Intervento conclusivo di Giancarlo Straini

Questa iniziativa è l'avvio di un percorso. Quindi questo mio intervento conclusivo non è una "conclusione" ma più semplicemente la registrazione delle convergenze emerse in questa riunione, base di partenza per le prossime iniziative.

La battuta di Calamida "aiutiamoci perché siamo messi male", se correttamente intesa, cioè con l'ottimismo della volontà che Calamida gli ha dato, rappresenta bene lo spirito di questa iniziativa, che punta ad unificare e mobilitare (con i limiti e le difficoltà che sappiamo) tutte le "forze" disponibili a ricostruire un punto di vista generale ed una pratica conseguente a difesa degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori nella città metropolitana.

L'ostilità dichiarata dall'insieme della Segreteria della Camera del Lavoro di Milano, che ha definito questa iniziativa "al limite" del rispetto delle regole interne, è dunque incomprensibile, a meno che non nasca proprio dalla nostra dichiarata volontà di voler intervenire sui contenuti.

Contenuti espressi ad esempio da Viani che ha evidenziato la colpevole assenza, anche del gruppo dirigente sindacale della CdL, riguardo alla trasformazione dell'area milanese da centro di rilevanza internazionale della ricerca e produzione dello strategico settore delle telecomunicazioni a "città di semplice consumo".

Oppure da Di Biasi che, dal suo osservatorio di delegato dell'INPS e grazie alle sue competenze specifiche, ci ha fornito una serie di utili informazioni e ci ha fatto capire quanto sarebbe utile favorire il collegamento tra delegati, tanto più in una situazione in cui la diffusione del precariato richiederebbe un rafforzamento del carattere confederale del sindacato.

Contenuti espressi, a partire dalla relazione introduttiva di Nicolosi, in tutti gli interventi che si sono succeduti, che non riprendo solo per ragioni di brevità.

Infatti, con questa iniziativa abbiamo voluto segnare l’apertura di una fase diversa, centrata sul merito e non sulle logiche interne di apparato.

Troppo spesso nel sindacato, anche nella Cgil, ed anche nella minoranza della Cgil (che pure dichiara di battersi contro le logiche burocratiche), le iniziative sul merito sono state subordinate agli interessi di organizzazione o, peggio, di "cordata".

Ciò, per certi versi, è inevitabile, ma quanto meno dobbiamo tutti fare uno sforzo per riportare il merito in primo piano, altrimenti inevitabilmente prevarrà il tatticismo, l’immobilismo, le ripicche, le "guerre per bande", a scapito dello sviluppo del lavoro e della riflessione, a scapito degli interessi dei lavoratori e delle stesse prospettive della città metropolitana.

Dobbiamo, come ha spiegato Mandreoli, uscire dal torpore, riprendendo l'abitudine all'inchiesta, ricostruendo un sapere collettivo, a partire da chi "c'è dentro", attraverso l'azione concreta.

Cosa possiamo fare noi in questo senso? Non molto credo, ma quel poco dobbiamo cercare di farlo tutto. E gli intervenuti in questa riunione mi sembra che si siano mossi tutti nella stessa direzione.

Il primo obiettivo che dobbiamo porci è quello di contribuire a riaprire un dialogo, tra tutte le forze politiche e sociali vicine al movimento sindacale e dei lavoratori, sulle prospettive della città metropolitana.

L’attuale egemonia del pensiero liberista va contrastata non tanto e non solo con dichiarazioni ideologiche di segno contrario ma con una riflessione che ne evidenzi concretamente i limiti e la "parzialità".

Per fare questo, visto che siamo in una fase in cui non si esprimono stabilmente movimenti di massa, dobbiamo avere (dobbiamo contribuire a costruire) la capacità di agire sempre con una logica ricompositiva che tenga come riferimento l’interesse generale della classe lavoratrice (sindacato generale, che agisce localmente ma pensa globalmente).

Il secondo obiettivo (importante quanto e più del primo) è la concreta presenza nelle iniziative esistenti ed il lavoro concreto per svilupparne di nuove. Lo scopo deve essere quello di modificare (nei limiti e con le debolezze che sappiamo) la realtà, non di piantare delle bandierine o di fare delle dichiarazioni tanto altisonanti quanto prive di effetti. Come ci ha ricordato Cuomo dobbiamo cercare di essere una forza politico-sindacale immediatamente "utile".

Dobbiamo, credo, cercare di coniugare due aspetti:

Se ci limitassimo al solo primo aspetto faremmo dell'astratta ideologia, se al solo secondo cadremmo nel minimalismo

Emilio Molinari, Franco Calamida, Carlo Cuomo, i delegati ed i sindacalisti intervenuti, hanno dato utilissime indicazioni nel senso della definizione di un programma vertenziale per la metropoli milanese, fornendo contributi specifici ma interconnessi ed orientati verso la ricostruzione di una visione globale, proponendo le iniziative concrete da prendere: sull'occupazione; sulle politiche di settore, non solo le telecomunicazioni e le politiche industriali ma anche viste in connessione con il terziario e la Pubblica amministrazione (Paola Buccianti); ed in connessione con l'ambiente (AEM, AMSA), la mobilità cittadina (Alfa), le aree dismesse, la privatizzazione strisciante della socio-sanità, la qualità del lavoro e della vita, le questioni delle donne, degli immigrati, dei precari, ecc. ecc.

Nel documento preparatorio che abbiamo distribuito, come è stato giustamente rilevato, le questioni suddette non erano espresse tutte, né in modo adeguato. Forse è stato un errore: posso però assicurare a nome del gruppo di lavoro che ha preparato questa iniziativa che ciò è avvenuto non perché le avessimo tenute in scarsa considerazione, ma perché ci siamo proposti di produrre un documento agile e dichiaratamente schematico, perché abbiamo voluto evitare la tradizionale e rituale "elencazione di questioni" tipica di tanti documenti politici e sindacali e, soprattutto, perché con questo documento preparatorio abbiamo cercato di evidenziare la necessità di una concezione globale relativa alla tutela degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori milanesi.

Ovviamente, malgrado la qualità dei contributi emersi (che vorremmo raccogliere in una pubblicazione), da questa riunione non è emerso (né ci aspettavamo che emergesse) "il" programma vertenziale, ma "solo" l'avvio di un lavoro per costruirlo, cercando di portare il nostro contributo all'insieme della Cgil e delle forze politiche e sociali vicine al movimento dei lavoratori.

Infatti intendiamo promuovere già dalle prossime settimane altre iniziative, con lo stesso carattere di questa, ma su argomenti più delimitati, per poterli discutere più approfonditamente.

Tra le cose che, comunque, dobbiamo fare da subito c'è il nostro sostegno alla raccolta di firme contro la privatizzazione dell'AEM e alla preparazione di una mobilitazione contro Formentini e Formigoni sulla questione socio-sanitaria.