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Da qualche tempo si diffondono le voci su di una rinascita della guerriglia in America Latina, un breve sguardo alla situazione può, dunque, favorire il dibattito sugli sviluppi della lotta armata in questo continente
Il post-Seconda guerra mondiale é stato all'insegna del processo di liberazione nazionale sviluppatosi soprattutto in Asia e in Africa. Il confronto fra le due superpotenze, Usa e Urss, ha seguito questa corrente, dalla crisi di Suez a quella del Congo, alle guerre tra israeliani e arabi, per arrivare in Vietnam e dopo ancora in Etiopia e in Afganistan.
L'America Latina si é affacciata sulla scena mondiale soltanto agli inizi degli anni sessanta, con la "crisi dei missili" di Cuba, ed ha assunto una posizione di rilievo dopo la rivoluzione in Nicaragua. La fine della "guerra fredda" ha accelerato questa tendenza, il continente "desaparecido" pare destinato a essere la chiave di volta del conflitto Nord-Sud, così come ieri l'Egitto, il Vietnam o l'Afganistan lo furono nei confronti di quello Est-Ovest.
E' presto per poter delineare scenari credibili. La stessa situazione messicana é gravida di un potenziale sconvolgimento dell'assetto politico del pianeta, così come nel 1982 la "crisi del debito" e nel 1995 la "crisi del peso" arrivarono sulla soglia di creare una catastrofe economica mondiale, (secondo le dichiarazioni degli esperti, tra cui Michel Camdessus, direttore generale del Fmi); ma potrebbe sgonfiarsi tra pochi mesi o pochi anni. I punti di crisi sono molteplici. Intanto c'è quello andino che vede impegnati oltre 200 consiglieri nordamericani (lo stesso numero era presente in Salvador negli anni ottanta), senza contare uno straordinario impegno logistico e finanziario per sostenere i governi, ufficialmente nella lotta contro la droga, in realtà per combattere la sovversione che sta crescendo lungo tutta la dorsale della catena montagnosa dalla Colombia al Cile. Inoltre Cuba é ancora lì e ciò é un fattore di notevole turbamento per i "gringos". Infine l'America del sud, ma non solo, é oggetto di un'aggressione economica giapponese ed europea che sta scalzando rapidamente gli Stati Uniti dalle loro consolidate posizioni egemoniche. I paesi del Mercosur (Cile, Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay) hanno già siglato importanti accordi con la Ue, Unione Europea, lo stesso hanno fatto paesi come il Brasile, il Perù e altre nazioni centroamericane con il Giappone. La ferrovia che i giapponesi vogliono finanziare e che dovrebbe attraversare il continente, da San Paolo a Lima, avvicinando le merci europee a quelle nipponiche, non é il solo progetto in cantiere. La costruzione di un secondo canale Atlantico-Pacifico, vuoi in Nicaragua ma più probabilmente in Colombia, sarebbe un brutto colpo per gli Usa. Potrebbe scatenare conflitti e determinare cambiamenti geopolitici. o a determinare un risultato forse non voluto.
Una parola sul neoliberismo. Le FA sono state il veicolo della trasformazione degli stati e delle economie nazionali in aree dominate dalle leggi del mercato e del capitale finanziario e sovranazionale. E' quasi un paradosso che chi, più di tutti, avrebbe dovuto difendere i sacri valori della patria, ha contribuito alla loro messa tra parentesi. Il fulcro delle strategie controrivoluzionarie in Brasile, Cile, Argentina, Uruguay, Guatemala e Salvador, ma dopo una fiammata irredentista anche in Perù, Ecuador, Bolivia, é stato il "neoliberismo". In America Latina questo approccio all'economia ha trovato applicazione prima che negli stessi Stati Uniti o nell'Inghilterra tatcheriana. Il risultato é stato quello di creare uno spaventoso cataclisma sociale con la scomparsa, o quasi, della emergente classe operaia e la comparsa del cosiddetto lavoro informale, sommerso e, spesso, illegale e criminale. L'internazionalizzazione delle economie ha tolto alla nazione la terra sotto i piedi non solo nei paesi in cui la direzione dell'economia é stata bruscamente deviata. Il caso più significativo é il Venezuela che, forte della rendita petrolifera, si é rifiutato fino all'ultimo di ascoltare questa sirena. Ma oggi, e non é un caso, proprio questo paese é allo sbando, ricattato dal Fmi (Fondo monetario internazionale) é gravido di un cambiamento che nessuno é in grado di profetizzare.
L'America Latina, in questi ultimi vent'anni, vanta il primato dell'impoverimento e del ringiovanimento della popolazione, un cocktail incendiario al più alto livello. Non ci sarebbe da stupirsi se un nuovo Bolivar, o un nuovo "Che" Guevara, alzasse la bandiera della "Patria grande" e trascinasse sotto le sue insegne quelli che si apprestano a diventare mezzo miliardo di essere umani. Il nuovo libertador troverebbe non soltanto guerriglieri ancora in armi ma, un'enormità di quadri militari addestrati alla lotta, in possesso di tutte le tecniche finora conosciute di combattimento di quella che resta pur sempre l'ultima forma di avventura umana rimastaci, la lotta di Davide contro Golia: la guerriglia.
All'alba del primo gennaio del 1994 il Messico, e l'intero pianeta, é scosso da un annuncio che ha dell'incredibile: la città di San Cristobal de las Casas, nel Chiapas, é in mano agli insorti. Mano a mano si apprende che altre cittadine sono state occupate da un esercito composto da indio di varie etnie maya. Gli insorti non si comportano come una guerriglia: dopo la fase della sorpresa e l'arrivo dell'esercito messicano si ritirano in buon ordine nella selva Lacandona. Lo scontro finale viene scongiurato e il dialogo prevale sulle armi.
I commentatori politici, passata la stupefazione iniziale, parlano della prima insurrezione del terzo millennio, alcuni persino di seconda rivoluzione, visto che proprio il Messico, nel 1910, inaugurò con una sanguinosa guerra civile la serie delle rivoluzioni di questo secolo.
A sollevarsi, ora, sono gli indigeni organizzati sotto le bandiere dell'Ezln! Esercito zapatista di liberazione nazionale, gruppo armato di cui nessuno aveva sentito parlare (anche se nel giugno dell'anno precedente c'era stato un conflitto a fuoco con reparti militari che aveva provocato 12 morti e numerosi feriti tra le fila dell'esercito). La presenza degli insorti, dunque, non doveva essere sconosciuta, ma motivi politici, tra cui l'entrata in vigore del Nafta (il trattato di libero commercio tra Canada, Usa e Messico), avevano reso mute le autorità.
I combattimenti, dopo due settimane, si trasformano in scaramucce, mentre da molte parti si levano voci autorevoli a favore del dialogo.
Viene proclamata una tregua e vengono avviate le trattative presiedute dal vescovo Samuel Ruiz. Così finisce il primo atto.
Secondo atto. Febbraio del 1995, cogliendo a pretesto la sospensione delle trattative, l'esercito federale occupa la selva Lacandona mentre gli zapatisti non danno l'ordine di rispondere con le armi e si disperdono.
Ma una grande campagna di stampa e di opinione pubblica nazionale e internazionale a loro favore, costringe il governo a riprendere il negoziato e a ritirarsi parzialmente. Gli zapatisti ritornano a occupare il loro territorio e il dialogo procede nonostante i ribelli non abbiamo deposto le armi. Da questo momento la selva Lacandona si trasforma in una centro di iniziative politiche rivolte all'interno e all'esterno del paese.
Terzo atto. Compare un'altra guerriglia. Tra il 28 e il 29 agosto vengono realizzati una serie di azioni armate in almeno otto stati della fascia centro meridionale del paese, incluso il Chiapas, che provocano 14 morti e numerosi feriti. A rivendicare le azioni é l'Epr, Esercito popolare rivoluzionario, che due mesi prima aveva compiuto alcune azioni di propaganda. L'Epr é un esercito guerrigliero, erede in parte di antiche formazioni armate come il Procup, Partido revolucionario obrero clandestino-Union del pueblo, in parte di nuovi gruppi che hanno una forte componente indigena e contadina. L'Epr, al contrario del Ezln, afferma di volere la cacciata del partito al governo da oltre sessanta anni, il Pri (Partito rivoluzionario istituzionale).
Il comandante José Arturo dell'Epr ha dichiarato:<< La nostra presenza in molti punti del paese si deve al lavoro d vari anni, in cui si é ottenuto un legame con diversi settori sociali e organizzato la popolazione in unità militari e politiche. Così come occorre un gruppo armato, c'é bisogno anche di un esercito di organizzatori politici che stiano nelle grandi città a sviluppare un lavoro di costruzione ideologica, di spiegazione, di denuncia, contribuendo a costruire questa forza sociale, storica, necessaria per la trasformazione del paese>> (La lotta legale non basta, Sial, novembre 1996).
L'Epr agli inizi di novembre ha compiuto un'altra offensiva coordinata in diversi stati che ha provocato 10 morti!, mentre il governo e l'esercito federale si sono mobilitati per combattere la nuova minaccia.
Le offensive dell'Epr hanno messo in difficoltà anche gli zapatisti, un certo numero di loro si sono staccati per ingrossare le fila della guerriglia, e il subcomandante Marcos dell'Ezln, divenuto un mito mediatico, appare stretto tra la rigidità del governo al tavolo delle trattative e la richiesta di maggiore durezza e incisività che gli arriva dalla base. Infatti la situazione sociale del Chiapas é peggiorata. Si sono moltiplicate le occupazioni di terre e anche l'attività delle "guardias blancas", soltanto che queste ultime non hanno più trovato contadini remissivi di fronte a sé per cui gli scontri armati nelle campagne sono ormai una pratica quotidiana.
La questione scottante é, ora, se l'Epr possa riuscire a diventare una forza politico-militare in grado di mettere in pericolo la stabilità !
nazionale. Il suo schema operativo é quello della "guerra di popolo", un partito-esercito che costruisce le sue forze armate. Il riuscire a operare in diversi stati contemporaneamente dimostra che può contare già su due tipi di combattenti, un gruppo strategico ben armato, ma per ora relativamente piccolo, e gruppi locali di miliziani. Resta ancora da capire che tipo di organizzazione e di azione intende mettere in piedi nella capitale, enorme alveare umano in cui abitano milioni di diseredati.
Un processo rivoluzionario in Messico può determinare uno sconquasso geopolitico dell'intera aerea. E, soprattutto, coinvolgere gli Stati Uniti. Il quotidiano La Jornada ha pubblicato il 30 agosto un documento segreto del Pentagono in cui viene ipotizzato un intervento militare Usa di fronte a una crisi totale che compromettesse seriamente l'assetto istituzionale del paese confinante. Nel documento si ammette che la presenza di soldati nordamericani sarebbe male accolta dalla popolazione.
La guerriglia più antica del mondo negli ultimi anni mostra i segni di essere giunta ad una fase di grande forza politica e militare. Eliminati o autoeliminati i rivoluzionari fasulli, tipo M19, le Farc, Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia e l'Eln, l'Ejército de liberacion nacional, guidati rispettivamente da Manuel Marulanda, Tiro Fixo, e dal prete spagnolo Manuel Perez, e riunificati nel Cgsb, Coordinadora guerrillera Simon Bolivar hanno iniziato ad operare non solo nelle campagne, loro punto di forza, ma anche nelle grosse città, costituendo milizie urbane.
Nell'ultimo periodo sono stati favoriti dalla crisi politica che ha investito il presidente Samper, accusato di aver finanziato la propria campagna elettorale con i soldi dei narcos. E, ufficialmente per questa ragione, privato del visto di recarsi negli Stati Uniti dall'amministrazione Clinton che lo aveva appoggiato prima che diventasse presidente. Non si se le ragioni reali di questo gesto siano da ricercarsi nel tentativo di Samper di risolvere pacificamente il problema del "cartello di Calì" e di avviare un dialogo con la Cgsb. oppure al ventilato "secondo canale di Panama".
Comunque durante l'estate del 1996 gli Usa giunsero a schierare le truppe lungo la frontiera tra Panama e Colombia e a compiere esercitazioni "antiguerriglia" (Panama non avendo un proprio esercito in base a vari trattati può farsi difendere da truppe statunitensi).
La Cgsb, oltre a una comprovata esperienza di lotta e a quadri militari estremamente addestrati (circa 20000, più le milizie), può contare su di un armamento che comprende mitragliatrici pesanti, mortai, batterie da campagna, bazooka, lanciarazzi e si sospetta anche missili terra-aria in grado di neutralizzare la forza aerea colombiana. Si trova però di fronte un esercito mastodontico composto da 140000 uomini ai quali occorre aggiungere le forze di polizia, i paramilitari, le "patrullas campesinas" (teoricamente contadini benestanti armati) veri e propri squadroni della morte appoggiati dai narcos. Recentemente le Cooperativas de Seguridad rural, Convivir, cioè i "gruppi di autodifesa", hanno dichiarato di poter contare su 25000 uomini armati.
In questo paese forte é la protesta indigena (la parte maggioritaria della nazione con oltre il 60%) che ha già provocato una serie ininterrotta di sollevamenti a partire dal 1989. Il problema dei problemi é la terra che in 500 anni non é stato risolto e i vari governi "neoliberisti" ultimi hanno aggravato. Nel paese esiste un Partito comunista dell'Ecuador che ha generato una guerriglia, Sol Rojo, della quale si hanno sporadiche informazioni. Si sa soltanto che ha compiuto azioni nella sierra e a Quito.
Mentre Sendero dato per sconfitto si é riorganizzato e ha ripreso l'offensiva, é riapparso anche l'Mrta. Le ragioni sono molteplici, primeggiano quelle legate a un nuovo impoverimento della popolazione stremata da sei anni di politiche "neoliberiste" e dalla cappa di piombo imposta dalla dittatura di Fujimori, sostenuto dalle Forze armate, FA. E' probabile che la guerra civile, che ha provocato circa 40000 morti a partire dal 1980, riprenda al più alto livello entro poco tempo.
Sendero mantiene ancora il controllo di zone nel Bajo Huallaga, Ucayali, Ayacucho ed é in grado di operare in altre regioni del paese. Il suo esercito é molto organizzato e gode, nelle aree rurali e nei "barrios" urbani, del sostegno popolare. L'Mrta é presente a Lima e nell'Alto Huallaga.
La lotta operaia e contadina diretta dai sindacati più agguerriti di tutta l'AMERICA LATINA continua e negli ultimi tempi é arrivata a livelli di scontro altissimi che hanno costretto il governo a proclamare lo stato d'assedio, poi ritirato. Durante scontri per impedire la chiusura di una miniera, recentemente, sono morti 9 persone, 8 minatori e un ufficiale dell'esercito. Nel paese opera un gruppo armato chiamato Ejército de Guerrilla Tupac Catari, Egtc, di ideologia maoista. Esistono anche altri gruppi da qualche anno apparentemente inattivi.
L'evasione con l'elicottero dal carcere di quattro dirigenti del Frente patriotico Manuel Rodriguez, Fpmr, non fa che confermare che la lotta armata continua. Il Fpmr, di tendenza marxista-leninista, si forma al principio degli anni ottanta per iniziativa del Partito comunista e intende colpire la dittatura militare. Diviene noto al mondo intero dopo l'Operazione Siglo XX che aveva come obiettivo lo stesso Pinochet, salvatosi per miracolo. In seguito al ritorno a un governo civile, nel 1988, (ma il generale resta comandante in capo delle FA) il Frente si spacca. La frazione maggioritaria decide di continuare la lotta armata: un misto di guerriglia urbana e di azioni condotte dalle milizie, scioperi e proteste sociali. E trova un accordo con il Mapu-Lautaro, altra guerriglia attiva da anni di tendenza maoista. Insieme hanno assaltato carceri e giustiziato ex-torturatori, poliziotti, fascisti. Esiste un terzo gruppo: il Mir-Pueblos en armas, erede del Movimiento de Izquierda revolucionaria, costituitosi negli anni sessanta.
Nonostante si gridi al miracolo, guardando l'economia cilena devastata dal "neoliberismo" prima che altrove, la povertà sta crescendo con un ritmo impressionante che ha trasformato il paese non in una tigre sudamericana come si era detto, bensì" in un gatto spelacchiato con un unghione ben affilato!: quello del profitto per i pochi ricchi.
Il governo peronista di Menen é stato costretto a licenziare il ministro dell'economia Cavallo, responsabile delle ricette "neoliberiste" che hanno provocato alcune rivolte nel nord del paese. Ma la direzione dell'economia non é stata cambiata. perciò si prevedono altre rivolte che potrebbero coinvolgere anche i quartieri poveri di Buenos Aires. In Argentina esiste ancora almeno un gruppo armato: Todos por la patria, autore nel 1989 dell'assalto alla Tablada, una caserma di militari golpisti.
Ed erede, in qualche modo dell'Erp, Ejército revolucionario del pueblo, distrutto dalle FA alla fine degli anni settanta. Sono stati anche giustiziati ex-torturatori e poliziotti da commandos anonimi.
La pace firmata verso la fine di dicembre del 1996, pone fine ad un conflitto durato oltre trent'anni, durante il quale sono morti 170000 persone. Contro la maggioranza della popolazione di etnia maya le FA, nelle campagne, hanno proceduto attuando un brutale genocidio però senza riuscire a sconfiggere la guerriglia. Al momento della smobilitazione i guerriglieri hanno dichiarato 4000 uomini, appoggiati da 10000 miliziani. I loro capi convenuti a Città del Guatemala per la firma dell'accordo sono stati acclamati dalla popolazione.
L'accordo ha sollevato non pochi dubbi, dato che il problema della riforma agraria non viene chiaramente affrontato ed é stato proprio questo problema irrisolto all'origine del conflitto. Ma la guerra era arrivata ormai a una situazione di stallo, nessuno dei belligeranti riusciva a sconfiggere l'altro, perciò si é imposta la pace. L'esempio del vicino Salvador, in cui cinque anni fa venne siglato un analogo accordo, può far capire come le! speranze possano presto sciogliersi come neve al sole e sotto ricomparire la solita solfa: il dominio dei latifondisti ora votati al credo neoliberista.
Il 27 luglio si é svolto in località La Realidad, nella Selva Lacandona, Chiapas, il Primo incontro intercontinentale per l'umanità e contro il neoliberismo, promosso dal braccio politico dell'Ejército zapatista de liberacion nacional. Come tutte le iniziative dell'Ezln anche questa é stata viziata dal solito codazzo di turisti politici, tanto che alcuni maligni lo hanno prontamente ribattezzato "zapatour". Gli argomenti dibattuti ai "tavoli" sono stati vari e troppo numerosi. Accanto ai diritti dei popoli indigeni si discuteva dei "diritti degli omosessuali", oppure sulle nuove "tendenze artistiche". Come in una gigantesca insalata, i temi di dibattito sono stati ammucchiati! alla rinfusa senza stabilire una priorità e portando dunque a un vaniloquio in cui tutto diventa possibile basta non farlo. La confusione, tipica del portavoce dell'Eznl, il famoso subcomandante Marcos trasformato in un mito mediatico, però é organica al modo di agire di questa forza politica che per il momento ha saputo, spesso a sua insaputa, mettere il dito sui problemi più scottanti che strangolano il Messico, come la terra e i diritti dei popoli indigeni, ma non é stato in grado di creare uno sbocco politico, anzi rifiutandosi di farlo. E impegnandosi in una estenuante trattativa con il governo che finora non ha portato a niente.
Marcos ha sempre più bisogno di casse di risonanze internazionali, dato che all'interno del paese e dello stesso Chiapas é sempre più pressato dall'Epr. Perciò, forse, é stato poco attento agli invitati. A parte le varie minoranze sessuali nordamericane, i giovani dei Centri sociali europei, i seguaci della !"Teologia della liberazione" e di altre teologie (per fortuna compensati da rappresentanze sociali e politiche messicane) hanno fatto la loro comica apparizione una teoria di vecchie cariatidi. Ne ricordiamo alcune: l'ex-guerrigliero venezuelano Douglas Bravo, ora integratosi nel sistema politico del suo paese; l'ex-rivoluzionario peruviano Hugo Blanco, fuggito dopo il colpo di stato di Fujimori nonostante che il suo partito non sia stato minimamente perseguito dal dittatore; Danielle Mitterand, vedova del potente uomo di stato che non esitò a ricorrere alle ricette neoliberiste. E così sia. Ognuno si accompagna con chi crede.
Su questo incontro si potrebbero dire molte cose, la prima é che il neoliberismo non é che una politica economica particolarmente efferata, ma sotto di esso c'é il capitalismo imperialista. Sotto di esso ci sono precisi rapporti di potere e di forza. C'é anche la maggior concentrazione di armi e di mezzi di comunicazione in possesso della classe dominante mai vista nella storia. Questo promemoria non può essere dimenticato se si vuole veramente capire che così il neoliberismo e lottare contro di esso, ma proprio questo é stato dimenticato e peggio ancora escluso dal dibattito de La Realidad. Riporto di seguito brani del discorso di Marcos per i quattro tavoli del tema "politica" (Aguascalientes 1996, edizione della battaglia): <<Nel momento in cui stabilisce di attaccare le frontiere del denaro e cerca di globalizzare il mondo, il neoliberismo riesce a frammentare il mondo in tanti pezzi e non solo, oltre a frammentarlo riesce a far scontrare questi pezzi tra loro....E crea le borse dei dimenticati...Questa borsa di resistenza che producono i dimenticati diventa borsa di guerra, arriva al punto di frattura il primo gennaio del 1994.....indichiamo come gli esclusi che adesso formano quattro gruppi fondamentali di quelli che ostacolano, diciamo noi, o gli scomodi, gli esclusi: le donne, gli indigeni, i giovani e gli omosessuali o il movimento gay, lesbiche incluse. Questi quattro gruppi sociali, che il neoliberismo ha definito come i suoi principali nemici in qualunque forma cerchino di organizzarsi, devono essere messi in una borsa etichettata e separata dal resto della società>>.
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