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ERNESTO "CHE" GUEVARA IL POETA SEI TU

Selezione di discorsi e scritti di Ernesto "Che" Guevara a cura di Roberto Zanetti

ASSOCIAZIONE NOVA CULTURA EDITRICE
IIIa edizione 80 PAGINE L. 12.000


"CHE" , tu sai tutto questo:
gli anfratti della Sierra,
l'asma sull'erba fredda,
la tribuna,
le onde della sera,
conosci la frutta
e la coppia di buoi.
Non che voglia darti
penna per pistola,
ma il poeta sei tu.

Miguel Barnet


DALLA PREFAZIONE
La liberazione dell'America Latina dal dominio spagnolo e portoghese fu guidata da uomini che, come Bolívar, Martí e Sandino sognarono l'abbattimento di tutte le frontiere che dividevano i popoli di quel continente.
Essi ritenevano doveroso combattere con i loro eserciti popolari in qualunque paese in cui l'invasore assassino metteva i piedi. La sofferenza non ha confini e per combattere la tirannia il campo d'azione doveva essere tutto il territorio dell'America Latina.
Il Che rappresenta il legittimo continuatore di quegli ideali, con la chiara consapevolezza dell'impossibilità di distruggere il sistema coloniale imperialista senza superare il capitalismo in quanto, fra i due, è comune l'uso dello sfruttamento di dominio economico-sociale. A ragione il Che è stato definito l'eroe della Seconda Indipendenza. Il suo rifiuto dell'individualismo in nome di valori superiori di umanità e solidarietà lo convince che conseguire la liberazione dell'uomo non significa solo realizzare la giustizia sociale, non significa solo sconfiggere l'ignoranza, non significa solo sopprimere la disoccupazione. Così prende forma l'elaborazione straordinaria della necessità di creare "l'uomo nuovo" contrapposto all'uomo plasmato da secoli di schiavitù: "Questo è solo un aspetto della liberazione dell'uomo, ma fino a che non sarà sconfitto l'egoismo, non avremo ancora compiuto la liberazione dell'uomo; e fino a che non avremo compiuto la liberazione dell'uomo, non avremo realizzato i nostri sogni rivoluzionari... la costruzione del socialismo e del comunismo non è solo un problema di distribuzione della ricchezza, ma è anche una questione di educazione e di coscienza".
La grande carica umanitaria porta il Che ad insegnare ai figli che la qualità più bella per un rivoluzionario è la capacità di soffrire per qualunque ingiustizia commessa in qualunque parte del mondo, e nel '64, rispondendo ad una certa Maria Rosaria Guevara, che ritiene di essergli parente, le scrive: "Non credo che possiamo essere parenti molto prossimi, ma se Lei è capace di tremare d'indignazione ogni volta che si commette un'ingiustizia nel mondo, siamo compagni, cosa molto più importante".
Dopo la vittoria della Rivoluzione cubana assume incarichi diplomatici che lo portano in tutto il mondo e a tal proposito è doveroso ricordare l'incontro, nel giugno del '59, con il popolo palestinese nei campi profughi a Rafah e a Gaza dove è acclamato "liberatore di tutti gli oppressi".
Il Che ritiene che la coesistenza pacifica fra gli Stati non significa coesistenza pacifica fra gli sfruttatori e gli sfruttati, fra gli oppressi e gli oppressori. Perciò egli ritiene che gli altri paesi dell'America Latina esprimano la stessa necessità di Cuba di una rivoluzione e, coerentemente, come sempre, con le sue convinzioni, parte per la Bolivia. La prima pagina del suo diario inizia con la dicitura:"Oggi comincia una nuova tappa". È il 7 novembre 1966.
L'8 ottobre 1967, un distaccamento di 180 rangers nei pressi del villaggio di higueras si scontra con i guerriglieri del Che che stavano tentando di eludere l'accerchiamento. Il Che viene ferito alle gambe e catturato, verrà freddato con un colpo al cuore il giorno dopo. La decisione di uccidere il Che, poi di farne sparire il cadavere, e infine di distruggere perfino la scuola in cui avvenne il delitto, fu presa molto in alto ed eseguita con notevole tempestività. Tanto accanimento non si riverserebbe su un personaggio di poco conto, su un fatto storico secondario, sui resti di uno "stratega di farmacia".
Nell'orazione funebre, Fidel Castro così esprime il dolore per la morte del Che: "... a noi duole non solo d'aver perso in lui l'uomo d'azione, ma d'aver perso l'uomo virtuoso, d'aver perso l'uomo di squisita sensibilità umana: ci duole l'intelligenza perduta...".
A 25 anni dalla sua morte non intendiamo fare una commemorazione emotiva e romantica. Questo libro intende rendere un omaggio al Che, al suo pensiero e al suo umanesimo, per trovare da essi la forza e la volontà necessarie che ci renda artefici del nostro futuro.


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