ERNESTO "CHE" GUEVARA IL POETA SEI TUSelezione di discorsi e scritti di Ernesto "Che" Guevara a cura di Roberto Zanetti
ASSOCIAZIONE NOVA CULTURA EDITRICE |
"CHE"
, tu sai tutto questo:
gli anfratti della
Sierra,
l'asma sull'erba fredda,
la tribuna,
le onde della
sera,
conosci la frutta
e la coppia di buoi.
Non che voglia
darti
penna per pistola,
ma
il poeta sei tu.
Miguel
Barnet
DALLA PREFAZIONE
La liberazione dell'America Latina
dal dominio spagnolo e portoghese fu guidata da uomini che, come
Bolívar, Martí e Sandino sognarono l'abbattimento di tutte le frontiere
che dividevano i popoli di quel continente.
Essi ritenevano
doveroso combattere con i loro eserciti popolari in qualunque paese in
cui l'invasore assassino metteva i piedi. La sofferenza non ha confini
e per combattere la tirannia il campo d'azione doveva essere tutto il
territorio dell'America Latina.
Il Che rappresenta il legittimo
continuatore di quegli ideali, con la chiara consapevolezza
dell'impossibilità di distruggere il sistema coloniale imperialista
senza superare il capitalismo in quanto, fra i due, è comune l'uso dello
sfruttamento di dominio economico-sociale. A ragione il Che è stato
definito l'eroe della Seconda Indipendenza. Il suo rifiuto
dell'individualismo in nome di valori superiori di umanità e solidarietà
lo convince che conseguire la liberazione dell'uomo non significa solo
realizzare la giustizia sociale, non significa solo sconfiggere
l'ignoranza, non significa solo sopprimere la disoccupazione. Così
prende forma l'elaborazione straordinaria della necessità di creare
"l'uomo nuovo" contrapposto all'uomo plasmato da secoli di schiavitù:
"Questo è solo un aspetto della liberazione dell'uomo, ma fino a che
non sarà sconfitto l'egoismo, non avremo ancora compiuto la liberazione
dell'uomo; e fino a che non avremo compiuto la liberazione dell'uomo,
non avremo realizzato i nostri sogni rivoluzionari... la costruzione
del socialismo e del comunismo non è solo un problema di distribuzione
della ricchezza, ma è anche una questione di educazione e di
coscienza".
La grande carica umanitaria porta il Che ad insegnare
ai figli che la qualità più bella per un rivoluzionario è la capacità
di soffrire per qualunque ingiustizia commessa in qualunque parte del
mondo, e nel '64, rispondendo ad una certa Maria Rosaria Guevara, che
ritiene di essergli parente, le scrive: "Non credo che possiamo essere
parenti molto prossimi, ma se Lei è capace di tremare d'indignazione
ogni volta che si commette un'ingiustizia nel mondo, siamo compagni,
cosa molto più importante".
Dopo la vittoria della Rivoluzione
cubana assume incarichi diplomatici che lo portano in tutto il mondo e a
tal proposito è doveroso ricordare l'incontro, nel giugno del '59, con
il popolo palestinese nei campi profughi a Rafah e a Gaza dove è
acclamato "liberatore di tutti gli oppressi".
Il Che ritiene che la
coesistenza pacifica fra gli Stati non significa coesistenza pacifica
fra gli sfruttatori e gli sfruttati, fra gli oppressi e gli oppressori.
Perciò egli ritiene che gli altri paesi dell'America Latina esprimano la
stessa necessità di Cuba di una rivoluzione e, coerentemente, come
sempre, con le sue convinzioni, parte per la Bolivia. La prima pagina
del suo diario inizia con la dicitura:"Oggi comincia una nuova tappa".
È il 7 novembre 1966.
L'8 ottobre 1967, un distaccamento di 180
rangers nei pressi del villaggio di higueras si scontra con i
guerriglieri del Che che stavano tentando di eludere l'accerchiamento.
Il Che viene ferito alle gambe e catturato, verrà freddato con un colpo
al cuore il giorno dopo. La decisione di uccidere il Che, poi di farne
sparire il cadavere, e infine di distruggere perfino la scuola in cui
avvenne il delitto, fu presa molto in alto ed eseguita con notevole
tempestività. Tanto accanimento non si riverserebbe su un personaggio
di poco conto, su un fatto storico secondario, sui resti di uno
"stratega di farmacia".
Nell'orazione funebre, Fidel Castro così
esprime il dolore per la morte del Che: "... a noi duole non solo
d'aver perso in lui l'uomo d'azione, ma d'aver perso l'uomo virtuoso,
d'aver perso l'uomo di squisita sensibilità umana: ci duole
l'intelligenza perduta...".
A 25 anni dalla sua morte non
intendiamo fare una commemorazione emotiva e romantica. Questo libro
intende rendere un omaggio al Che, al suo pensiero e al suo umanesimo,
per trovare da essi la forza e la volontà necessarie che ci renda
artefici del nostro futuro.