La competenza confederale
Il primo problema da risolvere per poter avviare un reale programma di lavoro, consiste nello stabilire in modo formale la competenza Confederale sull'artigianato, e ciò non sarà semplice, viste le resistenze (in parte motivate) delle categorie più importanti.
Senza questa formalizzazione delle competenze, si continuerà ad operare in una realtà ibrida.
Per competenza confederale non si vuole intendere l'esclusiva competenza confederale sull'intera realtà artigiana.
Da questa competenza confederale vogliamo solo fare discende un comportamento omogeneo di tutta l'organizzazione verso i lavoratori dell'artigianato.
Sul piano concreto, si dovrebbe realizzare una situazione nella quale, ogni lavoratore dell'artigianato che si presenti ad uno "sportello", ufficio o categoria venga "introdotto" in un "sistema informativo" che lo faccia giungere sino al delegato di bacino.
In poche parole, tutte le informazioni che giungono agli uffici vertenza, all'Inca, ai funzionari di categoria e agli altri uffici CGIL devono giungere al delegato di bacino. Lui deve essere il terminale di tutta la domanda che il lavoratore rivolge al sindacato, non certo per evaderla ma per avere le informazioni indispensabili per svolgere il proprio lavoro e per dare una risposta a questi lavoratori.
Ciò significa che in ogni Camera del Lavoro dobbiamo disporre di un compagno (anche pensionato e part-time) che assolve a questa funzione di delegato di bacino nel senso pieno del termine.
Attivare a livello comprensoriale o
provinciale gli accordi interconfederali per l'artigianato
Il modello di relazioni sindacali sancito
dagli accordi confederali, prevede due livelli di confronto; quello nazionale
e quello regionale. Sono possibili momenti territoriali per le realtà
significative e Milano è sicuramente significativa con le sue 17.318
aziende e 51.744 addetti.
Crediamo che il non aver attivato questo livello di confronto e contrattazione ed i relativi momenti bilaterali, sia stato un errore che ha pesato sulla riuscita dei precedenti programmi di lavoro.
In un modello di relazioni industriali tutto basato sulla bilateralità, se questo momento viene meno tutta la nostra azione sindacale ne risente.
Aver delegato questo ruolo al regionale
ha indebolito la nostra azione e la stessa azione del regionale che proprio
nell'associazione "milanese" CLAAI ha incontrato le maggiori rigidità
e chiusure, senza trovare nella Camera del Lavoro un aiuto per battere
questa posizione.
Il mondo della consulenza
Se questa azione a livello comprensoriale
andrà a buon fine, si potrà potenziare la nostra azione sindacale
verso la aziende artigiane associate, il cui numero è stimato attorno
al 45% del totale.
Per il restante 65% dobbiamo pensare alla costruzione di un rapporto con il mondo dei consulenti, sia attraverso gli organismi associativi che in modo diretto.
Gli obiettivi del piano di lavoro
Con questa proposta di lavoro, vogliamo
realizzare due risultati:
E' un impegno importante e che non deve essere sottovalutato visto che alcune ricerche hanno evidenziato che nelle aziende con più di 5 dipendenti, in larga misura è sconosciuto il tipo di CCNL che viene applicato. Tralasciamo la conoscenza su leggi ed accordi che praticamente non esiste. Sono sconosciuti gli strumenti e le norme che regolano il rapporto di lavoro.
Aumentare la tutela, nella prima fase, significa sviluppare un forte lavoro di informazione proprio su tutta questa tematica dei "diritti" (CCNL - legge maternità - tutela salute - Elba - ecc.).
Indicare in modo chiaro dove ed a chi rivolgersi in zona per avere una risposta.
Il secondo obiettivo è sicuramente più complesso, e la stessa realtà lo conferma.
La scarsa presenza della CdL di Milano nell'artigianato è sufficientemente nota, crediamo che i dati sul tesseramento siano più esplicativi di molte parole. Gli iscritti alla fine 1995 erano 2504.
Se si considera che gli edili costituiscono oltre l'80% del totale, possiamo dire che siamo ridotti a livelli di pura testimonianza. Un dato che sicuramente tenderà a diminuire anche perché le categorie comprensoriali che avevano deciso di investire in questa realtà, hanno ridotto i loro sforzi.
Molti compagni si sono interrogati su come operare per aumentare la sindacalizzazione, da parte nostra siamo profondamente convinti che la sindacalizzazione tra questi lavoratori è possibile solo come "atto collettivo".
E' difficile che il singolo lavoratore superi da solo gli elementi che gli impediscono di tesserarsi. L'adesione al sindacato avviene solo se è un atto collettivo, cioè fatto contemporaneamente da più lavoratori della stessa azienda.
Ecco perché dobbiamo pensare ad un lavoro che investa il maggior numero di lavoratori e che tratti temi di carattere collettivo.