Questa cultura negli anni '90 è ancora con qualche distinguo, imperante. La politica economica è improntata su un forte monetarismo e si basa sulla riduzione della spesa sociale, senza produrre logiche di nuove entrate e non si allarga la base dei contribuenti. Non si intaccano le rendite Finanziarie e speculative e non si incide sul versante del recupero dell'evasione Fiscale (250 mila miliardi annui sfuggono al Fisco).
La Finanziaria '97 presentata dal Governo di centro sinistra, ha visto nella sua gestazione uno scontro politico-culturale che ha assunto un valore simbolico di grande importanza.
Alcune forze politiche dentro la maggioranza di Governo, puntavano a tagliare lo stato sociale, in particolare, la spesa della sanità e delle pensioni.
Non perché in Italia si spende a tale titolo più che negli altri Paesi europei, ma per dare "messaggi" agli operatori economici, alla borsa e al fondo monetario internazionale.
Sviluppare una politica economica di nuove entrate senza minare lo stato sociale come è successo negli anni precedenti, non solo in Italia ma in tutti i paesi Europei, dove il livello di evasione contributiva e fiscale e più contenuto che nel nostro Paese.
Nel nome di Maastricht e dell'unità monetaria europea si sta cancellando un pezzo importante di storia sociale e di pensiero politico ed economico che ha segnato l'Europa nel suo insieme grazie, anche, alle lotte sindacali e della sinistra europea.
Lo scontro sui simboli grazie ai verdi e in particolare alla forte tenuta di Rifondazione Comunista, per il momento non è perso, anche se temo l'ondata di ritorno di coloro che vogliono riprendere l'attacco duro alle pensioni, magari con la scusa di abolire le finestre di uscita previste dalla nuova legge sulle pensioni, di anzianità, resuscitando il mostro delle baby pensioni già abolite.
Voglio solo ricordare che la legge di riforma delle pensioni prevede la clausola di salvaguardia proposta da Berlusconi per toccare nel 1998 la legge 335/95 che ha visto forti lacerazioni nel Sindacato e ha segnato la fine del patto sociale tra classi e generazioni.
Nel contempo il sistema dell'impresa veniva finanziata con oltre 50 mila miliardi annui di evasione contributiva attraverso gli odiosi condoni.
Noi confermiamo il giudizio negativo sulla legge Finanziaria perché nei fatti riduce il reddito degli strati popolari e determina una contrazione dei consumi con il rischio di innescare un processo recessivo che unito alla rivalutazione della lira creerà problemi anche sul versante delle aziende che concentrano la loro produzione sulle esportazioni. L'occupazione subirà una ulteriore riduzione, aumentando l'esercito dei disoccupati oggi vicino al 12% degli Occupati.
Il mercato del lavoro è segnato dall'intesa sul "Patto per il lavoro" e la filosofia determina una equazione che non trova il nostro assenso, che si ha più occupazione se il lavoro è più flessibile e si possono retribuire i lavoratori in maniera diversa a seconda delle diverse aree geografiche magari contrassegnate con il marchio "zona a crisi doc".
L'accordo del 24.9.96 cambia il mercato del lavoro e introduce nuove regole su:
- Lavoro interinale
- Contratti Formazione Lavoro
- Contratti a termine
- Collocamento privato
- Riduzione Orario di lavoro
Il mercato del lavoro non è rigido da circa 15 anni - in tutti i settori da quello Pubblico a quello privato. La precarizzazione è al centro dei nuovi ingressi nel mondo del lavoro.
Solo qualche esempio: il 10% dei lavoratori è precario il 23% della forza lavoro è soggetta a rotazione, non ha "il posto fisso" sia nel pubblico che nel settore privato.
Non c'è dubbio che la politica di concertazione nata con l'accordo del 23/7/93 mostra i segni del tempo. E' fallita, non ha portato risultati apprezzabili, la politica dei redditi non ci è stata, si è solo ridotto il potere di acquisto dei lavoratori.
I metalmeccanici hanno dovuto scioperare per rendere esigibile l'accordo.
Il presidente della Confindustria propone di bloccare per due anni gli effetti economici, sostenendo che i contratti aziendali hanno già prodotto gli effetti di recupero salariali e che non si deve calcolare negli aumenti l'inflazione importata.
A sostegno della vertenza lavoratori metalmeccanici va chiesto lo sciopero generale.
Il Sindacato mostra limiti di progetto, di strategia che sappia guardare nel lungo periodo e orientare intelligenze risorse e anche conflitto sociale contro il progetto dei datori di lavoro e della Confindustria che punta alla desindacalizzazione e alla riduzione dei diritti dei lavoratori.
Il ruolo sociale del sindacato non può essere quello di vedere passare i processi in posizione subalterna ma essere attore, avere ruolo attivo e coinvolgendo i lavoratori rendendoli protagonisti.
Milano rischia di trasformarsi in una scatola vuota.
Il processo mondiale di deindustrializzazione e la conseguente riorganizzazione della produzione, della finanza e del commercio, determina nuovi livelli strutturali del capitale che si organizza in grandi monopoli, scomponendo lo stesso modello industriale che abbiamo conosciuto fino a poco tempo fa.
Nell'area milanese questo processo ha visto la liquidazione di interi settori industriali maturi - siderurgia - elettronica di consumo - Auto (Autobianchi - Maserati - Alfa?) ecc..
La grande industria milanese è cancellata FALCK - IMPERIAL - Alfa Romeo.
La seconda fase si sta realizzando con uno scontro ancora incerto su chi metterà le mani sulle privatizzazioni del settore della comunicazione a partire dalla STET e che investirà i settori più qualificati - informatica - energia - chimica - telecomunicazioni.
· la struttura industriale milanese rischierà l'impoverimento della produzione qualificata e dell'attività lavorativa qualificata.
· la struttura economica milanese oggi centro nazionale dell'industria, della Finanza, del commercio, dei servizi, della ricerca e della promozione diventerà un aggregato economico secondario.
· La classe lavoratrice nell'epoca Post Fordista
- vedrà aumentare la disoccupazione
- aumentare la povertà e l'emarginazione
- subirà la nascita di nuove figure professionali a bassa qualità professionale.
In assenza di un'idea forte di sviluppo sociale e di un progetto solidale la povertà, l'esclusione, la microcriminalità e la violenza logorerà la vivibilità e il senso di appartenenza alla comunità.
Le nostre proposte:
- e definizione di piani di sviluppo industriale cittadino per le telecomunicazioni, mantenendo il segmento manifatturiero di TLC a Milano e progettare la cablatura della città.
- lotta alla privatizzazione AEM e sviluppo dell'AEM
- impedire il degrado ambientale, territoriale, sociale
- politiche industriali di settore.
2. Va rilanciata l'occupazione, sviluppando anche le politiche di recupero ambientale e di vivibilità e di sicurezza della città in particolare modo delle periferie.
· vanno contrastati i processi di precarizzazione del mercato del lavoro che mettono sempre più in discussione i diritti del mondo del lavoro;
· va contrastata l'idea di taglio alla spesa sociale, sviluppando una politica di valorizzazione dei bisogni e diffondere sul territorio una presenza della pubblica amministrazione per garantire più socialità.