08 Febbraio 1998 - Manifesto -
MUSICA
Un sassofono per quattro
Al Teatro Polivalente Occupato di Bologna, l'ottimo concerto di Steve Lacy ha incantato il pubblico
GIAMPIERO CANE - BOLOGNA
S TIPATO di pubblico, soprattutto giovani, il Teatro Polivalente Occupato di via Irnerio, a Bologna, per un concerto di Steve Lacy, musicista di qualità eccellenti, che - annunciato in cartellone in trio - ha suonato, invece, in quartetto, avendo accolto nella formazione un giovane pianista italiano, Antonio Ciacca, studente del Dams, ma già anche parte degli ensemble con cui sono in tournée Art Farmer e Benny Golson.
La musica del sassofonista, con qualche innesto del repertorio dell'amatissimo Thelonious Monk, ha letteralmente catturato gli ascoltatori, ottenendo da questi una risposta che non possiamo che definire entusiastica.
La stessa sera di venerdì, il teatro Comunale della città offriva un'altra interessante occasione, qualificata dalla presenza nel programma di "Verklärte Nacht" di Arnold Schönberg, nella versione per orchestra d'archi. Questo concerto, diretto da Gilbert Varga, non offriva, invece, che l'immagine di un pubblico di routine, il che significa che alla circostanza gli abbonati, come atteso, hanno risposto marinando, forse proprio per la presenza della musica del viennese. L'ente lirico sembra in ambasce per il proprio rapporto fallimentare con il pubblico dell'avvenire. Per risolvere i propri problemi dovrà decidersi a riconoscere che, se vuole un nuovo pubblico, deve crearselo partendo dal constatare che la gran parte dei giovani che oggi s'interessano alla musica hanno già fatto scelte diverse da quelle che potrebbero essere di sostegno alla sua politica: non tanto rivolgere, dunque, la propria attenzione a nuovi pianisti, violisti etc., che si cimentino col così detto repertorio, ma a qualità artistiche espresse da musicisti del valore di Lacy, nei quali un'eccelsa qualità interpretativa s'unisce a una parola immessa nel dramma della musica d'oggi.
Dopo la pagina del maestro della futura dodecafonia, nella serata del Comunale toccava al "Concerto n. 2" di Brahms. Con esso, e con Murray Perahia al pianoforte s'intendeva restituire agli abbonati il maltolto con Schönberg.
Tutto nervoso, incantato dalle acrobazie melodiche dell'ancia di Lacy o più banalmente scosso dalla frammentazione ritmica del tempo, il pubblico del TPO ha dimenticato presto la noia di un ritardato inizio. Lo spazio teatrale non è dei più agevoli. I lavori della platea non sono mai stati finiti, o sono stati distrutti durante i vent'anni e più per i quali il luogo è stato usato come magazzino. Quando gli organizzatori s'aspettano un minor afflusso vi compaiono delle sedie, altrimenti si comincia, come l'altra sera, sedendosi sull'accenno di gradinata che percorre l'ascendente platea, per poi star tutti in piedi.
Per la propria struttura, quello del TPO è lo spazio migliore da quanti offerti dalla scena alternativa. Si dovrebbero potenziare le strutture, ma sembra invece che, dopo anni di abbandono, tornino su di esso le mire dell'Accademia d'arte, cui appartiene a quanto pare, e della confinante Pinacoteca. Con due pretendenti di tal fatta, uno dei quali probabilmente legittimo, è quasi impossibile sperare che il luogo rimanga nelle mani intelligenti di chi lo gestisce oggi: si ridurrà a un'aula di scenografia, peraltro non particolarmente qualificata, o a uno spazio burocratico museale e tanti saluti ai bei sogni di chi ha lo sguardo rivolto innanzi.
Che dire? Godiamocelo finché si può, col suo programma che inanella l'ottetto di Trovesi (13 febbraio), Gemini-Gemini (9 marzo), Carlos Ward (per ora, in un imprecisato principio d'aprile), il trio di Erlich, Cyrille e Dresser (18 aprile) e Dino Saluzzi (una sera tra il 4 e il 10 maggio). Il telefono, per saperne di più, è quello di Europa Radio, cioè 051-530041.