Porto Rico è un'isola dell'arcipelago antillano, all'est della Repubblica Dominicana.
Gli indigeni dell'isola (i "Tainos") la chiamarono "Boriquén" e per questo i Portoricani sono conosciuti anche come Boricua.
Dal 1493, con l'invasione degli Spagnoli, inizia l'era coloniale che dura fino ai nostri giorni. Le numerose cospirazioni, fughe e rivolte di Tainos e schiavi Africani, sottoposti a inumane condizioni di vita, hanno segnato gli albori della lotta di resistenza del popolo portoricano.
Nel 1898 gli USA invadono Porto Rico ed è così che l'isola passa da un potere coloniale ad un altro. Gli USA instaurano un governo militare che dura fino al 1990 e un regime civile di carattere assolutista: si impone la lingua inglese in tutto il sistema educativo del paese, come tecnica di assimilazione culturale, finché le lotte del popolo restituiscono nel 1948 la lingua di Porto Rico, lo spagnolo, alle scuole pubbliche dell'isola. Nel 1917 il governo degli USA impone la cittadinanza nordamericana ai Portoricani, nonostante l'opposizione unanime della Camera dei Delegati, in quel momento unico corpo legislativo di elezione popolare. Tale cittadinanza ha permesso agli USA d'inviare i Portoricani in guerre dove essi sono morti in maggior numero che i nordamericani !
Le relazioni tra USA e Porto Rico sono configurate da quanto stabilito dal Tribunale Supremo Nordamericano: "PORTO RICO APPARTIENE AGLI STATI UNITI, MA NON E' PARTE DEGLI STATI UNITI". Questo stesso Tribunale riconosce la sovranità piena del Congresso USA su "la proprietà di Porto Rico", acquisita come bottino di guerra al termine della Guerra Ispanoamericana, bottino che include sia la terra che gli abitanti.
Lo stesso Tribunale riconosce inoltre il diritto del Congresso a discriminare i Portoricani residenti nell'isola, ogni volta che lo valuti opportuno e rispetto a qualsiasi tipo di legge. In questo Tribunale i Portoricani sono rappresentati da un cosiddetto "commissario residente" il quale ha diritto di parola a discrezione della struttura ma non ha diritto al voto.
Ogni legge approvata dagli organi legislativi portoricani può essere revocata dal Congresso USA e le decisioni dei suoi Tribunali nazionali sono soggette alla revisione delle Corti statunitensi. Viceversa, le leggi del Congresso USA vengono applicate in Porto Rico, fatto salvo che non sia esplicitamente escluso.
Alla fine, non c'è un solo aspetto della vita portoricana che non sia soggetto al controllo del Governo degli USA. In termini concreti questo significa che il Congresso del Paese che domina Porto Rico determina:
A questo sistema di controllo assoluto si sono affiancati programmi di esperimenti umani che in alcuni casi hanno assunto carattere di genocidio, come gli esperimenti di tecniche anticoncezionali sulle donne, fino ad arrivare alla sterilizzazione di circa un terzo della popolazione femminile in età fertile; gli esperimenti sugli effetti delle radiazioni; gli esperimenti di iniezione di cellule cancerogene in pazienti che non erano soggetti volontari.
A quanto detto occorre aggiungere l'esodo massiccio della popolazione, che ha avuto come risultato l'emigrazione di quasi metà del popolo portoricano verso gli USA. Sia la politica di emigrazione forzosa che la sterilizzazione di massa delle donne sono condannate dalla convenzione sul genocidio, approvata dalle nazioni unite nel 1948, che definisce il genocidio come azioni effettuate "con intenzione di distruggere parzialmente o totalmente un gruppo nazionale, deliberatamente imponendo al gruppo condizioni di vita mirate a produrre la sua distruzione fisica totale o parziale e imponendo misure destinate a evitare le nascite nel gruppo".
Le Nazioni Unite, sia nella Carta che nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e nelle Convenzioni Internazionali sui diritti economici, sociali e culturali, politici e civili, stabiliscono non solo che la libera autodeterminazione è un diritto umano fondamentale ma anche che il conseguimento della stessa è imprescindibile al fine di conseguire ogni altro diritto. Da qui il ruolo fondamentale dell'ONU nella lotta al colonialismo. Di qui anche le sue risoluzioni che dichiarano il colonialismo crimine contro l'umanità e l'appello affinché nell'anno 2000 il colonialismo, come sistema di dominazione razzista e oppressiva, sparisca dalla Terra.
Dal 1972, il Comitato di Decolonizzazione delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto di Porto Rico alla libera autodeterminazione e indipendenza; dal 1973 ha chiesto agli USA che assumano tutte le misure necessarie perché Porto Rico possa esercitare tale diritto.
Gli USA hanno ignorato completamente queste richieste e, mentre si celebra il cinquantennale dell'ONU, il caso coloniale di Porto Rico è ancora senza soluzione.
Il persistere di questa relazione coloniale è condannato
da tutte le componenti ideologiche del paese, anche da coloro
che aspirano all'annessione al paese dominante.
Porto Rico soffre di una continua crisi economica dovuta al carattere colonial - capitalista della sua economia. L'isola è dominata da imprese straniere nordamericane, tra cui molte multinazionali, le quali, insieme al Governo degli USA, hanno impiantato modelli economici a detrimento del capitale nativo e delle sue possibilità di generare un'economia propria, affine alla realtà e alle necessità della nazione portoricana.
Il capitale nordamericano ha ottenuto il controllo
I guadagni generatisi per le imprese nordamericane sono andati crescendo negli anni, come dimostra il seguente quadro:
1970 1.132 milioni di $
1980 4.292 milioni di $
1989 8.109 milioni di $
1992 10.412 milioni di $
Per il 1992 tali guadagni rappresentano il 34% di quanto prodotto in Porto Rico in quell'anno (che fu di 30.565 milioni di $).
Il rapporto del debito è invece inverso e per l'anno 1994 ogni Portoricano, alla nascita, risultava gravato da un debito approssimato di 7.380 $. Questo, senza alcun dubbio, è uno dei debiti pro capite più alti di tutta l'America Latina.
I modelli economici impiantati a Porto Rico non hanno risolto la disoccupazione di massa che ha sempre caratterizzato l'isola. Per l'anno 1994 il tasso di disoccupazione generale era del 16%; del 39,5 fra i giovani da 16 a 19 anni. Si ritiene che questa cifra sottostimi la realtà per una percentuale dal 15 al 25%.
Le industrie straniere hanno generato pochissimo impiego perché la domanda è in gran parte di tecnici con alta specializzazione e non risponde alle caratteristiche della forza lavoro locale in cui predominano operai non qualificati.
Il Governo degli USA e gli intermediari nazionali hanno forzato lo spostamento di massa della popolazione portoricana verso la metropoli.
Fra gli anni '40 e '70 si diede impulso ad una politica di emigrazione forzosa che spostò verso gli USA 834.000 persone, cioè l'equivalente del 48% della popolazione in età lavorativa nel '70. La popolazione attualmente residente negli USA è approssimativamente pari a 2,7 milioni, che rappresenta il 43,5 % della popolazione portoricana totale (stimata in 6,2 milioni).
D'altro lato si è stimolata la sostituzione della popolazione portoricana con gruppi stranieri sostenitori della politica colonialista degli Stati Uniti.
In questo modo, lo spostamento migratorio permette al regime coloniale di diminuire le possibilità di conflitto nella popolazione oppressa dalla dominazione, assicura lo sfruttamento continuato del lavoratore portoricano nelle città nordamericane, riduce il sentimento d'identità nazionale e culturale, favorendo la perdita di cultura dei Boricuas che emigrano negli USA dove, invece, sono oggetto del razzismo istituzionale che prevale negli USA e mantiene i Portoricani in condizioni economiche gravissime.
Per mantenere a galla il proprio regime, gli USA si sono trovati nella necessità d'immettere nell'isola fondi a grandi dosi, cosa che ha prodotto il risultato di una crescente dipendenza del Governo di Porto Rico riguardo i programmi di benessere sociale del Governo USA. Tanto che, benché il popolo di Porto Rico abbia raggiunto un certo grado di relativa modernità, il 58,9% della popolazione è ancora sotto il livello di povertà: così si spiega come Porto Rico abbia una povertà più pesante del Mississippi che è lo Stato più povero degli USA.
Ovviamente questo flusso di denaro è finalizzato alla riduzione della tensione sociale nei settori più poveri.
In conclusione: la base delle risorse umane è disoccupata o sottoccupata, il capitale finanziario è più orientato alla speculazione che alla produzione, la terra coltivabile è abbandonata al punto che Porto Rico produce ciò che non consuma e consuma ciò che non produce.
Questo è terreno fertile per la demoralizzazione e la disintegrazione sociale, essendo abissale la differenza fra le aspirazioni e i mezzi legittimi per soddisfarle. Questi fattori spiegano l'alto livello di deterioramento sociale che sperimenta oggi Porto Rico.
Altri aspetti associati a questo modello economico di dipendenza sono la contaminazione dell'ambiente e gli effetti negativi sulla salute dei lavoratori e sulle comunità: incremento della deforestazione e riduzione della capacità del suolo di trattenere le acque nei periodi d'intensa pioggia; contaminazione crescente dell'aria; contaminazione delle acque di superficie e delle sotterranee con rifiuti industriali tossici. L'incidenza di infermità respiratorie, della pelle, allergie e ultimamente il cancro, è arrivata a proporzioni epidemiche in molti municipi dell'isola.
Il problema si complica ancora più perché i regolamenti
ambientali vigenti negli USA non si applicano a Porto Rico o si
applicano in modo diverso, cosa che lascia il campo libero alle
industrie contaminanti.
E' molto frequente sentire nell'isola la frase "Porto Rico ha una società malata". Questa diagnosi comune nasce dall'esperienza di vita di un popolo, che conosce la sofferenza sociale
Il tema della salute mentale emerge in modo eloquente. Diversi studi realizzati dalla Facoltà di Lavoro Sociale dell'Università di Porto Rico hanno rivelato che le malattie mentali colpiscono il 22,5 % della popolazione.
Uno studio epidemiologico del 1984 sui disordini mentali dell'infanzia ha rivelato che c'erano circa 150.000 bambini che necessitavano di cure specialistiche.
In quanto all'alcolismo e all'uso di droghe Porto Rico presenta uno dei tassi più alti del mondo: è tra i primi 10 paesi del mondo per il consumo di alcolici procapite ed è tra i primi 5 per il consumo di droghe.
Un altro indicatore che rivela il grave deterioramento della qualità della vita è l'alto tasso di criminalità. La Polizia fornisce i seguenti dati riferiti al periodo 10 gennaio-15 giugno 1995:
Questo deterioramento sociale cresce in un contesto di grave penetrazione culturale: il controllo straniero e "filostraniero" dei mezzi di comunicazione è quasi assoluto, non c'è alcuna possibilità di far passare la cultura autoctona in quanto i "media" la disprezzano, mentre ricalcano l'ideologia consumista che è base dell'economia della dipendenza.
Nonostante questa aggressione culturale costante, in tutti gli
aspetti della vita portoricana c'è una profonda resistenza
culturale che riafferma la lingua spagnola, il senso di appartenenza
nazionale e culturale nel contesto caraibico e latinoamericano,
in aperta opposizione al regime ufficiale dell'assimilazione.
L'origine della militarizzazione forzata della società portoricana risale all'imposizione della cittadinanza nordamericana ai Portoricani, finalizzata ad obbligarli a servire nelle forze armate degli USA.
Così hanno partecipato, sotto la minaccia del carcere, a tutte le aggressioni militari statunitensi.
Le lotte dei Portoricani contro il servizio militare obbligatorio, in particolare durante la guerra del Vietnam, contribuirono a indurre il Governo degli USA a rivedere la legge del servizio militare obbligatorio.
Purtuttavia la politica USA in Porto Rico forza i giovani delle classi più povere ad optare per il servizio militare per garantirsi la sopravvivenza economica.
Migliaia di Portoricani sono stati obbligati a partecipare nelle guerre degli USA, dalla 1a Guerra Mondiale alla Guerra del Golfo Persico. Più di 200.000 Portoricani sono stati inquadrati nelle Forze Armate statunitensi. Nella Guerra del Vietnam i Portoricani, proporzionalmente, ebbero più morti nelle proprie fila che qualsiasi Stato degli USA.
Il 13% della terra coltivabile è stata riservata dal Governo USA a fini militari. Nel settore orientale dell'isola si trova il complesso militare nordamericano più grande fra quelli fuori dei suoi confini nazionali.
Questo stesso complesso ha espulso la maggioranza della popolazione delle due isole municipio di VIEQUES e CULEDRA per realizzarvi operazioni ed esercitazioni militari degli USA, della NATO e di alcuni paesi latinoamericani.
Da qui si controlla l'area del Sud Atlantico e sempre da qui gli USA sono partiti per le loro invasioni:
La Marina da Guerra degli USA s'è praticamente appropriata dell'isola di Vieques: difatti occupa il 70% del territorio del Municipio. Quest'intervento nella vita degli abitanti ha forzato i quasi ¾ di questi a emigrare nelle isole vergini ed ha avuto come conseguenza la distruzione dell'ambiente e dell'habitat naturale marino, una delle principali risorse di sussistenza di Vieques. Un geografo portoricano ha calcolato che in seguito alle esercitazioni della Marina, la Punta Est di Vieques ha più crateri per Km quadrato della Luna.
Se all'area dei terreni coltivabili utilizzati a fini militari aggiungiamo le altre terre, risulta che il 20% del suolo portoricano è occupato dall'esercito nordamericano: questo fa di Porto Rico l'UNICO PAESE AL MONDO che riserva una tale porzione della propria terra agli usi militari.
Ci sono fonti che segnalano che nel complesso militare di Roosvelt Roads, all'est di Porto Rico, è immagazzinata una quantità di armamenti nucleari sufficiente a cancellare dalla Terra non solo Porto Rico ma tutto l'arcipelago antillano e alcuni dei Paesi che stanno intorno all'Isola.
Questa situazione viola il Trattato di Tlatelolco, firmato anche dagli USA, il quale dichiara l'America Latina zona denuclearizzata.
Gli Stati Uniti mantengono circa 3.600 soldati in Porto Rico, che costituiscono una CONTINUA MINACCIA PER L'AMERICA LATINA e per i Portoricani stessi che si oppongono al regime di oppressione nel loro Paese.
Se a tutto quanto già detto aggiungiamo il fatto che Porto Rico ha una forza militare di 13.000 persone (escludendo i 12.400 Portoricani della Guardia Nazionale dell'esercito USA in Porto Rico) e che l'Isola ha forze di Polizia in numero di 1 poliziotto ogni 81 Portoricani (in confronto ad un poliziotto per 400 nicaraguensi in piena dittatura di Somoza) la società portoricana è una delle più militarizzate del Caribe e dell'America Latina. Non ci sono dubbi che il livello di militarizzazione che prevale in Porto Rico ha come obiettivo principale sedare ogni insorgere di malcontenti.
Ma nonostante questa presenza militare, il Governo degli USA ha imposto un sistema di vigilanza che va dall'intercettazione telefonica fino alla schedatura poliziesca di più di 100.000 persone simpatizzanti dell'indipendenza: infatti il Governo coloniale di Porto Rico riconosce che ci sono 137.000 schedature e ciò equivale ad uno schedato come "sovversivo" ogni 25 Portoricani. Nella Spagna di Franco il rapporto era di uno ogni 350 Spagnoli.
E questo numero di schedature non include quelle realizzate dalle diverse agenzie investigative del Governo USA.
Questa situazione ha fatto sì che il Comitato di Decolonizzazione segnalasse nel 1979 "l'intensificazione delle persecuzioni, violenze e sistemi repressivi ai quali sono sottomesse le organizzazioni e le persone che lottano per l'indipendenza e che costituiscono serie violazioni ai diritti inalienabili del popolo".
Questa preoccupazione del Comitato si mantiene quasi immutata fino al 1987 - '88 quando prende nota che "in violazione flagrante di diritti civili e politici, per decadi è esistita una pratica sistematica di discriminazione e persecuzione ufficiale diretta contro migliaia di Portoricani".
La stessa situazione continua fino ad oggi.
La repressione politica non si limita solo all'intimidazione ma include anche violenze nel lavoro e nel quartiere, accuse di cospirazione sediziosa, indagini del cosiddetto Grande Giudice che permette di incarcerare quelli che si rifiutano di dare informazioni sulle sezioni indipendentiste, arresti paramilitari, assassinii fatti dagli squadroni della morte e brutalità poliziesche.
La repressione si estende in una forma ancora più brutale contro i combattenti anticoloniali, catturati in azioni politico-militari contro gli USA. Attualmente ci sono 6 donne e 9 uomini combattenti anticoloniali rinchiusi nelle carceri nordamericane da più di 15 anni.
Non solo sono criminalizzati, ma, oltre che essere giudicati da Corti "dell'Impero", alla sentenza illegale che s'impone loro, fuori del diritto internazionale, si aggiunge l'entità sproporzionata delle pene, l'esilio carcerario e il trattamento crudele, degradante e inumano che viola la maggioranza delle norme minime riconosciute internazionalmente sul trattamento carcerario.
Organizzazioni come Amnesty International e Human Right's Watch hanno dichiarato che le condizioni in cui vivono questi prigionieri sono di tortura psicologica e abuso fisico.
Le Corti degli USA pronunciarono nel 1981 condanne 19 volte più dure della media delle sentenze emesse per ogni tipo di crimine. Questi Portoricani hanno sofferto abusi che includono l'isolamento prolungato, la privazione sensoriale, la negazione del trattamento medico, la violenza psicologica e brutali assalti fisici e sessuali.
Il termine delle loro condanne è previsto al 2004, 2014, 2085.
A questo gruppo di perseguitati politici nelle carceri nordamericane bisogna aggiungere quelli che sono in esilio in seguito alle loro posizioni a favore della liberazione di Porto Rico.
Nonostante l'alta militarizzazione della società, la repressione generalizzata e la violazione sistematica dei diritti umani delle persone che difendono il diritto di Porto Rico alla sua libera determinazione e indipendenza, gli USA non hanno potuto soffocare la lotta per la liberazione dell'Isola. Al contrario, ciò che la storia ci dimostra è la persistenza di questa lotta in un popolo sistematicamente e continuamente perseguitato.
Questa lotta contro il regime oppressore si manifesta in diverse forme: tra le altre, l'ambientalista, la femminista, la sindacalista, la studentesca e l'antimilitarista. I settori religiosi s'integrano significativamente a questi processi.
I 15 patrioti che al momento sottostanno a condanne draconiane
sono simbolo della continuità di questa lotta.
L'alto livello di disgregazione sociale, la disoccupazione strutturale, l'emigrazione forzata, la sterilizzazione massiccia delle donne, la denazionalizzazione dell'economia, la dipendenza cronica e gli sforzi per sostituire la sua popolazione, tra gli altri, sono stati elementi che hanno accompagnato l'appropriazione da parte degli USA della base economica della società portoricana. Sono questi i fattori strutturali che aiutano a spiegare la povertà materiale e spirituale presente in questo paese di centenaria lotta anticoloniale.
Il caso coloniale di Porto Rico rivela la relazione disuguale tra un paese piccolo, dominato e un paese grande, dominatore, relazione in cui ha la meglio l'abuso continuato del diritto.
Davanti a questa debolezza di Porto Rico sotto l'amministrazione coloniale degli USA, è necessario che si alzi la voce morale dell'America Latina e del Caribe per reclamare l'immediata cessazione del colonialismo in Porto Rico e la scarcerazione dei suoi prigionieri politici.
Se ricordiamo la valutazione del CHE
" il popolo portoricano è uno dei popoli più eroici di tutta l'America Latina perché ha saputo condurre una battaglia contro il colonialismo per sopravvivere come popolo ",
allora sarà chiaro che questo è un appello a favore
della giustizia e della libertà, valori universali di tutta
l'umanità.