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CRONACA DI UNA SCOMUNICA ANNUNCIATA:
ROMA PUNISCE IL TEOLOGO TISSA BALASURIYA

28362. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ecco fatto. La vicenda di p. Tissa Balasuriya, teologo dello Sri Lanka sotto inchiesta da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per il suo libro su Maria (v. Adista nn. 45 e 46/96), è giunta alla conclusione: scomunica. Una parola pesante come un macigno, di cui non si parlava più dai tempi di Léfèbvre. La sanzione, datata 8 dicembre, era nell'aria già da tempo, almeno da quando, il 15 maggio di quest'anno, p. Balasuriya, religioso degli Oblati di Maria Immacolata, si è rifiutato di sottoscrivere una «professione di fede» ad hoc che la Congregazione per la Dottrina della Fede gli aveva ingiunto di firmare, pena il ritiro della qualifica di teologo nonché la scomunica «latae sententiae» (automatica).
Il tutto senza un processo, nonostante quanto prescrive il Diritto Canonico agli articoli 50 e 22 1. E senza un dialogo. P. Balasuriya ha tentato invano per quattro anni di ottenere, tanto dalle autorità della Chiesa del suo Paese quanto da Roma, un'inchiesta giudiziario sulle accuse mosse contro il suo libro. Niente da fare. E la condanna è arrivata. Essa «viola gravemente i miei diritti di cattolico e di persona umana», ci ha dichiarato. «Nessuno ha ancora provato in alcun tribunale giudiziario che ciò che ho scritto è una defezione dalla fede cattolica». E ha aggiunto: «Ho più e più volte scritto a tutte le autorità che sono pronto a correggermi pubblicamente se si prova che sono in errore rispetto alla scienza teologica contemporanea di fronte ad un tribunale equo».
La Congregazione aveva prodotto, nel 1994, Il pagine di «osservazioni» sul libro di Balasuriya, cui quest'ultimo aveva replicato, nel marzo dell'anno successivo, con un'analisi, lunga 55 pagine, di ognuno dei punti contestati. Sette mesi più tardi il dicastero vaticano rispondeva che tale analisi era «insoddisfacente». Perché? Bisognava aspettare altri sei mesi per saperlo: «La Congregazione - ha scritto il dicastero vaticano - ha trovato insoddisfacente la sua risposta del marzo 1995 perché non faceva riferimento direttamente ai dubbi che sono sorti riguardo al suo libro Mary andhuman Liberation e che sono stati espressi nelle "Osservazioni"». Infine, l'ingiunzione di firmare una professione di fede redatta ad hoc; altrimenti sarebbe incorso nella scomunica, secondo il can. 1364 del Codice di Diritto Canonico, che afferma: «L'apostata, l'eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica "latae sententiae" fermo restando il disposto del cari. 194, par. 1, n. 2 (che recita: «là rimosso dall'ufficio ecclesiastico per il diritto stesso (... ) chi si è separato pubblicamente dalla fede cattolica o dalla comunione con la Chiesa», ndr)». La sanzione implica anche l'uscita di Balasuriya dalla Congregazione degli Oblati, secondo il cari. 694 del Codice di Diritto Canonico.
P. Balasuriya quella professione non l'ha sottoscritta. «Era sinistramente incompleta e potenzialmente sviante nelle sue citazioni del Vaticano 11», ci ha detto, «omettendo stranamente i riferimenti ai percorsi di salvezza aperti alle persone di altre religioni e a tutte le persone di buona volontà». Inoltre, ha spiegato, conteneva «elementi che non sono definiti necessariamente dottrina cattolica, come il fatto che "la Chiesa non ha alcuna autorità per conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne"».
Come si è comportata la Chiesa dello Sri Lanka? La Congregazione per la Dottrina della fede, ci ha raccontato ancora p. Balasuriya, «ha impedito d'autorità alla Conferenza episcopale di arrivare ad una soluzione di questa vicenda con un processo di inchiesta e/o di mediazione». L'arcivescovo di Colombo, mons. Nicholas Fernando, il 14 maggio di quest'anno, gli ha scritto: «Ho ricevuto ora una lettera personale della Congregazione in cui si dice che la competenza circa il caso del suo libro è di esclusiva pertinenza di quel dicastero».


SU GESÚ E LA MADONNA GLI "ERRORI" DI BALASURIYA

28363. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Ma che cosa afferma di così grave p. Tissa Balasuriya (v. notizia precedente) nel suo libro «Mary and Human Salvation», pubblicato nel 1990? A far problema è principalmente la sua interpretazione del peccato originale e della redenzione di Cristo (v. Adista n. 46/96). Occorre tenere presente che il teologo, che opera in un contesto in cui il cattolicesimo non è la religione dominante, è costantemente sfidato a ripensare i dogmi fondamentali della tradizione cristiana alla luce dell'induismo e del buddhismo. Egli ritiene che l'idea cristiana di «un'umanità che nasce ripudiata dai suo creatore», con Maria che ha dovuto essere preservata dal destino umano con l'immacolata Concezione, è inaccettabile per le altre fedi. Critica inoltre l'immagine di Gesù come «unico, universale e necessario redentore», affannando, però, che «il concetto della grazia divina intesa come derivante da Cristo non deve essere un ostacolo al dialogo con persone di altre religioni teistiche, dal momento che la grazia è vista come benevolmente concessa a tutti gli esseri umani».

Balasuriya afferma di non rifiutare le dottrine cristologiche conciliari, bensì le aberrazioni teologiche che ignorano «Gesù come essere umano pienamente consapevole e capace di soffrire, essere adirato e persino tentato». Analogamente critica la teologia che fa di Maria «più un essere celeste (che parla con gli angeli) che una concreta donna del popolo», più una donna obbediente e fedele che una donna «forte, della classe operaia».


AD OGNI TEOLOGO LA "SUA" PROFESSIONE DI FEDE.
ECCO QUELLA CHE IL S. UFFIZIO HA CHIESTO A P. BALASURIYA

28394. COLOMBO-ADISTA. La scomunica inflitta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a p. Tissa Balasuriya, il teologo della liberazione dello Sri Lanka (v. Adista, n. 87/96), non è ancora "esecutiva". P. Tissa ha fatto ricorso a Giovanni Paolo II, la più alta istanza di appello. In attesa del risultato del ricorso, gli effetti della scomunica sono dunque sospesi (Codice di Diritto Canonico, 1353). li religioso degli Oblati di Maria aveva ricevuto dalle mani del Nunzio apostolico nello Sri Lanka, mons. Osvaldo Padilia, e in presenza del superiore provinciale degli Oblati, p. John Camillus Fernando, la scomunica emessa dal S. Uffizio dopo il rifiuto da parte di p. Tissa di sottoscrivere la «professione di fede». Una professione speciale, tanto speciale che non si capisce quale testo sia. Non è la «Solenne professione di fede» di Paolo VI del 30 giugno '68, e fin qui nulla di strano: quella di Paolo VI, che è molto più lunga, p. Balasuriya a suo tempo già la firmò. Non è quella divulgata nel marzo del 1989, che è molto più breve; e neanche quella contenuta nel Regolamento per la Curia del 1992, che, diversamente da quella sottoposta al teologo dello Sri Lanka, include la questione del "Filioque" (lo Spirito Santo procede dal Padre "e dal Figlio"). Probabilmente, dunque, il testo è stato redatto ad hoc per p. Balasuriya. Dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, alla quale ci siamo rivolti, nessuna informazione ci hanno voluto rilasciare in merito: «Testi e delibere della CDF sono a tempo debito pubblicati sui bollettini della Congregazione stessa e diffusi dalla Sala Stampa».
Rispetto alle tre formule di professione citate sopra, la differenza più macroscopica, nel testo inviato a Balasuriya, è l'aggiunta della seguente frase: «accetto e credo fermamente che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne (Johannes Paulus II, Ordinatio sacerdotalis, 4)». La conferma che quanto meno la frase sulla Ordinatio è effettivamente un'aggiunta ad esclusivo "servizio" di p. Tissa l'abbiamo avuta dalla Sala stampa vaticana, dove ci hanno sibillinamente spiegato che il teologo avrebbe dovuto sottoscrivere quelle parole perché contenevano una affermazione «di natura cristologica e mariologica che nella sua teologia ha negato».
Il teologo dello Sri Lanka ha comunque sempre sostenuto che non vedeva il motivo di sottoscrivere la professio fidei una seconda volta: per caso, si chiede Balasuriya, quella cosiddetta di Paolo Vi ("adattamento" alla Chiesa cattolica della formula del Simbolo Niceno-costantinopolitano del 3 8 1, che è il Credo di tutte le Chiese cristiane) non è più valida?
Valida o no, sicuramente le formule successive (quelle ddll'89 e del '92) costituiscono, se così si può dire, un arretramento rispetto al Credo di Paolo VI. In questo si parla, ad esempio, di infallibilità del pontefice, ma anche di infallibilità del collegio del vescovi quando esercita con il papa il «magistero supremo» (punto assente nelle formule successive). E nei testi dell'89 e del'92, invece, ma non nella professione di fede di Paolo VI, la frase: «aderisco con religiosa sottomissione di volontà e di intelletto agli insegnamenti che tanto il Romano Pontefice quanto il collegio dei vescovi enunciano quando esercitano l'autentico magistero anche se proclamano quegli insegnamenti in modo non definitivo».
Di seguito il testo, inviato dalla Congregazione di Ratzinger, che p. Balasuriya ha rifiutato di firmare.

Con fede salda io credo in tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, sia per scritto sia trasmesso nella Tradizione, che la Chiesa, sia nei solenni pronunciamenti sia nel suo Magistero ordinario e universale, stabilisce come divinamente rivelato e richiesto per fede (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Professio Fidei).
In particolare:
Credo che con la Divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare Se stesso e i decreti eterni della Sua volontà riguardo alla salvezza del genere umano (cfr. Dei Verbum 6).
Credo in Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre (cfr. Symbolum Constantinopolitanum, DS 150). Confesso uno e lo stesso Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, lo stesso perfetto in divinità e perfetto in umanità: due nature, senza confusione o scambio, senza divisione o separazione. La distinzione tra le due nature non è stata mai abolita dalla loro unione, ma piuttosto il carattere proprio di ciascuna delle due nature è stata preservata quando esse sono diventate una sola persona (cfr. Symbolum Chalcedonense, DS 301-302). Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo: per opera dello Spirito Santo Egli nacque dalla Vergine Maria e fu fatto uomo. Fu crocifisso per la nostra salvezza patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture; è salito al cielo e siede alla destra del Padre. Verrà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti, e il suo Regno non avrà fine (cfr. Symbolum Constantinopolitanum, DS 150).
Credo nella Chiesa, una, Santa, Cattolica e apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme società visibile costituita di organi gerarchici e comunità spirituale (Paulus VI, Sollemnis Professio Fidei, n. 19). Credo che la Chiesa, ora pellegrina sulla terra, è necessaria per la salvezza: solo il Cristo è il mediatore e la via della salvezza; Egli è presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa. Per questo non possono salvarsi coloro che, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare (cfr. Lumen Gentium 14).
lo credo come divinamente rivelato che Maria, sempre Vergine (cfr. Symbolum Apostolicum, DS 10; Symbolum Toletanum, DS 189; Concilium Constantinopolitanum II, DS 422; Concilium Lateranense IV, DS 801), è realmente la Madre di Dio (cfr. Concilium Ephesinum, DS 252). Credo anche che dal primo momento del suo concepimento, per una singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, fu preservata immune dalla macchia del peccato originale (cfr. Pius IX, Ineffabilis Deus, DS 2803) e, una volta che il corso della sua vita terrena si concluse, fu assunta nella gloria del cielo in anima e corpo (cfr. Pius XII, Munificenfissimus Deus, DS 3903).
Credo che i vescovi, per divina istituzione, sono succeduti al posto degli apostoli (cfr. Lumen Gentium 20). San Pietro e gli altri apostoli, per volere del Signore, costituiscono un unico collegio apostolico (cfr. Lumen Gentium 22). Credo che il successore di Pietro con l'assistenza dello Spirito Santo conserva gelosamente e spiega fedelmente la Rivelazione o il deposito della fede che fu tramandato per mezzo degli apostoli (cfr. Pastor Aeternus, DS 3070). Credo perciò che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando agisce come pastore e maestro di tutti i Cristiani, e definisce, in virtù della Sua suprema autorità, una dottrina in tema di fede o di morale che deve essere accettata dalla Chiesa universale, possiede per mezzo della divina assistenza promessa a lui nella persona del Santo Pietro, l'infallibilità della quale il divino Redentore volle dotare la sua Chiesa nel definire la dottrina che concerne la fede o la morale. Credo che tali definizioni del Romano Pontefice siano pertanto irreformabili di per sé, e non a causa del consenso della Chiesa (cfr. Pastor Aeternus, DS 3074).
Credo che ciò che è stato trasmesso dagli apostoli è il Vangelo che Cristo ha ordinato loro di predicare a tutti gli uomini come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale (cfr. Dei Verbum 7).'Ciò comprende tutto quanto contribuisce alla condotta santa del Popolo di Dio e all'incremento della fede (cfr. Dei Verbum 8).
Credo che le verità divinamente rivelate, contenute ed espresse nei libri delle Sacre Scritture, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. Tutti interi i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, hanno Dio per autore, e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Riconosco, perciò, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore, la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle Sacre Scritture (cfr. Dei Verbum I 1).
Credo come divinamente rivelato che in Adamo tutti hanno peccato, il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, a tutti comune, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa. E quindi è la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che inizialmente la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Credo dunque che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana non per imitazione, ma per propagazione, e che esso è in tutti gli uomini, proprio a ciascuno; non può essere eliminato dal potere dell'umana natura. Credo che nostro Signore Gesù Cristo mediante il sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi. Credo e confesso un solo battesimo istituito da nostro Signore Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini piccoli che non hanno ancora potuta> rendersi colpevoli di alcun peccato (cfr. Paulus VI, Sollemnis Professio Fidei, AAS 60 (1968), n. 16-18. Cfr. Concilium Tridentinum, Decretum de peccato originali, DS 1511-1514).
Inoltre accetto e credo fermamente ognuna e tutte le cose che vengono presentate come definitive da questa stessa Chiesa riguardo alla dottrina su fede e morale (cfr. CDF Professio Fidei).
In particolare:
Riconosco che Cristo, chiamando solo uomini come suoi apostoli, non è stato guidato da motivi sociologici o culturali propri del suo tempo, ma ha invece agito in modo del tutto libero e sovrano (cfr. Johannes Paulus Il, Ordinatio Sacerdotalis 2). Perciò, accetto e credo fermamente che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne (Johannes Paulus Il, Ordinatio Sacerdotalis 4).
In più aderisco con religiosa sottomissione di volontà e intelletto agli insegnamenti che tanto il Romano Pontefice quanto il collegio dei vescovi enunciano quando esercitano l'autentico magistero anche se proclamano quegli insegnamenti in modo non definitivo (CDF Professio Fidei).


Articolo tratto dal periodico di informazione cattolico ADISTA, via Acciaioli 7, 00186 Roma