiale alla realtà delle relazioni
internazionali.