La verifica del 1998
La clausola di salvaguardia, prevista dall'art. 1 comma 5 della L.
335/95 che ha modificato il sistema previdenziale italiano, consente al
Governo di adottare specifici interventi correttivi sulle prestazioni pensionistiche
se nel triennio 96-98 il contenimento della spesa pensionistica risultasse
inferiore a quanto preventivato dalla stessa legge. Questa clausola fu
voluta, in particolare, dal Polo per poter, attraverso una procedura stabilita
per legge, continuare l'opera di smantellamento della previdenza pubblica
obbligatoria.
Ridurre la previdenza pubblica per espandere il mercato della previdenza
privata
In realtà dalla approvazione della 335/95 l'attacco al sistema
previdenziale italiano non si è mai placato. Fortissime sono state
le pressioni del Fondo Monetario Internazionale, della Banca d'Italia,
della Confindustria e di tutto il mondo finanziario. Istituti di ricerca
e studiosi di parte hanno sin da subito fatto analisi e proiezioni catastrofiche
sul futuro delle pensioni agli italiani.
D'altro canto la possibilità che si sviluppi un ampio mercato della previdenza privata è strettamente legata alla riduzione del livello di prestazione garantito dal sistema pensionistico pubblico
Gli osservatori più attenti già prevedevano il tentativo di "costringere" il Governo ad anticipare la verifica al '97.
Nelle ultime settimane ambienti vicini al Governo hanno lanciato segnali
sempre meno equivoci sulla volontà dello stesso. Da ultimi "sono
scesi in campo" Ciampi e il vice presidente del Consiglio Veltroni per
rendere esplicita la volontà di mettere mano, per ulteriori aggiustamenti
strutturali, a quella che alcuni ostinati ottimisti continuano a chiamare
riforma.
La propaganda anti pensioni
Il tamtam propagandistico è esattamente lo stesso dell'allora
Berlusconi: - "Allarme Pensioni" - "Altra voragine nei conti INPS" - "I
conti INPS sempre più in rosso".
Editoriali ed "illustri" commentatori ci spiegano le iniquità del nostro sistema, i privilegi di coloro che hanno lavorato e versato contributi per 35 anni. Altro tema ricorrente è l'enormità della spesa pensionistica italiana rispetto agli altri Paesi, messa in risalto da una modalità di comparazione dei dati assolutamente parziale, che non tiene conto dei costi dello stato per le agevolazioni fiscali al sistema delle pensioni integrative e/o private e del livello della spesa sociale che nel nostro paese è di ben 3 punti percentuali sotto la media europea.
Si stanno costruendo le condizioni per rendere "inevitabile" un nuovo intervento sulle pensioni. Un film già visto. Ogni volta che si vogliono tagliare le pensioni si agita il deficit vero o presunto dell'INPS, si pronostica la prossima inevitabile catastrofe, mobilitando esperti di parte e si pubblicano dati distorti e in alcuni casi falsi.
Veniamo ai conti
Il bilancio dell'INPS per l'anno 1996 prevede un deficit di 17.556
miliardi. Di questi sarebbero 6.037 quelli riferibili al fondo dei lavoratori
dipendenti. Il condizionale è d'obbligo, perché le previsioni
sull'andamento del fondo lavoratori dipendenti, negli ultimi anni, sono
sempre state smentite in sede di consuntivo. I saldi effettivi sono risultati
sempre migliori di quelli previsti. Nel 1995 il comparto lavoratori dipendenti
ha chiuso con un avanzo di oltre 1.000 miliardi a fronte di una previsione
di disavanzo di 2.600 miliardi.
La mancata separazione tra costi della previdenza e quelli della
assistenza
E' importante precisare che sull'andamento del bilancio INPS pesa il
mancato rispetto da parte dello Stato di un preciso obbligo di legge (art.
37 L. 88/89) che pone a suo carico la copertura di una parte della spesa
assistenziale sostenuta dall'INPS. I mancati trasferimenti, dovuti dallo
Stato, ammontano dall'89 al '95 a circa 60.000 miliardi. La spesa assistenziale
è, in buona parte, sostegno alle imprese (cassa integrazione straordinaria,
agevolazioni contributive, prepensionamenti).
Le responsabilità sul 10%
La decisione del Ministro del Lavoro Treu di far slittare dal gennaio
al giugno '96 il versamento del 10% relativo ai lavoratori parasubordinati
(rapporti di lavoro che sempre più sono utilizzati per trasformare
contratti di lavoro a tempo indeterminato in rapporti di lavoro precario
e che secondo una recente analisi del Secit interesserebbero ormai circa
4 milioni di lavoratori) comporterà per il '96, minori entrate per
oltre 1.000 miliardi (2.600 erano quelli previsti dalla 335/95).
Questi dati aiutano ad evidenziare la strumentalità dell'attacco
alle pensioni di anzianità.
Non ci sono ragioni contabili, oltre che politiche, perché
il Governo Prodi anticipi la verifica al '97
Volgendo invece l'attenzione in prospettiva, bisogna innanzitutto porre
in evidenza che i dati di bilancio relativi al '96 e al '97 evidenziano
una sostanziale coerenza rispetto ai disavanzi attesi e ai fabbisogni programmati
- come lo stesso INPS afferma nella relazione di accompagnamento al bilancio
di previsione 1997 - e che la verifica può essere fatta tranquillamente
nel '98 senza comportare alcun intervento di ulteriore penalizzazione delle
prestazioni.
Sarebbe però sbagliato assumere una posizione puramente difensiva
di un legge che ampi settori del governo vogliono ancora peggiorare.
Gli obiettivi del nuovo attacco sono la fase di transizione e i
diritti acquisiti
La 335/95 realizza a regime un forte abbattimento delle prestazioni
come è ormai da tutti riconosciuto. Inoltre a regime il problema
della tenuta dei fondi sarà praticamente scomparso perché
con l'adozione del sistema contributivo la misura delle prestazioni pensionistiche
dipenderà dagli effettivi versamenti effettuati e dall'andamento
del PIL.
L'attenzione è tutta rivolta alla cosiddetta fase transitoria
in particolare:
Per poter garantire un sistema pensionistico universalistico e solidaristico
a carattere fondamentalmente pubblico e obbligatorio è necessario
intervenire sui veri punti deboli dell'attuale sistema. In particolare:
Eppure gli ispettori di vigilanza, a causa del blocco delle assunzioni degli ultimi sette anni, sono in costante calo e oggi rappresentano meno del 50% della pianta organica dell'INPS. Anche il numero delle aziende visitate va diminuendo negli anni.
Il costo lordo di un ispettore si aggira sui 60/70 milioni l'anno. Nel '96 l'accertamento medio annuo di evasione contributiva è stato di circa 2 miliardi. Una deroga al blocco delle assunzioni per l'INPS finalizzata a sostenere l'attività ispettiva consentirebbe entrate di contributi altrimenti evasi facilmente quantificabili.
L'incredibile paradosso è che anche il Governo prevede con la finanziaria '97 il blocco delle assunzioni e il condono contributivo!
La volontà di tutela del sistema previdenziale pubblico è credibile se la lotta all'evasione contributiva diventa obiettivo prioritario del Governo.