Op.S Operatori Sociali
Foglio di Informazione a cura delle
Rappresentanze Sindacali di Base
Coordinamento Servizi Sociali Gennaio 1997
GIÙ' LA TASSA!!!!!!!
Il 26 ottobre '96 si è svolta a Roma la manifestazione nazionale indetta dai sindacati di base ( RdB, CUB, COBAS, ...) contro la finanziaria del governo Prodi e contro il "Patto del Lavoro". La partecipazione è stata molto alta (60.000 persone) e insperata, visto il boicottaggio operato dagli organi di informazione.
Gran parte del corteo era costituita da lavoratrici e lavoratori provenienti da tutte le regioni -massiccia la presenza del sud- e da tutti i settori, comprese le cooperative di Bologna.
Questa è stata la nostra prima iniziativa a cui ne sono e ne stanno seguendo altre (il 7 Febbraio manifesteremo a Strasburgo).
Il nostro giudizio sulla finanziaria da 62.000 miliardi è durissimo: rappresenta l'ennesima "torchiatura" per tutti i lavoratori dipendenti in nome dell'ingresso in Europa.
Diciamo no alla tassa per l'Europa, ai tagli alla spesa pubblica e sociale e ad altre varie misure, che costeranno ai lavoratori dipendenti circa 160.000 lire al mese ( 2 milioni in un anno per famiglia ). Più va avanti il processo di integrazione europea e più aumentano i problemi per i settori più deboli della società: la disoccupazione cresce, i servizi sociali sono sempre più ridotti, i salari diminuiscono.
L'Europa non è la soluzione di tutto questo, ne è la causa; non è la cura, è la malattia. Gli unici a trarne beneficio sono i grandi capitali e chi li gestisce.
Ci chiedono sacrifici, nonostante quest'anno l'Italia risulti la nazione con il saldo attivo di bilancio più alto del mondo ( + 80.000 miliardi ). Tutti questi soldi saranno utilizzati solo per pagare gli interessi dei titoli di stato, per tre quarti in mano a banche, industrie, evasori e speculatori. A ciò si aggiunga che in Italia l'evasione fiscale è pari a circa...
Questo governo non vuole scontrarsi con i ceti più ricchi e forti del paese, preferisce che continui a piovere sul bagnato e che a pagare siano sempre gli stessi, con la complicità dei sindacati CGIL-CISL-UIL.
Non applaudiremo a questa manovra, non
ci metteremo da soli il cappio al collo e non pagheremo contenti
la corda!
C.C.N.L. COOPERATIVE SOCIALI: PRELUDIO LAVORATIVO AL PAESE
DEI CACHI
Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori delle cooperative sociali è scaduto nell'aprile del '95.
Le trattative sono bloccate.
Il mistero di questa situazione sono forse le richieste di irragionevoli aumenti? No, magari, lo scoglio non è questo.
Per spiegare lo stallo occorre addentrarsi nel concetto moderno di filosofia sindacale: i contratti -quando si fanno- si fanno al ribasso!
Sì, è triste... ma è proprio così.
Non solo non danno aumenti, ma non concedono neppure il recupero pieno dell'inflazione reale subìta in questi anni.
Vogliamo guardarci in tasca?...
Per recuperare i nostri soldi, senza chiedere neppure un vero aumento, dovremmo ottenere un incremento del 17% (circa 300.000 lire in più in busta paga).
Un quarto livello, nell'ultimo contratto guadagnava a fronte del suo precario lavoro, cioè se le cooperative gli davano da lavorare, un lordo di lire 1.817.000, corrispondente ad un netto di lire 1.323.000.
Ma chi partecipa alla trattativa, chi sono i soggetti che danno battaglia per stipendi da un milione e spiccioli al mese?
Gli splendidi protagonisti sono nell'ordine: la Lega delle cooperative (vedi Coop Adriatica che con il 90% del fatturato determina la linea strategica) che offre un recupero del 9% invece del doveroso 17%, la Confcooperative (il versante cattolico delle coop), i sindacati confederali CGIL-CISL-UIL, artefici del magnifico accordo del luglio '93, grazie al quale si è flessibilizzato tutto, anche la nostra miseria.
Noi delle Rappresentanze Sindacali di Base proponiamo un recupero totale dell'inflazione (... e questo sarebbe dovuto, non ci si dovrebbe nemmeno pensare, ma tant'è...) e un adeguamento al recente contratto della Sanità Privata, in un'ottica di uniformità di contratto nazionale.
Quello che vorremmo evitare è
di essere inseriti in uno spot pubblicitario della Coop Adriatica:
PRENDINE 3, PAGANE 2 .....
LEGGE SULLA SALUTE E
SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO
Il Decreto legislativo 626 del 19/09/1994 regola e disciplina tutte quelle norme e leggi già esistenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro al fine di assicurare una più elevata protezione dei lavoratori, non solo attraverso misure di prevenzione e bonifica dei rischi aziendali, ma anche mediante l'informazione, la consultazione, la formazione dei lavoratori per quanto riguarda la prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro, con particolare attenzione ai rischi cui sono esposti sul posto di lavoro.
L'organizzazione del nuovo sistema di sicurezza si fonda su tre pilastri:
1- Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dei Rischi
2- Medico competente
3- Rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza
RESPONSABILE PREVENZIONE
E' designato dal datore di lavoro:
1- coordina il censimento nei luoghi di lavoro
2- coordina la valutazione del rischio
3- coordina l'individuazione delle misure preventive e protettive di sicurezza e salute
4- elabora il "Documento sulla valutazione dei rischi" che contiene:
a)la relazione sulla valutazione dei rischi con i criteri di valutazione seguiti;
b)l'individuazione delle misure di prevenzione e dei dispositivi di protezione da adottare;
c)il programma degli interventi con i relativi termini di adempimento, per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.
Questo documento è lo strumento
che permette al datore di lavoro di individuare le situazioni
carenti e di pianificare le misure di prevenzione.
IL MEDICO COMPETENTE
E' nominato dal datore di lavoro.
E' il responsabile della sorveglianza sanitaria: effettua gli accertamenti preventivi e periodici al fine di valutare l'idoneità dei lavoratori alla mansione cui sono preposti. Nel particolare:
1- effettua gli accertamenti sanitari e le visite mediche, anche a richiesta dei lavoratori, purché correlate ai rischi professionali;
2- esprime i giudizi di idoneità alla mansione specifica;
3- redige una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria;
4- fornisce informazioni ai lavoratori ed ai rappresentanti per la sicurezza sul significato degli accertamenti medici;
5- informa ogni dipendente interessato sui risultati degli accertamenti e, a richiesta del medesimo, gli rilascia copia degli stessi;
6- comunica, in occasione della riunione periodica, in particolare ai rappresentanti per la sicurezza, i risultati anonimi collettivi degli accertamenti effettuati;
7- visita almeno due volte all'anno, insieme al responsabile del servizio di prevenzione e al rappresentante per la sicurezza, gli ambienti di lavoro;
8- effettua le visite su richiesta dei lavoratori, purché correlata ai rischi professionali;
9- collabora con il datore di lavoro alla predisposizione del servizio di pronto soccorso;
10- coopera all'attività di informazione
e formazione sulla tutela della salute e sicurezza del lavoro.
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA
I rappresentanti restano in carica tre anni, al termine dei quali decedono automaticamente. Nelle aziende che occupano fino a 15 dipendenti, il rappresentante è eletto direttamente dai lavoratori al loro interno. Nelle aziende con più di 15 dipendenti il rappresentante per la sicurezza è eletto o designato dai lavoratori nell'ambito delle rappresentanze sindacali in azienda. Il numero dei rappresentanti varia con il numero dei dipendenti di un'azienda: un rappresentante nelle aziende fino a 200 dipendenti; tre nelle aziende da 201 a 1000 dipendenti; sei rappresentanti nelle aziende con più di 1000 dipendenti.
Il rappresentante per la sicurezza:
1- partecipa alla riunione periodica di prevenzione e protezione dei rischi che nelle aziende che occupano più di 15 dipendenti il datore di lavoro indice almeno una volta all'anno;
2- consulta il rapporto di valutazione dei rischi;
3- accede ai luoghi di lavoro e avverte il responsabile prevenzione e protezione dei rischi individuati nel corso delle sue attività;
4- può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dei rischi adottate non siano idonee;
5- è consultato preventivamente in ordine alla valutazione dei rischi, all'individuazione, realizzazione, programmazione e verifica della prevenzione;
6- promuove l'elaborazione e attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la salute e l'integrità dei lavoratori;
7- presenta proposte ai fini dell'informazione e della formazione dei lavoratori in materia di sicurezza, di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali;
8- acquisisce notizie dai lavoratori sui problemi concernenti la salute e la sicurezza;
9- deve essere consultato preventivamente e tempestivamente dal datore di lavoro su qualunque azione che possa avere effetti rilevanti sulla salute e sulla sicurezza;
10- ha diritto di accedere alle informazioni contenute nel Piano di sicurezza, nel registro degli infortuni, nella documentazione aziendale concernente la sicurezza sul lavoro;
11- ha l'obbligo di avvertire il datore
di lavoro delle inadempienze alle norme di igiene e sicurezza
rilevate nel corso della vigilanza sui luoghi di lavoro.
OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
Il datore di lavoro è "il protagonista" della nuova organizzazione della sicurezza sul lavoro. Ha l'obbligo di nominare il responsabile prevenzione e protezione e il medico competente; ha l'obbligo di formare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. La formazione avviene in orario di lavoro e gli oneri sono a carico del datore di lavoro. La formazione sarà periodicamente ripetuta in relazione all'evoluzione e all'insorgere di nuovi rischi.
Il datore di lavoro ha l'obbligo di impartire le opportune disposizioni affinché la formazione alla sicurezza sia resa obbligatoria in occasione:
- dell'assunzione
- del trasferimento
- del cambiamento di mansione
- dell'introduzione di nuove attrezzature o tecnologie
- dell'introduzione di nuove sostanze e preparati pericolosi.
Il datore di lavoro provvede anche a fornire adeguate informazioni su:
- le normative e le procedure aziendali di sicurezza
- le funzioni del responsabile del servizio di prevenzione, del medico competente e del rappresentante dei lavoratori
- i rischi per la sicurezza derivanti dall'attività produttiva
- i rischi dovuti alle mansioni svolte
- le misure e le azioni di prevenzione
adottate.
QUALE PROFESSIONALITA'
PER GLI EDUCATORI ?
Intorno al tema della professionalizzazione degli operatori socio-assistenziali-educativi, e alla questione connessa della riqualificazione sul lavoro di quelli già operanti, si stanno mobilitando molte energie, volte a trovare e tracciare percorsi formativi e profili professionali.
Prima di entrare nel merito della questione,
vediamo le proposte fino ad ora delineate da vari enti e istituzioni.
MINISTERO DELLA SANITA'
Il ministro della Sanità Rosy Bindi ha firmato i decreti riguardanti compiti e prerogative di sei "nuovi" profili professionali, fra cui la figura del "tecnico della riabilitazione psichiatrica e psico-sociale" (attualmente definito educatore). I decreti dovranno ora passare l'esame del Consiglio di Stato. L'iter non si presenta tuttavia agevole, data l'emergenza immediata di due problemi:
- chi svolgerà la formazione
- la questione della equipollenza dei
titoli conseguiti in base alle vecchie normative.
REGIONE EMILIA ROMAGNA
Nel documento (datato 6/9/96) inerente la formazione del personale socio-assistenziale e socio-educativo, la Regione ricorda la questione aperta dell'attivazione del diploma universitario riguardante la figura dell'Educatore Professionale, in forza del quale l'art. 6 del D.L. 502/92 dispone la soppressione dei corsi di riqualificazione.
Data la situazione di ritardo e sospensione
-probabilmente dovuta a lotte interne al mondo universitario (Scienze
dell'educazione e Medicina) su chi dovrà gestire la formazione-
la Regione dichiara di avere inoltrato richiesta ai Ministri competenti
per potere ancora attivare i percorsi di riqualificazione sul
lavoro (derogando al D.L. suddetto).
PROPOSTA DI LEGGE BERTOLINI
Tale proposta riguarda l' "Ordinamento della professione di pedagogista e istituzione del relativo albo professionale". Essa coinvolge il settore socio-educativo in quanto prevede che l'iscrizione all'albo dei pedagogisti sia consentita (oltre che ai laureati nelle discipline specifiche) anche a:
a) ai laureati in pedagogia e altre lauree affini che da almeno tre anni svolgano effettivamente e in maniera continuativa attività di collaborazione o consulenza attinenti alle mansioni di educatore professionale o di formatore con enti o istituzioni o imprese pubbliche o private;
b) a coloro che, in possesso del diploma triennale ottenuto presso una università o istituto superiore o altro istituto dello stesso livello di istruzione, svolgano da almeno tre anni in maniera continuativa attività di collaborazione o consulenza attinenti alle mansioni di educatore professionale o di formatore professionale con enti o istituzioni o imprese pubbliche o private;
c) a coloro che, in possesso di attestati
rilasciati da scuole regionali, comunali, del S.S.N. o equiparate,
di durata almeno biennale, svolgano da almeno cinque anni in maniera
continuativa l'attività che forma l'oggetto di educatore
professionale nei settori socio/educativi, socio/assistenziali,
socio/culturali.
Queste proposte fanno prevedere una dura lotta di potere fra i
soggetti istituzionali coinvolti per gestire le risorse che saranno
messe in campo e per dar loro una specifica configurazione. In
tal senso non possiamo non constatare la fortissima tendenza alla
sanitarizzazione dell'intervento sociale. E' questo un processo
che si lega strettamente all'attuale dibattito sul no-profit:
creare figure professionali fortemente sanitarizzate e lasciare
l'intervento più propriamente sociale al volontariato.
Rispetto a questa situazione, la nostra
posizione non può essere che di nettissima critica. Contro
una definizione sanitario-patologica dei problemi sociali, gli
operatori che di questi si occupano devono infatti formarsi in
un'ottica il più comunitaria e globale possibile, in grado
di fare degli aspetti tecnici degli strumenti di intervento efficace
commisurati alle esigenze delle persone cui si rivolgono.
ALLO STATO PRESENTE
La fotografia della situazione attuale mostra un panorama alquanto contraddittorio: a fronte delle richieste dell'Ente Pubblico (Azienda Usl) di avere figure professionalizzate, la realtà dice che tali figure non esistono in numero sufficiente. Da qui tutto il giochetto delle quote e delle percentuali che, se pur danno dei riferimenti quantitativi di massima, tuttavia contribuiscono a determinare una situazione confusa e di forte disagio sia per i lavoratori che per i datori di lavoro (con conseguenti riflessi negativi sull'utenza).
"Pacchetti" di educatori professionali
vengono prelevati (in modo più o meno consenziente) dai
servizi dove lavorano per permettere alle cooperative di partecipare
alle gare di appalto e risolvere così momentaneamente una
situazione che avrà nel tempo un effetto paradossale: l'accumulo
di educatori non (ancora) professionalizzati in quei servizi che
ancora lo concedono, fino a che......
A fronte di tale situazione, la NOSTRA PROPOSTA appare chiara ed equilibrata:
garantire innanzitutto a tutti coloro che attualmente lavorano l'accesso alla professionalizzazione, diversificando tuttavia i percorsi secondo due modalità:
a) operatori con tre (e più) anni di esperienza: corso di riqualificazione di cento ore;
b) operatori con meno di tre anni di esperienza: corso di riqualificazione biennale (460 ore).
I corsi dovranno essere gratuiti per tutti gli operatori e prevedere inoltre il riconoscimento delle ore di frequenza.