Associazione Ya basta
per la dignita' dei popoli
contro il neoliberismo
Agenda 1997 - GENNAIO
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Il nostro piccolo
esercito di pazzi di speranza
saluta, con la mie parole,
tutti quei deliranti che, come noi,
lasciano in un angolo l'Io
e innalzano la bandiera del Noi.
Noi, tanto piccoli, siamo grandi
sapendo che voi esistete.
Assurdita' del mare, dira' qualcuno.
Non importa, navigheremo lo stesso...
sempre dal baule dei ricordi,
dal forziere dei ricordi del subpirata, cade,
come per caso, un vecchio foglio.
Con la pioggia e il fango,
i caratteri si cancellano
e ritornano alla terra.
El Sup
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Nel Comitato abbiamo discusso per un pomeriggio intero,
abbiamo cercato la parola per dire "arrendersi", e non l'abbiamo trovata.
Non ha traduzione in tzotzill ne' in tzeltal, nessuno ricorda che questa parola
esista in tojolabal o in chol .
Per ore abbiamo cercato l'equivalente.
Fuori piove e una nuvola amica viene a riposarsi con noi.
Il vecchio Antonio spera che tutti se ne vadano e stiano zitti, e rimanga soltanto
il battente tamburo della pioggia sopra il tetto di lamiera.
In silenzio mi viene vicino il vecchio Antonio, tossendo di tubercolosi,
e mi dice all'orecchio: "Questa parola non esiste nella vera lingua,
per questo i nostri non si arrendono mai, e piuttosto muoiono,
perche' i morti ci insegnano che le parole che non ci sono non devono vivere."
Poi se ne va vicino al fuoco per cacciare la paura e il freddo.
Lo racconto ad Annamaria e lei mi guarda con tenerezza e mi ricorda
che il vecchio Antonio e' gia' morto...
Arriva qualcuno, con il berretto e il fucile grondanti d'acqua. "C'e' il caffe'", informa.
Il Comitato, come si usa qui, vota per decidere se bere il caffe' o se continuare
a cercare la traduzione di "arrendersi" in lingua vera.
All'unanimita' vince il caffe'. Nessuno si arrende. Rimmaremo soli?
giugno '94, El Sup
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