Repubblica - Bologna

 Il gruppo che ispira gli immigrati

 Noi siamo i teorici delle occupazioni

di LUIGI SPEZIA

 ORA stanno studiando le. occupazioni di case miste, italiani e stranieri uniti dallo stesso bisogno di un tetto. Ne faremo una sperimentale, annunciano. La testa pensante delle occupazioni degli immigrati che hanno ricreato sommovimento in citta’ e’ una testa collettiva.
L’occupazione come risposta diretta a una necessita’ che nessuno riesce a risolvere altrimenti e come fatto politico "perche non diamo solo un aiuto tecnico, tutti sono capaci di buttare giu una porta. Rendiamo visibile un problema esplosivo. Il "Comitato senza frontiere" e’ un gruppo di compagni dell'Autonomia che ha alle spalle le grandi occupazioni di case degli extracomunitari, da via Stalingrado nel 1990, all'ex Pacinotti a via Saffi di oggi
Comitato senzafrontiere e senza leader. L'intervista va bene, ma collettiva. Pino e l'unico che viene direttamente dal movimento del '77 bolognese, c'e' quasi sempre lui in vista alle manifestazioni degli immigrati e nelle case occupate. Allora era del Cic, il Comitato di iniziativa comunista di Diego Benecchi. Strade che si sono divise . Pino a occupare case per chi non ce l'ha, Benecchi nelle istituzioni, consigliere nella commissione Territorio. "L'altro giorno Diego e passato davanti a via Saffi e ha tirato di lungo. Siamo stati noi a chiamarlo", dice uno del Comitato. A parlare e quasi sempre Rosario, anche lui ex Cic, ma il '77 l'ha fatto a Salerno, venuto a Bologna dopo il terremoto dell'Irpinia. II terzo, Nino, e' rimastoa Bologna da studente. Ora ha 38 anni e ha in braccio la figlia piccola. Perche' in via Avesella, sede del "Collettivo comunista per l'autonomia di classe", che fu la storica sede di Lotta Continua, dove indicano ancora il posto dell'ufficio di Enrico Deaglio ora dotato di computer, i bambini sono di casa. II gruppo e' di una ventina di unita, eta' media sui 40 anni, con giovani leve che di tanto in tanto si innestano nel nucleo storico.
Un nucleo di resistenza del circuito dell'Autonomia che ha perduto le masse ma che non demorde e organizza le masse di immigrati senza casa. Ricordi, linguaggio e strategie "antagoniste". Ripercorrono tutte le occupazioni: i 300 extracomunitari che nel settembre '90 passarono dai capannoni del centro sociale della "Fabbrika" invia Serlio a via Stalingrado. I pakistani che occuparono l'ex scuola invia Rimesse e nella prima volante che arrivo' per controllarci c'era Roberto Savi. Ci indico' ai suoi colleghi uno per uno, il giorno dopo era a sparare ai nomadi di via Gobetti ricorda Pino. II "Cubo" di via Zanardi. L'area Cnr di via Gobetti. Le case di Rastignano. Insomma tutti i grandi focolai di rivendicazione diretta della casa da parte degli stranieri lavoratori. Tutto comincio' quando il gruppo si stabili' alla Fabbrika e si ritrovo' a convivere con 33 stranieri che dormivano all'addiaccio e il Comune sistemo li' prima dei Mondiali del'90. "Noi abbiamo reso visibile negli anni un problema reale" rivendicano. L'idea delle occupazioni e venuta piu' agli stranieri che a noi, che li abbiamo comunque aiutati e trasformati in soggetti politici. Spesso abbiamo dovuto rimandare le. occupazioni, per scegliere il momento piu' adatto". Dicono che sono gli stranieri a rivolgersi a loro "come riserva, quando si rendono conto che le istituzioni, Comune, sindacato, non riescono a dare quello che e' essenziale, la casa e alle manifestazioni in piazza ne abbiamo portato migliaia". Problemi con la polizia tanti, denunce e processi. Abbiamo scelto di muoverci al di fuori della legalita', ma i risultati ci sono stati. Le nostre occupazioni sono state utilizzate per dare una risposta, come se le istituzioni avessero bisogno dl un input esterno. Basti pensare che occupazioni di via Stalingrado e' stata legalizzata. Ma finche' a Stalingrado c'eravamo noi, gli spacciatori non c'erano.