Contributo di Andrea Viani
 
SUL SETTORE TELECOMUNICAZIONI

Il "rapporto di produzione-lavoro" tra la classe dei capitalisti e la classe lavoratrice (la classe dei venditori di forza lavoro) è fondato sulla lotta economica per la valorizzazione del capitale. La lotta economica dei lavoratori per la valorizzazione della merce forza-lavoro attraverso il salario dipende da quel fondamento. La classe dei lavoratori cerca spontaneamente di raggiungere una qualità della vita corrispondente alle proprie necessità materiali e sociali. Ma questa tendenza non è un fatto automatico. La possibilità di ottenere il necessario è legata alla lotta per la contrattazione degli elementi che compongono il reddito dei lavoratori (salario diretto, salario tassato, salario differito/previdenziale) considerati però come un tutto (il totale del salario diretto, sommato ai beni e servizi pubblici pagati con il totale del salario tassato, sommato al totale del salario differito/previdenziale), considerati appunto come salario globale di classe. Se la classe lavoratrice vuole condurre adeguatamente tale lotta deve conoscere come la classe dei capitalisti attacca il salario globale di classe nel suo insieme (vedi l’attacco sulla redistribuzione generale del reddito attraverso le leggi finanziarie) e nelle sue parti (vedi l’attacco sul salario diretto nella definizione del contratto di lavoro dei metalmeccanici, ecc., sul salario differito previdenziale, ecc.).

L’organizzazione sindacale dei lavoratori, quindi, diventa elemento centrale in quanto l’azione sindacale confederale consiste proprio nel difendere e migliorare le condizioni di vita, traducendo i bisogni dei lavoratori nella rivendicazione e nella contrattazione articolata ed organica di tutte le voci del salario globale di classe. Alternativa sindacale deve orientare in questo senso tutta la CGIL.

Nel mio intervento affronto alcuni problemi riguardanti la rivendicazione e contrattazione articolata sul salario diretto dei lavoratori del settore TLC con particolare riguardo all’ITALTEL.

La pubblicità del prodotto multimediale è tutta basata sulla sua totale consumabilità.

Essa implica l’uso normale o addirittura banale di tale prodotto (l’accesso e la manipolazione di informazioni di qualsiasi genere) e delle cosiddette autostrade elettroniche, con i relativi supporti alla multimedialità.

Succede così che la multimedialità sia ridotta alla forma di merce fordista, mentre al contrario essa costituisce la prospettiva di superamento del fordismo.

É tipico dell’impianto fordista vedere il prodotto come un oggetto immediatamente disponibile poiché il processo produttivo che lo genera è consolidato e il prodotto stesso ha una configurazione stabile sostenuta dalla produzione a flusso.

Non è così per la multimedialità. Questa è invece un prodotto che si sta costruendo e sarebbe dunque necessario, se si parla degli strumenti che hanno una funzione chiave nella distribuzione di questo prodotto (per esempio la città cablata), considerarne gli aspetti di "fabbricazione", porsi cioè la questione della realizzazione di questo prodotto e non soltanto del suo consumo.

Purtroppo l’ottica con la quale il sindacato approccia il problema è di tipo consumistico. Di fronte al nuovo "oggetto multimedialità" si pone esclusivamente il problema della sua consumabilità, di come consumarlo.

Ma la multimedialità non c’è ancora. Essa non è e non sarà per molti anni ancora, un prodotto consolidato e il capitale, che sta con i piedi per terra, ne apprezza esclusivamente i suoi elementi di immediata vendibilità. Ecco perché il capitale che produce la parte di contenuto della multimedialità da un lato si concentra finanziariamente con il capitale che produce le altre parti, dall’altro mantiene i programmi di produzione/vendita della propria parte (il prodotto televisivo). Ecco perché la FCC americana ha preso decisioni riguardanti l’assetto delle reti di distribuzione che sono in contrasto con l’attuale prospettiva di multimedialità organica, ha cioè deciso di non adottare un unico protocollo in grado di gestire qualsiasi informazione. E questo non perché la FCC voglia ostacolare tale prospettiva, ma perché qualsiasi prospettiva deve fare i conti con i fatti e i fatti sono molto complessi ed indeterminati.

Ad esempio se oggi si volesse considerare la multimedialità come un prodotto già strutturato bisognerebbe riuscire a definirne il processo costitutivo.

Il capitale monopolistico transnazionale di settore ragiona già in questi termini (ciò che non avviene in Italia). Esso pensa che la "filiera della comunicazione" possa già articolarsi nel segmento che produce il "contenuto", nel segmento che produce il "packaging", nel segmento che produce le diverse "infrastrutture fisiche e logiche", nel segmento che si occupa della "gestione" delle infrastrutture, nel segmento che produce i "sistemi di utente". Esso pensa in questi termini, ma non pensa che le cose stiano già così (altrimenti la FCC avrebbe deciso subito un unico protocollo). Si considerano le possibilità offerte da queste tendenze, ma nel frattempo si adattano le condizioni ai processi reali e cioè alle capacità produttive ed alla vendibilità delle parti prodotte dalle attuali strutture.
 
È allora necessario adeguare il punto di vista e l’analisi sindacale a questa ottica settoriale.

Diventerebbe in questo modo possibile individuare obiettivi di politica industriale nazionale:

Prima di parlare di cablatura bisogna parlare delle soluzioni necessarie che stanno sotto l’attività di cablatura. Lo stesso dicasi per il "sistema d’utente". Questo è' un personal avanzato oppure è una stazione di lavoro dotata di una funzione che gestisce l'intelligenza del sistema disponibile in rete cui si accede appunto tramite cablatura, o con altri sistemi? Alcuni sostengono che i personal hanno risolto la questione, ma non è così, su questo terreno c'è uno scontro violentissimo e non si è ancora deciso se comanderanno i sistemi operativi alla Microsoft o altri sistemi operativi, visto che dipende dalla configurazione del sistema d'utente: se, ad esempio il terminale sarà un personal computer oppure un altro tipo di macchina. Per il momento la dimensione PC è prevalente, può darsi che avendo conquistato posizioni dominanti questa sia la soluzione, ma non è detto.

Come si vede la formazione deI prodotto multimediale dipende dalla produzione, non dalle fantasie o dalle narrazioni suI post moderno o sul post fordismo, che poi sono soltanto replicazioni fordiste che derivano la loro immaginifica oggettività dal fatto che siamo abituati a trattare i prodotti con una logica consumistica, tipicamente fordista. Il prodotto multimediale indeterminato, è un fatto che implica innumerevoli cambiamenti, che implica innumerevoli contrasti su soluzioni tecnologiche, economiche, ecc.

Ci si può chiedere: cosa c'entrano i 15.000 dipendenti ltaltel? C'entrano e come.

Consideriamo che:

I fatti citati dimostrano che in Italia : É necessario cambiare logica.

Per quanto riguarda il segmento deI contenuto abbiamo dei produttori importanti. Siamo deboli nel settore deI packaging (tuttavia questo settore è molto recente e quindi non esistono ancora produttori veramente importanti neI mondo). Per quanto riguarda la produzione di infrastruttura fisica e logica, avevamo Telettra, avevamo ltaltel, adesso abbiamo ltaltel-Siemens che però sta ripetendo la vicenda di Telettra.

Dopo la fine di Telettra ltaltel portò all'interno buona parte delle intelligenze di Telettra e ricostruì da zero il segmento trasmissione, con dodici progetti in campo. Di questi dodici progetti due sono andati in porto, sono diventati prodotti inseriti neI catalogo, gli altri dieci sono stati chiusi da Siemens. In Italia la produzione di apparati di trasmissione è finita.

Questo vuoI dire che non si può cablare Milano?

No di certo. I problemi di trasmissione saranno risolti da Siemens, o da Alcatel. A noi basta "cogliere" il prodotto che come fosse una mela è già pronto sulla pianta. Naturalmente la pianta non è italiana, è tedesca o francese.

Tradotto in concreto ciò significa che cinquecento persone che oggi si occupano di ricerca in trasmissione ltaltel non ci saranno più. E questo è avvenuto per il semplice fatto che la Siemens ha una società aI 50% con ltaltel. Ma non è solo questo, c'è anche il fatto che la Stet non ha in questa società nessuna funzione attiva, per la Stet non esiste il problema della garanzia di una produzione per queI che concerne l'infrastruttura fisica e logica deI settore di telecomunicazione. Per la Stet il prodotto multimediale viene la trattato dal punto di vista del gestore-venditore generando quella logica consumistica che il sindacato ha ormai completamente introiettato.

Siemens ha attribuito ad ltaltel due missioni mondiali: la produzione di una parte deI GSM, e non della parte principale, e la produzione dei ponti radio, e basta.

Tutto il resto dell'infrastruttura logica e fisica non costituisce obiettivo strategico per la società ITALTEL-SIEMENS. Certo noi costruiamo ancora un’ottima piattaforma fondamentale di TLC: il sistema UT, considerato il miglior prodotto europeo di instradamento delle comunicazioni. Anche per questo abbiamo vinto delle gare importanti all'estero, in Russia, in Cina, ecc. Con la situazione economica che ci ritroviamo, con la lira che vale poco, abbiamo prezzi competitivi e quindi oggi saremmo competitivi anche a livello europeo. Siemens ci dice: interessante la vostra attività, fatela, se reggerete bene, altrimenti...

Questo per quanto riguarda il settore della commutazione.

La società di telematica, ossia di produzione dei terminali d'utente, è diventata per il 75% di proprietà di Siemens Italia e per il 25% di STET Questo significa che di colpo ci saranno trecento eccedenti, e guarda caso saranno nella ricerca poiché telematica venderà i terminali d'utente prodotti da Siemens.

La cosa peggiore per noi è la mancanza di una missione strategica riguardo alla commutazione, alla funzione di instradamento. Qui in particolare l'attacco di Siemens Io si ritrova nella funzione commerciale. Abbiamo una struttura commerciale verso l'estero che è orientata aI prodotto, perché siamo un produttore di medio piccole dimensioni, e quindi dobbiamo interfacciare il cliente offrendogli il sistema, non offrendogli dei componenti, non avendo una struttura estera in grado di raccogliere domanda di componenti e di ragionare in termini di sistema a monte, dobbiamo avere una funzione integrata. Ebbene, la divisione esteri è stata smantellata, ai suo posto c'è un nuovo ufficio che, riuniti gli impiegati per l'estero di Siemens italiana e di ltaltel, interfacciano l'estero sulla base delle filiali Siemens. L'esito immediato di tutto ciò è che due giorni fa sono stati chiusi gli uffici ltaltel della Colombia, e che il nostro mercato estero non è più articolato e suddiviso sulla base deI prodotto, ma per aree corrispondenti alle filiali Siemens. Questa riorganizzazione è calibrata per compromettere le nostre presenze estere. Russia, Cina, Iran sono state connesse alla struttura Siemens perché noi abbiamo li istallato dei sistemi, e quando un sistema è istallato non si può distruggere, si ramifica, diventa una rete, produce un effetto che impone il suo mantenimento. Per il resto deI mondo, noi avevamo delle buone prospettive in Sud America, ma la risposta in Sud America è stata la chiusura della sede di Bogotà. Sta di fatto che, mentre Siemens ci chiedere di operare come un normale competitore per quanto riguarda la commutazione e l'instradamento, ci collochiamo all'estero con una struttura assolutamente incapace di fare concorrenza a chicchessia ed in particolare alla stessa Siemens. Si può osservare che ci resta l’Italia. Ma qui siamo arrivati all'elettronificazione per il 70%, le possibilità di crescita sono modeste, e anche la multimedialità, così come è fatta adesso chi volete che la utilizzi? Forse tra venti anni, quando i costi di produzione dell'informazione saranno ridotti potrà essere pensata in modo generalizzato, ma oggi se la consideriamo daI punto di vista dei suoi segmenti, e allora la televisione è ancora un segmento esterno alla multimedialità, cioè il consumo televisivo rimane a se stante, rimane un canale, che opera per il momento con una propria collocazione distinta daI resto deI sistema.

Il resto deI business riguarda la comunicazione vocale, la comunicazione dati ed immagini. Per quanto riguarda la comunicazione dati il business vero sono le grandi imprese mentre in Italia le imprese sono quelle deI sistema Triveneto o deI sistema deI Nord-Est. Perdere la produzione delle infrastrutture e la possibilità di operare sui mercati internazionali vuoI dire avere "spaghetti (Nestlè) e mandolino" mentre la produzione di apparati per la cablatura ed i business sostanziali gireranno da un'altra parte. Tutto questo non significa necessariamente fine degli affari, significa però uno sviluppo diverso da quello di grandi paesi come la Francia e la Germania.

Voglio aggiungere che per diventare un paese sviluppato di bottegai e piccole imprese bisogna attraversare una fase in cui ltaltel passa da diciottomila dipendenti a seimila, una fase nella quale tutti i settori strategici sono ridotti a zero. Allora se vogliamo parlare di legame tra multimedialità ed occupazione possiamo prendere due strade: o abbandoniamo completamente il discorso sulla produzione delle infrastrutture, oppure Io sposiamo. Se Io sposiamo non c'è molto tempo: per le teletrasmissioni la partita è chiusa, oppure potrebbero essere rilanciata se Stet avesse un sussulto di politica industriale. Ci rimane una piattaforma di commutazione di primo ordine: l' UT.

Ma provate a leggere la piattaforma governativa riguardo aI progetto comunicazione, non troverete nessun indirizzo, nessuna proposta di politica industriale, nessun progetto di sviluppo della produzione di nessuno dei segmenti del settore della comunicazione.

In azienda abbiamo i lavoratori preoccupati perché si trovano di fronte il buio Il rischio è che la multimedialità sia ridotta ad un oggetto di consumo: basta che ce Io offrano, basta che ci sia una pianta da cui raccogliere il frutto ed è tutto a posto.