Nord Sud: predatori, predati e opportunisti
Centro Nuovo Modello di Sviluppo
Editrice Missionaria Italiana |
Il libro è stato ottenuto con la collaborazione di molti.
Grazie a Maurizio Cossi per il lavoro di ricerca e di riordino al computer.
Grazie al preside del Liceo Artistico di Lucca, Prof. G. Malato, per averci accordato la collaborazione della scuola per la parte grafica. Gli allievi che hanno collaborato e che hanno realizzato molti disegni, con l'assistenza del professor Carlo Cipollini, sono Silvia Giorgi, Chiara Cinelli, Dimitri Rohl, Alessandro Del Corso, Andrea Ciacchini, Francesca Anichini. Altri disegni sono stati realizzati da Giorgio Carpi, Francesco Pagliarulo, Grazia Marzano, Monica Grossi, Francesca Giani e Michela Gesualdi. A tutti loro va il nostro più vivo ringraziamento.
Grazie anche ad Alba Ambrogini e a Giamila Gesualdi per il lavoro di revisione del testo e al professor Memo Sonnelfeld per la composizione in computer.
Grazie infine all'associazione Italiana Amici di Raoul Follereau e ad altri cari amici, che hanno offerto una collaborazione economica, ma non solo economica, per la realizzazione di questo volume.
(Coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo)
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La prima sensazione che si riceve viaggiando per il mondo è che il pianeta è diviso in due. Da una parte si incontrano paesi con una potente struttura industriale, grande capacità tecnologica, molti servizi e un benessere diffuso. Dall'altra paesi con un apparato industriale debole o nullo, servizi pubblici scadenti, larghe fasce della popolazione che vivono in condizioni disumane.
Al primo gruppo appartengono gli Stati Uniti, il Canada, l'Europa, il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda e poiché sono collocati quasi tutti nell'estrema parte settentrionale del globo, sono stati genericamente definiti «Nord». Per contrapposizione, il secondo gruppo, formato da tutti gli altri paesi, è stato definito «Sud».
Per capire quanto è squilibrato il mondo, basta dare un'occhiata alla produzione e ai consumi. Attraverso due secoli di sfruttamento del lavoro e di accaparramento di risorse a livello planetario, il Nord ha concentrato quasi tutta la struttura produttiva del pianeta nella sua parte di mondo e la fa funzionare con materie prime a basso costo provenienti da tutta la terra. Così, pur ospitando solo un miliardo e 200 milioni di persone, pari al 23% della popolazione planetaria, si garantisce l'84% del prodotto lordo mondiale. Viceversa il Sud, che accoglie gli altri 4 miliardi e 100 milioni di persone, partecipa al prodotto lordo mondiale per una quota pari al 16%. Il risultato è che ogni abitante del Nord dispone di una ricchezza che è quasi 19 volte più alta di quella di ogni abitante del Sud '.
Naturalmente, la contrapposizione Nord/Sud è solo una rappresentazione schematica delle grandi differenze e delle grandi linee di tendenza a livello planetario. Non vuole assolutamente dire che all'interno dei due blocchi tutti i paesi sono nella stessa, identica, condizione economica.
L'espressione «Nord/Sud» è stata introdotta dal Rapporto Brandt nel 1980. Ma prima di Willy Brandt già altri avevano descritto la realtà economica planetaria con altre definizioni. Ad esempio ancora oggi c'è chi si riferisce all'Africa, all'Asia e all'America Latina col termine «Terzo Mondo».
Questa definizione è stata usata per la prima volta dall'economista francese A. Sauvy in un articolo comparso sul giornale «L'observateur» del 14 agosto 1952. Sauvy, prendendo come riferimento la situazione sociale esistente in Francia prima della rivoluzione del 1789, divise i paesi del mondo in tre categorie: il primo mondo comprendente i paesi industrializzati di tipo capitalistico; il secondo mondo i paesi socialisti, e il terzo mondo comprendente tutti gli altri. Ma oggi questa rappresentazione è superata perché il secondo pezzo di quel mosaico è scomparso.
Un'altra abitudine è di chiamare i paesi africani, asiatici e dell'America Latina «paesi in via di sviluppo» o «sottosviluppati».
Questa definizione saltò fuori per la prima volta il 20 gennaio 1949 nel discorso che il Presidente statunitense Harry Truman tenne davanti al Congresso. Dividendo i paesi del mondo in sviluppati e sottosviluppati, Truman annunciò che il modello economico e produttivo che i popoli dovevano prendere come riferimento era quello industriale di tipo capitalista. Da allora i paesi del Sud del mondo sono in una gara con se stessi per adeguarsi ad un modello economico che bada solo ad aumentare la produzione, le esportazioni e l'apparato industriale.
Più avanti vedremo quanti danni sta provocando questo modello. Ma pur accettandolo, dobbiamo renderci conto che anche questo modo di classificare i paesi del Sud è superato, perché essi hanno situazioni produttive ed industriali molto diverse fra loro.
Da un punto di vista strettamente economico, i paesi del mondo non possono essere divisi in due blocchi, ma almeno in quattro, di cui due nel Nord e due nel Sud.
Il primo blocco, anche detto «primo mondo», conta circa mezzo miliardo di abitanti e oltre ad avere una grande capacità produttiva e tecnologica, è ricco di materie prime. A sua volta questo blocco si può dividere in due fasce: da una parte il Canada con una posizione finanziaria abbastanza stabile e dall'altra gli Usa, la Russia e l'Australia con un tasso di inflazione sostenuto e bilanci governativi in deficit.
li secondo blocco, anche detto «secondo mondo», conta circa 600 milioni di abitanti e pur avendo anch'esso una grande capacità produttiva e tecnologica, è povero di materie prime. Questo secondo blocco si può ulteriormente suddividere in tre fasce: Europa occidentale e Giappone, con un alto tasso di sviluppo tecnologico e un tasso di inflazione contenuto; Europa dell'est con tassi di inflazione medio-alti e un pesante debito verso l'estero; infine Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore con una forte capacità produttiva e una forte espansione delle esportazioni, ma dipendenti dai paesi del secondo e del primo mondo per quanto riguarda la tecnologia.
Il terzo blocco, anche detto «terzo mondo», ha una popolazione di circa tre miliardi e mezzo di abitanti ed è molto inserito nell'economia mondiale soprattutto come esportatore di materie prime (petrolio, minerali, risorse forestali e agricole). Tuttavia, alcuni paesi di questo blocco hanno anche una certa forza industriale (Brasile, Iraq, Iran, Messico, Venezuela, India, Cina, ecc.).
Il quarto blocco, anche detto «quarto mondo», conta circa mezzo miliardo di persone e non ha né industrie né materie prime. I paesi appartenenti a questo blocco sono anche chiamati «paesi meno avanzati» e sono descritti dall'ONU come «paesi handicappati e mal equipaggiati per sviluppare le loro economie e per assicurare alle loro popolazioni adeguati livelli di vita» 2 . Essi sono 42 (alcuni dei quali molto piccoli) ed appartengono in gran parte all'Africa.
Alcuni luoghi comuni attribuiscono la povertà all'eccesso di popolazione, al clima avverso e all'arretratezza tecnologica. Ma la povertà dilaga anche in nazioni scarsamente popolate, con clima regolare, mezzi tecnologici all'avanguardia e produzione in costante aumento. Tipico è il caso del Brasile. Pur essendo l'ottava potenza economica del mondo con un reddito pro-capite di 4.951 dollari, pur avendo una densità di popolazione di 18 persone per km quadrato (contro le 397 dell'Olanda), pur avendo un livello tecnologico moderno, pur avendo un clima che va da quello equatoriale a quello temperato, il Brasile ha 34 milioni di poveri. Paradossalmente, in Brasile i poveri aumentano all'aumentare del prodotto nazionale.
È ovvio che le avversità climatiche e le calamità non giovano al benessere della gente. È altrettanto ovvio che in certe aree l'aumento della popolazione è un problema. Ma queste non sono le cause della povertà. Le vere cause vanno ricercate altrove.
Anche sulla fame ci sono molte idee confuse. La televisione ce ne parla solo quando assume dimensioni spettacolari e noi siamo abituati a vederla collegata solo alle carestie provocate da guerre, siccità e pestilenze.
È chiaro che esistono le carestie e che le carestie portano fame. Ma, premesso che non la portano a tutti, va aggiunto che questi sono eventi eccezionali che non spiegano la fame cronica della maggior parte del mondo. Ogni anno, nel più assoluto silenzio stampa, nel Sud del mondo muoiono di fame da 13 a 18 milioni di persone e tutti i giorni quasi un miliardo di persone va a letto senza aver mangiato a sufficienza '. Ma in molti casi la loro fame non dipende da scarsa produzione alimentare.
Prendiamo come esempi l'Asia e l'America Latina. Negli ultimi anni la produzione agricola di queste regioni è aumentata più di quanto non sia aumentata la loro popolazione. Ma secondo i dati ufficiali l'Asia conta mezzo miliardo di denutriti e l'America Latina 59 milioni.
Essi non sono denutriti per mancanza di cibo, ma perché non - possono procurarselo. In città gli affamati sono i disoccupati e quanti altri non hanno denaro. In campagna sono i contadini che non hanno un pezzo di terra da coltivare.
La povertà non è una fatalità. La povertà è organizzata giorno per giorno da una macchina economica che non è pensata per servire l'uomo, ma per far trionfare l'interesse dei potenti. Le sue regole di fondo sono l'avidità, la supremazia del mercato e la concorrenza.
Il risultato è un sistema economico in cui i paesi del Nord derubano i paesi del Sud, le classi ricche tolgono ricchezza alle classi povere e le imprese forti si affermano alle spalle delle imprese deboli.
Il risultato è un sistema che in nome della crescita produttiva concentra la ricchezza nelle mani delle élites e usa le ricchezze di tutti per il vantaggio di pochi.
Il risultato è un sistema che in nome dell'efficienza economica crea disoccupazione e in nome del mercato divide le persone in utili e inutili. Gli utili sono quelli che hanno denaro da spendere; gli inutili tutti gli altri. Per una serie di circostanze economiche, storiche e tecnologiche, la gente con possibilità di spendere è concentrata nel Nord del mondo. Per questo noi siamo corteggiati e rispettati. Al contrario la gente del Sud è derubata anche dei pochi averi su cui basa la sua sopravvivenza. Così, senza troppi complimenti, i padroni locali e intenzionali si appropriano delle terre che procurano cibo alla gente e ci coltivano prodotti per l'esportazione. Cacciano le popolazioni dalle foreste per procurarsi legname e minerali da vendere al Nord. Danno paghe da fame per ottenere della produzione a buon mercato. Quindi la gente del Sud finisce in povertà perché perde la possibilità di provvedere a se stessa.
Più precisamente le vie che portano all'impoverimento sono:
- la perdita della terra;
- la perdita delle risorse comuni (foreste, pascoli, acqua);
- il fallimento provocato da alte spese di produzione e bassi ricavi;
- l'usura;
- la disoccupazione e paghe insufficienti;
- i comportamenti antisociali dei governi.
L'ingiustizia, lo sfruttamento, lo spossesso, in una parola la povertà, è organizzata da una macchina di dimensione mondiale con braccia operative, ora autonome, ora manovrate dal centro, che si muovono in ogni angolo della terra.
In effetti la gente del Sud è impoverita sia da parte dei governanti e dei padroni di casa propria, sia da parte dei governi e dei padroni del Nord.
A seconda del paese e della situazione, ora è più forte la violenza esercitata dall'interno, ora quella esercitata dall'esterno. Ora è più forte quella esercitata dai governi, ora quella esercitata dai padroni.
Molto spesso le violenze subite dalla gente del Sud sono il risultato di un'azione coordinata fra il potere-politico-economico del Nord e quello del Sud. Altre volte gli interessi degli uni e degli altri entrano in conflitto e si creano contese che, a seconda di come si risolvono, possono aggravare o migliorare le condizioni della gente del Sud, anche se questo particolare non interessa a nessuna delle due parti.
Al capitalismo non interessa la sorte della gente e se gran parte degli abitanti del Nord vive nell'agiatezza non è per una scelta sociale, ma per evitare il crollo del sistema.
All'inizio, il capitalismo vedeva sia la gente del Nord che la gente del Sud come lavoro da sfruttare. All'epoca, né gli uni né gli altri interessavano come consumatori perché quasi tutta la produzione era sequestrata dai padroni per realizzare nuove fabbriche.
A cambiare il corso delle cose e a dividere la sorte della gente del Nord da quella della gente del Sud, fu il progresso tecnologico. Nel Nord l'introduzione di macchine sempre più veloci aumentava la resa del lavoro (produttività), ma poiché i padroni si rifiutavano di aumentare i salari, molta merce rimaneva invenduta. Il sistema, così, procedeva a singhiozzo: ad un periodo di espansione segnato da alti investimenti, nuova occupazione e nuove scoperte tecnologiche, seguiva un periodo di crisi e di disoccupazione chiamato recessione. Spesso il sistema invertiva la tendenza per il sopraggiungere di una massiccia ondata di ordinazioni provocate da una guerra o da altre spese civili decise dallo stato.
Col tempo il sistema ha capito che le crisi erano legate ad una sfasatura fra resa del lavoro e salari ed ha cambiato atteggiamento. Dal dopoguerra, sotto l'influsso di una diversa disponibilità padronale e di una maggiore forza sindacale, ogni aumento di produttività è seguito da un aumento salariale.
Da quando i lavoratori guadagnano tanto, il problema del sistema è diventato un altro: come indurli a spendere molto in modo da smaltire tutta la produzione e creare le premesse per l'apertura di nuove attività produttive. Così è nato il consumismo, dominato dalla pubblicità, attorno a cui ruota l'espansione produttiva.
Purtroppo, più il Nord si conferma nel ruolo di consumatore mondiale, più il Sud è sfruttato e impoverito dai mercanti che puntano solo ad ottenere prodotti a buon mercato da rivendere al Nord. Per questo il Sud, che pure è usato come mercato occasionale, è rimasto al ruolo di fornitore di materie prime e, eventualmente, di lavoro a basso costo, secondo le strategie del neocolonialismo.